Giovani del 2000

Informazione per i giovani del III millennio

ANNO XIX - numero I (64)
marzo 2017

Direttore
Maurizio Martini
Vice Direttore
Prof. Antonio Quatraro
Redattori
Massimiliano Matteoni
Luigi Palmieri
Giuseppe Lurgio
Sito web
Mario Lorenzini
sede
via Leonardo Fibonacci 5, 50131 - Firenze (FI)
Telefono e fax 055 580523
E-Mail redazione@gio2000.it
Sito internet www.gio2000.it
Tipologia: periodico trimestrale
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4197 del 26.06.2000

Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo articolista.

Rubriche

Giovani del 2000

In questo numero:

Editoriale
Le bugie degli irresponsabili di Mario Lorenzini
Comunicati
La mia pagina Facebook di Antonella Iacoponi
Una finestra...sul mondo di Arianna Frattini
Progetto sala virtuale telefonica "ilsalotto degli amici". Ricerca di ospiti di Patrizia Onori
Nuovo sponsor, nuove opportunità di vacanze di redazione
Cucina
Un menù verde di Sonia Larzeni
Cultura
Può gettarsi un collegamento stabile al di là del Faro di Messina? di Stefano Pellicanò
Religione della bellezza di Alessio Begliomini
Intervista a Angela Ragusa di Giuseppe Lurgio
Filosofia e religione
Continua ad avanzare il cammino riformatore di Papa Francesco di Giuseppe Lurgio
Le eresie secondo S. Agostino di Stefano Pellicanò
Reincarnazione (di Satprem) nuova versione di Alessio Begliomini
Babbo Natale e gli UFO di Corrado Malanga
UFO La visita extraterrestre di Costantino Paglialunga
Informatica
è già stato tutto inventato? di Mario Lorenzini
Medicina
Freschi germogli: uno scrigno di salute a tavola! di Rossana Badaschi
Morbo di Parkinson: obiettivo vaccino di Stefano Pellicanò
Alimentazioni e farmaci: associazioni pericolose di Stefano Pellicanò
Non si comunica più: si può definire vera questa affermazione? di Elisa Brancaleoni
Novità in medicina di Stefano Pellicanò
Musica
Ladri di cosa? di carrozzelle! di Patrizia Onori
Occidentali’s karma di Mario Lorenzini
Racconti e poesia
Restare in piedi di Patrizia Carlotti
Libera di Arianna Frappini
Mi racconto di Patrizia Carlotti
Riflessioni e critiche
Il vostro Samsung e il vostro Iphone vi sorvegliano e se non vi comporterete bene, la vostra auto vi ucciderà di Renzo Coletti
Ciao Fabo di redazione
Le frecce spuntate del nostro arco italiano (Le ferrovie non si smentiscono mai…) di Mario Lorenzini
Erdogan taglia l'acqua alla Siria dopo un incontro col senatore Mc Kein. di Renzo Coletti
Paura della giustizia di Mario Lorenzini
Tempo libero
SCIARE IN ALTA BADIA di Gianfranco Pepe
Per sorridere un po di Giuseppe Lurgio

Editoriale

Le bugie degli irresponsabili

di Mario Lorenzini

Forse siamo alla fine del tunnel, un barlume di speranza pare farsi strada dopo la serie di incertezze e difficoltà che per tanto tempo hanno contraddistinto in maniera negativa il nostro paese. Ma non me ne rendo conto. Come faccio a dirlo allora? Semplice: in tv lo ha affermato il premier, lo ha riconfermato l’istituto xxx di statistica, i segni della ripresa, pur se fievoli, ci sono. Ciononostante, chissà perché, io continuo a vedere, di anno in anno, e direi in aumento, situazioni di povertà intorno a me, molto vicine, Giovani che sono senza lavoro. Nel mese scorso, tanto per dirne una, una nota azienda storica di zona del settore metalmeccanico, dopo alcuni tentativi di mediazione con i suoi lavoratori, andati in fumo senza che i sindacati battessero ciglio, ha licenziato 44 unità. Sì avete inteso bene; quarantaquattro persone, per lo più con famiglia, sono state collocate a riposo. Per loro il lavoro a tempo indeterminato si è trasformato in tragedia, a causa di una progressiva riduzione dell’indottto, la richiesta è calata costantemente. Colpa la mancanza di liquidi per effettuare acquisti? O la disgregazione delle aziende italiane che hanno concorrenti di bassa qualità ma a basso costo, dislocate in paesi esteri? Su un totale di alcune centinaia di dipendenti, che percentuale pensate sia 44? Lo 0,x%, o il 20/30%? Partiamo da questo concetto: se esiste una verità fondata, come un’alta percentuale, non si può negare. Ma come si può verificare che abbiamo un incremento occupazionale, dicono, dello 0,2%? Ma perché non è vero, e ribaltare una così debole percentuale…insomma alla fine possono tranquillamente dire di essersi sbagliati, in fondo i numeri erano talmente vicini allo zero che forse è stato solo un momento in cui la rilevazione dei dati era positiva ma poi le cose sono peggiorate. Ma come si può portare avanti da una vita un giochetto del genere? Davvero chi tira le fila del nostro stato ancora crede che ci caschiamo? Cercar di infondere fiducia nel cittadino avvalendosi di istituti di ricerca che mostrano una fotografia dell’Italia falsa, anche se timidamente, con cifrettine positive percentuali. Poi, a settimane di distanza, la verità viene annunciata: “non siamo riusciti nell’intento di aumentare la forza lavoro a causa di…” e qui la fantasia mettetecela pure voi…Il tutto condito dall’ennesima manovrina che, si sa, è inevitabile! Credo sia troppo facile gestire le cose in questo modo. La politica ha costi alti, ma anche se fosse giusto pagare tanto un personaggio politico per la responsabilità del suo ruolo, come mai questa responsabilità non si vede? E altresì, istituti di ricerca compilano statistiche deformate per spalleggiare questi irresponsabili. Il bombardamento mediatico a cui assistiamo giornalmente dovrebbe conferire smalto ai nostri governi poiché le cifre citate da questi enti di calcolo statistico dicono che, seppur in un paese afflitto da svariati problemi, come la sanità, il lavoro e l’immigrazione, lo stato c’è e, lentamente e faticosamente (ancor più a dimostrazione dello sforzo profuso), la nostra impalcatura politica regge, pian piano i risultati si vedranno. E siamo di nuovo tutti speranzosi, tranquilli anche di fronte a nuove elezioni che prospettano il tanto agognato cambiamento. Poi, situazioni di inadempienza come il caso dei terremotati, la scarsa se non assente presenza della giustizia nei drammatici casi avvenuti negli ultimi tempi, e un’immigrazione insostenibile giunta quasi al 10%, ci fanno ripiombare nella realtà. Forse è stato solo un film. O meglio, una serie tv, dato che i personaggi cambiano ma la trama nei vari episodi è sempre la medesima: io, esponente del partito o coalizione tal dei tali, prometto che abbasserò le tasse, aumenterò le possibilità di impiego e risanerò la sanità. Ovviamente, con piccole varianti e aggiunte perché, se la trama è più o meno la stessa, gli interpreti cambiano per attrarre noi, gli spettatori. Forse dovremmo provare a non essere solo passivi e attratti dal carisma degli interpreti; riflettiamo sul fatto che sono lì per recitare e quanto riscontro c’è con il reale? Ci sarà mai un buon fine a quella storia? Pensiamo a tutto ciò non quando ci sediamo davanti a una vera fiction televisiva ma quando assistiamo ai dibattiti elettorali, alle lungaggini parlamentari e giudiziarie, ai medici assenteisti che timbrano il cartellino altrui.


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Comunicati

La mia pagina Facebook

di Antonella Iacoponi

Cari amici, sono lieta di invitarvi a visitare la mia Pagina Facebook dal titolo Antonella Iacoponi poesie. Ci saranno tante poesie, racconti e qualche sorpresa; liriche e saggi premiati presso importanti concorsi, alcuni presenti anche nella nostra rivista, ed eventi letterari, aperti a tutti, a cui prenderò parte. L’idea è nata grazie all’incoraggiamento di mia sorella: visto che sono socialmente attiva nel condividere i miei svariati interessi, abbiamo deciso di aprire una pagina, da utilizzare come luogo idoneo ed esclusivo, in cui le poesie non si smarriscano tra i tanti post. Una volta che la pagina ha preso forma, si è ampliata, come d’incanto, e abbiamo invitato un numero sempre maggiore di persone, per condividere con loro il magico dono della poesia, che mi piace definire: conforto e vita. In questo spazio, sembra di unire tutti in un abbraccio, come se la pagina si fosse trasformata in un fiore, che riceve dal vento sempre più petali, una rosa che sboccia, nell’infinito, con un aroma delicato, donato da ogni strofa. Cliccate mi piace e condividete! Vi abbraccio e vi aspetto! Antonella Iacoponi


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Una finestra...sul mondo

di Arianna Frappini

È la prima volta che pubblico qui e ho deciso di esordire così, con tre delle poesie a cui tengo di più. La prima è stata scritta sei anni fa, nel 2011, in onore della Rivoluzione contro la dittatura di Gheddafi e afavore della libertà in Libia, per esprimere tutto il sostegno e la vicinanza a chi ha rivendicato la giusta libertà che spetta a ogni essere umano. La seconda è la manifestazione più intima e personale dell’identità trovata, per poter dire, davanti al mondo e allo specchio, “Ho capito chi sono” e “cosa mi farà grande”: scrivere. La terza è un sonetto. Vuole parlare del viaggio e della partenza, dedicata a chi parte, per trovare, al di là del mare, le speranze, i sogni e una nuova vita, gioiosi e pronti a muovere i passi in quella direzione, ma con una certa nostalgia e caldo amore per la terra che ci si lascia alle spalle.


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Progetto sala virtuale telefonica "ilsalotto degli amici". Ricerca di ospiti

di Patrizia Onori

Nella sala virtuale telefonica da me coordinata e da venerdì sera 1 agosto 2014 denominata "Il salotto degli amici", è nato un vero e proprio programma volontario di condivisione e di solidarietà. Infatti, lo scopo del salotto è assolutamente quello di trasmettere a chi vorrà essere presente, qualche ora in totale relax partecipando ad interventi con ospiti i quali parleranno di medicina, cultura, informatica, cinema, sport, cucina, storia delle città, archeologia, arte, geografia, cosmo e qualsiasi argomento di comune interesse, anche avventure, fatti ed esperienze personali di qualsiasi genere come ad esempio abbiamo avuto nella sala un avvocato che riteneva di comunicare con l'aldilà, o scrittori che parlavano di questioni particolari come un maestro che ha esposto le sue esperienze di insegnamento in un carcere minorile, un magistrato, due sacerdoti, alcuni giornalisti ecc. Questa sala telefonica, non è altro che un numero di telefono che poi verrà comunicato agli interessati, ai quali in un determinato giorno e in una determinata ora prefissati di solito il venerdì sera dalle 21 alle 23 circa, si collegheranno più o meno tutti insieme e potranno telefonicamente ascoltare me, quale coordinatrice e l'ospite di quella serata con il quale anche possono interloquire, dopo la sua relazione e creare un vero e proprio dibattito. Alla sala partecipa un gruppo abbastanza numeroso di persone principalmente non vedenti che trovano nel mezzo telefonico lo strumento più adatto per loro, però nello stesso gruppo, ho voluto la partecipazione anche di alcune persone vedenti per una migliore integrazione e ed una concreta socializzazione. Scrivo questo elaborato inviandolo al vostro giornale, per richiedere a chiunque ne possa essere interessato di partecipare quale ospite nella sala telefonica da me coordinata per raccontare e dibattere l'argomento suo particolare che riterrà opportuno presentare al gruppo. Ovviamente, avrà un primo contatto preliminare con me per discutere sulla sua persona, la sua personalità, il suo argomento e conseguentemente istruirlo sulle modalità di accesso alla sala telefonica. Faccio inoltre presente, che esistono altre sale telefoniche che comunemente hanno più lo scopo di semplice interlocuzione tra i partecipanti, mentre in questa sala, che chiamo tematica, desidero che, attraverso i vari ospiti, vi sia un aspetto più istruttivo-culturale, oltre al comune passatempo. Desidero ribadire che chiunque voglia partecipare in qualità di ospite della serata, lo fa esclusivamente a livello volontario e può rivolgersi a me scrivendomi all'indirizzo mail patrizia.onori@gmail.com o telefonandomi al numero di cellulare 334 87 44 899. Grazie.


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Nuovo sponsor, nuove opportunità di vacanze

di redazione

Informiamo i nostri lettori della presenza sul nostro sito www.gio2000.itdi un nuovo sponsor L'hotel "Lido" di Viserba, nei pressi di Rimini. Lalbergo si avvale della cordialità dei gestori, Marinella e Cesare. La spiaggia è posta immediatamente alle spalle della struttura. per informazioni potete contattare il seguente numero 0541 738070 oppure visitare il sito www.hotellidoviserba.com.


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Cucina

Un menù verde

di Sonia Larzeni

Ed eccomi di nuovo quì lettori e lettrici che da tempo seguite la mia rubrica di cucina che non vuole certo insegnare nulla ma che vorrebbe fornire spunti per nuove preparazioni culinarie. E proprio per variare un pò i nostri menù quotidiani, e considerando inoltre che siamo oramai a primavera ho deciso di proporvi dei piatti abbastanza leggeri in cui predomina il colore verde! Infatti le ricette che andrò di seguito a illustrarvi sono oltre che per buona parte vegetariane, sono anche tutte di colore verde e se poi teniamo conto del fatto che a primavera c'è un abbondanza di verdure tenere e saporite, ci sono tutti i presupposti per provare qualcuna di queste delizie! Non ultimo e il fatto che nella simbologia dei colori il verde e speranza, e allora mi piace pensare che questi piatti ne infondano anche a chi ne mangia! ---Antipasto. Polpette verdi. Ingredienti e Preparazione: 400 g di fave in scatola, 200 g di patate a pasta bianca, 1 grosso cetriolo, 2 uova, 150 g di yogurt intero, 50 g di pangrattato, 1 bicchiere di olio di semi, un piccolo rametto di prezzemolo fresco, 1 peperoncino piccante o un pizzico di pepe se piace, sale. Lessate in acqua bollente le patate per circa 30 minuti. Quindi scolatele, fatele intiepidire, sbucciatele e passatele allo chiacciapatate. Scolate le fave, mettetele nel bicchiere del mixer insieme al peperoncino, frullate tutto, quindi unite in una ciotola il trito di fave alle patate schiacciate e alle uova. Amalgamate perfettamente gli ingredienti e con le mani umide ricavatene delle polpette non troppo grandi. Passate le polpette in un piatto con il pangrattato e friggetele nell'olio di semi molto caldo. Una volta dorate, scolatele su un foglio di carta assorbente da cucina e salatele leggermente. Sbucciate, spuntate e passate al mixer il cetriolo con il rametto di prezzemolo e amalgamatelo allo yogurt e se necessario aggiungete un pizzico di sale. Servite la salsa ottenuta con le polpette verdi calde. Primo piatto. Risotto verde. Ingredienti per quattro persone: Grammi 400 di riso per risotti, grammi 300 di spinaci surgelati, grammi 80 di burro, grammi 80 di formaggio parmigiano, grammi 20 di cipolla finemente tritata, un quinto di litro di besciamella, brodo di dado vegetale quanto basta alla cottura del riso,(ne dovrebbe bastare circa un litro e mezzo). Fate cuocere gli spinaci in una pentola, con poca acqua per pochi minuti. Ritirateli dal fuoco, toglieteli dalla pentola e lasciateli raffreddare scolandoli senza strizzarli. Tritateli finemente nel mixer e e versateli in un tegame con la besciamella e venti grammi di burro. Portate su fiamma molto dolce e fate addensare un poco, rimescolando bene affinchè non si attacchino al fondo. In una casseruola capace, fate imbiondire la cipolla con venti grammi di burro. Aggiungete il riso e fatelo tostare per un minuto a fiamma vivace, rimescolando di tanto in tanto. Poi versate il brodo bollente poco alla volta come si fà normalmente per il risotto,quindi completate la cottura. A cottura ultimata, incorporate al riso gli spinaci, il rimanente burro ed il formaggio. Mescolate, mantecate il tutto e lasciate riposare per due minuti a recipiente coperto prima di servire. Secondo piatto. Petto di tacchino in salsa verde. Ingredienti. Quattro belle fette di petto di tacchino. (volendo si può usare anche petto di pollo o fette di maiale o manzo) una carota. una piccola cipolla. una costa di sedano e altri aromi a piacere,del brodo di dado vegetale,un paio di cucchiai di olio di oliva,salsa verde precedentemente preparata. Preparazione. In una teglia antiaderente versatevi del brodo vegetale insieme a un trito di cipolla carota e sedano e agli altri aromi. Quindi adagiatevi sopra le fette di carne una davanti all'altra avendo cura di non sovrapporle e aggiungete un filo di olio di oliva.Il brodo non dovrà coprire le fette di carne ma essere al pari con esse. Mettete in forno appena acceso e far cuocere per circa un ora girando spesso le fette di carne da entrambi i lati aggiungendo se e è il caso altro brodo ma senza esagerare. A cottura ultimata lasciare raffreddare e togliere dalla teglia le fette di carne avendo cura di togliere eventuali residui di aromi rimasti attaccati ad esse. Adagiare le fette di carne in un piatto e spalmarle con la salsa verde che avevate in precedenza preparato nel modo seguente. SALSA VERDE Ingredienti : 1 uovo sodo 1 bicchiere d'olio 2 cucchiai di prezzemolo pepe 1 cucchiaio di capperi sale 2 filetti d'acciuga aceto mollica di pane 6 olive verdi snocciolate volendo si possono aggiungere anche due o tre cetriolini sotto aceto. Preparazione: Inzuppate nell'aceto una metà della mollica e tritate nel mixer il prezzemolo, l'uovo, i capperilavati dal sale, le acciughe,le olive e eventualmente i cetriolini. Sbriciolate finemente a mano il resto della mollica, mettetela in una ciotola con un pizzico di sale, uno di pepe, con tutti gli ingredienti che avrete tritato e l'olio. Mescolate molto bene il tutto. Tenerla in frigo prima di usarla. Contorno. Bè che dire, il contorno deve essere per forza verde! E allora sbizzarritevi con una bella insalata verde mista! Volendo potete usare come contorno delle punte di asparago bollite e ben scolate. Dopo averle fatte ben raffreddare conditele con un poco di mayonaise a cui avrete aggiunto un trito di gherigli di noce e un pizzico di noce moscata. Se la salsetta dovesse risultare troppo consistente aggiungere del succo di limone oppure un cucchiaio di aceto balsamico. Dolce. Crostata verde. Ingredienti per quattro persone: grammi 400 di pasta frolla; 300 grammi di crema pasticcera, 4 banane medie o 3 grandi, 3 o 4 kiwi secondo la pezzatura,una bustina di zucchero vanigliato, un mezzo limone spremuto. Rivestite con la pasta frolla il fondo e le pareti di una tortiera in precedenza imburrata; coprite con carta di alluminio e quindi con fagioli secchi. Passate la tortiera in forno, già preriscaldato a temperatura di 200 gradi e fate cuocere per venti minuti circa. Ritirate dal forno,togliete carta e fagioli e fate raffreddare bene.Quindi ricoprite il fondo con le banane tagliate a rondelle sottili sistemandole per bene per tutto il fondo cercando di coprire anche gli spazi che restassero vuoti. Ora cospargetele con lo zucchero a velo. Adesso è il momento di spalmare sopra le banane la crema pasticcera in uno strato non troppo alto ma uniforme. Per ultimo adagiamo sopra la crema i kiwi tagliati a fettine piuttosto sottili e anche in questo caso cercando di non lasciare vuoti che lascino intravvedere la crema sottostante. Prima di mettere la crostata in frigo per un paio d'ore spennellare i kiwi delicatamente con un pennello da dolci bagnato nel succo di limone al quale volendo potete anche aggiungere un cucchiaio di limoncello o altro liquore aromatico.


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Cultura

Può gettarsi un collegamento stabile al di là del Faro di Messina?

di Stefano Pellicanò

Chiunque nel corso dei secoli si sia affacciato sulle coste che separano la Calabria alla Sicilia ha sicuramente pensato che una distanza così minima di soli tre chilometri dà l’impressione che la Natura sia stata indecisa fino all’ultimo se fare della Sicilia un’isola o meno quindi nel tempo si è pensato ad un’infrastruttura stabile per l'attraversamento stradale e ferroviario dello stretto di Messina, quindi per collegare stabilmente la Sicilia al Continente. Anno 251 a.C. (Iª guerra punica). Il console Lucius Caecilius Metellus (Lucio Cecilio Metello, 290 a.C. ca – 221 a.C., console dal 251 a.C. al 247 a.C.), della gens dei Cecilii Metelli, vincitore di Asdrubale nella battaglia di Palermo per trasportare dalla Sicilia a Roma 140 elefanti da guerra da riutilizzarsi per il trionfo e la gioia visiva dei Romani dispone la costruzione, di un ponte […] ex navibus et cados [di barche e botti] legate a due a due, sovrastate da tavole di legno con sopra terra con grandi e robusti parapetti (Plinio il Vecchio, 23 – 79, Naturalis Historia). Da allora proprio la figura dell'elefante apparirà con frequenza, in ricordo dell'avvenimento, sulle monete coniate in onore dei Cecili. Ovviamente il ponte che era e doveva essere provvisorio venne spazzato via dalla prima violenta mareggiata. Nel’XI secolo il normanno Roberto il Guiscardo, (1025 ca - 1085), fratello di Ruggero Altavilla, avrebbe iniziato la costruzione di un ponte ma i lavori vennero sospesi con la sua morte. Ruggero II (1095 -1154), Re di Sicilia dal 1140, fece eseguire a dei palombari delle perlustrazioni sui fondali. Nel 1816, quindi un anno dopo il Congresso di Vienna (1814-1815) con il Trattato di Casalanza, stipulato il 20 maggio 1815 in agro di Pastorano, a pochi chilometri da Capua (Terra di Lavoro, regione oggi suddivisa tra Campania, Lazio e Molise) il re Borbone che prima d'allora assumeva in sé la corona napoletana (al di qua del Faro) come Ferdinando IV, e quella siciliana (al di là del Faro) come Ferdinando III, riunì in un'unica entità statuale il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia come Ferdinando I delle Due Sicilie. Nell’800 il Regno delle Due Sicilie vanta molte importanti conquiste in campo socio-culturale-scientifico-tecnologico anche a livello mondiale che lo posero ai vertici degli Stati più progrediti del mondo smentendo con i fatti le affermazioni della sua arretratezza poiché la complessità di quelle opere presuppone scuole di alto livello, validi tecnici, grandi industrie e una sana economia. Ad esempio nel 1811 venne istituita a Napoli la “Scuola di Ponti e Strade”, la Iª scuola di ingegneria italiana non militare mentre il Politecnico di Milano fu fondato solo nel 1863 ed il primo ingegnere vi si laureò nel 1870. Dal 1828 al 30 aprile 1832 sotto re Ferdinando II (1810 – 1859, re dal 1830) venne realizzato il Real Ferdinando I, sul fiume Garigliano, nella Terra di Lavoro [identificata nel passato anche come Campania Felix e oggi suddivisa tra Campania, Lazio e Molise] le cui componenti metalliche vennero realizzate a Mongiana, il primo ponte sospeso realizzato in Italia, a catenaria di ferro e secondo ponte in Europa (ma primo ponte sospeso nell'Europa continentale), dato che il primato assoluto europeo spetta alla Gran Bretagna (1824), esempio di architettura industriale del Regno delle Due Sicilie che dal punto di vista tecnico costruttivo era per quei tempi all'avanguardia in Europa. L'inaugurazione avvenne il 10 maggio 1832, il re si pose al centro della campata e ordinò che sul ponte passassero due squadroni di lancieri al trotto e ben sedici traini d'artiglieria. Il 5 aprile 1835 viene inaugurato dal re e dalla sua prima moglie Maria Cristina di Savoia (alla quale tuttora è intitolato) il ponte in ferro “Cristino” sul fiume Calore Irpino (5 aprile) che scorre per 43 km nella provincia di Avellino e per altri 65 km nella provincia di Benevento, capolavoro di Luigi Giura (1795 – 1864). Su uno dei pilastri è ancora posta la lapide originaria (in latino, traduzione del prof. Alfredo Romano): « Ferdinando II, Re delle Due Sicilie e di Gerusalemme P.F.A., nato per il bene pubblico, affinché, essendosi rotta l'accorciatoia del Calore, non fosse impedito ai popoli il vicendevole miglioramento, per lunghe dispendiose vie, comandò che fosse fatto immediatamente un ponte, a cominciare da quello già costruito, che corresse non sopra piloni ed arcate, con pietre conce, ma fatto artisticamente, con una compagine di legno e di bronzo, con sotto tese delle intelaiature, pendente nell'aria, immobilmente fermo, con danaro raccolto dai Campani e dai Sanniti, gareggiante per magnificenza e per eleganti ornamenti con il ponte di Ferdinando; ed essendo completato in ogni parte, il Re stesso, avendolo inaugurato con solenne rito, per il primo, fra tutti, senza alcun incidente, circondato dalla regia cavalleria, con buon augurio, essendo passato oltre fra gli applausi e le liete acclamazioni dei popoli, lo consacrò; e, avendolo insignito dell'augusto nome della fiorentissima sua consorte Cristina, lo consegnò all'immortalità. 5 aprile 1835 ». Re Ferdinando II incaricò un gruppo di architetti e ingegneri dell'epoca di fornirgli idee per la costruzione di un collegamento stabile “sopra o sotto i flutti al di là del Faro di Messina” concludendo che mancava il materiale adatto allo scopo oltre alla difficoltà tecnica della costruzione dei piloni per la profondità, per la presenza di correnti impetuose oltre all’azione dei venti, non tanto sulla superstruttura del manufatto, quanto maggiormente sulla base delle altissime pile mentre il tunnel era irrealizzabile sempre per la profondità dello Stretto e quindi era inattuabile il progetto dell’ing. Albert Matthieu-Favier sotto la Manica (1802). Grandi quantità di acciaio furono disponibili solo dopo l'invenzione del convertitore Bessemer, un particolare forno a forma di pera inventato nel 1856 da sir Henry Bessemer (1813 – 1898) utilizzato nella produzione industriale dell'acciaio in un'unica fase di lavorazione partendo dalla ghisa fusa prodotta nell'altoforno. Conosciuto anche come forno o processo Bessemer, verrà poi seguito da altri convertitori più aggiornati con la costruzione delle prime strutture in acciaio gradualmente sempre più diffuse col tramonto dell’epoca del ferro. Nel 1870 l’ing. Carlo Navone propone un attraversamento ferroviario sottomarino di 22 km tra Villa San Giovanni e Ganzirri che si ispirava a quello di Napoleone di una galleria sotto la Manica (1802, ing. Albert Matthieu-Favier percorso da carrozze trainate da cavalli; sarebbe stato illuminato da lampade a olio e sarebbe stata ricavata su un'isola una stazione di riposo per i cavalli a metà percorso) e prevedeva di entrare in galleria a Contesse e, scendendo a 150 metri, sottopassare Messina e Ganzirri attraversando lo Stretto fino a Punta Pezzo risalendo a Torre Cavallo. Fino al 1877 la Camera di Commercio britannica limitò l'uso di acciaio in Ingegneria strutturale perché il processo produceva acciaio di resistenza non quantificabile Il forno Martin-Siemens di sir Carl Wilhelm Siemens perfezionato dall’ ing. francese Pierre-Emile Martin o forno open-hearth sviluppato nel 1875 aveva il principale scopo di eliminare il carbonio contenuto nella ghisa ed altre sporcizie della “ghisa grezza” al fine di ottenere l'acciaio, lega principalmente costituita da ferro e carbonio (< 2.06 % ca.) superato il quale l'acciaio assume la denominazione di ghisa (prodotto intermedio). Si poté così produrre acciaio di uniforme qualità con l’inizio della costruzione di grandi ponti. A questo punto riteniamo utile definire alcuni termini tecnici sui ponti. L'impalcato è la struttura orizzontale che sorregge il piano viabile o, per estensione, l'intera struttura orizzontale del ponte, includendo le travi, sostenuta dalle pile e dalle spalle. Le pile o piloni del ponte sono le strutture a prevalente sviluppo verticale che danno sostegno in punti intermedi. Le fondazioni del ponte sono gli elementi strutturali su cui sono impostate le pile e le spalle e che trasferiscono i carichi e le azioni da esse provenienti al terreno. Si chiama campata il tratto di ponte tra due appoggi, siano essi pile o spalle, e la sua lunghezza si chiama portata o luce. Spesso le campate di un ponte si indicano per dare un'idea della loro struttura, così un ponte a campata unica si regge su due soli piloni tra i quali è compresa la campata. In linea di massima la struttura di base può essere ripetuta a volontà, estendendo la sua lunghezza in base ai bisogni. Un progetto di ponte sospeso, articolato in cinque campate fu studiato nel 1883 da un gruppo di ingegneri delle ferrovie. Sul Monitore delle Strade Ferrate dell’11 del 1883 sotto il titolo “Progetto di un ponte metallico per la traversata del Faro di Messina”è riportata la lettera dell’ing. Antonio Giambastiani, Direttore per la costruzione delle linee italiane d’accesso al Gottardo datata Arona, 8 aprile 1883 che riportiamo integralmente nel tipico linguaggio e regole grammaticali ottocentesche. « Egregio sig. Direttore. Per ragioni di studio, nel giugno del decorso anno 1882 visitai, in fretta ed in furia, una parte della Svizzera. Mi era compagno l’egregio cav. ing. Biadego, uno dei miei distinti collaboratori della linea Novara – Pino. Nel nostro programma vi era anche l’esame del tracciato della importantissima ferrovia in costruzione del Voralberg, fra Bludenz ed Innsbruck, della quale fa parte la grande galleria dell’Arlberg, opera egregiamente studiata ed ottimamente condotta. Fu durante questa visita che io mi convinsi della opportunità di studiare la massima portata e le massime luci [o portata di un ponte è la sua lunghezza] che, allo stato attuale della scienza e dei mezzi di costruzione, potevano assegnarsi ai ponti e viadotti per ferrovie. A me sembrò che, una volta riconosciute non insormontabili le difficoltà di escavare le gallerie a foro cieco anche dell’estesa di 20 chilometri, se poteva conseguirsi di sovra passare con opere a grandi luci le più profonde vallate, il problema di tracciare delle ferrovie facili e piane attraverso le più alte ed aspre giogaie [catena di montagne] sarebbe risolto sotto il punto di vista tecnico, e la esecuzione delle medesime avrebbe dipeso soltanto da ragioni di tornaconto economico, ovvero da necessità politiche o militari. Comunicai questa idea al mio collega cav. Biadego, e fissammo di effettuare insieme lo studio di opere con luci, prima di 300, e poi di 500 metri ognuna. Ma ai nostri sogni tecnici non potemmo dar subito una pratica forma,sopraffatti come eravamo io e tutti i miei collaboratori dell’intenso lavoro, al quale ci obbligava la costruzione rapida della linea Novara – Pino. Quando si apprese che nel giornale Engineering, pubblicato in Londra nel settembre 1882, vi era riprodotto il disegno di un ponte in ferro sopra il Firth of Forth, con luci di 500 metri ognuna, non è a dirsi l’impressione che ne ricevemmo [il Forth Bridge è un ponte ferroviario a sbalzo costruito dal 1883 al 4 marzo 1890 sul Firth of Forth (profonda insenatura creata nella costa orientale della Scozia dall'estuario del fiume Forth, dove esso sfocia nel Mare del Nord), la prima importante struttura in acciaio in Gran Bretagna mentre la contemporanea Torre Eiffel fu costruita in ferro battuto. Il ponte, considerato ancora oggi una meraviglia ingegneristica, è lungo 2,5 km e la doppia linea si eleva a 46 m sul l.m. Comprende due campate principali di circa 520 m, ognuna composta da due braccia a sbalzo di 207 m che reggono una campata centrale a trave di 106 m; due laterali di 200 m, 15 campate di avvicinamento da 50 m e cinque da 7 m. Le tre grandi strutture a sbalzo composte da quattro torri sono alte 104 m, 21 m di diametro e poggiano su fondazioni separate. Il gruppo meridionale delle fondazioni dovette essere costruito a cassoni ad aria compressa ad una profondità di 27 m. Molto del lavoro non aveva precedenti, incluso il calcolo per l'incidenza degli sforzi di erezione, gli accorgimenti per ridurre i futuri costi di manutenzione, gli effetti degli sforzi termici sulla struttura, i calcoli per i carichi ventosi resi evidenti dal disastro ferroviario del Tay Bridge del 28 dicembre 1879, causato dal cedimento strutturale del primo ponte sul Tay, che attraversava il Firth of Tay tra Dundee e Wormit in Scozia]. Ma come per indole non mi do facilmente per vinto, così, incoraggiando il mio collega, gli dissi: « Ebbene, invece di 500, noi faremo un ponte della luce di 1000 metri; e siccome per nulla non siamo nati nel paese delle belle arti, così procureremo di progettarlo in una forma più elegante del gran ponte sul Forth ! ». Appena le nostre occupazioni d’Ufficio ci hanno permesso una tregua relativa, a strappatempo come suol dirsi, ci siamo posti allo studio, ed il progetto di massima del ponte, oggi 8 aprile 1883, trovasi perfettamente compiuto. Non per far concorrenza ad altri progetti,ma solo per poterlo presentare sotto la forma di pratica approvazione, ci siamo proposti di studiare il modo per attraversare con un ponte il Faro di Messina; e, se l’amore della paternità non c’illude, ci sembra che, sotto il punto di vista tecnico, il problema sia soddisfacentemente risolto. Il progetto fu compilato sopra un piano della località a curve orizzontali; ma, prima di offrirlo, come abbiamo divisato [stabilito] , in omaggio all’on. Ministro dei lavori pubblici, fu stabilito di adire [visitare] la località per verificare l’esattezza del piano sopraindicato e fissare l’ubicazione precisa, nella quale il ponte dovrebbe essere impiantato. A tale uopo partiremo tra pochi giorni per il Faro di Messina, e ci accompagnerà l’egregio cav. ing. Pennachio, che effettuerà sulla località gli opportuni rilievi geodetici. Il gran ponte verrebbe costruito interamente in acciaio, (l’età del ferro comincia a tramontare) ed è proposto di 5 luci, di 1000 m. ognuna, e le due laterali formate con metà del grande arco, di 500 m. ciascuna. Avrebbe origine presso la Punta del Pezzo sulla sponda calabrese, e raggiungerebbe, in prossimità di Ganzirri, la sponda siciliana, per unirsi, dalla prima parte, alla linea Eboli – Reggio, e dall’altra, alla rete delle Ferrovie siciliane. Compiute le fondazioni delle pile a gettate granitiche e cogli espedienti indicati nel progetto, seguirebbe la montatura delle impalcature metalliche; le quali sono costituite da grandi arcate di 1000 metri di luce e 100 metri di corda, e composte di tanti cunei formati di barre unite in sistema, i quali vanno rastremandosi a partire dalla imposta e andando verso la chiave, a norma della diminuzione delle pressioni. I cunei in acciaio sono collegati a croce di S. Andrea, e le impalcature sono divise in più archi nel senso longitudinale, i quali si allargano verso l’imposta, onde appare una valida resistenza agli sforzi combinati di treni in movimento sul ponte e di un violento uragano. I coni inferiori principali, oltre ad essere uniti in sistemi nel senso orizzontale; verrebbero poi a raggiungere nel senso verticale, a mezzo di reticolato, la grande travata ricorrente al piano della strada. La montatura per ogni pila verrebbe fatta per la massima parte a sbalzo, sostenuta anche con armatura superiore, ed in modo simmetrico pel necessario equilibrio; e l’ultima parte, ristretta a 200 metri circa, sarebbe varata, metà per ogni parte, a mezzo degli espedienti indicati nella relativa Memoria. Il progetto, concecchè di massima, consta: 1° della Memoria descrittiva e giustificativa dell’opera; 2° della Memoria tecnica coi relativi calcoli di resistenza; 3° di una tavola che comprende il piano e l’elevazione del ponte; 4° di una tavola colle indicazioni delle diverse fasi di montatura; 5° di una tavola che comprende la sezione trasversale e dettagli diversi; 6° del preventivo di spesa. Questo studio fu effettuato in via assolutamente privata, e non domandammo al Governo se non che un congedo di pochi giorni per visitare la località. Mando questa comunicazione a Lei ed al sig. Direttore del Giornale dei lavori pubblici, sicuro che, come sempre ci furono benevoli di appoggio, così vorranno pubblicarla, non perché si abbia speranza, neppur lontana, di vedere attuato il nostro progetto, ma per determinare la data di priorità; e se l’opera nostra avrà la fortuna di conseguire l’approvazione delle persone competenti, quando ne venisse segnalata una consimile dall’America, dalla Manica o da altro fortunato paese, possa dirsi almeno che in Italia pure avremmo saputo come farla, purché se ne fosse presentata l’opportunità o la convenienza ……., e soprattutto se vi fossero i mezzi pecuniari occorrenti per costruirli. Grazie anticipate. Devot.mo suo A. Giambastiani ». Nel 1866 il Ministro dei Lavori Pubblici conte Stefano Jacini (1826 – 1891) aveva incaricato l’ing. Alfredo Cottrau (1839 – 1898), uno dei maggiori progettisti di alta ingegneria in ferro (fig.), di studiare un progetto di ponte tra Calabria e Sicilia che il 16 aprile 1883 da Posillipo scrive allo stesso Monitore (2 maggio 1883, “Può gettarsi un ponte sullo Stretto di Messina ?”). « Preg mo sig. Direttore Ho letto col massimo piacere nel Monitore dell’11 corrente la lettera in data « Arona, 8 aprile 1883 », direttale dall’egregio sig. comm. ing. Giambastiani, relativamente ad un progetto compilato dallo stesso, col concorso dei distintissimi ingegneri cav. Biadego e Pennacchio, pel passaggio dello Stretto di Messina a mezzo di un ponte metallico. Un progetto redatto da ingegneri così chiari e valenti – e della cui amicizia altamente mi onoro – non può essere al certo che uno studio serio; e quindi, anzitutto, credo sia decoro della nostra patria richiamare su di esso l’attenzione dei tecnici e degli scienziati, per farne sicuri che un gran problema fu risolto e per affermarlo altamente, dinanzi al mondo intero, quale una nuova gloria italiana. Io non sono certamente uno scienziato, né tampoco un tecnico di vaglia; però, avendo ormai costruito oltre 2400 ponti di tutte le dimensioni e dei più svariati tipi, posso senza falsa modestia affermare di essere un pratico, ed anche di un qualche valore relativo; e credo perciò di avere il diritto di dare io pure un parere in una quistione, nella quale è impossibile disgiungere la parte scientifica ed estetica, da quella essenzialmente pratica, ossia di esecuzione e di convenienza economica. Le dirò adunque, egregio sig. Direttore, che il progetto di un ponte sul « Firth of Forth », con luci di 500 metri ognuna, pubblicato sull’Engineering del settembre scorso, che ha tanto meravigliato il comm. Giambastiani, non mi ha punto sorpreso, perché ho sempre ritenuto possibile ed anche di facile esecuzione (in date circostanze e località, come in appresso farò notare) la costruzione di ponti metallici con luci di 300, 400, 500 e perfino di 1000, ed anche più, metri fra gli appoggi. A conferma di questa mia precisa dichiarazione, ricorderò (o dirò a chi nol sappia) che, sin dallo scorcio del 1866, dietro amichevole ed ufficioso incarico avutone dall’on. senatore Jacini, allora Ministro dei lavori pubblici, io studiai appunto un progetto di ponte metallico sullo Stretto di Messina, con luci di 600 metri, il qual progetto deve tuttora esistere negli Archivi del Ministero; e che se, nella Memoria illustrativa del progetto in parola, io dichiarai doversi ritenere pressoché impossibile la esecuzione di quel grandioso manufatto, feci però ben notare che tale impossibilità non derivava punto dalla rande ampiezza adottata per le luci – potendosene costruire anche delle maggiori-, ma bensì ed unicamente perché nello Stretto di Messina vi sono tali profondità di acqua (le rilevai dalle carte idrografiche gentilmente prestatemi dal Ministero della marina) e correnti così impetuose, da rendere quasi materialmente impossibile - a meno di spese colossali e favolose – la costruzione dei piloni o sostegni dell’impalcatura. Come soluzione pratica del problema per lo Stretto di Messina, accennai in quella stessa Memoria a due idee, le quali, anche al giorno d’oggi, non trovo del tutto assurde. La prima di queste idee consisteva nel far poggiare le pile metalliche – relativamente leggerissime ed offrenti poco ostacolo alle correnti ed ai marosi – su grossi galleggianti in lamiere di acciaio, a forma di pesce piatto (come le tinche), ossia composti con due calotte sferiche riunite insieme; i quali galleggianti erano supposti sommersi e trattenuti a mezzo di forti ancore, a circa 10 o 12 metri sotto il livello medio del mare: essendo da tutti risaputo che a quelle profondità le più potenti burrasche diventano inerti ed insensibili. La seconda idea poi (sembrerà uno scherzo) era quella d’impiantare nel Canale, e su vastissima scala, la coltivazione delle ostriche, e di attivarla in modo da ottenere, dopo 30, 50 ed anche più anni, una diga attraverso allo Stretto, dal Continente cioè alla Sicilia, mantenendola però abbastanza sommersa, da non impedire la navigazione in dati punti. Checchè ne sia di queste mie dichiarazioni giovanili, sta però il fatto che quel mio studio, fatto sin dal 1866, dimostra lo avere io sempre ritenuto possibili dei ponti metallici con luci grandissime. Ed in quanto alla sostituzione dell’acciaio al ferro (quistione che non sembrami ancora risolta, per la incertezza dei coefficienti di resistenza e di elasticità, dipendente dalla difficoltà, tuttora esistente, di produrre dell’acciaio di qualità costante ed omogenea), ricorderò altresì che nel mio Album de 36 Ponts metalliques, pubblicato dalla Casa editrice « Dunod » di Parigi nel 1867, trovasi appunto un mio studio di ponte in acciaio con luce centrale di 120 metri. Adunque l’idea di far ponti metallici con grandissime luci non è punto nuova, né vò dire che sia mia; ed a mio credere, la difficoltà nell’eseguirli non risiede nell’ampiezza delle luci (essendo questa unicamente una questione di spesa), ma invece risiede nelle difficoltà locali per le fondazioni, poiché evidentemente chi suppone grandi luci, ammette certamente fondazioni difficili; e risiede ancora nell’azione dei venti, non tanto sulla superstruttura del manufatto, quanto maggiormente sulla base delle pile, specialmente quando queste sono altissime, come sembrerebbe che sia il caso nel progetto redatto dagli egregi ingegneri Giambastiani e Biadego pel passaggio dello Stretto di Messina. Ammessa dunque la possibilità (impossibilità assoluta non esiste quasi mai, attesochè in questi ultimi anni si è riuscito ma, a qual costo ! a fondare a 40 o 50 metri meno delle profondità minime, alle quali si dovrebbe giungere nello Stretto di Messina) pratica ed economica delle fondazioni, le maggiori difficoltà per un ponte a grandissime luci si verificano allorquando si deve collocare il binario o la strada carreggiabile ad una grande altezza sul livello delle acque; e quanto maggiore sarà quest’altezza, tanto maggiori saranno le difficoltà e la spesa. Ecco perché il ponte sul « Firth of Forth » è un ponte di esecuzione relativamente facile; e perché un ponte sulla Manica al Passo di Calais sarebbe, a cagione delle fondazioni, assai più facile ed economico a metro lineare che non quello sullo Stretto di Messina, nella Manica non vi sono infatti che deboli profondità di acqua. D’altronde, è principalmente scopo della presente lettera il rivendicare all’Impresa Industriale Italiana, da me diretta, l’onore di avere già studiato dei ponti a grandi luci. Ed infatti, prescindendo dal mio studio sopraccennato, sino dall’autunno1872 la mia Impresa – dopo che ebbe montati varii ponti in Turchia, e fra gli altri un gran viadotto sulla linea Scutari-Ismit (di fronte a Stambul sulla costa Asiatica) – venne incaricata da S. E. Edhem – Pachà, ministro dei lavori pubblici del Governo Ottomano, di studiare un progetto di ponte metallico sulla Corna d’Oro a Costantinopoli, e precisamente fra le due torri del Serraschierato e di Galata [Il Corno d'oro di 7 km ca. è un estuario che divide in due la città di Istanbul in due]. Questo progetto – di cui Le rimetto con la presente una fotografia, contenente l’elevazione,la pianta e 4 sezioni trasversali [la fotografia rimessaci rappresenta un ponte lungo circa 900 metri, con una campata centrale di 320 metri, ed è firmata dal comm. ing. A Cottrau, quale Direttore dell’Impresa Industriale Italiana, con la data di Napoli, 17 gennaio 1873 (Nota della Redazione del Monitore)], [fotografia non pubblicata probabilmente per motivi tecnici] fu da noi studiato pel doppio uso di una Ferrovia o di una strada rotabile, e supponeva una campata centrale di 320 metri. E se non adottammo una luce maggiore, è perché appunto quella era la larghezza del braccio di mare detta della Corna d’Oro. Ma in un altro studio di massima, che facemmo in seguito al precedente, per attraversare il Bosforo un po’ più in su di Costantinopoli, prevedemmo delle luci di 500 a 600 metri; e ciò in vista delle difficoltà molto maggiori che si sarebbero incontrate per le fondazioni. Gli avvenimenti politici, la caduta di S. E. Edhem – Pachà ed il fallimento del Governo Turco impedirono alla nostra Impresa di eseguire il ponte sulla Corna d’Oro, e quindi anche a fortiori [a maggior ragione] quello più colossale da noi vagheggiato sul Bosforo. In quanto al miglior tipo da adottarsi per siffatti ponti – e per miglior tipo intendo sempre il più stabile ed economico -, sembrami (ma lo ripeto, non sono uno scienziato, e posso quindi ingannarmi) che dovrebbe essere quello ad arco-rovescio, ossia rigido-sospeso, cioè la fusione giudiziosa dei due sistemi a travate-dritte ed a travate pensili. Ed infatti, con questo tipo si ottengono al massimo grado, se non erro, i tre vantaggi seguenti: « 1° di collocare il piano stradale nel punto più basso rispetto al livello delle acque, facilitando così di molto la costruzione delle pile; « 2° di far lavorare il metallo nel modo in cui desso presenta maggiore resistenza ed elasticità; « 3° appunto perché il sistema non potrà mai essere interamente rigido, di rendere facile (ed in taluni casi possibile) l’impiego – secondo me indispensabile - di sartie o catene di sicurezza (hanbans) orizzontali od inclinate, collegati ad altri piloni sussidiari, per combattere efficacemente l’azione del vento sull’intero manufatto ». Il qui unito progetto del ponte sulla Corna d’Oro sembrami anche dimostrare che, con questo sistema, può inoltre ottenersi un assieme alquanto euritmico [armonioso] e soddisfacente per questo genere di costruzioni. In conclusione dunque, io sono convinto che il progetto redatto dall’egregio comm. Giambastiani e dai distintissimi suoi collaboratori, è uno studio serio, esteticamente bello, ed oltre a ciò è, scientificamente, un problema risolto: la loro scienza e la loro valentia, che altamente apprezzo, me ne sono arra [garanzia] sicura; ma non altrettanto sono convinto che desso rappresenti una soluzione pratica del passaggio sullo Stretto di Messina. Ed ora dovrei por termine a questa mia lettera; già troppo lunga e forse anche noiosa; ma mi conceda, egregio sig. Direttore, di non farlo prima di averle esternata una mia riflessione, che da molto tempo mi sta nell’animo e che oggi torna in acconcio di [appropriato] fare. Nella nostra Italia havvi, se non erro, da qualche tempo in qua una tendenza sempre più marcata nei nostri ingegneri a progettare e ad eseguire opere grandiose e colossali. Questo sentimento del grandioso e del colossale è al certo lodevole in se stesso; e, virtualmente parlando, va lodato ed incoraggiato. Però a me sembra che desso ha un lato cattivo, che bisogna combattere, perché è causa, dal lato economico, di deplorevoli conseguenze. Secondo me, la vera scienza dell’ingegnere non deve consistere nel progettare e nell’eseguire opere colossali, ma bensì nel raggiungere un dato scopo con la maggiore facilità e con la minore spesa possibile. Il volgo va in estasi innanzi ad un elefante, una balena od una giraffa, mentre il naturalista ed il filosofo ammirano ben più la potenza del Creatore negli animali minuscoli o microscopici; ed a mò di esempio, trovano più perfetta e sorprendente la pulce e la formica, che sviluppano, a parità di peso, una forza 40 a 50 volte superiore a quella dei più grossi quadrupedi. Allo stesso modo, i nostri giovani ingegneri non dovrebbero lasciarsi troppo affascinare dalle opere colossali, le quali spesso non rappresentano che la facoltà concessa di spendere assai. A chiarire questo concetto, Le confesserò ingenuamente che – al punto di vista della ingegneria e delle difficoltà felicemente superate – ammiro assai più una Torpediniera Thornycroft, [Nave da guerra ad alta velocità destinata in un primo tempo all'impiego delle torpedini a rimorchio o ad asta, poi a quello dei siluri. Sorse durante la guerra di secessione americana La prima torpediniera silurante fu la Lightning di J. Thornycroft (1877, 27 tonn. e 19 nodi); poi il tonnellaggio aumentò, e sorsero gl'incrociatori torpedinieri (torpedo-gunboats), destinati a combattere il naviglio silurante. Tra il 1880 e il 1890 sembrò che le torpediniere potessero diventare le più importanti unità navali da combattimento, soppiantate dal 1893 dai cacciatorpediniere] che non i giganteschi Duilii [le corazzate classe Caio Duilio in servizio dal 1880 al 1909 con 4 cannoni da 450 mm in due torri binate e la velocità di 15 nodi, erano per le caratteristiche di velocità, protezione ed armamento, le corazzata più potente in servizio], Lepanti [miglioramento delle precedenti corazzate], ecc.; e che spesso ho trovato più degno di studio e di elogio un ponte di 20 metri di corda, che non uno di 100 e più metri di luce. Quale industriale poi, non ammiro che una sola cosa, ed è la potenzialità economica di una Officina, ossia IL QUANTITATIVO di date lavorazioni che dessa può produrre in un mese, ad un prezzo di costo non superiore a quello degli altri produttori dello stesso genere. In altri termini, se, come Italiano, anche a me battè forte il cuore all’annunzio del compiuto varamento della Lepanto, come Ingegnere, rimasi freddo innanzi all’idea di essersi saputo disegnare una nave così grossa (perché, alla fin dei conti, più il bastimento è grande, più ne è facile lo studio), Ciò che non vuol dire, peraltro, che, quale Industriale, non mi sentii entusiasmare per chi seppe costruire, in un tempo relativamente breve, una nave cotanto colossale, non spendendo dippiù che all’estero; e riuscì poi a vararla così arditamente e felicemente. Questo malvezzo istintivo dell’ammirazione pel GROSSO si manifesta chiaramente nelle Esposizioni, dove vedesi la gente, anche colta, estasiarsi avanti ad una grossa locomotiva, unicamente perché colossale e luccicante, e disdegnare a fianco delle piccole macchinette, abbenchè desse rappresentino spesso la soluzione assai più difficile di un problema industriale ed economico. Anch’io, d’altronde, amo le cose grandiose, ma quando sono utili e non rappresentano una spesa sproporzionata allo scopo che si volle raggiungere. E qui, per far toccare con mano questa mia idea, senza urtare la suscettività di chicchessia, citerò il fatto del gran ponte sul Po a Mezzanacorti [oggi Mezzana Corti, ponte a trave doppia per ferrovia e strada costruito a tempo di record tra il 1865 e il 1867 lungo 824 m e era composto di 10 campate su piloni costruiti con una tecnica molto innovativa] eseguito or sono 15 a 16 anni su di un mio progetto. Quel manufatto fu, a suo tempo, ammirato perché grandioso; ne furono riprodotti i disegni ed i calcoli, e lo si cita tuttavia come un’opera notevole ai giovani ingegneri nelle Scuole di applicazione. Ebbene, il progetto di quel ponte è assurdo, a parer mio; e se ora, dopo 17 anni di pratica, dovessi rifarlo, spenderei al certo la metà di quanto in allora fu speso. Sul proposito, credo non inutile fare osservare anche, che se da qualche anno si è nei nostri ingegneri maggiormente risvegliata questa smania di fare opere colossali, ciò ha dipeso in gran parte dal perché il maggior numero delle nostre costruzioni vanno eseguite per conto dello Stato, ossia di un Ente, il quale spende assai più facilmente il suo denaro (quello cioè dei contribuenti), che nol farebbe una società privata, la quale rischia di non dare un soldo ai propri Azionisti, e rischia anzi di fallire, se i suoi Ingegneri, oltre ad essere valenti, non sono anche economici; evitando, ad esempio (quando è possibile) il grosso manufatto, mercè un qualunque ripiego, senza tanto badare all’estetica. Ed ora non mi rimane, per chiudere questa lettera, che rispondere all’illustre mio amico prof. C. Clericetti, il quale giustamente si è lamentato, in varie pubblicazioni, di non veder sorgere in Italia opere ardite e nuove come in America: che se nel nostro paese non ancora sono sorte delle opere come egli le desidera pel progresso della scienza dell’Ingegnere, ciò non è mica perché i nostri tecnici non sarebbero al caso di idearle e studiarle (e prova ne sia il progetto degli egregi ing. Giambastiani e Biadego), né perché le nostre Officine non saprebbero eseguirle, ma bensì invece perché sinora non avemmo serii ostacoli da superare per l’impianto dei nostri ponti, cone sulle ferrovie Americane, e perché ……, nel mentre le opere grandiose costano assai, coloro che commettono i lavori vogliono spendere poco ! Rigraziandola, egregio sig. Direttore, della ospitalità che si compiacerà dare nel suo Monitore a questa mia lunga cicalata [discorso lungo e monotono su argomenti privi di interesse], con tutta stima mi riprotesto. Dev.mo ed obbl.mo servo Alfredo Cottrau ». L’1 novembre 1899 per la prima volta un traghetto a carbone solcava lo Stretto per il collegamento del traffico tra la rete ferroviaria del continente e quella dell’isola. Nel 1906 veniva traghettato il primo espresso Berlino-Palermo, ante litteram dell’attuale comunitario “Corridoio Uno” programmato dalla TEN (Rete di trasporti transeuropea).Dopo il catastrofico terremoto di Messina del 1908 l’anno seguente viene pubblicato uno studio geologico della zona. Nel 1921 l’ing. Emerico Vismara presentò al Congresso geografico di Firenze uno studio di galleria sotto lo stretto di Messina. Nel 1934 il gen. del genio navale Antonino Calabretta, già artefice dei ferry boat, presentò un progetto di ponte tra Punta Faro e Punta Pezzo mentre l’anno seguente il com. Filippo Corridoni suggerì la posa di un enorme tubo d’acciaio sottomarino per il transito ferroviario e veicolare. Nel 1952 l’ing. David B. Steinman redige il progetto preliminare di un ponte lungo 2988 m, in tre balzi con due piloni alti 220 m s.l.m. e per 120 metri sotto il mare, con una luce centrale di 1524 m. Cinque anni dopo l’arch. Armando Brasini propone un progetto di ponte a più campate sospese su piloni emergenti da isole artificiali. Nei primi anni Sessanta un tunnel stradale-ferroviario fu ipotizzato dall'ing. Raffaele Merlini. Si trattava una doppia tubazione metallica a doppio involucro, simile a quella prospettata nel 1976 dagli ing. Luigi Croce e Mario Garbellini. Sempre nel 1957 la palermitana Compagnia italiana per la congiunzione siculo-calabra (CO.SI.CA.) presentò un progetto di un istmo ispirato ad altre realizzazioni estere lungo 3 400 mt costituito da un rilevato roccioso con le scarpate rivestite da elementi di grandi dimensioni, atti a resistere all'azione di onde e correnti. La diga, piramidale, sarebbe emersa di dieci mt slm. In sommità, larga 30 mt, una linea ferroviaria a doppio binario, l'autostrada e una pista ciclabile. La congiungente Ganzirri-Punta Pezzo era stata scelta perché il fondale è una « sella » che separa i fondali marini della parte nord, che giungono fino a 285 mt, dai fondali della parte sud, la cui profondità massima è di 1 145 mt. Una « conca » navigabile, lunga circa 1000 mt di larghezza e profondità tali da essere navigabile con qualsiasi tipo di nave, con canali di accesso sulla sponda calabra, sarebbe stata scavata nel promontorio di Punta Pezzo. Gli oppositori del progetto sostenevano la sua irrealizzabilità in quanto la chiusura murata dello Stretto avrebbe intercettato l'imponente movimento d'acqua che si verifica periodicamente tra i due mari, con conseguenze imprevedibili oltre alle limitazioni per il passaggio delle navi. Il 1º maggio 1968 il progetto dell'ing. Lombardi prevedeva “Un ponte a flessione sommersa e non emergente” che, non potendo né emergere né affondare, sarebbe libero dalle influenze dei moti sismici, della corrente e del vento. Si trattava di un ponte-tunnel lungo 3 300 mt, diviso in tre sezioni,di cui due di 1500 mt ed una centrale di 300 mt posta in orizzontale a 25 mt sotto l'acqua. Il manufatto a sezione circolare con diametro di 32 mt prevedeva due gallerie superiori per la circolazione veicolare e due inferiori parallele per la circolazione ferroviaria. Nel 1969 il Ministero dei lavori pubblici bandisce un “Concorso internazionale di idee per un progetto di attraversamento stabile stradale e ferroviario dello Stretto”. Prima di soffermarci a considerare nelle linee essenziali i 12 progetti risultati vincitori sui 143 progetti presentati riteniamo utile rimandare ad alcuni termini tecnici sui ponti già descritti e, nello specifico, a soffermarci sulla natura del fondo marino dello Stretto di Messina. La distanza minima tra le due sponde è di 2800 mt. Il profilo geologico, opera del geofisico Roberto Cassinis, prevede, procedendo verso il fondo: a) uno strato ghiaioso e sabbioso: b) strati di conglomerati ed argilla; c) strati di rocce eruttive e metamorfiche compatte. I vincitori dei 6 primi premi ex aequo furono (in ordine alfabetico): - Alan Grant and Partners Ponte subacqueo con sezione esterna pressoché ellittica che sviluppa tre sezioni circolari del diametro interno di 10,50 ciascuna. Le sezioni laterali sono adibite al traffico stradale, la centrale alla ferrovia. Il tubo ponte, posto ad una ventina di metri dalla superficie, verrebbe ancorato al fondo marino mediante cavi in acciaio posti ad intervalli di trenta metri lungo la struttura. Potrebbe essere localizzato tra S. Agata (Sicilia) e Punta Pezzo (Calabria) o tra Porticatello (Sicilia) e Punta Pezzo o tra Messina e la zona a sud di Villa S. Giovanni. Questo progetto prenderà successivamente il nome di ponte di Archimede perché sostenuto per la maggior parte dalla spinta di Archimede. In questo caso le sollecitazioni sismiche di un eventuale terremoto sarebbero smorzate o eliminate, a seconda del tipo d'onda, dalla presenza del liquido intorno; eventuali onde di maremoto, in mare aperto, avrebbero altezze modeste mentre l’intensità delle correnti per quanto elevate nello Stretto, sarebbero alcuni ordini di grandezza inferiore alle sollecitazioni sopportabili dalla struttura. - Gruppo Guido Lambertini Il ponte, lungo 3040 mt, è costituito da tre campate laterali rispettivamente di 540-1300-540 mi e alcune campate di riva di 200-225-255 mt. Sono previsti una sede ferroviaria a due binari ed una sede stradale a due carreggiate con tre corsie, oltre a passaggi pedonali. La travata è posta a 70 mt slm, quella centrale è a cassone triplamente connesso con lamiera irrigidita da navature longitudinali e trasversali. E’un ponte strallato [ponte di tipo “sospeso” nel quale l'impalcato è retto da una serie di cavi (“stralli”) ancorati a piloni (o torri) di sostegno che collegano direttamente il piano dell'impalcato alle torri e assumono una forma apparentemente rettilinea]. Nella relazione si parla dell’opera di attraversamento, dell’ambiente fisico e degli effetti indotti. - Gruppo Sergio Musmeci Ponte sospeso in acciaio a luce unica di 3000 mt tra Punta Pezzo e contrada Due Torri (Sicilia) a 90 mt sul ldm. Sono scartati i piloni in acqua per la difficoltà delle fondazioni. Cavi portanti e traenti sostengono l’impalcatura irrigidente. I piloni di attacco dei cavi sono formati da coppie di antenne a 600 mt le cui fondazioni sono costituite da piattaforme in cemento armato poggianti su pali a grosso diametro. E’allegato uno studio sullo sviluppo urbanistico per Reggio e Messina. - Gruppo Ponte Messina S.p.A. Ponte sospeso tra Punta Pezzo e Ganzirri (Sicilia) di tipo classico a tre luci di cui quella centrale di 1600 mt e quelle laterali di 1000 mt. I cavi di sospensione dell’impalcato fanno capo a due piloni d’acciaio alti 200 mt. Le fondazioni sono su isole da costruire nel fondo marino. Sono previste corsie per le auto, nei due sensi, e la linea ferroviaria. Sono ben documentati i problemi di carattere geologico e geomorfologico. - Montuori (arch. Eugenio) Due le soluzioni presentate tra Ganzirri e Punta Pezzo, una relativa al solo traffico viario: un ponte a tre campate con luce centrale di circa 1800 mt e due laterali di 900 mt ed una anche a quello ferroviario: un ponte sospeso a quattro luci.Viene anche valutata una galleria sottomarina poggiante sul fondo naturale del mare. - Technital S.p.A. Ponte sospeso a cinque luci di cui le tre centrali di mille metri e le due laterali di 500 metri. Il ponte è a due piani: quello superiore per il traffico autostradale su due corsie per ciascuna direzione e l’inferiore per la linea ferroviaria su due binari. Le fondazioni dei tre piloni centrali previste sono sostituite da strutture sottomarine formate da quattro piloni cilindrici ai vertici di un rettangolo di 80 x 60 mt collegati con una piastra al di sopra del massimo livello d’onda previsto. Il progetto comprende anche interessanti ipotesi di assetto di Messina e Reggio Calabria. Il gruppo dei vincitori del secondo premio ex aequo era composto da: - Colle via streme 384 Ponte sospeso a tre campate di 2.600 mt. a tre luci di 650-1500-650 mt alto 12 mt e largo 30. L’impalcato è a due piloni: nel superiore prevede tre carreggiate a due corsie ciascuna; nell’inferiore vi è la sede ferroviaria. Il suo modello è il ponte sul Tago. In corrispondenza delle due testate del ponte sono previsti due propaggini di diga a scogliera. - Costruzioni Umberto Girola S.p.A. Galleria sotterranea a circa 100 mt sotto il massimo fondale cioè circa 260 mt sotto il l.m. Le gallerie dovrebbero essere quattro: il tunnel pilota lungo 4000 mt e di diametro 3 mt che parte da due pozzi di estremità con funzione di conoscenza dei terreni ed eseguire poi gli altre tre tunnel, le gallerie 2 e 3 per il traffico autostradale, la quarta per quello ferroviario. Il progetto si sofferma particolarmente sulle spinte, sui rivestimenti, sui procedimenti costitutivi e sulle ventilazioni. - Gruppo Samonà Ponte sospeso a due luci di 1830 mt ciascuna, completata da due campate laterali di 700 mt ciascuna. Dovrebbe essere realizzato tra Punta Pezzo e S. Agata (Sicilia), a due piani: il superiore riservato al traffico automobilistico e l’inferiore a quello ferroviario. Sono previsti cavi di sospensione superiori e di stabilizzazione inferiore. Il pilone centrale raggiunge un’altezza di circa 280 mt rispetto al piano d’imposta sulla pila. Per la pila centrale sono previste fondazioni a cassoni metallici o formazione di una grande scogliera artificiale sottomarina. - Quade, Douglas,Parson, Brinckerhoft Si tratta di un attraversamento sottomarino di 1380 mt tra Ganzirri e Punta Pezzo costituito da due gallerie realizzate con elementi prefabbricati disposti dentro uno scanno di pietrame costituito appositamente sul fondo, a trenta mt di profondità. Le pendenze massime sono del 4% per la sede stradale e del 2% per quella ferroviaria. La velocità stradale consentita sarebbe di 100 km/h. Il progetto è corredato di elementi di dettaglio sui sistemi di ventilazione. - Studio Nervi Campata unica di circa 3000 mt circa preferita per considerazioni che si riferiscono all’ambiente fisico ed in particolare al regime dei mari. L’impalcato è sostenuto da due cavi principali; i sostegni sono costituiti da due coppie di torri alte circa 400 mt. Il traffico è previsto a tre livelli che prevedono traffico automobilistico, carrabile/ ciclabile e ferroviario ad un solo binario. Sottolineata la pericolosità delle pile intermedie soprattutto per eventi sismici. Impostando le pile a ridosso delle sponde dello Stretto su fondali molto bassi, la luce si riduceva a 2700 m. Inoltre il sistema di sospensione a era disposto su piani inclinati conferendo così una maggiore resistenza e rigidezza nei confronti delle spinte del vento trasversale rispetto ai ponti sospesi di tipo tradizionale. - Zancle 80 Ponte sospeso a tre campate, la centrale di 1500 mt e le laterali di 750 mt a circa 70 mt slm. La parte superiore è riservata al traffico stradale mentre l’inferiore sia a quello stradale che ferroviario. Complessivamente ci sono dodici corsie stradali ciascuna larga 3,70 mt ma inizialmente se ne possono utilizzare solo sei. Considerato anche l’aspetto urbanistico. I progettisti anticipavano che in inverno in caso delle frequenti forti raffiche di vento dello Stretto per motivi di sicurezza i ponti dovevano restare chiusi, problematica tecnica risolta negli anni seguenti. Nel 1978 viene presentato un progetto del Gruppo Ponte Messina S.p.A., che prevedeva una campata unica di 3.300 mt. Nel 1982 il Gruppo Lambertini presenta un progetto di ponte strallato con due pile nel mare, eliminando le campate di riva. Nel 1983 un pool di ingegneri ed architetti (Carlo Cestelli Guidi, Silvano Zorzi, Alfio Chisari e Ludovico Quaroni) progettarono per conto della Metroroma un tunnel sommerso di forma ellittica che prevedeva una soluzione a travata continua sommersa su luci di circa 500 mt, poggiante su pile anch'esse sommerse con un diametro orizzontale di quasi 40 mt e di oltre 21 mt di altezza con due carreggiate con corsia di emergenza e una sede ferroviaria con doppio binario al centro. La sezione trasversale del ponte era simile a quella del ponte di Archimede, cioè composta da un doppio guscio di acciaio riempito di calcestruzzo. Il ponte era progettato per essere equilibrato dalla spinta idrostatica equivalente al peso di tutti i carichi permanenti mentre avrebbe avuto un comportamento statico di trave continua per i soli carichi mobili (stradale e ferroviario) e per le incrostazioni che si sarebbero potute depositare sulla struttura. Nel 1986 viene presentato un nuovo studio di fattibilità, con i progetti, i costi e l’affidabilità relativi a tre tipologie di soluzioni: in sotterraneo, in mare, in aria. La soluzione aerea a luce unica viene valutata come tecnicamente realizzabile ed economicamente conveniente e l’anno seguente il Consiglio di Amministrazione delle F.S. delibera in favore della soluzione del ponte sospeso a campata unica di 3300 m. L’anno seguente un Consorzio di aziende (Iri, Italstat, Saipem, Snam ed Eni) elaborò un progetto di tunnel con una sezione destinata al traffico ferroviario e le altre due a quello stradale posto ad una profondità di 47 m ed ancorato ai fondali con cavi in kevlar. Ciascuna sezione sarebbe stata composta da moduli lunghi 150 m per una lunghezza totale di circa 23 km. Nel 1992 viene presentato il progetto preliminare definitivo del ponte, con le relazioni tecniche, previsioni di spesa, tempi di esecuzione e la valutazione d’impatto ambientale approvato (1997) dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Nel 1997 il progetto Gilbo prevedeva un attraversamento in struttura modulare interamente in acciaio, costituita da tre ponti strallati, fondata su galleggianti sommersi ed ancorati al fondo. I tre moduli da 1100 mt, in catena cinematica, formavano l'attraversamento stradale e ferroviario di 3300 mt. Nel 2003 il progetto preliminare, ulteriormente modificato, è inserito tra i 18 progetti prioritari U.E. L’anno dopo il Parlamento Europeo approva il Piano per lo sviluppo delle Reti Transeuropee di Trasporto (Ten-t) che prevede la sua realizzazione. Nel 2009 iniziano i lavori per la deviazione della tratta ferroviaria tirrenica sulla costa calabrese e siciliana e nel 2012 viene completata a Villa San Giovanni la prima opera propedeutica al ponte, la variante della linea ferroviaria Cannitello-Villa San Giovanni ma nel 2011 l’U.E. non lo include tra le opere pubbliche destinate a ricevere finanziamenti comunitari. Nel 2013 un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri nomina un Commissario Liquidatore della Stretto di Messina S.p.A. Eurolink dovrà essere indennizzata con il pagamento delle prestazioni contrattualmente previste e già eseguite più una somma del 10%, per un ammontare di 45 milioni di euro. Da notare uno studio di fattibilità della Società Elettrica Italiana in collaborazione con danese Norwin, per l'installazione di generatori eolici nei piloni del ponte da 3 MW ciascuno. Lo studio satellitare sullo Stretto evidenzia una media di ventosità annua a 376 mt di altezza pari a 7,58 m/s e una direzione del vento prevalente compresa tra Nord e Nord/Ovest, presupposto fondamentale per la fattibilità del progetto poiché gli aerogeneratori non potranno ruotare su se stessi, come normalmente avviene, vista la presenza dei cavi di sostegno del ponte. La spinta massima del vento sulle loro pale è 342 kN. L'iniziativa si colloca nel contesto di riduzione delle emissioni di CO2 e delle altre particelle inquinanti previsto nel progetto preliminare del ponte. Le tonnellate di petrolio equivalenti TEP sarebbero 3270 annue e si avrebbe una quantità di energia pulita pari al consumo di circa 5000 famiglie. Dagli anni 2000 a livello mondiale si parla del “Ponte di Archimede” (“submerged floating tunnel”), un tunnel sommerso ma al tempo stesso galleggiante, due cilindri d'acciaio uno dentro l'altro con diametro del cilindro esterno 15,5 m. e di quello interno 13,5 m. con pareti di 25 mm di spessore immersi a circa venti-trenta m di profondità dal pelo libero ed ancorati al fondale da una serie di tiranti metallici. Una soluzione alternativa prevedeva una sezione ad esagono schiacciato sempre con intercapedine. Per entrambi i casi, tra i due gusci d'acciaio sarebbe stato inserito calcestruzzo armato con una struttura scatolata. Per il sistema di ancoraggio destinato a contrastare la spinta di galleggiamento del tunnel (40 tonnellate al metro durante l'installazione e cento tonnellate al metro durante l'esercizio) erano previsti cavi in kevlar ancorati a blocchi posti ad una profondità di 140 m. Esso sfrutta il principio secondo cui un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l'alto pari al peso del volume di liquido spostato. Questo tunnel galleggiante presenta diversi vantaggi rispetto ai ponti tradizionali: ha un impatto visivo nullo; permette di collegare punti anche molto distanti (fino a 10 km - ben al disopra del limite di 2000 m dei classici ponti); essendo elastico presenta una notevole resistenza ai fenomeni sismici, correnti, maremoti, onde anomale rispetto ai quali è sostanzialmente invulnerabile; è totalmente al riparo da uragani e fenomeni climatici eccezionali; è conveniente economicamente rispetto ai ponti tradizionali e ai tunnel sommersi (come quello della Manica di cui, tra parentesi, alcune componenti sono state realizzate nelle Officine O.ME.CA. di Reggio Calabria periodicamente minacciate di chiusura), che aumenta all’aumentare della distanza dei punti da collegare. Quello progettato per lo Stretto di Jintang (Arcipelago di Zhoushan), a sud di Shanghai, dovrebbe avere una lunghezza di 3.200 m. Nel 2016 l’ing. Achille Baratta e il progettista strutturale Massimo Majowiecki hanno proposto una metropolitana leggera via aerea sospesa a 70 mt slm. Dal lato della Calabria, dopo un primo tratto di una metropolitana leggera via aria sospesa a 70 metri slm, utilizzando i due piloni abbandonati dall’elettrodotto dell’ENEL costeggiando la riviera. la riviera utilizzando i percorsi delle stra raccordo, tutto si svolgerebbe utilizzando le aree dell’autostrada, fino all’aeroporto di Reggio Calabria. In totale 37,6 chilometri di cui 13,5 km in Sicilia, 3,5 sul mare e 19,6 in Calabria con 40 fermate che servirebbero a collegare i centri abitati e le frazioni di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Gli stessi progettisti ammettono che l’opera servirebbe più come richiamo turistico con un panorama di rara bellezza che offrirebbe la vista anche delle Isole Eolie che per un vero e proprio sistema di trasporto tra le due sponde (eccetto per i pendolari tra Messina e Reggio). Curiosa parabola, quella del ponte sullo Stretto di Messina. Dall’epoca di Roma ad oggi è diventato mito, storia, immagine popolare con vicende spesso tragicomiche. Quello che è certo è che dagli anni ’70 soprattutto in periodo pre-elettorale (e di recente pre-referendario) la sua costruzione torna di grandissima attualità per poi cadere regolarmente nel dimenticatoio, utile solo per la pesca di voti dei nostri politici mentre discreti e pratici gli antichi romani hanno ancora una volta superato i contemporanei, in pochi giorni ed a mani nude. Lucio Cecilio Metello concluse la sua carriera con la carica di pontifex maximus, c’è da chiedersi se sarebbe il caso di rivolgersi a Papa Francesco perché ci pensi lui.


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Religione della bellezza

di Alessio Begliomini

Gli antichi operavano una sintesi, una mediazione conoscitiva, riversandosi in azione che genera, dalla dualità, nuovamente propria e ulteriore unità: dedizione per ciò che si dette e con privilegio nell'arte quale riunione, in una "lega" poi chiamata bronzo, di rame e stagno. Codesto atto realmente religioso e' la presenza di un modo universale di agire degli antichi, non mai disgiunto da ogni altra forma dell' essere e del fare,dell' uomo che e' agendo, in loro. Poi, avvenne che l' intelligenza personale guadagnasse in loro il dovere, come precedentemente ignota necessità, di prendere univoco stato della materia, sì il ferro; e avviarne allora la lavorazione separata, fino a portare a termine manufatti che siano solo in ferro. Codesto modo di fare genera produzioni che sono visibilmente più pesanti e opache, e fa sparire, proprio annienta , il superiore livello di bellezza attinto per l' altre realtà bronzee. L' individuo che agisce sempre lavorando un solo materiale minerale, ha sì perduto il vero stato e senso del rivelarsi della bellezza nel mondo : a questo livello di giudizio, non può che ravvisarsi un livello di caduta. Percepire nell'irradiarsi della bellezza ciò che in desiderio ci affina verso realtà diversa del tempo, era la dinamica degli antichi(sempre rinnovabile) : e però, alla bellezza femminile che si dona con grazia e rende possibile per grazia intrinseca dei più minuti e perfetti atti di donna, dai quali s'incarna , il suo splendore al mondo, gli uomini hanno in ogni tempo fino a ieri, quando ancora la donna recepiva mandati domestici e non pubblici, di lei venerato la semplicità capacitante l' immediato suo divenire alla bellezza; fino a "perdonare" vuoi di non apparire, colei, "intelligente". Carenza di perdono , oggi, che deride il corpo femminile a frusto trofeo di caccia in accrescersi diffuso di prodotti pornografici, valorizzati, non soltanto dai promotori gender della pseudo-cultura mercantilistica, come ulteriore avvento liberatorio, dunque "intelligente", di nuovo e immancabilmente spregiudicato(a dir loro) "tipo" femminile : vedine ad esempio, la santificazione laica innescata presso tutti i mezzi di comunicazione anche da parte di professori e preti, su di una sgraziata venditrice di libidine a impotenti guardoni qual Moana, ogni volta che se ne riparli. Invece, quell'antico e preciso modo di fare degli uomini fino a ieri, manifesta a suo modo il continuum di un livello di reale saggezza. Ed e' ciò che si è rapidamente obliato dopo la seconda guerra mondiale, anche in Italia e da noi in ispecie : da ciò, la repentina caduta dell' arte nostra su forme sempre più aderenti alla mera imitazione: imitazione pedante per ciò che di superfluo vien da fuori: ove già, raggiuntoci, ve lo si tiene superato. Ma sino ad allora, cioè sino alla seconda guerra mondiale, sussisteva al cuore del genio italiano un dialogo ininterrotto con lo Spirito classico dell'umanesimo rinascimentale : che è la forma, ulteriore e attuale, nei propri tempi, dello stesso spirito rigeneratore, ricettiva alla bellezza sì presso le più antiche sintesi; riemerso a nostra volta originale ispiratore -in anni recenti- dell' opera scultorea e in bronzo di Venturino Venturi. Questo spirito adesso è come smarrito, sì la banalità pacchiana e il senso di noia trasmessoci d' ogni episodio e forma d' arti in questo Occidente; arti che domandano non formule o stravaganze di successo, ma uomini e donne: donne soprattutto, capaci di rivivere ciò che, come da Virgilio a Dante e da Dante a Onofri, ritrova la via dell' armonia nella bellezza per rifiorire su morte oltre ogni fatale morte quale attraversa, per illusione di separante Spazio, la parvenza in stasi a un ratto tempo di questo mondo.


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Intervista a Angela Ragusa

di Giuseppe Lurgio

Confesso che quando il mio amico Vito di Matera mi ha parlato di Angela Ragusa sono rimasto un pò perplesso in quando non avevo mai sentito parlarne. Così incuriosito e spronato dall'entusiasmo con cui egli me ne parlava sono andato a visionare il sito di Angela. Dopo una veloce visione ho dovuto dargli ragione e verificare che effettivamente la scrittrice e traduttrice Angela Ragusa di cose ne aveva fatte!Pensate che ha tradotto circa 250 libri per ragazzi dall'Inglese e qualcuno pure dallo Spagnolo raccogliendo innumerevoli premi. Cito alcuni autori spaziando da Carl Sandburg a Joyce Carol Oates, da Melvin Burgess a Jerry Spinelli, e Roald Dahl e. Molti altri libri invece sono stati scritti direttamente da lei. Così preso dall'entusiasmo ho subito scritto una e-mail ad Angela chiedendogli di poter fare una chiacchierata con lei per farla conoscere a tutti voi! Ebbene lei ha immediatamente accettato ed ecco quì sotto l'intervista!

D) Come faccio di solito,bando ai formalismi e parto subito ringraziando Angela,anche a nome della redazione, per averci concesso un po’ del suo tempo rispondendo a qualche mia domanda così da far conoscere ai nostri lettori qualcosa di più su di lei!Prima di entrare nel vivo della nostra chiacchierata vogliamo dire a chi ci sta leggendo chi è Angela senza la penna?Ovvero al di fuori del tuo lavoro di scrittrice-traduttrice?
R)Tanto per cominciare ringrazio te, Pino, di avermi contattata: sarò lieta di rispondere alle tue interessanti domande e cercherò di farlo nel miglior modo possibile. Come posso descrivermi? Beh, diciamo che sono una persona molto tranquilla e soprattutto molto pigra: personalmente sarei più che contenta di passare il mio tempo leggendo, facendo lunghe passeggiate (d’inverno lungo il mare, d’estate in montagna) con mio marito, e giocando con i nostri due gatti. Ogni tanto però ci concediamo lunghi viaggi di esplorazione e scoperta: così per tre mesi abbiamo viaggiato in India usando treni e abitando nelle case di ospiti indiani o piccoli alberghi molto modesti; lo stesso abbiamo fatto in Perù, scampando per un pelo all’inondazione che anni fa bloccò per molti giorni l’unica linea ferroviaria che porta a Machu Picchu (prendemmo l’ultimissimo treno; subito dopo la linea ferroviaria fu distrutta dall’alluvione e i turisti ancora sul posto dovettero essere portati in salvo con gli elicotteri militari!); allo stesso modo, siamo anche vissuti per quattro mesi a Luxor, in Egitto, affittando un appartamento e usando i negozi del posto. Durante questi viaggi, di solito mi dedico a prendere appunti per un qualche nuovo libro, mentre Bill (mio marito)dipinge acquarelli o fa foto e video. Per il resto, amo il silenzio e la solitudine (a volte anche marito e gatti mi sembrano di troppo!), e quando non devo usarlo per lavoro mi tengo più lontana possibile dal computer: non sono granché tecnologica e lo considero uno strumento utile che però non mi entusiasma affatto e mi limito a usarlo come una macchina da scrivere più comoda delle vecchie elettriche.
D) Mi incuriosisce il fatto che tu abbia tradotto tantissimi libri per ragazzi,e una tua passione o una scelta prettamente commerciale?
R) A dire la verità è stato un puro caso, e per spiegare come ci sono arrivata mi tocca fare una breve cronistoria della mia vita.A suo tempo mi sono laureata in Scienze Politiche a Firenze perché interessata soprattutto a storia e filosofia politica, anche se una delle mie passioni fin da giovanissima è stata la poesia, in particolare quella contemporanea e anglo-americana. Nel mondo dell’editoriasono entrata pochi mesi dopo la laurea (altri tempi!), e per parecchi anni ho lavorato in una casa editrice (la Sansoni di Firenze) che pubblicava testi universitari e para-universitari. Ignoravo tutto sulla contemporanea letteratura per ragazzi finché nel lontano 1987 sono passata a lavorare per la Salani che, acquisita dalla Longanesi, aveva riaperto gli uffici di Firenze. Solo allora ho scoperto l’esistenza di Roald Dahl nonché di Astrid Lindgren, visto che la mia generazione leggeva al massimo i classici originariamente scritti per adulti quali L’Isola del tesoro, 20.000 Leghe sotto i mari e vagonate di Dickens. La nuova letteratura per giovani mi ha entusiasmato, e, dopo alcuni anni trascorsi correggendo traduzioni penose, ho provato a tradurre anch’io: da quel momento ho cercato di scegliere titoli e autori, traducendo quasi sempre quelli che per me erano i migliori. Di sicuro non è stata una scelta ‘commerciale’ visto che 1) per tradurre a tempo pieno ho lasciato un ‘sicuro’ posto d’ufficio alla casa editrice Salani; 2) perché quello del traduttore è un lavoro molto solitario e anche per questo non adatto a tutti (amo solitudine e silenzio); 3) i traduttori sono pagati pochissimo, e quelli per ragazzi ancora meno, e ancor meno vengono considerati. Se l’ho fatto per tanti anni è stato perché sono convinta che il lavoro debba appassionare e divertire, a prescindere dai guadagni: non ho mai avuto interesse in lussi vari, perciò mi è sempre bastato avere il minimo indispensabile per vivere e poter risparmiare per i viaggi.
D) Tra i circa 250 libri da te tradotti ce ne uno in particolare che ti piace di piu o che magari ne sei affezionata per una ragione particolare?
R)Più che un libro in particolare direi alcuni autori.Per esempio, è stata una gioia e un onore tradurre i racconti per bambini di Sandburg, visto che avevo molto amato le sue poesie. E poi autori come Melvin Burgess o Jerry Spinelli che definire solo ‘per ragazzi’ è riduttivo: i loro sono libri stupendi e adatti a tutti e di tutte le età. Cito solo un paio di titoli, ma ce ne sono molti altri: Misha corre (Spinelli) è uno dei più bei libri sull’Olocausto che abbia mai letto; Junk (Melvin Burgess) sul dramma della droga e di come travolge e distrugge la vita dei giovani: asciutto e mai pietistico, crudele e terribilmente vero.
D) Ora parliamo dei libri scritti da te. Qualè stato il primo libro scritto da te? E l'ultimo?Ce ne parli un po’?
R)Per cominciare devo fare una distinzione. Il primo libro che ho scritto era ‘su commissione’: una piccola casa editrice di Firenze mi chiese di preparare per la scuola una riscrittura del mito di Gilgamesh(un mito che amo molto). Comunque, il primo libro che considero realmente ’mio’, ossia con una storia e personaggi inventati da me, è I cavalieri del vento, pubblicato dalla Piemme nel 2006 e da allora ristampato ben 6 volte, nonché vincitore di due premi nazionali (Premio Cento e Premio Sardegna). Da allora di libri ne ho scritti più o meno una decina, e l’ultimo sarà pubblicato nel marzo 2017 dalla casa editrice Centoautori: s’intitolaUn amore sul Gange ed è un libro per adolescenti e adulti, un romanzo d’avventura con un pizzico d’amore ispirato dagli incontri e dall’esperienza tratta dal nostro viaggio in India, che tratta di matrimoni combinati, violenza su donne e bambine, truffe e amore.
D) Sul tuo sito che ricordo ai lettori è il seguente: www.angelaragusa.com ho visto che i titoli dei libri scritti da te sono in formato grafico e quindi non facilmente leggibili da noi non vedenti specie chi non e molto pratico nella conversione di file JPG. Ebbene,potresti dirci alcuni titoli trà i più belli da te scritti?
R)A parte il succitato I cavalieri del vento, ambientato nel paesino della Sardegna dove ci siamo trasferiti una decina di anni fa abbandonando Firenze e il caos turistico, posso citare La casa delle rondini, ambientato invece nella città dove sono nata, Taranto. Il primo si svolge durante la corsa di cavalli e maschere che si tiene negli ultimi tre giorni di Carnevale a Santu Lussurgiu: si chiama sa carrela e si basa non sulla velocità (non ci sono vincitori) ma sulla collaborazione dei cavalieri. Il secondo, invece, coinvolge tre piani temporali e tocca anche un momento durante la seconda guerra mondiale quando Taranto fu bombardata e semidistrutta per distruggere la flotta italo-tedesca che gli Alleati credevano si trovasse all’ancora nel Mar Piccolo: la cosiddetta ‘notte di Taranto’. Per finire, un libro per piccolini (ma anche per genitori, sia chiaro!), L’albero delle 1000 dolcezze, che, pur non avendo vinto premi di sorta, continua a darmi molte soddisfazioni: amatissimo da mamme e bambini, parla di un albero magico e sogni perduti e ritrovati, ed è arrivato all’8° edizione nel giro di sei anni!
D) Anche per i tuoi libri devo chiederti se ne ami uno in particolare e per quale motivo!
R)Mah? mi riesce molto difficile scegliere un titolo, più o meno come chiedere a una mamma a quale dei suoi figlioletti vuole più bene, però forse uno dei miei ultimi libri,Le torri di fuoco sono particolarmente affezionata perché mi sono ispirata alla Sardegna più che in altri, inventando una Sardegna-Atlantide e un mondo a metà fra scienza e magia.
D) Cosa ti piace leggere quando non scrivi?C'è un autore che ti appassiona in particolare?
R)Sono sempre stata una lettrice onnivora, spaziando dalla saggistica (politica, storica, sociologica) ai classici inglesi, francesi e russi dell’Ottocento/Novecento,alla fantascienza (soprattutto quella ‘classica’, da Asimov a Heinlein, Silverbeg etc.)ai ‘mystery’: Wallace, Queen, ovviamente la Christie; e poi Chandler e i noir. Ho anche apprezzato in anni più recenti alcuni rari autori ‘horror’ come Stephen King. Comunque questi autori sono quelli che mi rilassano, da leggere prima di dormire o simili. A questo si aggiungono sempre più rari autori contemporanei soprattutto anglofoni, mentre nutro scarsissimo interesse per gli italiani, contemporanei e non, a parte Pirandello, Tomasi di Lampedusa e una manciata d’altri non precisamente contemporanei: probabilmente in questo sono stata influenzata a suo tempo da mio padre che aveva una ricca collezione di libri di romanzieri anglo-americani, da Poe a Hemingway. Altra mia passione è stata il teatro: soprattutto Shakespeare, letto a diciott’anni in traduzione e in anni più recenti in originale, e poi Tennessee Williams, Noel Coward etc. E non dimentichiamo la poesia: Alda Merini per l’Italia, ma soprattutto Ezra Pound, T.S.Eliot, ancora i russi. Di tutto un po’, insomma, e non saprei proprio quale autore identificare come ‘preferito’.
D) Nei libri scritti da tec’è un personaggio non vedente o come si usa dire spesso"diversamente abile"?
R)In Luci di mezzanotte un personaggio molto importante, la Baronessa, ha seri problemi mentali: molti decenni internata a forza perché creava problemi in famiglia (il destino di molte donne ‘problematiche’ in tempi non troppo lontani: vedi Alda Merini), con la chiusura dei manicomi si è trovata in strada; la sua storia, come e perché è stata chiusa in manicomio,l’ho poi raccontata in La casa delle rondini. All’inizio doveva essere solo un personaggio di contorno, ma via via ha preso importanza e alla fine ha preteso un libro tutto per lei. Comunque, quando l’ho scritto, non mi ero proposta di parlare di ‘diversamente abili’, ma semplicemente di raccontare una storia avventurosa: i personaggi poi vengono fuori da soli, e non mi è mai venuto in mente di etichettarli.
D) Se ti proponessero di scrivere un libro dove il protagonista sia un non vedente o un soggetto con altra disabilità tu accetteresti senza pensarci su due volte?
R) Solo se mi venisse in mente una storia che convincesse me per prima. Il fatto è che spesso storie con personaggi ‘diversi’ scritte su richiesta di editori benpensanti finiscono per essere terribilmente didascaliche e con pretese educative, finiscono per annoiare i giovani lettori e magari per ottenere l’effetto contrario a quello desiderato.
D) Allora potrebbe essere un idea per un tuo prossimo libro far conoscere ai ragazzi il mondo della disabilità?
R)Ripeto: solo se mi venisse in mente una storia forte e appassionante. Senza contare che posso parlare e scrivere solo di argomenti/posti/personaggi che conosco bene, e anche così la storia dev’essere quella giusta. Per esempio, pur avendo due carissime amiche di vecchia data con grossi problemi dovuti alla polio (una è stata a suo tempo campionessa para-olimpica di ping-pong) non mi è mai venuto in mente di scrivere una storia sull’argomento; e, in effetti, non mi è mai neanche venuto mai in mente di considerarle diverse o disabili: sono semplicemente due persone molto care, intelligenti e spiritose che camminano più lentamente di me.
D) Secondo te un libro per ragazzi e per così dire, "vietato" agli adulti?
R)Nient’affatto. pensiamo a quelli che ai miei tempi venivano spacciati come libri per ragazzi, da Dickens a Twain a Stevenson a Verne: questi erano scrittori per tutte le età e ai ragazzi non pensavano proprio. Come scisse a suo tempo C.S.Lewis, l’autore di Narnia nonché filologo e docente a Oxford, la categoria ‘libri per ragazzi’ è stata inventata in tempi recenti dagli editori per vendere libri a una fascia maggiore della popolazione. Personalmente ritengo alcuni autori etichettati ‘per ragazzi’ (tipo i già citati Burgess e Spinelli, ma anche parecchi altri) ottimi scrittori tout court.
D) Una domanda a bruciapelo! Vivi per scrivere o scrivi per vivere?
R)Nessuna delle due. in passato ho tradotto per vivere e pagare il mutuo, ma adesso, grazie alla pensione sia pure minima, posso dire di vivere per leggere e, quando mi viene in mente una storia che giudico interessante e/o divertente, la scrivo con molta molta molta calma. Per l’esattezza, la risposta giusta sarebbe: vivo per leggere e, quando possibile, per viaggiare.
D) Non hai mai pensato di cambiare genere,magari solo per provare, e scrivere per esempio un romanzo d'amore o magari unpoliziesco?
R)Come ho già accennato, il libro che uscirà l’anno prossimo è una storia d’avventura con un pizzico d’amore. Peraltro, il genere ‘romanzo d’amore’ è quello che in tutto l’universo libresco mi piace di meno e in genere lo trovo di una noia abissale: dopo venti pagine potrei già prevedere passo-passo quel che succederà. A parte questo, ho in mente un poliziesco ambientato a Luxor, Egitto: ci siamo vissuti per quattro mesi, e un po’ di cose le ho capite: dovrebbe anche essere un omaggio ad Agatha Christie (che tuttora mi piace assai) con una protagonista vecchietta, vedova, e di cervello fino.
D) Secondo te scrittori si nasce o si può anche diventare?Quali sono le qualità che una persona deve avere per poter scrivere un libro?
R)Un po’ ci si nasce e un po’ si diventa. La sensibilità per il linguaggio nasce prima di tutto in famiglia e poi si affina con le letture; può darsi che una certa inclinazione ad apprezzare le parole e il loro suono sia innata (ricordo che da piccolissima m’infuriavo se mio padre storpiava volutamente qualche parola per prendermi in giro: una volta, avrò avuto 4-5 anni gli tirai un calcio negli stinchi perché più io mi arrabbiavo più lui insisteva a ripetere una parola sbagliata!), come innato è l’orecchio per la musica o la mano per il disegno, entrambi campi che, pur apprezzando, mi sono totalmente estranei: manco a morire riuscirei ad azzeccare una nota e alle medie mi coprii d’infamia con un ’3’ in disegno geometrico! Poi certo, crescendo e leggendo leggendo leggendo, si possono apprendere alcune tecniche di scrittura e magari pure di grammatica (il congiuntivo sta soffrendo tantissimo, negli ultimi anni), però quel ‘quid’ che differenzia lo scrittore vero da quelli improvvisati... boh? dubito che lo si possa imparare.
D) C'è un tuo lavoro che a breve uscirà e che puoi annunciarci in anteprima?
R) Come ho già detto, l’anno prossimo uscirà Un amore sul Gange, una storia che avevo in mente da molto tempo, ispirata dal nostro lungo viaggio in India e in particolare all’incontro con due ragazzine che a Varanasi vendevano le candele da affidare al fiume durante il classico giro in barca all’alba. E’ la storia di un ragazzo italiano che torna a Varanasi dopo anni per aiutare l’amica indiana a evitare che la sorella minore resti vittima di un matrimonio combinato con un uomo molto più vecchio e che poi si rivelerà un criminale della peggiore specie. Sempre l’anno prossimo, dovrebbe uscire con Feltrinelli una storiellina illustrata leggera leggera che scrissi anni fa per i bambini dell’asilo al Grand Canyon Park: le avventure e disavventure di uno scoiattolo goloso e molto vanitoso. Mi era rimasta nel cassetto per anni, e poco tempo fa la mia agente l’ha venduta a Feltrinelli. Mi ero divertita a scriverla e anche a leggerla ai bambini americani; in seguito l’ho tradotta in italiano (unico esempio per me di un raccontino scritto prima in inglese... meno male che a suo tempo il marito americano mi aiutò a rivederlo!) e ogni volta che mi è capitata di leggerla ai bambini si sono molto divertiti.
D) Angela Ragusa ha un sogno nel cassetto?
R)Fare il giro del mondo su un mercantile, con valigiate di libri e senza connessione internet e/o telefono! Però adesso che, dopo vari anni senza mici, ne abbiamo presi/salvati due, potremo concederci solo viaggi più brevi: non di mesi, ma solo di qualche settimana. Per il resto sono sufficientemente soddisfatta della mia vita tranquilla, nel paesino sulle montagne della Sardegna dove ci siamo trasferiti da oltre dieci anni, pur sapendo che per molti sarebbe una vita estremamente noiosa.
D) Bene,siamo giunti alla fine di questa piacevole intervista. Prima di congedarci vorrei chiederti come fanno tutti gli ospiti di questo spazio di lasciare ai nostri lettori un tuo pensiero,un aforisma,o semplicemente un tuo modo di dire.
R)Ammetto di non avere pensieri o mottispeciali da comunicare. Anche se, lo confesso, l’immortale detto di Rossella O’Hara in Via col vento(‘Domani è un altro giorno’) mi ha aiutata in passato a superare parecchi momenti brutti, compreso il lungo periodo di riabilitazione necessario dopo un brutto incidente in montagna verificatosi una ventina d’anni fa durante un trekking sulle Apuane. Incidente che mi costò parecchie costole e cosette varie rotte, un paio di vertebre incrinate e ammaccature d’ogni genere, nonché un lungo soggiorno al reparto Emergenza dell’ospedale di Careggi a Firenze (fui salvata da un elicottero del Soccorso Alpino che per caso faceva esercitazioni in zona, però io non me lo ricordo!)

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Filosofia e religione

Continua ad avanzare il cammino riformatore di Papa Francesco

di Giuseppe Lurgio

Continua ad avanzare il cammino riformatore di Papa Francesco. Infatti lo scorso 31 Ottobre si è recato a Lund, in Svezia, partecipando a una commemorazione per i cinquecento anni della Riforma protestante. Cinque secoli dopo un Papa si reca nel quartier generale dei Luterani per fare il mea culpa e ammettere che su Martin Lutero e, soprattutto, sulla sua Riforma, Roma si è sbagliata. Dice il Pontefice: «Dobbiamo guardare con onestà e amore il nostro passato e riconoscere l'errore e chiedere perdono». Prima di entrare nel vivo di questo evento riformatore che è senza dubbio importantissimo ed è una tappa fondamentale per il dialogo tra religioni facciamo un breve resoconto su Martin Lutero. Teologo tedesco Martin Lutero nacque ad Eisleben (l'attuale Land di Sassonia-Anhalt ) il 10 Novembre 1483. Suo padre Hans Luther e sua madre Margarethe Ziegler erano contadini, cattolici e severi, ma anche un pò rozzi e volgari, al punto che nella loro fede entrava una componente di superstizione popolare, attinta soprattutto al paganesimo germanico e di conseguenza anche il giovane Lutero ne fu per così dire "impregnato". Un anno dopo la nascita di Martin, la famiglia si trasferì a Mansfeld, dove il bambino cominciò a frequentare la scuola. Nel 1497 Lutero frequentò la scuola di latino a Magdeburgo, presso i Fratelli della vita comune, un'associazione religiosa d'origine medievale. Per volontà del padre si iscrisse poi all'università di Erfurt ( 1501 ), dove conseguì il titolo di Baccalaureus artium. Nell'ordine agostiniano[ ] Fu nella biblioteca di questo istituto che lesse per la prima volta la Bibbia: "Mi piacque moltissimo", disse "e volevo ritenermi abbastanza fortunato da possedere un giorno quel libro". Un evento del luglio 1505 indirizzò il suo futuro: mentre era in viaggio fu sorpreso da un violento temporale alle porte di Stotterheim, un villaggio sassone. Caduto a terra per gli effetti di un fulmine poco distante, rivolse una promessa a Sant'Anna; se si fosse salvato avrebbe abbracciato la vita monacale. Il 17 luglio 1505, a ventidue anni, entrò nel convento agostiniano di Erfurt, dove approfondì gli scritti di San Paolo e Sant'Agostino. Qui, nel 1507, fu anche ordinato sacerdote nonostante la contrarietà del padre (che non credeva alla serietà della sua vocazione). Il giovane monaco agostiniano si dedicò agli studi teologici e alla pratica delle virtù monastiche, a cominciare dall' umiltà. Johann von Staupitz, colpito dalle sue capacità e dalla sua disciplina, lo segnalò a Federico III di Sassonia, che aveva appena fondato l' Università di Wittenberg e cercava nuovi docenti. Pertanto, nel 1508, Lutero iniziò a insegnarvi dialettica e fisica. Il 19 ottobre dell'anno seguente si laureò in teologia e nel 1513 iniziò a tenere lezioni sui Salmi. Nell'anno 1515 Lutero fu nominato, dal capitolo degli Agostiniani, vicario generale dei conventi del distretto della Misnia e della Turingia. Tra la fine del 1512 e l'inizio del 1514, Lutero ebbe un'improvvisa rivelazioneleggendo e meditando sulla lettera di San Paolo ai Romani,da cui trasse le basi della religione Protestante. Lo studio della Bibbia, la preghiera e la meditazione lo aiutarono a pervenire a un intendimento diverso di come Dio considera i peccatori. Da qui, derivò l'idea che il favore di Dio non è qualcosa che si possa guadagnare, ma viene concesso per immeritata benignità a coloro che manifestano fede. Nella teologia paolina infatti l'apostolo sostiene che se noi avremo fede saremo giustificati da Dio per i meriti di nostro signore Gesù Cristo. Dio, e lui solo, ci darà la grazia, la salvezza giustificandoci. È questo il punto centrale di tutta la dottrina Luterana. Un altro punto importante della tesi Luterana era la completa disapprovazione della pratica delle indulgenze. Infatti a allora si credeva che pagando un tributo alla Chiesa si aquistassero le indulgenze che servivano poi a espiare i peccati riducendo e addirittura azzerando il periodo di espiazione in purgatorio. In tre occasioni, nell'anno 1516, Lutero parlò contro le indulgenze, affermando che il semplice pagamento non poteva garantire il reale pentimento dell'acquirente né che la confessione del peccato costituisse di per sé una sufficiente espiazione. Lutero giudicò la pratica delle indulgenze assurda sotto ogni punto di vista e decise di contrastarla per iscritto. Vuole la tradizione che il 31 ottobre 1517 Lutero (o più probabilmente i suoi studenti abbiano affisso sulla porta della chiesa di Wittenberg, com'era uso a quel tempo, 95 tesi in latino riguardanti il valore e l'efficacia delle indulgenze. Lo scontro con le alte gerarchie ecclesiastiche fu inevitabile. La fama del monaco ribelle si diffuse in tutta la Sassonia. Due elementi, più di ogni altra cosa, contribuirono a questo rapido successo: l'interesse generale che suscitava questa disputa, giacché trattava tematiche molto vicine alle esigenze materiali e spirituali della popolazione; in secondo luogo la stampa a caratteri mobili, che consentì la stesura e la diffusione in migliaia di copie delle tesi luterane e dei successivi scritti. Nel gennaio del 1518 giunse a Roma l'annuncio della discussione proposta da Lutero con le sue tesi. Papa Leone X ordinò la trasmissione dell'incartamento al generale vicario dell'ordine degli agostiniani con l'annotazione di tenere tranquillo Lutero. All'inizio la curia romana pensava si trattasse di una delle solite dispute fratesche e non attribuì eccessiva importanza alla contestazione di Lutero. Il popolo invece contro ogni previsione prestò ascolto alla nuova teologia scritta in lingua volgare che si diffuse con rapidità sorprendente. Le Risoluzioni furono inviate a Roma per essere esaminate da papa Leone X, il quale questa volta autorizzò l'apertura di un processo nei confronti del monaco ribelle. Lutero ebbe sessanta giorni di tempo per presentarsi a Roma e contestare l'accusa di aver diffuso idee erronee. Tuttavia la paura fondata di essere arrestato e condannato senza alcuna possibilità di spiegare le proprie ragioni spinse Lutero a rivolgersi al principe Federico per ottenere garanzie e protezione. Fu quindi deciso di spostare il processo in Germania, ad Augusta Lutero sarebbe stato ricevuto dal delegato pontificio il cardinale Tommaso De Vio detto il "Caetano". Onde tutelare l'incolumità di Lutero, il principe Federico ottenne un salvacondotto dall'imperatore Massimiliano I che ne garantiva l'intoccabilità fino al ritorno a Wittenberg. Il cardinal Caetano cercò di ottenere da Lutero una pubblica e completa ritrattazione, ma poiché egli non si considerava un eretico, rifiutò la richiesta e invocò la protezione del papa contro i calunniatori e i nemici. Va detto, infatti, che fino a quel momento Lutero non aveva mai auspicato una frattura del mondo cristiano e tutti gli scritti di quel periodo dimostrano un chiaro intento di riformare dall'interno la dottrina della Chiesa, che ai suoi occhi aveva smarrito la missione assegnatale da Cristo. Non deve quindi stupire il suo appello al papa, come non deve stupire il fatto che tale appello venne rifiutato e le tesi di Lutero respinte dal Caetano e di conseguenza da Leone X. Nel gennaio del 1520 si riunì a Roma il primo concistoro contro Lutero, e in giugno fu emanata la bolla Exsurge Domine che intimava a Lutero di ritrattare ufficialmente le sue posizioni o di comparire a Roma per fare altrettanto, pena la scomunica. Nell'agosto dello stesso anno Lutero replicò pubblicando la lunga lettera An den christlichen Adel deutscher Nation von des christlichen Standes Besserung ( Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca : del miglioramento dello Stato cristiano), con la quale invitò i nobili, i capi, i tutori della Germania alla lotta contro la Chiesa di Roma contestando l' infallibilità del papa (che all'epoca non era ancora un dogma di fede ma una tradizione ben consolidata), il monachesimo e il celibato sacerdotale. A questo scritto seguì, in ottobre, il trattato teologico De captivitate babylonica ecclesiae praeludium (Preludio alla cattività babilonese della chiesa), nel quale Lutero passa in rassegna i sette sacramenti, accettandone soltanto tre: battesimo, eucaristia e penitenza. Per Roma era troppo e non si poteva più far finta di nulla e così il 3 gennaio 1521 con la bolla Decet Romanum Pontificem, Leone X scomunicava Martin Lutero, l'accusa era di eresia hussita. Il principe Federico ottenne che a Lutero non fosse fatto alcun male a Worms e che gli si consentisse di esporre le sue ragioni. La Riforma, promossa da Lutero era oramai inarrestabile e altri uomini come Giovanni Calvino e Zwingli, la sostenettero determinando la formazione di un nuovo movimento religioso nell'Europa Occidentale detto protestantesimo. Il maggiore contributo di Lutero fu il suo insegnamento principale: la giustificazione per fede. Nel giro di poco tempo ciascun principato tedesco si schierò per la fede protestante o per quella cattolica. Il protestantesimo si diffuse e ottenne larghi consensi in Scandinavia, Svizzera, Inghilterra e Paesi Bassi. Ancora oggi centinaia di milioni di persone, in tutto il mondo, si professano aderenti a questi insegnamenti. Secondo quanto è stato tramandato, il 18 febbraio 1546 a Eisleben, quando Lutero era sul letto di morte, gli amici gli chiesero se era ancora convinto di ciò che aveva insegnato. Rispose: "Sì", e poco dopo spirò. Lutero venne in seguito inumato nella cattedrale di Wittenberg, tempio dove a tutt'oggi riposa. Dopo questa sommaria biografia entriamo nel contesto di questo articolo dove vorrei spieggare il grande passo fatto dal nostro Papa per far sì chè Lutero venga riammesso e di conseguenza si apra un dialogo collaborativo con i Protestanti che in fondo in fondo se visti oggi alla luce anche dei tanti rinnovamenti avvenuti nella chiesa Romana possono essere tranquillamente considerati nostri fratelli. Papa Francesco crede, anzi ne è convinto,dell’unicità di Dio. Questo significa che tutte le religioni, a cominciare da quelle monoteistiche ma anche le altre, credono in quel Dio al quale arrivano ciascuna attraverso le sue Scritture, la sua teologia, la sua dottrina e i suoi canoni. Tutte quindi dovrebbero affratellarsi e questo è il risultato che Francesco persegue pur essendo ben consapevole che ci vorranno molti e molti anni per ottenerlo. L’obiettivo del Pontefice non è soltanto l’affratellamento ma addirittura l’unificazione che è ancora più difficile e la ragione di questa difficoltà è comprensibile: la loro unificazione mette in gioco anche le strutture liturgiche e canoniche e deve riguardare anche origini scissionistiche di cui quella luterana fu cronologicamente la prima. Ma proprio prendendo spunto dal Giubileo della Misericordia il Papa dice che la misericordia non è la stessa cosa del perdono. È un dono spirituale che il Signore fa a tutti noi per il solo fatto d’averci creato e che noi a nostra volta dobbiamo fare a tutti nei modi e nei bisogni che dimostrano e che ciascuno di noi deve fare al prossimo. Molti vescovi e molti sacerdoti lesinano o addirittura negano il loro dono di misericordia a chi non è in linea con i canoni ecclesiastici. Francesco non la pensa così e su questo adotta il punto centrale della Riforma luterana quando supera l’intermediazione dei sacerdoti tra i fedeli e Dio. Il rapporto è diretto: ogni singolo che cerca Dio può naturalmente valersi dell’incoraggiamento e perfino dell’intermediazione dei sacerdoti, ma può anche cercare e trovare quel rapporto con Dio direttamente: si tratta di una necessità che la sua anima sente ed è l’anima che cerca, trova e ne è illuminata. Questa in realtà è la profonda ragione che ha spinto Francesco ad esser presente a Lund nel giorno di ricorrenza dei 500 anni della Riforma luterana. La Chiesa ha sempre accettato anzi incoraggiato il rapporto diretto delle anime con Dio ma al tempo stesso ha ribadito che quel rapporto diretto si compie attraverso il clero che amministra i sacramenti. Di fatto avviene così ed è sempre avvenuto ma in un tempo assai remoto erano i fedeli stessi ad amministrare i sacramenti e l’eucarestia in particolare, l’unico sacramento che Gesù creò, secondo tutti i Vangeli, durante l’ultima Cena trasformando il pane ed il vino nel suo corpo e nel suo sangue. I cristiani dei primi secoli così facevano ed è questa a guardar bene l’intima essenza di quanto pensa l’attuale Pontefice non nella forma ma certamente nella sua sostanza. Di fronte al presidente della Federazione Munib Yunan, il Papa ribadisce e rivaluta le intenzioni che hanno mosso la Riforma di Lutero, andando oltre le ferite del passato: «Non possiamo rassegnarci alla divisione e alla distanza che la separazione ha prodotto tra noi», piuttosto «abbiamo la possibilità di riparare».Infatti proprio con Yunan firma una dichiarazione comune in cui viene scritto che cattolici e luterani sono «profondamente grati per i doni spirituali e teologici ricevuti attraverso la Riforma di Lutero». Parole logiche per i protestanti, meno per il Papa, guida e pastore di quella Chiesa cattolica che se è vero che negli ultimi cinquant’anni ha parecchio rivisto le sue riserve su Lutero, nei secoli precedenti aveva ritenuto senza problemi che l’inferno fosse il luogo più opportuno dove dovesse bruciare il monaco agostiniano. Sotto le due alte torri della cattedrale di Lund, raggiunta subito dopo l’atterraggio, c’è anche la primate della Chiesa di Svezia, l’arcivescovo Antje Jackelén, a partecipare al momento clou della visita papale. Francesco l’abbraccia Poi prende la parola e in spagnolo ribadisce con fermezza la volontà di andare avanti in un cammino da fare assieme: «Non possiamo rassegnarci alla divisione e alla distanza che la separazione ha prodotto tra noi». È il momento di «guardare con amore e onestà al nostro passato e riconoscere l’errore e chiedere perdono: Dio solo è il giudice». Anche perché, dice sempre Bergoglio in uno dei passaggi fra i più significativi, «la nostra divisione» non è stata portata avanti dal popolo, «che aspira naturalmente a rimanere unito», ma «è stata storicamente perpetuata da uomini di potere di questo mondo più che per la volontà del popolo fedele ». La riconciliazione è stato il filo conduttore di una giornata inimmaginabile fino a pochi decenni fa. Il Papa non solo rivaluta la figura di Lutero, le sue intenzioni ma entra nel cuore di una unità fra la Chiesa e la comunità protestante già da subito percorribile sul piano sociale, al di là delle differenze teologiche. Certo,ci sono ancora ostacoli e barriere difficili da superare come ad esempio l'ordinazione sacerdotale alle donne. Nella chiesa Protestante e normale che una donna possa essere al pari degli uomini nominata sacerdote, mentre per la chiesa Cattolica e ancora un atto incontemplabile, ma come dice il vecchio detto, "chi ben inizia e già a metà dell'opera",e pare proprio che il nostro caro Papa abbia fatto un lavoro veramente straoordinario per far si che ciò che e appena incominciato continui fino a far sì che sipossa guardare ai nostri fratelli Luterani non come nemici ma come fratelli che credono allo stesso DIO.


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Le eresie secondo S. Agostino

di Stefano Pellicanò

“Eresia” è un termine storico religioso e teologico che indica una dottrina deviante da un movimento religioso appartenente alla stessa tradizione. In ambito cristiano il termine, assente nei vangeli canonici, compare negli Atti degli apostoli (5:17). In origine senza alcuna connotazione denigratoria eretico era “colui che sceglieva, in grado di valutare più opzioni prima di altri” (cfr. Atti, 24:5, 24:14, 26:5, 28:22) per indicare varie scuole (o sette) come quelle dei Sadducei, Cristiani e Farisei. Con le Lettere del Nuovo Testamento la neutralità del termine viene meno: in 1 Corinzi 11:19, Galati 5:20, 2 Pietro 2:1, haìresis inizia ad assumere dei connotati dispregiativi e ad indicare la “separazione”, la “divisione” e la condanna in questo senso utilizzato dai Padri della Chiesa e scrittori ecclesiastici, ad es. da Ireneo nel suo trattato Contra haeresis [Contro le eresie] che descrisse le sue posizioni come ortodosse (dal greco ortho- “retto” e doxa “pensiero”) in contrapposizione con quelle “eretiche”. Probabilmente fu Giustino (100-162) il primo apologeta ad utilizzare sistematicamente il termine per combattere le correnti cristiane considerate devianti. Sotto il profilo giuridico-ecclesiastico eretico è definito chi, dopo il battesimo, e conservando il nome di Cristiano, ostinatamente si rifiuta o pone in dubbio una delle verità che nella fede divina e cattolica si devono credere e si tende a distinguere fra eresia e scisma: quest'ultimo comporta un distacco dalla chiesa ortodossa senza “perversioni nel dogma” (secondo la definizione di S. Girolamo) ma secondo alcuni teologi lo scisma inveterato finisce per assumere anche caratteristiche dottrinali. Una profonda differenza è presente tra le eresie orientali e occidentali infatti le grandi eresie del IV secolo si sono sviluppate soprattutto in Oriente ma avevano avuto indubbiamente una ripercussione anche in Occidente in quanto Roma determinava il dogma cattolico di fronte a ciascuna di esse. In Oriente si indugiava soprattutto sui grandi problemi metafisici: la Trinità, la divinità del Verbo e quella dello Spirito Santo, la creazione del mondo e l'origine del male. Si tratterà della unione ipostatica [« essere sussistente », « sostanza »] delle due nature di Gesù Cristo, dell'unione in lui della volontà divina e di quella umana, ecc. Il mondo greco è attratto maggiormente verso gli oggetti mentre l'animo occidentale si rivolge di preferenza verso il soggetto: l'uomo, la libertà umana, la grazia, la predestinazione, la fede e le opere, il male. I Greci si sono mostrati sempre amanti dell'alta metafisica e i Latini della psicologia ma quest’ultimi non hanno esitato a seguire i Greci nelle loro alte speculazioni e i trattati sulla Trinità o sulla Incarnazione non sono stati minori in Occidente mentre in senso inverso il problema della grazia e del suo legame con la libertà umana è stato approfondito maggiormente in Occidente. S.Agostino d’Ippona Aurelius Augustinus Hipponensis (Aurelio Agostino d'Ippona) o sant'Agostino nacque a Tagaste, attualmente Souk Ahras (Algeria), situata a circa 70 km a sud-est di Ippona (oggi Annaba), una piccola città libera della Numidia proconsolare, il 13 novembre 354 e morì ad Ippona il 28 agosto 430. E’Padre, dottore e santo della Chiesa cattolica, detto anche Doctor Gratiae (“Dottore della Grazia”) ed è stato un vescovo (395-430), teologo berbero (o punico) con cittadinanza romana ed un filosofo che tentò di conciliare il pensiero pagano e la fede cristiana (Fig.1:La più antica immagine di Agostino; affresco nella basilica del Laterano, VI secolo). E’stato definito « il massimo pensatore cristiano del I millennio e uno dei più grandi geni dell'umanità in assoluto, un pilastro della cultura, della teologia e della spiritualità, il primo dei Padri che sentì il bisogno di costringere la sua fede a ragionare ma anche l'uomo vivo che parla, da cuore a cuore, agli uomini del nostro tempo ». Per comprenderne il pensiero bisogna considerare il suo vissuto coinvolto in un insanabile dissidio tra ragione e sentimento, spirito e carne, pensiero pagano e fede cristiana pertanto la sua filosofia consistette nel grandioso tentativo di riconciliarli e tenerli uniti. Fu proprio l'insoddisfazione per quelle dottrine che predicavano una rigida separazione tra luce e tenebre, bene e male a spingerlo ad abbandonare il Manicheismo e a subire l'influsso dello Stoicismo e soprattutto del Neoplatonismo, i quali viceversa riconducevano il dualismo in unità. Recependo il pensiero di Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C.) [filosofo greco che assieme al suo maestro Socrate e al suo allievo Aristotele ha posto le basi del pensiero filosofico occidentale] filtrato attraverso quello di Plotino (203/205 - 270) [uno dei più importanti filosofi greci dell'antichità, erede di Platone e padre del neoplatonismo]. Agostino rielaborò la dottrina delle idee, o quella emanatistica [che asseriva l'origine delle cose e degli esseri da un principio originario da cui tutto si irradia e di cui tutti partecipano] dell'Uno, sulla base della concezione trinitaria del Dio cristiano, che è insieme Sapienza, Potenza e Volontà d'amore. Essendo Dio principio unico e assoluto dell'Essere non può esistere un principio a Lui contrapposto per cui il male è soltanto “assenza”, privazione del Bene, imputabile unicamente alla disobbedienza umana. A causa del peccato originale nessun uomo è degno della salvezza ma Dio sceglie in anticipo chi salvare tramite il ricorso alla grazia che sola consente alla nostra anima di ricevere l'illuminazione, comunque l’uomo possiede un libero arbitrio. A differenza della filosofia greca dove la lotta tra bene e male non prevedeva un esito escatologico [interpretazione dei destini ultimi dell'uomo e dell'universo], Agostino ebbe presente come questa lotta si svolge soprattutto nella storia con una riabilitazione della dimensione terrena rispetto al giudizio negativo che ne aveva dato il platonismo per cui anche il mondo e gli enti corporei hanno valore e significato, in quanto frutti dell'amore di un Dio vivo e Personale, che sceglie di entrare nella storia umana e il cui amore infinito (agàpe) è la risposta all'ansia di conoscenza, tipica dell'eros greco, che l'uomo prova per Lui. Il passaggio di Agostino attraverso la “fase del dubbio” fu determinante per fargli trovare la via della fede infatti solo chi dubita è animato dal desiderio sincero di trovare la verità, a differenza di chi non si pone domande. È la consapevolezza della propria ignoranza che spinge a indagare il mistero eppure non si cercherebbe la verità se non si fosse certi almeno inconsciamente della sua esistenza. Un tema, questo, di lontana ascendenza socratica e platonica ma inserito nell'ottica cristiana del Dio-Persona; è Dio stesso che fa nascere nell'uomo il desiderio della verità, un Dio inconscio e nascosto che vuole farsi conoscere dall'uomo; solo l'intervento della Sua grazia permette alla ragione umana di trascendere i suoi limiti, illuminandola. Ed è così che avviene l'intuizione che è un comprendere e nello stesso tempo un credere che non avrebbe senso dubitare se non ci fosse una Verità che appunto al dubbio si sottrae e che non si cercherebbe Dio se non Lo si fosse già trovato. De haeresibus [Le eresie] Dalla prefazione A proposito di ciò che così di frequente e con insistenza mi chiedi, ovvero di stendere un'opera sulle eresie adatta alla lettura di chi desideri evitare formule di fede contrarie al credo cristiano e che traggono in inganno per il loro spacciarsi per cristiane, sappi che già molto tempo prima che tu avanzassi questa richiesta intendevo comporre una simile opera e l'avrei già stesa se, considerata con scrupolo la difficoltà e la vastità dell'impresa, non avessi ritenuto che ciò fosse al di sopra delle mie forze. Ma, poiché confesso che nessuno come te ha insistito con le sue esortazioni, ho tenuto conto tanto del tuo nome quanto della tua ostinata richiesta e mi sono detto: “Tenterò e compirò ciò che vuole Iddio”. Ho fiducia, infatti, che Dio, servendosi della mia lingua voglia, se mi farà arrivare alla fine di questa opera con la sua misericordiosa assistenza, o mostrare unicamente la grande difficoltà di questo lavoro o, se mi darà un aiuto più abbondante, toglierla. ***** 1. I Simoniani prendono il loro nome da Simon Mago, il quale, battezzato dal diacono Filippo (Atti degli Apostoli), volle acquistare con denaro dai santi apostoli il potere di impartire, mediante l'imposizione delle sue mani, lo Spirito Santo. Con le sue magiche macchinazioni aveva ingannato un gran numero di persone. Insegnava inoltre la detestabile sconcezza di rapporti sessuali con donne, svincolati da ogni legge morale. Insegnava che Dio non fosse il creatore del mondo e negava la risurrezione della carne. Asseriva di essere Cristo; parimenti voleva esser creduto Giove e che fosse ritenuta per Minerva una certa meretrice Elena, che egli aveva fatto cooperatrice delle sue scelleratezze. Offriva ai suoi discepoli, perché li adorassero, una sua immagine e quella della sua meretrice, ritratti che aveva sistemato, con pubblica autorizzazione, persino a Roma, come si trattasse di icone divine. Fu in quella città che l'apostolo Pietro lo annichilì in virtù dell'autentico potere di Dio onnipotente. 2. I Menandriani prendono il loro nome da Menandro, un discepolo di Simone, mago anch'egli, il quale sosteneva che il mondo fosse stato creato non da Dio, ma dagli angeli. 3. I Saturniani traggono il loro nome da un certo Saturnino, del quale si dice che abbia predicato in Siria le turpi dottrine di Simone; a suo avviso il mondo venne creato da sette angeli da soli, all'insaputa di Dio Padre. 4. I Basilidiani traggono il loro nome da Basilide, le cui dottrine si discostavano da quelle dei Simoniani perché credeva vi fossero trecentosessantacinque cieli, tanti quanti sono i giorni che compongono un anno. Di qui egli raccomandava, come se fosse un nome santo, la parola . Secondo il sistema greco di calcolo le lettere di questa parola, sommate, davano infatti lo stesso numero. Le lettere sono sette: più più più più più più ovvero: uno, più due, più cento, più uno, più duecento, più uno, più sessanta. La loro somma dà appunto trecentosessantacinque. 5. I Nicolaiti prendono il loro nome da Nicolao, di cui si dice che sia uno di quei sette ordinati diaconi dagli apostoli. Ritenuto colpevole di amare smodatamente la sua splendida moglie, si narra che, per espiare la sua colpa, permettesse, a chiunque lo volesse, di unirsi a lei. Questo gesto diede origine ad una setta abominevole che consentiva di accoppiarsi indiscriminatamente a tutte le donne. Costoro non separavano neppure i propri cibi da quelli immolati agli idoli e non rigettavano altri riti pagani e superstizioni. Dicono anche varie fantasticherie sulla formazione del mondo, inserendo nelle loro trattazioni non so quali nomi barbarici di potenze celesti, per spaventare con essi i loro seguaci ma suscitando, nei più avveduti, più il riso che il terrore. Sono noti anche perché non attribuiscono a Dio la creazione ma a certe potestà celesti che essi con somma insipienza si immaginano e credono. 6. Gli Gnostici si vantano di essere così chiamati o del fatto che dovrebbero venir chiamati così, per la superiorità della loro scienza mentre sono soltanto più vanitosi e turpi di quelli sinora nominati. In ogni caso vengono chiamati dagli uni o dagli altri, in vari punti della terra, in modi differenti e alcuni li chiamano Borboriti, termine che significa “immondo”, a causa delle indicibili oscenità che si dice essi perpetrino nei loro riti misterici. Alcuni ritengono che derivino dai Nicolaiti, altri da Carpocrate, del quale parleremo più avanti. Tramandano dottrine colme delle più ardite fantasie. Anch'essi fanno loro le anime dei più deboli con terribili nomi di angeli e di potenze celesti, e intessono su Dio e sul mondo racconti fantastici di ogni genere lungi dall'integrità del vero. Affermano che la sostanza delle anime è di natura divina e, in conformità a questi loro errori, con le medesime fantasticherie oltremodo lunghe e stolte introducono l'infusione di esse nei corpi e il loro ritorno a Dio pertanto fanno sì che quelli che prestano fede a costoro non acquistino, come essi ritengono, una grande scienza ma, mi sia concesso dirlo, diventino sciocchi, per il loro fantasticare. Tra le dottrine di questi eretici, c'è anche affermata, come è noto, l'esistenza di un dio buono e di uno cattivo. 7. I Carpocraziani prendono il loro nome da Carpocrate che insegnava ogni specie di immoralità ed escogitava ogni espediente per peccare poiché, diversamente, non si sarebbero potuti sfuggire e oltrepassare i principati e le potestà, cui sono gradite tali azioni e, così, si avrebbe la capacità di giungere al cielo superiore. Questo eretico, come ci viene tramandato, riteneva inoltre che Gesù era un puro uomo nato da entrambi i sessi ma che aveva ricevuto un'anima tale che gli dava la facoltà di sapere e di annunciare le cose del cielo. Insieme con la resurrezione del corpo respingeva anche la legge. Negava che il mondo fosse stato creato da Dio e lo reputava creato da non so quale potenza. Si dice che fosse membro della sua setta una certa Marcellina che venerava le immagini di Gesù e Paolo, Omero e Pitagora, adorandole e bruciando ad esse incenso. 8. I Cerintiani hanno origine da Cerinto e sono anche detti Merintiani da Merinto. Ritenevano che il mondo fosse stato creato dagli angeli, che fosse necessario circoncidere la carne e osservare anche le altre prescrizioni della legge. Asserivano che Gesù è stato soltanto un uomo, che non è risorto ma che risusciterà. Inoltre favoleggiano che dopo la resurrezione ci saranno mille anni in un regno di Cristo sulla terra, in mezzo a piaceri dello stomaco e della libidine. Di qui costoro vengono anche chiamati Chilialisti. 9. I Nazorei sebbene ammettano che Cristo sia il figlio di Dio osservano tuttavia i precetti dell'antica legge ma i Cristiani hanno appreso dalla tradizione apostolica che essi non vanno osservati secondo la carne ma intesi secondo lo spirito. 10. Anche gli Ebioniti affermano che Cristo sia soltanto un uomo. Osservano i precetti carnali della legge, come la circoncisione della carne e tutte le altre pratiche dalle quali siamo stati liberati grazie al Nuovo Testamento. Epifanio unisce questa eresia ai Sampsei e gli Elcesei, trattandole tutte nello stesso paragrafo come se fossero una sola eresia, mettendo però in evidenza che qualche cosa le distingue. In seguito, però, parla di costoro, assegnando loro il numero di serie ad esse spettante. Eusebio, quando menziona la setta degli Elcesaiti, riferisce che costoro hanno insegnato la liceità di negare la fede durante la persecuzione, purché venisse conservata nel cuore. 11. I Valentiniani prendono il loro nome da Valentino. Costui escogitò molte fantasticherie sulla costituzione dell'universo: asserì, infatti, che ci sono stati trenta Eoni, cioè secoli, il cui principio sono il profondo (o padre) e il silenzio. Da questi due principi, presi quasi come coniugi, riteneva fossero proceduti l'intelletto e la verità, che, a loro volta, avrebbero prodotto, in onore del padre, altri otto Eoni. Poi dall'intelletto e dalla verità sarebbero discesi il verbo e la vita e, da questi ultimi, altri dieci Eoni. Dal verbo e dalla vita sarebbero poi discesi l'uomo e la chiesa, origine, essi, di dodici Eoni. Così dunque otto più dieci più dodici fanno trenta Eoni che hanno, come abbiamo detto, come loro primo principio il profondo e il silenzio. Cristo sarebbe stato mandato dal padre, ossia dal profondo e avrebbe portato con sé un corpo spirituale o celeste. Dalla vergine Maria non avrebbe preso nulla, passò per essa come attraverso un fiume o un canale, senza esserci stata alcuna assunzione di carne presa da Lei. Inoltre non ammette la resurrezione della carne, affermando che soltanto lo spirito e l'anima ricevono la salvezza per mezzo di Cristo. 12. I Secondiani, come è affermazione comune, si distinguono dai Valentiniani per il fatto che aggiungono pratiche immorali. 13. Tolomeo, anch'egli discepolo di Valentino, desiderando fondare una nuova eresia, volle distinguersi da lui, affermando che ci sono quattro Eoni, ai quali se ne aggiungono altri quattro. 14. Marco ancora, ma non so chi fosse, fondò un'eresia che nega la resurrezione della carne e afferma che Cristo non ha sofferto soltanto apparentemente. Ha professato anche l'esistenza di due principi tra loro contrari; sosteneva poi, quanto agli Eoni, una dottrina simile a quella di Valentino. 15. Colorbaso ha seguito gli eretici ora menzionati senza grandi differenze dottrinali e sostenendo che la vita e la generazione di tutti gli uomini dipendono da sette stelle. 16. Gli Eracleoniti prendono il nome da Eracleone, discepolo degli eretici ora ricordati, che ammette l'esistenza di due principi: l'uno deriva dall'altro e da questi due moltissimi altri. Si dice che redimano, per così dire, gli adepti in fin di vita in un modo insolito, ovvero ungendoli con olio, balsamo ed acqua e formule invocatorie, che proferiscono con parole ebraiche sul capo di quelli. 17. Gli Ofiti traggono il loro nome dal serpente che, in greco, si dice . Ritengono che esso sia Cristo; hanno anche un serpente in carne ed ossa addestrato in modo tale da sfiorare i loro pani e in questo modo essi li santificano come se fossero l'eucarestia. Alcuni ritengono che tali Ofiti derivino dai Nicolaiti e dagli Gnostici e ad opera delle invenzioni mitologiche di costoro siano arrivati alla venerazione del serpente. 18. I Caiani sono chiamati in questo modo perché onorano Caino dichiarandolo essere un personaggio di straordinaria virtù. Ugualmente ritengono anche Giuda, il traditore, una qualche entità divina e giudicano il suo misfatto un'azione benefica poiché asseriscono che costui aveva la prescienza di quanto grande bene per il genere umano sarebbe stata causa la passione di Cristo e, perciò, egli lo consegnò ai Giudei perché lo uccidessero. Di loro si dice che venerino anche quanti provocarono uno scisma nel primo popolo di Dio e morirono inghiottiti dalla terra, così come anche i Sodomiti. Bestemmiano la legge e Dio, autore della Legge, e negano la risurrezione della carne. 19. I Setiani traggono il loro nome dal figlio di Adamo, che si chiamava Set. Codesti, come è evidente, lo onorano ma con l'insipienza propria della mitologia e degli eretici. Lo dicono, infatti, nato dalla madre celeste che, come essi affermano, si sarebbe unita al padre celeste affinché avesse origine un'altra divina discendenza in certo qual modo quella dei figli di Dio. Anche questi inventano molte ed astruse fole [favole, fiabe, invenzioni o immaginazioni fantastiche] sui principati e sulle potestà. Alcuni autori affermano che costoro identificano Sem, figlio di Noè, con Cristo. 20. Gli Arcontici prendono il loro nome dai principi (arconti) e sostengono che l'universo che Dio ha creato è opera dei principi. Praticano, inoltre, una certa immoralità. Negano la resurrezione della carne. 21. I Cerdoniani derivano il loro nome da Cerdone. Questi riteneva vi fossero due principi contrapposti e affermava che il Dio della legge e dei profeti non è il padre di Cristo e il Dio buono ma quello giusto in quanto è il padre di Cristo ad esser buono. Affermava che Cristo non era nato da donna e non ebbe natura umana, non morì veramente né ha in qualche modo patito ma ha simulato la passione. Alcuni autori dicono che questo eretico in questi suoi due principi professava due dèi, dei quali l'uno sarebbe il dio buono, l'altro il cattivo. Nega la resurrezione della carne e, inoltre, non tiene in alcuna stima l'Antico Testamento. 22. Anche Marcione, da cui traggono il loro nome i Marcioniti, accetta la dottrina dei due principi di Cerdone. Tuttavia Epifanio [S. Epifanio di Salamina o di Costanza di Cipro (Eleuteropoli, 315 ca. – 403), vescovo e scrittore greco, (fig.)] scrive che egli ne abbia ammessi tre: il buono, il giusto ed il cattivo mentre Eusebio [Eusebio di Cesarea [(Cesarea marittima, 265 ivi probabilmente, 340; fig. sotto), vescovo e scrittore greco, padre della Chiesa, consigliere e biografo dell'imperatore Costantino I nella Storia ecclesiastica tratta dei primi secoli dello sviluppo del Cristianesimo, dalla costituzione della Chiesa sino alla vittoria di Costantino su Licinio (324)] scrive che un certo Sinero (e non Marcione) è stato l'autore dei tre principi o, piuttosto, nature. 23. Gli Apelliti sono coloro che hanno per capostipite Apelle. Costui, a sua volta, introduce due dèi, l'uno buono, l'altro cattivo che non consistono in due principi diversi e contrari fra loro ma uno solo è il principio, cioè il dio buono e da questo è stato fatto l'altro; e questo, che risultò essere cattivo, fece, in conformità alla sua cattiveria, il mondo. Alcuni autori dicono che codesto Apelle formulò tesi tanto false su Cristo da affermare che egli non ha portato la carne con sé dal cielo ma l'ha ricevuta dagli elementi del mondo che restituì al mondo quando, resuscitando senza carne, ascese al cielo. 24. I Severiani sono sorti da Severo. Costoro non bevono vino, poiché nel loro vaniloquio mitologico dicono che la vite è germinata nella terra di Satana. Anch'essi ricolmano le loro insane dottrine con i nomi delle potenze che più gli aggradano e rigettano, assieme all'Antico Testamento, la resurrezione della carne. 25. I Taziani, istituiti da un certo Taziano, chiamati anche Encratiti, condannano il matrimonio e lo mettono sullo stesso piano della fornicazione e delle altre dissolutezze, neppure accettano nella loro setta quanti vivono coniugalmente, uomini o donne. Non mangiano alcuna sorta di carne, anzi la detestano del tutto. Anche costoro professano di intendersi di certe emanazioni mitologiche dei secoli. Contestano la salvezza del primo uomo. Epifanio distingue i Taziani dagli Encratiti sotto questo aspetto, affermando che quest’ultimi sono gli scismatici di Taziano. 26. I Catafrigi sono coloro i cui fondatori furono Montano, considerato il paraclito [spirito santo o consolatore] e due sue profetesse, Prisca e Massimilla. La provincia della Frigia ha dato loro il nome poiché là essi nacquero e vissero ed anzi anche adesso hanno in quelle stesse parti la loro gente. Asseriscono che la discesa dello Spirito Santo, promessa dal Signore, è avvenuta su di loro e non sugli apostoli. Considerano le seconde nozze alla stregua della fornicazione e perciò ritengono che l'apostolo Paolo le abbia consentite perché la sua scienza e la sua profezia erano imperfette: infatti non era ancora giunto ciò che è perfetto. Nei loro deliri sostengono che la perfezione sia scesa su Montano e sulle sue profetesse. Si dice che abbiano dei sacramenti spaventosi: si racconta infatti che prelevino il sangue a un neonato di un anno mediante piccole punture su tutto il corpo, lo impastino con la farina e ne facciano un pane che utilizzano per celebrare così una sorta di eucarestia. Se poi il bambino muore, viene considerato da loro come un martire se invece sopravvive, un sommo sacerdote. 27. I Pepuziani (o Quintilliani) traggono il loro nome da una certa località che Epifanio dice essere una città abbandonata. Costoro, invece, la chiamano Gerusalemme poiché la ritengono essere un qualcosa di divino. Danno alle donne una supremazia tale che vengono da costoro insignite perfino del sacerdozio infatti dicono che Cristo si sia rivelato sotto figura femminile nella stessa città di Pepuza a Quintilla e a Priscilla. Pertanto dalla sopraddetta donna costoro sono anche chiamati Quintilliani. Anche costoro usano il sangue di un neonato così come abbiamo sopra detto facciano i Catafrigi: si dice infatti che i Pepuziani abbiano preso origine da quelli. Vi sono ancora altri autori che raccontano che Pepuza non sia una città ma la villa di Montano e delle sue profetesse Priscilla e Massimilla e, poiché era lì che vivevano, quel luogo meritò di venire chiamato Gerusalemme. 28. Gli Artotiriti sono chiamati in questo modo per la natura delle loro offerte sacrificali. Offrono infatti pane e formaggio sostenendo che già i primi uomini celebrassero offrendo i frutti della terra e delle greggi. Epifanio li accosta ai Pepuziani. 29. I Tessarescedecatiti vengono chiamati così perché celebrano la Pasqua soltanto alla quattordicesima luna, qualunque sia il giorno corrente della settimana; se capita di domenica, essi fanno di questo giorno un giorno di digiuno e veglia. 30. Gli Alogi sono chiamati così, ovvero: senza verbo (infatti verbo in greco si dice ), perché si rifiutano di accettare Dio Verbo e rigettano il Vangelo di Giovanni e la sua Apocalisse negando che egli sia l'autore di quegli scritti. 31. Gli Adamiani derivano il loro nome da Adamo, del quale imitano la nudità che gli fu propria nel Paradiso prima del peccato. Così condannano anche il matrimonio poiché Adamo non conobbe carnalmente la sua donna prima di peccare e prima di essere cacciato dal paradiso. Credono infatti che se non vi fosse stato nessun peccatore non vi sarebbe stato neppure il matrimonio. Così uomini e donne si riuniscono in assemblea nudi, nudi ascoltano le letture, nudi pregano, nudi celebrano i sacramenti e per questo credono che la loro chiesa sia il paradiso. 32. Gli Elcesei e i Sampsei sono ricordati da Epifanio a questo punto della sua serie, come aspettante ad essi. Lo scrittore afferma che costoro furono ingannati da un falso profeta di nome Elci e che due donne della sua famiglia venivano adorate come dee. Per il resto erano simili agli Ebioniti. 33. I Teodoziani, fondati da un certo Teodozione, affermano che Cristo sia stato solo un uomo. Si dice lo insegnasse lo stesso Teodozione perché, rinnegata la fede nel corso di una persecuzione, pensava di poter così evitare l'obbrobrio della sua caduta dando l'impressione che non aveva rinnegato Dio ma soltanto un uomo. 34. I Melchisedechiani credevano che Melchisedech, sacerdote dell'Altissimo, non sia stato un uomo ma una potenza divina. 35. I Bardesanisti prendono il loro nome da un certo Bardesane a proposito del quale si dice che fosse, originariamente, un'autorità quanto alla dottrina di Cristo ma poi divenne vittima, sebbene non in ogni sua dottrina, dell'eresia di Valentino. 36. I Noeziani erano così chiamati per via di un certo Noeto il quale affermava che il Cristo, nella sua stessa persona, sarebbe sia il Padre, sia lo Spirito Santo. 37. I Valesii evirano se stessi e i loro ospiti poiché credono che è in questo modo che si debba servire Dio. Si dice anche che insegnano altre dottrine eretiche e turpi ma Epifanio non dice quali siano e io non l'ho potuto rinvenire da nessuna parte. 38. I Catari, che hanno dato a se stessi questo nome alludendo, in modo colmo di superbia e detestabile, alla loro purezza, non ammettono le seconde nozze, non concedono la penitenza. Poiché in ciò seguono l'eretico Novato sono chiamati anche Novaziani. 39. Gli Angelici sono dediti al culto degli angeli. Secondo Epifanio sono ormai completamente scomparsi. 40. Gli Apostolici con grande arroganza hanno dato a se stessi questo nome poiché non ammettono tra loro chi abbia contratto matrimonio e chi possieda un patrimonio privato. La Chiesa cattolica ha molti monaci e chierici che vivono in questo modo ma i sopraddetti sono eretici proprio perché si separano dalla Chiesa e pensano che chi faccia uso delle cose a cui loro rinunciano non abbia speranza di salvezza. Essi assomigliano agli Encratiti e vengono chiamati anche Apotactiti. Si dice anche che insegnino non so quali altre dottrine eretiche loro proprie. 41. I Sabelliani si dice abbiano avuto origine da quel Noeto di cui abbiamo parlato sopra. Alcuni autori, infatti, dicono che Sabellio fu suo discepolo. Ma non so dire per quale motivo Epifanio computi come due eresie le loro dottrine, poiché, come ci è evidente, può essere avvenuto che codesto Sabellio sia stato più noto e che, quindi, da lui questa eresia abbia avuto la sua denominazione più usuale. Infatti difficilmente essi sono conosciuti da qualcuno con il nome di Noeziani invece come Sabelliani sono sulla bocca di tutti. Alcuni li chiamano Prasseani, da Prassea ma avrebbero potuto chiamarli anche Ermogeniani, da Ermogene: questi due, infatti, Pràssea ed Ermògene, professano la stessa dottrina e si sa che sono stati in Africa né, perciò, le loro dottrine formano più sette ma sono molteplici nomi di una sola setta, derivati dai sopraddetti personaggi che furono i più conosciuti in quella eresia, come Donatisti è sinonimo di Parmenianisti e Pelagiani lo è di Celestiani. Per qual ragione sia avvenuto che il sopraddetto vescovo Epifanio abbia messo i Noeziani e i Sabelliani non come due nomi di una sola eresia ma come due eresie distinte, non mi è stato possibile trovarne una chiara spiegazione infatti le differenze che ci potrebbero essere fra di esse egli le ha rivelate così oscuramente nell'intento, forse, di essere breve, che io non riesco a capirle. Ed invero precisamente su questo punto [del suo scritto], che corrisponde a quello in cui noi ci troviamo adesso, il vescovo nel trattare dei Sabelliani, posti a così grande distanza dai Noetiani, dice: “I Sabelliani professano un credo simile a quello di Noeto, fatta eccezione della tesi secondo cui non è stato il Padre a soffrire nella passione”. Tale asserzione come può riferirsi ai Sabelliani, i quali sono diventati noti proprio perché dicono che il Padre ha patito, sì da essere denominati più frequentemente Patripassiani che Sabelliani ? Ma se era intenzione di Epifanio che si intendessero i Noezioni là dove dice “fatta eccezione della tesi secondo cui non è stato il Padre a soffrire nella passione” quale lettore potrebbe, davanti ad una frase così ambigua, riconoscervi costoro ? O come si possono rilevare quelli che tra di essi affermano che il Padre non ha patito, dal momento che dicono che la stessa persona è Padre, e Figlio, e Spirito Santo ? Filastrio, vescovo di Brescia a sua volta, nel suo voluminoso libro sulle eresie, nel quale si credette in dovere di raccogliere centoventotto eresie, pone i Sabelliani subito dopo i Noeziani, e dice: “Sabellio, discepolo di costui, seguì parimenti la stessa dottrina del suo maestro. Perciò [i suoi seguaci] furono anche chiamati Sabelliani, oltre che Patripassiani; ed ancora Prasseani da Pràssea, ed Ermogeniani da Ermògene; questi due eretici furono in Africa. Essi e i loro seguaci vennero espulsi dalla Chiesa cattolica”. Senza dubbio questo autore ha detto che quegli stessi eretici che professavano la dottrina di Noeto vennero, in seguito, chiamati Sabelliani e ha ricordato anche gli altri nomi della medesima setta ma, ciò nonostante, egli ha messo i Noeziani e i Sabelliani sotto due numeri come se fossero due eresie: per quale motivo è lui a saperlo. 42. Gli Origeniani traggono il loro nome da un certo Origene, che, però, non è quello noto quasi a tutti ma non so da quale altro. Epifanio parlando di lui e dei suoi seguaci dice: “Gli Origeniani prendono nome da un certo Origene. Dediti ad azioni turpi commettono atti nefandi e abbandonano i loro corpi alla corruzione”. 43. Riguardo agli altri Origeniani che Epifanio mette immediatamente appresso, dice che: “Sono i seguaci di Adamanzio, il trattatista. Costoro respingono la resurrezione dei morti, inoltre professano che Cristo è un ente creato e così pure lo Spirito Santo e interpretano allegoricamente il paradiso, i cieli e tutti gli altri testi biblici”. Ma quanti difendono Origene sostengono che egli abbia insegnato che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo siano di un'unica e medesima sostanza e che non abbia mai contestato la risurrezione dei morti tuttavia coloro che hanno letto molte sue opere si premurano di confutarlo anche riguardo a tutti questi temi. Questo Origene ha anche altri dogmi rigettati dalla Chiesa cattolica che, a questo proposito, non lo accusa a sproposito né i suoi difensori possono venire in suo aiuto soprattutto quanto alla dottrina della purificazione, della liberazione e del ritornare, dopo un lungo intervallo, di tutte le creature razionali alle medesime colpe. Ora, quale cristiano cattolico, dotto o ignorante, non proverebbe orrore dinnanzi a ciò che Origene chiama purificazione dai mali ? Stando a lui anche coloro che muoiono dopo una vita colma di scelleratezze, crimini, sacrilegi e delle più grandi nefandezze nonché lo stesso satana con i suoi angeli, sebbene dopo un lunghissimo periodo di tempo, saranno restituiti redenti e liberi al Regno di Dio e della luce. Poi però, dopo un lunghissimo lasso di tempo, tutti quelli che erano stati liberati torneranno a cadere negli stessi peccati. E questo alternarsi di beatitudine e perdizione della creatura razionale vi è sempre stato e sempre vi sarà. Su questa dottrina empia, del tutto infondata, ho disputato con grandissima cura nei Libri La città di Dio, polemizzando contro quei filosofi, dai quali Origene apprese codeste sue affermazioni. 44. I Paoliani traggono il loro nome da Paolo di Samosata e insegnano che Cristo non è sempre esistito ma che prese ad esistere nel momento in cui nacque da Maria né credono che sia nulla di più di un uomo. Questa fu, per un certo tempo, l'eresia di un tale Artemone ma, dopo la sua morte, la riprese Paolo e poi la consolidò Fotino, cosicché i suoi adepti vengono ora chiamati Fotiniani piuttosto che Paoliani. Il Concilio di Nicea ha stabilito che codesti Paoliani devono essere battezzati, quando vengono alla Chiesa cattolica. Di qui siamo tenuti e credere che essi non hanno un valido battesimo, che molti eretici si sono portato via, allorché si sono separati dalla Chiesa, e che conservano. 45. Fotino è messo da Epifanio non subito dopo Paolo né è trattato insieme con Paolo ma dopo un'interposizione di altri eretici. Non si omette neppure di dire che costui professò le dottrine paoline tuttavia, si ricorda che in alcuni punti egli ha contraddetto Paolo ma non si dicono affatto quali siano questi punti. Filastrio [Santo vescovo di Brescia alla fine del IV secolo e autore d'un catalogo di eresie intitolato Diversarum Hereseon Liber, chiamato per brevità De Haeresibus] invece li pone ambedue di seguito con una numerazione propria e distinta come se si trattasse di due eresie nonostante che egli dica che Fotino ha seguito in tutti i punti la dottrina di Paolo. 46.1. I Manichei trassero origine da un certo persiano di nome Mani. I suoi discepoli tuttavia, quando cominciarono a predicare in Grecia la sua folle dottrina, preferirono chiamarlo Manicheo per evitare l'omonimia con il termine greco che indica la pazzia. Per la stessa ragione alcuni tra loro, quelli che erano un po' più dotti e proprio per questo più mendaci, raddoppiarono la “N” e lo chiamarono Mannicheo come se egli fosse il largitore della manna. 46. 2. Codesto eretico ha congiunto due principi diversi e contrari e, in pari tempo, eterni e coeterni, cioè che sarebbero esistiti da sempre; ed ancora sentenziò che ci sarebbero due nature e, più precisamente, sostanze, cioè quella del bene e quella del male, seguendo gli altri eretici antichi. La lotta e la mescolanza vicendevole di queste due sostanze, la separazione del bene dal male e la dannazione eterna del bene che non si sarà potuto separare dal male sono le dottrine che costoro professano e sulle quali cianciano diffusamente tuttavia elencare in questa mia opera tutte le loro affermazioni sarebbe un lavoro oltremodo lungo. 46. 3. In conseguenza, poi, di codesti loro stolti ed empi favoleggiamenti sono costretti a dire che le anime buone sono di quella natura che è propria di Dio infatti ritengono che esse devono venir liberate dalla mescolanza che hanno con le anime cattive, cioè di natura contraria. 46. 4. Essi sostengono dunque che il mondo fu creato dalla natura buona, ovvero dalla natura di Dio, ma che fu costituito di una mistura di bene e male che si originò quando queste due nature presero a combattersi. 46. 5. Dicono pure che non solo le potenze di Dio eseguono la purgazione e la liberazione dal bene da male in tutto il mondo e da tutti i suoi elementi ma che la compiono anche i loro Eletti per mezzo degli alimenti che mangiano. Infatti ritengono che in questi alimenti, come lo è nell'intero mondo, si trova mescolata la sostanza di Dio e, quindi, credono che essa venga liberata dentro i loro Eletti in virtù di quel genere di vita che fa gli Eletti dei Manichei più santi e più pregiati dei loro Uditori. Infatti questi eretici hanno voluto che la loro chiesa fosse formata da queste due categorie: cioè da quella degli Eletti e da quella degli Uditori. 46. 6. Invero ritengono che in tutti gli altri uomini, e perfino nei loro stessi Uditori, la parte della sostanza buona e divina, sopra menzionata, la quale è trattenuta nei cibi e nelle bevande, mescolata e legata ad essi, si trovi imprigionata più strettamente e con maggior inquinamento; ciò vale soprattutto per le persone che generano figli. Tutte le porzioni di luce, liberate in qualsiasi parte del mondo, sono, quindi, restituite al regno di Dio, come alla loro propria sede, per mezzo di certe navi, che, come essi pretendono, sono la luna e il sole. Ed infatti affermano che pure queste navi sono formate da pura sostanza di Dio. 46. 7. Dicono che è sostanza di Dio anche codesta luce fisica che viene a contatto con gli occhi degli esseri animati mortali e non solo quella delle sopraddette navi dove, a loro dire, essa è purissima, ma lo è anche quella di tutti gli altri corpi luminosi, dove, secondo essi, è trattenuta dalla mescolanza [con il male] e, quindi, come credono, deve essere liberata. Attribuiscono, infatti, i cinque elementi, ognuno dei quali generò un suo proprio principe, alla stirpe delle tenebre e danno a questi elementi i seguenti nomi: fumo, tenebre, fuoco, acqua, vento. Nel fumo sono nati gli animali bipedi, dai quali, come essi credono, traggono origine gli uomini; nelle tenebre sono nati i serpenti, nel fuoco i quadrupedi, nell'acqua gli animali natanti, nel vento i volatili. Per debellare questi cinque elementi cattivi sarebbero stati mandati dal regno e dalla sostanza di Dio altri cinque elementi, e, nella guerra che ne seguì, si sarebbero mescolati l'aria al fumo, la luce alle tenebre, il fuoco buono al cattivo, il vento buono al cattivo. Riguardo, poi, alle sopraddette navi, cioè i due astri luminari del cielo, fanno questa differenza, così che dicono che la luna è fatta di acqua buona ed il sole di fuoco buono. 46. 8. E su quelle navi, poi, ci sarebbero sante potenze che prendono forme maschili per sedurre le femmine della stirpe avversaria e, di nuovo, forme femminili per sedurre i maschi, sempre della stirpe avversaria. E dopo che la concupiscenza di queste entità nemiche è stata eccitata in seguito al detto adescamento, fuggirebbe la luce che tenevano mescolata alle loro membra e questa verrebbe accolta dagli angeli della luce per essere purificata e, una volta purificata, sarebbe caricata su quelle navi per essere riportata al regno loro proprio. 46. 9. In forza di tale situazione o, piuttosto, per un non so quale necessità imposta dalla loro detestabile falsa religione, i loro Eletti sono costretti a prendere, se si può così chiamare, un'eucarestia cosparsa di seme umano affinché anche da questo, come dagli altri cibi che costoro prendono, sia purificata la anzidetta sostanza divina che è in essi. Ma questi eretici affermano di non fare un tale rito e dicono che lo fanno non so quali altri, spacciandosi per Manichei. Però come si sa, essi furono smascherati nella chiesa di Cartagine allorché alcuni ve ne vennero condotti per ordine del tribuno Orso che a quel tempo soprintendeva alla prefettura imperiale. Qui, quella ben nota adolescente di nome Margherita rivelò codesta nefanda sconcezza e disse di essere stata violentata, sebbene non avesse ancora dodici anni, a causa di questo scellerato rito. In quella stessa circostanza [il tribuno] riuscì a stento a far confessare a una certa Eusebia, manichea di professione esteriormente ascetica, di aver subìto la stessa violenza per la stessa motivazione: costei, invero, in un primo tempo aveva dichiarato di essere illibata e aveva chiesto di essere visitata da un'ostetrica. La donna fu, dunque, visitata e si scoprì che cosa ella fosse, e ugualmente anche lei rivelò tutta quella turpissima nefandezza, nella quale, per raccogliere e impastare il seme umano di coloro che si accoppiano, viene stesa della farina sotto di loro; questa nefandezza Eusebia non l'aveva ascoltata, perché non era presente, quando la rivelò Margherita. Ed ancora ultimamente furono trovati alcuni di loro e, condotti in chiesa, confessarono, sottoposti ad accurato interrogatorio, codesto non sacramento, ma dissacramento, come dimostrano i regesti [elenco di documenti] episcopali che ci sono stati mandati. 46. 10. Uno di codesti eretici, di nome Viatore, disse che coloro che compiono tali azioni sono chiamati con termine specifico Cataristi mentre, secondo il suo dire, le altre sezioni della medesima setta manichea si dividerebbero in Mattari e in Manichei in senso stretto; però costui non poté negare che queste tre forme erano state impiantate da un unico fondatore e che tutti sono fondamentalmente, Manichei. E certamente tutti i Manichei hanno in comune, senza alcun dubbio, quei libri nei quali sono scritte quelle mostruosità sulle metamorfosi dei maschi in femmine e delle femmine in maschi al fine di adescare e di disgregare per mezzo della concupiscenza i prìncipi delle tenebre maschi e femmine affinché la divina sostanza, trattenuta in essi prigioniera, venga liberata e fugga via da loro; da ciò infatti deriva la sopraddetta sconcezza, riguardo alla quale ognuno di loro dice che non lo riguarda. Credono, appunto, di imitare, per quanto è loro possibile, le potenze divine mettendosi a purgare una porzione del loro dio poiché sono fermamente persuasi che essa sia trattenuta inquinata allo stesso modo che lo è nei corpi celesti, terrestri e nei semi di ogni specie, anche nel seme umano. E, pertanto, segue che essi debbano, mangiando, liberarla anche dal seme umano così come lo fanno dagli altri semi, che prendono nell'alimentarsi. Per questa ragione vengono anche chiamati Cataristi, cioè purgatòri, appunto perché purgano la sostanza divina con tanta diligenza da non astenersi da una così schifosa turpitudine di cibo. 46. 11. Costoro, tuttavia, non mangiano alcuna sorta di carne, ritenendo che la divina sostanza sia fuggita da tutto ciò che è morto o ucciso, e vi siano rimaste quelle quantità e qualità che non meritano più di essere purgate nella pancia degli Eletti. Neppure prendono mai uova, come se anche queste cessassero di vivere al momento della rottura, né si debbano assolutamente mangiare corpi morti, e della carne rimanga in vita soltanto quella parte che viene assorbita dalla farina, così che non possa morire. Ma nel loro alimentarsi non fanno uso nemmeno del latte, nonostante che questo sia munto o succhiato dal corpo di un animale vivente non perché ritengano che in esso non vi sia mescolato nulla della sostanza divina ma perché la loro errata dottrina non è coerente con se stessa. Infatti non bevono neanche vino, dicendolo essere il fiele dei prìncipi delle tenebre benché mangino le uve. Neppure assaggiano alcun mosto, nemmeno quello appena spremuto. 46. 12. [I Manichei] credono che le anime dei loro Uditori passino negli Eletti o, attraverso una via corta e perciò più felice, nei cibi mangiati dai loro Eletti, così che ormai purgate, di poi non passino più in alcun altro corpo. Invece riguardo alle altre anime credono che esse passino nel bestiame e in ogni specie di esseri che per mezzo delle radici è fisso e alimentato nella terra. Infatti ritengono che le erbe e gli alberi siano viventi in tal grado da far loro credere che la vita insita in essi, percepisca e soffra, quando viene danneggiata e che nessuno possa, quindi, svellere o strappare alcuna loro parte senza procurar loro sofferenza. Per tal motivo ritengono un sacrilegio purgare un campo anche dai rovi. Di conseguenza costoro, nella loro demenza, accusano l'agricoltura, che fra tutte le attività lavorative è la più innocente, come colpevole di numerosi omicidi. Credono, poi, che tali colpe vengano perdonate ai loro Uditori solo perché costoro procurano da questa il sostentamento per il loro Eletti così che la già menzionata sostanza divina, purificatasi nella loro pancia, impetra a quelli il perdono, essendo offerta da quelli per essere purgata. Pertanto i loro Eletti, poiché personalmente non fanno alcun lavoro nei campi, né raccolgono frutti e neppure strappano mai una foglia, aspettano che tutti questi generi alimentari siano forniti al loro bisogno dai loro Uditori e, pertanto, cotali individui vivono, secondo la stolta credenza di questi eretici, degli innumerevoli e gravi omicidi altrui. Esortano, inoltre, i loro stessi Uditori a non uccidere gli animali, quando vogliono mangiar carne, al fine di non offendere i principi delle tenebre, tenuti prigionieri nelle regioni celesti poiché, dicono, da costoro ha origine ogni specie di carne. 46. 13. Li esortano, pure, ad evitare nelle loro relazioni coniugali il concepimento e la generazione affinché la divina sostanza, che entra in loro attraverso gli alimenti, non sia imprigionata dai vincoli della carne nella prole. Così infatti credono che le anime arrivino in ogni specie di carne, cioè attraverso i cibi e le bevande. Di qui costoro condannano, senza alcuna esitazione, il matrimonio e, per quanto possono, lo proibiscono, per il fatto stesso che vietano di concepire, fine cui tende l'unione matrimoniale. 46. 14. Asseriscono che Adamo ed Eva nacquero da genitori che erano i prìncipi del fumo, dopochè il loro padre, di nome Saclas, aveva divorato i feti di tutti i suoi colleghi pertanto egli, quando si unì con sua moglie, incatenò nella carne della sua prole, come in un catena saldissima, tutta la divina sostanza che si trovava ad essere mescolata in quelli. 46. 15. Riguardo a Cristo, poi, affermano che egli è stato il serpente menzionato nella nostra sacra Scrittura e da questo, dicono costoro, sono stati illuminati, così che hanno potuto aprire i loro occhi alla conoscenza e a distinguere il bene e il male; quello, poi, venne quale Cristo alla fine dei tempi per liberare le anime, non i corpi e non esistette in una vera carne ma ostentò una parvenza di carne per trarre in inganno i sensi umani e in tal modo poter simulare non solo la morte ma anche la resurrezione; il Dio, che per mezzo di Mosè dette la Legge e parlò nei Profeti, non è il vero Dio ma uno dei prìncipi delle tenebre. Poiché ritengono falsificati gli scritti dello stesso Nuovo Testamento, li leggono in modo da accettare solo quello che vogliono e da rifiutare quanto non vogliono e poi antepongono alcuni scritti apocrifi [nascosti], come se questi contenessero l'intera verità. 46. 16. La promessa fatta da Nostro Signore Gesù Cristo riguardo allo Spirito Santo dicono essersi compiuta nel loro eresiarca Manicheo. Perciò costui nelle sue lettere si qualifica apostolo di Gesù Cristo, appunto perché Gesù Cristo avrebbe promesso di inviare lui e sopra di lui avrebbe inviato lo Spirito Santo. Per questo motivo anche Manicheo ebbe dodici discepoli in corrispondenza al numero degli Apostoli ed ancor oggi i Manichei mantengono questo numero. Infatti tra i loro Eletti hanno i dodici, che essi chiamano maestri, e come tredicesimo il preside di costoro; quindi hanno settantadue vescovi, che vengono ordinati dai maestri e, senza alcuna limitazione di numero, i presbiteri, i quali sono ordinati dai vescovi. I vescovi hanno anche i diaconi. Tutti gli altri sono chiamati soltanto Eletti. Ma anche tra costoro sono mandati [in missione] quanti sono giudicati idonei o a sostenere o a incrementare codesta eresia, dove c'è, o anche a seminarla dove non c'è. 46. 17. Il battesimo fatto nell'acqua non conferisce, secondo costoro, nessuna salvezza ad alcuno, né credono che si debba battezzare alcuno di quelli che essi riescono ad accalappiare. 46. 18. Fanno le loro preghiere, durante il giorno, rivolti al sole, verso qualunque punto esso stia girando; durante la notte, rivolti alla luna, se è visibile, ma se questa non si mostra, guardano verso la parte settentrionale, attraverso la quale il sole, dopo che è tramontato, ritorna ad oriente. Pregano in piedi. 46. 19. Ascrivono l'origine dei peccati non al libero arbitrio della volontà ma alla sostanza della stirpe avversaria che, secondo la loro credenza, si trova mescolata nell'uomo. Affermano che la carne, in ogni sua specie, non è fattura di Dio ma di una mente cattiva che essendo da un principio contrario è coeterna a Dio. Dicono che la concupiscenza carnale, a causa della quale la carne ha desideri contrari a quelli dello spirito, non è un'infermità esistente in noi da quando la nostra natura si corruppe nel primo uomo ma la vogliono una sostanza contraria, aderente a noi tanto che essa si distacca da noi, quando ne veniamo liberati e purgati e, tuttavia, anche essa rimane immortalmente viva nella sua propria natura; queste due anime, o due menti, l'una buona l'altra cattiva, sono in conflitto tra loro in ogni singolo uomo allorché la carne si erge con i suoi appetiti contro lo spirito, e lo spirito contro la carne; né in noi questa corruzione si sana perché come noi diciamo, un giorno non ci sarà più, ma [secondo codesti eretici] questa sostanza viene staccata e separata da noi e alla fine del tempo presente, dopo che ci sarà stata la conflagrazione del mondo, continuerà a vivere entro una specie di sfera come in un carcere eterno. E a questa sfera dicono che sempre starà applicata e aderirà una specie di copertura e di tetto, fatto di anime, buone per quanto riguarda la loro natura che, però, non riuscirono a purificarsi dall'inquinamento causato in loro dal contatto con la natura cattiva. 47. Gli Ieraciti, dei quali il fondatore riconosciuto è Ieraca, non ammettono la resurrezione della carne. Accolgono nella loro comunione solamente i monaci e le monache e tutte le persone non coniugate. Asseriscono che i bambini non fanno parte del regno dei cieli poiché non hanno alcun merito acquisito per mezzo del combattimento con il quale si vincono i vizi. 48. I Meleziani prendono nome da Melezio. Costoro, poiché ricusarono di pregare con i ravveduti, cioè con coloro che erano caduti durante la persecuzione, fecero scisma. Adesso, poi, come è risaputo, si sono uniti agli Ariani. 49. Gli Ariani, i quali hanno avuto origine da Ario, sono assai conosciuti perché irretiti in quel particolare errore in base al quale non vogliono ammettere che il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono di una sola e identica natura e sostanza o, per esprimersi più precisamente, essenza, termine che in greco si dice ma [dicono che] il Figlio è una creatura e lo Spirito Santo è creatura di una creatura, cioè pretendono che Egli sia stato creato personalmente dal Figlio. Codesti eretici, però, sono meno conosciuti per l'altro loro errore, secondo il quale affermano che Cristo ha assunto soltanto la carne senza l'anima. E su questo punto non ho trovato che mai da alcuno si sia combattuto contro di loro. Tuttavia, anche Epifanio non ha passato sotto silenzio la verità di questa mia affermazione e pure io, con assoluta certezza ne sono venuto a conoscenza da alcuni loro scritti e dalle mie dispute. Siamo anche a conoscenza che da costoro si ribattezzano i Cattolici, non so se anche i non Cattolici. 50. Gli Audiani, come li chiama Epifanio sono, secondo la presentazione di questo autore, scismatici e non eretici. Altri invece li qualificavano Antropomorfiti poiché costoro, pensando in modo carnale, si immaginano Dio somigliante, nell'aspetto, ad un uomo corruttibile. Tale concezione Epifanio attribuisce alla loro rozzezza, risparmiando loro l'appellativo di eretici. Afferma, inoltre, che costoro si sono separati dalla nostra comunione perché accusano i nostri vescovi di essere ricchi e perché celebrano la pasqua nello stesso giorno dei Giudei. Tuttavia, secondo l'asserzione di alcuni autori, costoro in Egitto sono in comunione con la Chiesa cattolica. Sui Fotiniani, che Epifanio tratta a questo punto, ho già parlato diffusamente in precedenza. 51. I Semiariani, come li chiama Epifanio, sono coloro che asseriscono sul Figlio di essere di un'essenza simile [a quella del Padre] poiché questo autore non li ritiene del tutto Ariani: dal momento che gli Ariani non vorrebbero neppure dirlo simile, cosa che, invece, continuamente ripetono gli Eunominiani. 52. I Macedoniani provengono da Macedonio, e sono quelli che i Greci chiamano , poiché sono in dissenso [con noi] riguardo allo Spirito Santo. Infatti la loro professione di fede riguardo al Padre e al Figlio è ortodossa, dicendoli essere di una sola e medesima sostanza, ovvero essenza, ma non vogliono credere la stessa cosa riguardo allo Spirito Santo, asserendo che questi è una creatura. Alcuni autori preferiscono chiamarli Semiariani perché, in questa discussione, in parte sono d'accordo con gli Ariani, e in parte lo sono con noi tuttavia, secondo le affermazioni di altri, costoro asserirebbero che lo Spirito Santo non è Dio ma la divinità del Padre e del Figlio e che quegli non avrebbe alcuna propria entità personale. 53. Gli Aeriani provengono da un certo Aerio. Costui che era un prete, si offese, come si tramanda, perché non riuscì a farsi ordinare vescovo e caduto nell'eresia ariana, aggiunse ad essa alcune altre sue proprie proposizioni: disse che non si dovevano celebrare messe per i morti né si dovevano osservare i digiuni fissati ufficialmente ma che ciascuno doveva digiunare, quando voleva, per mostrare di non essere più sotto la Legge. Diceva, inoltre, che il prete non doveva distinguersi dal vescovo per nessuna diversità. Alcuni autori dicono che costoro, come gli Encratiti ossia Apotactiti, non ammettono alla loro comunione se non coloro che fanno professione di continenza e quanti hanno rinunciato al mondo sì da non possedere più nulla di proprio. Tuttavia Epifanio afferma che essi non si astengono dagli alimenti di carne; Filastrio, invece, attribuisce loro anche questa astinenza. 54. Gli Aeziani prendono nome da Aezio e i medesimi sono chiamati anche Eunomiani da Eunomio, discepolo di Aezio e sotto questa denominazione sono più conosciuti. Ed invero Eunomio, ferratissimo nell'arte del sofisticare, ha difeso questa eresia con una certa acutezza e notorietà affermando che il Figlio è dissimile dal Padre in tutto e per tutto e che lo Spirito Santo lo è dal Figlio. Si dice anche che codesto eretico è stato tanto nemico dei buoni costumi che giunse a dichiarare che né misfatti né perseveranza in qualsivoglia peccato possono recare danno ad alcuno se costui condivide la fede, quella cioè che era asserita da quell'eretico. 55. Apollinare ha fondato gli Apollinaristi. Costoro sono diventati dissenzienti dalla Cattolica, poiché dicono, come gli Ariani, che Cristo Dio ha assunto solamente la carne senza l'anima. In questa polemica, benché confutati dalle attestazioni del vangelo, hanno detto che all'anima di Cristo mancava la mente, in virtù della quale l'anima dell'uomo è ragionevole ma al posto di essa c'era in lei la persona del Verbo. Riguardo, poi, alla carne di Lui, come è noto, si sono fatti tanto discordi dalla retta fede che sono giunti a dire che la sopraddetta carne e il Verbo sono di una sola e medesima sostanza infatti con somma pertinacia sostengono che il Verbo è diventato carne, cioè che alcunché del Verbo si è cambiato e mutato in carne e che, pertanto, la carne non fu presa dalla carne di Maria. 56. Gli Antidicomariti sono eretici che prendono il loro nome dalla circostanza che si oppongono alla verginità di Maria al punto da ritenere che, dopo la nascita del Cristo, si unì con suo marito. 57. Quale ultima eresia Epifanio ricorda quella dei Messaliani, parola presa dalla lingua siriaca; in greco essi sono detti : sono stati chiamati così dal verbo “pregare”. Invero pregano tanto, che la cosa sembra incredibile a quanti la sentono, allorché si parla di costoro. Infatti le parole del Signore: Bisogna sempre pregare e mai cessare e quelle dell'Apostolo: Pregate senza interruzione, le quali vanno intese, assai ragionevolmente, nel senso che in nessun giorno si devono tralasciare i tempi stabiliti per la preghiera, codesti eretici le osservano tanto oltre misura, che, per questo motivo, si è ritenuto di doverli annoverare tra gli eretici. Tuttavia alcuni autori dicono che costoro raccontino non so quali fantasticherie e ridicolaggini da favole e cioè che si vedrebbe uscire una scrofa con i suoi porcellini dalla bocca dell'uomo, quando viene purificato e che in lui entrerebbe, sempre sotto forma sensibile, un fuoco che non lo brucerebbe. Con codesti eretici Epifanio congiunge gli Eufemiti, i Martiriani e i Sataniani e pone tutti costoro insieme con i sopraddetti, come se formassero una sola eresia. Sugli Euchiti si dice che, secondo il loro parere, non è lecito ai monaci fare alcun lavoro a sostentamento della loro vita, e che fanno la professione di monaci con la condizione di tenersi del tutto liberi da ogni lavoro. Il sopra menzionato Epifanio, vescovo di Cipro, ha, dunque, condotto fino a costoro il suo scritto sulle eresie. Questo autore è stimato dai Greci come uno dei loro maestri ed è lodato da molti, rinomati per la santità della loro fede cattolica. Io, però, nel recensire gli eretici non ho seguito il suo metodo, ma l'ordine della serie infatti ho messo alcune notizie tratte da altri autori, le quali egli non mise nel suo e non ve ne ho messe altre che egli vi mise. Pertanto ho trattato alcuni punti più ampiamente di lui. In altri, poi, ho dato prova di una brevità pari [alla sua], regolando ogni punto secondo il piano del lavoro da me concepito. Parimenti il citato autore ha distinto dalle ottanta eresie le venti che, in base alle sue ricerche, calcolò essere sorte prima della venuta del Signore e raccolse le restanti sessanta eresie, sorte dopo l'ascensione del Signore, in cinque libri molto brevi e fece che tutte insieme formassero i sei libri dell'intera sua opera. Io, invece, mi sono proposto di menzionare quelle eresie che, dopo la glorificazione di Cristo insorsero contro la dottrina di Cristo, includendovi anche quelle che si camuffarono sotto il nome di Cristo. Dall'opera del ricordato Epifanio ne ho prese per il mio libro cinquantasette, riportandone due sotto un solo [numero], quando non mi è stato possibile trovare una loro differenza e, di nuovo, quando il sopra citato autore ha voluto fare di due eresie una sola, io le ho catalogate separatamente, ciascuna sotto il proprio numero. Però mi rimangono ancora da menzionare le eresie che ho trovato in altri autori e quelle che ricordo io stesso. Ora, dunque, aggiungo quelle che ha citato Filastrio ma non Epifanio. 58. Metaginsmoniti possono denominarsi tutti coloro che professano il Mentangismo, in quanto asseriscono che il Figlio si trova dentro il Padre, come un vaso è dentro un altro vaso, ritenendoli, con una concezione carnale, come due corpi, sì che il Figlio entri nel Padre come un vaso minore entra in un vaso maggiore. Di qui il sopraddetto errore ha preso anche la sua denominazione, e, pertanto, con termine greco è detto ; in questa lingua, infatti vaso si dice ; però l'entrare di un vaso in un altro non può esprimersi con vocabolo latino, come in greco è stato possibile dire con . 59. I Seleuciani o, meglio, gli Ermiani discendono dai fondatori Seleuco o, meglio, Ermia. Codesti eretici dicono che la materia elementare, della quale è fatto il mondo, non è stata fatta da Dio ma gli è coeterna. Neppure attribuiscono a Dio l'anima, come a suo Creatore ma pretendono che gli angeli siano i creatori delle anime, fatte di fuoco e di spirito. Riguardo al male, ora dicono che esso viene da Dio, ora dalla materia. Non ammettono che il Salvatore sieda assiso nella sua carne alla destra del Padre ma sostengono che se ne sia spogliato e l'abbia collocata nel sole, prendendone motivo dal Salmo, dove si legge: Nel sole ha posto la sua tenda. Negano inoltre il paradiso percettibile ai sensi, non accolgono il battesimo dato con acqua, non ritengono che ci sarà la resurrezione futura ma che essa si operi ogni giorno mediante la generazione dei figli. 60. I Proclinianiti si sono fatti seguaci di costoro ed hanno aggiunto che Cristo non è venuto nella carne. 61. I Patriciani, denominati da Patricio, affermano che la sostanza della carne umana non è opera di Dio ma è stata creata dal diavolo e ritengono che la si debba fuggire e detestare tanto che alcuni di codesti eretici, come è risaputo, si sono voluti liberare della loro carne, dandosi perfino la morte. 62. Gli Asciti prendono il loro nome dall'otre: in greco, infatti, otre si dice . Si racconta che costoro si mettano a girare intorno ad un otre gonfiato e chiuso, schiamazzando di essere loro gli otri nuovi del vangelo, riempiti di vino nuovo. 63. I Passalorinchiti si fanno tanta premura del silenzio da sovrapporre alle loro narici e alle loro labbra il dito per non comandare nemmeno con il suono della voce il divieto di parlare, allorché credono di dovere starsene zitti. Di qui viene il nome che è stato loro dato: infatti in greco significa palo e naso. Per qual motivo coloro che hanno coniato questo nome [per codesti eretici] abbiano preferito indicare il dito con palo, non lo so, poiché in greco dito si dice e, quindi, codesti eretici senz'altro si potrebbero denominare Dactilorinchiti, usando un appellativo molto più chiaro. 64. Gli Acquari prendono il nome dall'usanza di mettere nel calice del sacramento eucaristico l'acqua quale oblazione e non materia [del vino], offerta da tutta la Chiesa. 65. I Colutiani vengono da un certo Coluto. Costui diceva che Dio non è datore di mali, contraddicendo così l'affermazione della Scrittura: Io, Dio, sono il creatore dei mali. 66. I Floriniani vengono da Florino. Costui, al contrario [dell'eretico precedente], affermava che Dio aveva creato i mali, contraddicendo l'affermazione della Scrittura: Dio fece tutte le cose, ed, ecco, tutte erano molto buone. E pertanto codesti due eretici, benché facessero affermazioni contrarie tra loro, entrambi, tuttavia, si opponevano alla parola divina. Infatti Dio crea il male, infliggendo castighi meritatissimi, cosa che Coluto non riusciva a vedere, però non creando nature e sostanze cattive, in quanto sono nature e sostanze, e su questo punto Florino era in errore. 67. Filastrio menziona un'eresia senza darne né il fondatore, né il nome. Codesta eresia afferma che anche dopo la resurrezione dei morti questo nostro mondo rimarrà nello stesso stato, nel quale ora si trova e che non dovrà cambiare sì da esserci un cielo nuovo e una terra nuova come promette la sacra Scrittura. 68. Un'altra eresia è quella di coloro che camminano sempre a piedi nudi, basata su quanto il Signore disse a Mosè: Sciogli i calzari dai tuoi piedi e sul fatto che il profeta Isaia, come si legge, camminava a piedi nudi. [Codesta pratica] è, perciò, un'eresia poiché costoro non camminano in tal modo per affliggere il loro corpo ma perché interpretano in questo senso le parole di Dio. 69. 1. I Donaziani o, meglio, Donatisti sono coloro, che hanno fatto, in un primo tempo, scisma a causa di Ceciliano, il quale venne ordinato vescovo della Chiesa di Cartagine contro la loro volontà, accusandolo di crimini non dimostrati e, soprattutto, di essere stato ordinato da traditores delle sacre Scritture. Ma dopo che la causa, a lui fatta, fu discussa e conclusa, e fu palese che essi erano colpevoli di falso, si rafforzò il loro caparbio dissenso ed essi mutarono il loro scisma in eresia, ritenendo che la Chiesa di Cristo, in conseguenza dei crimini di Ceciliano, siano essi veri o siano falsi, cosa quest'ultima che apparve più evidente ai giudici, era andata distrutta in tutta la terra dove, invece, secondo la promessa divina, la Chiesa è destinata a rimanere e pertanto essa sarebbe rimasta nella fazione di Donato, che è in Africa, essendosi estinta nelle altre parti della terra per essere stata contagiata dalla comunione [con Ceciliano]. Hanno, inoltre, l'ardire, di ribattezzare i Cattolici e con ciò hanno dato una maggiore conferma di essere eretici, dal momento che l'intera Chiesa cattolica ha definito di non annullare la comunione di battesimo neppure nel caso degli eretici. 69. 2. Dai documenti pervenutici sappiamo che l'iniziatore di questa eresia è stato Donato. Costui, venuto dalla Numidia, creò una divisione tra i fedeli di Cristo nei riguardi di Ceciliano e, aggregati a sé alcuni vescovi del suo stesso partito, ordinò vescovo di Cartagine Maiorino. Successore di questo Maiorino fu un altro Donato, sempre della stessa fazione. Codesto con la sua eloquenza rafforzò tanto questa eresia che molti credono che codesti eretici si chiamino Donatisti a causa di lui. Ci restano i suoi scritti, nei quali risulta che egli anche sulla Trinità non ha avuto una concezione cattolica ma ha ritenuto il Figlio minore rispetto al Padre e lo Spirito Santo minore rispetto al Figlio benché della medesima sostanza. Tuttavia, la folla dei Donatisti non ha posto attenzione a questo suo errore riguardante la Trinità né tra di loro si trova facilmente alcuno che sappia di questa sua professione [di fede]. 69. 3. Nella città di Roma codesti eretici sono chiamati Montenses: ad essi dalla nostra Africa [i Donatisti] sono soliti mandare il vescovo oppure i vescovi donatisti africani partono da qui alla volta di Roma, nel caso che abbiano deciso di ordinarne uno là. 69. 4. In Africa fanno parte di questa eresia anche coloro che vengono chiamati Circoncellioni, una razza di uomini rozza e di una violenza assai malfamata poiché non solo perpetrano immani delitti sugli estranei ma non hanno riguardo neppure di se stessi in questa loro pazza ferinità infatti sono soliti suicidarsi con vari generi di morte e soprattutto gettandosi in un precipizio, nell'acqua e nel fuoco; parimenti a commettere tale folle gesto cercano di indurre quante persone possono dell'uno e dell'altro sesso e per farsi uccidere dagli altri minacciano a questi, talvolta, perfino la morte, se non vogliono farlo. Ma tali persone sono sgradite alla maggioranza dei Donatisti i quali però non si sentono contaminati dalla loro comunione anzi, nella loro demenza, rinfacciano all'intero mondo cristiano un crimine, commesso da Africani sconosciuti. 69. 5. Anche tra costoro si sono avuti molti scismi; da loro si sono separati altri e poi altri, così da formare gruppi diversi, tuttavia del loro distacco non si sono accorti i Donatisti rimasti. Però l'ordinazione, avvenuta a Cartagine, di Massimiano in contrapposizione a Primiano, fatta da circa cento vescovi, seguaci del suo stesso errore e la sua condanna, in base a terribili incriminazioni, pronunciata dai rimanenti trecentodieci [vescovi] ed estesa ai dodici che avevano partecipato all'ordinazione di lui anche con la loro presenza fisica, li costrinse a sapere che anche al di fuori della Chiesa c'è la possibilità di dare il battesimo di Cristo. Infatti hanno accolto [nella loro comunione] alcuni di questi scismatici e con quelli anche le persone che essi avevano battezzato mentre erano fuori della chiesa donatista, conservando a ciascuno i grandi senza affatto ripetere il battesimo su alcuno. Neppure hanno desistito dall'intentare contro di loro cause, al fine di farli ravvedere, ricorrendo alle pubbliche autorità né, inoltre, hanno temuto di contaminare la loro comunione per effetto dei crimini di quelli, crimini oltremodo gonfiati dalla sentenza pronunciata dal loro concilio. 70. 1. I Prisciallinisti, che Priscilliano ha fondato nella Spagna, seguono soprattutto le dottrine degli Gnostici e dei Manichei, mescolandole fra loro, benché altro sudiciume da altre eresie sia confluito in loro come in una fogna, orrida nella sua mistura. A fine, però, di occultare le contaminazioni e le turpitudini, hanno tra i loro placiti [documenti] anche queste parole: “Giura e spergiura, ma non tradire il segreto”. Codesti eretici dicono che le anime sono della medesima natura e sostanza che ha Dio; esse discendono [dall'empireo] passando attraverso sette cieli e vari principati, disposti a gradini, per dedicarsi sulla terra come ad una gara volontaria ed incappano nel principe del male, dal quale, come essi pretendono, è stato fatto questo mondo e da questo principe sono seminate nei vari corpi di carne. Sostengono, inoltre, che gli uomini sono vincolati alle stelle, le quali ne decretano il destino e che lo stesso nostro corpo è disposto in modo corrispondente ai dodici segni zodiacali, come affermano coloro che comunemente sono chiamati Matematici e, così, collocano l'Ariete nella testa, il Toro nel collo, i Gemelli nelle spalle, il Cancro nel petto e, elencando per nome gli altri segni zodiacali, arrivano alle piante dei piedi, che essi assegnano ai Pesci perché questo segno è nominato per ultimo dagli astrologi. Questa eresia ha voluto tener coperte dal segreto queste e le altre sue dottrine fantastiche, insulse, sacrileghe, la cui enumerazione sarebbe troppo lunga. 70. 2. Anche questa eresia rifugge dal mangiar carne, ritenendola immonda e così provoca dissenso tra i coniugi ai quali essa è riuscita a far credere questa malsana dottrina, cioè fa dissentire i mariti dalle mogli che non vogliono accettarla e le mogli dai mariti che non vogliono accettarla. Ed infatti attribuiscono la formazione di ogni specie di carne non al Dio buono e vero ma agli angeli del male; in ciò sono più subdoli perfino dei Manichei, perché [i Priscillianisti] non ripudiano alcun testo delle Sacre Scritture Canoniche, leggendole tutte unitamente agli apocrifi e prendendole come testi probativi ma, mediante l'interpretazione allegorica, piegano nel senso che loro aggrada, ogni affermazione dei Libri Sacri atta a demolire il loro errore. Riguardo a Cristo professano l'eresia di Sabellio dicendo che Egli è nella sua stessa identità non solo Figlio ma anche Padre e Spirito Santo. 71. Filastrio dice che vi sono altri eretici i quali non prendono cibo insieme con altre persone però non spiega se tengono questa usanza con la gente che non è della medesima setta o anche fra loro stessi. Dice ancora che codesti hanno una dottrina ortodossa sul Padre e sul Figlio ma che riguardo allo Spirito Santo non professano la cattolica poiché lo ritengono creato. 72. Filastrio racconta che da un certo Retorio ha avuto origine un'eresia di strabiliante assurdità che afferma che tutti gli eretici camminano per la strada retta e professano la verità ma tale dottrina è tanto assurda, che, a mio parere, è inimmaginabile. 73. Un'altra eresia è quella che dice che in Cristo patì la divinità allorché la Sua carne veniva inchiodata sulla croce. 74. Un'altra eresia è quella che asserisce la triformità di Dio così che una certa parte di Lui è Padre, un'altra Figlio e un'altra Spirito Santo cioè sarebbero porzioni di un solo Dio quelle che formano codesta trinità come se Dio risultasse completo solo per queste tre sue parti né fosse perfetto in se stesso, né in quanto Padre, né in quanto Figlio, né in quanto Spirito Santo. 75. Vi è un'altra eresia che afferma che l'acqua non è stata creata da Dio ma è sempre esistita, coeterna a Lui. 76. Un'altra eresia dice che il corpo umano, non l'anima, è immagine di Dio. 77. Un'altra eresia dice che vi sono innumerevoli mondi, come ritennero certi filosofi pagani. 78. Un'altra eresia dice che la anime dei malfattori si cambiano in dèmoni e in ogni sorta di animali, conformemente ai meriti che esse hanno. 79. Un'altra eresia crede che con la discesa di Cristo agli Inferi vennero liberati tanto gli uomini senza fede e anche tutti gli altri. 80. Un'altra eresia, poiché non è capace di comprendere che il Figlio è sempiterno per nascita, pensa che quella natività abbia avuto inizio in un tempo tuttavia volendo professare il Figlio coeterno al Padre, ritiene che quegli esistesse già in Lui, prima di nascere da Lui, cioè che quegli esistette sempre ma non sempre esistette come Figlio ma incominciò ad essere Figlio dal momento della sua nascita da Lui [il Padre]. Sono queste le eresie che ho deciso di riprendere dall'opera di Filastrio e riportare nella mia. Egli ne menziona anche altre ma, quanto a me, non è giusto definirle eresie. Riguardo a quelle che ho descritto senza dare loro un nome anche egli le ha ricordate senza nome di sorta. 81. I Luciferiani hanno avuto origine da Lucifero, vescovo di Cagliari e di loro si parla spesso tuttavia né Epifanio né Filastrio li hanno inclusi tra gli eretici. A mio parere, gli autori citati credettero che codesti avevano creato solo uno scisma e non un eresia. In un autore, il cui nome non ho trovato scritto nel suo opuscolo, ho letto inclusi tra gli eretici i Luciferiani, in questi termini: “I Luciferiani pur conservando in tutto la verità cattolica, cadono nel seguente errore, veramente insensato: dicono che l'anima è generata in conseguenza di un travasamento e dicono che la stessa è fatta di carne ed è della stessa sostanza della carne”. È, dunque, una questione estranea e non mi sembra che si debba trattare ora se il citato autore abbia creduto e sia stato obiettivo nel credere di dover annoverare i Luciferiani tra gli eretici per il fatto che fanno le affermazioni citate sull'anima (se pur veramente le fanno) oppure, sia che facciano le affermazioni dette, sia che, di fatto, non le facciano, rimangano tuttavia eretici, proprio perché, con temerità caparbia, si sono mantenuti saldi nel loro dissenso. 82. Nell'autore citato ho trovato anche i Giovinianisti, che io già conoscevo. Questa eresia ha avuto origine nel nostro tempo, allorché eravamo giovani, per opera di un certo Gioviniano monaco che, come i filosofi stoici, diceva che tutti i peccati sono uguali, che l'uomo, dopo che ha ricevuto il lavacro della rigenerazione non può peccare e che né i digiuni né l'astinenza da alcuni cibi avranno qualche merito. Annullava la verginità di Maria affermando la perdita dell'integrità nel parto. Metteva, inoltre, la verginità delle donne consacrate a Dio e la continenza maschile, professata dai devoti che scelgono la vita del celibato, sullo stesso livello di meriti che ha il matrimonio vissuto castamente e fedelmente. Di qui è accaduto, come è risaputo, che nella città di Roma, dove costui insegnava, alcune vergini consacrate, già inoltrate negli anni, sono passate a nozze, dopo averlo sentito parlare. Tuttavia, costui né aveva moglie, né voleva averla e si metteva a sostenere che questa sua scelta non era fatta per avere un qualche maggior merito davanti a Dio, valevole nel regno della vita eterna, ma a causa dei condizionamenti imposti alla vita presente, cioè per non sottostare alle molestie causate dal matrimonio. Codesta eresia è stata, però, prontamente soffocata e distrutta e non poté neppure giungere ad ingannare alcun sacerdote. 83. Quando con grande attenzione ho fatto le mie ricerche nella Storia di Eusebio, alla quale Rufino [o Tirannio Rufino, o Rufino di Aquileia o di Concordia o Turranio (Concordia Sagittaria, 345 ca. – Sicilia, 411), monaco, storico e teologo cristiano noto per la sua Storia ecclesiastica, ampliamento dell'opera omonima di Eusebio di Cesarea e come traduttore in latino delle opere in greco di alcuni Padri della Chiesa, in particolare di quelle di Origene] nella sua traduzione in latino ha aggiunto due libri riguardanti anche il tempo successivo, non vi ho trovato alcuna eresia che non avessi già letto nei sopra citati autori all'infuori di quella che Eusebio ricorda nel libro sesto, riferendo che essa era nata in Arabia. Poiché non ne ha menzionato alcun fondatore, possiamo quindi denominare codesti eretici come gli Arabici. Costoro asseriscono che l'anima muore e si dissolve unitamente al suo corpo e che alla fine del mondo risorgono ambedue. Eusebio però dice che essi furono molto presto ricondotti alla retta fede dalla disputa di Origene che si trovava lì e discuteva con loro. È tempo ormai di menzionare le eresie, che non abbiamo trovato presso i citati autori ma che ci sono venute alla mente in qualsiasi modo. 84. Gli Elvidiani, i quali hanno avuto origine da Elvidio, impugnano tanto la verginità di Maria, che giungono a sostenere che ella, dopo Cristo, abbia partorito ancora altri figli, avuti da Giuseppe, suo marito. Mi meraviglia però che Epifanio abbia chiamati questi eretici Antidicomariti, tralasciando di menzionare Elvidio. 85. I Paterniani credono che le parti inferiori del corpo umano non sono state fatte da Dio ma dal diavolo e poiché danno licenza a commettere tutte le turpitudini che derivano da quelle parti, vivono con somma libidine. Alcuni autori chiamano codesti eretici anche Venustiani. 86. I Tertullianisti hanno origine da Tertulliano, del quale si leggono molti libri, scritti con straordinaria eloquenza. Costoro divennero a poco a poco fino al nostro tempo sempre meno numerosi e poterono sopravvivere nelle loro ultime rimanenze nella città di Cartagine. Mentre io mi trovavo lì, alcuni anni fa [costoro] si sono dissolti del tutto. Infatti quei pochissimi che erano rimasti, sono passati alla Cattolica ed hanno consegnato alla Cattolica la loro basilica la quale è, tuttora, ben nota. Tertulliano, dunque, come lo attestano i suoi scritti, dice senza dubbio che l'anima è immortale però sostiene che essa sia un corpo e non solo lo sia essa ma anche Dio stesso. Tuttavia è risaputo che egli non è stato dichiarato eretico per questo suo modo di parlare. Si potrebbe, infatti, opinare che egli chiami, in qualche modo, corpo la natura e la sostanza divina per se stessa, senza ritenerla però un corpo fatto di parti, alcune maggiori, altre minori secondo una possibile o necessaria valutazione, come lo sono tutte quelle sostanze che in senso proprio chiamiamo corpi, nonostante che egli riguardo all'anima abbia avuto una concezione del genere. Ma, come ho detto, sarebbe stato possibile ritenere a suo riguardo che egli asserisca la corporeità di Dio per poter affermare che Dio non è un nulla, non una vacuità, non una qualità del corpo o dell'anima ma che Egli è dovunque per intero e non è frazionato da nessuno spazio locale e, tuttavia, perdura nella sua natura e sostanza senza alcuna alterazione. Dunque non per questo suo modo di parlare Tertulliano è diventato eretico ma perché, quando passò ai Catafrigi, che in un periodo precedente aveva completamente confutato, incominciò a condannare anche le seconde nozze dichiarandole uno stupro, in contrasto con l'insegnamento dato dagli apostoli e in seguito si separò anche da questi eretici e si mise a diffondere le sue congreghe. Questo stesso personaggio dice chiaramente che le anime degli uomini [che furono] molto malvagie si trasformerebbero in dèmoni. 87. Nelle nostre campagne, cioè nel territorio di Ippona c'è una certa eresia [tra la gente] contadina, o, più esattamente, ci fu: infatti, essa, venuta meno a poco a poco, era rimasta in una sola piccola borgata, nella quale gli abitanti erano, senza dubbio, assai pochi ma tutti erano dell'idea detta. Tutti costoro adesso sono stati ricondotti all'ortodossia e sono diventati cattolici, né vi è rimasto alcuno di quella setta. Erano chiamati Abeloîm, secondo la riflessione del nome in lingua Punica. Alcuni dicono che codesti eretici abbiano avuto la loro denominazione dal figlio di Adamo, il cui nome era Abele; noi, pertanto, li potremmo chiamare Abeliani oppure Abeloìti. Non si univano alle loro mogli però non era loro permesso dalla dottrina della loro setta di vivere senza moglie. Maschi e femmine quindi coabitavano, facendo la professione di continenza e adottavano un fanciullo e una fanciulla, i quali poi sarebbero stati i loro successori nel seguire il medesimo patto di convivenza matrimoniale. Alla morte dei singoli membri se ne sostituivano altri solo badando che ai due morti di sesso differente succedessero in quella convivenza familiare altre due. Quando poi fosse morto uno degli adottanti, gli adottivi servivano a quell'unico sopravvissuto fino alla sua morte. Però alla morte di codesto anche essi adottavano allo stesso modo un fanciullo e una fanciulla. Né a codesti eretici mancò mai l'ambiente donde potessero prendere le loro adozioni, poiché i loro vicini, in ogni parte, mettevano al mondo bambini e davano volentieri i loro figli poveri per la speranza che essi avessero l'eredità altrui. 88. 1. In questo nostro tempo c'è l'eresia dei Pelagiani, l'ultima fra tutte, proveniente dal monaco Pelagio. Celestio ha seguito tanto codesto suo maestro che i loro seguaci sono designati anche come Celestiani. 88. 2. Costoro sono ostili alla grazia di Dio: per mezzo di essa noi, infatti, siamo stati predestinati all'adozione di figli di Lui per mezzo di Gesù Cristo e per mezzo di essa veniamo strappati dal potere delle tenebre affinché crediamo in Lui e siamo trasferiti nel suo regno e riguardo a ciò Gesù ha detto: Nessuno viene a me, se non gli viene dato dal Padre mio e per mezzo di essa la carità viene riversata dentro i nostri cuori così che la fede agisce sotto l'impulso dell'amore. Costoro sono tanto ostili alla grazia, che credono che l'uomo può mettere in pratica tutti i precetti di Dio senza il suo aiuto. Se una tale affermazione fosse vera, il Signore avrebbe detto evidentemente invano: Senza di me non potete far nulla. Infine Pelagio, rimbrottato dai suoi confratelli di non assegnare parte alcuna all'aiuto dato dalla grazia di Dio per l'adempimento dei suoi precetti, cedette alle loro rimostranze ma solo fino a questo punto che non antepose la grazia al libero arbitrio ma, con l'astuzia da miscredente la subordinò ad esso: disse infatti che essa è data agli uomini unicamente al fine che essi, mediante la grazia, possano più facilmente adempiere i precetti che sono tenuti ad osservare mediante il libero arbitrio: dono che la nostra natura ha ricevuto da Dio, senza alcun merito precedente da parte di essa ed, invero, costoro sono d'avviso che essa lo ha ricevuto soltanto a questo fine, cioè che noi, con l'aiuto di Dio datoci attraverso la sua Legge e il suo insegnamento, apprendiamo quel che dobbiamo fare e quel che dobbiamo sperare ma non perché noi, in virtù del dono dello Spirito Santo, siamo messi in grado di fare quanto abbiamo appreso essere nostro dovere fare. 88. 3. E con ciò costoro vengono ad ammettere che da Dio ci è data la scienza, per opera della quale viene cacciata l'ignoranza ma rifiutano di ammettere che ci sia data la carità, in virtù della quale si vive piamente e pertanto evidentemente si ha che mentre la scienza, la quale senza la carità fa insuperbire, sarebbe dono di Dio, non sarebbe dono di Dio proprio la carità, la quale edifica, facendo in modo che la scienza non porti alla superbia. 88. 4. Costoro giungono, di fatto, a distruggere anche le preghiere che fa la Chiesa, sia quelle per gli infedeli e per quanti sono renitenti alla dottrina di Dio, fatte per la loro conversione, sia quelle per i fedeli, fatte affinché si accresca la loro fede e rimangono perseveranti in Lui. Codesti eretici, invero, sostengono che gli uomini non ricevano queste mozioni da Dio direttamente, ma le abbiano da se stessi in quanto che, secondo le loro affermazioni, la grazia di Dio, ad opera della quale siamo liberati dall'empietà, ci viene data proporzionalmente ai nostri meriti. Pelagio, però, nel processo fattogli dai vescovi della Palestina, per timore di esservi condannato, fu costretto a condannare codesta sua proposizione tuttavia nei suoi scritti posteriori la professa apertamente. 88. 5. Giungono perfino alla bestemmia di dire che la vita dei giusti su questo mondo non ha assolutamente alcun peccato e che la Chiesa di Cristo, in questa sua condizione mortale, risulta formata da costoro, così da essere completamente senza macchia e ruga, come se non fosse la Chiesa di Cristo colei che in tutto il mondo grida a Dio: Rimetti a noi i nostri debiti. 88. 6. Affermano ancora che i bambini, discendenti per via di generazione da Adamo non contraggono, in conseguenza di questo loro primo modo di nascere, l'infezione prodotta dall'antica colpa mortifera. Asseriscono, infatti, con tanta risolutezza che i bambini nascono senza un qualsiasi legame con il peccato commesso all'origine, che non c'è assolutamente nulla che debba venir loro rimesso mediante una loro seconda nascita ma dicono che sono battezzati solo al fine di essere adottati mediante la rigenerazione e, così, venire ammessi al regno di Dio, cioè essi sono trasferiti da una buona condizione ad un'altra migliore senza però che vengano, mediante il sopraddetto rinnovamento, liberati da un qualche male dovuto ad un debito antico. Ed infatti promettono anche a quei bambini, che non sono battezzati, una propria sorta di vita, la quale sebbene vissuta fuori del regno di Dio è, pur tuttavia, eterna e beata. 88. 7. Costoro dicono che lo stesso Adamo, anche se non avesse peccato, sarebbe morto fisicamente e, pertanto, non è morto per effetto della colpa ma a causa della qualità della sua natura. Ci sono ancora altre affermazioni di costoro contro la dottrina della Chiesa, che però sono comprese, tutte o quasi tutte, in queste che abbiamo esposte. [Il Pelagianesimo venne elaborato dal monaco Pelagio (IV sec. d.C., fig.), secondo la quale la natura umana non è affetta dal peccato originale cosicché l'uomo è in grado di salvarsi senza il soccorso della grazia divina. La disputa con Pelagio riguardava essenzialmente la natura della volontà. Contro di lui Agostino sosteneva che la volontà umana è stata irrimediabilmente corrotta dal peccato originale, che ha inficiato per sempre la nostra libertà. Quest'ultima consiste nella capacità, oramai andata perduta, di dare realizzazione ai nostri propositi e va distinta perciò dal libero arbitrio, che è invece la facoltà razionale di scegliere, in linea teorica, tra il bene e il male. L'uomo, che è dotato di libero arbitrio, vorrebbe per natura tendere al bene ma è incapace di perseguirlo perché nel momento concreto della scelta la sua volontà si ritrova dilaniata: una condizione di duplicità che non gli consente di « volere » appieno ma si può esemplificare piuttosto nell'espressione «vorrei volere». Soltanto Dio con la sua grazia può redimere l'uomo, non solo illuminando i suoi eletti su cosa è bene ma anche infondendo loro la volontà effettiva di perseguirlo, volontà che altrimenti sarebbe facile preda dell'incostanza e delle tentazioni malvagie. Solo in questo modo l'uomo potrà ritrovare la sua libertà]. APPENDICE [I. I Timoteani] I seguaci di Timoteo dicono che il Figlio di Dio nacque dalla vergine Maria come vero uomo ma non in modo da risultare un'unica persona senza che si riducesse anche ad essere un'unica natura. Essi suppongono che le viscere della Vergine siano state una specie di fornace per opera della quale le due nature, cioè divinità e umanità, si sono squagliate e poi rifuse insieme in un'unica massa, che presenta la forma di Dio e quella dell'uomo: insomma, restando immutata la proprietà delle [due] nature, queste si sarebbero congiunte formando una sola realtà. Per sostenere una simile empietà, per cui si giunge ad affermare che Dio ha mutato natura, essi si appellano al Vangelo e, forzando la testimonianza dell'evangelista, dove si dice che il Verbo si è fatto carne, la interpretano nel senso che la natura divina si è cambiata in natura umana. O abolizione, che osa avventarsi contro quella sostanza inviolabile ! Al presente, mentre è in esilio a Biza, città della Bitinia [parte nord-occidentale dell'Asia Minore, delimitata dalla Propontide, il Bosforo Tracio e il Ponto Eusino (oggi Mar Nero)],Timoteo autore di questa empietà, attira molta gente offrendo l'immagine d'una vita continente e devota. [II. I Nestoriani] I Nestoriani derivano da Nestorio, un vescovo che, in contrasto con la fede cattolica, osò sentenziare che Cristo Signore, nostro Dio, era soltanto un uomo e, quanto a l'essere egli mediatore fra Dio e gli uomini, non fu così concepito nel grembo della vergine Maria ad opera dello Spirito Santo ma Dio si unì all'uomo in un secondo momento. Diceva ancora che a patire ed essere sepolto non fu l'Uomo-Dio. Era questo un attacco teso a vanificare tutta l'opera della nostra salvezza per la quale il Verbo di Dio si è degnato di prendere la natura umana nel grembo della Vergine in modo che unica fosse la persona di Dio e dell'uomo. A questo scopo egli nacque in maniera unica e mirabile, e parimenti accettò la morte per i nostri peccati, scontando il debito di cose che egli non aveva rubate; risorgendo poi dai morti egli, Uomo-Dio, salì al cielo. [IIA. I Nestoriani] L'eresia nestoriana prende nome dal suo autore, cioè Nestorio, vescovo della Chiesa di Costantinopoli. L'errore di costui consisteva nel predicare che dalla vergine Maria fu generato un semplice uomo, un uomo cioè che il Verbo di Dio non aveva assunto nell'unità della persona e con una relazione indissolubile. Pertanto la vergine Madre doveva ritenersi non theotocos [Madre di Dio] ma anthropotocos [Madre dell’uomo], affermazione che agli orecchi dei cattolici suonò inammissibile poiché un parto di questo genere negava l'unità di Cristo nella vera carne e nella divinità e supponeva in lui una duplicità. La qual cosa è una nefandezza. [III. Gli Eutichiani] Gli Eutichiani son sorti ad opera di Eutiche, prete della Chiesa di Costantinopoli il quale, nell'intento di confutare Nestorio, si lasciò coinvolgere dagli errori di Apollinare e dei manichei. Egli negò, in Cristo, la verità della natura umana e tutto ciò che della nostra realtà umana fu assunto dal Verbo Eutiche lo assegna all'unica essenza divina. In tal modo, negando in Cristo la realtà della nostra natura, vanifica il mistero della salvezza umana che non può esserci senza le due nature e nella sua stolta empietà non si accorge che quanto viene a mancare nel Capo è sottratto all'intero corpo. [IIIA. Gli Eutichiani] Gli Eutichiani prendono il nome dal prete Eutiche il quale, ricercando per ambizione i favori imperiali osò proporre come dogma di fede che in Cristo prima dell'incarnazione c'erano due nature ma dopo che il Verbo si fece carne la natura è una soltanto, cioè la natura divina, mentre l'umanità fu assorbita in Dio, per cui nel grembo della Vergine non fu concepito un vero uomo e dalla carne di Maria non fu presa [da Cristo] una [vera] carne. Io però non riesco proprio a capire dove, secondo un tal modo di ragionare, avesse potuto prendere forma un corpo così sottile che poteva passare attraverso le viscere verginali della Madre senza violare l'integrità. Eutiche inoltre sosteneva con fermezza che Cristo era una sola natura, totalmente [ed esclusivamente] Dio, tanto che a sottoporsi alla passione non fu l'Uomo-Dio ma la sola divinità. Questa divinità egli sollevò nell'alto del cielo. Al contrario noi crediamo che colui che nacque dalla vergine Maria e, secondo la carne, fu procreato dal seme di Davide, colui che fu crocifisso, morì e fu sepolto, fu lo stesso che risuscitò da morte e che sollevò in cielo quell'uomo perfetto che, secondo quanto aspettiamo, verrà a giudicare i vivi e i morti. Questo afferma senza esitazioni la fede cattolica, questo gridano con l'autorità loro propria tutte le sacre Scritture. Contro questa fede si ribellò orgogliosamente il sopra nominato Eutiche, dopo che il concilio di Efeso [Asia Minore, Turchia, 431, sotto il regno dell'imperatore d'Oriente Teodosio II (408-450); si occupò principalmente di Nestorianesimo, Theotokos, Pelagianesimo] fu soppresso dal potere imperiale e soprattutto dopo che a seguire i suoi errori ci si mise il vescovo di Alessandria, Dioscoro. Staccandosi da Flaviano, egli non solo rimosse dall'ufficio il vescovo della Chiesa costantinopolitana ma lo allontanò dalla patria e lo mandò in esilio, nonostante la presenza e l'opposizione del diacono Ilaro, delegato della santa Sede apostolica. Egli e i colleghi suoi in una seconda sessione privarono dell'ufficio gli altri presbiteri allora assenti ma ecco che intervenne provvidenzialmente l'Onnipotenza divina che s'incaricò lei stessa a spazzarlo via con [un] giusto e rapido giudizio. Fu infatti tolto di mezzo e perse la vita presente l'Imperatore Teodosio e così pure Crisafio, cioè i due che con la loro protezione avevano parecchie volte consentito ad Eutiche d'impugnare la fede cattolica e di diffondere il suo errore. Dinanzi a Dio prima di loro era comparso il santo vescovo Flaviano, confessore della fede. In tal modo, secondo quanto ci è stato riferito, doveva rimanere celato il verdetto di Dio, giusto giudice. Pertanto intervenuta d'autorità la predetta Sede apostolica si è palesato con chiarezza il vigore della fede e si è spento l'errore d'una così esecrabile dottrina. In effetti le reliquie del santo confessore furono riportate con gloria [nella sua città] e collocate in un posto onorifico nella santa Chiesa inoltre furono rimandati liberi i sacerdoti che, graditi a Dio e benvoluti dagli uomini per la loro verace confessione meritarono d'essere riammessi nel sacerdozio. Eutiche, l'autore dell'abominevole errore, è espulso dalla provincia; il concilio sopra nominato con la firma dei partecipanti riprova e detesta gli errori da lui malamente concepiti, ritenendoli contrari alla sana dottrina. La pace della santa madre Chiesa richiama [nelle proprie sedi] i suoi sacerdoti.


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Reincarnazione (di Satprem) nuova versione

di Alessio Begliomini

Quella che comunemente viene chiamata reincarnazione, è insegnamento di Sri Aurobindo che anche ad altri e' di certo peculiare: mediante tutte le forme antiche della Sapienza, si' quelle orientali l'egiziana la neoplatonica, si ritrasmette l' insegnamento della Reincarnazione. Sri Aurobindo dà alla Reincarnazione un rinnovato contenuto noetico. Infatti, fuori dalla ristretta disposizione a intendere la vita un' occasione univoca che rapidamente si spegne nella morte, questi sono gli atteggiamenti possibili: o si ritiene, come fanno gli spiritualisti esclusivi, che tutte le successive esistenze formano una catena futile e dolorosa della quale non altro si potrebbe realizzare che liberarsene personalmente al piu' presto e ire a riposare in un Dio o un Brahman o tal Nirvana; ovvero ci si persuade -su fondata esperienza, come fa Sri Aurobindo- che l'insieme delle nostre vite è comunione permanente verso la crescita della coscienza dell'Uomo : culminante in un compimento TERRESTRE. Così, riteniamo in atto l'Evoluzione - della coscienza dell'uomo su quella della specie, e sì che questa Evoluzione cosciente dell'uomo sia una evoluzione individuale e sociale VERSO NUOVA TERRA. Ma ecco, potremmo domandarci perché gli spiritualisti "tradizionali" , d'acchito così savi e illuminati, non abbiano intravisto già, questa realizzazione . Anzitutto, essi sono spiritualisti relativamente moderni. Sì che i Veda, dei quali Sri Aurobindo ha svelato il segreto attuale, e con i Veda altre tradizioni tutt'oggi forse assai poco comprese, ci trasmettono ciò che questi spiritualisti modernisti non hanno osservato. Su questo tema , la spiritualità odierna si distingue per obnubilamento di coscienza pari al suo intelligente sviluppo mentale. E poi, sarebbe piuttosto sorprendente che questi moderni spiritualisti fossero in grado di acchiappare conclusioni diverse dalle loro stesse premesse : partiti dal concetto che il mondo è illusione o un regno intermedio irreparabilmente in balia della carne e del diavolo, non potevano che fermarsi a conclusioni lineari con le loro premesse mentali, sì che hanno cercato a loro ovvia intesa la liberazione, ovvero la propria esclusiva salvezza, fuori di questo mondo. E’che, eplorando, ma senza pazienza, le risorse mentali e vitali e fisiche e psichiche umane, per sbarazzarle delle loro scorie e divinizzarle come tosto facevano i Rishi Vedici e forse i sacerdoti d'antichi Misteri e come ha fatto Sri Aurobindo, ecco han rifiutato l'ascesi tentando il salto immediato dall'intelletto mentale al puro Spirito!: epperò non sono stati in virtù di cogliere ciò che negavano possibile vedere. I materialisti si sono creati analoga e opposta negazione: esplorando un cantuccio di fisicità mondana rifiutano ora tutto l'altro; partiti dal concetto che soltanto la materia è reale e tutto l'altro è allucinazione, si son dati la logica conseguenza delle loro parziali premesse. Invece, senza pregiudizi, come ha fatto Sri Aurobindo verso le integrali possibilità dell'Uomo, ecco ci è dato di ascendere a una coscienza reale, perciò a una vita integrale. Vista nell' ottica dell' evoluzione della coscienza, la Reincarnazione non diviene il futile girotondo postulato da questi, la bizzarra fantasticheria immaginata da quelli. In Spirito di Chiarezza, Sri Aurobindo ripulisce la mente dal Fumettone Spirituale, sì come lo chiama Mere, a tanto cui son degenerate le reali conoscenze sul declinare degli antichi Misteri; e anch' ella ci sprona a sperimentare direttamente : non da chiaroveggenti, da esseri coscienti. Qui non c'è nulla da "credere nella reincarnazione": l'esperienza della Reincarnazione c'è da fare; primo , comprendere in quali condizioni questa esperienza diviene possibile. Si tratta di prassi, e questa prassi riguarda e riguarderà il nostro sviluppo integrale attraverso i tempi.


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Babbo Natale e gli UFO

di Corrado Malanga

Gli ufologi degli anni sessanta si sono divertiti a cercare di capire se ci fosse qualche relazione tra i vari aspetti dell'ufologia. Furono messi allora in relazione la luce degli ufo con la velocità, la forma degli ufo con le turbe psichiche dei testimoni che li osservavano, l’età ed il sesso dei testimoni con il numero di avvistamenti fatti, il grado culturale dei testimoni con il numero di avvistamenti e con i luoghi più frequentati dal fenomeno. Chiunque poteva immaginarsi una correlazione fra due parametri ed andare a verificarla su base statistica lo faceva, poi esponeva i suoi dati al primo convegno di ufologia che gli capitava. Dietro tutto ciò c’era la voglia dell’ufologo di turno di apparire serio e quindi credibile. La maggior parte degli ufologi degli anni '70 ed '80 invece passava il suo tempo migliore a denigrare il lavoro degli altri ed a promuovere il proprio. Le cose non è che siano cambiate tanto. In casa nostra avevamo gli ufologi possibilisti e gli ifologi che, siccome dovevano dire qualcosa di diverso, dicevano che gli ufo non esistevano. Questo grido, in Italia, si alzava soprattutto da un gruppo di "pensatori" della città di Torino. A tutt’oggi infatti nessun avvistamento ufologico accaduto da qualche parte nel mondo è stato considerato valido o credibile da queste persone. C’è da chiedersi perché insistano tanto nell'affrontare un problema in cui non credono, anche se ognuno si diverte come può. Ammettere l’esistenza di qualcosa sarebbe infatti stato come tradire il loro punto di partenza…. essere diversi. In fondo tutto nasceva dall’esigenza di essere credibili davanti al mondo scientifico. Gli ufologi non erano credibili e l’unico sistema per essere credibili stava nel ridimensionare il fenomeno ufologico nella sua complessità. Ridimensiona oggi e ridimensiona domani ci siamo trovati di fronte ad un gruppo di persone che invece di fare ricerca sul campo fa demagogia dietro la scrivania. Tant’è vero che negli ambienti che frequenta il sottoscritto questo gruppo di pensatori lo abbiamo affettuosamente ribattezzato "Centro Studi Palloni Sonda"; si dà infatti per scontato che, se qualcosa di strano vola nei cieli del nostro pianeta, esso debba irrevocabilmente essere ricondotto a qualcosa di esistente e cioè quasi sempre ad un pallone sonda. Gli avvistamenti riconducibili ad ufo, che si effettuano in un anno sul pianeta Terra, sono migliaia, il ché vuol dire che ce ne sono molti di più che non vengono scorti e riportati. Ma quanti soldi ci costerebbero tutti questi palloni sonda che costruiremmo e lanceremmo nei cieli del pianeta? Ci sono anche dei palloni sonda sottomarini che alla metà degli anni settanta uscivano dalle acque della costa adriatica, davanti agli occhi stupefatti di pescatori, testimoni occasionali, finanzieri, pesci azzurri, eccetera. Pare che i veloci scafi dei contrabbandieri albanesi debbano fare lo slalom, tra i diversi palloni sonda che si materializzano in quella zona da sempre, per raggiungere le amate coste italiane. Dovete infatti sapere che gli studiosi di palloni sonda, i famosi "pallonari sondari", sostengono che tali strani strumenti siano in grado di superare prestazioni aerodinamiche mai viste. Comparire sui radar dell’aeronautica civile e/o militare di mezz’Europa e con accelerazioni di tremila chilometri al secondo quadrato, coprire archi di cielo mai visti. Quello che mi sono sempre chiesto è perché non ci andiamo su Marte con questi mezzi dalle impressionanti prestazioni e forme invece di permettere di oscurarci la vista del Sole, dato il loro numero veramente incredibile. Sì! parliamo di forme diverse, perché non dovete credere che i palloni sonda siano pressoché sferici. Sono addirittura tondi come delle scodelle ed ultimamente triangolari. Vanno contro vento, cambiano forma davanti ai testimoni e sono in grado, passando velocemente vicino ad alcuni aerei in volo, persino di scuoterli fortemente. Questi palloni sonda stanno oggi prendendo la strana abitudine di volare sulle teste di decine di fedeli in contemplazione estatica di veggenti occasionali, che dicono di avere delle locuzioni con la Beata Vergine Maria. Ma di ciò parleremo in altra sede. Alcuni di questi palloni sonda (caso Zamora New Mexico USA) sono abitati da esseri umani. Il capitano Zamora ai bordi della strada ne vide atterrare uno e siccome quel pallone sonda, lì, non ci poteva atterrare, a causa del divieto di sosta …nel deserto del New Mexico si sa che ci sono molti divieti di sosta a causa della continua caduta di ufo e di animali mutilati dal cielo, potrebbe essere pericoloso... uscì subito dalla sua automobile andando incontro ai due occupanti del pallone sonda che stavano scappando per non essere multati una volta visto il poliziotto. Ma Zamora che, per gli esperti pallonari sondari, era miope, perde gli occhiali e, invece di vedere due esseri umani, scorge due esseri di piccola statura che, salutandolo con le loro quattro strane dita, scappano facendosi beffe di lui. Ma nooooo… non avevano un dito stranamente più lungo degli altri: come faceva Zamora senza occhiali a vedere tutto ciò, si trattava invece di un gesto che gli Americani hanno sovente l’abitudine di fare verso i tutori dell’ordine chiudendo la mano destra con il palmo verso l’alto a pugno e tirando su il dito medio in verticale ed accompagnando questo gesto con un movimento ondulatorio dell’avanbraccio verso l’alto. E lo strano segno che Zamora dice di aver visto sul pallone sonda? Niente paura, quello nonostante gli occhiali lo ha visto benissimo… Si tratta della marca di una… casa costruttrice di palloni sonda americana naturalmente. Visto? C’è sempre una spiegazione ragionevole per tutto. Credo che a questo punto scriverò un altro libro, si intitolerà "Rapiti da un pallone sonda!" Anche il fenomeno dei rapimenti alieni (abduction) infatti può essere facilmente spiegato in termini molto più razionali che non andar sempre a cercare l’extraterrestre dietro l’angolo. Per fare un esempio: la signora americana che sotto ipnosi svelerà al ricercatore americano Derrel Sims che è stata rapita dagli alieni piccoli, quelli grigi con poche dita, altrimenti se le ficcano sempre nel naso, denuncerà un certo dolorino in un alluce del piede. Una rapida occhiata e si scopre attraverso i raggi X che la signora è portatrice sana di uno strano aggeggio… un impianto alieno?… è sembra proprio di sì, poiché le analisi fatte dal gruppo di Sims sembrano dimostrare che la percentuale isotopica degli elementi di cui è costituito lo strano oggettino è differente da quella terrestre. L’oggetto appare costituito di una membrana bio-organica con dentro qualcos’altro. Ma nooooo… ridicono gli ufologi pallonari sondari scopiazzando un loro collega americano. La signora scendendo dal proprio letto una mattina avrebbe calpestato accidentalmente una meteorite che gli si sarebbe incistata nell’alluce del piede. Aaah… ecco spiegata la diversa provenienza extraterrestre identificata dalle analisi chimiche dello strano sassolino. Due persone sono state rapite da un UFO sotto gli occhi di un'intera scolaresca nel paesino di Chiu-Chiu, in Cile, intorno alle 10 di sera del 19 ottobre scorso. Un oggetto luminoso bianco con luci lampeggianti si è fermato sopra il cortile della scuola, dove una ventina di bambini giocavano nell'attesa che finisse una riunione dei loro genitori. Da un'apertura nella parte inferiore dell'oggetto è sceso un fascio di luce accecante, che ha colpito la custode della scuola ed una bimba di 8 anni, che sono scomparse nel nulla. Richiamati dai bambini e da un violento schianto come di vetri rotti, una trentina di adulti sono usciti dalla scuola e hanno potuto osservare l'oggetto sospeso a circa 6 metri da terra, prima che schizzasse via in direzione sud, scomparendo all'altezza del cimitero. La donna e la bambina scomparse sono state ritrovate tremanti a poca distanza. Secondo i bambini, le due erano scomparse solo per pochi secondi. La custode ha raccontato di essersi sentita risucchiata e paralizzata dal raggio luminoso, di aver sentito delle voci e poi di avere perso i sensi. Ci risulta che i pallonari sondari sono già al lavoro per rintracciare la marca del nuovissimo pallone sonda adoperato in quest’ultimo caso. Oggi i pallonari sondari si fanno aiutare dagli psichiatri. Ma nooo: non perché siano da ricovero ma semplicemente perché i ricercatori fissati con gli alieni avrebbero prodotto un test ideato dall’americano Hopkins, "il test di HIRT", che si impiega sulla psiche dei bambini che sostengono strane cose. Infatti i fanatici dei rapimenti sostengono che se sei stato rapito dagli alieni questi hanno beccato anche il tuo pargoletto e faranno così anche con tuo nipote. Così Hopkins va in giro per l’America a chiedere ai figli degli addotti con età tra i tre ed i cinque anni di riconoscere alcune amabili figurine che descrivono i loro eroi, gli eroi della loro fantasia quindi. Ed ecco comparire Babbo Natale, Batman, la Befana, il Poliziotto ed il simpatico faccione del Grigio che: "…gioca con me di notte… mamma, quando tu dormi...!" Dice il bambino. Hopkins di fronte a tali rivelazioni crede di essere ancora una volta davanti ad una abduction pedofila invece lo psichiatra amico dei pallonari dice che il bambino ha trasposto quella figura con quella di topolino, sì, l’eroe dei fumetti… Anche lui, infatti, non so se ci avete mai fatto caso, ha tre dita ed il pollice opponibile ed è di pelle nera. Oggi come oggi, grazie a questi indefessi pensatori, sappiamo che topolino, quando di notte entra nelle camerette dei nostri piccoli, passando attraverso la finestra chiusa od ancor peggio, attraverso il muro, si toglie prima i guanti gialli poiché di essi non si fa alcuna menzione nei ricordi di questi ragazzi. Storicamente non è però stato Hopkins a mescolare le carte di alieni, grigi in questo caso, con la figura di Babbo Natale. Molti anni fa in USA, un noto ricercatore di queste cose, si chiedeva che differenza c’era nel dimostrare che gli alieni o Babbo Natale esistono veramente? In fondo - diceva costui - noi ci troviamo di fronte alla stessa situazione di un bambino piccolo che aspetta Babbo Natale, non lo vede mai, forse lo sogna, forse lo intravede ma mai riesce ad avere una tangibile prova della sua esistenza. L’esistenza di Babbo Natale è dunque basata su un processo indiziario. I genitori sostengono l’esistenza di Babbo Natale, i regali arrivano e qualcuno avrà pur provveduto a portarli, la letterina è stata puntualmente imbucata, dunque Babbo Natale esiste. Ed infatti è proprio così Babbo Natale esiste davvero, concludiamo noi. In effetti non esiste così come noi ce lo immaginiamo ma la causa che produce l’effetto Babbo Natale esiste ed è il genitore del bimbo che reciterà la parte di qualcuno, in questo caso di Babbo Natale. Ma se è così, allora dietro il racconto del bambino esiste veramente una causa scatenante, esiste davvero un effetto che ha prodotto queste risposte, un effetto reale, come è reale il genitore travestito da Babbo Natale. Io credo di vedere il mio amichetto piccolo e grigio che gioca con me, invece è un alieno con ben altre intenzioni? Come Babbo Natale mi inganna dando false credenziali così il grigio mi vuole ammansire con i suoi discorsi buonisti. Proprio come Babbo Natale… stai buono e non ti succederà nulla… dormi e non fare il cattivo altrimenti potresti essere punito. L’apparenza inganna, ma dietro l’apparenza esiste sempre una consistenza di un qualcosa che a volte ci sfugge. I due casi sono più simili di quanto uno non possa pensare in quanto, scrive un noto professore di programmazione neuro linguistica, creatore del Lie Detector in USA, non esistono persone che ingannano e persone che vengono ingannate, ma persone che tentano di ingannare e persone che si prestano inconsciamente ad essere ingannate. Il bambino sa perfettamente che Babbo Natale è una mistificazione, così come sa nel suo inconscio esattamente chi è che lo viene a trovare di notte, mentre i genitori dormono. Avete già capito? Ma sì, si tratta di un nuovo pallone sonda fatto a bambola gonfiabile molto utile anche agli addotti maschi con turbe sessuali, come del resto sostengono alcuni psichiatri italiani. Verrà fuori presto uno di quelli sopra menzionati, esperto in palloni sonda, a dirci che sono i militari americani che hanno inventato questo nuovo prototipo per studiare di notte il comportamento dei terrestri, per scopi militari ovviamente. Così gli addotti avrebbero trasposto, in un oggetto transizionale a forma di alieno, i loro desideri sessuali. In fondo, lo stesso Jung vedeva in alcune forme di ufo proiezioni di membri maschili (le navi madri) e femminili (i piatti volanti visti di traverso). Ed ecco finalmente avvicinarci alla nostra tesi finale: esiste una chiara relazione tra palloni sonda, bambole gonfiabili ed i cervelli degli esperti di ufo: hanno tutti e tre lo stesso contenuto… Note: Ringraziamo la CIA, l’americana commissione Sturrok, il SEPRA e la francese commissione COMETA per aver generosamente sponsorizzato la nostra ricerca.


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UFO la visita extraterrestre

di Corrado Paglialunga

MESSAGGI DAL COSMO Le civiltà extraterrestri si sono adoperate negli ultimi decenni in mille maniere affinché l'umanità potesse recepire la loro realtà e, soprattutto, il loro discorso corroborato da simbolici avvenimenti capaci di legare il passato al presente, e il presente al futuro. Gli extraterrestri si sono spesso serviti dei loro alti poteri per farci comprendere anche le facoltà della loro natura astrale e soprattutto le loro illimitate facoltà cosmo-scientifiche. La loro missione sul nostro pianeta , vogliamo ribadirlo ancora una volta, ha un preciso fine: quello di evitare una disastrosa ripetizione di eventi seriamente pericolosi per la stabilità di tutto il nostro sistema solare. In quest'opera si è inserito Eugenio Siragusa, contattato dagli extraterrestri. Questi ha contribuito con tutte le sue forze e tutte le sue capacità a diffondere il pensiero extraterrestre e a dare informazioni su ogni argomento ritenuto utile per lo sviluppo della nostra civiltà. Molto spesso gli veniva richiesto a quale destino saremmo andati incontro. Con la sua sintetica dialettica, rispondeva così: Dal Cielo alla Terra tramite Eugenio Siragusa "Vi domandate quale sarà il vostro destino! Vi abbiamo più volte appalesato quanto basta per spingervi ad una seria meditazione, ad una responsabile riflessione, ad un indi-spensabile equilibrio psichico, capace di evitare distonie e quant'altro accomuna l'intelligenza agli istinti malvagi e delittuosi. Vi abbiamo concesso previsioni ben precise se non aveste messo, in tempo utile, le cose al loro giusto posto, riabilitando tutti gli elementi attualmente debilitati da un forzato scompenso nel processo evolutivo della loro cosmica operosità. Ci siamo adoperati in mille modi per farvi comprendere la necessità della vera e sincera cooperazione di tutti i popoli del vostro pianeta e di realizzare, con i valori insopprimibili dello spirito, il fraterno e fecondo amore in una luce di giustizia idonea a concedere il necessario a tutti e il superfluo a nessuno. Vi abbiamo dato preziosi consigli per superare, senza traumi, le difficoltà che si antepongono alla pace e alla prosperità del bene comune. Vi domandate quale sarà il vostro destino! Noi vi diciamo: sarete voi a sceglierlo, con il bene o con il male, con la luce o con le tenebre, con l'amore o con l'odio, con la pace o con la guerra. Sarete voi gli artefici del vostro domani. Noi abbiamo fatto il nostro dovere: AVVERTIRVI !'' Simili concetti venivano ribaditi con ulteriori messaggi come quello che segue : Dal Cielo alla Terra tramite Eugenio Siragusa " Nessuno vi vieta di percorrere il sentiero del dolore, di evolvere attraverso il mezzo della sofferenza. Siete voi che scegliete e siete liberi nella scelta. Potete scegliere bene, potete scegliere male; potete sorridere, potete anche piangere; potete, volendo, essere felici od infelici. Nessuno vi vieta di fare, liberamente, la vostra scelta nel rendere facile o anche difficile il transito nella valle della materia. Voi conoscete benissimo la legge di Causa ed Effetto e sapete anche che non la potete violare. Se seminerete gigli, raccoglierete gigli, se seminerete cardi, raccoglierete cardi. Se amerete, seminerete amore; se odierete, seminerete odio. Questa verità la conoscete benissimo. Se soffrite, se vi immergete nel dolore e nella disperazione dite sempre: "MEA CULPA". Se terrete presente nelle vostre coscienze la realtà della Legge che governa i valori complementari e i loro effetti, le vostre scelte saranno sempre illuminate da saggia sapienza. Pace." L'uomo ha continuato con le sue vicissitudini e le sue scelte, per nulla incurante degli aiuti provenienti dal cielo. L'affascinante impresa compiuta dagli astronauti terrestri con il loro sbarco sulla Luna, sembrava fosse l'inizio di una rivoluzione capace, finalmente, di ridare dignità all'intelligenza umana. La civiltà extraterrestre immediatamente fece conoscere le proprie idee al riguardo, facendole arrivare agli uomini della terra ed in particolar modo agli scienziati e ai piloti delle navicelle spaziali. Dal Cielo alla Terra tramite Eugenio Siragusa "Accettate con puro senso di religiosità le conquiste della vostra intelligenza ed abbiate scrupolosa e cosciente cura di metterle al servizio del bene e della prosperità di tutta l'umanità del vostro pianeta. Siate umili e guardate con sincera devozione la luce della eterna verità che benignamente si rivela e vi tende le sue invisibili e generose braccia. Non innalzatevi come usano fare gli stolti, ma siate semplici e puri di cuore per essere maggiormente graditi alle cose più grandi di voi che, mi-steriosamente, vi spingono verso un destino migliore. Abbiate piena coscienza di quanto vi viene concesso per superare la miseria morale e spi-rituale in cui siete caduti per aver poco creduto a Colui che è in voi e tramite vostro vive ed opera in questa vivente cellula del suo macrocosmico essere. Le vostre conquiste siano poste sul piano della verità che è in voi. E mai esse abbiano a divenire strumenti negativi e fatali all'anelato desiderio della sospirata evoluzione verso il felice progresso e verso il superiore bene universale. Per camminare sicuri verso le celesti praterie del creato occorre infiammare le proprie anime di fede pura e spogliare i propri spiriti d'ogni egoistico vestimento materiale. Negli spazi puri, a differenza di quanto un astronauta ha detto, è più facile entrare in contatto con Dio, essere con Dio e sentire la soavissima armonia della sua eterna giustizia, della sua celeste pace e del suo divino e penetrante amore. In queste conquiste il nostro fraterno aiuto non verrà meno, ma verrà meno, e sarete duramente contrastati, se ad esse non darete il loro spirituale e giusto valore, nonché se da esse scaturisse il funesto desiderio della conquista del potere con conseguente innesto del male. Quali che siano i vostri pensieri su questo nostro messaggio che abbiamo affidato al nostro operatore per essere divulgato, giova comunque sapere che noi abbiamo solide basi sul vostro satellite Luna e possiamo, se ciò si rendesse necessario, procurarvi serie tribolazioni onde privarvi di ulteriori passi in queste imprese. Siate accorti e ravveduti ed il nostro aiuto non vi mancherà. Con fraterna benevolenza universale vi salutiamo." Purtroppo le imprese spaziali non diedero quell'impulso desiderato per una scelta precisa dell'oligarchia scientifica e politica terrestre. Ben sanno i nostri astronauti da chi sono stati seguiti, ed aiutati durante i loro voli spaziali, in quanto non sufficientemente tutelati da una scienza ancora impreparata ad affrontare situazioni nell'imponderabile. Molti astronauti non avrebbero mai voluto tornare, perché sapevano che li attendeva un pianeta ancora primitivo o meglio non evoluto moralmente, socialmente e spiritualmente. Li aspettava la cosiddetta "quarantena", un isolamento forzato di molti giorni dove veniva loro praticato un lavaggio mentale, un lavaggio per far loro dimenticare di essere stati nel paradiso cosmico e di aver incontrato Dio. Gran parte di loro, scesi dalla navicella con un gran sorriso, gioia di vivere e felici di aver compiuto una missione di grande importanza per loro stessi e per l'umanità, dopo la quarantena apparivano spenti, tristi, sfiniti, addirittura disperati. Venivano etichettati come malati, di una malattia spaziale sconosciuta alla scienza terrestre. Forse non era lo stesso male che aveva preso i migliori contattisti del nostro pianeta? Il contattismo non è avulso dalla nostra conoscenza. E' un argomento già riportato sui testi sacri delle nostre religioni. Il caso di Mosè ne è un esempio lampante. Dal Cielo alla Terra tramite Eugenio Siragusa "Mosè contattista? Perché no? E non è stato l'unico del suo tempo, ve ne sono stati tanti altri che, come nel tempo attuale, sono stati programmati per essere il Verbo fatto carne, il pensiero del Signore manifestante, la volontà dell'Altissimo ope-rante attraverso strumenti di natura umana in sintonia con la natura divina. Perché tanto scetticismo, perché tanta meraviglia, perché questa impossibilità per l'Uomo-Dio che incarna l'Intelligenza Cosmica? Siete forse in grado di replicare con la vostra infima e primitiva intelligenza? Siete, forse, coscienti della verace natura del Dio Vivente? Siete, per caso, consapevoli dei suoi sconfinati poteri? Parlate e rispondete. Cosa fate, voi, con il genere vivente che è sottomesso ai vostri poteri e di cui siete i re? Vi fate replicare, quando decidete la loro sorte, il loro destino evolutivo o meno? Certo, non siete Dei, e questo è dimostrato dalle vostre nefaste opere, dall'incapacità di guidare, secondo la Legge del Creato, tutto ciò che vi è stato affidato dal Creatore. Voi uomini siete ancora strumenti esecutivi e non direttivi. I vostri poteri esecutivi, sul piano materiale in cui la vostra intelligenza è operante, non sono affatto conformi al volere direttivo: tutt'altro, contrari, in opposizione, e questo perché vi rifiutate di sottomettervi alle supreme Leggi degli strumenti direttivi, di chi è in grado di governare le cose create con le virtù e la saggezza dell'Intelligenza Comica. Ed ecco la necessità del "contattista", di colui che accetta, con gli annessi e connessi, di eseguire coscientemente e incorruttibilmente, il Volere dell'Alto, per fare quello che deve fare, per dire quello che deve dire, affinché fatta sia la volontà dell'Altissimo. Mosè fu uno di questi esecutori? E perché la storia non avrebbe potuto ripetersi? Chi l'avrebbe potuto proibire? Il Regno dei Cieli non è il regno della terra. I Regnanti-Dei non sono i regnanti della terra. Gesù-Cristo sarebbe stato re della terra se fosse stato di questo mondo. Ma non lo era. I contattisti, i mediatori tra l'umano e il divino, sono esistiti, esistono ed esisteranno sino a quando gli uomini non saranno divenuti Dei e non faranno cose giuste, grandi e sagge, come loro fanno". Alle gerarchie spirituali non è mai mancato il modo di trovare degli uomini validi per poter portare avanti un programma evolutivo che investe ogni minima cosa dell'Universo visibile ed invisibile. Probabilmente è difficile capire con la nostra arretratezza scientifica simili significati, ma se ci mettessimo un po' di buona volontà, potremmo scoprire quel tanto che ci permetterà di appagare anche questa curiosità. Non sarà difficile scovarne i significati da questo breve comunicato: Dal Cielo alla Terra tramite Eugenio Siragusa " Il contatto con coloro che vengono sondati perché predisposti a comprendere la nostra logica e i nostri valori evolutivi, avviene principalmente su piani dimensionali ancora sconosciuti alla scienza terrestre. Il colloquio desiderato può avvenire anche a notevole distanza, essendo la luce la forza trainante di immagine pensiero. Vi è poi "l'onda cosmica" ancora cento volte più veloce della luce, forza motrice dei nostri mezzi e di quanto si volesse trasportare da un universo all'altro, da un sistema solare ad un altro sistema solare. La nostra scienza non si limita al governo delle dimensioni fisiche, ma si estende a quelle astrali da dove si attingono le cause primarie della Creazione e delle Leggi inviolabili che istruiscono la reale natura del Cosmo e del suo eterno Divenire. La Deità scaturisce dall'astrale e il fisico altro non è che un veicolo transitorio, un mezzo ideato e costruito dall'Intelligenza astrale per fini ben precisi che con il tempo vi sarà dato conoscere".


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Informatica

è già stato tutto inventato?

di Mario Lorenzini

Negli anni ‘80, quando i primi computer cominciavano a entrare nelle case (e nella mentalità) della gente comune, la domanda che questi utenti si ponevano, era la seguente: che posso fare con questo strumento elettronico? La risposta era data dal software, quella parte variabile, al tempo denominata grezzamente “programma”, alla quale ancora oggi è demandato il compito di gestire la macchina per una data attività. A parte la tendenza di massa ad acquistare un nuovo prodotto, vista l’acerba esperienza con cui le persone si avvicinavano a questo nuovo prodotto, i i compratori furono indirizzati dalle software house, che iniziarono a definire le principali categorie di software. Innanzitutto ci furono subito le due distinzioni tra gestionali dedicati alle aziende, e altri software rivolti alle utenze domestiche. Una ditta poteva aver necessità di qualcosa che asservisse la fatturazione e un archivio degli articoli venduti. Un utente casalingo era più indirizzato a un videogame o un lettore di file multimediali. Ci sono poi anche programmi condivisibili da tutti, vedi i word processor, usati per sscrivere una letterina a un amico o da uno scrittore per il suo libro. Prescindendo dalla separazione delle classi di utilizzo, sempre più sottile, possiamo definire questo elenco: 1. Word processor detti anche elaboratori di testo o videoscrittura. è forse stata la prima famiglia di applicazioni per pc. L’idea fu quella di soppiantare le macchine da scrivere meccaniche; queste, a parte la loro limitazione tipografica, avevano un grandissimo svantaggio rispetto al nuovo nato: ogni volta che si commetteva un errore, di battitura o di ripensamento, si doveva gettar via il foglio di carta sul quale si stampava immediatamente ciò che veniva digitato. Pensando a questo e allo spreco di carta era venuto alla luce il primo software in grado di mostrare a video tutto quanto digitato, permettere modifiche, aggiunte o rimozioni di parti di testo e, soltanto quando si era sicuri della nostra relazione, stampare il tutto. Sempre avendo a disposizione la copia salvata su supporto elettronico, che poteva essere visionata in un secondo momento senza usare la carta e magari consentire un ulteriore revisione. Più o meno lentamente, ma gradualmente, questo è il software che ha guadagnato più terreno tra gli utenti. Gli odierni applicativi per l’editazione testuale non si limitano a fornire funzioni di semplice cancellazione e riscrittura dei caratteri ma permettono di immettere grafica, tabelle, forniscono aiuto alla corretta ssintassi prestando attenzione agli errori digitati tramite il controllo ortografico e il dizionario dei sinonimi, e questo solo per citare una piccola porzione dei plus offerti dalla video scrittura. 2) database, o base di dati. E’ un sistema di archiviazione che può divenire molto potente non tanto per la mole e la tipologia di dati immagazzinati, ma soprattutto per le possibilità di ricerca di tali dati nell’insieme. Da che cosa era venuta fuori la creazione di questo nuovo tipo di software? Immaginate di trovarvi negli archivi di un comune con centinaia di migliaia o milioni di abitanti; oppure di quelli di una grande banca, o una qualsiasi attività che abbia una scaffalatura molto estesa con prodotti o documenti. In passato, l’archiviazione era demandata unicamente a sistemi di questo genere: contenitori, stanze con ripiani, ecc, il tutto ordinato meticolosamente secondo criteri impeccabili, riportati poi su uno o più cataloghi di riferimento . In questo modo il reperimento delle informazioni o degli articoli era possibile solo grazie alla mediazione di persone che sapevano consultare il catalogo o conoscevano il metodo di organizzazione. E con ovvia dispersione di tempo e spazio, almeno per i documenti cartacei. Con l’avvento dei database, un gruppo di clienti, correntisti, prodotti, possono essere immessi via via nell’elaboratore, senza occupare voluminosi stanzoni. Inoltre, non ci dobbiamo avvalere di una persona o prendere una scala per salire fino ai piani alti di una libreria per cercare il signor mario rossi che abita in via tal dei tali e vedere se è davvero residente lì. Basterà digitare sul nostro terminale le chiavi di ricerca come cognome o la via che cerchiamo e in pochi istanti la nostra base di dati ci fornirà i risultati. E per quello che riguarda sempre la carta, avremo anche un risparmio e un occupazione molto minore di spazio. Senza pensare che, col tempo, i documenti cartacei possono rovinarsi, ingiallire, sono soggetti a usura dell’’umidità, e altro. Oggi i moderni DBMS (database management system) sono complessi di archivi elettronici che possono incrociare i loro dati (creando rapporti che sono in grado di aiutarci nella conoscenza delle abitudini e delle caratteristiche degli oggetti o delle persone in questione. Dicesi appunto database relazionale, cioè capace di mettere in relazione tra loro i valori di più archivi informatici. 3) Fogli di calcolo, tecnicamente e originariamente spreadsheet. L’idea arriva direttamente anche qui, dalla carta, visto che le rappresentazioni tabellari su fogli di varia grandezza erano già in uso. Chiaramente,se, ad esempio formiamo una scheda che possiede sulle intestazioni di colonna i giorni della settimana e su quelle di riga le ore lavorate, l’analogia termina qui; le varie somme o calcoli matematici da applicare alla fine della colonna o riportati in una cella ben definita, si dovevano ovviamente non solo scrivere a mano, ma calcolare manualmente o nel caso di valori complessi, con calcolatrici portatili. E , tanto per cambiare, in caso di errore, o se avessimo voluto mettere la tabella al pulito, bisognava ridisegnare tutto quanto. Le matrici delle tabelle visualizzate sui monitor sono invece ben più versatili. Ogni cella è settata per accettare solo gli argomenti dei parametri impostati; non potrete scrivere una lettera in un campo numerico, nei campi che mostrano orari la suddivisione in ore, minuti e secondi è fatta automaticamente. Se volete cambiare la dimensione della tabella potete farlo a vostro piacimento; e, come naturale completamento, i calcoli che devono essere riportati in celle apposite, vengono calcolati automaticamente mediante formule sulle quali l’utente ha il pieno controllo. 4) Desktop publishing (DTP). Con l’avvento della grafica non solo le precedenti categorie hanno cambiato look, ma ha fatto comparsa anche il software di impaginazione, quello, per intenderci, che ci consente di lavorare agevolmente con testi e riquadri per creare giornali, riviste o libri, con la classica visualizzazione dei caratteri intervallati da cornici di immagine. Differentemente da un word processor che mostra una pagina sequenziale senza fine, numerata progressivamente , in un DTP ogni elemento può essere aggiunto o rimosso prima o dopo quello attuale. Avremo solitamente all’inizio, una sola pagina vuota alla quale aggiungere, se vogliamo, altre pagine. Decidere se collegare il testo e gli altri elementi alle pagine seguenti o precedenti. Questo è il genere di applicativo che utilizzano le case editrici e i giornali. Possiamo dire che queste sono le principali categorie sulle quali si snodano tante altre varianti, esclusi chiaramente i grandi software tecnici come i CAD, quelli medico/scientifici e una miriade di sottocategorie di piccole applicazioni. Con l’adozione delle reti si sono poi avvicendati tanti altri programmi e programmini di contorno e di controllo, vedi gli antivirus, i client di posta elettronica e i browser web. Ci sono poi tools per il tecnico che lo aiutano nel check-up dei componenti elettronici e meccanici del pc, quali utility per dischi, memorie RAM e CPU, atti a rilevare perdita di dati, cali di prestazioni e surriscaldamenti. Con l’innalzarsi della cultura informatica e l’abbassamento dei prezzi dei prodotti relativi (peccato non tutti), un’altra categoria di utilizzo si fa avanti: è la SOHO (small office, home office) una via mediana tra le grandi attività commerciali e i privati. Le piccole realtà, o gli imprenditori singoli, o semplicemente gli utenti evoluti, hanno a disposizione dei software quasi alla pari di storiche versioni molto costose un tempo. Altri possono disporre di variazioni quasi identiche a prezzo contenuto. Sono esempi i programmi di fotoritocco, alcuni gratuiti e quelli per il disegno vettoriale. Negli ultimi anni, con il diffondersi degli smartphones, si è avuto l’esigenza di replicare, almeno in parte, le funzioni di applicazioni note anche su questi dispositivi. Il problema è stato subito chiaro: uno schermo non certo ampio come un desktop, e ridotte potenzialità dal punto di vista elaborativo e di storage. La soluzione è stata presto fatta; Sui pc e i notebook abbiamo le applicazioni, sugli smartphones avremo le ‘apps’. Esse sono una sorta di fratello minore di quanto descritto finora. Un interfaccia adatta ai piccoli display, un interazione idonea al touch e ridotte potenzialità e dimensioni per consumare poche risorse. Proprio per la taglia ridotta di questi software e grazie alla diffusione di svariati tools per lo sviluppo delle stesse stiamo assistendo a una vera e propria proliferazione di questi mini software. Esempi comuni sono l’app del meteo, la rilevazione della posizione sfruttando il gps. Poco tempo richiesto per l’apprendimento d’uso di queste apps ma le ridotte funzionalità hanno portato a saturare ugualmente la capacità di memorizzazione degli smarhphone, con conseguenti problemi di funzionamento dovuti alle molteplici interazioni tra software che si dividono le risorse del sistema. Ma siamo nell’epoca della portabilità e non possiamo non creare apps oltre che applicazioni. Uno sguardo al futuro e tirando le somme ci rendiamo conto della maturazione dello stadio informatico del software: praticamente, se ci viene in mente un’idea che vogliamo mettere in pratica e cerchiamo su internet, troviamo il software, grande o piccolo che sia, che ci accontenta. E allora, è finita la vita del software? Non direi, tutt’altro. Anche se la storia, espressa in questo excursus lampo ci sembra copra totalmente le esigenze degli utilizzatori, nuove idee gettano le basi per le applicazioni di domani. Esempi attuali sono i gestori di droni, questi robot che possono infiltrarsi con relativa facilità in ambienti e luoghi inaccessibili all’uomo, o perlomeno in termini di tempo e, grazie all’accoppiata con telecamere, rilevatori e sonde varie, rinviarci informazioni utilissime, a volte vitali, per intraprendere una determinata azione. E’ proprio lo sviluppo di software per il controllo robotico una strada avviata in campo medico, come nell’ingegneria spaziale ma anche in tutte le aziende che abbiano una catena di montaggio per l’assemblaggio di componenti ad esempio per automobili. Tra le novità nel campo della sicurezza, citiamo la possibilità alternativa alla protezione dati via password con l’individuazione e rilevazione di caratteristiche umane, un esempio già in uso è la scannerizzazione dell’impronta digitale; questo semplifica l’accesso, sollevando l’utente dal ricordarsi una password complicata da digitare e, in aggiunta, personalizza l’account in modo tale che nessun altro potrà accedere, vista la singolarità di un fattore genetico come l’impronta digitale. Analogamente sono in atto altri sistemi di riconoscimento, come la scansione retinica o quella facciale, grazie all'adozione di videocamere D. Ma queste ultime sono poco più che allo stadio embrionale. In tempi relativamente vicini potremo assistere alla comparsa dei primi mezzi con guida assistita. Il software dovrà tenere conto dell’ambiente e degli oggetti circostanti e agire di conseguenza, prendendo decisioni come rallentare, fermarsi ad un bivio o evitare il traffico cittadino. Ma questo software sarà di supporto a chi non è in grado di guidare, oltre a chi non vuol curarsi della guida, come le persone non vedenti o con difficoltà motorie. E, in un futuro che è già presente, la convergenza verso tutti i social ci darà man forte gli uni con gli altri, per farci sentire un po’ meno soli ed poter trovare l’aiuto che i mezzi ufficiali conosciuti, le istituzioni, non ci assicurano più. Quindi ben venga il software libero da royalty, sviluppato liberamente e in accordo alle richieste di massa, oggi più che mai globalmente note, grazie appunto, ai social. Staremo a vedere l’efficacia a lungo termine di questi media di condivisione.


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Medicina

Freschi germogli: uno scrigno di salute a tavola! Cosa sono i germogli?

di Rossana Badaschi

Si tratta di semi di vegetali (cereali, legumi, ortaggi, ecc.) che, dopo un processo di germinazione, possono essere utilizzati nell’alimentazione. I germogli sono conosciuti fin dall’antichità e le loro preziose proprietà sono confermate sia nella letteratura occidentale che orientale dove tutt’ora sono considerati fondamentali nella cucina (testi medici cinesi del 5000 a.C. decantavano le loro eccezionali caratteristiche). Ai giorni nostri sono stati dimenticati rinunciando erroneamente agli enormi benefici che donano, tuttavia sempre più persone si stanno appassionando a questi alimenti ad altissimo valore nutrizionale che, nella cultura occidentale, non hanno mai messo radici. Infatti questi alimenti “vivi e integri” sono purtroppo ancora poco utilizzati anche se si tratta di cibi di eccellente qualità come del resto le alghe, i vari semi e la frutta a guscio. Sono inoltre disponibili tutto l’anno, facili da preparare, pratici, pronti in poco tempo! Quali sono le qualità più importanti di questi vegetali? I germogli, grazie alle numerose proprietà, rappresentano un complemento nutrizionale alla stregua di un integratore alimentare. Le loro proprietà nutrizionali sono dovute alla germinazione grazie alla quale aumentano le difese energetiche dell’organismo risultando indicati anche per bambini, sportivi e anziani. Infatti questi alimenti, che sono una vera e propria miniera di sostanze vitali, possono essere considerati un importante fattore di difesa per l’organismo e sono in grado di sostenerci anche in situazioni particolari quali ad esempio condizioni di stress psicofisico, debolezza, anemia, crescita, gravidanza ed allattamento, per combattere il colesterolo cattivo grazie alle fibre contenute, fortificare i tessuti muscolari, rafforzare il sistema immunitario. Il germoglio comincia a sviluppare le sue potenzialità nutritive quando l’apice radicale fuoriesce dal seme ma non sempre risulta commestibile in quanto certi semi, non avendo ancora ultimato la germinazione e non essendo commestibili allo stato naturale, sono ancora troppo coriacei. Sarà però sufficiente attendere una crescita maggiore (non troppo eccessiva per non ridurre le qualità sprigionate) per poter consumare integralmente tutto: germoglio, radici, foglie e l’eventuale seme rimanente. Questi cibi sono inoltre facilmente digeribili grazie agli enzimi che attivano il processo di germinazione e la trasformazione dei principi nutritivi; l’amido contenuto nei semi viene trasformato in zuccheri più semplici, le proteine predigerite e modificate in aminoacidi (e quindi più facilmente assimilabili), i grassi sono scissi nei loro componenti basilari e ci sono anche molti sali minerali (Ferro, Magnesio, Calcio, Potassio, ecc.) e vitamine quali ad esempio la vitamina C, vitamine del gruppo B ed in molti germogli è presente persino la vitamina B12 (la quantità presente tuttavia non riesce a soddisfare i fabbisogni richiesti dall’organismo). Indicativamente la quantità consigliata per una persona adulta è di circa 2 cucchiai al giorno e 1-2 cucchiaini per i bambini. Per ottimizzare le loro proprietà si consiglia di acquistare semi provenienti da agricoltura biologica. Come si utilizzano in cucina? Per quanto riguarda l’impiego dei germogli in cucina, trattandosi di alimenti così ricchi di principi nutritivi, non è consigliabile cuocerli perché il calore distruggerebbe gran parte delle loro proprietà, quindi possiamo beneficiare delle loro eccezionali qualità consumandoli prevalentemente crudi. È inoltre possibile ottenere anche dei succhi concentrati tramite centrifuga, estrattore oppure aggiungerli freschi nello yogurt. Si prestano anche per arricchire tutte le insalate e verdure, farcire dei panini, abbinati ai primi piatti, ai secondi, per realizzare salse, oppure nella preparazione del pane o saltati in padella. La raccomandazione è quella di consumarli crudi per mantenere inalterate le loro proprietà tuttavia alcuni germogli come quelli dei piselli, azuki rossi, cicerchia, lenticchie, soia, grano saraceno, arachidi e ceci, devono essere sbollentati prima del consumo poiché contengono sostanze antinutrizionali e dannose, che la germinazione elimina solo parzialmente. Che sapore hanno i germogli? Ogni seme ha un gusto particolare anche se la maggior parte ha un sapore delicato ed erbaceo. Ad esempio i germogli di senape, crescione e rucola sono piuttosto piccanti, quelli di soia, ceci e lenticchie hanno invece un sapore tenue e dolce, i germogli di alfa-alfa (erba medica) dolce, delicato ma saporito, invece i germogli di frumento ricordano un vago sapore di noce. Dove si possono acquistare? I semi da far germinare possono essere acquistati in diversi punti vendita come ad esempio negozi biologici, erboristerie, supermercati, negozi che vendono prodotti di agricoltura e giardinaggio, ma in molti punti vendita è anche possibile acquistarli già pronti. I germogli si ottengono infatti da diversi tipi di vegetali e, anche se i più conosciuti sono probabilmente quelli di soia, tendenzialmente tutti i semi possono germinare anche se i prodotti specifici per la crescita di germogli hanno uno sviluppo maggiore. Ciò che conta però è che siano integri, cioè che non siano stati decorticati, perché questo trattamento non permetterebbe al seme di svilupparsi, tuttavia la vitalità del seme può dipendere anche dalla specie; alcuni la perdono dopo poche stagioni, in altri resta inalterata nel tempo, come ad esempio alcuni semi che sono stati ritrovati nell’antico Egitto ancora vitali! Attenzione invece a non far i germogli di solanacee (pomodoro, patate, peperone e melanzana) perché sviluppano sostanze alcaloidi tossiche. Come si preparano i germogli in casa? Sono davvero pochi gli elementi necessari per la nascita dei germogli: semi, acqua, aria (ossigeno) e luce. Come primo step è necessario procurarsi i semi ed effettuare la pregerminazione mettendoli in un contenitore colmo d’acqua; il tempo d’ammollo può variare da seme a seme ma, indicativamente, un periodo di 10-12 ore è consigliato per molte specie di semi. Si consiglia di cambiare più volte l’acqua di ammollo e, trascorso il tempo stabilito (vedi tabella sotto), è necessario favorire la germinazione del seme utilizzando strumenti adeguati. Tra quelli più utilizzati c’è il germogliatore (disponibili anche automatici che non richiedono la bagnatura manuale) oppure il vaso di vetro, ma si possono utilizzare anche sacchetti di canapa, scolapasta, vaschette bucherellate. Infatti il seme dopo essere stato in ammollo, deve essere disposto all’interno di un contenitore che gli consenta di crescere nelle migliori condizioni. Il germogliatore, solitamente di plastica o terracotta, è costituito da cestelli sovrapposti che consentono anche di far germinare più specie di semi contemporaneamente. I ripiani del germogliatore sono forati per permettere l’areazione e far defluire l’acqua che viene raccolta in una vaschetta posta alla base, evitando così che si formino muffe all’interno. Dopo l’ammollo scolate quindi i semi (non gettate l’acqua è ottima per annaffiare le piante di casa!), distribuiteli sui vari ripiani del germogliatore possibilmente senza sovrapporli e sciacquateli ogni giorno (vedi tabella sotto). Se invece non avete disponibile un germogliatore potete utilizzare un vaso di vetro e, in questo caso, l’ammollo dei semi può essere effettuato anche dentro lo stesso vaso. Trascorso il tempo di ammollo consigliato, sciacquate i semi, eliminate tutta l’acqua e ponete una garza alla bocca del recipiente fissandola con un elastico. Mettete il vaso in posizione orizzontale, meglio se leggermente inclinata, in modo che i semi si dispongano sulla parete in strato sottile e seguite le indicazioni, come per il germogliatore, rispettando i tempi consigliati. I vari contenitori che si utilizzano per fare germogliare i semi, dovranno essere riposti al buio per tutto il tempo della germinazione (potete coprire i recipienti con un canovaccio da cucina), mentre gli ultimi giorni lasciateli alla luce naturale, non a quella diretta del sole, per arricchire di clorofilla le giovani piantine. La clorofilla apporta ossigeno alle cellule del nostro organismo e può essere considerata un vero rigeneratore. Una volta pronti vanno sciacquati ripetutamente prima di consumarli e potranno essere conservati in frigorifero per circa una settimana. Come avviene la germinazione? Ricordiamo che gli elementi necessari per la nascita dei germogli sono: semi, acqua, una temperatura adeguata, l’aria (ossigeno) e luce. L’acqua consente di gonfiare il seme e aumentare il suo volume ed attiva gli enzimi che daranno inizio a tutte le varie trasformazioni chimiche. La temperatura favorisce le reazioni chimiche e può essere differente da specie a specie anche se 20°C, indicativamente, può essere considerata una temperatura adeguata; più la temperatura è elevata, più veloci saranno i processi di germinazione, tuttavia l’eccesso potrebbe danneggiarne lo sviluppo. Anche la presenza dell’ossigeno è importante per iniziare le varie attività chimiche e, se vogliamo arricchire di clorofilla i nostri germogli, sarà necessaria l’esposizione, non diretta, alla luce solare. Quindi dopo che il seme viene in contatto con l’acqua, tramite i ripetuti risciacqui, la assorbe e con una temperatura adeguata e la presenza di ossigeno, inizia il processo di germinazione. Tabella riassuntiva dei germogli Alcuni semi Tempo di ammollo Numero di irrigazioni al giorno Tempo di sviluppo Altezza media al consumo Principi nutritivi Aglio 2-3 ore 2-3 volte 15-18 giorni 1-5 cm A, B, C, E, Calcio, Fosforo, Ferro, Zolfo, Magnesio Arachide* 12 ore 2-3 volte 3-4 giorni 3-6 cm B2, PP, B6, E, Manganese, Fosforo, Ferro, Magnesio, Calcio, Sodio, Potassio, Selenio Alfa-alfa 12-24 ore 2-3 volte 7-8 giorni 3-5 cm A, B1, B2, E, K, D, Magnesio, Ferro, Potassio, Zolfo Avena 48 ore 3-4 volte 2-3 giorni 1-2 cm A, B1, B2, Calcio, Magnesio, Potassio, Silicio, Ferro Azuki rosso* 12 ore 2-3 volte 7-8 giorni 3-4 cm B1, B2, B3, B6, B12, E, A, C, Ferro, Calcio, Potassio Magnesio, Fosforo Azuki verde* 12 ore 2-3 volte 7-8 giorni 3-4 cm B1, B2, B3, B6, B12, E, A, C, Ferro, Calcio, Potassio Magnesio, Fosforo Basilico 12 ore 2-3 volte 10-12 giorni 3-4 cm A, B1, Calcio, Sodio, Manganese, Rame, Potassio Fosforo Bietola rossa 12 ore 2-3 volte 8-10 giorni 6-10 cm A, B1, B2, B3, B4, B5, B6, C, E, PP, Calcio, Ferro, Fosforo, Magnesio, Potassio, Zinco, Zolfo Carota 8 ore 2 volte 10 giorni 3-4 cm A, B, C, D, E, Sodio, Potassio, Ferro, Calcio Cece* 8-12 ore 2-3 volte 4-5 giorni 1-5 cm A, C, E, Ferro, Calcio, Magnesio, Potassio, Cicerchia* 12 ore 2-3 volte 4-6 giorni 3-5 cm A, B1, B2, C, E, PP, Calcio, Ferro, Fosforo Cipolla 12 ore 2-3 volte 10-12 giorni 1-5 cm A, B, C, Calcio, Fosforo, Potassio, Zolfo Crescione 8 ore 2-3 volte 5-6 giorni 5-7 cm A, B1, B2, B3, D, C, Calcio, Potassio, Iodio, Ferro, Fosforo Erba di grano 12 ore 1-2 volte 10-12 giorni 12-20 cm A, B1, B12, C, Ferro, Potassio, Fosforo, Iodio, Magnesio, Sodio, Zinco Erba medica 12-24 ore 2-3 volte 7-8 giorni 3-5 cm A, B1, B2, E, K, D, Magnesio, Ferro, Potassio, Zolfo Farro 24-48 ore 2-3 volte 6-8 giorni 1-6 cm A, B, C, E, Calcio, Potassio, Magnesio, Fosforo, Ferro, Rame, Manganese Fieno greco* 12-24 ore 2-3 volte 6-7 giorni 6-8 cm A, B1, B3, B12, D, E, Magnesio, Fosforo, Potassio, Calcio, Ferro, Zolfo Finocchio 24 ore 2-3 volte 13-14 giorni 8-12 cm B1, B2, B8, B9, K, Calcio, Fosforo, Potassio, Ferro Frumento 12-24 ore 2-3 volte 4-5 giorni 6-8 cm C, E, B, B17, Calcio, Magnesio, Fosforo, Sodio, Potassio Girasole 12 ore 2-3 volte 4-6 giorni 6-8 cm A, B, C, D, E, Magnesio, Fosforo, Potassio, Calcio, Ferro Grano 12 ore 1-2 volte 10-12 giorni 12-20 cm A, B, B12, C, Magnesio, Fosforo, Potassio, Ferro, Zinco, Sodio Grano saraceno* 12 ore 2-3 volte 10-12 giorni 8-10 cm E, K, D, Fosforo, Magnesio, Calcio, Potassio Kamut 48 ore 2-3 volte 10-12 giorni 1-6 cm A, C, E, Magnesio, Zinco, Selenio Lenticchie* 24 ore 2-3 volte 5-6 giorni 4-8 cm A, B1, B2, B3, B6, B12, C, E, Calcio, Potassio, Ferro, Fosforo, Zinco Lino 8 ore 2-3 volte 4-5 giorni 2-4 cm A, B1, B2, C, E, Calcio, Ferro, Magnesio, Potassio, Fosforo Mandorle 12-24 ore 2-3 volte 1-2 giorni 1-2 cm B2, PP, B6, E, Magnesio, Fosforo, Ferro, Manganese, Calcio, Sodio, Potassio, Selenio, Zinco Orzo 24-48 ore 2-3 volte 10-12 giorni 1-6 cm B1, B2, PP, E, Magnesio, Fosforo, Potassio, Ferro, Calcio Piselli* 8-12 ore 2-3 volte 4-5 giorni 4-6 cm A, B1, B2, PP, D, Calcio, Potassio, Fosforo, Ferro Quinoa 24 ore 2-3 volte 3-4 giorni 1-5 cm B1, B2, C, E, Calcio, Ferro, Rame, Fosforo, Magnesio, Manganese, Zinco Riso integrale 48 ore 2 volte 3-4 giorni 1-5 cm B2, PP, B6, Fosforo, Potassio, Manganese, Ferro, Selenio Segale 12 ore 1-2 volte 10-12 giorni 12-20 cm A, B1, B6, C, E, Ferro, Potassio, Fosforo, Magnesio, Sodio, Zinco Senape 12 ore 2-3 volte 5-6 giorni 6-8 cm A, B1, B2, B6, B12, C, Ferro, Fosforo, Calcio Sesamo 24 ore 2-3 volte 4-5 giorni 1-5 cm A, B6, D, E, Calcio, Zinco, Selenio, Potassio, Fosforo Soia* 24 ore 2-3 volte 6-7 giorni 5 cm A, B1, B2, B12, C, E, K, Calcio, Potassio, Fosforo Zucca 12-24 ore 2-3 volte 1-2 giorni 1-2 cm B2, PP, B6, C, E, K, Calcio, Potassio, Fosforo, Zinco, Magnesio *si consiglia di sbollentarli per eliminare alcune sostanze antinutrizionali Tabella tratta da “L’orto dei germogli” (Edizioni Fag Milano) I principali errori durante la germinazione Si consiglia inoltre di fare attenzione ai vari rischi igienico-sanitari legati ai germogli spesso oggetto di allerte alimentari (soprattutto se crudi), perché possono essere contaminati da virus e batteri, soprattutto quando il seme è prodotto in campo e l’irrigazione, la concimazione del terreno, così come le successive fasi di stoccaggio e lavorazione, possono rappresentare momenti ottimali per la contaminazione e proliferazione di microorganismi. Durante i primi esperimenti di preparazione dei germogli fatti in casa, si possono commettere errori che possono compromettere il buon esito finale. Alcuni principali errori durante la germinazione sono qui sotto riportati. (Fonte: “L’orto dei germogli” - Edizioni Fag Milano) - Ammollo insufficiente o assenza di ammollo Soprattutto per alcuni semi piccoli, l’assenza di ammollo determina un’assenza totale di germinazione o ridotta in caso di ammollo insufficiente. - Eccessivo ammollo Passata la fase di idratazione, il seme passa ad una fase di fermentazione se lasciato ancora a lungo in acqua le conseguenze sono la formazione di una schiuma biancastra in superficie, odori sgradevoli, un’eccessiva mollezza del seme. In questo caso è meglio buttare tutto e procedere ad una nuova idratazione con nuovi semi. - Eccessivi risciacqui È un problema che in realtà non esiste. I semi mucillaginosi come lino e crescione hanno bisogno di restare ben idratati e in generale non è un problema innaffiarli tanto che in commercio esistono germogliatori con getto d’acqua continuo. Se si ha paura di sbagliare con le prime germogliazioni, meglio eccedere nell’innaffiatura - Risciacqui troppo violenti Porre i germogli sotto il getto di acqua del rubinetto potrebbe rompere le radichette germogliate o comunque infliggere dei micro-traumi che compromettono la crescita - Acqua troppo fredda o troppo calda Qualsiasi temperatura di acqua che non sia quella ambiente, costituisce uno shock per la germinazione e con l’acqua calda i germogli non si svilupperanno bene o smetteranno di germinare. - Formazione di un gel o uno strato mucillaginoso Per alcuni germogli come crescione, lino, alfa-alfa (erba medica) è assolutamente normale la formazione di una mucillagine tra un seme e l’altro. Se si rispettano le innaffiature, non è possibile che si sviluppino muffe. In caso contrario i semi che sviluppano mucillagini sono a forte rischio di muffe, molto più di altri quindi se non si ha la costanza nell’innaffiatura, meglio evitarli. Se lo strato mucillaginoso si forma tra un seme e l’altro, soprattutto in semi grossi come fagiolo mung, azuki rossi e cicerchia, significa che le innaffiature non sono state sufficienti e si è innescato un processo di marcescenza. Buttare tutto e sterilizzare il germogliatore. Soprattutto nel periodo estivo possono essere necessarie più innaffiature. - Formazione di muffe Esistono condizioni ambientali che aiutano l’insorgenza e la crescita di muffe ed i due fattori principali sono la presenza di residui di acqua e la mancanza di areazione. Per impedire la presenza di acqua (indispensabile per lo sviluppo dei germogli) si deve assicurare che ad ogni risciacquo non rimanga dell’acqua residua. La presenza continua di ossigeno permette ai germogli di crescere e svilupparsi, mentre al contrario un ambiente che ne sia privo facilita enormemente lo sviluppo di marciumi e delle susseguenti muffe, quindi è norma fondamentale quella di mantenere massimo il livello di areazione dei germogli. La presenza di muffe si accompagna spesso a odori sgradevoli dovuti al disfacimento dei tessuti vegetali causati dalle muffe stesse. - Pochi o troppi semi nel germogliatore Pochi semi nel germogliatore diventano facilmente aggredibili dal caldo, seccano facilmente e tra un seme e l’altro si formano facilmente delle muffe, quando invece sono troppi, i semi fanno più fatica a germogliare. Si consiglia di disporre i semi nel germogliatore in uno strato fitto ma uniforme, senza che siamo sovrapposti. - Presenza di moscerini Dipende dall’ambiente di germogliazione. Se sono già presenti e si dirigono insistentemente verso il germogliatore, non è un problema dei germogli ma dell’ambiente. Se invece compaiono in seguito alle operazioni di germogliazione significa che c’è qualche marciume anche se non evidente. Meglio buttare tutto, sterilizzare bene il germogliatore e ricominciare. - Germogli troppo duri e fibrosi, germogli troppo molli Nel primo caso può succedere se si espongono alla luce diretta; si consiglia di spostare il germogliatore oppure basta coprirlo con un panno da cucina a trama larga per i primi giorni e ridurre i giorni di germogliazione, aumentando le annaffiature. Invece poca luce o un ambiente eccessivamente umido possono portare a germogli troppo morbidi, quindi posizionare il germogliatore in un posto più luminoso. - Acqua di scolo colorata Non è un problema, diversi germogli nei primi giorni rilasciano coloranti naturali, tanto che alcuni in passato erano utilizzati proprio come coloranti alimentari - Odori sgradevoli Gli odori sgradevoli indicano sempre la presenza di muffe e/o marciumi che, nella maggior parte dei casi, dipendono da una non corretta prassi delle fasi di germogliazione. - Le radichette dei semi si incastrano nelle griglie Quando si effettua la bagnatura, bisogna muovere leggermente i germogli, in modo che non crescano con le radichette infilate nei buschi di scolo del germogliatore. Se succede solo in parte non è un problema grave ma alcuni si spezzeranno nell’estrarli dal germogliatore. Quando invece tutte le fessure sono ostruite lo scolo dell’acqua viene interrotto e con molta facilità subentrano marciumi e muffe. - Germogli che diventano molto scuri Si può trattare di una muffa come semplicemente di marciume in seguito alla morte del germoglio, spesso per carenza di annaffiature. Meglio buttare tutto e sterilizzare il germogliatore prima di utilizzarlo. A questo punto non ci resta che sperimentare e chissà se a qualcuno riaffioreranno i ricordi di quando la maestra a scuola, per fare apprendere la tecnica della semina agli scolari, faceva piantare i semini nel cotone idrofilo… Riscopriamo quindi l’immenso patrimonio nutritivo dei germogli e facciamo in modo che diventino parte integrante della dieta salutare ed equilibrata di ognuno di noi. Riferimenti bibliografici e sitografici: - “Germogli appetitosi” Silvia Strozzi Macro Edizioni - “I germogli nel piatto” Giuliana Lomazzi Terra Nuova Edizioni - “Superfood per stare bene” Ellen Frémont Red Edizioni - “Germogli e insalate” Chiara Scudelotti e Silvana Franconeri La casa verde Edizioni - “Superfood per stare bene” Ellen Frémont Red Edizioni - “I germogli in cucina” Roberta Mantellini, Dario Bavicchi Tecniche Nuove Edizioni - “L’orto dei germogli” Grazie Cacciola Edizioni Fag Milano - www.erbaviola.com - www.germoglisani.com - www.spigadoro.com - www.lacucinaitaliana.it - www.viversano.net - www.bavicchi.it


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Morbo di Parkinson: obiettivo vaccino

di Stefano Pellicanò

La Malattia (o morbo) di Parkinson o paralisi agitante è una malattia neurodegenerativa a causa sconosciuta. Diverse fonti antiche, tra cui un papiro egiziano, un trattato di medicina Ayurveda, la Bibbia e gli scritti di Galeno, descrivono sintomi simili a quelli della malattia che prende il nome dal medico inglese James Parkinson, che ne pubblicò la prima descrizione dettagliata nel suo An Essay on the Shaking Palsy nel 1817 dove segnalava sei casi, il caratteristico tremore a riposo, la postura e l'andatura anomala, la paralisi, il deficit di forza muscolare e la sua evoluzione. Epidemiologia La malattia di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più comune dopo il morbo di Alzheimer con una prevalenza nei Paesi industrializzati di circa lo 0,3%. E’ più comune negli anziani e la prevalenza aumenta dall'1% negli over 60, fino al 4% negli over 80. L'età media di insorgenza è circa 60 anni anche se il 5-10% dei casi (forme ad esordio giovanile) iniziano tra i 20 e i 50 anni. La sua incidenza è tra 8 e 18 per 100 000 persone/anno. In Italia circa 240 mila persone ne soffrono, oltre 1,2 milioni in U.E. Nonostante non esista alcuna analisi dell'impatto economico della malattia in Italia, si stima una spesa annuale totale intorno ai 2,4 miliardi di euro. Il rischio è aumentato dall'esposizione a fitofarmaci e idrocarburi solventi; ripetuti traumi cranici; esposizione a tossine ambientali come insetticidi tipo il rotenone ed erbicidi, come il disseccante paraquat e il defoliante Agente Arancio infine l'età e disturbi psichiatrici, come la depressione, sono un ulteriore fattore di rischio per la malattia mentre sembra esserci una riduzione del rischio nei fumatori. Etiopatogenesi Nella maggior parte dei casi manca una causa specifica nota ma in una piccola percentuale di casi può essere attribuita a fattori genetici infatti nel circa il 15% dei casi c’è un parente di primo grado con la stessa condizione e la malattia si verifica a causa di una mutazione di uno dei numerosi geni specifici che codificano per alfa-sinucleina (SNCA), parkina (PRKN), dardarina (LRRK2), PTEN chinasi indotta putativo 1 (PINK1), DJ-1 e ATP13A2. Il ruolo del gene SNCA è importante in quanto la proteina alfa-sinucleina è il componente principale dei corpi di Lewy [aggregati proteici anormali che si sviluppano all'interno delle cellule nervose] e sia durante il normale invecchiamento che in condizioni patologiche, tende ad aggregarsi formando strutture fibrillari, un processo strettamente correlato ai fenomeni neuro-degenerativi associato a disfunzione mitocondriale innescando fenomeni neurodegenerativi nelle aree cerebrali più suscettibili, come nel caso dei neuroni che rilasciano dopamina. Alcune forme modificate di alfa-sinucleina si legano al recettore della membrana mitocondriale Tom20 che riconosce una piccola sequenza di amminoacidi definita Mts [Mitochondrial targeting sequence] e che consente l’importazione delle proteine necessarie alla corretta funzione mitocondriale. L’interazione alfa-sinucleina/Tom 20 è associata alla perdita di proteine mitocondriali nei neuroni che rilasciano dopamina. La principale caratteristica patologica è la morte delle cellule nella substantia nigra e, più specificamente, nella parte ventrale (anteriore) della pars compacta, causando nel tempo la morte del 70% delle cellule con conseguente attività molto ridotta delle cellule secernenti dopamina responsabile dell’insorgenza dei sintomi principali della malattia. Sintomatologia a) Sintomi motori La base sintomatologica del morbo sono quattro caratteristiche motorie: il tremore tipicamente “a riposo”, la rigidità uniforme (a “tubo di piombo”) o a scatti (“a ruota dentata”), la bradicinesia [lentezza dei movimenti] e l'instabilità posturale tipica delle ultime fasi con disturbi dell'equilibrio e frequenti cadute che possono causare fratture ossee. I sintomi motori, se non trattati, progrediscono in modo aggressivo nelle fasi iniziali della malattia e più lentamente in seguito. La deambulazione avviene tipicamente mediante piccoli passi, strisciati, con un avvio molto problematico e spesso con progressiva accelerazione sino a cadere (fenomeno della “festinazione”). Possono esserci disturbi della deglutizione, scarsa mimica facciale ed espressione impassibile; micrografia [grafia che tende a rimpicciolirsi]. b) Sintomi neuropsichiatrici Da lievi a gravi includono disturbi del linguaggio (monotono, poco espressivo, con bradilalia cioè lento); della cognizione, del comportamento (apatia), dell'umore (ansia, depressione) e del pensiero. Il rischio di demenza è 2 - 6 volte maggiore rispetto alla popolazione generale ed aumenta col decorso della malattia. Possono verificarsi difficoltà nel controllo degli impulsi, che possono portare all'abuso di farmaci, all'alimentazione compulsiva, all'ipersessualità, al gioco d'azzardo patologico aspetti talora correlati ai farmaci. Sintomi psicotici, come allucinazioni o deliri, nel 4% dei pazienti sarebbero dovuti all’eccesso di dopamina secondario al trattamento, diventano più comuni con l'aumentare dell'età e con l'assunzione di levodopa. c) Sintomi oculari Alterazioni nella vista, secchezza degli occhi, inseguimento oculare carente l'immagine [difficoltà a mantenere fissa sulla retina l'immagine] e movimenti saccadici [rapidi movimenti involontari di entrambi gli occhi, nella stessa direzione], difficoltà a dirigere lo sguardo verso l'alto e visione offuscata o doppia. d) Altri sintomi Eccessiva sonnolenza diurna, disturbi del sonno nella fase REM o insonnia. Le alterazioni del sistema nervoso autonomo possono portare a ipotensione ortostatica [pressione del sangue bassa in posizione eretta], pelle grassa e eccessiva sudorazione, incontinenza urinaria e alterata funzione sessuale. Modifiche nella percezione possono comprendere alterazione dell'olfatto, sensazione di dolore e parestesie [formicolio e intorpidimento della pelle]. Diagnosi Si effettua con un’attenta anamnesi [storia clinica] e un esame neurologico effettuando diagnosi differenziale per escludere patologie che potrebbero dare luogo a sintomi simili come tumori vascolari, patologie dei gangli della base, malattia di Alzheimer, ictus cerebrale, parkinsonismo farmaco-indotto e idrocefalo mediante TAC e Risonanza magnetica cerebrale (RM). Una tecnica particolare di quest’ultima, l'imaging con tensore di diffusione, discrimina tra parkinsonismo tipico e atipico, anche se il suo esatto valore diagnostico è ancora oggetto di studio. Sono inoltre utilizzate la RM funzionale e la spettroscopia a risonanza magnetica; la Sonografia transcranica che permette di studiare in modo non invasivo e a basso costo il parenchima dei nuclei della base e del mesencefalo con l'ausilio della finestra temporale. PET e SPECT permettono di valutare la riduzione dell'attività dopaminergica nei gangli basali. Prognosi La malattia di Parkinson progredisce con il tempo e per seguirne l'evoluzione si utilizza la scala, oggi modificata, di Margaret Hoehn e Melvin Yahr. Stadio Scala di Hoehn e Yahr Scala di Hoehn e Yahr modificata 1 Coinvolgimento unilaterale, solitamente con solo una minima o nessuna disabilità funzionale Solo coinvolgimento unilaterale 1.5 - Coinvolgimento unilaterale e assiale 2 Coinvolgimento bilaterale o mediano senza compromissione dell'equilibrio Coinvolgimento bilaterale senza compromissione dell'equilibrio 2.5 - Lieve coinvolgimento bilaterale senza recupero sul test a trazione 3 Coinvolgimento bilaterale da medio a moderato; alcune difficoltà posturali; fisicamente indipendente Da lieve a moderato coinvolgimento bilaterale; instabilità posturale; fisicamente autosufficiente 4 Malattia gravemente debilitante, ancora in grado di camminare o stare in piedi senza assistenza Grave disabilità; ancora in grado di camminare o stare in piedi senza assistenza 5 Costretto a letto o sulla sedia a rotelle Costretto a letto o sulla sedia a rotelle L'aspettativa di vita è ridotta con tassi di mortalità circa il doppio di quelli delle persone non affette. Terapia In atto non esiste una terapia risolutiva. I farmaci principalmente utilizzati nel trattamento di sintomi motori sono la levodopa (di solito in combinazione con un inibitore della dopa-decarbossilasi e un inibitore delle COMT), assunta 30’ prima dei pasti per minimizzare l'interazione con le proteine; gli agonisti della dopamina e gli inibitori MAO-B (Inibitore della monoamino ossidasi). I farmaci si utilizzano in base alla fase della malattia dove distinguiamo una fase I in cui il paziente ha già sviluppato qualche disabilità e per la quale c’è la necessità di un trattamento farmacologico ed una fase II con complicanze motorie legate all'utilizzo della levodopa. Un recente studio pubblicato su Science Translational Medicine ha evidenziato che somministrando alla cellula neuronale una piccola sequenza di amminoacidi Mts è possibile correggere il meccanismo alla base del danno mitocondriale e impedire così il processo neurodegenerativo del Parkinson, inizio di una serie di studi finalizzati allo sviluppo di terapie rivoluzionarie nella cura del morbo. L'esercizio fisico regolare, specialmente con la fisioterapia, può essere utile per mantenere e migliorare la mobilità, la flessibilità, la forza, l'andatura e la qualità della vita. Per i disturbi del linguaggio si ricorre alla terapia vocale con il metodo Lee Silverman (LSVT). La terapia occupazionale mira a promuovere la salute e la qualità della vita, aiutando a compiere molte attività quotidiane il più autonomamente possibile. Recentemente promettenti ricerche indicano la possibilità di usare tecniche di ingegneria genetica per “infettare” i mitocondri di cellule dopaminergiche di topi con una proteina (beta 2.7) in grado di proteggere gli stessi dall'insulto e in definitiva rendendo più resistenti le stesse cellule al danno apoptotico [che può portare a morte cellulare]. Quando la terapia farmacologica diventa insufficiente la tecnica chirurgica più utilizzata è la stereotassica che tratta punti in profondità nel parenchima cerebrale con precisione millimetrica, grazie all'aiuto di dispositivi radiologici. Si distinguono due gruppi principali: stimolazione cerebrale profonda (Deep Brain Stimulation, DBS) o intervento lesionale. I settori di intervento sono il talamo, il globo pallido o il nucleo subtalamico. La DBS è il trattamento chirurgico più comunemente utilizzato e permette una buona remissione clinica e una significativa riduzione della dipendenza da levodopa. Esso comporta l'impianto di un dispositivo medico, o pacemaker cerebrale, che invia impulsi elettrici a zone specifiche del cervello. La DBS è raccomandata per i pazienti con forte tremore non adeguatamente controllato da farmaci o che sono intolleranti al trattamento farmacologico. Nelle fasi finali della malattia, le cure palliative servono a migliorare la qualità di vita sia per il paziente che per tutti quelli che lo circondano. Una alimentazione equilibrata, sulla base di periodiche valutazioni nutrizionali, è consigliata e deve essere finalizzata ad evitare la perdita o il guadagno di peso ed a ridurre al minimo le conseguenze delle disfunzioni gastrointestinali. Profilassi Studi epidemiologici hanno evidenziato che il rischio di sviluppare la malattia diminuisce progressivamente con il consumo di caffè, di altri alimenti contenenti caffeina e il fumo di tabacco, in quest’ultimo caso fino a un terzo rispetto ai non fumatori forse per l’effetto stimolante della nicotina sulla dopamina o per i composti che agiscono come inibitori della monoamino ossidasi. Il vaccino PD01A che predispone il sistema immunitario umano a distruggere l'alfa-sinucleina è entrato negli studi clinici sull’uomo.


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Alimentazioni e farmaci: associazioni pericolose

di Stefano Pellicanò

Arance, albicocche, pomodori Ricche di K sono controindicate con gli ACE-inibitori (anti-ipertensivi) perchè aumentano la sua concentrazione nel sangue. Banane Ad alto contenuto di K (100 gr banane = ca. 380 mg di K) vanno usate con moderazione assieme agli ACE-inibitori (per insufficienza cardiaca ed ipertensione) perchè tendono a trattenere il K. Concesse a chi assume i diuretici (per ovviare alla carenza di K) tranne che nel caso dei “diuretici risparmiatori di K” (amiloride, spironolattone, triamterene). ? Bevande calde Tè, caffè e cioccolata ritardano l’effetto dei farmaci. Caffeina A chi assume ipnotici e sedativi stimolando il S.N.C. ne contrasta l’azione calmante e può aumentare gli effetti indesiderati come irrequietezza, tremori, tachicardia e sudorazione; contrasta l’azione dei Beta-bloccanti usati nell’ipertensione e patologie cardiache e l’azione di alcuni anti-asmatici (broncodilatatori, aminofillina, teofillina, epinefrina). Da lieve dipendenza (sedazione leggera, affaticamento, sonnolenza, malessere, irritabilità) già con 1-2 tazze/die e scompare 3-4 gg dopo la sospensione del caffè. L’espresso ha meno caffeina perchè la velocità di passaggio dell’acqua bollente attraverso la polvere è maggiore rispetto agli altri modi di preparazione per cuii la quantità di caffeina estratta è minore. Il decaffeinato non fa male (si pensave per i residui dei solventi per l’estrazione della caffeina). I chinolonici se assunti con caffeina ne aumentano i livelli ematici provocando eccitabilità ed agitazione. A chi assume antiacidi il tè è sconsigliato perchè stimola la produzione di acido gastrico. Cioccolato, gelato, miele Il cioccolato è un antidepressivo naturale per il triptofano, aminoacido che stimola la produzione di serotonina (ormone del buonumore) ma è controindicato coi farmaci ansiolitici ed anti-depressivi. Cioccolato, miele e gelato contengono alte dosi di tiramina che associata agli anti-depressivi IMAO (inibitori dell’amino-ossidasi) può provocare sbalzi d’umore e crisi ipertensive. Stesso effetto con formaggi fermentati, broccoli, fave, insaccati. Il cioccolato è invece consentito ma con moderazione se si assume SSRI (anti-depressivi Inibitori selettivi della serotonina). ? Fritture Controindicate assieme ad antiacidi e nel reflusso gastro-esofageo. Influiscono sulla velocità di assorbimento dei farmaci perchè ritardano lo svuotamento gastrico ed aumentano la possibilità di risalita dei succhi acidi. Latte, latticini Il latte, anche in piccole quantità, riduce fino all’80% la disponibilità di alcuni anribiotici, come ciprofloxacina, penicillina, tetraciclina [e tiroxina] perchè si legano al calcio che ne ostacola l’assorbimento. Evitarne quindi l’assunzione assieme ad alimenti ad alto contenuto in calcio [Latte, mandorle; legumi: fagioli, tofù, tempeh; formaggi; verdura cruda (rucola, radicchio verde, ecc); verdura cotta (foglie rapa, cicoria, cardi, bieta, broccoli, ecc); frutta (fichi secchi)] come anche con burro, yogurt e formaggi. Assumendo bi-sfosfonati, farmaci anti-osteoporosi, poichè l’assorbimento può essere ridotto anche dopo 2-3? dal consumo di latticini assumerli a stomaco vuoto. I prodotti caseari vanno evitati durante terapia anti-micotica perchè ne aumentano l’assorbimento e quindi il rischio di effetti collaterali. Il latte va evitato assieme agli antiacidi perchè i suoi grassi e proteine stimolano la secrezione di succhi acidi e rallentano lo svuotamento dello stomaco. ? Liquirizia Il suo principale principio attivo, la glicirrizina, riduce nel fegato l’attività di un enzima responsabile del metabolismo di alcuni farmaci. Ad alte dosi può provocare ipertensione, per ritenzione di Na+ e perdita di K, quindi è controindicata con digitale, Beta-bloccanti ed altri anti-aritmici perchè la riduzione del K potenzia l’azione dei farmaci con effetti indesiderati come aritmie, nausea, vomito e confusione. L’abuso di liquirizia in chi assume cortisonici e diuretici favorendo la ritenzione di liquidi può interferire con la loro azione ? Pasta, riso, pane, caffè, cola Interferiscono con i principi attivi di broncodilatatori come aminofillina, teofillina, epinefrina usari nell’asma bronchiale. I carboidrati riducono l’attività dei broncodilatatori a base di teofillina mentre alimenti e bevande con stimolanti come la caffeina agiscono negativamente sul S.N. riducendo l’effetto del principio attivo. Peperoncino Stimola la produzione di acido gastrico, quindi da evitare con gli antiacidi ed in chi ha reflusso ed ulcera. Consumato regolarmente stimola lo scioglimento dei coaguli del sangue ma un uso eccessivo in chi assume anti-coagulanti come il warfarin poichè ne potenzia l’azione espone al rischio di emorragie, pericolo doppio in chi predilige spaghetti, aglio, olio e peperoncino perchè anche l’aglio, come la cipolla, grazie all’allicina favorisce la dissoluzione dei coaguli. Cautela nel consumo di vegetali a foglia verde come cavoli, spinaci, lattuga, broccoli, cavolini di Bruxelles, che per le loro percentuale di vit. K antagonizza l’anticoagulante riducendo la capacità di mantenere il sangue fluido. Salumi, formaggi stagionati Salumi, formaggi stagionati, pesci grassi o troppo condimento comportano ritenzione idrica, ad opera del sale, per cui vanno evitati: con i diuretici, con gli ansiolitici e neurolettici e con antipertensivi e cardiovascolari. Succo di pompelmo Fa alterare l’azione di molti farmaci aumentando il rischio di azioni negative: dai vaso-dilatatori ai Ca-antagonisti, da alcune benzodiazepine ad alcuni anti-epilettici ed ipoglicemizzanti os. Il meccanismo alla base dell’interazione è il citocromo CYP3A4 indispensabile per il corrretto metabolismo di alcuni farmaci, presente soprattutto sulle pareti di intestino e fegato. L’azione della sua riduzione inizia molto tempo dopo l’assunzione del succo e dura fino a molte ore dopo con conseguente ritardo dell’assunzione del farmaco. Il pompelmo può favorire la tossicità del farmaci portando ad un aumento della concentrazione del principio attivo nel sangue con aumento del rischio di reazione avverse. Bastano 250 ml di succo per raddoppiare o triplicare l’azione di alcuni farmaci. Il Mapo [pompelmo + mandarancio] sembra avere la stessa azione del ponpelmo. Il ponpelmo che aumenta la concentrazione plasmatica e biodisponibilità dei farmaci potrebbe essere utile ad es. per ridurre le dosi di chemioterapia. Interazioni positive La capacità di alcuni alimenti di interferire con i farmaci può essere sfruttata positivamente. I cibi ricchi di K (banane, cereali integrali, latte, agrumi e patate) si sposano bene con diuretici, cortisinici e digitalici che favoriscono la sua deplezione.


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Non si comunica più: si può definire vera questa affermazione?

di Elisa Brancaleoni

Quante volte, magari parlando con i vostri amici dei vostri figli, avete detto questa frase: "ai tempi d'oggi non si comunica più". Quante volte magari vi sarete trovati anche con un certo dispiacere addosso per questa realtà? Ma io vi chiedo: ciò che avete, o meglio abbiamo affermato, può definirsi vero? ebbene no. La comunicazione è infatti basata su 5 assiomi fondamentali, ma oggi andremo ad analizzarne solamente uno, ossia il primo. quest'ultimo parla dell'incapacità di non comunicare. Come starete quindi capendo, nessuno di noi può definirsi non in grado di comunicare. Ma facciamo un passo indietro: cos'è la comunicazione? cosa significa comunicare? Per farvi capire di cosa si sta parlando, ho bisogno che voi immaginiate un insieme, un cerchio nel quale sono collegati determinati elementi: il linguaggio verbale, quello non verbale, e quello paraverbale. La comunicazione si può quindi definire come l'insieme di questi 3 linguaggi. Il linguaggio verbale è rappresentato da tutto ciò che la voce e la parola possono esprimere. Dal momento in cui la nostra voce produce un suono, possiamo dire stiamo iniziando a comunicare verbalmente con qualcuno. E quanto è importante la voce nella comunicazione? pensate ad una comunicazione telefonica. non potete vedere chi avete davanti...Potete quindi basarvi solo ed esclusivamente dalla voce. Dalla voce si può capire benissimo lo stato d'animo di una persona: possiamo sentire tutti i cambiamenti, le inflessioni e gli abbassamenti di tono... Ma ciò non basta. Per avere una comunicazione completa, come abbiamo detto, c'è bisogno anche degli altri linguaggi. Parliamo quindi del linguaggio non verbale. È una parte fondamentale della comunicazione, perché se con la voce si può tradire un sentimento, con il corpo ciò non si può fare. Il linguaggio non verbale è quindi quella parte della comunicazione riguardante tutto ciò che con il corpo possiamo esprimere. Esempio pratico? Le lacrime. Se stiamo parlando con qualcuno e a questa persona uscissero le lacrime, cosa potremmo immaginare? appunto che sta piangendo. Certo, si potrebbe capire anche dalla voce! ma se questa persona non parlasse? le lacrime sarebbero l'unico segno non verbale di questo cambiamento. Altro segno fondamentale del linguaggio non verbale è l'arrossire. Quanti di voi arrossiscono di fronte ad un complimento? io personalmente arrossisco praticamente sempre... E questo è un chiaro segno di milioni di piccoli frammenti che con la voce non si possono esprimere. Un altro segno, forse il più importante di questo tipo di linguaggio, è proprio il silenzio. San Benedetto diceva: "un silenzio vale più di 1000 parole"... E questo lo sostengono anche gli psicologi più famosi. Questo elemento è fondamentale per la comunicazione. Da un silenzio si possono capire milioni di cose: l'imbarazzo, la tristezza, lo stupore, la felicità, l'amarezza, la gratitudine, l'odio, a volte perfino l'amore. L'ultima parte della comunicazione è il linguaggio paraverbale. È un tipo di linguaggio molto meno immediato da comprendere, perché è rappresentato dai comportamenti non fisiologici o oggettivi che ognuno di noi ha. Se l'arrossire fa parte del linguaggio non verbale, dal momento in cui tutti arrossiscono, non si può dire che ne faccia parte il muovere nervosamente una gamba quando si è agitati. Infatti non tutti attuano questo comportamento! Però ci sono delle persone che, in determinate situazioni, si comportano in determinati modi specifici. In sintesi si può dire che il linguaggio paraverbale è descritto come "linguaggio del corpo". Naturalmente ci sono dei comportamenti comuni a tutti, ma è molto più difficile definirli. Torniamo ora ad una delle prime domande: cosa significa comunicare? Comunicare significa trasmettere un messaggio attraverso diversi canali, quali la voce e il corpo. La comunicazione è quindi un processo circolare: l'interlocutore a, mittente del messaggio, invia quest'ultimo all'interlocutore b, il quale viene denominato destinatario. Dal momento in cui l'interlocutore b risponde all'interlocutore a, i ruoli si invertono. Quindi si tratta appunto di un cerchio che si chiude apparentemente a conversazione finita. Quindi vi chiederete: perché si parla di incapacità di non comunicare? Si parla di ciò perché nessuno di noi può stare senza comunicare. Forse si può stare senza parlare, ma non senza inviare messaggi. Un esempio pratico: immaginate di stare in ascensore con una persona sconosciuta. Quante parole potrete scambiare al massimo? forse 3 o 4. Ma se questa persona iniziasse a strofinarsi le mani in modo piuttosto nervoso, cosa potreste supporre? probabilmente che appunto si tratta di una persona che, in quel momento, sta vivendo un certo stato di ansia. Oppure: se questa persona, anche senza parlarvi, si appoggiasse sulla porta dell'ascensore e iniziasse a sbadigliare, cosa vi starebbe comunicando? probabilmente che in quel momento sta vivendo una certa stanchezza. Questi sono solamente 2 semplicissimi esempi per farvi capire quanto in realtà tutti i giorni riusciamo a comunicare senza rendercene conto. E allora, se è vero che tutti noi possiamo comunicare, perché è così difficile comprendersi? La risposta a questa domanda si dovrebbe ricercare nei 12 punti che ostacolano la comunicazione. Ve ne elencherò e spiegherò solamente alcuni, quelli che reputo più importanti. Il primo ostacolo è l'incoerenza tra i diversi linguaggi: Se sostenete di non essere in imbarazzo ma arrossite, evidentemente state mentendo. Mentire quindi è un ostacolo alla comunicazione. Diversamente: se parlate di un lutto con il sorriso sulle labbra, o odiavate profondamente quella persona, oppure vi state comportando in modo non coerente. Un altro punto importante è l'ascolto. Ascoltare è fondamentale per comprendere il messaggio dell'altro, ma soprattutto per interiorizzarlo. Infatti qualsiasi cosa ci viene detta, noi la portiamo automaticamente dentro il nostro cuore, la nostra anima, o almeno dovrebbe essere così. Il messaggio viene quindi elaborato dalla nostra mente, la quale sceglie automaticamente la risposta da dare. Se non si ascolta cosa può succedere? sicuramente il messaggio altrui potrebbe essere non compreso, interiorizzato male, e successivamente si potrebbero trarre delle conclusioni sbagliate. Diciamo così, i soliti malintesi. Come citava il piccolo principe: "le parole sono fonte di malintesi"... E quanto aveva ragione! Ultimo punto che oggi vi citerò è la mancanza di empatia. Questo concetto andrebbe ampiamente spiegato, ma ve lo sintetizzerò in questo modo: "mettersi nei panni dell'altro; sentire le ansie, le paure e le gioie altrui, senza però aggiungere ad esse le nostre ansie, gioie e paure". Si tratta di un concetto che si acquisisce con il tempo, ma alcune persone sono più predisposte ad attuarlo. Mettersi nei panni dell'altro significa comprendere ciò che egli dice come se lo stessimo vivendo noi, senza però mai perdere la concezione del come se. Quindi, cari lettori, abbiamo capito che è impossibile non comunicare. Il difficile sta solo nel mettere insieme i pezzi di questo enorme puzle che è la comunicazione, al fine di trovare quel bellissimo disegno che siamo noi.


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Novità in medicina

di Stefano Pellicanò

A) Alimentazione a) Proprietà del Cacao Il cacao (Theobroma cacao, cioè cibo degli dei, à Linneo, 1753) è una pianta della famiglia Sterculiaceae originaria dell'America meridionale coltivato in tutto il mondo. I Maya sarebbero stati i suoi scopritori e primi coltivatori; secondo una leggenda azteca, la pianta fu donata dal dio Quetzalcoatl per alleviare gli esseri umani dalla fatica. Gli europei scoprirono i semi del cacao quando Colombo li ricevette in dono, durante il suo quarto viaggio nell'isola di Guanaja. Il cacao è un alimento con proprietà toniche e nervine, ricco di principi nutritivi con proprietà antiossidanti di natura fenolica, antimicrobiche e di protezione cardiovascolare; gli alti contenuti di ferro, magnesio, fosforo, potassio, calcio e la bassa presenza di sodio lo rendono anche una buona fonte di sali minerali per la dieta particolarmente indicato negli sportivi. Il cacao in polvere, materia prima utilizzata dall’industria alimentare, è una delle sostanze naturali più ricche di polifenoli (antiocianine, catechine, leucocianidine), antiossidanti in grado di combattere i radicali liberi e rallentare il processo di invecchiamento delle cellule e contiene anche sostanze stimolanti (teobromina) che agiscono sul sistema nervoso centrale, proprietà toniche e nervine che dipendono anch’esse dalla varietà di cacao e dalla percentuale contenuta nel prodotto finale. Queste componenti, unite all’elevato contenuto di fibra (29 gr/100 gr di polvere di cacao) e alla ricchezza di magnesio (100 gr di polvere di cacao ne contengono più del 100% del fabbisogno giornaliero) ne fanno un alimento funzionale per la nostra dieta. Alimenti e bevande ricche in flavanoli (catechine presenti nel cacao) possano esercitare effetti cardioprotettivi, migliorando la funzione dell’endotelio, cruciale nella prevenzione del danno aterosclerotico alla parete delle arterie, rallentando l’ossidazione delle LDL [“colesterolo cattivo”]. La presenza di magnesio riveste invece un particolare significato, specie in associazione con la 2-feniletilamina, nel determinare i presunti effetti “antidepressivi” del cioccolato. Coinvolto nella trasmissione degli impulsi nervosi contribuisce alla funzione nervosa e muscolare, alla riduzione della stanchezza e affaticamento svolgendo un ruolo fondamentale nel metabolismo energetico e nella sintesi proteica. Recenti studi in vitro hanno poi dimostrato proprietà antimicrobiche a livello orale dei suoi polifenoli e sono in corso studi che saggiano l’attività antivirale dei suoi diversi composti. La componente insolubile è responsabile dei suoi effetti benefici sul microbiota intestinale in quanto proteine e polisaccaridi reagiscono formando le melanoidine, potenti antiossidanti che proteggono il tratto gastro-intestinale e verranno poi degradate dai batteri intestinali. b) Olio di palma: mistificazioni e verità L'olio di palma e l'olio di semi di palma (o di palmisto) sono degli oli vegetali, prevalentemente costituiti da trigliceridi con alte concentrazioni di acidi grassi saturi, ricavati dalle palme da olio, principalmente Elaeis guineensis ma anche da Elaeis oleifera e Attalea maripa. L’olio di palma è utilizzato come alimento da oltre 5.000 anni, già dai tempi degli Egizi. Olio di palma semplicemente, in realtà, è un concetto vago visto che esistono tre tipi diversi di oli che si diversificano a seconda dell’origine e della lavorazione: olio di palma grezzo, olio di palmisto, olio di palma raffinato. L’olio di palma grezzo si ricava dai frutti della palma dei quali mantiene il caratteristico colore arancio rosso dovuto all’alta concentrazione di carotenoidi, precursori della vitamina A. A temperatura ambiente ha una consistenza semi-solida simile alla sugna (strutto), dovuta all’elevata quantità di acidi grassi saturi (normalmente presenti nelle carni e nei grassi animali) che, però, sono compensati dalla presenza di una buona dose di antiossidanti e di vitamina E. Gli acidi grassi costituiscono circa il 50% dei grassi totali presenti e il più rappresentativo è l’acido palmitico, un acido saturo a lunga catena mentre la restante percentuale è formata dagli acidi grassi monoinsaturi (40%) e polinsaturi (10%). L’olio di semi di palma o palmisto si ricava, invece, dai semi della pianta. Ha anch’esso una consistenza semi-solida a temperatura ambiente, perché ricco di acidi grassi saturi ma ha un colore bianco che ricorda il burro perché privo di carotenoidi. L’olio di palma raffinato (o olio di palma bifrazionato) è il risultato di “bifrazionamento” e di raffinazione che consentono di convertirlo in forma liquida durante tali processi, però, esso perde tutti gli antiossidanti presenti nella forma grezza e quindi tutta la parte benefica a favore dei soli acidi grassi saturi. L’olio di palma raffinato è molto utilizzato nelle industrie alimentari per la frittura dei cibi e per la preparazione dei prodotti confezionati come biscotti, merendine, gelati, cioccolato e cioccolato spalmabile, zuppe già pronte ecc. a cui conferisce cremosità e croccantezza, fungendo da addensante ma si preferisce usare l’olio di palma perché è meno delicato rispetto ad altri oli i quali, deteriorandosi in fretta, formerebbero sostanze tossiche che sarebbero potenzialmente nocive inoltre raggiungendo il punto di fumo molto lentamente è l’ideale per la cottura dei cibi. È incolore, insapore, altamente versatile e lavorabile ma, soprattutto, è molto economico. È facilmente digeribile per la presenza, tra gli altri, di acidi grassi a catena media che attraversano più facilmente la parete intestinale. L’olio di palma grezzo, per tutte le sue caratteristiche, non rappresenta di per sé un grosso rischio per la salute di cuore e arterie o per il problema di sovrappeso e obesità purtroppo, però, quello che viene usato dalle industrie alimentari è il suo equivalente raffinato che, come già detto, ha ormai perso tutte le sue sostanze benefiche. I grassi non vanno del tutto eliminati dalla dieta infatti in una corretta alimentazione dovrebbero apportare circa il 30% delle kcal totali, di cui il 7-10% rappresentati proprio da quelli saturi, il problema è che spesso ne assumiamo più del necessario e in maniera anche inconsapevole, proprio perché l’olio di palma è contenuto in moltissimi prodotti di uso quotidiano. L'uso dell'olio di palma è accresciuto nel corso della seconda metà del XX secolo, tanto da farlo divenire un ingrediente di uso diffuso dell'industria alimentare, nella quale sono andati a sostituire, per il basso costo e per le sue caratteristiche, altri grassi di uso tradizionale nei paesi a clima temperato, quali Europa e Nord America. Costituenti spesso fondamentali di molti prodotti alimentari, gli oli di palma, insieme a farine e zuccheri semplici, possono essere uno dei tre ingredienti prevalenti in molte creme, dolci e prodotti da forno di produzione industriale nei paesi importatori del prodotto mentre, in forma non raffinata, è un tradizionale ingrediente di uso domestico nei paesi dell'Africa occidentale subsahariana. Recenti campagne mediatiche hanno portato a demonizzarlo anche se in realtà quando assunto con moderazione da individui sani all’interno di una dieta bilanciata non è nocivo per la salute dell’uomo. Sul tema delle malattie cardiovascolari molti studi scientifici, sugli animali e sull’uomo, mostrano chiaramente che l’olio di palma non comporta l’innalzamento del colesterolo “cattivo” nel sangue quindi se consumato nell’ambito di una dieta varia ed equilibrata non aumenta il rischio di malattie cardiovascolari. Sia i grassi saturi che quelli insaturi sono indispensabili per il buon funzionamento del nostro organismo. I grassi, oltre a fornire calorie, 9 kcal/g, non sono da criminalizzare, sono infatti indispensabili per l’assunzione di vitamine liposolubili, per la struttura delle cellule e della membrana cellulare e per la sintesi ormonale. I Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti e energia (Larn) ne raccomandano un apporto totale giornaliero tra il 20% e il 35%, ripartiti tra acidi grassi saturi e monoinsaturi (rispettivamente fino al 10% dell’apporto calorico totale) e acidi grassi polinsaturi (circa il 10% con un rapporto di 4:1 tra omega 6 e omega 3). Le raccomandazioni dei nutrizionisti sono di assumere il 30% dell’energia giornaliera da grassi di cui 20% da grassi insaturi e 10% da grassi saturi pertanto in una dieta media da 2000 kcal/die, 600 kcal (ovvero 67 gr) possono derivare da grassi; di queste, fino a 200 kcal (ovvero 22 gr) da grassi saturi. Da evidenziare che, a differenza degli altri oli utilizzati nell’industria alimentare, l’olio di palma è l’unico ad avere un contenuto bilanciato tra acidi grassi saturi e insaturi. Il 50% è costituito da acidi grassi saturi, di cui il 43% circa è rappresentato dall’acido palmitico; questo acido grasso rappresenta anche il 25% dei grassi presenti nel latte materno, il restante 50% è rappresentato da grassi insaturi, di cui circa il 40% è acido oleico (tipico dell’olio di oliva) e il 10% è acido linoleico. A partire dalla fine degli anni 70, l’obiettivo principale delle raccomandazioni nutrizionali finalizzate alla riduzione della morbilità e la mortalità correlata a malattie cardiovascolari è stata la riduzione dei grassi totali e dei grassi saturi in particolare e come conseguenza è stata l’introduzione nei prodotti alimentari degli acidi grassi trans, derivanti dal processo di idrogenazione degli oli vegetali. Attualmente l’evidenza scientifica sulla relazione tra consumo di acidi grassi saturi e rischio di malattie cardiovascolari è stata messa in discussione. Dato questo contesto è evidente che la campagna denigratoria sull’olio di palma, basata fondamentalmente sul fatto che questo olio contiene una percentuale maggiore di acidi grassi saturi rispetto ad altri oli vegetali non ha alcun riscontro nell’evidenza scientifica anzi bisognerebbe considerare il fatto che l’utilizzo di questo olio al posto degli acidi grassi trans ha portato ad un miglioramento in termini di salute. In un recente parere l’Istituto Superiore di Sanità (I.S.S.) ha affermato che non ci sono evidenze scientifiche dirette che l’olio di palma, come fonte di acidi grassi saturi, abbia un effetto diverso sul rischio cardiovascolare rispetto agli altri grassi con simile composizione percentuale di grassi saturi e mono/polinsaturi. Certo, avverte l’I.S.S., è tuttavia di fondamentale importanza consumare una dieta varia ed equilibrata, in modo da assumere i vari nutrienti nelle quantità raccomandate in base alla propria età, statura, peso, sesso e livello di attività fisica, insomma nessun ingrediente è buono o cattivo, tutto va inquadrato in un’analisi totale degli stili di vita e di una dieta equilibrata. Recentemente una nuova fonte di critiche all’uso dell’olio di palma ha preso spunto dalla presenza di contaminanti termici (2MCPD, 3MCPD, GE) nei grassi e negli oli vegetali dopo raffinazione. Nonostante l’olio di palma contenga naturalmente una quantità di precursori di questi contaminanti maggiore rispetto agli altri oli o grassi, è stato dimostrato che non è la materia prima in sé che ineluttabilmente li sviluppa, ma che, i fattori condizionati l’evenienza di questi contaminanti, sono la qualità dei processi industriali e la cura della selezione della materia prima. I contaminanti, infatti, si generano quando i tempi tra la raccolta dei frutti e la spremitura si allungano ma soprattutto si producono in quantità rilevanti se il processo di trasformazione alimentare è realizzato ad alte temperature oltre i 200°C. Inoltre, secondo uno studio italiano pubblicato dall’Istituto Marion Negri, non esistono evidenze scientifiche che correlino il consumo di olio di palma all’insorgenza di neoplasie. B) Cardiologia a) Infarto: inventato cerotto aggiusta-cuore Dopo un infarto la parte del cuore danneggiata perde capacità di condurre corrente, si forma una cicatrice e in quella parte il cuore non funziona più con conseguente insufficienza cardiaca e pericolose aritmie. Un gruppo di ricercatori australiani dell’Università di Sidney e britannici dell’Imperial College London hanno realizzato un cerotto con chitosano (molecola dei gusci di crostacei), una sostanza chiamata polianilina e acido fitico dalle piante in grado di riparare il cuore dopo un infarto (Science Advances) che si applica sulla parte danneggiata mediante un intervento mini invasivo e ripristina la conduzione elettrica che permette al muscolo di contrarsi e pompare il sangue. Il cerotto si appiccica facilmente e resta funzionante a lungo; è stato testato con successo su animali, Altri esperimenti saranno necessari prima di trasferire questa invenzione anche all’uomo. b) Defibrillatori difettosi St. Jude Medical Implantable Cardioverter Defibrillator (ICD) and Cardiac Resynchronization Therapy Defibrillator (CRT-D) device Dopo un allerta scattato a ottobre negli U.S.A. dove erano state registrate due morti, le cardiochirurgie italiane, allertate sui defibrillatori St. Jude Medical Implantable Cardioverter Defibrillator (ICD) and Cardiac Resynchronization Therapy Defibrillator (CRT-D) device (quasi 400.000 di questo tipo venduti in tutto il mondo) potenzialmente difettosi hanno richiamato/stanno richiamando i pazienti che ne impiantano uno per sottoporli a un controllo straordinario della batteria. Il difetto infatti consiste nelle batterie del congegno che smettono improvvisamente di funzionare senza il previsto segnale di allerta tre mesi prima del loro esaurimento. Chi avesse un dispositivo della St Jude e volesse accertarsi che non si tratta di uno di quelli difettosi può chiamare il Centro dove è stato impiantato anche se i pazienti con defibrillatore sono dotati di un dispositivo radio che registra e manda informazioni in remoto alla Cardiologia di riferimento. Tale dispositivo tra tutte le verifiche periodiche che esegue fa anche il controllo batteria avvertendo tempestivamente i medici in caso di pila in esaurimento. c) Cuore: mutazione genetica contribuisce agli eventi avversi Uno studio condotto presso l’Imperial College di Londra e il M.R.C. Clinical Sciences Centre (Nature Genetics, 2016 Nov 21) fa ipotizzare un difetto genetico relativamente frequente (una persona su 100) del gene della titina che risulta associato a una lieve dilatazione cardiaca alla base dell’aumento di rischio cuore che potrebbe portare a sviluppare un arresto cardiaco in condizioni di stress eccessivo, ad es. nel momento di un grosso sforzo fisico o durante la gravidanza quando il cuore è sottoposto a più lavoro. Inoltre circa la metà di tutti i portatori di questo gene difettoso potrebbe essere ad alto rischio di sviluppare la ”cardiomiopatia dilatativa” che impedisce al cuore di funzionare. In un campione di 1.400 individui sani in 15 di loro (l’1%) si è riscontrato il difetto genetico con una lieve dilatazione del muscolo cardiaco prova, anche in assenza di una palese cardiomiopatia dilatativa, che mutazioni di questo tipo può compromettere in modo subdolo e silenzioso il cuore quindi sarebbe necessario scoprire tutti i soggetti ad alto rischio per prevenire molti casi di arresto cardiaco improvviso. C) Farmacopea a) Dolore neuropatico: in Israele il primo inalatore di cannabis Il dolore neuropatico è spesso refrattario a ogni forma di trattamento ma talvolta è controllabile dal delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), uno dei principi attivi della cannabis. Il dispositivo si basa su una vaporizzazione del principio attivo senza combustione e senza fumo. La sicurezza e le proprietà farmacocinetiche della sostanza assorbita attraverso l’inalatore termico erano state valutate da ricercatori israeliani in otto soggetti con diagnosi di dolore neuropatico cronico. Dai dati (Journal of Pain e Cure Palliative Farmacoterapia, 2014) era emerso che l’uso del dispositivo era stato in grado di somministrare un dosaggio terapeuticamente efficace di cannabinoidi inoltre la dose era ben tollerata e produceva un profilo farmacocinetico delta-9-THC a bassa variabilità inter-individuale relativa alla concentrazione massima di sostanza nel plasma. b) Revisione E.M.A. di alcuni farmaci iniettabili per il trattamento delle allergie L’Agenzia Europea per i Medicinali (E.M.A.) ha avviato una revisione di alcuni farmaci somministrati per via iniettiva per il trattamento di gravi reazioni allergiche improvvise che contengono come principio attivo il corticosteroide metilprednisolone e come componente addizionale il lattosio in cui sono potenzialmente presenti tracce di proteine di latte vaccino che potrebbero influire sul trattamento dell’allergia in un limitato numero di pazienti allergici altamente sensibili ad esse a seguito di segnalazioni di pazienti trattati. L’E.M.A. valuterà i dati disponibili sul rischio di reazione allergica ai medicinali e considererà se vi è la necessità di misure per minimizzare il rischio. c) Aggiornamento A.I.F.A. del Registro di Monitoraggio del farmaco Xarelto A partire dal 01/12/2016 (G.U. 05/10/2016), il Piano Terapeutico web based per il monitoraggio del farmaco Xarelto è stato aggiornato per la seguente indicazione terapeutica: prevenzione dell’ictus e dell’embolia sistemica in adulti affetti da fibrillazione atriale non valvolare con uno o più fattori di rischio, come insufficienza cardiaca congestizia, ipertensione, età = 75 anni, diabete mellito, pregresso ictus o attacco ischemico transitorio. L’aggiornamento consiste nell’inserimento di un nuovo criterio (cardioversione) nella scheda di eleggibilità ed ha validità a partire dal 05/10/2016 pertanto i dati relativi al periodo 05/10/2016 - 30/11/2016 dovranno essere trasferiti nella piattaforma web con la data effettiva di presa in carico del paziente. d) Clorexidina e resistenza alla colistina: i disinfettanti aiutano l’antibiotico-resistenza dei batteri ? La clorexidina viene comunemente impiegata nei disinfettanti impiegati sia nel contesto domestico che sanitario e rappresenta una parte critica delle pratiche di controllo delle infezioni e lo sviluppo di una resistenza incrementale a questa sostanza ha potenziali implicazioni per la capacità di prevenire infezioni durante gli interventi chirurgici di routine e d’emergenza e durante i ricoveri ospedalieri. La colistina viene considerata come un antibiotico d’emergenza per le infezioni polifarmacoresistenti. Sono stati identificati isolati clinici di Klebsiella pneumoniae resistenti alla clorexidina che risultano cross-resistenti anche alla colistina Questo dato è allarmante poiché suggerisce che l’esposizione alla clorexidina è associata ad una resistenza stabile alla colistina con implicazioni cliniche per le procedure di prevenzione delle infezioni e per il trattamento dei casi plurifarmacoresistenti e fa ipotizzare che l’uso di disinfettanti possa rappresentare una nuova via di resistenza agli antibiotici da parte dei batteri. Lo studio si aggiunge al flusso costante di segnalazioni da tutto il mondo di batteri colistina-resistenti. E’ stato osservato che gli isolati di Klebsiella che non possiedono omologhi alla pompa smvA/R sono altamente suscettibili alla clorexidina. Ciò suggerisce che smvA sia una importante pompa di efflusso nella resistenza alla clorexidina, una conclusione che è stata rinforzata dai risultati di esperimenti che hanno utilizzato un agente disaccoppiante che influenza queste pompe di efflusso. Per quanto con l’adattamento alla clorexidina siano emerse anche mutazioni nel gene phoPQ, queste mutazioni sono associate anche alla resistenza alla colistina; forse proprio queste mutazioni causino colistina-resistenza o forse anche altri fattori siano importanti nel mediare la resistenza alla clorexidina e le mutazioni phoPQ siano compensatorie e consentano al ceppo resistente di riprendere il proprio stato di forma dopo lo sviluppo della resistenza ai biocidi. (Antimicrob Agents Chemother online, 31/10/2016). e) Citomegalovirus (C.M.V.) ed antivirale maribavir Il C.M.V. rappresenterebbe la più frequente infezione virale nei pazienti sottoposti a trapianti di organi solidi. L’impiego diffuso di profilassi antivirale e terapie preventive ha ridotto frequenza e gravità delle sue patologie ma la comparsa di ceppi resistenti o refrattari nei confronti degli antivirali disponibili è stata associata ad un incremento di morbidità e mortalità. Il maribavir è un antivirale biodisponibile oralmente ed altamente selettivo nei confronti di C.M.V. e virus di Epstein-Barr che inibisce la protein-chinasi virale UL97 che a sua volta inibisce la replicazione del DNA del virus, la maturazione, l’incapsulamento e la regressione dei capsidi virali. Una volta ritenuto promettente contro l’infezione da C.M.V. è stato accantonato dopo uno studio di fase 3 dal risultato negativo mentre è risultato invece efficace contro il C.M.V. resistente al trattamento o refrattario associato ai trapianti in uno studio di fase 2. Gli agenti di seconda linea attualmente disponibili per i ceppi resistenti al ganciclovir sono associati a significative tossicità, e sono quindi necessari nuovi agenti dotati di profili di effetti collaterali più favorevoli. In un altro studio di fase 2 (Brigham and Women’s Hospital di Boston) il trattamento di prima linea con maribavir è risultato paragonabile a quello con valganciclovir ma con un minor grado di mielosoppressione. Nel presente studio, circa i due terzi dei pazienti trattati con maribavir non presentavano più cariche virali rilevabili entro 6 mesi dall’inizio della terapia ed il farmaco appare anche ben tollerato, dato che il più frequente effetto collaterale è stato un reversibile disturbo del senso del gusto in più della metà dei casi. L’unica ragione di perplessità sono le possibili recidive poiché gli studi precedenti hanno dimostrato una comparsa piuttosto rapida della resistenza al maribavir. (IDWeek 27/10/2016). g) Aggiornamento A.I.F.A. del Registro di Monitoraggio del farmaco Eliquis. A partire dal 16/11/2016 il Piano Terapeutico web based per il monitoraggio del farmaco Eliquis è stato aggiornato per la seguente indicazione terapeutica: trattamento della trombosi venosa profonda (TVP) e dell’embolia polmonare (EP) e prevenzione delle recidive di TVP ed EP negli adulti. L’aggiornamento consente la gestione, all’interno dello stesso Piano Terapeutico, del passaggio dalla fase di trattamento della TVP/EP a quella di prevenzione delle recidive. h) Empagliflozin per ridurre la morte nella malattia cardiovascolare La malattia cardiovascolare è una causa di morte negli adulti con diabete mellito di tipo 2. Secondo i C.D.C. (Centers for Disease Control and Prevention) la morte per malattia cardiovascolare è più alta in adulti con diabete del 70% rispetto a quelli senza diabete ed i diabetici hanno un’aspettativa di vita ridotta, dovuta in gran parte alla morte cardiovascolare prematura. L’F.D.A. ha approvato una nuova indicazione per empagliflozin per ridurre il rischio di morte cardiovascolare in pazienti adulti con diabete mellito di tipo 2 non chetoacidosico e malattia cardiovascolare. Il farmaco si è dimostrato in grado di ridurre il rischio di morte cardiovascolare a confronto con il placebo in aggiunta alle terapie standard per il diabete e la malattia cardiovascolare aterosclerotica. Come effetti collaterali empagliflozin può causare disidratazione e ipotensione, chetoacidosi, grave infezione del tratto urinario, danno renale acuto e compromissione della funzione renale, ipoglicemia quando utilizzato con insulina o secretagoghi di insulina, infezioni micotiche genitali ed aumento del colesterolo. Gli effetti indesiderati più comuni sono le infezioni del tratto urinario e le infezioni genitali femminili. È controindicato nei pazienti con anamnesi di gravi reazioni di ipersensibilità, grave insufficienza renale, malattia renale terminale o in dialisi. D) Gastroenterologia a) Malattie infiammatorie intestinali e manifestazioni oftalmologiche E’ stato condotto uno studio per valutare la prevalenza delle manifestazione oftalmologiche in 645 pazienti cinesi con malattie infiammatorie intestinali di cui 122 presentavano almeno una manifestazione extraintestinale e di identificare i fattori chiave per il loro sviluppo (Int J Ophthalmol. 2016; 9: 1476-9). 13 pazienti hanno sviluppato manifestazioni oftalmologiche, fra cui arrossamenti, bruciore, dolore, prurito oculare e cambiamenti del visus. Le manifestazioni oculari della malattia comprendevano episclerite [malattia infiammatoria, in genere ricorrente, dell'episclera, il sottile strato di tessuto connettivale lasso sovrapposto alla sclera dell'occhio], uveite [infiammazione di parte o di tutta la tonaca media (vascolare) dell'occhio e delle altre tonache (sclera, cornea e retina)] e xeroftalmia [gli occhi non riescono più a lacrimare per assenza di vitamina A] erano prevalenti nel sesso femminile e nei pazienti in cui la malattia infiammatoria intestinale era stata diagnosticata in età giovanile. In base ai risultati dello studio, la frequenza delle manifestazioni oftalmologiche nei pazienti cinesi con malattie infiammatorie intestinali è inferiore rispetto agli studi su popolazioni americane ed europee e consistono eminentemente in episcleriti ed uveiti che si riscontrano nel sesso femminile e nei pazienti con malattia di vecchia data. b) Malattie intestinali infiammatorie ed alterazioni della funzionalità polmonare E’ stato condotto uno studio su 64 pazienti con malattie infiammatorie intestinali e 30 soggetti sani di controllo con lo scopo di valutare le alterazioni dei test della funzionalità polmonare e la loro correlazione con l’attività della malattia nei pazienti con malattie infiammatorie intestinali (Ann Thorac Med. 2016; 11: 249-53). Lo studio ha evidenziato che 19 dei 31 pazienti con morbo di Crohn e 17 dei 33 con rettocolite ulcerosa presentavano almeno una anomalia della funzionalità polmonare assente nei controlli. Rispetto a questi ultimi, tutti i pazienti con malattie infiammatorie intestinali hanno presentato significative riduzioni di FEV1, FVC, FEF 25-75 e DLCO. La maggior parte dei soggetti con deficit significativi nei risultati dei test di funzionalità polmonare si trovavano in malattia in fase attiva ed i punteggi relativi all’attività della malattia infiammatoria intestinale erano negativamente correlati con alcuni parametri relativi alla funzionalità polmonare e positivamente correlati con la linfocitosi e l’eosinofilia dell’espettorato. I disordini della funzionalità polmonare sono dunque significativamente comuni nei pazienti con malattie infiammatorie intestinali ed i deficit sono significativamente maggiori nelle fasi di attività della malattia che in quelle di remissione. c) Colite ulcerosa (C.U.): discrepanze tra sintomi e riscontri obiettivi Il recente studio EMBARK (U.S.A.) in 103 pazienti affetti da C.U. e 61 con malattia inattiva al livello endoscopico per indagare la relazione tra i sintomi e le valutazioni obiettive di infiammazione in pazienti che continuavano a lamentarli ha fatto emergere la persistenza dei sintomi nonostante la remissione endoscopica e istologica. Punteggi più elevati relativi ai sintomi risultavano associati a una minore probabilità di remissione endoscopica (Mayo subscore endoscopico pari a 0), ma il 5% dei soggetti senza attività endoscopica riferiva comunque di sanguinamento rettale e di maggiore frequenza di evacuazione (18%) similmente molti pazienti con remissione istologica continuavano a lamentare sanguinamento rettale (24%) o maggiore frequenza di evacuazione (39%). Non sono state rilevate differenze significative nei livelli dei biomarcatori per la C.U. tra i pazienti categorizzati sotto diverse definizioni di guarigione della mucosa con o senza guarigione istologica. Lo studio dimostra che alla risoluzione dei sintomi clinici non sempre segue una guarigione endoscopica. D) Infettivologia a) Più morti per infezioni che per incidenti stradali In Italia si assiste a 5.000 decessi/anno per infezioni, 3.381/anno per incidenti stradali (2014). Le direttrici per contrastare un trend di infezioni e decessi in continua crescita consistono in una maggiore cultura ed una maggiore appropriatezza nella somministrazione di antibiotici nei pazienti che realmente ne abbiano necessità anche alla luce dell’antibiotico-resistenza, cioè la capacità dei batteri di evolversi rendendosi sempre più resistenti ai trattamenti antibiotici complicata dal fatto che R.S.A. e Centri di assistenza sono sempre più spesso luoghi di colonizzazione di pericolosi microorganismi responsabili di gravi infezioni. Quasi l’8% delle klebsielle isolate da pazienti non ricoverati è infatti resistente alla maggior parte degli antibiotici compresi i carbapenemi ed ancora i batteri multiresistenti si stanno diffondendo anche al di fuori degli ambienti ospedalieri. b) H.I.V.: app e social media raggiungono popolazioni ad alto rischio Applicazioni mobile e social media possono costituire metodi economici ed efficaci per diffondere messaggi sui test dell’H.I.V. e sull’aderenza alla terapia in soggetti ad alto rischio di infezione. L’E.C.D.C. di Stoccolma (Svezia) ha preso accordi con i responsabili della gestione di alcune app popolari fra i maschi omosessuali in Europa e Asia centrale per inserire gratuitamente alcuni banner nelle proprie applicazioni col risultato che più di 40.000 soggetti hanno visitato il centro di smistamento per i test, in modo del tutto gratuito. Europa ed Asia centrale sono le uniche zone in cui i tassi di trasmissione dell’H.I.V. sono in aumento fra gli omosessuali maschi, del 42% in 10 anni, dato estremamente preoccupante dal punto di vista europeo. I test in questa popolazione rimangono rari: nel 72% delle nazioni in queste regioni il tasso di omosessuali che si sottopongono al test è inferiore al 50%. In Tailandia un omosessuale su 3 convive con l’H.I.V. e si mira a porre termine all’epidemia di A.I.D.S. entro il 2030 ma solo il 69% della popolazione infetta riceve trattamento ma allo stesso tempo, però, la Tailandia è in cima alle classifiche mondiali di accesso ai social network e i maschi omosessuali e transessuali thailandesi trascorrono 7-8 ore al giorno online. La prima iniziativa per l’H.I.V. basata sui social media in Asia per questi soggetti, denominata Adam’s Love, è stata lanciata nel 2010 ed ha avuto più di 3 milioni di visitatori. Nel sito è possibile parlare con un consulente, concedere il consenso informato, accedere alle conte CD4 personali, fissare appuntamenti ed essere indirizzati al trattamento. Al momento il sito inoltre viene anche impiegato come mezzo per la diffusione ed il rispetto della PrEP [profilassi post esposizione] mediante un programma sperimentale basato su promemoria che l’utente può personalizzare in modo da non risultare come violazioni della propria privacy (Hiv Drug Therapy 25/102016). c) Incidenza delle diagnosi H.I.V./A.I.D.S. nel 2015 Nel 2015 sono state segnalate 3.444 nuove diagnosi di infezione da H.I.V. (numero che potrebbe aumentare a causa del ritardo di notifica) pari a un’incidenza di 5,7 nuovi casi di infezione da H.I.V./100.000 residenti con un calo del 10% rispetto alle 3.850 nuove diagnosi del 2014. Tra le nazioni U.E. l’Italia si colloca al 13° posto in termini di incidenza delle nuove diagnosi H.I.V. e le regioni con l’incidenza più alta sono state il Lazio, la Lombardia, la Liguria e l’Emilia-Romagna. Nel 2015 tale incidenza è diminuita lievemente rispetto ai tre anni precedenti ed ha interessato maschi nel 77,4% dei casi con età mediana di 39 anni per i maschi e 36 anni per le femmine. L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (15,4 nuovi casi/ 100.000 residenti). Nel 2015 la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da H.I.V. era attribuibile a rapporti sessuali non protetti pari all’85,5% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 44,9%; omosessuali maschi o MSM 40,6%). Nel 2015, il 28,8% delle persone diagnosticate come H.I.V. positive era di nazionalità straniera. L’incidenza è stata di 4,3 nuovi casi/100.000 tra italiani residenti e di 18,9 nuovi casi ogni 100.000 tra stranieri residenti. Le incidenze più elevate tra stranieri sono state osservate in Abruzzo, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. Tra gli stranieri, la quota maggiore di casi era costituita da eterosessuali femmine (36,9%) mentre tra gli italiani da M.S.M. (48,1%) Dall’inizio dell’epidemia (1982) a oggi sono stati segnalati oltre 68.000 casi di A.I.D.S. conclamato, di cui più di 43.000 deceduti. Nel 2015 sono stati diagnosticati 789 nuovi casi pari a un’incidenza di 1,4 nuovi casi/100.000 residenti. L’incidenza di A.I.D.S. è in lieve costante diminuzione negli ultimi tre anni. Nel 2014 i nuovi casi erano stati 913. In Italia si stimano 6.500 - 18.000 persone con H.I.V. non diagnosticato. Nell’ultimo decennio è aumentata la proporzione delle persone con nuova diagnosi di A.I.D.S. che ignorava la propria sieropositività e ha scoperto di essere H.I.V. positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di A.I.D.S., passando dal 20,5% del 2006 al 74,5% del 2015. Il numero stimato dall’I.S.S. [Istituto Superiore di Sanità] di soggetti che vivono con l’infezione da H.I.V. non diagnosticata è di 6.250 nel 2014, 73% maschi e 28% di stranieri. Nei tre anni di studio (2012/2014) le modalità di trasmissione più rappresentate sono state gli eterosessuali maschi (33 nel 2012 e 34% nel 2014) e gli MSM (31 e 39%). Complessivamente, quindi, in Italia, tra il 2012 e il 2014, circa 6.200-6.500 persone sieropositive ogni anno non erano ancora diagnosticate e avevano urgente bisogno di sottoporsi a terapia. Altri studi (Mammone et al. AIDS, 2016) hanno stimato che in Italia, nel 2012, c’erano 125.000-130.000 persone con l’H.I.V., di cui 12.000-18.000 non ancora diagnosticate. d) Primo “auto test” per l’H.I.V. In Italia solo il 43% delle persone (Indagine NPS Italia/SWG 2016) è consapevole che per la cura efficace dell’infezione da H.I.V., bisogna agire prima possibile. Dal 1 dicembre nelle farmacie italiane è disponibile al costo di 20 € il test per l’autodiagnosi dell’H.I.V. semplice da utilizzare, rapido e attendibile, senza necessità di ricetta medica per i maggiorenni. L’autotest può essere eseguito facilmente da chiunque a casa propria con un prelievo di sangue dal polpastrello ed un’attesa di 15’ per leggere il risultato osservando il cosiddetto “intervallo o periodo finestra” di novanta giorni cioè l’intervallo di tempo che intercorre tra il momento del presunto contagio e la produzione di anticorpi [non protettivi] che segnalano la presenza del virus. Già introdotto in Francia è uno strumento utile per far emergere il sommerso delle diagnosi tardive da H.I.V. (in Italia si stimano da 6.500 a 18.000 casi), con una conseguente diminuzione del rischio collettivo ed anche intercettare persone che nel timore di una mancata privacy, non vogliono rivolgersi ai servizi sanitari o ai laboratori privati. L’O.M.S. lo ha recentemente raccomandato come “modo innovativo per raggiungere più persone con H.I.V. e contribuire a realizzare l’obiettivo mondiale, lanciato nel 2014, di rendere consapevole del loro stato il 90% di tutte le persone con H.I.V. entro il 2020”. Se utilizzato correttamente assicura la massima attendibilità (di poco inferiore al 100%). Come per altri test raramente è possibile una falsa positività al virus pertanto in caso di test positivo è necessario consultare immediatamente un medico e ripetere l’esame presso una struttura sanitaria e/o un laboratorio di analisi. e) Epatite A: impatto della vaccinazione universale L’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha raccomandato l’integrazione della vaccinazione di massa universale contro il virus dell’epatite A (H.A.V.) all’interno dei programmi di immunizzazione nazionali per i bambini di età da un anno in avanti purché ciò sia giustificato sulla base dell’incidenza dell’epatite A acuta, del declino dell’endemia da livelli elevati ad intermedi e da criteri di convenienza. Questa raccomandazione è stata implementata in diversi Paesi ed è stato quindi effettuato uno studio per valutare l’impatto della vaccinazione di massa universale mediante vaccini anti-H.A.V. monovalenti inattivati su incidenza e persistenza delle IgG [anticorpi protettivi] specifiche anti-H.A.V. nelle popolazioni pediatriche. Su complessive 27 indagini in materia, soltanto una non ha dimostrato una marcata riduzione dell’incidenza dell’epatite A susseguente all’introduzione della vaccinazione di massa universale. L’incidenza nelle fasce d’età non vaccinate è diminuita suggerendo lo sviluppo di immunità secondaria ma anche l’aumento della suscettibilità. La persistenza a lungo termine degli anticorpi anti-H.A.V. è stata documentata anche 17 anni dopo la vaccinazione primaria in due dosi pertanto l’introduzione della vaccinazione di massa universale in regioni ad endemia intermedia per l’infezione da H.A.V. porta ad una considerevole riduzione dell’incidenza dell’epatite A nei gruppi vaccinati e non vaccinati (Hum Vaccin Immunother online, 27/10/2016). f) Vaccino anti virus Zika (ZIKV) Nel n° I (60) del marzo 2016 è stato pubblicato l’articolo “Infezione da virus Zika (ZIKV), nuova emergenza sanitaria o bufala internazionale ?”. Il successo osservato con altri vaccini anti-flavivirus può essere un utile punto di partenza per lo sviluppo di un vaccino contro il virus Zika. Un vaccino vivo attenuato contro la Febbre gialla è stato somministrato a miliardi di soggetti a rischio, un vaccino vivo chimerico anti-Dengue è stato autorizzato in mezza dozzina di nazioni ed un vaccino anti-virus del Nilo occidentale si è dimostrato promettente negli studi di fase 2. Non è chiaro se un vaccino anti-Zika preverrebbe la viremia, importante per la prevenzione in gravidanza, poiché se una donna diviene viremica durante la gravidanza il virus potrebbe passare alla placenta ed al feto. In passato, le epidemie sono scomparse prima che i vaccini fossero pronti. E’ infine necessario identificare i gruppi target [bersaglio]: l’epidemia di Rosolia degli anni ’60 ha insegnato che una vaccinazione mirata è molto meno efficace di una vaccinazione diffusa e quindi è probabilmente necessaria una vaccinazione su larga scala della popolazione a rischio Zika. In presenza di scorte limitate, la priorità va rivolta alle donne in età fertile e dei loro partner sessuali in quanto lo Zika è una patologia a trasmissione sessuale ma quando le scorte lo consentono andrebbe probabilmente seguito il “paradigma della Rosolia congenita” sia nelle aree di endemia che dei focolai epidemici. Il vaccino potrebbe essere utile anche per i viaggiatori in queste aree. E) Neurologia a) Svelati i segreti del cervello In generale non esiste una malattia del cervello che non abbia alla sua base una modifica patologica della connettività dei neuroni [cellule cerebrali]. La scoperta di terapie a queste malattie potrebbe avvenire grazie al connettoma cioé le mappe delle connessioni neurali che collegano le sue diverse aree. La connettività cerebrale comprende le vie di comunicazione tra neuroni e gruppi di neuroni e studia la topografia e l’organizzazione di questi collegamenti dinamici, cioè cambiano istante per istante per collegare due o più gruppi neuronali necessari per un certo compito (motorio, emozionale, di memorizzazione ecc.) con una velocità stratosferica misurabile in millesimi di secondo anche se alcuni sono destinati a divenire fissi, stabili nel tempo. Il cervello lavora soltanto grazie alle connessioni e quando è danneggiato ne perde; il recupero dei danni neurali passa dunque anche attraverso la ricostruzione anche solo parziale delle connessioni perse. Lo studio della connettività sarà quindi la metodica di base della neurologia del futuro con amplissime applicazioni e la manipolazione di tali connessioni potrebbe aiutare a curare malattie come ictus, Alzheimer e Parkinson. b) Scoperto il segreto della felicità Il segreto della felicità potrebbe essere nascosto in attività creative e rilassanti. La dimostrazione arriva da uno studio in Nuova Zelanda dell’Università di Otago (The Journal of Positive Psychology) in cui sono stati esaminati 658 studenti universitari, cui è stato chiesto di tenere un diario delle attività giornaliere e del proprio stato d’animo per tredici giorni. Gli studiosi hanno riscontrato che i ragazzi provavano maggiore entusiasmo ed erano più positivi del solito nei giorni in cui avevano fatto più attività creative. Lo studio non ha chiesto agli studenti di registrare nel dettaglio la natura della loro attività creativa raccolte in modo informale in uno studio precedente. Gli esempi più comuni che i ragazzi facevano erano dedicarsi alla scrittura creativa (poesia, narrativa breve), lavorare a maglia e uncinetto, sperimentare nuove ricette, dipingere, disegnare o fare degli schizzi, occuparsi di progettazione grafica e digitale o di performance musicali. c) Anche i cani ricordano come l’uomo Uno studio su 17 cani del Gruppo di Etologia comparata Mta-Elte, dell’Università ungherese di Budapest (Current Biology) ha dimostrato che i cani hanno una memoria episodica, cioè come l’uomo ed altri primati ricordano emozioni ed eventi del passato, anche lontani, in modo da costruire nella loro memoria una specie di autobiografia di ricordi. I cani sono tra le poche specie considerate ‘intelligenti’ e nonostante questo continuiamo a sorprenderci se una ricerca rivela che i cani e i loro proprietari potrebbero condividere alcune abilità mentali, a dispetto della distanza sulla scala evolutiva. L’esperimento si è basato sulla tecnica di addestramento nella quale si invitavano i cani a ripetere un’azione appena fatta dall’uomo ma il fatto che ripetano regolarmente le azioni che vedono fare all’uomo non può essere considerato la prova che abbiano una memoria episodica. Per questo i ricercatori hanno compiuto un’azione semplice, come dare un colpetto con la mano a un ombrello aperto, in un momento in cui i cani erano rilassati e non avevano assolutamente la percezione di partecipare a un addestramento né si aspettavano una ricompensa. Quando, improvvisamente, è stato chiesto loro di ripetere l’azione, i cani hanno ripetuto il gesto al quale avevano assistito anche se non avevano un motivo particolare per ricordarla. F) Oncologia a) Tumore gastrico: casistica nazionale 2016 Si stima che entro fine 2016 in Italia ci siano stati circa 13 mila nuovi casi di tumore gastrico, la patologia oncologica al VI posto per incidenza sia tra gli uomini che tra le donne (4% di tutti i tumori in entrambi i sessi) per la quasi totalità in età avanzata, over70 tuttavia la sua frequenza è in calo da tempo in entrambi i sessi: 1 -3,6 e -2,8% all’anno nell’ultimo periodo esaminato rispettivamente tra uomini e donne. Quasi 73 mila persone, per lo più over75 (il 55% di sesso maschile) hanno una diagnosi di carcinoma gastrico, il 3% di tutti i soggetti con neoplasia. Il 19% di questa coorte si trova a meno di due anni dalla diagnosi, il 36% entro i 5 e il 43% oltre i 10 anni. Le differenze tra aree geografiche sono, anche in questo caso, sensibili e determinate in primis dalla diversa incidenza tra il Centro-Nord (137 persone/100.000 nel Nord-Ovest, 162 al Nord-Est, 180 al Centro) e il Sud, con una proporzione di 70 persone/100.000 dovuta alla sua minore incidenza. Nel 2013 sono state osservate 9.595 decessi (fonte ISTAT). Con il 6% tra i decessi per tumore in entrambi i sessi il carcinoma gastrico occupa il V posto, con una presenza più incisiva nell’età medio-avanzata. Negli ultimi anni la tendenza del fenomeno appare in netto calo (-3,8%/anno nei maschi, -3,6% nelle femmine) analogamente a quanto avviene per l’incidenza. A livello nazionale i tassi più alti si osservano, coerentemente con i dati di incidenza, al Centro-Nord rispetto alle Regioni meridionali. La sopravvivenza a 5 anni dei pazienti con tumore gastrico in Italia è del 32,4%, più elevata rispetto alla media U.E. (25,1%). Nei Paesi del Sud Europa, tra cui l’Italia, presenta valori decrescenti all’aumentare dell’età: la sopravvivenza a 5 anni è pari a 41,0% tra i giovani (15-44 anni) e a 22,1% tra gli anziani (75+). Alla luce di questi dati appare evidente l’importanza di una diagnosi precoce e dei trattamenti farmacologici più avanzati (fonte AIOM-AIRTUM 2016). b) Neoplasie: ultime casistiche mondiali (2015) Nel 2015 con 17,5 milioni di nuovi casi e 8,7 milioni di morti il cancro si conferma la seconda causa di morte nel mondo, con un’incidenza in forte aumento nel corso degli ultimi dieci anni (2005-2015,+33%, JAMA Oncology), dati derivati dall’esame dei registri tumori, delle autopsie e delle cartelle cliniche relativi a 195 Paesi e a 32 tipi di neoplasie. Nei maschi il tumore più rappresentato nel mondo è quello della prostata con 1,6 milioni di casi mentre quello del polmone-bronchi-trachea ha evidenziato 1,2 milioni di decessi nel 2015 e 25,9 milioni di DALYs (Disability-adjusted life-years). Nelle donne il tumore della mammella si è confermato il tumore con la maggior incidenza (2,4 milioni di casi) e anche quello con la maggiore mortalità (523.000 decessi nel 2015 e 15,1 milioni di DALYs). Nei bambini i tumori più rappresentati restano quelli ematologici (leucemie e linfomi non Hodgkin) oltre a quelli del cervello e del sistema nervoso. Le probabilità di ammalarsi di tumore in qualche punto della vita sono ormai di 1 su 3 per i maschi e di 1 su 4 per le femmine ed è facile prevedere un ulteriore aumento della loro incidenza negli anni a venire, visto l’invecchiamento e la crescita della popolazione. I dati del 2015 confermano che le neoplasie potrebbero presto guadagnare il primo posto nella classifica della mortalità, scavalcando le malattie cardiovascolari come già avvenuto in alcune regioni del mondo, diventa dunque ancora più importante e prioritaria una corretta diagnosi precoce, il loro trattamento e le cure palliative. G) Sociologia a) Italiani e salute: Rapporto C.E.N.S.I.S. Il 2 dicembre 2016 è stato presentato a Roma il 50° Rapporto C.E.N.S.I.S. (Centro Studi Investimenti Sociali, Istituto di ricerca socio-economica fondato nel 1964 col compito di interpretare i fenomeni sociali italiani), un escursus di cinquant’anni delle trasformazioni socio-antropologiche ed economiche durante i quali sono cambiati gli stili di vita e l'approccio alla prevenzione con particolare riferimento alla vaccinazione. L’Italia si presenta oggi con una popolazione dalla piramide rovesciata: in alto sempre più anziani e nel vertice capovolto un numero sempre più modesto di giovani e bambini. Gli over 65 sono oggi il 22% della popolazione (nel 2010 erano il 20,5%). I ragazzi da 0 a 14 anni sono oggi appena il 13,7% (nel 2010 erano il 14,1 %). Oltre agli anziani, l'unica popolazione che cresce è quella degli immigrati che oggi supera i cinque milioni, mentre nel 1981 era appena di 210.937. La popolazione totale nel 2015 si è attestata su 60.666.000 abitanti, poco più di un milione rispetto al 2010 rallenta dunque la crescita demografica rispetto agli anni '60 e seguenti. Oggi gli italiani sono più istruiti: il 35,6 % sono diplomati e il 13,1 % laureati. Il reddito delle famiglie si è ridotto del 3,8 % tra il 2010 e il 2015. Lontani i tempi della crescita esponenziale del P.I.L. [Prodotto interno lordo], con + 85,5 % dal 1960 al 1970. Oggi gli italiani sono più informati specialmente online, con il 41,7 % del 2014 rispetto al 25,2 del 2006, il 55,3 % dei pazienti verifica online le diagnosi del medico e il 20,5 % contesta la loro esattezza. Il 49,2 valuta servizi e prestazioni inadeguati e diminuiscono coloro che erano favorevoli alla devolution sanitaria. Al tempo stesso, il CENSIS conferma la disinformazione che ha fatto scendere la soglia delle vaccinazioni al di sotto del 95 %. Per quanto riguarda l'Economia, la cesura si è verificata all'avvio del Terzo Millennio mentre di vero e proprio boom si è trattato negli anni '60. Cresce il divario Nord - Sud, il numero di anziani ed immigrati, cambiano le cause di morte con il 58 % degli over 64 che ha almeno due patologie croniche, cala la mortalità infantile ma anche la natalità. La degenza media ospedaliera è calata dai 26 giorni del 1961 agli 8 giorni del 2012. Nel 2016, ben 11 milioni di italiani hanno rinunciato a prestazioni specialistiche e diagnostiche perché non se le potevano permettere. H) Vaccinazioni a) Nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (Pnpv) Il 12/01/2017 è stato firmato l'ultimo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-19, allegato ai Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) che introducono un nuovo Nomenclatore delle protesi e molte nuove cure e trattamenti che potranno riguardare 300 mila nuovi affetti da malattie rare, 300 mila donne colpite da endometriosi, 300 mila pazienti con broncopneumopatia cronica e tutte le tecniche di fecondazione medicalmente assistita con piena copertura dal Servizio Sanitario Nazionale. Il nuovo piano vaccinale innalza gli obiettivi di copertura cioè l'esavalente (anti difterite, tetano, pertosse, polio, epatite B ed haemophilus influenzae) e il trivalente (Morbillo, Parotite e Rosolia) e il Meningococco C. Tra gli obiettivi, inoltre, mantenere lo stato polio-free e raggiungere lo stato morbillo-free e rosolia-free. a) Per i bambini Nel primo anno di vita saranno introdotti i vaccini gratuiti contro il Meningococco b ( batterio causa di meningite) e il rotavirus (causa di gravi gastroenteriti nei più piccoli). Per l'anti-meningococco b (attualmente a pagamento in quasi tutte le Regioni) la Iª dose si effettua a partire dai tre mesi di vita, con richiami a seguire. Per il rotavirus, a partire dalla sesta settimana di vita, insieme con gli altri vaccini previsti per i primi mesi di vita. Nel secondo anno di vita invece si potrà fare quello contro la Varicella (oggi gratuito solo in 8 regioni), dai 13-15 mesi di vita, anche insieme a quello per morbillo, rosolia e parotite, con richiami a seguire. b) Per gli adolescenti Il vaccino contro il Papillomavirus (Hpv), oggi gratuito per le adolescenti, sarà esteso anche ai ragazzi per riuscire a debellare la diffusione del virus che è la più frequente causa di tumore alla cervice dell'utero e alla bocca. Agli adolescenti verrà poi offerto il meningo tetravalente che protegge contro il meningococco A, C, W, Y, alcuni dei quali diffusi soprattutto in continenti extraeuropei. c) Per gli anziani Viene introdotto gratuitamente il vaccino contro l'Herpes Zoster, in grado di ridurre del 65% i casi di nevralgia, una delle complicanze più frequenti e debilitanti della malattia. Sarà poi offerto, in tutte le Regioni il vaccino contro lo pneumococco.


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Musica

Ladri di cosa? di carrozzelle!

di Patrizia Onori

Sanremo 2017, quinta ed ultima serata sabato 11 febbraio. Come ho fatto per tutte le altre 4 serate, anche quel sabato sera ho acceso la TV selezionando dal telecomando il primo canale rai per seguire l'ultima serata del festival di Sanremo, sono le 21 circa e la serata di rai 1 ha finalmente inizio. Emozioni, aspettative e pronostici per i vincitori della serata finale del festival riempivano la mia mente, quando Carlo Conti da inizio allo spettacolo ed immediatamente, presenta i primi super ospiti di tale serata. Non appena da Carlo viene pronunciato il nome del gruppo musicale che deve esibirsi, un brivido mi assale, dato che il gruppo non mi è affatto sconosciuto, poichè si tratta dei "Ladri Di Carrozzelle". Con grande interesse e particolare entusiasmo, ascolto la canzone intitolata "Stravedo Per La Vita" e mi immedesimo nel gruppo formato prevalentemente da persone disabili dato che anch'io ho una disabilità visiva. Purtroppo il brano giunge al termine ed il gruppo, dopo aver salutato il presentatore, pian piano scompare dalla scena ed io continuo con interesse a seguire la trasmissione. Seguo la serata fino alla fine ma nel frattempo, penso a come poter fare per contattare i primi super ospiti dello spettacolo e a come poter formulare loro un invito telefonico con me ed il mio gruppo di amici. E' stato più semplice di quanto pensassi, infatti, la mattina dopo, attraverso il social network facebook, invio un messaggio rivolto al gestore della pagina riguardante il gruppo musicale. Mi viene immediatamente risposto con l'invio dell'indirizzo mail del Leader del gruppo, Paolo Falessi ed istantaneamente gli invio l'invito a partecipare ad una delle serate telefoniche da me coordinate. Apro dopo qualche minuto la mail, non ci credo, Paolo Falessi ha risposto positivamente al mio invito ringraziandomi con assoluta semplicità ed umiltà. Dato che ho chiesto al leader la possibilità di far intervenire anche qualcuno degli appartenenti al gruppo, durante la serata telefonica svoltasi venerdì 24 febbraio 2017, sono intervenuti oltre al leader Paolo Falessi, anche due tra i 5 cantanti appartenenti al complesso musicale, Tiziana Civitani e Lorenzo Carrarini. Così, anche quella meravigliosa serata telefonica ha avuto inizio ed io insieme al mio gruppo di amici, abbiamo avuto la gioia e la fortuna di socializzare e di familiarizzare con i tre intervenuti. Loro ci hanno raccontato ognuno le proprie storie e le proprie esperienze di vita, inizia Lorenzo Carrarini, ragazzo non vedente di 17 anni il quale ci racconta emozionato la sua storia, ci afferma inoltre che grazie alla musica è riuscito ad esprimersi in modo diverso e ad aprirsi agli altri in maniera migliore, poi Tiziana Civitani di 32 anni in carrozzina ci racconta del suo primo approccio con il gruppo musicale e di come dopo qualche tempo per problemi di salute abbia purtroppo dovuto separarsene per alcuni anni ma anche di come per caso qualche mese fa, abbia avuto di nuovo la possibilità di reinserirsi tra loro e ci esprime la sua gioia per tutto ciò, infine, Paolo Falessi, coordinatore del gruppo, persona senza alcuna disabilità, ci racconta con estrema normalità e semplicità la sua voglia di essere a capo di questo insieme di belle persone ed amici in prevalenza formato da soggetti affetti da disabilità di vario genere e di come lui, e gli altri componenti normodotati, riescano ad approcciarsi con loro con assoluta normalità. Ci cantano alcuni stralci tratti dai loro brani, qualcuno tra questi racconta storie serie di attualità e qualcun altro, esprime con ironia la disabilità mostrando alla collettività come si riesca a vivere con allegria nonostante le serie difficoltà che a volte la vita presenta. Serata bella, divertente e soprattutto costruttiva e molto significativa, dato che abbiamo conosciuto un valido complesso musicale e principalmente, abbiamo avuto la gioia di conoscere persone straordinariamente umili nonostante la loro notorietà. "Quante sono le domande che rimangono nel vuoto" recita una parte della strofa tratta dalla canzone dei "Ladri Di Carrozzelle" intitolata "Stravedo per la vita", affermo che anche noi disabili, con il nostro piccolo renderci utili per gli altri, cerchiamo nell'amore la forza che determina un significativo valore alla nostra vita trovando spesso nella musica quel senso di autonomia che ci fa sentire unici e principalmente, liberi! Grazie al complesso denominato "I Ladri Di Carrozzelle" per averci concesso la possibilità di essere per due ore tra loro e per averci fatto sentire per due ore come loro dei LADRI", Di carrozzelle"!


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Occidentali’s karma

di Mario Lorenzini

Francesco Gabbani strappa il primo posto sul podio del Festival della canzone italiana 2017. Dopo essersi classificato al vertice anche nella categoria nuove proposte nella scorsa edizione, con il brano “Amen”, Francesco ha presentato un pezzo vivace e significativo che è entrato subito nelle grazie delle masse e della critica. Non ci troviamo di fronte a una voce reboante ma sicuramente capace di attrarre la folla e reggere tranquillamente il live. Ma ciò che contraddistingue la sua canzone, oltre alla mimica, è il testo. Relativamente semplice, tocca e si fonde in un tutt’uno con la realtà contemporanea, a volte tragicomica, e comunque spuria e insoddisfacente. Il Karma nostro, quello degli occidentali, che ci porta a collezionare azioni nelle quali non crediamo ma che sono solo il risultato di una moda, una tendenza. E allora prendiamo spunto dalla profondità delle religioni indiane che non applichiamo certo per convinzione, ma per tentare di riempire quest’anima, oramai svuotata dai nostri atti aberranti. Ascoltando le parole, benché intrise di contenuti annidati, non si è annoiati, il ritmo è coinvolgente, travolgente; e qui possiamo decidere se abbandonarci al ballo divertente senza prestare orecchio più di tanto alle strofe, oppure addentrarci con attenzione in ogni riga. Scopriamo allora che non ci soddisfa essere noi stessi e cerchiamo di divenire un ego superiore. Ma se, da sempre (il dilemma dell’uomo dai tempi della preistoria), ogni giorno tendiamo a migliorarci cosicché la nostra vita abbian un senso, nei tempi moderni il raggiungimento di quest’obiettivo è diventato un must estremo; perfezione del corpo contornata da abilità fisiche (vedi fitness), inclusione di supporti moderni con funzioni eccentriche (basti pensare agli smartphone e ai social), occupazioni dai nomi altisonanti ma che rendono poco alla comunità. E potremmo andare avanti con tutta una serie di cose che sembra chissà che, e che invece poi, non ci dà molto. E, di conseguenza, siccome l’uomo ha bisogno di sentirsi qualcuno, ricorriamo alla guida di un maestro (magari un personal trainer o un santone dell’ovest) che, almeno per la durata della lezione, ci faccia sentire realmente indottrinati, persone degne di stare al mondo. Ma poi siamo come animali in cattività, in questa gabbia che noi stessi ci siamo costruiti. Per fortuna che ci siamo inventati i circoli culturali, le associazioni a vario titolo. Un’occasione per stare insieme e liberare la nostra voglia di condivisione, persa dall’incalzare delle svariate attività giornaliere che tendono a isolarci. E ritroviamo così l’atavico desiderio animalesco di fare branco, oggi simulato, ad esempio, con le riunioni o i balli di gruppo. La scimmia nuda balla appunto, spogliata da tutte quelle esteriorità che non accettiamo a pelle ma che siamo costretti a subire dal nostro sistema di vita ormai sottomesso a regole in contraddizione con l’umanità stessa. Ma come possiamo eseguire con destrezza svariate attività, acculturarci così tanto? A volte, semplificandoci il compito, con delle domande apparentemente difficili, con risposte facili. Ci illudiamo così di essere bravi, e siamo di nuovo ricaricati, pronti a sopportare questo sistema. Le parole d’incitamento del nostro istruttore, al pari degli spot pubblicitari e dei tormentoni estivi, sono il nostro mantra. E, in una falsa sensazione di evoluzione, la stessa si arresta, lasciando spazio a uno sfogo dei propri istinti…La scimmia nuda balla… E come reagisco io di fronte a tutto questo andazzo? Semplice: me ne frego, incurante di tutto, come Gene Kelly che cantava sotto la pioggia, tanto comunque tutto va avanti lo stesso (ttto scorre, panta rei). Anche qui ottima la rima con il latino e l’inglese, “cmunque vada panta rei, and singing in the rain”, che in fondo infondo rendono bene la realtà della gente, infiacchita dagli usi e costumi attuali. Altra assonanza che si ripete in “coca dei popoli, oppio dei poveri”, riferito a internet, che ci regala possibilità ma ci condiziona proprio come una droga, con un utilizzo eccessivo, oltre le reali necessità. Ma, nonostante tutti questi impegni, a volte non riusciamo a colmare pienamente le giornate e, allora, ci rendiamo conto di come stanno le cose “quando la vita si distrae, cadono gli uomini”, prendiamo atto del nostro scarso valore interiore, spirituale e materiale, che negli anni è andato perso lasciando il passo a quella che è, invero, un’involuzione umana.. Fortuna che esistono persone come Francesco, che a parte l’aver creato una canzone orecchiabile, riescono con intelligenza a mettere su carta concetti delicati da trattare, in modo ironico. E se tanto mi dà tanto, credo che il giovane toscano avrà modo di farsi sentire ancora. L’inclinazione musicale (la famiglia possiede un negozio di strumenti musicali), e la collaborazione con personaggi come Celentano sono una buona gavetta che, mista al suo bagaglio culturale, 50% di giusta umiltà, esperienza e professionalità, gli conferiscono una buona solidità. Buon proseguimento di carriera.


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Racconti e poesia

Restare in piedi

di Patrizia Carlotti

Camminai sopra una lastra di ghiaccio
Mi sorressi ad una corda legata a me
dalla voglia di vivere
Quante braccia, tante mani, troppe bocche a distrarre i pensieri immersi nel sogno più bello
In trappola non sono caduta,
messi in valigia i problemi li ho gettati tra le fiamme bruciandoli
purificando l’aria
Spogliata di ogni paura, indosso l’abito delle fragilità.
Tutti i giorni la luce del sole mi attraversa donandomi forza,…
Lontani or sono i pianti di pioggia
La barca non è affondata ma ha risalito il fiume contro la corrente
Stremata ho riposato su erba soffice e fresca
Anestetizzata da profumi intensi protagonisti della nuova primavera
Inebriata e stordita alzai le braccia al cielo arrendendomi alla sua volontà
E lui fece di me un albero robusto
La terra tremò e di nuovo tremerà ma questa casa ha fondamenta solide, resterà in piedi.
Quando urla il vento con attenzione ascolto la sua rabbia
e resto impotente e ferita davanti al dolore
Quando domani la pace vincerà la guerra
Il cielo si vestirà di stelle azzurre
… Aspetto ansiosa il finale gradito e atteso che domani abiterà l’universo. M’inginocchio davanti agli uomini senz’anima che sparano al futuro dei figli
Ma la notte osserva e pensa e insonne si rinnova facendo l’amore
Liberando orgasmi che non saziano mai abbastanza la fame d’amarsi.


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Libera

di Arianna Frappini

Bella, ambiziosa,
con gli occhi brillanti,
con le treccine nere,
con la tua pelle scura,
parlavi, sognavi, ridevi
nel tuo Mondo.
Piangevi per il tuo bel Paese
nelle mani d'un uomo senza pietà;
passeggiavi per le vie di Tripoli,
sventolavi la nuova bandiera del tuo Paese,
scrivevi: "vogliamo la libertà!"
Un uomo ti vide, alzò il fucile,
tu arretrasti, ma lui sparò
cadesti a terra in strada senza vita.
Lunga distesa, inerte
i tuoi occhi brillanti erano spenti,
sul tuo viso scendeva l'ombra della morte.
Sei libera
di riposare, di sognare,
di piangere:
le tue lacrime scendono dal cielo
come piccole gocce
cadono sul tuo bel Paese
bagnato di sangue,
scosso dai cannoni,
inasprito dalla guerra.
Sei libera di odiare
quell'uomo che volle te e
tutti quelli che osavano sognar la libertà
morti dimenticati.
Sei libera,
sei libera.


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Mi racconto

di Patrizia Carlotti

Questa pagina bianca mi lascia piena libertà, decido di raccontarmi, scrivendo nero su bianco la nuda sostanza del mio essere. Il “carburante” del mio cuore è inequivocabilmente l’amore!. Ogni istante, ogni giorno, vivo nutrendomi di lui, senza di esso morirei… Trovo la mia dimensione scegliendo la semplicità, dando importanza alle piccole cose, assaporandole e godendo i piccoli gesti di ogni giorno. A cominciare di primo mattino mi piace annusare appena alzata l’odore del caffè che si diffonde per tutta la casa, amo aprire le finestre per cambiare l’aria, come per rinnovarmi, anche in pieno inverno, indossare sempre qualcosa che dia allegria , che mi faccia sentire briosa e carina per affrontare la giornata, accarezzare il mio gatto che puntualmente abitudinario mi riempie di coccole. Mi piace essere al centro dell’attenzione, sentirmi amata e desiderata dal mio uomo e avere la certezza d’essere un “noi” che vive in sincerità senza ombre o menzogne!. Un bacio, una carezza, una parola al momento giusto…hanno per me un valore inestimabile più d’ogni regalo. La corsa affannosa per raggiungere un traguardo che non esiste, per prendere in premio lo “stress”…non è di mio gradimento, quando posso evito tutto quello che mi può dare fastidio!. Star bene con me stessa è fondamentale per far star bene chi mi è vicino. Una passeggiata nel verde della campagna dove sono nata, i profumi che ritrovo ogni anno indimenticabili dell’erba, del grano, dei girasoli, il rumore dei trattori , la melodia degli uccellini che fanno festa alla bella giornata di sole, il vento dolce che mi accarezza il volto e si insinua tra i capelli…adoro camminare tra questi suoni, questi profumi genuini che poi mi riportano indietro negli anni quando tutto quello per me era scontato e non ne coglievo la vera bellezza...Purtroppo per necessità adesso vivo in città, mi divido tra la casa e l’ufficio…il poco tempo che ho a disposizione lo prendo sempre per riflettere. Sono un’attenta osservatrice e anche molto sensibile, e fragile. Mi terrorizza l’idea della solitudine, della sofferenza, in passato ho perduto affetti importanti che hanno lasciato cicatrici indissolubili nell’anima…ho conosciuto un dolore insopportabile che ho curato con la fede e un sorriso forzato ma che è servito alla fine inaspettatamente a farmi riprendere in mano la mia vita e a gestire di nuovo o forse meglio gli affetti e tutte le mie passioni. Fin da bambina sono abituata a mettere per scritto ogni mia sensazione…rammento i tempi della scuola quando con estrema facilità mi distraevo dalle spiegazioni e entravo nel mio mondo segreto, magico e impenetrabile scrivendo racconti o poesie. Inoltre ho sempre guardato a mio padre come ad un idolo per me è un esempio di vita, ho amato la musica come lui e ancor oggi amo la musica come lui che finalmente crede in me e ha capito, una passione non si cancella con un “no” detto al tempo in cui ero un adolescente quando impresari e orchestre mi avevano richiesta. Rincorro ancor oggi il sogno di cantare, di far sentire la vibrazione, il grido dell’emozioni che la gente non sente più, l’artista vuol colpire al cuore, vorrebbe far riflettere, diventare un esempio come lo era per me mio padre quando suonava…trasmettere l’amore, contagiarne il mondo!. Sono, rimango e morirò da sognatrice, ho capito soffrendo molto e a mie spese che la gente è invidiosa e cattiva , non sente ragione, non vuol capire e non vuol vedere…se vogliamo difendere, proteggere quello che c’è rimasto di buono dobbiamo cercarci e riconoscerci…tra noi che abbiamo la luce nel cuore!


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Riflessioni e critiche

Il vostro Samsung e il vostro Iphone vi sorvegliano e se non vi comporterete bene, la vostra auto vi ucciderà

di Renzo Coletti

L’attacco contro la Smart TV Samsung è stato lanciato in collaborazione con i britannici MI5 e BTSS. Si mette la TV bersaglio in una modalità ‘falso-spento’, cosicché il proprietario crede che la tv sia spenta quando in realtà è accesa. Nella modalità ‘fake-off’, la tv opera come un bug, registrando conversazioni in camera ed inviandole, via internet, ad un server segreto della CIA. Nell’ottobre 2014, la CIA voleva anche infiltrare i sistemi di controllo dei moderni auto e camion. Lo scopo di tale controllo non è chiaro, ma permetterebbe di commettere omicidi praticamente non rilevabili. Il ramo dispositivi mobili (MDB) della CIA ha fatto numerosi test per controllare smartphone da remoto. Si possono infatti infettare e riprogrammare telefonini, in modo che la CIA riceva geolocalizzazione, audio e sms degli utenti, così come si possono attivare di nascosto fotocamera e microfono. Nonostante la quota minoritaria di iPhone nel mercato globale degli smartphone nel 2016 (14,5%), un’unità speciale alla MDB produce malware per infestare, controllare e raccogliere dati da iPhone e altri prodotti Apple, come iPad, che hanno iOS. L’arsenale della CIA comprende numerosi virus informatici, locali e remoti, sviluppati internamente, ottenuti da GCHQ (il britannico Quartier generale del governo per le comunicazioni), NSA ed FBI oppure acquistati da contractor di armi informatiche, come Baitshop. La grande attenzione posta su iOS può essere spiegata dalla popolarità di iPhone tra le élite. Un’unità simile monitora Google Android, usato dalla maggior parte degli smartphone (~85%), tra i quali Samsung, HTC e Sony. 1,15 miliardi di telefoni Android sono stati venduti l’anno scorso. “Year Zero” mostra come dal 2016 la CIA aveva “manomesso” 24 Android. Queste tecnologie permettono ai servizi segreti americani di aggirare la cifratura di WhatsApp, Signal, Telegram, Wiebo, Confide e Cloackman, hackerando gli smartphone sui quali sono installati e raccogliendo audio e messaggi prima che la crittografia intervenga.


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Un saluto, caro Fabo

di Patrizia Carlotti

Ciao Fabo Un grande ciao a te caro Fabiano. leggero te ne vai adesso a spasso nell'immenso celeste. Domini con la tavola da surf tutti i mari dell'universo e porti a spasso sole e luna giocando con loro a nascondino. T'immagino a correre sopra un puledro su sterminate praterie verdeggianti oppure pattinare sopra la via lattea assieme agli angeli mentre canta un coro di voci bianche, come la tua anima. Ferito nell'amore e nella dignità, Dio deve comprendere e rispondere alla fragilità e alla sofferenza umana. Spalancherà le braccia e ti stringerà chiedendoti "perdono"! Piangendo lacrime nostalgiche gli spiegherai di Gesù che penò tre giorni...ma su quella terra vi sono sofferenze interminabili...tanto quel mondo non si redime comunque nemmeno con il sacrificio di prescelti! La tua decisione, se mi senti, è discutibile ma, perfettamente comprensibile.


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Le frecce spuntate del nostro arco italiano (Le ferrovie non si smentiscono mai…)

di Mario Lorenzini

Il giorno 27 dicembre scorso, io e mia moglie ci accingiamo a prendere il treno 9508 di Trenitalia, in partenza da Firenze Santa Maria Novella alle ore 9:00. Dopodiché, esattamente alle 10:18 un treno regionale ci avrebbe portato fino alle terme di Abano nei pressi di Padova. Un’occasione per evadere dal tran tran quotidiano e godere di momenti di relax al di fuori dello stress cittadino. Ma gli intoppi non sono mancati. Il Frecciarossa delle ore 9:00, con arrivo previsto alla centrale di Bologna alle ore 9:35, era in ritardo. Nessuna preoccupazione, dopotutto ci sono 43 minuti di tempo per il cambio. Nel frattempo il ritardo si accumula, i 10 minuti comunicati aumentano a 20, 25 poi l’ammontare del tempo imprecisato non viene più annunciato. Per farla breve, siamo arrivati a Bologna con giusto 4 minuti per effettuare il passaggio sull’eventuale altro treno che, nasceva proprio da lì, quindi non potevamo sperare in un suo ritardo. Ci siamo addentrati nei meandri del sottosuolo e per risalire abbiamo usufruito di 3 ascensori; quando siamo usciti dall’ultimo, il capotreno stava fischiando la partenza della nostra vettura. Fortuna ha voluto che fossimo vicini a lui, in modo da bloccare le porte il tempo necessario a salire. Evidentemente nel prezzo del biglietto ferroviario trenitalia include una piccola avventura sul filo di lana! Questi sono i fatti, tralasciando l’ansia dovuta all’attesa e al pensiero che, perdendo la carrozza delle 10 e 18, il controllore ci aveva informato che saremmo arrivati circa due ore dopo a Montegrotto a causa di agitazioni e proteste del personale quindi, nessun treno a Bologna perr Montegrotto prima di quel lasso di tempo. Elementi alla mano, vorrei analizzare questo ennesimo caso di mal trasporti italiani. Ormai da tempo i Frecciarossa sono il top o, dovremmo dire, il livello accettabile di trattamento per gli utenti del mezzo ferrato. Questo ha portato a un innalzamento della qualità di tali treni, intesa più che altro, in termini velocistici. La tratta Firenze – Bologna è coperta in appena 35 minuti, effetto anche di una corsia preferenziale, in questo caso un percorso quasi rettilineo per lo più in galleria. Ma se da un lato ci sono treni veloci, dall’altro c’è una sorta di abbandono. Trreni intercity o regionali che recavano a destinazione senza cambi, anche se con tempi di percorrenza maggiori sono stati eliminati, in favore di una mappa di viaggio che prevede l’utilizzo di almeno un Frecciaarossa e uno o più regionali. Questa situazione spezzata, tenendo conto della discesa e risalita sul treno seguente, reso a volte più disagiato dai bagagli appresso, , porta a vanificare il vantaggio acquisito con i treni ad alta velocità che, ovviamente, per le caratteristiche morfologiche del territorio, non si possono estendere dappertutto. Ma un ulteriore peggioramento al servizio si è tradotto pure nell’abolizione del concetto di coincidenza. Sì, in passato i treni erano certamente più lenti ma, una volta usciti dopo pochi minuti c’era su un binario vicino, il treno successivo ad attendere i passeggeri. Ora, almeno sulla carta, i treni superveloci la fanno da padrone però vista la carenza organizzativa e manutentiva, spesso accadono ritardi anche elevati. Ai vertici delle FS hanno pensato bene di eliminare molti treni nell’immediato arrivo di un freccia rossa, Quindi se noi ci scapicolliamo con talee treno per giungere a Milano, il treno che ci porterà a una stazioncina a pochi Km dalla centrale ci sarà dopo 40 o 50 minuti, non dopo 5 o 10. E, ancora in controtendenza con l’incremento di prestazioni delle frecce, il tempo di ritardo per esigere un rimborso è salito a un’ora anziché a mezz’ora. Una decisione apparentemente insensata, ma che nasconde la frequenza con cui tali treni eccedono il comporto di mezz’ora. Ancora complimenti all’escamotage con cui le ferrovie dello stato spa hanno risolto brillantemente il problema.


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Erdogan taglia l'acqua alla Siria dopo un incontro col senatore Mc Kein.

di Renzo Coletti

La Turchia taglia l’acqua alla Siria dopo l’incontro tra McCain ed Erdogan Solo alcuni giorni dopo l’“insolito” viaggio di John McCain in Siria e Turchia, il governo turco ha tagliato le forniture di acqua dal fiume Eufrate nel nord della Siria, violando le convenzioni internazionali sul diritto all’accesso all’acqua. Anche se è tornato un certo grado di stabilità in parte della Siria settentrionale in seguito alla recente liberazione da Al-Qaida di Aleppo e altre zone ad opera dell’esercito siriano, le forze esterne sembrano determinate a mantenere la regione instabile, a prescindere dalle conseguenze. Nell’ultimo esempio di aggressione straniera in Siria, la Turchia, che a lungo ha svolto un ruolo da antagonista nel conflitto siriano che dura da quasi sei anni, ha interrotto il corso del Fiume Eufrate in Siria, privando il paese di una delle sue fonti primarie di acqua. Secondo la curda Hawar News Agency[in Inglese], la Turchia ha interrotto l’approvvigionamento idrico in Siria intorno al 23 febbraio, cosa che ha successivamente costretto alla chiusura un impianto idroelettrico della Diga di Tichrienne, ma anche a ridurre in modo significativo il livello dell’acqua della riserva ad essa associata. La diga fornisce sia l’acqua che l’elettricità a parti chiave della Siria settentrionale, come ad esempio la città di Manbij e altre parti del Cantone di Kobanê a maggioranza curda. Kurdish Fighters take positions at the top of Mount Annan overlooking the Tishrin dam, after they captured from ISISmilitants, south of Kobani, Syria December 27, 2015. (Photo: Rodi Said) Combattenti curdi prendono posizione in cima al Monte Annan, che domina la Diga di Tichrienne, dopo averlo conquistato dai militanti dell’ISIS, zona a sud di Kobane, Siria, 27 dicembre 2016 (foto di Rodi Said). La diga è una delle numerosi grandi dighe lungo il fiume Eufrate. Proprio a valle di Tichrienne si trovano la Diga di Tabqa e il suo bacino, il Lago Assad, che forniscono ad Aleppo la maggior parte dell’elettricità e dell’acqua potabile, così come l’acqua per irrigare oltre 640.000 ettari di terreno agricolo. Un funzionario della città di Manbij ha detto all’Hawar News Agency che la città fornirà ai civili generatori a benzina per affrontare il black-out causato dall’interruzione del fiume. Lo stesso funzionario ha aggiunto che la Turchia “interrompendo il corso dell’Eufrate ha violato le convenzioni internazionali sull’energia idroelettrica, tagliando l’acqua dell’Eufrate”. Questa non è la prima volta che la Turchia ha privato i Siriani dell’acqua per promuovere i propri obiettivi politici nella regione. La Turchia ha precedentemente interrotto il corso del fiume nel maggio del 2014, facendo diminuire il livello dell’acqua del Lago Assad di oltre 20 piedi e creando il potenziale per un genocidio per mezzo della disidratazione. Bloccando il fiume, la Turchia minaccia anche i civili iracheni. I principali centri urbani come Mossul, le cui forniture d’acqua dipendono in gran parte dagli invasi alimentati dall’Eufrate, potrebbero subire gravi conseguenze se il fiume continuerà ad essere bloccato. L’atto di interrompere il corso del fiume non è senza precedenti, ma la sua tempistica è peculiare. Solo pochi giorni prima dell’atto della Turchia, il senatore americano John McCain ha visitato “in segreto” il Cantone di Kobanê, la stessa regione che ora si trova senz’acqua, prima di dirigersi verso la Turchia, dove ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Secondo l’ufficio del senatore, “La visita del senatore McCain è stata una preziosa opportunità per valutare sul terreno l’andamento della situazione in Siria e Iraq”, e aggiunge che McCain si auspica di lavorare con l’amministrazione Trump e i capi militari “per ottimizzare il nostro approccio” nella lotta allo Stato Islamico. Anche se gli Stati Uniti hanno sostenuto i Curdi nella loro lotta perché mantenessero i loro territori lungo il confine Turco-Siriano liberi dall’influenza terrorista, lo hanno fatto al costo di complicare notevolmente le relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e la Turchia. Ad esempio, nei primi mesi del 2016 Erdogan ha chiesto in modo teatrale agli Stati Uniti di scegliere tra un’alleanza con la Turchia o con i Curdi siriani. Lo scontro diplomatico da allora ha raggiunto nuove vette di tensione, con la Turchia che meno di due settimane fa ha minacciato di invadere la città di Manbij tenuta dai Curdi. Manbij è la città che soffre di più dal blocco dell’Eufrate operato dalla Turchia, il che suggerisce che la mossa potrebbe essere destinata a destabilizzare i Curdi prima che avvenga qualcosa di più drastico. Vale anche la pena ricordare che, nonostante le affermazioni di Erdogan e di McCain di essere desiderosi di “sconfiggere” lo Stato Islamico e le altre fazioni terroristiche, entrambi hanno stretto legami con quegli stessi gruppi. Questo, naturalmente, suggerisce che la visita di McCain, così come le recenti mosse da parte della Turchia, abbiano secondi fini, che devono ancora essere espressi pubblicamente. Ad esempio, McCain è stato così solerte nello sforzo di rimuovere Assad dal potere che ha favorito i rapporti con i ribelli “moderati” siriani e le forze d’opposizione più note, come lo Stato Islamico. A confermare ciò ci sono prove fotografiche, con una famigerata foto che mostra McCain in posa con Khalid al-Hamad – un ribelle “moderato”. McCain ha ammesso l’incontro con ISIS anche sulla televisione nazionale, arrivando a riconoscere che egli è ancora in contatto col famigerato gruppo terroristico. Senator John McCain in Syria with members of the U.S.-backed rebel group Northern Storm. Il Senatore John McCain in Siria assieme a dei membri del gruppo ribelle appoggiato dagli USA Tempesta del Nord. Erdogan, da parte sua, si è rivelato essere un giocatore importante nel contrabbando di petrolio dello Stato Islamico dalla Siria per la vendita sul mercato globale. Sono state queste vendite di petrolio che hanno consentito allo Stato Islamico di crescere fino a quello che è oggi e di diventare uno dei gruppi terroristici meglio finanziati al mondo. Con tali collegamenti ormai ben documentati, sembra improbabile che McCain ed Erdogan abbiano discusso di come sconfiggere lo Stato islamico. Sulla base delle prove, sembra molto più probabile che entrambi rimangono ansiosi di destabilizzare la regione per il loro comune obiettivo di deporre Assad. Con la Turchia già al lavoro per destabilizzare la Siria settentrionale col taglio delle risorse chiave, vedremo presto quali altre misure potrebbero essere state discusse nel corso di questo incontro “segreto”.


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Paura della giustizia

di Mario Lorenzini

I tre poteri dello stato italiano sono, come tutti sanno, quello legislativo, ossia la promulgazione delle leggi, quello esecutivo, cioè quello di attuarle e terzo, forse il più importante, quello giudiziario, vale a dire giudicare se una legge e tutto quello che gli gira intorno è rispettato o no. Nel nostro paese, forse da sempre, perlomeno per quanto concerne l’età dei nostri lettori e scrittori di questa rivista, voglio dire, a cominciare dalla metà o giù di lì del secolo scorso, questo sistema ha sempre fatto acqua; il tutto con la scusa che le leggi sono complesse da redigere ed essere imparziali nel giudicare non è facile. L’emanazione di leggi, la loro applicazione, e il controllo giuridico sono quanto di più lento, tutti noi lo sappiamo. Processi scandalosi che durano anni, impegnando risorse umane, persone che richiedono un giudizio veloce, oltre che equo e che, con tutta probabilità, alla fine rimarranno con l’amaro in bocca per una sentenza dall’esito assurdo, errato, oltre che al pagamento delle spese processuali. Già, oltre al danno le beffe perché, vedete, la macchina della giustizia, dovendo stare attenta alla corretta attuazione in ogni sua fase, è veramente lunga e, conseguentemente, costosa. L’onorario degli avvocati sale, come lo stipendio dei giudici. E poi chi ha messo questa regola che un processo costa di più perché si protrae nel tempo, anche l’esborso pagato all’avvocato sale. Cavolo, ma io sono ben lieto di sborsare soldini se il mio difensore chiude il tutto in quattro e quattr’otto, non se fa melina tra procuratore e giudice… Ma se almeno, tempistica a parte, ci fosse un giudizio onesto, l’aver atteso sarebbe ripagato , pur se parzialmente. Ciò che scaturisce è spesso una manipolazione, frutto di prove che si aggiungono o si perdono nel tempo, nella confusione di udienze di breve durata rimandate alla successiva a distanza di mesi. E così, il fattore tempo inficia anche la veridicità delle informazioni fresche, delle quali i giudici faranno un gran caos, o così pare. Ma se ho iniziato nominando i poteri dello stato, chi è attivo nella gestione di questi poteri ha tra le mani una responsabilità, non una dote da supereroe. Invece di sentirsi personaggi intoccabili, migliori e perché no, più potenti degli altri, dovrebbero pensare che, un giorno, qualcuno, che non percepisce le loro migliaia di euro li giudicherà, senza ombra di dubbio e con fermezza, nel giro di un istante e facendo a meno di consulenti tecnici e assise, sapendo se sono colpevoli di aver abusato dei loro privilegi o se, da persone giuste, hanno fatto il loro dovere. Nel frattempo, qui sulla Terra, noi comuni borghesi, alle prese con i giudici e difensori sanguisughe, ce la passiamo male. Nella religione, si diceva una volta, c’era il timor di Dio. Attenersi a dei regolamenti, anche se non compresi o non condivisi, solo perché un’entità superiore ci avrebbe punito in caso tali norme fossero state disattese. Nel contesto terreno più o meno accade lo stesso. Se le leggi non sono rispettate, il sistema attua le dovute pene, siano pecuniarie, detentive o d’altro genere. E il cattivo che infrange la legge, dovrebbe aver paura di essere condannato. Ma come ho detto in principio, la contorsione del nostro sistema capovolge la frittata. Il malvivente, ladro o assassino, non viene imprigionato, la condanna inflitta è spesso esosamente bassa e, se tutto fila liscio, in appello viene pure prosciolto. Ma questo in caso di veri delinquenti! Se un poveraccio che muore di fame ruba un pezzo di pane e formaggio al supermercato, si fa la galera, quella vera. E che dire di quella cosa che è solo una parola che si perde come una scoreggia nel vento, la legittima difesa? I fatti degli ultimi tempi dimostrano ampiamente l’insicurezza nel nostro paese; la gente non si sente protetta, dove sono e che cosa possono fare le forze dell’ordine? Se arrestano qualcuno che va in cella è il buono, l’offeso, colui che ha provato a difendersi. E il cattivo di turno magari, col suo avvocato, vuole tanto di scuse e risarcimento per il trauma subìto dalla reazione del suo aggredito! Non ci sono parole per qualificare questa falsa giustizia, questo bene a tutti i costi che vuol tenere conto dei diritti degli aggressori. Il concetto di “legittima difesa” è, da noi, una parola vuota. Dobbiamo pensare che colui che subisce un furto, magari nel pieno della notte, molto probabilmente, non è il Rambo del momento, si trova impreparato mentalmente e fisicamente, nonché non pronto a reagire in quel preciso istante. E’ da elogiare, a mio avviso, chi riesce, con la sua prontezza, anche casuale, a difendere se stesso e i cari che ha vicino, senza tener conto dell’incolumità del ladruncolo. Non è pensabile che in un paese, il quale osi definirsi sicuro e preparato a improvvise e sempre più frequenti azioni di rapina e violenza d’ogni genere, il cittadino non possa sentirsi tanto sicuro, dentro le mura di casa propria. E se la macchina delle forze dell’ordine è tardiva o assente, allora che fare? Sapendo che i malintenzionati, in numero crescente, hanno capito l’andazzo e si fanno scudo della giustizia, la loro. Purtroppo per i buoni e gli indifesi, ma per fortuna dei violenti e i molestatori, i cavilli della nostra legge, le falle del nostro sistema intrecciato, sommate alle lungaggini che fanno decadere i tempi per ricorrere o per la validità di una sentenza, giocano a favore del male… E tutto questo non giova a nessuno…No, un momento, qualcosa deve pur esserci di vantaggio, per chicchessia. Ma certo, visto che contraddire l’ovvietà dei fatti non è facile e quindi bisogna aggiungere prove su prove per scagionare un delinquente, i processi, che la tirano in lungo e in largo per decenni, sono il top del lavoro a tempo indeterminato per giudici e avvocati. Ma i poveri malcapitati che non hanno mai avuto a che fare con la giustizia, dopo aver incontrato un caro scassinatore, sperano che il loro diritto sia riconosciuto. Famiglie violate nell’imtimità della propria casa, private dei loro beni e malmenate, come non possono dimostrare il contrario? I fatti parlano da sé. Eppure, non c’è certezza della pena, non c’è severità della stessa per il malvivente. Solo ansie per i poveri aggrediti, spese legali e nevrosi assicurate. Ma diamo un breve sguardo, in sintesi, all’articolo 52 del codice penale. Secondo questo, la legittima difesa è una delle cause che possono rendere ammissibile quello che in altri casi viene considerato un reato. Colpire senza motivo un passante per strada è un reato, se tiriamo un pugno a un ladro che troviamo a rovistare nei cassetti del comò della nostra camera, non dovrebbe esserlo. Nella normativa vigente, devono sussistere i seguenti requisiti per tutelare il diritto proprio o altrui: 1 La necessità della difesa 2 L’incombenza del pericolo 3 Una offesa ingiusta 4 Un rapporto di proporzione tra difesa e offesa Ma esaminiamo come esempio, l’ultimo punto. Come Possiamo essere certi della proporzionalità della nostra linea di difesa di fronte a un energumeno? Lui ci dà un pugno, noi glielo restituiamo; siamo, al momento, pari. Agli occhi di un testimone oculare questo potrebbe essere un valido compromesso. Ma, vista la mole del nostro visitatore, non gli abbiamo fatto nemmeno il solletico. Lui ci viene incontro e dopo averci lanciato una gragnuola di calci e cazzotti, ci assesta una bella coltellata al fegato… Forse se fossimo stati dei pugili avremmo avuto più forza, o meglio, avremmo capito il nostro avversario, la sua forza, e gli avremmo risposto con un maglio calcolato… Ma, secondo voi, il malintenzionato se ne sta lì fermo e buono così da darvi il tempo di fare questi ragionamenti? Come mai non viene considerato un altro fattore, ovvero che la vicenda non accadee in un luogo neutro, ma in casa nostra. Il caro boxer non è venuto a prendere un caffè, non è stato invitato, e magari si trova lì nel cuore della notte. Mi sembra evidente che non volesse fare niente di buono… Cosa c’è da dire al punto 3? Vi sembra che sia giusto piombare in casa di qualcuno alle ore più impensabili e metterla a soqquadro? Oppure è giusto puntare una pistola in faccia a un negoziante, magari minacciando anche gli altri commessi e i clienti? Il punto 2 è semplicemente ridicolo. Se trovassi in casa mia qualcuno che, colto a frugare tra i miei oggetti personali, dimostrasse, alzando le mani, di non aver armi con sé e non provasse ad assaltarmi, sicuramente io non lo colpirei né a mano nuda, né con una qualsiasi arma. E se lo stesso, beccato a rubare, se ne stesse ad attendere l’arrivo della polizia, questa sarebbe veramente una situazione ideale, potremmo dire di aver incontrato un ladro civile. Credo però che, a prescindere dai fatti successi recentemente, la realtà sia un’altra. Quando il rapinatore si vede scoperto, reagisce violentemente, magari fugge coprendosi con un’arma da fuoco che ferisce, anche mortalmente, il padrone di casa. Ragion per cui è impossibile valutare che il pericolo sia in corso, molto probabilmente sì, ma nel dubbio, non verificabile istantaneamente, molto remoto, la priorità da mettere in risalto è l’incolumità degli abitanti della dimora. Da questa considerazione possiamo avvalorare il punto 1. Come facciamo a conoscere preventivamente, visto che non siamo chiaroveggenti, le intenzioni del nostro non invitato? Andando per esclusione, se non l’abbiamo invitato, forse non lo conosciamo o non è desiderato; e il solo fatto che sia entrato con la prepotenza già implica uno stato di pre allerta. Se poi, ad un veloce alt, o intimazione di lasciare la refurtiva, lo scassinatore, invece di scappare lasciando il maltolto, con una spranga di ferro inizia a picchiare i membri della famiglia e, non pago, tenta di violentare la moglie del proprietario, domanda: voi credete, in questo caso, che ci sia necessità di difendersi? E comunque, anche se i punti precedenti si riscontrano, quello che ci inchioda è l’articolo 55 che conforma il reato di eccesso di difesa, punendo chi mette in atto una risposta sproporzionata all’offesa. In questo caso, la legittima difesa prevede che in un rapporto tra aggredito e aggressore, la minor tutela legale sia nei confronti dell’aggressore, mentre l’aggredito dovrebbe essere processato per un reato minore. Uuna proposta di modifica giace in parlamento dal 18 febbraio 2015. Si tratta di una variazione all’art. 52, con l’aggiunta del seguente comma: "Si presume, altresì, che abbia agito per difesa legittima colui che compie un atto per respingere l'ingresso, mediante effrazione o contro la volontà del proprietario, con violenza o minaccia di uso di armi da parte di persona travisata o di più persone riunite, in un'abitazione privata, o in ogni altro luogo ove sia esercitata un'attività commerciale, professionale o imprenditoriale.". Tale cambiamento non elimina il reato di eccesso di legittima difesa, ma delinea un quadro diverso della situazione. La proposta firmata Nicola Molteni, Lega Nord, è ormai andata nel dimenticatoio nel marzo 2016. Successivamente il pd ha presentato una proposta di variazione all’articolo 59 che disciplina nel quinto comma, le cause di giustificazione. Ecco il testo: "Nei casi di cui all'articolo 52, secondo comma, la colpa dell'agente è sempre esclusa se l'errore riferito alla situazione di pericolo e ai limiti imposti è conseguenza di un grave turbamento psichico ed è causato, volontariamente o colposamente, dalla persona contro cui è diretto il fatto". In concreto tuttavia, ben poco è cambiato in giurisprudenza; il fatto di considerare ancora il criterio di proporzionalità rende la legittima difesa ancora fonte di reati per l’aggredito, e tutto l’articolo 52 una scienza altamente inesatta, soggetta a considerazioni poco chiare e fin troppo flessibili che, sfortunatamente, lasciano ampio margine di azione a personaggi loschi.


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Tempo libero

SCIARE IN ALTA BADIA

di Gianfranco Pepe

Nel cuore delle Dolomiti, contornato da gruppi montuosi di impareggiabile bellezza, l'inverno della Val badìa offre agli sciatori un carosello di piste così vasto da essere difficilmente percorribile in una sola giornata. Ho avuto il grande privilegio di poter godere di tutto questo e anche di molto di più, frequentando spessissimo questa amata valle sia in estate che in inverno. La passione per lo sci poi, nonostante le sempre crescenti difficoltà visive, non è mai venuta meno ed è stata per me negli anni fonte di grande gioia e divertimento. La funivia del Piz Sorega a San Cassiano, a pochi passi da casa, è il punto di partenza per noi più comodo, e dai suoi 2000 metri possiamo raggiungere sempre sciando ogni impianto di risalita della valle, potendo anche facilmente sconfinare in Val Gardena, in Val di Fassa, sulle ripide piste di Arabba ai piedi di Porta Vescovo e sulla Marmolada, girando intorno al gruppo del Sella sempre accompagnati da suggestivi e scenografici paesaggi. Già le prime piste vicine alla partenza offrono una grande varietà di percorsi e di difficoltà, e da sole bastano per passare una stupenda giornata sulla neve. Questa parte del comprensorio si estende sul rilievo centrale della valle, che unisce i paesi di San Cassiano, La Villa e Corvara. Mentre metto gli sci e sistemo il casco sempre pervaso da un filo di emozione, a 360 gradi intorno a noi le guglie imbiancate ci circondano stagliando le loro sagome rocciose nel cielo azzurro. La mia guida è mia moglie Frediana, che indossa obbligatoriamente una tuta di colore scuro, indispensabile condizione per permettermi di intravederla contro il bianco della neve. Non ci sono segnali convenzionali tra noi, solo una decennale esperienza, moltissima attenzione e grande sensibilità. Io mi fido “ciecamente” delle sue traiettorie e lei è costretta a sciare con lo sguardo perennemente rivolto all’indietro per riprendermi tempestivamente se dovessi andare fuori linea, il tutto anche spesso ad una certa velocità. Ogni volta per me è diverso, basta che il sole sia velato dalle nuvole o che splenda scintillante, che sia l’inizio di dicembre o la fine di febbraio, che ci sia la luce radente del mattino o che nel pomeriggio le sagome degli alberi stendano le loro ombre allungate sul terreno, per cambiare completamente le mie sensazioni visive. Oggi però le condizioni mi sembrano ottimali e mi sento carico e pronto a partire. Bisogna essere aggressivi al punto giusto, senza mai farsi assalire dall’incertezza, cercando di contenere nei giusti limiti quella dose indispensabile di incoscienza. Quest’anno ho anche comprato un paio di nuovi sci, leggermente più corti e sciancrati dei precedenti e bisogna abituarsi alla nuova tecnica. Le belle curvette sinuose con gli sci uniti e gli scarponi incollati tra loro sono solo un lontano ricordo! Affrontiamo prima alcune piste di media difficoltà per scaldare i muscoli e mi rendo subito conto di riuscire a tenere nel mirino la sagoma offuscata e incerta di Frediana con una certa precisione. Questo mi infonde sicurezza e mi spinge ad accelerare ma guai a farsi prendere da troppo entusiasmo! Arriviamo in cima al Piz La Villa e da quassù si scende verso valle potendo scegliere tra 2 piste, una segnalata dal colore rosso, più lunga e meno impegnativa, l’altra classificata nera, la famosissima Gran Risa, mitico gigante di coppa del mondo e palcoscenico dei tanti successi di Alberto Tomba. Sono entrambe bellissime, ma io che amo particolarmente il ripido al bivio andrei sempre verso sinistra. Frediana al contrario preferisce la rossa e la nera mi viene concessa eccezionalmente una volta ogni tanto. Oggi riesco a convincerla e al mio urlo “vai a sinistra” finalmente mi accontenta! La prima parte non è particolarmente difficile ma eccoci arrivati al muro, che visto dall’alto della funivia sembra davvero verticale. La neve, nonostante sia quasi del tutto artificiale, è fantastica, dura e polverosa nel contempo, e le lamine degli sci nuovi tengono meravigliosamente. Sul ripido bisogna piegarsi molto ma sulle curve ci si distende, e la sensazione di volare nel vuoto è inebriante. Uno spruzzo di neve sollevata da Frediana mi taglia la faccia, e non riesco a trattenere una risata di soddisfazione. La pista che scende invece verso destra è un po’ più semplice ma regala tratti di una bella ripidità, dove ci si può sbizzarrire alternando curvoni larghi e veloci a strette serpentine che mettono a dura prova le mie non più giovani membra. Nel curvone che immette sul tratto finale, 2 anni fa sono finito nel bosco. Frediana ha curvato e io invece sono andato dritto, infilandomi tra gli alberi un paio di metri più in basso……..rischi del mestiere, fortunatamente nessuna conseguenza, semmai il problema è stato arrampicarsi nella neve fresca per tornare in pista! All’arrivo nel paese di La Villa, alcuni impianti con relative piste portano verso il limite a nord del comprensorio, salendo al rifugio Santa Croce a 2000 metri di altitudine, in posizione spettacolare proprio alla base del massiccio del Sasso della Croce che svetta per mille metri sopra di noi. Qui si trova anche un antico Santuario, uno dei più elevati d’Europa, e i rintocchi della sua campana rimbalzando sulle rocce regalano ulteriore suggestione al magnifico panorama che si estende sino alla Marmolada. Tornando sulla cima del Piz La Villa, si può invece scegliere di andare verso il confine opposto, quello meridionale del Passo Campolongo che separa la Val Badìa dal comprensorio sciistico di Arabba. Per raggiungerlo è possibile percorrere su e giù il grande panettone al centro della valle, su lunghe e divertenti piste piuttosto facili dove lasciar correre gli sci. Andando verso sud però ho il sole in faccia che mi abbaglia e le difficoltà di restare nella giusta scia aumentano……beh, se non altro ci si abbronza! Il piccolo comprensorio di impianti intorno al passo ha piste particolarmente divertenti e solitamente qui la neve è sempre bella. Risaliamo in direzione di Corvara, giungendo sulla lunga pista del Boè, a monte della quale un’altra seggiovia ci porta ai 2500 metri del Vallon, un aspro altopiano al cospetto di un anfiteatro roccioso magnifico ed austero. Da quassù l’ampio panorama verso la catena del Santa Croce e verso la corona di monti dell’Ampezzano è davvero maestoso. Il primo tratto di pista è veramente ripido e impegnativo ma poi il percorso diventa più semplice e vario. Dopo ben 1000 metri di dislivello, eccoci giunti a Corvara. In questa zona che fa parte integrante del giro del Sella, purtroppo c’è sempre tantissima gente, e riuscire a godersi i magnifici pendii in tranquillità e senza rischi è diventato per me assai difficile. Oggi è andata bene, solo una banale caduta a metà percorso. Da qui si può proseguire con una lunga serie di impianti verso il limite occidentale della valle, rappresentato dal Passo Gardena. Prima di arrivare lassù però si può fare una deviazione nella Val Stella Alpina, sopra il paese di Col Fosco, conca bellissima baciata dal sole, proprio di fronte all’imponente spettacolo della Val Mesdì che taglia profondamente le rocce del Sella. E dalla parte opposta, al confine orientale dell’Alta Badìa verso Cortina D’Ampezzo, ecco la ciliegina sulla torta. Dalla fiabesca località dell’Armentarola, un pullmino ci porta in un quarto d’ora di strada al Passo Falzarego e da qui, con un impressionante salto, la funivia del Lagazuoi ci depone delicatamente sulla sua cima a 2750 metri di altezza. Prima di rimettere gli sci non possiamo però non fermarci con calma a godere di questa vista strepitosa che ci toglie il fiato, sulle decine di cime innevate che ci circondano a perdita d’occhio. La pista scende ripidamente inoltrandosi nell’ampio catino roccioso che percorriamo interamente sino alla conca che ospita il rifugio Scotoni, ormai completamente in ombra. Le guglie che lo dominano però sono ancora illuminate dal sole, e si stanno colorando delicatamente di rosa e di arancione. Nell’ultimo tratto si costeggia il verde trasparente di una cascata di ghiaccio e, dopo un dislivello di 1150 metri, eccoci finalmente giunti al pianoro della Capanna Alpina. Poco più avanti ci aspetta la slitta trainata dai cavalli che ci riporterà alla seggiovia e da qui nuovamente a San Cassiano. Ci aggrappiamo insieme ad una quarantina di altri sciatori ad una lunga corda e veniamo trainati scivolando senza sforzo, allietati dal suono dei tintinnanti campanelli dei cavalli che rompono il silenzio creando una magica atmosfera. Sci in spalla, casco slacciato e sorriso sulle labbra torniamo rilassati e stanchi verso casa, mentre questa splendida giornata si sta spegnendo lentamente. Un’altra luminosa perla da aggiungere alla lunga collana di momenti preziosi che questi luoghi hanno saputo donarci.


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Per sorridere un po

di Giuseppe Lurgio

1) Professore mio figlio non riesce a capire la differenza tra angolo retto e angolo acuto. - Non sarà che suo figlio è ottuso? 2) Il giudice alla signora: "Mi dica, perche' vuole divorziare da suo marito?". "Eh, signor giudice, mi tratta come un cane!". "La maltratta, la percuote?". "No, pretende che io sia fedele". 3) Quale frutto fa paura ai pesci? La pesca! 4) Degli amici si trovano al bar, uno salta su e dice: "Ah, io questa settimana ho venduto addirittura 10 macchine! E tu?". "A beh, anch'io... ho venduto un orologio a cucù a un carabiniere". "Beh non mi sembra una gran vendita...". "Sì, ma gli ho venduto anche 200 chili di mangime per l'uccellino!" 5) Un ragazzo deve sostenere un importante esame scritto all'università. È preparato, ma affronta la prova con una certa tensione. Il professore è un'ulteriore fonte di paura: corre voce che abbia la mania di misurare attentamente il tempo dell'esame. Chi consegna dopo che tale tempo è scaduto è bocciato. Il ragazzo scrive e scrive e non si accorge che il tempo è scaduto e il professore non accetta il foglio. Inutile ogni protesta da parte dell'allievo, il quale lo prega in tutti i modi. La pila degli altri elaborati degli altri studenti è già sulla cattedra. In preda allo sconforto si dirige verso l'uscita dell'aula, ma poi si blocca, torna su i suoi passi e affronta il professore di petto: "Lei non sa chi sono io!" grida al docente. E il professore di rimando: "No, e non mi interessa proprio!". E il ragazzo: "Benissimo". alza la pila dei compiti, infila il suo nel mezzo, e fugge a gambe levate. 6) C'era un uomo che aveva lavorato tutta la vita, aveva risparmiato tutti i suoi soldi, e quando si trattava di spenderli era un vero avaro. Poco prima di morire, disse alla moglie.... quando muoio, voglio che tu prenda tutti i miei soldi e li metta nella bara con me. Me li voglio portare con me nell'aldilà. E così si fece promettere con tutto il cuore dalla moglie, che quando sarebbe morto, lei avrebbe messo tutti i suoi soldi nella cassa con lui. Beh, poi morì. Al funerale, era steso nella bara con vicino la moglie, vestita di nero, seduta di fianco alla sua migliore amica. Quando fu finita la cerimonia, e si preparavano a chiudere la bara, la moglie disse: Aspettate un momento! Aveva una piccola scatola di metallo; si avvicinò con la scatola e la mise nella cassa. Chiusero la bara e la portarono via. E quindi la sua amica le disse: Ragazza, sapevo che non eri così tonta da mettere tutto quel denaro là dentro con tuo marito. La moglie fedele rispose: Senti, io sono una persona credente; non posso tornare sulle mie parole. Gli ho promesso che avrei messo quei soldi nella bara con lui. Vuoi dire che hai messo tutto quel denaro lì dentro con lui!?!?!? Certo che l'ho fatto, disse la moglie. L'ho preso tutto, l'ho messo sul mio conto, e gli ho fatto un assegno... Se riesce a incassarlo se li può spendere tutti! 7) Un anziano ultracentenario si reca dal medico: - Dottore... lei mi dovrebbe aiutare! - Quale sarebbe il suo problema? - Ho ormai centotre anni e corro ancora dietro alle ragazze! - E allora? Dovrebbe essere contento! Questo è un segno di vitalità! - Si... però non mi ricordo perché gli corro dietro! 8) Due bionde stanno passeggiando per il centro guardando qualche vetrina quando la prima dice: "Guarda quel cane con un occhio solo!". L'altra si copre un occhio con la mano e dice: "Dove?". 9) Una signora chiede di parlare con il direttore di un complesso industriale. "La riceverà subito" fa il portiere "per quanto sia indaffarato. Il principale trova sempre il tempo quando si tratta di una bella donna... Chi devo annunciare?". "Sua moglie!". 10) Una bella signora si presenta tutta agitata dallo psicanalista e senza tanti preamboli lo assale: "Dottore, la scongiuro, mi aiuti, soffro di sdoppiamento della personalità'". E il medico: "Stia calma, signora, e soprattutto non parlate tutte e due contemporaneamente!". 11) Un uomo è fuori della sala parto in attesa di avere il suo primo figlio. L'ostetrico gli ha già comunicato che dovrà effettuare un cesareo per una migliore riuscita del parto. Dopo pochi minuti l'uomo sente il chirurgo dire: "Martello!". Dopo poco: "Sega!". Ancora alcuni secondi, poi: "Scalpello!". Alla fine, quando sente dire "Trapano", non resiste più e fa irruzione nella sala operatoria: "Che cosa sta succedendo a mia moglie?". E il chirurgo: "Non lo so, le si sono rotte le acque e io non riesco ad aprire la mia valigetta...".


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