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Giovani del 2000



Informazione per i giovani del III millennio numero 53 Giugno 2014

Direttore: Cav. Virgilio Moreno Rafanelli

Vice Direttore: Maurizio Martini

Redattori: Massimiliano Matteoni e Luigi Palmieri

Collaboratori di redazione: Giuseppe Lurgio e Natale Todaro

Sito web: Mario Lorenzini

Redazione: Via Francesco Ferrucci 15 51100 - Pistoia
Tel. 057322016
E-Mail: redazione@gio2000.it
Sito internet: www.gio2000.it

Tipologia: periodico trimestrale

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4971 del 26.06.2000

Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo articolista.


Rubriche

In questo numero:

Editoriale
Bravo Piero! di Mario Lorenzini
Cucina
La cucina di Sonia di Sonia Larzeni
Hobby e tempo libero
Corso Homerus: un'esperienza unica di Francesca D'Alò
Informatica
Fine di un'esperienza di Mario Lorenzini
Patologia
Dieta di moda o stile di vita? di Rossana Badaschi
Racconti e poesie
Zeus-Dios di Giuseppe Budetta
Quando il sole si spense di Patrizia Carlotti
Poesie su Giovanni Paolo II di Padre Nicola Galeno
Satira
Per sorridere un pò di Giuseppe Lurgio

Editoriale

Bravo Piero!

di Mario Lorenzini

E finalmente sono arrivate! Le tanto attese 80 euro in busta paga a quei dipendenti che non superano 1500 euro mensili. Certo che noi italiani non ci smentiamo mai; siamo avvezzi a dire mezze verità o comunque celate, da quel velo di politicismo e calcolo economico-finanziario che farebbe rivoltar le budella a einstein. Come sempre, dopo il mio inizio criptico, ecco le parole povere per i comuni mortali e i non addetti ai lavori, comunque per tutti coloro i quali volessero cavar il ragno dal buco. Il discorso del reddito mensile di euro 1500 è in realtà fuorviante. Si deve tener conto del reddito complessivo annuale personale cioè la sommatoria di tutte le possibili entrate, come un'eventuale pensione, un introito da immobile affittato, da investimenti bancari ecc ecc, oltre al puro CUD rilasciato dal datore di lavoro, il tutto entro un range di, pare, 25 o 26 mila euro lordi. Inoltre non essendo un vero e proprio incremento salariale, bensì una diminuzione dell'irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche), chi, come un lavoratore part-time non supera un certo ammontare di tassazione non riceve niente indietro. Poniamo chi lavora a metà orario settimanale con un reddito di circa 600 euro, ecco costui non pagando balzelli a sufficienza non gode di nessuna restituzione di denaro preventivamente (e ingiustamente) tolto. Naturalmente, e oggettivamente, questa cifra, a chi tocca, è più di quanto governi passati, in accordo coi sindacati, abbiano elargito alla borghesia o alla classe operaia. E' di alcune settimane fa l'intervento del cantante fiorentino Piero Pelù. Al proposito, in pubblico ebbe la spudoratezza di dire che quell'ottantina di euro erano una miseria. Sì, è vero che in un secondo momento sono giunte da parte sua le scuse per aver affermato una cosa simile di fronte a tanta gente, ma dopo tutto, la verità sta sempre in mezzo. Perché aumentare 80 euro in tasca di chi già ne percepisce 1200 o poco più e non dare nulla a chi non ne raggiunge 700? sembrerebbe un robin hood alla rovescia. La risposta giunta dal nostro premier in merito, per l'appunto, a questa domanda è stata che tale manovra avrebbe dato un piccolo input, diciamo un calcio d'avvio per la ripresa dell'economia; insomma, chi guadagna 600 o 700 euro ogni mese, tira avanti a fatica comunque, non dà apporto al commercio, diversamente, chi passa da 1220 euro a, diciamo circa 1300, oltre al raggiungimento di una soglia psicologicamente favorevole, può permettersi di acquistare qualche bene in più, magari futile. Non oso mettere in dibattimento tale corrente di pensiero: forse per qualcuno è andata e andrà così. E dove sta allora la sorpresa, l'inghippo? Beh, vi dico intanto come si chiama: TASI. La tassa sui servizi che fonderà insieme la vecchia IMU, i servizi (ma quali???) erogati dai comuni e il recupero e smaltimento dei rifiuti urbani. Questo mix pare, con tutta probabilità, farà resuscitare l'IMU anche sulla prima casa e graverà sui conti degli italiani, oltre ai rincari delle bollette, ben oltre la metà di questi benedetti o maledetti 80 euro. Ah, dimenticavo: questi aumenti li pagano tutti, anche quelli che non beneficiano di questo regalo mascherato da detrazione fiscale. forse sarebbe meglio tenersi in tasca questa manna monetaria pronta per fronteggiare le nuove tasse che a poco a poco ce la riprenderanno tutta, avendoci però dato l'l'illusione di aver qualcosa tra le mani, anche se molto sfuggente. Forse Pelù ha ragione sul fatto che questi euri in più siano una miseria, di certo una cosa è sicura: di questo passo ci andremo, in miseria.


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Cucina

La cucina di Sonia

di Sonia Larzeni

Ben ritrovati! In questo numero vi proporrò un menù ispiratomi dalla nostra recente vacanza ad Alassio,che è un comune marittimo in provincia di Savona situato sulla costa della riviera di Ponente. Qui abbiamo mangiato benissimo,e così ho deciso di proporvi alcune delizie checi sono particolarmente piaciute,spero siano anche di vostro gradimento! Antipasto Lamberty: Ingredienti per 2 persone: 200 grammi salmone, 2 pompelmi, erba cipollina, aceto balsamico, olio, pepe nero. preparazione: Questo piatto va preparato direttamente nei piatti da portata, divertitevi quindi a trovare piatti con forme e colori particolari! Copriamo il fondo del piatto con erba cipollina condita con olio, aceto balsamico e pepe. Tagliamo i pompelmi a fettine sottilissime, sbucciamo le fettine e togliamo gli eventuali semi. Adagiamo le fettine di pompelmo sull'erba cipollina condite anche queste con un una spolverata di pepe. Ora è il turno delle fettine di salmone affumicato che adagerete sulle fettine di pompelmo. Quindi condiamo con olio, pepe a piacere. e infine decoriamo con ciuffetti di erba cipollina. E ora serviamo pure! Primo piatto: Carbonara Parusso: Ingredienti: 500 grammi di bucatini, 300 grammi di pancetta non affumicata tagliata a dadini. 3 uova, una confezione di stracchino, tipo crescenza, 250 grammi parmigiano reggiano, latte quanto basta, pepe quanto basta. Preparazione: Mentre la pasta sta cuocendo,versate nella caraffa di un frullatore le uova, lo stracchino,ppiù della metà del parmigiano e un goccino di latte ma non troppo, altrimenti il composto risulterà troppo liquido. Fate amalgamare il tutto per pochi secondi. Nel frattempo avrete fatto leggermente rosolare la pandcetta in un padellino anti aderente. Quindi aggiungete la pancetta nella caraffa del frullatore facendo andare le lame per pochissimi secondi,giusto per amalgamare ulteriormente gli ingredienti. Quando la pasta è pronta, scoliamola, e rimettiamola nella pentola di cottura. Accendiamo quindi il fuoco sotto la pentola, versiamo il contenuto della caraffa del frullatore sulla pasta e mescoliamo molto bene fino a che si leghi alla pasta stessa,infine aggiungere il pepe, e il restante parmigiano e serviamo subito! Secondo piatto: Manicomio: Ingredienti: due rotoli di pasta sfoglia, 3 etti di carne di cavallo o se preferite di manzo gia tritata. pinoli tritati quanto basta, gruviera a quadratini piccoli. 3 uova strapazzate. Cipolle tagliate grossolanamente.olio, e pepe quanto basta. Preparazione: Stendete sul piano di lavoro un rotolo di pasta sfoglia. farcitelo con le cipolle, la carne macinata, i pinoli, l'uovo sbattuto,, e il formaggio a quadratini. aggiungete del pepe e olio a vostro gusto. Coprite il tutto con il secondo rotolo di pasta sfoglia. cercando di far combaciare e attaccare bene i bordi dei due dischi di pasta sfoglia in modo che gli ingredienti non possano fuoriuscire. A tal scopo si consiglia di spennellare prima con dell'uovo le due superfici da unire. Infornate per circa trenta minuti sulla placca del forno o in una teglia antiaderente leggermente imburrata alla temperatura di 180 gradi. Servite ben caldo accompagnandolo con una bella birra rossa! Contorno. Gabbiano. Ingredienti: zucchine trombetta di albenga, olio,sale e pepe. Preparazione Lessate le zucchine, e quando sono ancora calde, frullatele con un goccino di olio e aggiustate con il sale e pepe. Risulterà una purea molto delicata e un po diversa dal solito. Naturalmente se non riuscite a trovare questo tipo di zucchine potete optare per un altro tipo di contorno come ad esempio delle patate lesse condite o piselli o altro tipo di verdure. Dolce! Il riviera. Ingredienti: Caffè freddo, meringhe in polvere, iogurt greco total, cioccolato fuso. Preparazione: Questo dolce si prepara direttamente nelle coppette. per prima cosa sbricioliamo piuttosto finemente le meringhe e con la polvere ottenuta foderiamo le coppette. Quindi aggiungiamo lo yogurt greco, bagnamo con del caffè freddo. Ora sbricioliamo altre meringhe. e completiamo la coppetta con della cioccolata fusa a bagnomaria. Guarnire con una meringa intera per coppetta e riporre in frigorifero per qualche ora prima di servire! Buon appetito,e buona estate a tutti!


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Hobby e tempo libero

Corso Homerus: un'esperienza unica

di Francesca D'Alò

A dieci anni dalla fine del corso Homerus per lettori, speaker, registi e attori radiofonici non vedenti, ho deciso di scrivere un articolo per ricordare e soprattutto raccontare a tutti quel corso e la mia esperienza visto che è stata unica. UN corso del genere infatti è stato il primo in Italia e non si è mai ripetuto. Ritengo perciò di essere stata fortunata ad aver avuto la possibilità di parteciparvi insieme ad altre nove persone, anche se questo corso che doveva aprire un nuovo sbocco professionale per i minorati della vista, purtroppo non ha portato ai risultati sperati, tanto da essere rimasto un unicum. Ha portato tuttavia dieci persone provenienti da tutta Italia a un arricchimento personale e professionale e a un’esperienza di crescita e studio che rimarrà sempre nel nostro ricordo. Venni a sapere di quel corso dal mio migliore amico di allora nell’inverno del 2003. Ormai da due anni avevo terminato di dare tutti gli esami alla facoltà di scienze della formazione, corso di laurea in scienze dell’educazione, indirizzo, educatore professionale e avevo in progetto di preparare la mia tesi di laurea sul ritardo mentale dato che il mio sogno sarebbe stato quello di lavorare come educatrice in qualche centro diurno per ragazzi con questo problema. Stavo però vivendo una grave crisi esistenziale poiché mi chiedevo se sarei mai riuscita a fare l’educatrice dati i miei problemi di vista, avevo difficoltà ad affrontare la compilazione di una tesi che mi sembrava una cosa troppo grande per me e mi trovavo a un punto di svolta tra la vita da ragazzina che avevo sempre condotto e il dover crescere e decidere cosa volevo fare da grande. IN tutto questo avevo iniziato a usare il computer e la posta elettronica che mi aveva dato modo di riprendere i contatti con un amico non vedente pure lui, che abitava nel Mugello e con cui avevo un bel rapporto di confidenza, ma poco modo di incontrarlo data la distanza e la nostra scarsa autonomia di movimento. Anche il mio amico stava attraversando una crisi interiore che lo aveva portato a bloccarsi negli studi e così passavamo le giornate a raccontarci le nostre ansie, ma anche la nostra vita quotidiana e i nostri sogni. UN giorno questo mio amico venne contattato dal presidente della sua Unione Ciechi: il professor Quatraro che ben conoscevamo, il quale gli parlò del bando per un corso per lettori, speaker, attori e registi radiofonici e gli disse di diffondere l’informazione ad altri non vedenti con cui era in contatto, così Stefano me ne accennò in una mail e mi disse che anche lui era interessato. Eravamo infatti entrambi amanti della radio, della recitazione e del teatro e ci sembrava anche una buona occasione per intraprendere o provare un percorso professionale che non fosse quello del centralino e per vedere se ci davamo entrambi una svegliata. Così, avendo io sempre amato recitare ed essendo stata sempre affascinata dal mondo del teatro e da quello della radio dissi: “Perché no?” E appena arrivò la domanda da compilare per partecipare alla selezione la compilai e la inviai. Il mio amico Stefano fece lo stesso e un giorno di aprile, subito dopo la Pasqua di quell’anno, ci trovammo alle selezioni all’IRIFOR di Firenze che insieme alla RAI aveva fatto un progetto finanziato dal Fondo Sociale Europeo, da cui era nato il bando per la partecipazione al corso. Alle selezioni incontrai Laura e Denisa: due amiche ipovedenti, mie concittadine che avevo perso di vista da quando si erano trasferite a Firenze per studiare fisioterapia. Ebbi modo di conoscere Alessandro, il ragazzo di Denisa, anche lui ipovedente e studente di fisioterapia e incontrammo anche un altro ragazzo del Mugello di nome Alessandro che conoscevamo. Fui contenta che oltre a Stefano ci fossero anche altri amici e ci mettemmo a chiacchierare aspettando di essere chiamati per il colloquio al quale ci presentammo ad uno ad uno sperando poi di essere tutti ammessi a frequentare il corso. Una volta entrata nella stanza dove si svolgeva il colloquio, la commissione mi presentò il libro “Il piccolo principe” di Antoine de Saint Exupery da cui dovetti leggere un brano. Era infatti indispensabile per quel corso, una buona capacità di lettura in Braille o con caratteri ingranditi. Venimmo tutti ammessi meno Denisa e pur dispiacendoci per lei, fummo contenti così. Il corso prevedeva infatti dieci allievi: cinque uomini e cinque donne e noi già eravamo sei, e considerando che c’erano diverse persone provenienti da tutta Italia, non potevamo sperare di essere tutti ammessi e già essere stati ammessi in cinque su sei era una bella fortuna e considerammo la cosa di buon auspicio. Ritrovai a quel colloquio, anche una mia vecchia insegnante di pianoforte che mi aveva seguita al primo anno di scuola di musica quando avevo otto anni e che sapevo essere amica di una mia amica e fui contenta quando seppi che anche lei era stata ammessa al corso. Il 13 maggio 2003 ci ritrovammo così nello studio C della RAI di Firenze alle nove del mattino, pronti per iniziare questa nuova esperienza. Eravamo io, il mio amico Stefano, Alessandro di Dicomano nel Mugello, la mia amica ipovedente Laura abitante a Firenze ma di origini umbro-marchigiane, Alessandro di Cagliari, ragazzo della mia amica che non era stata ammessa, anche lui ipovedente e abitante a Firenze, Francesca, la mia ex insegnante di pianoforte che avevo ritrovato, la quale abitava vicino a Firenze, più esattamente a Scandicci, ma era siciliana di origine, e quattro ragazzi che non conoscevo. La prima di questi si chiamava Sara, l’avevo vista il giorno delle selezioni e veniva dalla provincia di Treviso dove abitava pur essendo originaria di Mantova. Poi c’erano Valentina e Federico, rispettivamente di Genova e Savona e Salvatore, un ragazzo calabrese che risiedeva però a Roma. Facemmo la conoscenza dei nostri due insegnanti: Ornella Grassi e Pierluigi Zollo, due attori radiofonici con esperienze anche di doppiaggio e di cinema, provenienti rispettivamente da Firenze e Pistoia i quali ci spiegarono cos’avremmo fatto durante il corso dopo aver ascoltato una nostra presentazione e le nostre aspettative. La nostra età andava dai 22 ai 45 anni ed eravamo tutte persone amanti del teatro, della radio e della recitazione. La maggior parte di noi era un gruppo di studenti, in crisi o meno, , desiderosi di intraprendere un nuovo percorso professionale, ma c’era anche chi aveva preso aspettativa dal lavoro e si era trasferito a Firenze per vivere questa nuova avventura. Il corso prevedeva un totale di 1200 ore suddivise nel seguente modo: 900 ore di corso e 300 di stage. Il corso si sarebbe svolto nella sede RAI di Firenze ogni giorno dal lunedì al venerdì da maggio a dicembre 2003 con pausa estiva da metà luglio a settembre, mentre lo stage si sarebbe svolto a gennaio e febbraio 2004, ma ancora non si sapeva dove e non se ne conoscevano le modalità. Cominciammo subito a lavorare sulla lettura e la recitazione, inizialmente su alcuni brani tratti dal ”Giardino dei Finzi-Contini” di Bassani, poi con dei brani tratti da “Pinocchio” di Collodi e da altri testi come “Alice nel paese delle meraviglie” e “Il piccolo principe”. Poi dalla lettura e interpretazione di vari testi di narrativa, passammo a prendere confidenza con i radiodrammi veri e propri e più tardi, anche con qualche opera teatrale come “La locandiera” di Goldoni. Il corso era impegnativo e per me che abitando a Prato facevo la pendolare, era certamente stancante dato che per essere alla RAI alle nove dovevo partire alle sette del mattino e finendo alle cinque e mezza del pomeriggio tornavo a casa alle sette della sera, però mi emozionava vivere questa nuova avventura insieme ad amici con cui non avevo mai condiviso qualcosa come la scuola o un corso e poter conoscere anche nuove persone. Avevamo anche diversi momenti di pausa come quello del pranzo, quindi anche molto tempo per parlare, confidarci e raccontarci molte cose di noi e poterci conoscere meglio, sia fra di noi, sia con i nostri insegnanti che ci svelavano molti segreti della recitazione e in particolare di quella radiofonica. La prima cosa che scoprii fu che in questo tipo di recitazione a differenza che in quella teatrale, non bisogna preoccuparsi di imparare il copione o le battute a memoria perché essendo in radio, il pubblico non ci vede, per cui si può tranquillamente leggere. Naturalmente però non bisogna far sentire che si sta leggendo, quindi bisogna avere una buona capacità di lettura e imparare a leggere diversamente da come ad esempio, lo si fa in chiesa. Bisogna avere un buon colpo d’occhio che permetta di leggere tutta la pagina e riuscire poi a guardare soltanto in modo da riuscire a recitare le battute come se le si declamassero a memoria. Questo a noi disabili visivi poneva già un problema: il vedente è in grado di leggere una riga con un colpo d’occhio e andare avanti, il che gli permette di vedere già le battute successive mentre ne sta dicendo una, per cui sa che espressione dare alla battuta in base a come si articola il discorso successivo. Quando poi diviene un attore ben addestrato gli basta dare un’occhiata a una pagina per sapere come recitarla. Per noi che leggevamo con il Braille o a caratteri ingranditi la cosa risultava più difficile perché con le dita non possiamo scorrere più di una o due parole per volta per cui non avevamo modo di sapere le battute successive fino a che non ci arrivavamo il che rendeva difficile dare subito, a una prima lettura, la giusta espressione. Scoprimmo che si poteva ovviare a questo problema con più letture di un testo prima di doverlo recitare, cioè prima bisogna dare una prima lettura per poter prendere confidenza col testo, poi si può passare alla recitazione perché abbiamo acquisito il senso di ciò che abbiamo letto e la dimestichezza con il copione. Un altro problema che mi si pose quando iniziai a recitare, fu quello di vincere la timidezza. Come me c’erano altri che avevano problemi a lasciarsi andare e che quando c’era da dire una frase ridendo, piangendo, con rabbia o in altri modi, si sentivano dei veri idioti. Per me il problema era dato dal fatto che conoscevo la maggior parte dei miei compagni da prima del corso per cui mi sentivo quasi giudicata da loro e avevo paura di espormi. Riuscii a superare il problema un giorno in cui mi scattò una lampadina: quando recitavo non ero io che dicevo una certa frase in un certo modo, ma era il personaggio, quindi non dovevo temere di sentirmi stupida o di sentirmi giudicata dagli amici. Imparai così a immedesimarmi e a scindere me stessa dal ruolo che recitavo e capii perché molti attori molto bravi, anche comici che sembrano disinvolti ed estroversi sul palco, vengono etichettati come timidi nella vita. Questa scoperta mi è stata utile anche successivamente e non solo in qualità di attrice radiofonica, così come mi è stato utile dover prendere confidenza con il microfono di cui avevo sempre avuto un sacro terrore. Con il procedere del corso vennero fuori anche i primi problemi: alcuni di questi erano dovuti ai copioni che non venivano stampati in modo soddisfacente poiché si scoprì che c’era bisogno per chi leggeva in Braille, cioè otto persone su dieci, di copioni stampati in fogli singoli che si potessero spostare senza far rumore quando si doveva cambiare foglio, anziché in formato libro dato che quando si girano le pagine si fa troppo rumore e questo non va bene nella recitazione radiofonica. Un altro problema fu quello del disaccordo che nacque fra Ornella e Pierluigi, i nostri due insegnanti che avendo diversi temperamenti e diversi stili d’insegnamento non andavano per niente d’accordo e un giorno questa loro incompatibilità esplose portandoci quasi a temere che il corso venisse sospeso o subisse modifiche e portando un gruppetto di noi allievi ad andare a parlare con il compianto professor Monti, allora presidente IRIFOR, per cercare una soluzione al problema che alla fine si trovò e si ripresero le lezioni. Da Maggio a Luglio ci esercitammo nella recitazione e nella lettura senza ancora prendere in considerazione il microfono e prima dell’interruzione del corso per le vacanze estive facemmo un piccolo saggio finale alla presenza di alcuni giornalisti. A settembre tornammo alla RAI tutti provati da una di quelle che fu l’estate più calda degli ultimi dieci anni e che per molti di noi aveva portato diversi avvenimenti spiacevoli, primo fra tutti, il grave lutto in famiglia che improvvisamente e inaspettatamente aveva colpito uno di noi. Il corso Homerus divenne così per tutti quanti una buona terapia e il rapporto tra noi allievi che trascorrevamo insieme tante ore, si cementò ancor di più, un po’ perché il dover recitare ci portava a dover buttare fuori le nostre emozioni e a doverci mettere in gioco, un po’ perché tutti avevamo un sogno comune, un po’ perché portavamo al corso dove trascorrevamo buona parte della giornata, anche i nostri problemi esterni, un po’ per la discordia dei nostri due insegnanti e per la tensione tra loro che spesso si faceva palpabile e che portava molti di noi a unirci per fare in modo che il corso potesse continuare, oppure a schierarci con uno o l’altro dei due insegnanti a seconda del nostro carattere. Il corso divenne così una scuola di vita oltre che di recitazione. Iniziammo a prendere confidenza con il microfono che cominciai a vedere come un amico anziché come un mostro e iniziammo poi a realizzare alcuni cd con l’aiuto di tecnici che ci seguivano dalla regia. Questo ci diede modo anche di apprendere alcuni rudimenti del montaggio perché seguivamo le fasi di questa complessa operazione che veniva fatta dal regista / insegnante, con l’aiuto pratico del tecnico del suono di turno. Imparammo così alcuni trucchi del mestiere, tanto da divenire in grado di ascoltare un programma distinguendone i punti in cui era stato effettuato un montaggio e da imparare come si mettono delle musiche sotto al testo recitato e così via. Lo studio C della RAI di Firenze nel quale lavoravamo conteneva diversi strumenti, una regia nella quale stava il tecnico del suono insieme agli allievi che in quel momento non lavoravano e all’insengnante-regista, mentre nello studio si trovavano i microfoni, dei tavoli e un pianoforte e vi stavano solo gli allievi che in quel momento dovevano recitare e che venivano seguiti attraverso un interfono, dall’insegnante che curava il lavoro. Imparammo come bruciarci le battute, cioè come dire una battuta subito dopo il compagno, come produrre dei rumori o degli efetti come l’allontanamento o l’avvicinamento, come usare il microfono come intermediario tra la nostra voce e il mondo esterno e molte altre cose. Potemmo visionare la parte dello studio a cui si accedeva salendo una scala, nella quale si trovavano un pavimento di ghiaia e uno di terra adatti a simulazioni di passi in spazi esterni e vecchie auto messe lì per poter simulare i rumori di portiere che sbattono. Potemmo prendere visione delle vecchie bobine sulle quali si registrava e che venivano tagliate letteralmente per fare i montaggi che ora invece si fanno con il computer, potemmo osservare vari strumenti e ascoltare vari cd di effetti speciali. Inoltre il corso prevedeva anche l’ascolto di molti sceneggiati radiofonici perché per imparare a recitare era importante non solo esercitarci e addestrarci, ma anche ascoltare la recitazione. Per questo venivamo esortati a non perdere qualsiasi occasione ci capitasse per andare a teatro, anche se vi sono differenze fra la recitazione radiofonica e quella teatrale. La prima di queste differenze è che in teatro sei su un palco da cui tutti gli spettatori devono sentirti per cui devi declamare le battute e avere una certa impostazione, necessariamente diversa da quella che devi avere se reciti davanti a un microfono. La seconda è che la recitazione teatrale come il cinema, ricevono molto dai movimenti e dalla mimica, mentre in quella radiofonica si deve fare tutto con la voce: si deve dare l’idea del movimento e delle emozioni pur rimanendo davanti a un microfono e non è semplicissimo far trasparire tutto dalla voce avendo e potendo utilizzare solo quella come strumento. I nostri insegnanti ci erudivano anche sulla dizione e sull’analisi dei testi che dovevamo recitare perché per poter interpretare un testo bisogna impadronirsi di quel testo comprendendone il significato. Abbiamo fatto anche delle lezioni in cui analizzavamo il significato delle parole legato anche al suono di queste.Tutto questo mi ha portata ad accentuare ancora di più il mio amore per la lettura e per il teatro. Nel frattempo Sara, una nostra compagna di corso che da sempre era impegnata in spettacoli teatrali a livello amatoriale, ci propose di recitare in un musical scritto da lei, ambientato nel fondo del mare i cui protagonisti erano pesci di varie specie, che parlavano vari dialetti. Sara aveva approfittato delle varie provenienze e dei vari accenti di ognuno di noi per scrivere una pièce fatta apposta per il nostro gruppo da presentare al festival di primavera che lei realizzava da qualche anno in quel di Treviso. Quasi tutti accettammo questa nuova sfida e così una volta a settimana dopo il corso facevamo le prove e Sara approfittò di Francesca, ottima insegnante e musicista, per la composizione delle musiche del suo spettacolo. Grazie a Sara e Francesca imparai così anche a muovermi su un palco e potei finalmente realizzare il sogno di cantare e recitare in teatro. La partecipazione al musical cementò ancor di più il nostro rapporto e mi trovai a dover approfittare dell’ospitalità di Sara e Laura molto spesso per non dover tornare nella mia città la sera tardi dato che il giorno dopo avrei dovuto essere di nuovo a Firenze e mi conveniva perciò dormire direttamente lì. Scoprii di avere una buona estensione vocale, o meglio, rispolverai le mie doti canore che avevo esercitato ai tempi in cui studiavo musica e quando cantavo nel coro della chiesa, dovendole però ampliare dato che nel musical dovevo cantare da solista e le nostre capacità canore vennero sviluppate da Francesca, anche per una delle due produzioni finali del corso. Per la fine del corso Homerus dovevamo infatti presentare una produzione radiofonica che però si moltiplicò a causa del conflitto sempre crescente tra i nostri due insegnanti i quali decisero di fare due lavori separati. Ornella presentò un lavoro drammatico basato su un suo libero adattamento di “Ritorno alle saline” di Dacia Maraini, mentre Pierluigi presentò un lavoro comico su traccia di un piccolo giallo scritto appositamente dalla nostra compagna Sara. Nel lavoro di Ornella era inclusa anche una canzone in cui era indispensabile la nostra capacità corale. Arrivò così dicembre e con esso, la fine del corso e ancora non sapevamo bene dove e quando avremmo fatto lo stage. Salutammo Valentina e Salvatore che lo avrebbero svolto alla RAI di Roma, mentre per noi otto che restavamo a Firenze si profilarono varie soluzioni, finché alla fine venne deciso che saremmo rimasti alla RAI nel mitico studio C. Dato che il corso, essendo tenuto da due attori, si era incentrato principalmente sulla recitazione radiofonica tralasciando tutto il discorso della regia e dello speakeraggio che comunque erano inclusi nel bando, nello stage si cercò di concentrarci su questi ultimi aspetti. Gl’insegnanti erano speaker o giornalisti che avevano lavorato o lavoravano a Radio Blu, una nota emittente locale. Con essi ci concentrammo sulla dizione, sullo speakeraggio, sul riuscire a sintetizzare articoli di giornale tanto da renderli potenziali servizi radiofonici e assistemmo al montaggio del TG regionale. Il principale insegnante dello stage e unico appartenente alla RAI attorno a cui ruotavano i docenti reclutati da Radio Blu, era il noto scrittore, giornalista, regista e autore radiofonico e televisivo, Gabriele Parenti, che allora conduceva una trasmissione su RAI 3 a livello regionale e con lui facemmo esercizi di ascolto e montaggio di trasmissioni. Realizzammo anche un prototipo di Giornale Radio e uno di trasmissione radiofonica sui disabili, ma l’esperienza più importante dello stage fu quella di poter assistere alle trasmissioni del noto conduttore RAI Umberto Broccoli che in quel periodo trasmetteva da Firenze dato che per gli ottant’anni della radio aveva realizzato una trasmissione che andava in onda dal capoluogo toscano, culla della radiofonia. Una sera a settimana quindi il nostro stage diveniva serale e assistevamo come pubblico alla trasmissione dopo aver assistito il giorno prima alle prove e ci veniva consentito di assistere anche alle altre trasmissioni di Broccoli il quale nominava e salutava sempre gli stagisti non vedenti. Fu una bellissima esperienza non solo perché ci diede modo di conoscere una persona di gran classe e assistere a un bell’esempio di conduzione radiofonica, ma anche perché ci fornì l’occasione di conoscere la storia della radio e di fare da pubblico a una trasmissione a cui partecipavano molti ospiti noti come ad esempio Eugenio Finardi. A conclusione di tutto il corso Presentammo un saggio finale nel quale vennero fatte ascoltare le due produzioni radiofoniche realizzate e presentammo in diretta, alcuni brani tratti dal “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare, diretti dalla nostra insegnante Ornella. Il corso si concluse a fine febbraio 2004, ma ci riunì tutti insieme l’esame finale che si tenne il 6 aprile di quell’anno e che ci fruttò un attestato di qualifica professionale e specializzazione. Le nostre strade poi si divisero. Ognuno tornò alla propria città e alla propria vita, ma continuammo a vederci, sia per gli spettacoli di Sara che comunque continuò a coinvolgermi per diversi anni, sia perché noi di Firenze e dintorni decidemmo di fondare un gruppo di attori radiofonici sotto la guida di Francesca e di suo marito Nicola che credevano profondamente nel nostro lavoro e ci misero a disposizione la casa investendo nell’acquisto di attrezzatura per poter fare radiofonia. Collaborammo a una trasmissione realizzata dall’Unione Ciechi di Firenze in collaborazione con una nota radio locale, intitolata “Gli occhi della radio”nella quale alcuni di noi si cimentarono come speaker, e realizzammo alcune produzioni. Avevamo incluso nel nostro gruppo anche Denisa che pur non avendo frequentato il corso era legata a molti di noi e aveva talento, e grazie a una giornalista RAI entrammo in contatto con il direttore di Isoradio per cui realizzammo una serie di 25 favole sceneggiate denominata “Favole dal cruscotto”. Questo fu per molti il primo lavoro poiché venimmo proprio sottoposti a contratto di collaborazione e pagati e per la maggior parte di noi fu anche un modo per fare regia. Potemmo tornare a lavorare alla RAI dove ci recavamo soprattutto per realizzare i montaggi con Elisabetta Latini: un tecnico del suono che ci aveva seguito anche al corso e che da allora ci conosceva. Dopo questo lavoro continuammo a realizzare alcune produzioni e a esibirci al circolo G. Baragli, legato all’Unione Ciechi di Firenze, ma poi piano piano il nostro entusiasmo e il nostro lavoro sono andati spegnendosi, sia per via del fatto che molti di noi hanno poi trovato lavoro come centralinisti e soprattutto hanno formato una famiglia, sia per via del fatto che non si riusciva a trovare un riscontro economico e la nostra professione non veniva riconosciuta. Siamo andati a fare molti colloqui sia presso una nota casa editrice fiorentina per poter produrre audiolibri, sia presso una nota radio locale. IL problema è che gli sceneggiati radiofonici non si fanno più, noi eravamo interessati più a fare gli attori che a fare gli speaker in radio e le piccole emittenti che pure potrebbero essere magari interessate al nostro lavoro non possono pagarci e noi, avendo una professionalità e richiedendo il nostro lavoro molto impegno, non possiamo lavorare gratis. Alla fine quindi il corso Homerus per speaker, lettori, attori e registi radiofonici non vedenti non ha portato a un vero e proprio sbocco professionale spendibile sul mercato, tanto che ormai nessuno più lo ricorda quando si parla di professioni spendibili per i minorati della vista e la sottoscritta stessa si trova a esercitare i suoi talenti di attrice solo occasionalmente per la gloria in manifestazioni amatoriali o in cene al buio, ma questa esperienza che ho vissuto insieme ai miei compagni rimarrà per me un bellissimo ricordo non solo perché ho imparato un lavoro stupendo, ma anche perché mi ha permesso di migliorare nell’autonomia personale a livello di orientamento, di arricchirmi e di crescere e mi ha regalato emozioni ed avventure che vanno al dilà della radiofonia: una fra tutte, la scoperta del baseball. A conclusione, dedico questo lungo articolo al Maestro Pierluigi Zollo che ci ha lasciati il 12 agosto del 2005.


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Informatica

Fine di un'esperienza

di Mario Lorenzini

Lutto in casa Microsoft. Ma niente lacrime, è stata una morte decretata dagli interessi commerciali dell'azienda. Windows XP è defunto ufficialmente lo scorso 8 aprile poiché, da quella data, non sono più rilasciate patch di aggiornamento per garantire la sicurezza. La XP del nome stava a indicare la parola "experience", a voler sottolineare l'esperienza positiva che il sistema operativo avrebbe donato ai suoi utilizzatori nel corso del tempo. Beh, così è stato. Dal 2001 ad oggi, si può certo affermare che Windows XP sia stato uno tra i S.O. più longevi della società di Redmond. Merito della sua stabilità e semplicità d'uso, ma anche della configurabilità e quantità di software disponibile. A nulla è servito il tentativo di ridefinire l'interfaccia con un nuovo ambiente, Windows Vista, che si è rivelato un flop, con uno stravolgimento dell'usabilità a scapito delle prestazioni, che non ha incontrato plausi da parte della clientela. Persino le riviste di settore hanno criticato fortemente Bill Gates il quale, poco elegantemente, ha cercato di mettere insieme nuove tecnologie senza uno schema veramente razionale e un’interoperabilità coerente. Per invogliare ad acquistare il nuovo prodotto si è rimarcati i vari difetti e le pecchee di Windows XP, come il limite di indirizzamento a 32 bit che non consentiva di sfruttare più di 4 GB di ram e il file system che, oltre a non essere "completo", di funzioni “avanzate”, non poteva gestire dischi con capacità maggiore di 2 TB. Naturalmentte tutte queste limitazioni sarebbero state facilmente aggirate con una modifica interna al sistema o, se fossee stato decentemente pubblicizzato, Windows XP 64 bit, un sistema con l'interfaccia di XP ma sotto al cofano, il motore dei moderni sistemi come Windows 7 e 8, di cui quasi nessuno ha mai sentito parlare. L'intento è stato invece un altro; quello di promuovere le nuove interfacce touch, nel tentativo poco sensato a cui ancora oggi stiamo assistendo, di unificare l'interfaccia tra pc desktop, notebook, smartphone e tablet. E’ ancora una volta il denaro a far da capofila. l'attrattiva di un qualcosa bello da vedere...Non c’era sicuramente bisogno delle "mattonelle", le tiles sensibili al tocco in windows 8, su di un portatile, tantomeno su di un desktop dotato di grande schermo. Ci si stanca molto di più a toccaree il display col dito posto in verticale, che usare un telefonino che teniamo tendenzialmente in posizione sdraiata. Le lacune di Windows XP avrebbero potuto essere colmate molto semplicemente, senza farci credere che ciò non fosse possibile senza alterare l'interfaccia grafica, quindi l'interazione con l'utente finale. Le connessioni più moderne come usb 3.0, thunderbolt, displayport, il supporto ai dischi SSD e le nuove reti LTE e molto altro ancora, avremmo potuto vederle in azione nel nostro caro e non vecchio Windows. E invece no. Quante aziende, piccole e medie, continueranno a tenere sui propri banchi il vecchio sistema perché i loro impiegati non saranno in grado di comprendere in tempi brevi i meccanismi del nuovo ambiente? Indipendentemente da tutti i ragionamenti, i sistemi operativi moderni, per definizione stessa, dovrebbero essere intuitivi, in modo da rendere indolore il passaggio dall'uno all'altro. Non sapete quante guide e quanti video e corsi per insegnare Windows 8! E la beffa è proprio dietro l'angolo dato che dopo Windows Vista è uscito Windows 7, che, dopo qualche titubanza, ha conquistato un ottimo share di installazioni e, devo dire, personalmente, ha vari anelli di congiunzione logici che ricordano Windows XP. Non riesco a capire perché soppiantare nuovamente qualcosa di buono con una specie di smartphone gigante. Sì, la novità principale, oltre alla sparizione dei menu a tendina, in Windows 8, è il sistema touch o multitouch, naturalmente costoso e opzionale sui desktop, quindi solo d'intralcio in tali macchine. Mamma Microsoft è stata la prima a rinnegare il suo figlio migliore: Internet explorer, il browser web che è fuso insieme al sistema operativo, raggiunge solo la versione 8 su Windows XP. Ciò significa incompatibilità con gli standard web più recenti quali l'HTML5 e CSS 3 e versioni successive; ci sono release più recenti di IE, fino alla 12, ma se non avete almeno Windows 7 siete bloccati! A meno che non si ricorra a soluzioni di terze parti come Firefox della fondazione Mozilla; lo stesso dicasi per il client di posta elettronica outlook express, sparito e incompatibile nelle versioni di oggi di Windows. Anche qui potete usare thunderbird di Mozilla o altri programmi alternativi. Microsoft offre solo Windows Live che è più un web interface, o la versione completa di outlook, pesante e, quel che più conta, non gratuita perché inclusa nel pacchetto Office. E che dire del rispetto disabilità? L’accesso facilitato non è mai stato granché, fatta eccezione del magnifier di windows 7, molto reattivo e utile per gli ipovedenti quasi al pari di software aggiuntivi non free, presente in tutte le versioni di Windows 7 e opzionale in quella starter. Ma il sintetizzatore vocale è ridicolo, i fonemi sono solo in lingua americana, insomma si deve per forza acquistare un qualcosa di valido come JAWS, conosciuto da molti non vedenti. Certo che gli sviluppatori di Freedom scientific, software house californiana che si occupa del prodotto, hanno dovuto davvero fare salti mortali per aggirare le scomodità del sistema che, forse facilita un po’ chi vede, ma credo di no, e sicuramente invece, rende difficile la vita ai minorati visivi. Tante e tante persone potranno dire la loro sulla politica di aggiornamento dei sistemi operativi. Una cosa è indubbia: Windows XP è stato per lungo tempo lo standard de facto, sia per privati che aziende, la sua usabilità, intesa come curva di apprendimento e potenzialità finale, risulta innegabile. Ho visto giovani che dovrebbero essere mentalmente elastici, trovare difficoltà nel passaggio da Windows XP a Windows 8, arrivare a un dato obiettivo perdendosi nei meandri del nuovo 8, o anche peggio, non utilizzare le novità tanto declamate del nuovo S.O. Ma allora a cosa serve comprare Windows 8? Come mai dobbiamo essere obbligati da un colosso informatico a buttare nel cestino (non quello di Windows) il nostro caro compagno che per noi, e anche per me, che sono nel campo dell’informatica da oltre 30 anni, si è avvicinato allo stato dell’arte? In tutta onestà mi pare una forzatura. Qualcuno usa XP all’interno di una macchina virtuale creata con Windows 7; però non è la stessa cosa. E’ un surrogato. Vi posso suggerire questa soluzione per far sì che nel tempo vi possiate abituare a Windows 7 o 8. Cercate di sforzarvi con i nuovi modelli ma, quando non riuscite a far qualcosa, o siete presi dalla nostalgia, entrate nella vostra VM XP. Lì vi sentirete protetti, almeno per un po’.


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Patologie

Dieta di moda o stile di vita?

di Rossana Badaschi

L’estate è oramai quasi arrivata…e con essa la così temuta “prova costume”, tutti cerchiamo di correre ai ripari e di far sparire rapidamente i chili di troppo accumulati durante l’inverno, ricercando diete miracolose che “sciolgano” i grassi in eccesso o ci regalino in pochi giorni una favolosa “tartaruga” sull’addome. Così in questo periodo vanno a ruba le riviste che ci propongono diete “monoalimento” (la dieta del pomodoro, la dieta del cocomero, ecc.) o le cosiddette “diete di moda” testate dai personaggi famosi, i quali ci assicurano della loro efficacia. Tanti nomi diversi ma un unico obiettivo: dimagrire! Ma è possibile perdere peso senza stravolgere le nostre abitudini? Se è vero che in estate aumenta il desiderio di mettersi “in forma” riparando così ai “danni” fatti nei mesi precedenti, è vero anche che non occorre stravolgere completamente le nostre abitudini alimentari per raggiungere tale obiettivo. L’etimologia del termine “dieta” spiega questo concetto, il termine, infatti, deriva dal greco d?a?ta, dìaita, «modo di vivere», ad indicare appunto un certo stile di vita, le abitudini del soggetto e non una tendenza stagionale o comunque limitata nel tempo. Fare una dieta significa intervenire sull’intero modo di vivere dell’individuo e non soltanto sulle abitudini gastronomiche o con delle impostazioni dietetiche irragionevoli (e alla lunga impraticabili!), questo anche perché il sovrappeso e l’obesità sono malattie croniche e non patologie stagionali. Cosa vuol dire intervenire sullo stile di vita dell’individuo? E’ risaputo che l’essere umano ha bisogno di energia che introduce attraverso gli alimenti (le entrate energetiche), energia che viene poi utilizzata dal nostro organismo per svolgere le funzioni vitali e per l’attività fisica (le uscite energetiche). Entrate ed uscite energetiche possono essere paragonate ai due piatti di una bilancia, due piatti che devono essere in equilibro per poter mantenere il peso nella norma. Una vita troppo sedentaria, però, richiede un costo energetico molto modesto e comunque inferiore a quanto possono fornire una prima colazione, un pranzo e una cena tradizionali. E’ necessario pertanto riequilibrare entrambi i piatti della bilancia energetica: da un lato ridurre le entrate (ciò che mangiamo) e dall’altro aumentare le uscite energetiche. Quindi è chiaro che non basta mangiare un po’ di meno, è necessario anche muoversi di più, tutti i giorni regolarmente, non sono sufficienti le passeggiatine domenicali. La sola dieta senza contemporanee modifiche del comportamento, è un’impostazione innaturale che porta alla trasgressione e poi all’abbandono di ogni attenzione dietetica, con il conseguente recupero del peso perduto. Cosa si intende per uscite energetiche? Per “uscite energetiche” si intende il dispendio energetico, ovvero l’energia consumata dall’organismo umano. L’organismo, infatti, è simile ad un motore e, come questo, per funzionare ha bisogno di combustibile che è fornito dagli alimenti. A differenza però di un motore, che se rimane fermo non consuma, l’organismo non si riposa mai: tutte le funzioni vitali, come ad esempio il battito del cuore o la respirazione, non cessano mai e quindi esiste sempre un consumo minimo di energia. Questo consumo viene definito metabolismo basale. Il fabbisogno calorico giornaliero (e quindi il dispendio energetico) dipende da:? Metabolismo basale? Termogenesi indotta dalla dieta (TID): cioè la quantità di energia necessaria per digerire i nutrienti introdotti con gli alimenti. ? Attività fisica: è la componente più variabile del dispendio energetico. Se si fa un tipo di lavoro fisico leggero (es. seduti tutto il giorno dietro ad una scrivania) si ha un consumo energetico molto limitato. Al contrario un lavoro che comporta un notevole sforzo muscolare richiede un elevato apporto energetico e, per lo stesso motivo, l’attività sportiva praticata da un individuo contribuisce ad aumentare il suo fabbisogno energetico. Inoltre il fabbisogno energetico di un individuo è influenzato dai seguenti fattori: ? Età: in proporzione al loro peso corporeo i bambini in crescita hanno bisogno di un apporto nutritivo superiore a quello degli adulti. Al contrario, le persone anziane necessitano di una quantità di energia inferiore. ? Sesso: a parità di età e del tipo di attività svolta, le donne hanno bisogno di un apporto energetico inferiore a quello degli uomini, perché hanno una minore percentuale di massa muscolare (che è la massa metabolicamente attiva, cioè che consuma energia). ? Clima: quando fa freddo l’organismo ha bisogno di una maggiore quantità di alimenti per mantenere una temperatura corporea costante. ? Stato di salute: ci sono malattie che determinano un aumento del dispendio energetico. Quando un chilo è perso bene? Nessuna dieta può garantire da sola un dimagrimento qualitativamente soddisfacente, perché la riduzione delle calorie senza un costante incremento dell’attività muscolare non fa perdere soltanto del grasso superfluo, ma coinvolge anche il patrimonio proteico impoverendo organi, muscoli e globuli rossi. Solitamente l’interesse della maggior parte di noi è concentrato sul peso, ma l’obiettivo da raggiungere deve essere la perdita dell’eccesso adiposo (grasso) riducendo al minimo la perdita di massa magra muscolare (proteine), invece le diete drasticamente ipocaloriche sono accompagnate da perdita di massa muscolare. Esistono delle generiche tabelle di riferimento che distinguono diverse fasce di valori in base alla costituzione del soggetto (normotipo, brevilineo, longilineo Qualsiasi tabella, però, nasce dalla media delle misurazioni e risente perciò del gruppo etnico, del comportamento alimentare e dello stile di vita dei soggetti esaminati, quindi il problema del peso-forma non può essere risolto rifacendoci a queste tabelle annesse alle bilance elettroniche. Infatti due soggetti con uguale altezza e peso potrebbero avere una percentuale di massa grassa diversa e questo comporterà conseguenze diverse sullo stato di salute e sulla suscettibilità a certe malattie croniche-degenerativ Quindi la bilancia non è in grado di distinguere se il peso è dovuto ad un accumulo di grasso in un individuo sedentario o alla massa muscolare di uno sportivo. La stessa cosa vale per il BMI (Body Mass Index) o IMC (Indice di Massa Corporea), il quale fa riferimento solo al rapporto peso/altezza senza una più dettagliata stima della composizione corporea, pertanto non consente di distinguere quale sia il contributo percentuale della massa magra e della massa grassa nel totale della composizione fisica. Se ci si dovesse riferire solo al rapporto peso/altezza si arriverebbe a considerare obeso un culturista o normopeso un soggetto con un’elevata percentuale di massa grassa che ha ridotto, a causa della sua sedentarietà, il suo patrimonio muscolare controbilanciandolo con una quantità di grasso che eccede i limiti di sicurezza. Pertanto per la valutazione della composizione corporea si è soliti utilizzare la bioimpedenziometria, uno strumento che si basa sul passaggio nel corpo di una corrente elettrica a basso voltaggio e, attraverso varie misurazioni, ne deduce il contenuto in acqua, massa grassa e massa magra. Quante calorie dovrebbe fornire una dieta ipocalorica? Se, come già detto prima, partiamo dal presupposto che il fabbisogno calorico di ciascuno di noi è diverso e che, quindi, non è possibile utilizzare diete “standard”, possiamo però dire che in linea di massima non è mai opportuno che l’apporto energetico scenda al di sotto di 1200 kcal per la donna e di 1400-1500 kcal per l’uomo, pena la perdita di tonicità muscolare e possibili carenze vitaminico-minerali. È comunque bene sottolineare che, una volta fissate le calorie di una dieta, bisogna poi stabilire la ripartizione percentuale dei vari nutrienti, cioè glucidi, protidi e lipidi. Bisognerebbe evitare poi il digiuno programmato col quale si perderebbero solo massa magra e acqua, piuttosto che il grasso superfluo. Per realizzare un dimagrimento utile non esistono scorciatoie: bisogna programmare tempi a volte anche lunghi, con diete moderatamente iperproteiche e ipocaloriche e aumentare l’attività fisica. Specialmente se si tratta di soggetti giovani è necessario aumentare il lavoro fisico piuttosto che ridurre la dieta, per evitare carenze minerali quasi inevitabili quando si devono adottare diete troppo restrittive. Chi sono le prime “vittime” delle diete rapide? Come già detto in precedenza, l’uomo per poter far funzionare il suo corpo deve estrarre energia dall’alimentazione, se quindi l’alimentazione è insufficiente bisogna attingere dalle riserve (si attiva una sorta di “auto cannibalismo”). L’energia immediatamente disponibile proviene dal glucosio e dagli acidi grassi circolanti nel sangue e, una volta esauriti questi, si passa ad utilizzare le riserve immediate “conservate” nei muscoli e nel fegato, se però l’emergenza si protrae si provvederà ad utilizzare il grasso di deposito, ma anche le proteine. Tuttavia la conversione del materiale proteico in energia è antieconomica ed è giustificata solo dalla necessità. Ogni volta che si fanno diete troppo drastiche, si ha un coinvolgimento del patrimonio proteico che viene consumato nell’attesa che il tessuto adiposo utilizzi i grassi depositati e li utilizzi come fonte di energia. Per perdere un chilo di materia vivente e non di acqua, occorre creare un deficit fra introito alimentare e consumi effettivi di almeno 8000 kcal, perciò bisogna sottrarre alla dieta abituale 800-900 kcal al giorno per programmare un dimagrimento ottimale di circa 3-4 kg al mese, oppure si può decidere di aumentare l’attività fisica. Importante, infatti, è la qualità del peso perduto, e quindi rispetto della massa magra e riduzione dell’obesità viscerale. L’esercizio fisico associato ad una dieta non eccessivamente restrittiva, ipolipidica e moderatamente iperproteica, assicura una minore perdita di massa magra, che è tanto maggiore quando si utilizza soltanto la dieta senza esercizio fisico. Inoltre l’attività fisica è in grado di impedire o attenuare l’abbassamento del metabolismo basale che accompagna il dimagrimento, e che predispone le condizioni per una più facile riacquisizione del peso perduto. Poco meno di un terzo dei chili perduti con una dieta drastica di sole 800 kcal. proviene dalle proteine, mentre se il dimagrimento fosse avvenuto in tempi lunghi, il calo risulterebbe quasi del tutto a carico del tessuto adiposo, con una modesta e accettabile partecipazione del nobile tessuto proteico. Quindi è bene ricordare che dimagrire in modo corretto (rispettando proteine e muscoli) è tutt’altra cosa che deperire inflaccidendo. Quali sono le diete “miracolose” pubblicizzate? Come dimostrato dal frequente fallimento delle cosiddette “diete di moda”, pubblicizzate negli ultimi tempi, se ci si allontana dalla realtà fisiologica di una dieta ipocalorica equilibrata, associata ad un aumento della spesa muscolare, la perdita di peso non può essere duratura e inoltre tali diete non sono esenti da rischi. Nella tabella seguente riporto le diete “ più gettonate”. Dieta Scarsdale E’ una dieta iperproteica e ipoglucidica, abolisce i primi piatti e riduce drasticamente pane, legumi (tranne la soia), dolci e tutti i condimenti; in questo modo il corpo attinge dalle riserve andando così a diminuire il grasso corporeo. E’ una dieta troppo ricca di proteine, fortemente ipocalorica, non equilibrata, con rischio di carenze di vitamine e sali minerali. Dieta a zona Il cibo è considerato come una medicina, con la quale è possibile controllare la produzione degli ormoni, in particolare dell’insulina, che, tra le altre cose, stimola il deposito degli acidi grassi nel tessuto adiposo (massa grassa). Controllando la produzione di insulina si riduce la deposizione dei grassi. Questo regime dietetico tende a ridurre la produzione di insulina mediante la riduzione dell’introduzione di carboidrati, controbilanciata dall’aumento dell’introduzione di proteine. I principali rischi rappresentati da questo tipo di dieta sono dovuti soprattutto all’eccessivo apporto proteico che può determinare sovraccarico renale, quindi soprattutto chi già soffre di problemi renali deve evitarle, inoltre alcuni alimenti ricchi di proteine sono anche ricchi di grassi saturi (es. carne, formaggi) con possibili rischi a livello cardiovascolare. Dieta dissociata classica Si basa sul divieto di associare taluni cibi nello stesso pasto o nella stessa giornata. Ad esempio non associare cibi contenenti proteine con cibi contenenti carboidrati. In realtà non risponde al vero l’affermazione che un’alimentazione “dissociata” renda possibile di per sé una perdita di peso, a meno che non comporti un apporto calorico inferiore al fabbisogno energetico. Per calare di peso si deve introdurre meno di quanto si consuma! Dieta Atkins Limita drasticamente tutte le fonti di carboidrati semplici e complessi, i quali vengono ridotti al 14% dell’apporto energetico giornaliero (si pensi che la dieta mediterranea ne apporta addirittura il 55-60%!). Atkins, un medico americano, ritiene che un basso apporto di carboidrati, controbilanciato da un alto carico proteico, cambi il metabolismo corporeo, in modo che invece di bruciare carboidrati per produrre energia l’organismo bruci grassi. Questo processo inizia quando l’organismo è in stato di chetosi, indotta proprio dall’aumento di glucidi e dalla riduzione di carboidrati. I chili persi però tornano rapidamente (“effetto yoyo”) e infatti lo stesso Atkins che l’aveva ideata morì obeso. Tale dieta è povera in vitamine e minerali, perciò sarebbero necessari integratori. Metodo Montignac Prende il nome dal suo ideatore, Michel Montignac che condusse studi in scienze politiche e scienze umanistiche, e iniziò ad “interessarsi” di nutrizione per risolvere i suoi problemi ponderali. Non considera il rapporto tra i vari macronutrienti (carboidrati, proteine, grassi), né la quantità dei cibi, ma l’indice glicemico, cioè la velocità con cui si alza la glicemia (lo zucchero nel sangue) dopo l’introduzione di un cibo. Senza considerare che l’indice glicemico di un alimento non è un valore assoluto ma dipende anche da fattori come la cottura e la composizione del pasto, si limita a vietare gli alimenti con elevato indice glicemico (marmellata, patate, riso…) e a consentire il consumo senza limiti di carne, latte, salumi, legumi. Ne risulta una dieta iperproteica e iperlipidica. Inoltre se vengono consigliati pasti a base di carne a volontà, i grassi saturi della carne come vengono considerati secondo Motignac? Dieta di Beverly Hills Nei primi dieci giorni prevede solo frutta, da mangiare a dosi libere. La dieta risultante è troppo ricca di zuccheri semplici, povera di proteine e priva di grassi. A questo proposito occorre sottolineare che l’introduzione di una certa quantità di grassi è fondamentale, in quanto costituiscono molte strutture biologiche, come le membrane cellulari o gli ormoni steroidei, inoltre alcuni di essi (come ad esempio gli omega3) sono essenziali, cioè devono essere introdotti con la dieta perché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarli. Dieta Dukan Si tratta di un tipo di alimentazione in cui si privilegiano pochi alimenti di origine proteica (soprattutto animale) e verdure (contenenti vitamine e sali minerali), ma in cui l’apporto di carboidrati (sia semplici che complessi) è molto basso. Se seguita per molto tempo può creare scompensi gravi all'organismo umano. Infatti per innescare un processo brucia-grassi, la dieta Dukan si basa sulla chetosi, ovvero quel meccanismo di produzione di corpi chetonici che l’organismo mette in atto quando viene introdotta una quantità di glucosio troppo bassa; questa eccessiva produzione di corpi chetonici però è innaturale ed è pertanto pericolosa. Dieta Tisanoreica I punti critici di questa dieta sono soprattutto tre: - è un regime alimentare diseducativo perché basato su alimenti “finti”, cioè non è possibile utilizzare gli alimenti naturali, ma si usano prodotti come il “riso tisanoreica”, che però del riso ha solo il nome e la forma, perché contiene una serie di proteine isolate e una lunga lista di aromi e additivi che dovrebbero permettere di simulare il gusto dell’alimento vero…e questo è solo uno dei tanti esempi possibili. - è squilibrato e prevede un consumo eccessivo di proteine che provoca nell’organismo uno stato di affaticamento di fegato e reni. - è piuttosto costoso; in effetti i prodotti firmati da Gianluca Mech (che non è né medico, né nutrizionista ma un imprenditore), necessari per seguire la dieta, risultano particolarmente onerosi. L’imprenditore parla di “chetosi verde”, un modo gentile per dire che si tratta di una condizione dell’organismo caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di corpi chetonici nel sangue, in seguito a un’alterazione del metabolismo degli zuccheri e dei lipidi (come avviene nel digiuno prolungato e nel diabete). In generale tutte queste diete sono iperproteiche e sfruttano l’effetto delle proteine sulla sazietà e sull’aumento della termogenesi, da esse determinato, per ottenere una perdita di peso. Dagli studi condotti finora però si evince che un apporto di proteine superiore di 2-3 volte il fabbisogno di un adulto, contribuisce a perdite di calcio con le urine e può predisporre a perdita ossea, oltre che a danni ai reni. Effettivamente si verifica la perdita di peso, se non altro perché queste diete sono molto restrittive e spesso il prezzo da pagare è uno stravolgimento delle abitudini alimentari, che non può durare a lungo. Un altro aspetto è che difficilmente si mantiene a lungo la perdita di peso e i chili persi vengono rapidamente riacquistati, tentando poi di perderli nuovamente ripetendo gli stessi errori (si parla di “effetto yoyo”)! Il problema però è che mentre il peso perduto non è costituito solo da grassi ma anche da proteine e acqua, i chili riacquistati sono rappresentati solo da massa grassa! Quali accorgimenti quindi si possono adottare per non incorrere in errori? Diffidate quando: - si pubblicizzano diete con rapidità e facilità di dimagrimento si usano termini come miracoloso, unico, esclusivo, “recente scoperta” si fa riferimento a particolari pregi di alimenti esotici o alle combinazioni allergizzanti si propongono apparecchiature che non richiedono movimenti attivi si prescrivono speciali supplementazioni nel corso di diete molto sbilanciate o dissociate si fa riferimento all’eliminazione della cellulite si producono testimonianze di clienti soddisfatti prima e dopo la cura si richiamano studi e pubblicazioni senza le dovute referenze bibliografiche o sitografiche su riviste o altre fonti scientifiche si propone il pagamento per cicli di cura o un ruolo nella vendita di “dietetici” porta a porta Cercate invece di : - variare le scelte alimentari garantendo l’apporto di tutti i micro e macronutrienti. - ripartire gli alimenti della giornata in tre pasti principali (colazione, pranzo e cena), più due spuntini (preferibilmente a metà mattina e a metà pomeriggio) bere 1.5-2 litri di acqua. L’acqua è fondamentale per il nostro organismo e rientra in tutti i processi vitali pertanto, soprattutto in estate periodo in cui se ne aumentano le perdite, è necessario bere in abbondanza. - leggere le etichette degli alimenti. L’etichetta è lo strumento che permette al consumatore di acquisire informazioni sull’alimento e, anche se la lettura delle etichette può richiedere del tempo, il vantaggio che se ne ricava in termini di salute è di gran lunga superiore! - consultare le 10 Linee Guida dell’INRAN (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e le Nutrizione), scaricabili dal sito www.inran.it. L’INRAN propone questi contenuti con l’obiettivo di fornire al consumatore una serie di semplici informazioni basate su dati scientificamente convalidati, affinché ogni cittadino possa raggiungere un corretto comportamento alimentare, proteggendone al contempo la salute. Ecco in sintesi i titoli delle 10 Linee Guida: 1. CONTROLLA IL PESO E MANTIENITI SEMPRE ATTIVO 2. PIÙ CEREALI, LEGUMI, ORTAGGI E FRUTTA 3. GRASSI: SCEGLI LA QUALITÀ E LIMITA LA QUANTITÀ 4. ZUCCHERI, DOLCI E BEVANDE ZUCCHERATE: NEI GIUSTI LIMITI 5. BEVI OGNI GIORNO ACQUA IN ABBONDANZA 6. IL SALE? MEGLIO POCO 7. BEVANDE ALCOLICHE: SE SI, SOLO IN QUANTITÀ CONTROLLATA 8. VARIA SPESSO LE TUE SCELTE A TAVOLA 9. CONSIGLI SPECIALI PER PERSONE SPECIALI 10. LA SICUREZZA DEI TUOI CIBI DIPENDE ANCHE DA TE - praticare attività fisica giornalmente, passeggiare, portare a spasso il cane, fare le scale a piedi, scendere dall’autobus una fermata prima, parcheggiare un po’ più distante ecc. Vorrei concludere ribadendo che bisogna sfatare il mito della dieta “facile o sprint”, perché in realtà solo una revisione del modo di alimentarsi abbinata all’attività fisica, possono consentire di raggiungere gli obiettivi sperati e conservare i vantaggi del dimagrimento, senza ricadere in un’altalena “sofferta” di perdita e riacquisizione di peso.


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Racconti e poesie

Zeus-Dios

di Giuseppe Budetta

Spinta da onda anomala, la zattera di Ulisse schizzò in cielo, navigando nell’infinità dell’etere sidereo. L’eroe era abituato alle lunghe traversie, causategli dall’ira di Nettuno. Adesso, era diverso perché era stato catapultato addirittura negl’infiniti spazi interstellari. In cuor suo, l’eroe sapeva che gli dei amici prima o poi, ne avrebbero consentito il ritorno in patria. Dopo un poco, la navigazione divenne placida come sul mare piatto. Si trovava a veleggiare nello spazio uniforme, buio e solitario. Per quanto allungasse lo sguardo non scorgeva promontori, isole, scogli, o amene spiagge. In lontananza, il luccichio di remote stelle. Non c’erano venti avversi, o Arpie selvagge, o il canto traditore delle sirene. Navigava senza limiti di riferimento in un indefinito oceano nero. Spariti per incanto il sole e la luna. Pensò di essere nel regno di Ade. Aveva cibo, acqua e vino donatigli in abbondanza dalla maga Circe. Gli venne incontro un grosso meteorite, rischiarato appena da un lontano astro. Ivi attraccò senza indugiare. Confidando negli dei amici, scese dalla zattera e scrutò verso l’alto dov’era un cocuzzolo arrotondato e calvo con sopra una dimora sontuosa, rivestita di marmo bianco. Sembrava il tempio di un dio sconosciuto. Restava da capire se il dio gli fosse amico. Se ci abitava Nettuno era fottuto. Da quando aveva seguito gli Atridi nell’avventura contro Troia, Odisseo aveva sfidato la morte. Non temeva più la sorte. Salì con circospezione per l’ampia scalinata, stringendo la spada rinfoderata al fianco. Il titubante piede calpestò i lucidi marmi dell’atrio di un palazzo antico, o di un sontuoso tempio, sormontato da altissime colonne la cui fine non si vedeva. Tutto sembrava strano. Non si vedeva nessuno nei paraggi. Gli apparve un’aurea e massiccia porta, immensa che si aprì all’istante. Curioso penetrò nell’ampia sala interna, illuminata da lumi luminescenti, ma senza vampa. Ogni angolazione dell’edificio splendente di marmi, ogni altissima colonna dorata, ogni apertura laterale piena di luce, aveva un’anima misteriosa, un vero enigma che accompagnava ogni cosa, come in una nuova esistenza. Quel grandioso palazzo, pieno di luminescenza, poteva essere già esistito, ma quando? ma dove? Gli venne in mente la reggia di Priamo che i Greci avevano distrutto.Suadente voce gli disse: “Vieni avanti e non temere.” Dal lato opposto, ad una certa distanza, apparve una figura smilza come anoressica, barbuta con incolta chioma grigia. Indossava una lunga tunica sacerdotale, grigiastra. Quando gli fu di fronte, il tunicato scompigliato nei capelli, disse: “Tu sei Ulisse, il re della selvaggia Itaca. Non dire no che non ci credo.” Ulisse ne fu certo: era un dio. Chi se no? Solo un dio poteva conoscere all’istante uno sconosciuto. Disse riverente e sorridente: “A quale dio che in casa sua mi accoglie, rendo onore?” “Ti dirò tutto tosto. Ho piacere che qualcuno di tanto in tanto passi per di qua. Adesso, però togliti quel brutto tanfo di sudore e cambiati. In quella stanza, c’è il bagno con la vasca e l’acqua calda, resinosa. Lavati bene, asciugati ed indossa la tunica che troverai appesa al muro. Torna qui e parleremo con calma, seduti intorno a questo fuoco.” Alle spalle del dio c’era un caminetto con una vampa, alimentata da tizzoni ardenti e di lato due lettighe riposanti. Più che il tempio di un dio, sembrava la sala di un re. Ulisse si lavò ed uscì dal bagno ben temprato, tunicato e profumato. Accanto al fuoco bevvero del nettare ed il dio infine così parlò:“O tu che vieni da remote sponde, ascolta le mie parole pronte. Sono relegato qui perché la gente questo vuole e solo questo accetta. Per la cronaca, siamo nell’anno 2013, cioè trenta secoli dopo le tue peripezie…più o meno trenta secoli dopo.” Ulisse non conosceva le leggi della relatività quantistica, pensò: “Com’è che sono ancora vivo?” Non profferì parola da uomo furbo e attento. Il dio a Ulisse disse: “Una volta, mi chiamarono Zeus e come tale anche tu mi conosci.” L’eroe d’Itaca tirò un sospiro di sollievo. Non era un camuffamento di Nettuno, o di un mago avverso. Era Zeus che in fondo in fondo gli era amico. Zeus disse: “Abitavo il celeste Olimpo, circondato dalle eccelse dee e dei. Ah, quanti banchetti ed orge e feste a più non posso! E quanti figli avevo legittimi e illegittimi. Mi scopavo anche le più belle donne della terra che a me si davano, senza esitazione. I miei figli erano dei, semidei ed eroi. Questa era la religione di quel tempo, la tua religione in fondo. Poi, le cose a poco a poco permutarono. Arrivò il Cristianesimo monoteista e la maggioranza dei popoli scelse questa religione, adesso maggioritaria. Per questo, come vedi, sono solo. Non mi chiamo più Zeus, ma Dio.” Ulisse ascoltò e gli saltò impellente una domanda che estrinsecò: “Che differenza c’è?” “Te l’ho detto. Secondo la religione corrente esiste un unico dio. Ed io sono unico e solo. Altre figure sono state assimilate agli dei di una volta. Che so: santi, eroine, martiri beati di vario genere. Ma sono incorporee e caste. Non amano e non odiano come gli dei di una volta. Dopo morti passano sotto spirito, persi in etere sidereo, oranti e sempre preoccupati per le umane sorti.” “In poche parole una rivoluzione. E’ cambiato l’ordinamento celeste.” “Macché. E’ cambiato in apparenza. I risultati sono sempre gli stessi: guerre, omicidi, odi etnici, tentativi di distruzione di massa…e, spesso questo avviene con il paravento della religione. Chi ci è andato di mezzo sono io, costretto a cambiare identità e tenore di esistenza. Come Zeus, me la passavo bene, amando ed odiando a volontà. Per Zeus, non c’erano restrizioni. Adesso Onnipotente, posso solamente amare castamente e l’odio è da me avulso. Anche gli uomini per meritarsi la vita ultraterrena in questo etere sidereo, devono solo amare. Bello eh? Invece, presso l’umanità terrena, i sentimenti d’odio sono prevalenti. Hai capito?” Assaporando dal kylix il dolce nettare Ulisse chiese: “Che è giusto fare?” Rispose orbene Zeus: “Cosa è giusto fare? Niente. Ah, il libero arbitrio! Prima intervenivo fulminando i miei nemici. Adesso, non posso farci niente. Posso solo agire bene ed indirettamente. Ai sacerdoti di religione cattolica è devoluta la benevolenza minuta. Intercedo presso i santi per migliorare situazioni familiari compromesse, alcuni tipi di devianze, certe avversità, ma devo rispettare il libero arbitrio. Questo stabilisce la nuova religione. Una volta su di me agiva solo l’oscura volontà del Fato. Adesso, devo rispettare la volontà dei popoli monoteisti. Per questo, muto nome: da Zeus a Dios. Hai capito?” “Secondo me, era meglio prima. Nonostante le avversità di Poseidone, il mio potere era sancito dagli dei la cui benevolenza mi assicuravo con celesti voti ed are sacrificali.” Sospirando il tunicato ad Ulisse disse: “Adesso, invece sarebbe importante il sentimento di profondo amore: o c’è o non c’è. Se c’è, l’uomo può chiedere l’eternità dopo morto. Se non c’è, muore dannato. Tutto qui.” “Capiranno che è una fregatura e torneranno a desiderare i vecchi dei.” “Il pericolo è un altro. Eh, caro mio. L’uomo è imprevedibile e tendenzialmente stronzo. Homo sapiens sapiens è una brutta bestia. E’ terribile dentro. Può stabilire per esempio che Dio è morto.” “Come?” “Eh sì caro mio. Lo ha affermato uno molto tempo fa. Tempo fa rispetto a questo presente e non al tuo che chissà qual è. Un filosofo di nome Nietzske, uno mezzo pazzo, lo ha detto esplicitamente: Dio è morto. Se prende piede l’ateismo, io sono fottuto. Fottuto sono io se piede prende l’ateismo. Dovrò sparire insieme con le folle dei santi impetranti, delle anime oranti e sacerdotale gerarchia. Tutti via, oplà.” Zeus fece uno schiocco secco tra indice e pollice. Uno schiocco secco egli fece ad indicare l’inevitabilità dell’evento.Ulisse incredulo esclamò: “Allora è tutto relativo. Non solo il tempo a quanto pare, ma anche religioni ed istituzioni. Non esistono certezze. Immensa onda può sommergere o cambiare tutto improvvisamente.” Lo aveva detto Eraclito che all’inizio era il Chaos. Odisseo ora sa: tutto tornerà nel Chaos, la grande voragine. Solo il Chaos è eterno, immutabile, indistruttibile. Zeus disse ad Ulisse ancora solo queste cose: “Da uomo intelligente lo hai capito. Ricorda: è la scoperta più importante nei tuoi anni di peripezie, ma non voglio tenerti a lungo qui. So che vuoi tornartene alla tua isola. Vuoi rivedere la tua reggia ed i tuoi dei. Ti guiderò nella strada del ritorno e non temere l’ira di Poseidone che placherò. Io come Zeus, placherò gli dei avversi…gli dei avversi dell’epoca in cui vivi.” Ulisse salpò con la zattera, diretto verso la Terra, ammarando nello Ionio. Nel breve viaggio tra le pieghe dello Spazio-Tempo, aveva compreso l’infinita vastità del futuro remoto, dove gli dei e la storia umana si allungano senza confini netti. Ammarò nello Ionio felice e dopo poche ore di mare calmo approdò nella sua isola. Ringraziò Zeus ed in cuore si rasserenò.


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Quando il sole si spense

di Patrizia Carlotti

Ci domandammo se quello fosse un giorno come altri… Treni impazziti che non arrestano velocità… Macchine progettate a non pensare… Vulcani che esplodono solo cattiveria. Pioggia sporca cadeva sulle nostre teste, fango avvolgeva i nostri piedi…ma imperterriti continuammo a correre senza domandare. Tonnellate di cemento ci murarono vivi… I fiumi con forza rigettarono tutta la spazzatura che gli avevamo fatto ingurgitare negli anni... Solidali gli animali tra loro si accordarono per abbandonarci… noi nuovi eroi cappelli in testa cellulare alla mano e scarpe fradici e pistole in tasca continuammo la nostra interminabile e assurda corsa verso il nulla… incuranti del prossimo gli calpestammo piedi e non sentimmo le sue grida... niente più sogni solo incubi… niente più sole solo buio e freddo penetrò le nostre ossa… tutti uguali difronte alla giustizia divina… il sole si spense…il silenzio la nostra corsa si arrestò… tutta una vita rivissuta e rivista in quell’attimo… prendere coscienza del risultato ottenuto non servì … pianti, disperazione, implorazioni non bastarono, il sole non si riaccese… troppe possibilità dateci gettate via... la nostra civiltà stava morendo per fare spazio ad una nuova rinascita bonificata… e mentre il freddo avvolse le mie membra mi svegliai con il sole alto nel cielo.


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Poesie su Giovanni Paolo II

di Padre Nicola Galeno

FIUMANA. Tevere sonnolento, ti domandi donde sbucare possa la fiumana di gente che sommerge tutta Roma... Chi la chiamò? Soltanto una scintilla, nel cuore della notte sprgionata, ebbe il potere d’incendiare il mondo! Parevano discepoli disfatti quelli che ritornavan al villaggio donde partiron pieni di speranza... Nella Citta’ dei Santi consumata s’era tragedia immane, che spazzato aveva quell’attesa del Messia! Uno stranier s’affianca: par curioso d’apprender il perche’ della tristezza, che sembra imprigionar i loro cuori... Dicon la delusione che li opprime e lui con far sicuro ripercorre le tappe della storia di salvezza. Torna la luce in cor: “Non puoi lasciarci!”. Lo fanno pernottare nel villaggio, insieme consumando parca cena... Allo spezzar del pane per incanto cadon dagli occhi squame inveterate, svelando quanto l’alma sospirava! “Era il Maestro buono! Su! Partiamo, dimenticando il viaggio faticoso, il buio della notte e la paura!”. E sulla loro scia stuolo immenso di gente s’incammina per portare l’annuncio del risorto Salvator! L’ADDIO DI UN PAPA. Il vento si diverte a scompigliare le pagine di quell’Evangeliario, che pare la tua cassa sigillare, Papa polacco che giammai straniero fosti nel cuor di tutti gli italiani! Proprio perche’ venivi “di lontano”, ora i romani sanno premurosi ceder il posto ai tuoi connazionali perché ti possan porgere il saluto su questa Piazza donde tu annunciavi al mondo intero il Cristo Salvatore! Quante bandiere sventolan dicendo che dietro loro tutta una nazione si stringe trepidante nella prece! Armato solamente del tuo Cristo sapesti la speranza ridestare: il seme, che marciva nella terra, produsse alfine spighe rigogliose! Come il Maestro, il mondo percorresti creando nuovi ponti tra le genti. Pagasti di persona, ma la mano materna di Maria ti protesse perche’ la tua missione completassi! Dovevi a noi mostrar la coerenza di chi la Croce porta con Amore! Non ti celasti quando il morbo rese pur la favella inabile... Parlava profondamente al cor lo sguardo stesso! Ti definisti tutto di Maria e lei ti seppe con dolcezza estrema esserti al fianco, come sul Calvario, perche’ tu fossi degno del suo Figlio! Il vento s’è stancato di giocare: con un deciso colpo chiude il libro... Ma niente al mondo ormai potrà fermare l’ininterrotto flusso dell’Amore che tu nei cor sapesti suscitare!


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Satira

Per sorridere un pò

di Giuseppe Lurgio

Eccomi quì ancora una volta a portarvi una ventata di buonumore! Come oramai faccio da tempo vorrei regalare un sorriso a ognuno di voi! Se vi piace questo regalo allora non vi resta che leggere e gustarvi questa selezione di barzellette che ho raccolto qui sotto! 1) Una giovane sposina telefona alla madre: "Mamma, io e Carlo abbiamo litigato!". "Oh, cara com'è romantico... è il vostro primo litigio...". "Si', mamma... ma ora col cadavere che ci faccio?". 2) Due amici al bar. "Non riesco a capire come Elvira abbia potuto rifiutare la tua proposta di matrimonio. Non le hai detto che tuo zio è ricchissimo?". "Certo che l'ho fatto. Ora lei è mia zia..." 3) Burocrazia partenopea Un uomo si reca al Comune di Napoli a sbrigare una pratica. Arriva lì alle 4 del pomeriggio e non trova nessuno negli uffici, neppure il Sindaco! C'è soltanto un anziano usciere nella guardiola. L'uomo gli chiede: "Scusate, ma qui il pomeriggio non lavorano?" L'usciere: "No, il pomeriggio NON VENGONO. E' la mattina che NON LAVORANO!" 4) Un postino deve recapitare una lettera molto importante in una villetta al cui ingresso c'è un cartello: "Attenzione, pappagallo cattivo". Un pò perplesso il postino pensa: "Ma cosa potrà mai fare un pappagallo... mah" ed entra senza paura. Una volta dentro il giardino, sente la voce del pappagallo che dice: (,Mordilo Bobby!,mordilo adesso!" 5) Stamattina mi ha telefonato il medico con una notizia brutta e una bruttissima: la brutta è che mi restano ventiquattr'ore di vita, e la bruttissima è che il medico si è dimenticato di dirmelo ieri a quest'ora! 6)Perche' il tacchino non gioca mai a poker? Per paura di essere spennato come un pollo! 7) Un uomo entra in un negozio di animali e chiede: "5 topi, 16 ragni, una ventina di scarafaggi e se avete anche un sacchetto di vermi" Il gestore decisamente sorpreso chiede: "Da tanti anni gestisco questa attività ma non avevo mai avuto una richiesta del genere, posso chiederle a cosa le servono?" "Vede, la prossima settimana mi scade il contratto d'affitto e il padrone di casa è stato perentorio, ha detto che vuole che gli restituisca la casa nello stesso identico modo in cui me l'ha data!" 8) Un plurimiliardario, stanco della vita di tutti i giorni, decide di partire per un viaggio in giro per il mondo, portandosi una valigia con 800 milioni di dollari in contanti, deciso a regalare quei soldi alla prima persona che gli farà vedere qualcosa di nuovo e incredibile. Un giorno, mentre è in Africa a pescare lungo la riva di un fiume, gli si presenta questa scena: una canoa, su cui 12 bianchi remano a tutta forza, e dietro un nero che fa lo sci d'acqua. Il miliardario, stupito, fa segno alla canoa di fermarsi. Questa accosta, scende il capo dei rematori ed il miliardario gli dice: "Guardi, io nella mia vita ho visto cose di ogni genere, ma vedere 12 bianchi che remano per far fare lo sci d'acqua ad un nero è una cosa incredibile! Venga con me, come ricompensa per avermi fatto assistere a questa scena le regalo la valigia con 800 milioni di dollari che ho in tenda!". Il rematore chiede di attendere un attimo, torna dagli altri e dice loro: "Ohh, il primo che salta fuori a dire che stiamo andando a pesca di coccodrilli con l'esca viva, lo metto al posto del negro! 9) Mario trova per caso una lampada magica e così per gioco la sfrega. Ma all'improvviso esce veramente un genio che gli dice: Mario,esprimi un desiderio e subito si avverera'!!!". Mario stupito all'inverosimile esclama: "Che mi venga un colpo!!!".Mario ora e' al reparto di terapia intensiva del Fatebenefratelli! 10)Un signore di quasi 80 anni va a dal dottore, per una visita di controllo dopo essere guarito una malattia piuttosto seria. Alla domanda del medico sul come si sentisse fisicamente il paziente risponde con entusiasmo, "Non sono mai stato meglio in vita mia dottore!" "Ho appena sposato una ragazza di diciotto anni. E' già incinta e tra poco sarò padre. Cosa ne pensa?" Il dottore pensa un attimo e dice: "Le voglio raccontare una storia. Ho conosciuto un tale che era un cacciatore accanito. Non aveva mai mancato una stagione di caccia. Ma un giorno uscì di casa precipitosamente e prese l'ombrello al posto del fucile. Quando fu nel bosco, improvvisamente un orso si precipitò verso di lui. Prese l'ombrello, lo strinse con forza e lo puntò verso l'orso. E sapete cosa successe?" " No."Rispose il vecchio. Il dottore continuò: "L'orso cadde morto davanti a lui!" "E' impossibile!" rispose il vecchio. "Qualcun altro deve aver sparato al posto suo!" "E' esattamente quello che sto cercando di spiegarle!" rispose il medico.


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