<>

Giovani del 2000



Informazione per i giovani del III millennio numero 54 Settembre 2014

Direttore: Cav. Virgilio Moreno Rafanelli

Vice Direttore: Maurizio Martini

Redattori: Massimiliano Matteoni e Luigi Palmieri

Collaboratori di redazione: Giuseppe Lurgio e Natale Todaro

Sito web: Mario Lorenzini

Redazione: Via Francesco Ferrucci 15 51100 - Pistoia
Tel. 057322016
E-Mail: redazione@gio2000.it
Sito internet: www.gio2000.it

Tipologia: periodico trimestrale

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4971 del 26.06.2000

Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo articolista.


Rubriche

In questo numero:

Editoriale
Cosa resterà di questi euro 80? di Mario Lorenzini
Cucina
La cucina di Sonia di Sonia Larzeni
Cultura
I pericoli della mondializzazione di Serge Latouche
L'associazione i Misirizzi di Giuseppe Lurgio
Hobby e tempo libero
Berlino di Gianfranco Pepe
Informatica
Professionisti introvabili cercasi di Mario Lorenzini
Lettere dal cuore di Clemente Palladino
Patologia
Linee guida generali per alimentazione e sport di Rossana Badaschi
L'eccellenza delle inutilità di Mario Lorenzini
Racconti e poesie
Poesie dedicate al pontificato di Benedetto XVI di Padre Nicola Galeno
Voglio viverti di Patrizia Carlotti
Cara Italia di Antonella Iacoponi
Riflessioni e critiche
Rispetto delle persone e diritti dei disabili: ancora sui parcheggi dedicati a cura della redazione
Satira
Per sorridere un pò di Giuseppe Lurgio

Editoriale

Cosa resterà di questi euro 80?

di Mario Lorenzini

Mi riaggancio, ovviamente, al bonus fiscale promosso dal governo Renzi, parafrasando uno dei più bei successi di Raf. Ma mentre gli anni ottanta citati dal cantante sono rimasti nella mente collettiva per vari eventi, soprattutto musicali, gli 80 euro offerti in busta come non-tassa, non solo non saranno ricordati, ma la loro flebile efficacia non è stata praticamente tangibile e sarà annullata dall'accrescimento del livello di tassazione. lo so, sono frasi fatte e già ripetute tante e tante volte. Qualcuno pensava (illuso!) che le cose cambiassero. in questa Italia piena di tante bellezze come l'arte e i prodotti tipici locali, però oscurati da mafia, corruzione, disonestà, ecc.Forse Matteo ci sta provando, ha tentato, ce la mette tutta, ma devo dire, che anche lui, sul suo viso, sta iniziando a mostrare i segni lenti e inesorabili della…stanchezza? No, della metamorfosi della sopravvivenza. Avete mai visto un film sui vampiri? Puoi evitarli o cercare di combatterli, ma se scegli quest’ultima via, ti dovrai lanciare nella mischia, correndo un rischio che si avvera per l’appunto al cinema: divenire, tuo malgrado, una creatura della notte. Solo in questo caso i vampiri non ti uccidono, se diventi uno di loro; certo non muori, ma il tuo obiettivo di usare martello e cuneo di legno per far piazza pulita di questi succhiasangue va a farsi benedire. Non dico che questa fine sia toccata solo al nostro premier attuale, ma anche a tanti altri del passato e che seguiranno, i quali, non riusciranno mai a spodestare i vari conti della Transilvania, pur con l’onestà e i buoni propositi che contraddistinguono anche le prede degli uomini pipistrello. Ma il tentativo di togliere un po di vita notturna a tali soggetti, levando dalle loro tasche 80 litri di sangue al mese e riversandoli nei corpi di persone svenate, ha fatto sì che la fame vampiresca crescesse, e si corresse subito ai ripari: il vampiro politico, la peggior specie, seguito dal vampiro grande imprenditore, e tutti i suoi discepoli a seguire, ha ben pensato di inventare nuovi prelievi plasmatici dai nomi terrificanti, come TASI; alcuni di loro, non riuscendo a sopportare il disagio fisico della crisi si sono aumentati, con intrighi rocamboleschi, poco più di 1000 litri di sangue mensili. Ora mi viene un dubbio? Ma i vampiri esistono davvero! State tutti all’erta perché sono tra di noi, e li riconoscete molto facilmente dato che, come tutte le creature che vivono, ma in realtà sono morte dentro, hanno bisogno per continuare a deambulare, di una dose molto maggiore, quasi illimitata di liquidi dei comuni esseri viventi. Naturalmente ho scherzato. L’analogia sangue / euro e vampiri con disonesti signori senza scrupoli è tutt’altro che da copione. L’idea di base di scalzare queste entità a poco a poco, magari con solo 80 unità di qualcosa, anche se servirebbero 80 mila miliardi, fondamentalmente appare valida; la convinzione di colui che inizia questo processo è che dopo i primi tempi, le 80 unità aumenteranno per ristabilire l’equità del paese. Ma è solo l’ennesimo sogno a occhi aperti poiché, come grande lezione del e dal passato, i potenti ci tengono a rimanere tali, e si guardano bene dal comprendere le necessità che ogni singolo cittadino civile crede, in tanti anni, di aver conquistato. La lotta per i diritti dell’uomo non finisce certo qui, sia per mantenerli che acquisirne dei nuovi. Gli 80 euro delle nostre sgonfie buste paga saranno forse nota di plauso e derisione fra qualche anno, le ricorderemo così, con un sorrisetto vagamente malinconico e basito. Chissà, forse una mattina potremmo svegliarci e realizzare che è stato solo un film horror. E allora, buona visione…ehm, buona lettura.


torna all'indice

Cucina

La cucina di Sonia

di Sonia Larzeni

Salve a tutti! In questo numero propongo un menù un po diverso dalle nostre abitudini gastronomiche. diciamo che è un menù alla francese dove i piatti non hanno una collocazione specifica. molti ristoranti anche in Italia, stanno iniziando a proporre questo tipo di menù,quindi approfittando del successo attuale ho pensato di proporlo anche a voi. Buon appetito! ------------ Patè Franci: Ingredienti: olio, una grossa melanzana e 100 grammi di ricotta salata.. paprica a vostro piacere. Preparazione: Mettiamo in una pentola anti aderente olio e e melenzane tagliate a pezzettini e preventivamente messe a spurgare nel sale per almeno mezzora in modo che abbiano perso parecchia acqua di vegetazione altrimenti sono amarognole. Facciamole cuocere a fiamma bassa. Appena saranno cotte versiamole nel frullatore insieme alla ricotta salata. fFrulliamo bene fino ad ottenere una bella crema omogenea, quindi rimettiamo in pentola. Per raccogliere la crema che è rimasta attaccata alle pareti del bicchiere del frullatore aggiungiamo un goccino di acqua nel bicchierestesso e facciamolo andare per pochi secondi.quindi versiamo nella pentola. Accendiamo il fornello a fiamma bassa. facciamo restringere un po la cremina ottenuta,serviamola abbinata a dei crostini. Sfogliagreca. Ingredienti: Una confezione di pasta sfoglia, una confezione di feta, olive verdi snocciolate, un uovo sodo, salmone affumicato, tonno. Preparazione: formiamo una bella insalatona con feta, salmone,uovo, tonno e olive.poi in una teglia, srotoliamo la pasta sfoglia e la riempiamo con l'insalata greca. arrotoliamo bene come se fosse uno strudel. inforniamo per 35 minuti a 180 gradi. Pollo con zafferano e belpaese: Ingredienti: Un pollo disossato e fatto a bocconcini, 200 grammi di belpaese, due bustine di zafferano. Preparazione: Mettiamo a cuocere il pollo gia disossato e tagliato a pezzettini molto piccoli in una padella con olio a fuoco basso avendo cura di girare spesso. Facciamo cuocere per 20 minuti, e poi aggiungiamo lo zafferano e il belpaese tagliato a pezzettini. Facciamo cuocere ancora per 15 minuti mescolando molto ben per evitare che si attacchi al fondo. Serviamo ben caldo! Dolce pantagruel: Ingredienti: 250 grammi di yogurt greco alla pesca, una pesca, sette fichi di cui useremo solo la polpa, 250 grammi di farina 00, 100 grammi di farina di riso, e 2 cucchiaini di maizena, due uova, 150 grammi di zucchero, un bicchierino di olio. lievito due bustine. Preparazione. Puliamo i fichi, conservando solo la polpa. Sbucciamo la pesca tagliandola a pezzettini piccoli e amalgamiamola ai fichi e lasciamo il composto da parte a riposare. In un altra ciotola,mettiamo le uova lo zucchero e lo yogurt, e mescoliamo molto bene. Incorporiamo le farine piano piano, sempre mescolando con cura. Poi aggiungiamo la frutta precedentemente preparata continuando a lavorare molto molto bene l'impasto. Per ultimo aggiungiamo l'olio e il lievito. lavorando energicamente il composto. Aquesto punto versate il tutto in una tortiera anti aderente e infornate in forno caldo a 180 gradi per 35 minuti! Questa deliziosa torta e da consumare preferibilmente fredda!


torna all'indice

Cultura

I pericoli della mondializzazione

di Serge Latouche

«L'anno scorso eravamo sull'orlo del baratro; quest'anno abbiamo fatto un gran passo in avanti.» Questo sproposito, detto da un ministro algerino qualche anno fa, rivela in pieno lo spirito dell'epoca. La fede nel progresso ci coinvolge al punto da farci diventare inconcepibile il non andare avanti. Così ci ritroviamo a bordo di un bolide, che non ha retromarcia, né freni, né conducente. Non occorre essere profeti per prevedere il futuro di questa megamacchina. Essa può solo fracassarsi contro un muro o sprofondare in un precipizio. Le mucche pazze, le modificazioni genetiche e altri cloni non sono altro che i primi segni della grande implosione. La mondializzazione partecipa pienamente alla natura di questo processo. La presente opera -un vero compendio, poiché riunisce un gran numero di specialisti in tutti i campi considerati- esamina i differenti meccanismi del processo ed il suo impatto con tutti gli aspetti della vita; denuncia, inoltre, le false panacee e propone risoluzioni reali. In questa breve introduzione vorrei proporre un quadro sintetico e il più possibile fedele allo spirito dell'opera, senza pretendere di farne un riassunto dettagliato o di elencare le posizioni contrapposte dei vari autori. Dal mondiale al globale: estensione e storia La mondializzazione o globalizzazione, come dicono gli anglosassoni, è un concetto alla moda, imposto dalle recenti evoluzioni. Fa parte dello spirito del tempo. In pochi anni, se non in pochi mesi, tutti i problemi sono divenuti globali: la finanza e gli scambi economici anzitutto, ma anche l'ambiente, la tecnica, la comunicazione, la pubblicità, la cultura e persino la politica. Soprattutto negli Stati Uniti, l'aggettivo "globale" è stato all'improvviso affibbiato a tutti questi settori. Si parla di inquinamenti globali, della televisione globale, della globalizzazione dello spazio politico, della società civile globale, del governo globale1 del tecnoglobalismo2, ecc. Non c'è dubbio che il fenomeno nascosto dietro tali parole non è così nuovo come si vuol far credere. Alcune voci profetiche annunciavano già da diversi decenni l'avvento di un "villaggio planetario" (globale village). Alcuni specialisti hanno parlato di occidentalizzazione, di uniformazione o di modernizzazione del mondo e gli storici ne hanno scoperto tutti i sintomi dentro evoluzioni di lunga durata. La mondializzazione, sotto l'apparenza di una constatazione neutra del fenomeno, è anche, invece, uno slogan che incita e orienta ad agire in vista di una trasformazione auspicabile per tutti. La parola d'ordine è stata lanciata dalla Sony, all'inizio degli anni 80, per promuovere i suoi prodotti. La chiassosa pubblicità, che ha fatto il giro del mondo, mostrava degli adolescenti che pattinavano con il casco in testa e un mini radioregistratore agganciato alla cintura. Il messaggio pubblicitario non si deve adattare alle diverse culture, visto che veicola in se stesso una cultura globale3, lanciava una sfida. II nuovo concetto è stato ripreso istintivamente dalle multinazionali e dal governo americano. II termine, che non è affatto "innocente", lascia anzi intendere che ci si trova di fronte ad un processo anonimo e universale benefico per l'umanità e non invece che si è trascinati in una impresa, auspicata da certe persone, per i loro interessi, impresa che presenta rischi enormi e pericoli considerevoli per tutti. Come il capitale al quale è intimamente legata, la mondializzazione è in realtà un rapporto sociale di dominio e di sfruttamento nella scala planetaria. Dietro l'anonimato del processo, ci sono dei beneficiari e delle vittime, i padroni e gli schiavi. I principali rappresentanti della megamacchina senza volto si chiamano G7, Club de Paris, complesso FMI/Banca Mondiale/OMC, Camera di Commercio Internazionale, forum di Davos, ma vi sono anche delle istituzioni meno note, dalle sigle esoteriche, ma di enorme influenza: il Comitato di Bali per la supervisione bancaria e l'IOSCO (International Organisation of Securities Commissions), che è l'organizzazione internazionale delle Commissioni nazionali emettitrici di titoli obbligatori, l'ISMA (International Securities Market Association), che ha un noto equivalente per i titoli obbligatori, l'ISO (Industrial Standard Organisation), che ha l'incarico di definire gli standard industriali. Infine, non si possono trascurare le grandi imprese, i grandi uffici di consulenza, i grandi studi legali e le fondazioni private. Società come Price & Watherhouse, Peat Marwick, Ernst & Yung o Arthur Andersen sono protagoniste essenziali della mondializzazione, anche se a prima vista il loro ruolo, come la certificazione della contabilità delle imprese, può apparire puramente tecnico. È del tutto evidente che, lasciando credere che il fenomeno, buono o cattivo, sia incontrastabile, ci si rende complici del fatto che accada. Funziona così sempre, da Clinton a Fidel Castro, da Alain Minc a Viviane Forrester. «La mondializzazione è un fatto e non una scelta politica» -dichiarava Clinton a Ginevra, nel maggio del 1998- «Siamo di fronte a un dilemma: impegnarci a dirigere queste potenti forze di cambiamento nell'interesse dei nostri popoli o trincerarci dietro dei baluardi di protezionismo».4 Nello stesso forum dell'OMC, il suo antagonista Fidel Castro dichiarava che si trattava di un fenomeno non aggirabile. «Gridare abbasso la mondializzazione -ha detto- equivale a gridare abbasso la legge di gravità. Conviene dunque prepararsi e interrogarsi sul tipo di mondializzazione che si impone. Una mondializzazione neo-liberale, molto probabilmente»5. Il tecnocrate francese Alain Minc, autore de La mondializzazione felice, si è autoproclamato "arcivescovo del pensiero unico", mentre Viviane Forrester, autrice de L'orrore economico, invitata al forum di Davos, dichiara: «La mondializzazione è senza dubbio una cosa positiva" e si prende cura di precisare: «Ma non c'è alcuna ragione per relegarla solo al mondo degli affari e della finanza»6. Una volta compreso quello che si nasconde dietro la sua manifestazione, non vi è alcun motivo di ritenere che il fenomeno sia irresistibile e inarginabile. La mondializzazione non è positiva per tutto il mondo ed è pienamente possibile concepire un altro destino. Bisogna dunque -come fanno i numerosi contributi di questo libro e, in particolare, quelli della terza parte- tentare di cogliere le caratteristiche dell'attuale forma di mondializzazione, di analizzarne le conseguenze, la mercificazione, e di mettere in chiaro la posta in gioco. Origine e caratteristiche della nuova mondializzazione L'idea e una certa realtà del mercato mondiale sono parte intrinseca del capitalismo. Sin dall'origine, il funzionamento del mercato è sopranazionale se non addirittura mondiale. La Lega anseatica, le piazze finanziarie di Genova, di Lione e Besançon, le operazioni commerciali di Venezia e dell'Europa del nord, per non parlare delle grandi fiere (Troyes), sono internazionali, se non mondiali, fin dal XII-XIII secolo. II trionfo recente del mercato non e altro che il trionfo del tout marché (tutto è mercato). Si tratta dell'ultima metamorfosi di una lunghissima storia mondiale. La prima mondializzazione porta la data della conquista dell'America, quando l'Occidente prese coscienza della rotondità della terra per scoprirla e imporre le proprie conquiste. Quando, secondo la formula di Paul Valery, «comincia il tempo del mondo finito». Questa prima mondializzazione è stata forse più determinante delle successive. Con la conquista europea delle Americhe, sono stati accelerati gli scambi di piante, di animali, ma anche di malattie. L'introduzione nel continente di animali d'allevamento, mucche, pecore o del cavallo ha permesso: l'occupazione estensiva di immensi territori poco popolati; l'inserimento, nei sistemi di produzione dell'America delle cordigliere, del grano, dell'erba medica, ma anche la diffusione del granoturco, della patata, della manioca negli altri continenti; la creazione di nuovi sistemi di produzione, come la piantagione coloniale della canna da zucchero, del cacao, poi del caffè e del cotone, con le conseguenze nefaste per le popolazioni africane, fornitrici di manodopera di schiavi; la costituzione, sul suolo americano, di una nuova società attorno alla piantagione, con tutte le conseguenze dirette e indirette di un tale processo. Una seconda mondializzazione risalirebbe alla Conferenza di Berlino e alla spartizione dell'Africa fra il 1885 ed il 1887. Una terza sarebbe cominciata con la decolonizzazione e l'era degli "sviluppi". II fenomeno che è stato definito una «nuova mondializzazione» (la quarta secondo la nostra periodizzazione) comprende, infatti, quattro fenomeni legati tra di loro: la transnazionalizzazione delle società; L'affievolimento dei controlli statali all'ovest; il crollo della pianificazione all'est; il dominio della finanza sull'economia. È necessario dire due parole per comprendere quale sia la posta in gioco. 1. Lo sviluppo del potere delle società multinazionali Le multinazionali, come il mercato, esistono dalla fine del medioevo. Jacques Coeur, i Fugger, la banca dei Medici, le grandi compagnie delle Indie, per citare solo alcuni fra gli esempi più celebri, sono imprese di commercio impiantate in diversi continenti e il cui traffico commerciale ha come orizzonte il mondo. E, fatto nuovo, a partire dagli anni '70, non solo si mondializzano sistematicamente il capitale commerciale e bancario, dando origine al mercato finanziario mondiale, ma si mondializza anche il capitale industriale. Renault fa fabbricare i suoi motori in Spagna. I computer IBM sono fabbricati in Indonesia, montati a Saint Omer, venduti negli Stati Uniti, ecc. La divisione del lavoro si è internazionalizzata. II processo di fabbricazione si è segmentato. Le imprese si sono totalmente transnazionalizzate. 2. L'affievolimento dei controlli statali all'ovest L'affievolimento dei controlli nazionali-statali è alla volta causa ed effetto della transnazionalizzazione. La complicità fra stato e mercato, che si è solidificata nella sua forma più forte con il fenomeno delle economie nazionali, come insiemi interdipendenti di branchie industriali e commerciali, ha conosciuto i suoi anni più belli nel periodo 1945-1975 ('Trente glorieuses') e nello stato-provvidenza. La dinamica del mercato che libera le economie locali e regionali non si ferma eternamente alle frontiere del territorio nazionale. La mondializzazione è l'estensione geografica ineluttabile di una economia sistematicamente strappata (disinserita), fin dal XVIII secolo, dal contesto sociale. Questa evoluzione, solo in parte irresistibile, e stata accelerata e voluta dai "padroni del mondo" (2000 global leaders che si ritrovano a Davos), che raccomandano instancabilmente le tre "D": "déréglementation" (liberalizzazione), "désintermédiation" (senza mediazione), "décloisonnement" (soppressione delle barriere). Si giunge, così, allo smantellamento della società salariale. 3. II crollo delle economie socialiste II crollo delle economie socialiste ha accelerato e rinforzato ulteriormente il processo. "La guerra fredda - scrive con efficacia Dollfus - è terminata nel 1989 con il "KO" tecnico dell'URSS"7. La pianificazione, in fin dei conti, ha avuto il compito storico di uniformare lo spazio all'est e di distruggere qualsiasi specificità culturale che potesse ostacolare il libero gioco delle "forze di mercato". C'erano degli scambi, ma non c'era la possibilità di produrre un calcolo che mettesse in relazione le risorse naturali di un immenso territorio e milioni di uomini, in tutti i rami, per tutti i prodotti. Non era possibile acquistare, fabbricare, vendere liberamente né seminare la rovina o la prosperità in funzione di un margine di profitto a volte irrisorio. II socialismo reale significava penuria, mediocrità e tristezza. Per contrasto, l'economia di mercato sembrava sinonimo di abbondanza e di efficienza. Da qui sono nati il fascino per il modello e la volontà di inserirsi a qualsiasi prezzo nel mercato mondiale. 4. II predominio della finanza sull'economia: i mercati finanziari In campo finanziario, perfino gli stati, per finanziare il deficit di bilancio, si sono fatti complici della mondializzazione finanziaria, quando non sono diventati gli istigatori coscienti o incoscienti del fenomeno, lanciandosi nella "titolarizzazione" del debito pubblico, cioè offrendolo sui mercati mondiali e, quindi, sottoponendolo alla legge dei fondi di pensione anglo-americani che, con la fine dello stato assistenziale, erano in piena espansione. Tra l'ammontare delle speculazioni finanziarie e le attività di produzione non c'è paragone. Grazie alle nuove tecnologie i mercati finanziari funzionano come fossero una piazza unica, in tempo reale. «La rotondità della terra interviene nella finanza con un "sole" che non tramonta mai sulla sfera finanziaria nel funzionamento continuo delle borse valori e degli uffici di cambio a secondo della loro posizione sul pianeta»8. La liberalizzazione, lo sviluppo dei mercati a termine e l'esplosione dei prodotti derivati fanno sì che gli scambi giornalieri oltrepassino i 1.500 miliardi di dollari ossia il doppio delle riserve monetarie o l'equivalente del Prodotto Nazionale Lordo (PNL) francese. I movimenti finanziari, nel 1993, hanno raggiunto circa i 150.000 miliardi di dollari, ossia da 58 a 100 volte quelli dei movimenti commerciali annuali. Le economie, in particolare quelle del terzo mondo, si trovano così alla mercé delle fluttuazioni dei mercati finanziari. L'insieme intercollegato della mondializzazione del commercio, della mondializzazione della finanza e della mondializzazione dell'industria provoca la formazione di piazze offshore (deterritorializzate). Un sistema economico universale, totalmente sradicato, senza legami privilegiati con un luogo particolare, ma che mette antenne ovunque, è già più o meno in atto. L'economicizzazione del mondo La mondializzazione dell'economia, tuttavia, non si realizza pienamente se non con il raggiungimento del fenomeno speculare, l'economicizzazione del mondo, cioè la trasformazione di tutti gli aspetti della vita in questioni economiche, se non addirittura in mercanzie. Nella sua forma più significativa, essendo economica, la mondializzazione è di fatto tecnologica e culturale, e comprende pienamente la totalità della vita del pianeta. La politica, in particolare, si trova completamente assorbita dall'economia. La globalizzazione, che la si consideri auspicabile o meno, è tutt'altra cosa dell'estensione a tutte le persone dei valori universali di emancipazione espressi dai Lumieres (pensatori del secolo dei lumi). Si considera, invece, come già vinta la scommessa che la democrazia, i diritti dell'uomo, la fratellanza planetaria seguiranno la scia tracciata dal mercato mentre, un poco di più ogni giorno, l'esperienza ci dimostra il contrario9. L'universalizzazione del mercato non costituisce una novità se non per l'ampliamento del suo spazio. Si avanza così verso la commercializzazione integrale. L'economicizzazione del mondo si manifesta nel cambiamento delle mentalità e negli effetti pratici. Nell'immaginario, è il trionfo del pensiero unico; nella vita quotidiana, è l'onnicommercializzazione. Il trionfo del pensiero unico L'espressione "pensiero unico" è una metafora piuttosto felice per definire il regno quasi incontrastato di una concezione del mondo fondata sul liberalismo economico più stretto10. Già da qualche tempo, si parlava di "mondo unico" (one world, un solo mondo). «Non è il pensiero che è unico, ma è la realtà che è unica», dichiarava in un dibattito il tecnocrate liberale Alain Minc, che, nella sua recente opera, La mondialisation heureuse (La mondializzazione felice), si è autoproclamato «arcivescovo del pensiero unico». II pensiero unico è, infatti, il pensiero di un mondo unificato, di una umanità senz'altra prospettiva che l'apoteosi del mercato. La fine delle illusioni del socialismo reale ha segnato la fine delle concezioni di un mondo in sé diverso. L'economicismo e l'utilitarismo regnavano praticamente incontrastati a Est come a Ovest, da Nord a Sud, ma non lo si vedeva e non lo si voleva vedere. Le varianti nelle forme si radicavano in sopravvivenze politiche e culturali incontestabili e in meticciati intellettuali equivoci. II trionfo della società di mercato ha fatto svanire le velleità di pluralismo. Si impongono sempre più il vangelo della competitività, l'integralismo ultraliberale e il dogma dell'armonia naturale degli interessi. E ciò a dispetto dell'orrore planetario generato dalla guerra economica mondiale e dal saccheggio spudorato della natura. II fondamentalismo economico, già integralmente presente in Adam Smith, si impone quindi senza rivali, perché corrisponde allo spirito del tempo, che abita l'uomo unidimensionale. Questa vera controrivoluzione culturale ha sorpreso solo i suoi avversari, in particolare una sinistra social-democratica e marxista europea, sopita dall'idea consolante che il capitalismo selvaggio e cosmopolita era stato messo nel ripostiglio degli accessori. Gli spiriti progressisti si sentono ormai tacciati di arcaismo, con l'astuzia e l'ironia della storia, dai giovani lupi di un liberalismo puro e duro, che ci riportano allegramente indietro di cent'anni, ai bei vecchi tempi dello sfruttamento sanguinario del XIX secolo, e tutto ciò, per di più, nel nome della marcia ineluttabile dell'umanità verso una maggiore libertà e una maggiore unità. «Resistere alla globalizzazione, proporre il nazionalismo economico, significa condannare una società ad arretrare verso una sorta di preistoria» dichiara Mario Vargas Llosa, il cantore prestigioso di questa progressione ambigua11. Lo spettro che ossessiona ormai il mondo non e più il comunismo del 1848, bensì il liberalismo del 177612. Questa restaurazione, che ha sorpreso gli ambienti europei avanzati, è stata preparata da lungo tempo nei dipartimenti di economia delle università americane. A Chicago, soprattutto attorno ai vecchi Milton Friedman e Gary Becker, i vinti dalle teorie di Keynes hanno sapientemente tramato una clamorosa rivincita, moltiplicando le invocazioni ai "manifesti" di Ludwig von Mises, di Friederich Hayek e di Karl Popper. Progressivamente, hanno popolato con le loro creature i consigli economici dei presidenti degli Stati Uniti, gli staffs della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale. Essi hanno sfornato esperti nel terzo mondo e nell'ex secondo mondo, dal Cile di Pinochet alla Russia di Boris Eltsin. Progressivamente, sono riusciti a colonizzare quasi tutte le facoltà di Economia del pianeta (e, naturalmente, anche le Business School...), a intrecciare rapporti di complicità persino all'interno delle équipe governative o di opposizione social-democratiche, se non addirittura negli ultimi fossili del comunismo. Infine, (chi l'avrebbe mai detto?) ricevendo un rinforzo, tanto potente quanto inatteso, dalle sette protestanti pentecostali o neo-pentecostali che proliferano nell'Africa nera e nell'America Latina, sono riusciti a sedurre persino una parte importante delle opinioni di un terzo mondo che sembrava definitivamente votato a differenti forme di anti-capitaIismo e di anti-imperialismo13. Per inciso, questi risuscitati del liberalismo sono riusciti a convertire qualche importante figura di grandi intellettuali delusi dal populismo e, giustamente, assai scoraggiati dai pasticci del socialismo reale, come Mario Vargas Llosa. Perso il senso critico e la meravigliosa acutezza del suo sguardo, questo neofita dichiara: «La generale internazionalizzazione della vita è, forse, quanto di meglio è accaduto al mondo fino a oggi»14. Non v'è dubbio che la dilagante reazione non sarebbe stata possibile senza la crescita del potere dei «nuovi padroni del mondo»15, le società transnazionali, per le quali la concorrenza e il mercato mondiale costituiscono un modo abile per imporre la loro legge di monopolio. L'onnimercantilizzazione Tuttavia, la mondializzazione senza precedenti dei mercati non ha ancora realizzato il mercato integrale. Si designa così il grande meccanismo autoregolatore che prende a carico la totalità del legame sociale, dalla nascita alla morte, degli atomi individui. Secondo gli economisti ultraliberali: «Tutto ciò che è oggetto di desiderio umano è candidato allo scambio. In altre parole, la teoria economica, in quanto tale, non fissa alcun limite all'impero del mercato»16. La mercantilizzazione deve quindi penetrare tutti gli angoli della vita e del pianeta. II trionfo della libertà, della libera intesa degli individui, obbedendo al loro calcolo di ottimizzazione, trasformando ogni individuo in imprenditore e in mercante, sta per diventare la legge, l'unica legge di un anarcocapitalismo (termine adottato da alcuni ideologi per designare il sogno di un'economia senza stato) totale e ideale. «La scienza economica -dichiara il premio Nobel dell'economia Garry Becker- entra nella terza età. In un primo tempo, si riteneva che l'economia si limitasse allo studio dei meccanismi di produzione di beni materiali e non andasse oltre (teoria tradizionale dei mercati). In un secondo momento, l'ambito della teoria economica è stata estesa agli insiemi dei fenomeni mercantili, cioè che danno luogo a rapporti di scambio monetario. Oggi, il campo dell'analisi economica si estende all'insieme dei comportamenti umani e delle decisioni a esse associate. [... È ciò che si chiama] l'economia generalizzata»17. La fede nell'autoregolazione del mercato porta logicamente a volere sostituire con il mercato qualsiasi altro meccanismo di regolazione, sia essa statale, familiare, etica, religiosa o culturale. Lo scambio commerciale transnazionale diventa così l'unica base del legame sociale e l'Uruguay round assume, quindi, tutt'altro significato. Si tratta, infatti, di una tappa importante nel processo di onnimercantilizzazione del mondo. La globalizzazione designa anche questa inaudita avanzata nella onnimercantilizzazione del mondo. I beni e i servizi, il lavoro, la terra18 e, domani, il corpo, gli organi, il sangue, lo sperma, l'utero in prestito, i geni vegetali, animali, umani e gli organismi manipolati geneticamente entrano nel circuito commerciale. Già d'ora, i servizi, la banca, la medicina, il turismo, i mezzi di comunicazione, l'insegnamento, la giustizia diventano transnazionali. Ai rappresentanti dei poteri pubblici americani in tutto il mondo, nella scia delle grandi manovre per il controllo del mercato delle autostrade dell'informazione, è stato ordinato di prestare manforte ai giganti dei multimedia, esigendo che i "prodotti" culturali vengano trattati come mercanzie, "alla stregua delle altre" mercanzie e le eccezioni culturali come fossero un banale e nocivo protezionismo, quando l'80% del mercato è già nelle mani delle ditte americane19. Il mercato mondiale attuale, a differenza delle vecchie "piazze mercato", luoghi concreti di città e di paesi, dove venivano scambiate le mercanzie tradizionali, realizza l'interdipendenza di diversi mercati. Esso mette in comunicazione più o meno stretta i mercati dei beni, i mercati dei servizi, i produttori e i mercati di capitali. La posta in gioco La mercantilizzazione del mondo distrugge lo stato-nazione e svuota la politica della sua sostanza, accumula minacce enormi sull'ambiente, corrompe l'etica e distrugge le culture. 1. La mondializzazione distrugge lo stato-nazione L'anarchia commerciale, auspicata e salutata da alcuni come il trionfo della civiltà, genera l'esclusione economica e il caos politico e sociale. 2. La mondializzazione distrugge la politica La scomparsa della politica come istanza autonoma, il suo assorbimento nell'economia risuscita lo stato di guerra del "tutti contro tutti"; la competizione e la concorrenza, leggi dell'economia, diventano, ipso facto, legge della politica. «Si può ancora parlare di democrazia quando la maggioranza dei cittadini non riesce più a distinguere le tesi dell'opposizione dalle tesi del potere?», scriveva Claude Julien già nel 1972. «La democrazia viene ferita nel suo principio quando la maggioranza dell'opinione pubblica è persuasa di non potere indirizzare la politica del governo»20. Questa situazione deriva dalle numerose costrizioni che influiscono sulla situazione attuale, all'insaputa degli uomini politici e delle forze politiche. 3. La mondializzazione minaccia l'ambiente II problema ecologico consiste essenzialmente nel fatto che l'ambiente si colloca al di fuori della sfera degli scambi commerciali e, quindi, che nessun meccanismo di controllo si oppone alla sua distruzione. La concorrenza e il mercato, per fornirci il cibo alle migliori condizioni, generano effetti disastrosi sull'ambiente. Nulla limita il saccheggio delle ricchezze naturali la cui gratuità permette di abbassare i costi. L'ordine naturale non ha salvato né il dodo dell'isola Maurizio o le balene blu, ma neanche i fueghini (gli abitanti della Terra del Fuoco). II saccheggio dei fondali marini e delle risorse ittiche sembra irreversibile. Lo spreco dei minerali prosegue in modo irresponsabile. I cercatori d'oro individuali, come i garimpeiros dell'Amazzonia o le grandi società australiane in Nuova Guinea, non arretrano davanti a nulla pur di procurarsi l'oggetto della loro cupidigia. Ora, nel nostro sistema, ogni capitalista, come ogni homo oeconomicus, è una specie di cercatore d'oro. Lo sfruttamento della natura, poi, non è meno violento né meno pericoloso quando si tratta di rifilare la nostra spazzatura ed i nostri rifiuti nella stessa natura-pattumiera. 4. La mondializzazione distrugge l'etica La cosiddetta deontologia degli affari e dell'etica di mercato sono fandonie. L'imbroglio è la regola, l'onestà l'eccezione. Tutti i mezzi, compresi i più abietti, vengono utilizzati quando è in gioco "la grana": il dumping (vendita sottocosto di merce), la manipolazione dei prezzi, lo spionaggio industriale, le OPA (offerte pubbliche di acquisto) selvagge, le stock options, l'utilizzo dei paradisi fiscali, veri covi di pirati. Le isole Cayman ospitano 25.000 società! I sudditi imitano i padroni; la frode fiscale diventa uno sport generalizzato, lo sport un mercato corrotto, le deontologie professionali sono ridotte a specie in via di estinzione. «A quota 8.000, non ci si può permettere di avere preoccupazioni morali», ha dichiarato un alpinista giapponese che si rifiutò di portare soccorso a dei concorrenti indiani in difficoltà21. Negli affari, sicuramente, esiste una quota simile in dollari. 5. La mondializzazione distrugge la cultura L'imperialismo economico e l'imperialismo dell'economia, che caratterizzano la modernità, hanno ridotto la cultura a folclore e l'hanno relegata nei musei. Megamacchina tecno-economica, anonima e ormai senza volto, l'Occidente sostituisce, nel proprio seno, la cultura con un meccanismo che funziona per l'esclusione e non per l'integrazione dei suoi membri; ai margini, alla sua periferia, corrode le altre culture e, nella sua dinamica conquistatrice, le schiaccia come un rullo compressore. «La mondializzazione -scrive Vandana Shiva- non reca la fertilizzazione incrociata di società diverse, ma l'imposizione ad altri di una cultura particolare»22. L'imperialismo culturale conduce assai spesso a sostituire l'antica ricchezza con un tragico vuoto. Per questo motivo si parla, a proposito dei paesi del Sud, di una «cultura del vuoto». Purtroppo, il vuoto di questa modernità bastarda e disinibita è disponibile per nutrire i progetti più deliranti. L'integrazione astratta dell'umanità nel tecnocosmo, operata dal mercato mondiale, dall'onnimercantilizzazione del mondo e la concorrenza generalizzata avvengono a prezzo di una brutale desocializzazione, della decomposizione del legame sociale, a dispetto del mito della "mano invisibile" caro agli economisti. Alla decomposizione sociale e politica del Nord corrisponde la deculturazione del Sud. Questa è ancora più drammatica poiché, se in certa misura il Nord funziona ancora come "élite planetaria", al Sud, come unica ricchezza, non rimane spesso che la sua cultura o quello che ne resta. Di conseguenza, la cultura scacciata ritorna ovunque, a volte, sotto le forme più perniciose. In assenza di uno spazio necessario e di un legittimo riconoscimento, essa ritorna in maniera esplosiva, pericolosa o violenta. Si possono distinguere due aspetti di questo "ritorno del respinto": l'esplosione identitaria e la rimonta degli integralismi religiosi. La prima si traduce nel frazionamento etnonazionalista con il suo corollario di pulizia etnica, di pratiche genocide e il terrorismo dell'identità chiusa. Basta osservare quello che accade dal Kossovo al Ruanda ma, anche, in modo relativamente meno violento, in Corsica, nel Quebec o nella Padania... La seconda si evidenzia soprattutto con l'islamismo e le sue deviazioni criminali o terroriste in Algeria, ma anche in Iran, nel Sudan, in Afghanistan, in attesa di nuovi numerosi candidati, senza dimenticare gli altri integralismi: indù, cristiani, e anche il buddhisti. Quale speranza? Allora, quale speranza? Non si ritorna alle culture perdute. Si tratta piuttosto di costruire una post-modernità, tramite una Aufhebung hegeliana della modernità, tramite il superamento critico, che non neghi il passato modernista e razionalista. Questa post-modernità non può essere che la reintegrazione, il reinserimento della tecnica e dell'economia nel sociale. Essa costituirà l'emergere di una nuova cultura, della rinascita della politica, di nuovi rapporti con l'ambiente, di una nuova etica. La nuova cultura, tuttavia, sarà il risultato di un lavoro storico e non il frutto di un volontarismo "tecnocrate", sia che si tratti di un tecnocratismo populista, nazionalista, teocratico, sia che lo si definisca o si autodefinisca di destra o di sinistra, reazionario o rivoluzionario. Le speranze di ricomposizione del tessuto sociale possono venire solo dal reinserimento dell'economico nel sociale, in un ri-radicamento locale. Tutta la quarta parte del libro è dedicata a questo argomento. Questo ri-radicamento lo si può vedere all'opera nella dinamica di sopravvivenza di alcuni emarginati al Nord e al Sud. Al Nord, l'autorganizzazione è in marcia nei vari gruppi dei minoritari, che si rifiutano di arrendersi. La dissidenza è unita a una forte resistenza. L'esperienza dei LETS anglosassoni, dei Sels francesi o delle "banche del tempo" italiane è particolarmente interessante, perché si assiste alla scoperta e alla ricostruzione del legame sociale alla base. Al Sud, questa autorganizzazione spesso massiccia e forzosa intraprende più la via della dissidenza che quella della resistenza. In certi isolotti dell'informale, in cui vivono i "naufraghi dello sviluppo", e nell'altra Africa si assiste a una vera e propria invenzione storica23. L'adattamento creativo si manifesta ad ogni livello: immaginario, tecno-economico e, soprattutto, sociale. Vi è dunque motivo, seguendo la celebre formula di Gramsci, per temperare il pessimismo della ragione con l'ottimismo del cuore. È proprio a questo che ci invitano gli autori dell'opera.


torna all'indice

L'associazione i Misirizzi

di Giuseppe Lurgio

Lettori e lettrici rieccomi trà voi per una nuova intervista. Ho avuto nei giorni precedenti,ascoltando una radio web, la fortuna e il piacere di conoscere due persone che mi hanno molto colpito in maniera positiva per la loro simpatia nonchè per la loro professionalità e umanità. Ma in particolare sono rimasto stupito dall'ironia con cui affrontano la loro disabilità trasmettendo nello stesso tempo positività e ottimismo,insomma persone piacevolissime. Sto parlando di Pietro La Barbera e Florence Della Valle. Diloro due e delle loro attività si potrebbe dire tanto perchè tanto hanno fatto ma meglio di me ce lo descriverà sicuramente Pietro nell'intervista qui sotto a seguire!. --- Intervista D.)-Salve Pietro! Ti do del tù perchè sò che ti fà piacere e chenon sei il tipo che vuole certi formalismi. Ti ringrazio innanzitutto anche a nome della nostra redazione per aver accettato questa intervista. Ti chiedo subito di spiegare ai nostri lettori chi è Pietro La Barbera? Insomma parlaci di tè giusto per rompere il ghiaccio prima di entrare nel vivo dell'intervista. R.- Una persona piena di passioni, che ha scoperto la magia del teatro a 14 anni, vedendo un omaggio a Totò presso il Teatro San Carlo di Napoli. D.-Dunque,Pietro e Florence due persone diversamente abili che oltre a condividere passioni vivono insieme essendo felicemente sposati. Mi piacerebbe un vostro pensiero o un commento riguardo il matrimonio tra persone entrambi disabili visto che spesso ho ascoltato pareri diversi sul tema. R.- Io e Florence ci siamo trovati 8 anni fa, abbiamo scoperto che il nostro è vero amore quando ci siamo resi conto che non ci dicevamo più "ti amo" ma "io voglio il tuo bene". Io ho i piedi torti e porto le scarpe ortopediche, mentre Florence non vede, la nostra forza sta, oltre nell'amore, anche nel riuscire ad aiutarci a vicenda. Io rappresento gli "occhi" di Florence e lei i miei "piedi". Insomma dove non riesco io riesce lei e viceversa! D.-Nel 1998 hai fondato un associazione socio culturale denominata I Misirizzi. Puoi spiegare ai lettori cosa significa questo termine almeno a mèpoco comune? R.- I Misirizzi sono quelle bamboline con la base sferica, che quando vengono spinte si rialzano sempre. Quindi il nostro messaggio, nel proporre ogni iniziativa, è quello di rialzarsi sempre dalle sconfitte della vita. D.-Bene,ora parliamo un po dell'Asssociazione I Misirizzi.. Di cosa si occupa precisamente? Ci sono degli scopi per cui e stata creata? Insomma, parlacene un po. R.-L'associazione è nata principalmente per dare sfogo alla mia creatività, in quanto, oltre ad essere attore e regista, io sono sceneggiatore, la maggior parte dei mie spettacoli sono tratti da storie ideate da me (in italiano), non utilizzando il dialetto abbiamo il piacere di essere conosciuti in tutta Italia. Comunque troverete tante altre info sul nostro sito che vi invito a visitare al seguente indirizzo: www.misirizzi.itD.-In questa associazione possono entrare a farne parte anche altri disabili o persone normalmente abili allo scopo di usufruirne delle attività o di integrarle? R.-L'associazione è aperta a tutti, proprio perché l'integrazione deve essere totale, non c'è nessuna intenzione di creare un "ghetto culturale". D.-Scorrendo il curriculum dell'associazione ho notato che ci sono svariate e molteplici attività e alcune particolarmente legate al mondo dei non vedenti.Sicuramente questa sensibilità verso questo tipo di handicap e dovuto al fatto che Florence e una disabile visiva. Ma l'associazione e aperta anche verso altri tipi di disabilità? R.-Logicamente da quando è entrata nella mia vita Florence c'è maggiore attenzione all'educazione dei sensi, vedi le Cene al Buio, il Teatro al Buio, il Cinema al Buio, Corsi Braille, ma non disdegnamo le Cene con Delitto, gli Spettacoli Teatrali, il Turismo Accessibile e Laboratori di Scrittura Creativa, Dizione, Lettura Espressiva, Pubblicazioni di Libri ( insieme abbiamo scritto "LA FORZA DELL'AMORE", acquistabile cliccando sul link a seguire http://www.ibs.it/code/9788862237130/della-alle-florence/forza-dell-amore.html ) e di Cd Musicali (tre da parte di Florence, di cui uno con canzoni francesi). D.-Da qualche tempo và molto di moda organizzare cene al buio.Situazioni in cui persone senza problemi visivi si ritrovano in ambienti totalmente bui seguiti e accuditi da persone non vedenti. So che anche voi ne organizzate ma le vostre sono strutturate in modo diverso. Puoi parlarcene? R.-Le nostre Cene al Buio, uniche in Italia, hanno lo scopo di mettere in risalto tutti i sensi. Si Cena in un ambiente con luci soffuse. Non sono i non vedenti a servire. Le pietanze vanno assaporate bendati. Tra un piatto e l'altro vengono proposti giochi sui sensi. C'è anche un confronto dopo ogni degustazione sulle sensazioni percepite. D.-Altro servizio molto utile e interessante e la registrazione di libri letti da te per chi non vede o non riesce a leggere bene.Vogliamo spiegare ai nostri lettori che vorrebbero usufruire di questo utile servizio come funziona il tutto? R.- Leggere, se fatto come si deve, è difficile tanto quanto scrivere... Chi equipara la lettura all’esperienza essenzialmente passiva di guardare la tv, vuole solo svilire la lettura e i lettori. La similitudine più calzante è con il musicista dilettante che sistema lo spartito sul leggio e si prepara a suonare. Deve usare le competenze acquisite con fatica per suonare quel brano musicale. Quanto maggiori sono le sue competenze, tanto più grande è il dono che fa al compositore e quello che il compositore fa a lui. E’ una “nozione” di lettura che ormai sentiamo proporre di rado. Eppure quando fai esercizio di lettura, quando passi del tempo con un libro, la vecchia morale dello sforzo e del compenso è innegabile. Leggere è un’abilità e un’arte. I lettori dovrebbero andare fieri delle loro competenze e non vergognarsi di coltivarle, non fosse altro perché gli scrittori hanno bisogno di loro... Anche il lettore deve avere talento”. Confortante, vero? L'annuncio è particolarmente rivolto a coloro che necessitano di un supporto per migliorare notevolmente le loro capacità di ascolto. Per poter prenotare la lettura di un testo è sufficiente mandare una e-mail a oppure telefonare al 338 9127408 per stabilire tempi e modi. I costi per la lettura saranno definiti e preventivati in relazione alla tipologia di testo da condividere. D.-Trà le vostre svariate attività culturali so che collaborate anche con un emittente locale dove tu e tua moglie Florence conducete un programma settimanale molto seguito anche da persone non vedenti,ce ne parli un pò spiegando il modo di interagire con voi? R.- DESIDERI DISTONICI (ormai 4 anni 182 puntate ), un programma radiofonico su Radio Orizzonte Molise, emittente aperta alle innovazioni e impegnata nel sociale, ogni mercoledì dalle 20:00 alle 21:00. L'impostazione della scaletta (curata magistralmente da Florence, quindì si accettano solo dediche e niente richieste ) del programma è alternare la musica, dal passato passato al 1959 (canzoni che non trovano quasi più spazio sui network nazionali, non sarà insolito, quindi, ascoltare canzoni del Duo Fasano, del Trio Lescano, di Ernesto Bonino, di Fred Buscaglione tutta musica raffinata e di forte impatto uditivo ), con notizie positive o stravaganti. Il programma nasce dal desiderio di dare una voce diversa al mondo dei disabili e a coloro che si sentono emarginati, sfruttando l’impronta dell’ironia e della voglia di trasmettere positività, ottimismo, raccontando anche le esperienze di chi ha avuto una grande forza di volontà per dare qualità alla propria esistenza. Una trasmissione fluida, con toni pacati, parole tranquille che corrono serene nell'etere...”. Il programma si può ascoltare in streaming da tutto il mondo digitando via internet www.radiorizzonte.it. Per interagire in diretta si può usare il numero 0874 98387, mentre i "timidoni" possono mandarci un sms al 333 9496069. D.-Bene Pietro, hai dei progetti che attuerete nel prossimo futuro inerenti i non vedenti? Hai dei cosidetti sogni nel cassetto che vorresti attuare e che per vari motivi non hai ancora fatto? R.- Esplicitamente per i non vendenti non ho progetti. Stiamo allestendo un recital, intitolato "L'odore del buio", in cui tramite la poesia racconteremo le nostre esistenze. Ma il sogno nel cassetto è legato alla ricerca, la speranza che finalmente ci siano i presupposti per fare un impianto con microchip a Florence e che possa finalmente vedere con i propri occhi un'alba. D.-Bene,siamo giunti al termine di questa breve chiacchierata.Prima di salutarci vuoi lasciare ai nostri lettori una frase o un semplice pensiero come e oramai consuetudine da parte dei nostri ospiti? R.-Le frasi che ho fatto mie e che ho inciso anche sulla carrozzeria della mia autovettura sono "Carpe Diem" di Orazio e "La vita è una continua sorpresa" di Tiziano Terzani. GRAZIE. BELLE COSE A TUTTI.


torna all'indice

Hobby e tempo libero

Berlino

di Gianfranco Pepe

Il nostro volo per Berlino della Easy Jet parte al primo mattino da Venezia, e così ne approfittiamo per trascorrere una suggestiva serata tra calli e canali in una dolce atmosfera di inizio estate. Venezia e Berlino, realtà così diverse eppure in qualche modo accumunate dal loro rapporto con l’oriente. Venezia con la sua antica tradizione di porta spalancata verso levante, con i suoi audaci navigatori, i suoi commerci e gli straordinari scambi culturali. Berlino che fu costretta ai confini di un oriente innaturale, un oriente che si espanse forzatamente verso ovest sino a tagliare il cuore stesso della città come una profonda ferita; un oriente che calpestò uomini, cultura, dignità e intelligenza. Ed è fuor di dubbio che, nonostante siano passati 25 anni da quello storico 9 novembre della caduta del muro e nonostante questa sia la città europea con il più alto grado di qualità della vita, la tragica storia che vide Berlino al centro di un’Europa divisa e sofferente, sia ancora drammaticamente tangibile. Durante l’atterraggio il nostro aereo sorvola foreste a perdita d’occhio, punteggiate di laghi e di corsi d’acqua, appena fuori dalla città. E sicuramente anche questa è una delle ragioni per cui a Berlino si vive così bene, con 3 milioni di abitanti che si muovono in un territorio cittadino che è il più esteso in Europa, più grande di Londra, di Roma o di Parigi. Insomma ci si sta belli larghi! Anche questa volta Frediana non ha sbagliato la scelta dell’albergo. Infatti il nostro confortevole hotel si trova in posizione strategica, sulla lunga arteria Friedrich strasse, un tempo linea di confine tra le 2 Berlino, proprio sulla sponda del fiume Sprea che attraversa la città. Il tempo è incerto e pensiamo sia il momento giusto per visitare la vicina “Isola dei Musei”, una vera e propria isola tra il fiume e i canali, sulla quale sono concentrati alcuni tra i più ricchi e interessanti musei cittadini. Noi ci dedichiamo solo alla sezione egizia del Nuovo Museo e al famosissimo Museo di Pergamo. Magnifici sarcofagi, raffinate statuette, ma la cosa davvero superlativa è il delicato busto della regina Nefertiti, d’incantevole bellezza sia come donna che come fattura, e finemente dipinto con colori assolutamente realistici. Il museo di Pergamo poi è una grandiosa sorpresa e mai ci saremmo aspettati di trovarci al cospetto di capolavori così grandi e monumentali. I 3 allestimenti principali sono l’altare di Pergamo, grande tempio di epoca greca dedicato a Zeus, dei cui magnifici bassorilievi è interamente circondata la grande sala; la romanica elegante porta monumentale di marmo bianco del mercato di Mileto in Asia minore; ma la cosa che ci lascia più estasiati è la porta monumentale dedicata alla dea dell’amore babilonese Ishtar. Facente parte del palazzo del re Nabucodonosor, l’enorme arco è costituito da mattoni dipinti di un colore blu brillante, splendidamente decorati con soggetti di animali reali e mitologici. Un impatto visivo davvero maestoso e indimenticabile. La nuova giornata è baciata dal sole. Abbiamo prenotato via internet la visita alla cupola del Reichstag e, con puntualità teutonica, entriamo nel cuore delle istituzioni tedesche. Del vecchio parlamento distrutto dai bombardamenti non rimane che il quadrilatero esterno restaurato, mentre tutto il resto è modernissimo, con la grande cupola di vetro e acciaio che dona luce e aereazione alla sottostante sala del parlamento, nonché funge da polo informativo e turistico. Un’audioguida in italiano ci dà tutte le informazioni su questa splendida realizzazione e sui vicini numerosi palazzi delle varie istituzioni pubbliche, tutti modernissimi e funzionali. Saliamo a spirale lungo il perimetro della cupola e l’audioguida segue i nostri passi, illustrandoci i vari luoghi d’interesse che mano mano scorrono all’esterno. Poi usciamo sulla grande terrazza e possiamo avere una panoramica sul centro cittadino, dalla vicina Porta di Brandeburgo al’enorme parco del Tiergarten, Dal Duomo alla torre della televisione, con il fiume che serpeggia placidamente donando dolcezza al paesaggio. Alla fine di questa interessantissima visita, raggiungiamo in pochi minuti il grande arco trionfale della famosa Porta di Brandeburgo, purtroppo oggi circondato da gradinate installate per i mondiali di calcio. Nessuno al momento può immaginare che una folla oceanica in tripudio assedierà presto quelle gradinate, per acclamare i vittoriosi eroi di ritorno dal Brasile! Visto il gradevolissimo clima, decidiamo di spingerci fuori città, raggiungendo in treno la località di Potsdam, attraversando quelle foreste e sfiorando quei laghi visti dall’alto dell’aereo. La nostra meta è Sanssouci, stupendo complesso di residenze estive imperiali immerse in uno sterminato parco. Assistiti da un bel sole, cominciamo la lunga camminata che ci porterà nei punti salienti della grande riserva di caccia degli imperatori prussiani. Soprattutto Federico II, detto Federico il grande e soprannominato amorevolmente “il vecchio Fritz”, ha lasciato la sua inconfondibile impronta di uomo amante del bello, delle arti, della compagnia, del vino e della bella vita più che della guerra. Il Neues Palais è sicuramente il palazzo più bello e restiamo incantati dalla raffinata eleganza di questo castello, caratterizzato da 2 ali e una cupola centrale di rame di colore verde. Percorriamo poi i 2 chilometri del viale che ci riporta alla residenza principale di Sanssouci. Saliamo le scalinate circondate da vigne ed entriamo a visitare le ricche sale in stile roccocò del palazzo, dove ci vengono fornite anche pittoresche informazioni sulla vita e sulle abitudini conviviali del vecchio Fritz. La serata è e gradevolissima e, tornati nella moderna Potsdamer Platz, ci fermiamo a visitare il vicino museo all’aperto dell’olocausto, composto da più di 2700 parallelepipedi di pietra simmetricamente allineati. Ci aggiriamo a lungo in questo strano labirinto che, con il sole al tramonto che disegna migliaia di ombre, acquista un’atmosfera nel contempo inquietante e suggestiva. Ci troviamo in quello che si può definire il centro di Berlino, questa particolare città alla quale la guerra e le spartizioni territoriali avevano strappato l’anima. Proiettati su di una terrazza panoramica con l’ascensore più veloce d’Europa, ai nostri piedi, In poche centinaia di metri quadrati, si mescolano alla tecnologia e alla modernità le testimonianze di alcune tra le più grandi tragedie del 900. Proprio sotto di noi, la cupola di vetro a forma di tenda dell’avveniristico Sony Center e, laggiù, ecco l’arco di trionfo della Porta di Brandeburgo, da sempre emblema della città ma contemporaneamente anche simbolo a suo tempo della divisione tra est e ovest e poi dell’anelata riunificazione; poco più in là, la cupola del parlamento, sulle cui macerie un soldato russo innalzò la sua bandiera rossa in segno di conquista, anche se tutt’attorno non vi era più nulla se non rovine e devastazione; un tratto del famoso muro sfiora come un umiliante segno di sconfitta il limite occidentale del Reichstag, il cuore politico della nazione; sulla nostra sinistra l’immenso parco del Tiergarten, oggi rigoglioso polmone verde della città, ma che durante la guerra fu annientato dalle razzie dei berlinesi che abbattevano gli alberi per scaldarsi e al loro posto coltivavano patate per non morire di fame; nascosto ai nostri occhi, il bunker di Adolf Hitler, dove lui e la moglie Eva si tolsero la vita e, con drammatica sovrapposizione, il monumento all’olocausto, indelebile vergogna per l’intera umanità. Siamo fortunati e ci viene donata un’altra bella giornata. Percorriamo il lungo e animato viale chiamato “Unter den Linden” che collega la Porta di Brandeburgo al Duomo, grandiosa e altera costruzione che è anche uno degli edifici più alti della città. Il Duomo funge sia da chiesa che da museo e contiene uno straordinario organo con migliaia di canne. Da buoni montanari, non rinunciamo ad arrampicarci sui 267 gradini che salgono sulla sommità circolare che domina la città e dalla quale godiamo di un altro bellissimo panorama d’insieme. Oltre ai luoghi più caratteristici che riusciamo ad individuare, notiamo che decine di gru fanno parte integrante del paesaggio, il che significa che la ricostruzione è ancora in pieno fermento e che, se torneremo qui tra qualche anno, troveremo sicuramente moltissime novità. Proprio nella zona adiacente alla cattedrale è in costruzione un nuovo polo museale, oltre ai tanti già esistenti, e ne deduciamo che i berlinesi la pensano in modo molto diverso da quel nostro illuminato politico che diceva che con la cultura non si mangia. Da quassù il nostro sguardo viene attratto dallo scintillio della non lontana cupola dorata della Nuova Sinagoga, che si salvò dalla totale distruzione durante la drammatica “notte dei cristalli” nel 1938. In quella notte la follia nazista si prodigò in tutta la nazione per distruggere i vetri dei negozi e in generale di qualsiasi attività ebraica. Era un altro 9 novembre, lo stesso giorno della caduta del muro e, molto più modestamente del compleanno del sottoscritto! Visto che il sole splende caldo e luminoso, pensiamo che la cosa migliore da fare sia salire sul primo battello turistico che parte proprio ai piedi del nostro hotel. La navigazione dura un’ora e si rivela particolarmente piacevole e rilassante, mentre comodamente seduti all’esterno ci godiamo il panorama sotto questa diversa angolazione. A testimonianza del fatto che l’acqua è un elemento assai presente in città, ci viene anche rivelata la piccola curiosità che ci sono più ponti qui che a Venezia. Mai domi, percorriamo poi ancora a piedi il lungo tratto della Friedrich Strasse che ci separa da quella che tutti definiscono la piazza più bella di Berlino. In effetti la Gendarmen Markt è proprio bellissima, con le due chiese gemelle, quella francese e quella tedesca, che si fronteggiano scenograficamente ai lati opposti della grande piazza, uno dei pochi luoghi sopravvissuti ai bombardamenti. Sfruttando la capillare e efficientissima rete di metropolitane e treni di superficie, è ormai l’imbrunire quando usciamo nella famosa Alexander Platz, cantata da Milva e punto nevralgico della capitale della DDR. Usciti nella grande spianata, ci ritroviamo all’improvviso in un luogo che mi ricorda i miei trascorsi moscoviti,, con la piazza contornata da squallidi palazzoni prefabbricati di marcato stampo sovietico. Alle spalle della grande fontana, vi sono perfino dei grandi magazzini che ci ricordano i magazzini GUM della Piazza Rossa. L’altissima snella torre della televisione, anch’essa quasi identica a quella di Mosca, qui è vicinissima e domina la scena nella tenue luce del tramonto. Stasera niente salsicce e niente birra, ceniamo in un rustico ristorantino italiano gestito da giovani pugliesi e, con piacevole sorpresa, oltre a squisiti cavatelli fatti in casa col pesce, gustiamo una strepitosa caponata di melanzane molto poco tedesca, il tutto annaffiato da un buon Verdicchio bello fresco…..vantaggi della globalizzazione! Nel nuovo giorno il sole fa timidamente capolino tra le nuvole. Dopo la solita pantagruelica colazione, con una serie infinita di fermate del metrò, raggiungiamo il castello di Charlottenburg, una delle tante residenze della famiglia imperiale. Il luogo è magnifico, con un grande giardino tenuto benissimo e nel quale vagabondiamo a lungo godendoci la rilassante atmosfera. Intanto il cielo si è pulito e ci viene regalata un’altra radiosa giornata che contribuisce non poco a farci apprezzare il parco e il castello. Vi è anche una elegante e raffinata residenza più piccola, adibita a casa da tè, sulla sponda dell’onnipresente fiume Sprea che collega via acqua questo parco al centro cittadino. E sempre sulle rive del fiume, si trova un altro luogo assai significativo che raggiungiamo con la linea verde della metropolitana. Si tratta dell’East Side Gallery, un lungo tratto di 1.300 metri del famigerato muro, trasformato da scandalosa testimonianza della stupidità umana in una lunga coloratissima tela. I murales sono tanti, alcuni molto belli e altri particolarmente significativi. Verso il fiume il muro è grezzo e scrostato, segno di un passato che si va sgretolando, mentre dall’altro lato i colori e la fantasia sono un segno di rinascita e di allegra speranza. In effetti Berlino è una città vivace e proiettata nel futuro ma, dopo gli innumerevoli chilometri percorsi a piedi durante il giorno, non abbiamo mai trovato le forze necessarie per immergerci nella mondanità della vita notturna. Ed infine, per sottolineare uno dei tanti contrasti di questa città, concludiamo la nostra ultima giornata berlinese andando sulla Kudam, l’elegante arteria dello shopping della Berlino ovest. Qui, nonostante siano passati così tanti anni dalla riunificazione, in effetti si respira un’aria diversa rispetto al lato orientale; bei palazzi, bei negozi e i grandi magazzini K D W, che da soli sono uno spettacolo di lusso e di abbondanza. In particolare restiamo impressionati dallo scintillante piano dedicato alla cristalleria e alle porcellane, e da quello della gastronomia, roba da svenire, con infiniti banchi strapieni di ogni ben di Dio! Visto che è l’ultima colazione, stamattina un bel panino col wurstel mi sembra un’ottima idea. In mezz’ora di treno siamo all’aeroporto di Schoenfeld, il vecchio aeroporto della Berlino est, e si vede. In effetti da anni stanno cercando di realizzare un nuovo immenso aeroporto che unisca gli attuali 2 ma, stranamente vista la nota efficienza germanica, questo progetto è funestato da mostruosi ritardi, malfunzionamenti, disguidi, continui rifacimenti, ruberie e corruzioni, tutte cose che ci consolano e ci riportano nell’atmosfera del nostro bel paese. L’incantevole spettacolo della Serenissima dall’alto, col il carrello che sfiora la laguna scintillante nel sole, conclude il nostro breve viaggio. Ci sarà anche un flebile legame tra Venezia e Berlino, e forse laggiù ci saranno sicuramente più ponti, ma un gioiello così i campioni del mondo se lo possono solo sognare!


torna all'indice

Informatica

Professionisti introvabili cercasi

di Mario Lorenzini

A detta dei notiziari televisivi, e a dispetto della galoppante disoccupazione, pare ci siano dei posti di lavoro, alcune professioni non ricoperte. Eh sì, sembra che molte aziende lamentino la mancanza di personale specializzato in campo tecnico, più che altro INFORMATICI, ANALISTI PROGRAMMATORI O MANUTENTORI SOFTWARE che siano. Da una parte abbiamo un eccesso di lauree umanistiche (ci sono troppi avvocati ad esempio), dall’altra c’è un’assenza di personale veramente preparato ad interagire con tutto il digitale intorno a noi. Ma quanto c’è di vero in affermazioni del genere? O è tutta una scusa? Vorrei analizzare con voi la situazione, dal mio punto di vista, quello di un informatico, e quello comune di tutti noi, che notiamo con intelligenza ciò che accade nel mondo del lavoro e facciamo finta di niente. Per il mio modo di vedere le cose, oggi la società non vuole gente con il pallino di qualche cosa, non crea veri e propri esperti che sin da piccoli si esercitano o si documentano per apprendere con voluttà il funzionamento di un computer piuttosto che di un registratore di cassa o di un pos, ma perché no? Non solo tecnologia, anche la struttura di roccie sedimentarie, o le abitudini dei marsupiali australiani. Ai giovani manca, già dall’infanzia, uno spazio temporale per sviluppare creatività e conseguentemente, curiosità E voglia di fare. Crediamo che la società riesca a far meglio sviluppare i neuroni bombardando i bambini con videogiochi interattivi, smartphone e, nel campo scolastico, con prove a quiz a crocette da barrare. Tutti questi e altri oggetti, complessi, danno a chi guarda il ragazzo interagire con queste macchine, la falsa idea che lui sia capace di capire il funzionamento e fare chi sa che, partendo dall’uso della playstation o della Wii. Niente di più errato.Sono tutte macchine complicate, ma con un comportamento preimpostato. Non possiamo far saltare fuori dallo schermo un personaggio, non possiamo bere un caffè e farlo assaggiare al nostro amico in contatto con noi via telefonino. Alla fine, i limiti di questi media sono le costrizioni alla nostra mente. E le schede scolastiche con una domanda e tre o cinque possibili risposte, lo capite benissimo, hanno quel numero di possibilità prefissato. La soluzioneesatta è una di quelle cinque, non una tra le innumerevoli che avremmo dovuto cercare nel nostro cervello se avessimo avuto una domanda aperta. E questo porta a far sì che il nostro giovane impieghi in modo non redditizio il suo tempo, compiendo delle azioni che lo portano all’annichilimento delle proprie capacità. Per comprendere come questo avvenga, quasi senza che ci se ne renda conto, vorrei indirizzare la vostra attenzione sul fatto che oggi il comportamento è sempre più stereotipato. I ragazzi fanno tardi la sera e poi dormono fino a sole alto il giorno dopo; usano molto smartphone e, meno un vero pc, ma entrambi in modo superficiale. Sono tempestati da pubblicità, presente in riviste di catene commerciali o tv, dove ci sono menzioni a viaggi last minute, e altri prodotti in promozione fino a una certa data. E potrei continuare con l’elenco. Ci sono semplicemente troppe sollecitazioni alle quali il nostro sistema centrale è chiamato a dare un riscontro, e oberato com’è, lo fa in modo inadeguato ed epidermico. I comportamenti abitudinari e ripetitivi sono sempre esistiti e sempre ci saranno. Solo che durano per un lasso di tempo, esaurito il quale la personalità dell’individuo può mostrarsi. Quando io ero un adolescente o giù di lì, anche allora usavamo far tardi con gli amici,ma accadeva solo il fine settimana,solitamente il sabato, il giorno dopo potevamo riposare e nessuno lavorava o andava a scuola. Ma capitava appunto, solo una volta a settimana, e dando sempre un’occhiata alle possibilità offerte dal nostro borsellino. Se non avevamo soldi a sufficienza, la serata finiva in un bar o in piazza, non potevamo entrare in discoteca. Nell’arco del resto della settimana gli amici potevamo contattarli via telefono (fisso), e non c’erano tariffe particolarmente vantaggiose, lo usavamo in genere per brevi comunicazioni o conferme di appuntamenti. e potevamo quindi incontrare le persone solo fisicamente,per il resto finiti i giochi di gruppo come il calcio, e gli studi, il tempo a nostra disposizione ci consentiva di far spaziare la nostra mente; la fantasia era libera, non imbrigliata da un impellente nuovo impegno, e così si iniziava a fantasticare, a immaginare, quello che avremmo fatto il giorno o il mese successivo, o ciò che avremmo desiderato da grandi. Vi esemplifico una piccolaequazione: TT = tempo totale del ragazzo, all’interno della settimana TR = tempo dedicato al riposo TS = tempo dedicato allo studio scolastico TM = tempo per attività motorie TAA = tempo dedicato alle attività assistite (ossia guidate da media e strumenti automatizzati) TAN = tempo dedicato alle attività non assistite (non è suggerita una possibile soluzione da un sistema) TL = tempo libero Ora, posto che TT, vale a dire il 100% del nostro tempo sia uguale a 168 ore (1 settimana), questa non è altro che una sommatoria di valori che a poco serve, solo a trovare uno di essi in sua mancanza. Ma se consideriamo che l’efficienza psico-fisica di un essere deriva da un corretto bilanciamento di questi argomenti, possiamo elaborare quest’altra formula. EG= (TR + TS + TM + TAN + TL) / TAA Dove EG sta per efficienza generale della persona. Vorrei puntualizzare che non ho paragonato l’uomo a una macchina; efficienza significa anche capacità di risolvere problematiche della vita inattese, e potenziamento della ragione e della sanità mentale, coerenza e maggior comprensione della realtà che ci circonda, siano una sensazione, un sentimento, un fattore fisico reale. Insomma voglio dire che quanto più siamo forzati da modelli già fatti nel rispondere a determinati stimoli, più siamo innaturali, meccanici e, crescendo, e qui mi riallaccio al titolo, non saremo preparati nemmeno a una professione, perlomeno con la competenza elevata che invece è richiesta ai giorni nostri. Va da sé che la mia sciocca formuletta è tutt’altro che completa, si potrebbero aggiungere altri parametri, considerare un range di valori, ecc.Il nocciolo della questione io l’ho detto siamo condizionati incoscienti. Comunque, in questa folta schiera di preparazione abbozzata, emergono dei piccoli geni, ragazzi con le carte in regola, che hanno saputo convivere al meglio in questa società multimediale, facendosi influenzare quel tanto che basta, ma carpendo le giuste percezioni. Loro sì, che possono ambire a quei posti di lavoro tanto decantati. Ma, come sempre, lo sbigottimento dei giovani, posti di fronte a condizioni salariali inique li fa propendere per altre strade, chi trova impiego all’estero, chi cerca di metter su un negozio on-line, altri non accettano, e dico qui, giustamente, di essere sotto sotto pagati per sviluppare e manutenere del software che frutterà miliardi al detentore del marchio, e che soprattutto spremerà le meningi del tecnico. Il programmatore, o come si dice oggi, sviluppatore software, non è cosa da poco, tanto più in un mondo dove gli applicativi base sono già stati creati. Il progettista di un programma deve avere delle buone conoscenze e costantemente al contesto in evoluzione, aggiornare la tecnologia applicata al suo progetto, il tutto con metodicità e precisione. Lo sforzo e le competenze sono davvero grandi, ed è un peccato lasciarle al precariato o a programmatori della domenica che mettono insieme in quattro e quattr’otto un’applicazione low cost zeppa di bug, poi spariscono e falliscono come società perché non hanno le conoscenze necessarie per reggere nel tempo. Perché questa situazione cambi le aziende, prima di tutti, devono riconoscere un compenso parificato alle alte competenze e alla caratteristica di professione usurante. Non si può trattare un progettista software alla stregua di un operaio in catena di montaggio o un operatore ecologico che, senza nulla togliere alla loro indiscussa utilità, non hanno certo la preparazione o la responsabilità di qualcuno che disegna sistemi per gestirle, le catene di montaggio. Quindi, bagaglio culturale ingegneristico a parte, mettiamo da parte le professioni routinarie, manuali o da ufficio, e cominciamo a pensare che uno scienziato, un ricercatore, un programmatore di soluzioni software, è un’altra cosa, e come tale deve essere trattata, ossia contrattata (retribuita).


torna all'indice

Lettere dal cuore

di Clemente Palladino

Caro Clemente,sono un ragazzo di 32 anni e mi chiamerò Francesco. Fino a qualche mese fà mai avrei pensato di scrivere e di avere bisogno di un consulente per problemi d'amore,ma oggi lo devo fare perchè pproprio non riesco più a stare bene e spero veramente che tu mi potrai dare una mano anche se so già che devo essere io a rassegnarmi e a dimenticare. Ora ti racconto sommariamente la mia storia e le mie pene amorose. Un paio d'anni fà conobbi una ragazza durante una festa di piazza e diventammo subito amici tanto che ci messaggiavamo e ci sentivamo tutti i giorni.A me piaceva molto parlare con lei e diventò subito la mia amica del cuore e anche per lei era lo stesso. Durante la settimana ci capitava anche di incontrarci di persona quando andavamo al centro commerciale e spesso ci soffermavamo a prendere un gelato insieme. Un giorno dopo le compere mi chiese di accompagnarla a casa in quanto aveva la macchina rotta e essendo carica di sacchetti della spesa doveva aspettare la corriera. Lo feci molto volentieri. arrivati a casa sua mi invitò a salire per un caffè. Naturalmente accettai,e dopo il caffè mi fece chiaramente capire che lei voleva fare l'amore con me. Io molto garbatamente le feci capire che non intendevo ingannarla. Le dissi che le volevo bene da amica ma che non ero innamorato di lei. Lei mi apprezzò molto per questo mio gesto e mi disse che le sarebbe comunque piaciuto farlo. Certo non mi feci pregare,e dopo quel giorno ne successero di altri molto belli e indimenticabili ma nonostante lei fosse bella e io fossi attratto dal suo corpo non scattò in me la scintilla dell'amore.Pensai,io sono libero lei pure,che male c'è se ci divertiamo un po? Poi un bel giorno lei mi disse che doveva andare per un periodo all'estero per un lavoro a scadenza e così continuammo a sentirci e a messaggiarci anche se in maniera molto più sporadica.Nel frattempo avevo finalmente trovato l'amore della mia vita e mi ero fidanzato.Felice le scrissi anche questo in quanto per me restava sempre la mia amica a cui tutto confidavo e lei ne fu felicissima. Naturalmente di lei ne parlai anche con la mia fidanzata ma senza dirle che ero stato a letto con lei e mi disse che non era gelosa se era solo un amica.. Dopo qualche tempo la mia amica mi annunciò che anche lei aveva trovatol'amore e che si era fidanzata,ne fui subito anche io contento in quanto mi sentivo un po in colpa sul fatto che io ero innamorato e lei non ancora. Ci promettemmo che quando sarebbe rientrata ci saremmo incontrati tutti e quattro per una bella cena. che avvenne dopo tre o quattro mesi. Ci ritrovammo in una piccola trattoria di paese e dopo le presentazioni di rito ci mettemmo a tavola.Da questo momento scattò in me qualcosa che tutt'oggi mi sta facendo impazzire. Era totalmente cambiata nel modo di porsi e di vestire.Io non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.Quando ci salutammo riaccompagnai la mia ragazza a casa e mi fermai un attimo a pensare lungo la via.Volevo schiacciare il pensiero di lei dalla mia mente e non ci riuscivo,la rivedevo sempre davanti a me e i miei pensieri erano tutti verso di le non riuscendo a pensare ad altro.Possibile che ora che si era fidanzata e che lo ero anche io mi ero innamorato della mia amica del cuore?Forse ero geloso? Comunque per non tirarla per le lunghe oggi eanche ora in questo momento che sto scrivendo non riesco che a pensare a lei. Ora non posso certo dirglielo, si era offerta a me su un piatto d'argento e io l'avevo rifiutata e poi non voglio fare soffrire la mia ragazza che credo comunque d'amare. Ho detto credo di amare perchè sono oramai in preda a una confusione e a tanti sensi di colpa che non so oramai più cosa fare. Ti prego amico mio dammi una mano altrimenti impazzisco!Dammi un consiglio che faccia a tutti il meno male possibile,non sono una persona egoista e se mi trovo in questa situazione non so nemmeno io come mi ci sono cacciato. Ti ringrazio se mi risponderai. Francesco. . ---------- Caro Francesco,a una prima lettura del tuo racconto mi verrebbe subito in mente di bacchettarti per il nnon aver saputo deciderti al momento opportuno,e cioè quando la tua amica ti voleva al punto di aver provato a farti innamorare concedendosi a te. Poi leggo ancora e credo proprio di capire ciò che in effetti ti stà massacrando la mente. Tu scrivi: "daquesto momento scattò in me qualcosa che tutt'oggi mi sta facendo impazzire. Era totalmente cambiata nel modo di porsi e di vestire.Io non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso",ebbene caro Francesco io credo che tu non sia affatto innamorato della tua amica ma sei solo attratto fisicamente,forse proprio perchè avendola lasciata in un certo modo ora a distanza di tempo la trovi cambiata in meglio e forse piu provocante e sexi tanto da farti perdere la testa come quando lei si concedeva a te e tu non lle sapevi dire di no,e che anzi era diventato un abitudine perchè già allora il suo corpo ti faceva impazzire. ti piacerebbe riportarla a letto come prima,ma non è affatto amore. Vuoi un consiglio? Bene,non giudico affatto il tuo comportamento passato visto che e stata anche lei a volersi divertire ma oggi io credo proprio che tu debba dimenticare quei momenti e non rompere certi equiliibri. Lei e innamorata del suo ragazzo,tu lo sei della tua ragazza, hai la sua amicizia e lei ha la tua. Ora un tuo passo falso può costarti la perdita della tua ragazza e forse pure l'amicizia della tua amica. Ti conviene rischiare tanto? Credo proprio di no, se ami la tua ragazza dedicati di più a lei che ora è una certezza e lascia perdere il sesso con la tua amica che ora e solo una remota ipotesi in quanto anche lei è sicuramente innamoratissima del suo ragazzo. Ultima considerazione che voglio fare e quella di pensare oltretutto alla tua ragazza che ammirevolmente ha accettato l'amicizia della tua amica con te non sapendo che te la sei pure goduta e credimi lo ha fatto solo perchè ti ama tanto e ha fiducia in tè.Se la ami non dargli questo dolore,non credo cche lo meriti. Prova a fare un bel viaggetto romantico con la tua ragazza e vedrai che dimenticherai presto la tua amica. Auguri. Clemente.


torna all'indice

Patologia

Linee guida generali per alimentazione e sport

di Rossana Badaschi

Perché è così importante praticare attività fisica? E a tutti ben nota l’importanza dell’attività fisica, così come è risaputo che dovrebbe essere considerata parte integrante del nostro stile di vita. Infatti un buon livello di attività fisica riduce i fattori di rischio di numerose malattie; aiuta ad equilibrare i valori della pressione arteriosa, del colesterolo, contribuisce a tenere sotto controllo l’aumento di peso e a prevenire l’obesità. L’esercizio fisico favorisce inoltre il benessere psicologico riducendo ansia, depressione, senso di solitudine, previene la riduzione delle facoltà mentali, ritarda l’invecchiamento muscolo-scheletrico e cardio-vascolare, aiuta a diminuire il rischio di cadute accidentali migliorando l’equilibrio, la coordinazione, ecc. Per uno o più di questi motivi sarebbe opportuno praticare una regolare attività fisica. Il movimento è salute per tutti! Bambini e adolescenti L’attività motoria migliora le capacità di apprendimento e l’adattabilità dei ragazzi in crescita agli impegni quotidiani, favorisce un buon controllo emotivo, una migliore autostima e aumenta la capacità di socializzazione. Una regolare attività fisica: ò sviluppa il tessuto osseo e le articolazioni ò costruisce delle buone masse muscolari ò mantiene un peso appropriato Adulti Anche per i sedentari è possibile trarre vantaggio da soli 30 minuti di movimento quotidiano! Possiamo infatti fare attività in molti modi: ò camminare ogni volta che ci è possibile ò utilizzare le scale al posto dell’ascensore ò andare in bicicletta ò portare a spasso il cane ò fare giardinaggio ò ballare, eccà Anziani L’attività fisica nell’anziano è utile non solo in un processo di riabilitazione, ma anche per assicurare “un buon invecchiamento”. Prima di intraprendere un’attività fisica impegnativa è bene parlarne con il proprio medico; bastano 30 minuti di cammino, di nuoto, di cyclette al giorno per godere dei benefici effetti del movimento. L’importante è iniziare gradualmente, anche con soli 5-10 minuti. Scegliamo quindi l’attività che preferiamo, l’importante è fare movimento regolarmente! È auspicabile praticare attività fisica almeno 2 volte alla settimana, in modo da mantenere in buona salute anche il tessuto muscolare, osseo e articolare. Cenni sulla composizione del tessuto muscolare Per poter comprendere al meglio quali sono le necessità alimentari dello “sportivo”, intendendo con questo termine i soggetti che praticano regolarmente attività fisica e non necessariamente coloro che fanno uno sport a livello agonistico, è bene sapere qual è la composizione del tessuto muscolare. Se consideriamo le caratteristiche chimiche esso è costituito da: acqua (72-75%) proteine (20%) lipidi (3%) sostanze non azotate: glicogeno, glucosio, acido lattico, inositolo (0,5-1,5%) sostanze azotate: creatina, fosfocreatina, ATP, AMP, ADP, acetilcolina (neurotrasmettitore), glutationeà ormoni, vitamine e sali inorganici (calcio, sodio, potassio, magnesio, ecc.) Il tessuto muscolare può essere: ?Liscio o involontario: cioè esula da un diretto controllo cosciente, costituisce le pareti dei vasi sanguigni, degli organi interni. ?Striato, scheletrico o volontario: sono gli organi attivi del sistema locomotore responsabili della postura, dei movimenti volontari, del contenimento e della protezione degli organi interni. ?Cardiaco: è presente solo nel cuore, ha alcune caratteristiche del muscolo scheletrico, ma non è sotto il controllo cosciente. Il muscolo scheletrico Come raffigurato nell’immagine sopra riportata, il tessuto muscolare è costituito da fasci di fibre muscolari, che sono fissate al sistema scheletrico da tessuto connettivo e, ciascuna fibra muscolare è, a sua volta, costituita dall’associazione di numerosissime miofibrille, al cui interno si ripetono tanti sarcomeri (la più piccola parte funzionale della miofibrilla), nei quali avverrà la contrazione. Possiamo inoltre distinguere: - le fibre rosse, o tipo I, che sono le fibre a contrazione lenta, molto resistenti alla fatica. - le fibre bianche, o di tipo II, che sono quelle a contrazione veloce, con scarsa resistenza alla fatica. Tutti noi abbiamo, all’interno del muscolo, una percentuale sia di fibre bianche che rosse, quindi ciò che cambia è la percentuale di questi due tipi di fibre, che dipende dalle caratteristichgenetiche (che non sono modificabili), ma in parte anche dal nostro allenamento. Rendiamo più chiaro il concetto. I soggetti che corrono sui 100-200 metri, cioè uno sforzo breve e molto intenso, avranno una maggiore quantità di fibre veloci (bianche), mentre i maratoneti, cioè coloro che svolgono un’attività di resistenza e sforzo prolungato a media intensità, avranno un maggior numero di fibre lente (rosse), diversamente nel soggetto sedentario i due tipi di fibre saranno presenti più o meno nella stessa percentuale. Questa distinzione è importante perché a seconda della tipologia di fibra, l’energia viene ricavata da diverse fonti; cioè le fibre veloci (tipo II) per ricavare energia utilizzano prevalentemente ATP, fosfocreatina e zuccheri, mentre quelle lente (tipo I) consumano anche grassi, utili per produrre energia per un periodo di tempo prolungato. Qual è la differenza tra le attività aerobiche e quelle anaerobiche? Pratica un’attività fisica IL MENO POSSIBILE 2/3 VOLTE A SETTIMANA 3/5 VOLTE A SETTIMANA OGNI GIORNO, IL PIU’ POSSIBILE Le attività possono essere distinte in: ? aerobiche: camminata, passeggiata in bici, calcio, step, tennis, danza, pallavolo, acquagym, sci di fondo, maratona, ciclismo, corsa, nuoto, pallacanestro, aerobica, ecc. ? anaerobiche: sprint, esercizi di forza, sollevamento pesi, ecc. Molti sport sono caratterizzati dall’alternanza di fasi aerobiche e fasi anaerobiche e, a seconda del meccanismo che porta alla produzione di questa energia, distinguiamo: meccanismo anaerobico alattacido meccanismo anaerobico lattacido (con produzione cioè di acido lattico) meccanismo aerobico Come si vede dall’immagine sottostante l’energia può essere ricavata da varie fonti (fegato, tessuto adiposo e muscolo dai propri depositi interni). Nel meccanismo anaerobico alattacido, l’energia viene ricavata da ATP e fosfocreatina; questo meccanismo però può essere utilizzato solo per pochi secondi (4-5), dopodiché si attiva il meccanismo anaerobico lattacido che utilizza anche il glucosio ematico (cioè del sangue) e il glicogeno muscolare (cioè lo zucchero di riserva depositato nel muscolo), la cui quantità varia in base all’allenamento, quindi un soggetto allenato ne avrà una maggiore quantità. In questo tipo di meccanismo viene prodotto l’acido lattico, di cui si sente tanto parlare che, contrariamente a quanto si pensa, è solo uno dei fattori responsabili della fatica muscolare e, anche in questo caso, l’allenamento è fondamentale; infatti un soggetto che pratica regolarmente attività fisica produrrà meno acido lattico e quindi avrà una migliore tolleranza alla fatica. Il meccanismo aerobico si attiva per ultimo ed è quello che permette di ricavare l’energia necessaria a sostenere un’attività di lunga durata, ad esempio la maratona. Questa energia viene ricavata dal glucosio ematico, dal glicogeno muscolare e a differenza degli altri due meccanismi appena descritti ricava energia anche dai corpi chetonici, dagli amminoacidi e dai grassi. Anche in questo caso gioca un ruolo fondamentale l’allenamento, infatti un soggetto allenato consumerà una maggiore quantità grassi. I nutrienti e lo sport Come già sottolineato in precedenza l’esercizio fisico richiede energia, pertanto una buona alimentazione è importante sia per migliorare la prestazione che per velocizzare i tempi di recupero dallo sforzo. Chi pratica attività fisica necessita innanzitutto di un’assunzione adeguata di calorie; un’alimentazione a basso apporto calorico, infatti, può indurre perdita di massa muscolare, fatica, disordini del ciclo mestruale, riduzione della densità ossea e incremento del rischio di infortuni. Un’alimentazione bilanciata deve apportare tutti i nutrienti contenuti negli alimenti riportati nella piramide alimentare (raffigurata di seguito). Piramide alimentare La Piramide alimentare si fonda su 3 messaggi di base: varietà nel cibo, moderazione e presenza ogni giorno di alimenti presenti nelle varie sezioni dell’immagine. È importante ricordare che nessun alimento, se assunto singolarmente, è in grado di soddisfare tutte le esigenze del nostro organismo, quindi se venisse eliminato un cibo dalla nostra dieta, potrà comunque essere sostituito con un altro alimento, purché abbia analoghe caratteristiche nutrizionali a quello abolito. Tuttavia, ciò spesso non accade. Infatti, a volte, coloro che praticano un’attività sportiva tendono a ridurre o eliminare alcuni alimenti a favore di altri, come ad esempio non consumare o limitare pane e pasta (che apportano prevalentemente carboidrati), sostituendoli con elevate quantità di carne (più ricca di proteine), creando uno sbilanciamento tra i vari nutrienti. Quali sono e in che quantità devono essere assunti i nutrienti? Tutti gli alimenti che noi consumiamo quotidianamente contengono delle sostanze chiamate “principi nutritivi o nutrienti”. Questi principi nutritivi sono: glucidi (o zuccheri), lipidi (o grassi), proteine (o protidi), vitamine, sali minerali (o ceneri) ed acqua. ? I carboidrati Devono costituire la principale fonte di energia della dieta (anche dello sportivo!), cioè il 50-60%. I carboidrati possono essere complessi, che richiedono un certo periodo di tempo per essere assorbiti (esempio pasta e pane) e semplici, che invece vengono metabolizzati velocemente (esempio frutta, miele, marmellata). Tra i carboidrati semplici rientrano anche le maltodestrine che, invece, richiedono tempi di digestione più lenti degli altri carboidrati semplici, ma più rapidi dei glucidi complessi, pertanto possono essere considerati “una via di mezzo” utile a mantenere costante la glicemia durante l’attività. Questo è il motivo per il quale vengono aggiunte alle bevande commercializzate per la pratica sportiva, ma allo stesso tempo non giustifica l’abuso che ne viene fatto. In base all’intervallo di tempo che separa l’introduzione del cibo dalla prestazione sportiva (svolta per almeno un’ora/un’ora e mezza e non un’attività della durata di 10 minuti!), l’organismo necessiterà di un diverso tipo di zucchero, che potrà essere semplice o complesso: Prima dello sforzo (3-4 ore prima): i carboidrati hanno l’obiettivo di riempire i depositi di glicogeno (la riserva di zucchero del nostro corpo) e non devono far aumentare l’insulina. In questa fase è preferibile l’introduzione di carboidrati a lento rilascio (indice glicemico basso), in modo da favorire un assorbimento di glucosio costante nel tempo e non produrre picchi di glicemia e insulina, con conseguenze negative per il soggetto e per la sua prestazione. La quantità indicativa da assumere è di 4 grammi di glucosio per kg di peso corporeo. - “Razione d’attesa”: durante il lasso di tempo che intercorre tra il pasto già consumato e la gara, è possibile eventualmente fornire al soggetto dei carboidrati a rapido assorbimento, in modo da garantire energia immediatamente utilizzabile. - Durante lo sforzo: i carboidrati devono aiutare a prevenire l’esaurimento del glicogeno muscolare e devono arrivare in fretta nel sangue (cioè devono essere a medio-alto indice glicemico). La quantità da assumere è di 30-40 grammi per ora di attività. - Dopo lo sforzo: questi nutrienti devono permettere di ricostruire il glicogeno muscolare, pertanto in questa fase è consigliabile un apporto di 1,0-1,5 grammi per kg di peso corporeo durante i 30 minuti seguenti l’allenamento, assunzione che verrà ripetuta ogni 2 ore nell’arco di circa 4-6 ore (2-3 volte). Subito dopo lo sforzo preferire i carboidrati semplici e poi scegliere quelli complessi; tanto più precocemente dalla fine dello sforzo vengono introdotti carboidrati, tanto più glicogeno viene accumulato. Quindi se assumeremo carboidrati nelle prime ore seguenti l’attività sportiva, aumenteremo le nostre riserve più facilmente. Altri fattori che conducono a questo risultato sono: la quantità rimasta (minore è la quantità di riserve presenti, maggiore sarà la velocità di ricostruzione delle stesse), il tipo di carboidrati (indice glicemico medio-alto degli alimenti consumati), il tempo d’introduzione (il prima possibile). I fattori che, invece, riducono la formazione delle scorte di glicogeno sono il danno muscolare, scarsa introduzione di carboidrati e di energia totale, assunzione di glucidi a basso indice glicemico, esercizi pesanti e prolungati durante la fase di recupero. Per rimarcare l’importanza dell’assunzione dei carboidrati per lo sportivo, si ricorda che se ne introduciamo adeguate quantità le proteine non vengono distrutte per produrre energia. ? I grassi Negli sport di resistenza e di lunga durata, anche i lipidi (trigliceridi) vengono utilizzati per produrre energia e questo avviene per risparmiare i glucidi e le proteine. La capacità dell’organismo di utilizzare i lipidi dipende dalla dieta, dall’intensità dell’esercizio, dalla sua durata e dalla quantità di fibre rosse (che ne utilizzano di più) e fibre bianche. I lipidi che vengono consumati per primi sono quelli presenti all’interno del muscolo, dopodiché vengono impiegati quelli presenti nel tessuto adiposo. Una dieta con un’adeguata quantità di grassi, per coloro che effettuano un’attività fisica di resistenza, permette di sostenere degli sforzi intensi; è da sottolineare però che è necessario sempre associare carboidrati, per evitare che vi sia un’eccessiva produzione di corpi chetonici, sostanze che potrebbero avere effetti negativi sul nostro organismo. I grassi quindi devono rappresentare, a seconda dell’attività, il 20-35% dell’energia assunta (per compensazione dei valori standard dei nutrienti del grafico precedente); quindi non bisogna né eccedere per evitare problemi cardiovascolari, né scendere sotto il 20% che non garantirebbe un adeguato sostentamento della performance. Inoltre, come per il glicogeno, l’allenamento prolungato permette di aumentare il contenuto di grassi (trigliceridi) muscolari e rende il corpo capace di utilizzarli in maniera più efficace. ? Le proteine L’assunzione di proteine ha lo scopo di mantenere in positivo il bilancio di azoto dell’individuo, cioè le proteine introdotte devono essere uguali a quelle eliminate. g proteine/kg peso Sedentari Bambini età prescolare Bambini età scolare 0.8 1.2 1.0 Atleti di potenza, aumento massa muscolare 1.4-1.8 Atleti di potenza, mantenimento 1.2-1.4 Atleti di resistenza 1.2-1.4 La dose di proteine per gli atleti oscilla tra 1,0-1,2 e 1,5-1,7 grammi per kg di peso corporeo, leggermente superiore a quella degli individui sedentari, ma che generalmente può essere assicurata con la normale alimentazione senza ricorrere all’assunzione di integratori proteici o di amminoacidi. Apporti maggiori non producono gli effetti desiderati, cioè l’aumento della massa muscolare e determinano solo un superlavoro (da parte di fegato e reni) per l’eliminazione delle scorie azotate. Inoltre per poter stimolare la formazione di massa magra (sintesi proteica), dopo lo sforzo fisico è necessario introdurre tutti gli amminoacidi essenziali (gli amminoacidi che cioè devono essere introdotti per forza con l’alimentazione perché l’organismo non è in grado di produrli), quindi non ha senso assumere integratori. Come già accennato prima, effettivamente negli atleti c’è un’aumentata necessità di proteine e i motivi di questa maggiore richiesta proteica sono: chi pratica attività fisica ha una quantità più elevata di massa magra e minore quantità di massa grassa e quindi, a parità di peso, necessita di un maggiore apporto di proteine l’allenamento intenso coinvolge la massa muscolare necessità di aumentare la massa magra produzione di energia (quando l’allenamento è intenso, per produrre energia si utilizzano proteine per il 5-8%) perdita di azoto Tutto ciò però non giustifica l’impiego smisurato che si fa di integratori, supplementi (soprattutto proteici), né il consumo smodato di carne e alimenti ricchi di proteine. Riporto a tal proposito una curiosa citazione: “La gente mangia carne e pensa che diventerà forte come un bue, dimenticando che il bue mangia l’erba”; a dimostrazione di ciò sono sempre più numerosi gli sportivi vegetariani che praticano a livello agonistico un’attività fisica. Una pratica comune ai frequentatori delle palestre è il consumo di 10 albumi d’uovo a prima mattina, perché ricchi di proteine; anche questa è un’usanza priva di senso se poi si pensa che la stessa quantità di proteine può essere fornita da un’alimentazione bilanciata. Per sfatare il mito delle proteine vorrei inoltre precisare che quote di proteine superiori a 2 grammi per kg di peso non determinano nessun vantaggio, anche perché gli amminoacidi in eccesso vengono trasformati in grassi (dopo una serie di reazioni biochimiche). Quindi, sintetizzando, gli effetti negativi di una dieta troppo ricca di alimenti proteici sono: l’eccesso di proteine accompagnato da un’assenza di carboidrati o un insufficiente apporto calorico, ha come risultato l’utilizzo di proteine per produrre energia e non massa muscolare; il surplus di proteine inserito in una dieta ipercalorica, causa un aumento della massa grassa (non magra!), affaticamento di reni e fegato; Quindi l’abuso di proteine sia alimentare che in forma predosata è inutile e dannoso, mentre sarebbe sufficiente aumentare la quota proteica di 0.3-0.5 grammi per kg di peso al giorno, per soddisfare il fabbisogno proteico e prevenire la riduzione di massa magra. Parallelamente è necessaria un’adeguata introduzione di acqua 2.5-4.5 litri al giorno, perché un aumentato apporto proteico richiede un aumentato apporto idrico, dovuto alle trasformazioni biochimiche di questi nutrienti. ? L’acqua E’ molto importante garantire un’adeguata assunzione di liquidi prima, durante e dopo la fine dell’esercizio fisico. Acqua e carboidrati sono infatti due elementi che vengono consumati in abbondanza, infatti il nostro organismo ha bisogno di reintegrare liquidi, elettroliti (ad esempio Sodio, Potassio e Magnesio), energia e carboidrati, per rifornire il muscolo di scorte di glicogeno e garantire un rapido recupero. Nell’individuo adulto l’apporto di liquidi giornaliero si aggira normalmente intorno a 1ml di liquidi per kcal o 30 ml per kg di peso; di conseguenza è previsto un apporto di circa 2100 ml di acqua per un individuo medio. Se consideriamo ad esempio una persona di 70 kg applichiamo la formula: 30 ml x 70 kg = 2100 ml. Tuttavia nei periodi di attività fisica intensa, per compensare le perdite di sudore sarebbe necessario aumentare di 15 ml per kg di peso corporeo l’apporto di liquidi necessario per la regolazione della temperatura corporea (in aggiunta ai valori precedenti). Infatti l’eliminazione di acqua si aggira intorno ad 1 ml al minuto, ma può arrivare fino a 15 ml al minuto con l’aumento della temperatura interna dovuta all’esercizio fisico e con l’aumento della temperatura dell’ambiente esterno. È importante ricordare che la disidratazione rappresenta un pericolo. Infatti, una perdita di acqua del 2% in peso, porta ad una diminuita capacità di regolare la temperatura corporea, compromettendo le prestazioni fisiche; con il 5% compaiono crampi muscolari, con il 7% allucinazioni e coma e con il 20% sopraggiunge addirittura la morte. Di conseguenza, quando si svolge attività fisica, è necessario assicurarsi un buon rifornimento di liquidi prima, durante e dopo lo sforzo e non aspettare il senso di sete che, spesso, è inefficace. ? I micronutrienti (Vitamine e Sali minerali) Contrariamente a quanto si possa pensare, se un atleta ha una dieta varia ed equilibrata non sono necessari integratori di micronutrienti (vitamine e sali minerali). Questi ultimi potrebbero essere raccomandati qualora siano stati eliminati alcuni cibi dalla propria alimentazione o per soggetti che hanno specifiche carenze nutrizionali. Un regime alimentare vegetariano o vegano, anche per lo sportivo, garantisce l’apporto di tutti i nutrienti, purché venga attentamente pianificato, altrimenti potrebbe esserci il rischio di sviluppare carenze alimentari sia per il fabbisogno di minerali come ferro, zinco e calcio, sia di vitamine (soprattutto vit.D e B12). Quali sono quindi gli alimenti consigliati per l’attività fisica? Il pasto prima dell’attività non può essere considerato il “pasto magico”. Cioè per poter svolgere al meglio un’attività sportiva, il cibo può aiutare ma è sempre necessario l’allenamento; tuttavia tale pasto può consentire di affinare/ottimizzare il rifornimento di alimenti e liquidi. Il momento del pasto può essere diverso. Infatti a seconda dell’orario in cui si praticherà la prestazione, si potrebbe trattare di colazione, pranzo, snack sostanzioso o cena ma, indipendentemente da questo, dovrebbe essere consumato 2-4 ore prima dell’attività. Alcune importanti considerazioni per questo pasto: • introdurre abbondanti carboidrati complessi • utilizzare pochi zuccheri semplici, preferibilmente associati a carboidrati complessi limitare i grassi: evitare alimenti fritti o cotti troppo a lungo, insaccati grassi, latte, per non affaticare il processo digestivo assumere poche proteine: meglio evitare latte, uova, formaggi, perché richiedono una digestione lunga. Alcuni piani dietetici per gli sportivi prevedono piccole quantità di carne bianca alla griglia, bresaola, prosciutto crudo privato del grasso visibile oppure formaggio di soia (tofu), più semplici da digerire. Alcune proposte per il pasto pre-gara sono (a seconda dell’ora): frutta e cereali da prima colazione, da associare a latte scremato o latte vegetale (latte di soia, di riso, di mandorla, ecc.) snack di cereali e frutta o crostata con marmellata fette biscottate con miele, malto, marmellata pane farcito con alimenti proteici (sopra descritti) pasta, anche integrale, preceduta o seguita da verdura fresca e/o cotta frutta con yogurt (anche yogurt di soia, di riso, ecc.) Se l’attività sportiva si protrae per molto tempo (almeno un’ora e mezza), durante la gara è necessaria un’integrazione con liquidi e alimenti energetici. Generalmente la perdita di liquidi si aggira intorno a 800-1000 ml per ogni ora di attività, ma può arrivare anche a 3 litri in condizioni ambientali di caldo umido, che vanno rimpiazzati senza attendere la comparsa della sensazione di sete. L’introduzione di liquidi richiesta varia tra 200 e 1400 ml all’ora e le bevande dovrebbero reintegrare circa 1grammo di sodio per ogni ora di attività. Questo aspetto è molto importante, perché la maggior parte delle persone non è in grado di mantenere il passo tra perdita e consumo. Alcune proposte di alimenti energetici da usare durante l’attività: frutta oleosa ed essiccata (pinoli, mandorle, noci, uvetta, fichi secchi, albicocche secche, datteri, ecc.) dolce da forno semplice (ad esempio con frutta) cioccolato frutta biscotti secchi Dopo la gara: Il ripristino delle riserve di glicogeno esaurite durante lo sforzo, deve avvenire durante la prima ora successiva, mediante la somministrazione di carboidrati semplici pari a circa 60-80 grammi poi, ad intervalli di 2 ore, fino a raggiungere 500-700 grammi di carboidrati. Un semplice metodo per valutare la perdita di acqua corporea consiste nel pesarsi, poi per reintegrare i liquidi persi si consiglia di bere 1litro e mezzo di bevande per ogni kg di peso perduto nelle prime 6 ore (con preferenza per l’acqua o ad esempio succhi di frutta, tisane, ecc.). Per coloro che praticano attività anaerobiche, non deve essere ovviamente presa in considerazione un’integrazione di nutrienti durante lo sforzo, poiché esso si protrae per tempi brevi, mentre le indicazioni per il “dopo-gara” sono analoghe alle attività aerobiche. In linea generale si consiglia di migliorare la qualità degli alimenti scegliendoli preferibilmente da agricoltura biologica (prestando attenzione alle etichette). Cosa sono gli “Sport food”? In commercio si ritrovano, oramai sempre più frequentemente, i cosiddetti “sport food” (vedi tabella sotto), cioè alimenti da utilizzare per chi pratica sport. Esempi di “Sport food” Sport drink Contengono elettroliti per rimpiazzare le perdite di sudore e aumentare l’introduzione volontaria di fluidi. Tali bevande apportano acqua, sali minerali e spesso anche substrati energetici (carboidrati e grassi) utili a sostenere lo sforzo e reintegrare le perdite. Sono utilizzati per rifornire e reidratare durante sessioni prolungate di allenamento o gare e per il recupero. Sport gel Sono sorgenti di carboidrati e acqua e possono essere impiegati per il rifornimento, soprattutto quando l’idratazione è lo scopo principale (ad esempio la maratona dove è difficile masticare e deglutire). Sport bar Possono essere utilizzati come pasto pre-gara o per il recupero. Sono di facile utilizzo e contengono carboidrati, proteine e micronutrienti. Pasto liquido Utilizzato soprattutto nella fase di recupero, fornisce energia ed è meglio tollerato del pasto solido in atleti con problemi gastrointestinali. Integratori di vitamine e sali minerali Sono importanti durante i periodi di restrizione dietetica, quando l’insufficiente apporto energetico determina un’inadeguata introduzione di alimenti e quindi anche di micronutrienti. Elettroliti Sono una fonte addizionale di sodio quando il soggetto ha forti perdite di sudore e quindi di elettroliti. Vorrei sottolineare, come già ampiamente ripetuto, che l’utilizzo di questi alimenti non è indispensabile. Può essere eventualmente consigliato solo nei casi in cui non si riesca a soddisfare i fabbisogni nutrizionali con i normali alimenti e ciò può avvenire per svariati motivi: inappetenza, elevati consumi energetici che richiedono un altrettanto elevato apporto di calorie, ecc. Inoltre ribadisco che, come per tutti, anche per chi pratica uno sport (a livello agonistico o amatoriale), la “varietà” è la parola chiave per restare in salute, garantendo così al proprio organismo tutte le sostanze di cui ha bisogno e allo stesso tempo ottimizzare la propria performance!


torna all'indice

L'eccellenza nelle inutilità

di Mario Lorenzini

Sabato 6 settembre 2014, canale 5, tg5 delle ore 13. Come accade nei telegiornali, ricchi di notizie disastrose, ogni tanto ci sono notizie buone: si annunciano scoperte tecnologiche, scientifiche, mediche; e soprattutto promettenti per la cura di quella malattia che, fino ora non aveva speranza di essere sconfitta. E’ il caso di malattie oculari degenerative con le quali, purtroppo, molti nostri lettori hanno a che fare. In questo servizio televisivo appunto si parlava di tecnologia applicata nel settore oftalmologico. Nello specifico, dell’uso di laser manovrati da robot. Il tutto per la chirurgia di che cosa? Il professore di questo istituto di Chieti decantava come, con questa tecnica mininvasiva, si potesse sollevare un 70enne dalla sua cataratta e dal suo astigmatismo. L’intervento di questo chirurgo mi ha fatto, come tante altre volte mi accade al sentire notizie del genere, scuotere la testa e indignare. Alle sue parole che rimarcavano come si potesse sentire quel signore anziano al quale toglievano astigmatismo e cataratta, naturalmente non doveva avere problemi di retina, avrei contrapposto molto volentieri le esperienze di pazienti affetti da malattie oculistiche come retinite e glaucoma, patologie che, prima o poi, non lasciano dubbi all’avvento della cecità.E quante illusioni di cure o terapie chirurgiche; persone costrette ad abituarsi a una vita sofferente perché la cronicità del loro stato li obbliga a terapie a vita, sin dalla più tenera età, non da vecchi! A queste situazioni lo staff medico non propone che la solita minestra riscaldata, magari con un ingrediente in più, naturalmente dal gusto squisitamente commerciale, di poca riuscita pratica. Tanto per citare una casistica, prendiamo il glaucoma. Nei casi refrattari a terapie basate sull’instillazione di goccie sottocongiuntivali, possono essere applicate delle “valvole”, atte a far diminuire la pressione oculare.In realtà queste non sono altro che tubicini siliconici o di materiale equivalente, dai quali defluisce l’umor vitreo in eccesso. La diversità tra una valvola reale, applicata per esempio a una semplice macchina del caffè, e un talimpianto oculare sta nel meccanismo che fa entrare in funzione il dispositivo: quando la pressione interna dell’acqua nella caffettiera supera un certo tetto, la valvolina di sfiato fa uscire il vapore in più; e nel caso dell’occhio? Nessun meccanismo di controllo, la valvola è sempre attiva nello stesso modo, con il risultato scontato di un funzionamento troppo elevato e conseguente ipotensione del bulbo,, o scarsa efficienza del tubicino, che lascia ancora l’occhio in balia di pressione elevata e danni conseguenti. In entrambi i casi il rimedio è chirurgico: o si toglie la valvola,o se ne mette un’altra! Ma diciamo la verità, questa non è una valvola perché non ha un congegno che la fa funzionare quando serve e stare inattiva quando no. Bella fregatura. Comunque posso dirvi anche che per mezzo euro potete acquistare il ricambio della vostra caffettiera ma nel caso dei vostri fanali il valore di quel misero pezzetto gommoso è di circa 700 euro, ovviamente spese dell’equipe medica e sala operatoria escluse. E’ ancora una volta il Dio denaro a pilotare la ricerca: dove è facile affinare una tecnica, già consolidata su una patologia di poco conto, ma redditizia, , in tal caso si procede; mentre nello studio di malattie più complesse, siamo ancora arenati. Vorrei solo che questi cervelloni fossero un po’ più umili, non c’è bisogno di apparire in tv gridando eureka.


torna all'indice

Racconti e poesie

poesie dedicate al pontificato di Benedetto XVI

di Padre Nicola Galeno

A seguire la prima parte di una serie di poesie dedicate al Pontificato di Benedetto XVI – Parafrasi del suo discorso.

di Padre Nicola  Galeno 

1)-LA NOSTRA GIOIA.

Per Israele sola vera gioia
era il poter conoscere il volere
divino ed il cammino della vita...
Noi pure stessa gioia ricerchiamo!
La volonta’ divina non ci aliena:
pur quando ci purifica, conduce
alla scoperta vera di noi stessi!

2)-I DESERTI DELL’ANIMA.

Oh quanto l’inquietudine del Cristo
deve animar la vita del Pastore,
se vuole dal deserto della terra
l’umanita’ condurre a nuova vita!
La povertà, la fame con la sete,
senso di solitudine, abbandono,
amor distrutto, perdita di Dio
con l’anima incapace d’avvertire
la dignità e la rotta del cammino...
Vanno aumentando i deserti esteriori
con l’ampliarsi di quelli interiori!

3)-DIVINO PASTORe.

Pastor di tutti gli uomini, volesti
farti tu stesso agnello, parte viva
dei tanti calpestati e sterminati...
Sacrificar sapesti la tua vita!
Davvero ci redime sol l’Amore,
non il poter, svelandoci il mistero
di questo pazientissimo Signore
che non distrugger vuole, ma salvare!
La redenzione vien dal Crocifisso,
non dai crocifissori! La pazienza
divina costruisce... L’impazienza
umana sol conosce distruzione!


torna all'indice

Voglio viverti

di Patrizia Carlotti

Ieri, oggi, domani…
Mi consolasti amandomi, proteggendomi, 
sollevandomi e facendomi volare…
Gridai il mio immenso dolore tu eri lì
che mi guarivi con il tuo amore…
Grazie per i tuoi abbracci, per le tue carezze
speranzose di un mio sorriso…
grazie amore

Volli viverti per rinascere…
Voglio viverti perché adesso mi scorri nelle vene
vita mia…
Sei il mio coraggio, la mia speranza,
l’emozione forte quando facciamo l’amore che mi rigenera…
Ho fame e sete di te ogni giorno, ho bisogno di te
come un bambino ai primi passi…

La stella più bella e luminosa mi guidò quando fu necessario, 
quando tutto era morte e dolore…
Essa mi condusse a te,  mi affidò alle tue mani
e pian piano la stella scomparve …
ma ordinò, prima d’andar via, ad altre mille stelle d’illuminare il nostro cielo.
Sento di essere il tuo mondo, colei che ti completa…
come una pianta che cresce al sole sono adesso.
L’amore è purezza, è forza e fragilità in certi ed altri momenti,
facile bersaglio d’invidia e gelosia…
Il tutto e il niente, bilanciare a volte è difficile e fa soffrire.

Gioire e piangere, vincere e perdere, litigare per far pace…
rispettando la legge dell’amore…quella dell’appartenersi.

L’abitudine se c’è ti stanca, se non c’è ti manca…
Cercare nuovi stimoli per fuggire la routine talvolta noiosa e pesante
ma poi pentiti rimpiangiamo quello che abbiamo perduto…
Svegliarsi assieme, addormentarsi abbracciati…
regole di cui non potrei fare a meno.

Tenero e paziente compagno, comprensivo e tollerante padre,
non per scelta tua ma perché la stella lucente te l’affidò …
Voglio viverti perché sei unico…
Voglio viverti oggi e domani e per sempre.


torna all'indice

Cara Italia

di Antonella Iacoponi
    
17 marzo 2011

    Graziosa patria, splende bianca la tua purezza,
riluce come un cristallo di neve,
con mille raggi, il sole ti accarezza,
la brezza ti avvolge in tocco soffice e lieve,
le Alpi ti proteggono dal vento,
il mare accoglie il tuo corpo perfetto,
tenendo in braccio spiagge d’oro e fiumi d’argento,
son così tanti i figli che hai stretto al petto,
e che han ricambiato il tuo amore con la vita,
il loro sangue scivola in mille rubini,
lava dal suolo ogni macchia, ogni ferita,
la terra si apre alle risa dei bambini,
verdi germogli profumati di speranza;
sciami di fiori inondano la sera,
un verde manto, che vola e danza,
in un soffio di primavera,
brillan le Chiese alla luce delle stelle,
i monumenti sfiorano la luna,
un vrivido percorre la mia pelle,
le piazze, le torri, le statue, ad una ad una…
quanti ricordi, frammenti di storia!
Molti emigranti han versato lacrime amare,
spargendo nel mondo la tua gloria,
il rimpianto per gli affetti, la terra, il mare,
mille cantori ti han dedicato poesie,
con cuori ardenti, innamorati,
le case nascondon dolci melodie:
le mamme cullano i bimbi addormentati…
Un vecchio si scalda vicino al focolare,
ricorda la guerra combattuta con onore,
un alito di vento fa ondeggiare
il caro, prezioso tricolore.


torna all'indice

Riflessioni e critiche

Rispetto delle persone e diritti dei disabili: ancora sui parcheggi dedicati

a cura della redazione

La Redazione vuole portare a conoscenza dei lettori la vicenda occorsa a Maurizio, nostro vice direttore. L'ingiustizia di trovarsi di fronte a un dazio non previsto in precedenza, ma ammesso successivamente e, ovviamente, non segnalato opportunamente; il muro di gomma di una delle tante società municipalizzate che rispondono picche; il silenzio del cuore delle amministrazioni comunali. A voi il pensiero, eccovi la storia.

1 parte - Scrivere l'accaduto alla Firenze parcheggi

Quarrata 15/04/14

Oggetto: Richiesta rimborso biglietto parcheggio stazione S. Maria Novella

Io sottoscritto Maurizio Martini, nato il 24 aprile 1971, residente a Quarrata via Colecchio n. 38, dichiaro quanto segue.


In data 24 marzo, per motivi di salute, mi sono recato in Svizzera partendo da Firenze col Freccia rossa delle ore 15.00. Essendo non vedente, l’accompagnatore ha parcheggiato il veicolo nel parcheggio della stazione come varie altre volte. L’ultima volta che avevamo usufruito del parcheggio gratuitamente in quanto possessore del tagliando per gli invalidi risaliva a metà ottobre 2013, quando la norma del tesserino magnetico non era ancora in vigore. Parlando telefonicamente con 2 dei vostri addetti, mi è stato spiegato che per tutto novembre e dicembre, sia all’interno del parcheggio che nei dintorni della stazione erano stati posizionati vari cartelli che avvisavano della nuova norma. Inoltre, sia giornali che radio locali avevano passato vari annunci radiofonici allo scopo di mettere al corrente la cittadinanza. Premesso quanto sopra, desidero esprimere alcune considerazioni prima di giungere alla conclusione. Come già detto, da ottobre 2013 sono tornato nel parcheggio il 24 marzo. Secondo. Abitando a Quarrata, non potevo ascoltare gli annunci radiofonici delle radio locali, e per quanto riguarda i giornali, non credo che siano usciti annunci pubblicati fino alla zona dove abito, e comunque, nonostante queste iniziative, ciò non garantiva che venissi a conoscenza della nuova norma, poiché, potrei non ascoltare la radio, e come è evidente, non posso leggere il giornale. Ma giungo al punto più importante secondo il mio modo di vedere tutta la situazione. Al momento, Nel parcheggio, è posizionato un cartello presso le casse dove avviene il pagamento del biglietto. Tale posizionamento è del tutto inutile poiché, quando mi reco presso la cassa, ormai il danno è fatto. La cosa più logica e semplice, sarebbe stata quella di posizionare per un periodo molto più lungo, 2 semplici cartelli purché ben visibili uno per ogni entrata nel parcheggio. In quel caso, se il guidatore non avesse visto tale cartello, sarebbe stato chiaro che la responsabilità cadeva su di noi. Invece, all’entrata del suddetto parcheggio, non vi è nessun avviso. Per le ragioni sopra esposte sono a richiedere il rimborso del biglietto, di euro 93.00. Tale cifra è risultata dal fatto che la macchina è rimasta in sosta dal 24 al 25 marzo, fin verso le ore 20.00. Sicuramente provvederò a fornirmi di tesserino magnetico, perché ritengo giusto che non ci siano furbi che con la scusa del tesserino invalidi godano di un privilegio che non tocca loro. Ma al tempo stesso, ribadisco che la mancanza di avviso ben visibile all’entrata del parcheggio, rende la mia richiesta legittima. In allegato invio copia del biglietto, copia del mio documento di identità e del tesserino invalidi rilasciato dal comune di Quarrata. Per quanto esposto spero di vedere accolta la mia domanda, cosa di cui sono certo, visto che parliamo tra persone civili. Inoltre consiglio il posizionamento dell’avviso nei punti da me indicati, al fine di evitare future contestazioni da parte di altri utenti. Spero di aver spiegato in maniera chiara tutta la vicenda e lo svolgimento dei fatti, che come potrete constatare, non lasciano dubbi sulla legittimità della mia richiesta. Scrivo richiesta e non reclamo, proprio per il rapporto di cordialità trovato negli addetti con i quali ho avuto contatti. Riguardo la vostra risposta, desidero la modalità via lettera. Tuttavia lascio di seguito il mio recapito telefonico dove potermi contattare per ogni ulteriore chiarimento o altro. Cell. 360…

Cordialmente, Maurizio Martini


Reclami Firenze Parcheggi To: mauriziomartini6@virgilio.it Sent: Monday, April 28, 2014 9:36 AM Subject: Risposta Suo reclamo del 16 aprile u.s..

Prot. 446

Gentile Sig. Martini, la nostra Società ha raggiunto nel corso del 2013 l’accordo per la nuova procedura di ingresso ai parcheggi per le auto che trasportano disabili con la Consulta Comunale degli Invalidi ed Handicappati del Comune di Firenze. Tale accordo è stato pubblicizzato sulla più importante testata giornalistica cittadina. Inoltre, su nostra richiesta, il Comune di Firenze ha provveduto ad inserirne dettagliata comunicazione sul proprio sito nella pagina cultura e turismo riservata al turismo accessibile per i turisti diversamente abili. A seguito di tale accordo, in data 01 dicembre 2013, oltre che pubblicalo sul nostro sito, abbiamo affisso un avviso che comunicava l’entrata in vigore dal 01 gennaio 2014 della suddetta procedura. Altresì, abbiamo provveduto ad integrare, l’art. 2 del nostro regolamento dei parcheggi, affisso in tutte le strutture, sia in entrata che ad ogni box cassa di ogni singolo parcheggio, con la seguente dicitura: “Le tariffe e gli orari della sosta sono esposti all’interno del parcheggio. A partire dal 01 gennaio 2014, i disabili, potranno beneficiare gratuitamente degli appositi spazi di sosta delimitati dalle strisce gialle del parcheggio, solo se in possesso della “Tessera Speciale Riservata”, disponibile presso la Centrale Operativa della Firenze Parcheggi cubo 6/7 in Piazza della Libertà, 12, la cui procedura per il rilascio è riportata nel sito web all’indirizzo www.firenzeparcheggi.it.” Per quanto sopra, la Sua richiesta di rimborso non può essere accolta.

Cordiali saluti. Richard A. Cammarano Responsabile del Sistema Integrato Qualità, Ambiente e SA8000 --------------------------------------------------- Firenze Parcheggi S.p.A. Via G. La Pira, 21 - 50121 - Firenze Tel. 055 27.20.11 - Fax. 055 27.20.134 ---------------------------------------------------------------

Quarrata 28 aprile

Ho letto la vostra dettagliata risposta. nell'ultimo paragrafo, trovo la seguente dicitura:"Altresì, abbiamo provveduto ad integrare, l’art. 2 del nostro regolamento dei parcheggi, affisso in tutte le strutture, sia in entrata che ad ogni box cassa di ogni singolo parcheggio, con la seguente dicitura: “Le tariffe e gli orari della sosta sono esposti all’interno del parcheggio. A partire dal 01 gennaio 2014, i disabili, potranno beneficiare gratuitamente degli appositi spazi di sosta delimitati dalle strisce gialle del parcheggio, solo se in possesso della “Tessera Speciale Riservata”, disponibile presso la Centrale Operativa della Firenze Parcheggi cubo 6/7 in Piazza della Libertà, 12, la cui procedura per il rilascio è riportata nel sito web all’indirizzo www.firenzeparcheggi.it.” Per quanto sopra, la Sua richiesta di rimborso non può essere accolta.".. Per entrata cosa intendete? Ma soprattutto, per quanto è rimasto il cartello afffisso alle 2 entrate che immettono nel parcheggio? Per tutte le altreiniziative, senza dubbio apprezzabili, sono costretto a ripetere che: primo, non abitando in Firenze non potevo venire a conoscenza della novità. Secondo, non mi risulta che sia il cittadino a dover cercare le novità, i cambi di normativa ecc. La mia domanda/suggerimento, era ed è molto chiara. bastavano 2 cartelli presso le 2 ENTRATE. Soltanto in quel caso,il fruitore, cioè il sottoscritto, in caso di mancata lettura non poteva chiedere nessun rimborso, poiché l'avviso dovevasi trovare a punto presso le 2 entrate, e per un periodo se non indefinito, molto più lungo. visto che erano sufficienti cartelli che non incombravano e/o non creavano ostacolo alcuno.

Con questa ultima osservazione, torno a chiedere il suddetto rimborso. Se ritenete ad ogni modo di essere nel giusto, pubblicherò il mio reclamo, la vostra risposta, e la mia nuova richiesta, dettagliando tuttti i fatti. Saranno i lettori a decidere chi ha ragione. La prima rivista sarà Giovani del 2000, www.gio2000.it

in seguito vedrò quale altra testata coinvolgere. ripeto, non accetto questa sanzione, poichhè non ci sono i presupposti, nonostante le iniziative da voi prese, mentre è mancatal'azione più semplice di tutte, ripeto, 2 cartelli dal costo di non più di 5 euro affissi presso le 2 entrate del parcheggio, per un periodo non certo di uno o due mesi, ma molto maggiore. cordialmente

Maurizio Martini

p. s. la prossima uscita del periodico èprevista per metà giugno. Quindi, avete ancora abbastanza tempo per riflettere, e se lo desiderate inviare un ulteriore chiarimento. Come vedete, cerco di fare il possibile per non giungere a scontri sempre spiacevoli.

Prot. 477

Gentile Sig. Martini, Nell’ultimo paragrafo della nostra del 28 aprile u.s., si fa riferimento al regolamento del parcheggio che è tutt’ora presente in ogni singola entrata della struttura. Per quanto riguarda l’avviso che annunciava l’entrata in vigore della nuova procedura, Le abbiamo comunicato che la nostra Società a seguito dell’accordo raggiunto nel corso del 2013 con la Consulta Comunale degli Invalidi ed Handicappati del Comune di Firenze, ha provveduto a: 1. pubblicarlo il 01 dicembre 2013 sul nostro sito web www.firenzeparcheggi.it; 2. l’affissione in data 01 dicembre 2013 di un avviso all’interno di tutti i nostri parcheggi, che comunicava l’entrata in vigore dal 01 gennaio 2014 della suddetta procedura. 3. pubblicarlo in data 07 dicembre 2013 sulla più importante testata giornalistica cittadina; 4. farlo pubblicare sul sito web del Comune di Firenze, nella pagina cultura e turismo riservata al turismo accessibile per i turisti diversamente abili. Inoltre, in più occasioni abbiamo chiesto alla Consulta degli Invalidi di comunicare il suddetto accordo a tutte le Società facenti parti della consulta.

Cordiali saluti. Richard A. Cammarano Responsabile del Sistema Integrato Qualità, Ambiente e SA8000 --------------------------------------------------- Firenze Parcheggi S.p.A. Via G. La Pira, 21 - 50121 - Firenze Tel. 055 27.20.11 - Fax. 055 27.20.134 ---------------------------------------------------------------

2 parte – non avendo avuto soddisfazione, mi rivolgo a un responsabile, al quale allego tutto il batti e ribatti sopra: nessuna risposta

Quarrata, 05 maggio

Gentile Signor Checcucci.

Desidero inviarle in allegato un file composto da uno scambio di circa 4 mail avuto con la Firenze Parcheggi.

Ho incollato le mail in ordine cronologico, cosìcché potrà leggere le mie motivazioni e le risposte avute dalla suddetta società. In sostanza, sono possessore del tagliando per disabili in quanto non vedente. Il 25 marzo u.s. dovendomi recare in Svizzera per motivi di salute, all'uscita del parcheggio, mi riferisco a quello di s. Maria Novella, ho dovuto pagare euro 93, in quanto non possiedo il tesserino magnetico. Nelle risposte avute dalla Firenze Parcheggi, mi si dice che l'avviso è affisso presso le entrate e presso le casse per il pagamento. Quel che mi duole, ma devo dirlo, è che al momento del reclamo, e il giorno 24 marzo in cui ho parcheggiato la vettura, all'entrata non c'era nessun avviso. A voler essere precisi, nella vettura vi erano 2 persone vedenti, ma ciò che più ritengo valido, è ciò che mi ha riferito un mio amico tassista che per lavoro ogni giorno entra nel parcheggio. Anche lui mi ha confermato che avvisi affissi all'entrata non ve ne erano, mentre ieri mattina, mi ha chiamato dicendomi che in entrambe le 2 entrate, vicino alla macchinetta che distribuisce il biglietto l'avviso adesso è presente.

Nella patria del Dante e di tutti gli innumerevoli grandi uomini che hanno segnato la storia direi del mondo, fa male vedere La decadenza in cui Firenze è scivolata. Purtroppo il mio errore è stato nel non fotografare subito la mancanza del non avviso, mentre ho soltanto quella scattata dal tassista due giorni fa. Pur ammettendo la miadabbenaggine nel non aver compiuto questo atto, esprimo il più totale dissenso e delusione. Vorrei aggiungere altri aggettivi, ma almeno il rispetto e l'esser signore dentro voglio conservarlo.
Se ne ha curiosità, legga l'allegato e si farà una chiara idea della mia esposizione e delle risposte avute, peraltro contrastanti con quanto mi era stato detto al telefono prima di inviare il reclamo scritto.
Ovviamente queste righe di dissenzo non sono dirette a lei, ma ho voluto metterla al corrente in quanto responsabile del settore.

Cordialmente.

p.s. Non desidero avere nessuna risposta dalla firenze parcheggi, perchè anche chi è signore dentro, quando preso per i fondelli sa diventare cattivo.

Cordialmente

Maurizio Martini

3 parte - e ora metto al corrente il sindaco!

martedì 24 giugno 2014

Alla cortese attenzione del Signor Sindaco

Oggetto: reclamo con la Firenze parcheggi

Gentile Sindaco,

Prima di tutto, voglia accettare le mie congratulazioni per la sua elezione a primo cittadino di una delle più importanti città del mondo. Voglia scusarmi se le scrivo con imperdonabile ritardo, ma problemi familiari legati alla salute mi hanno impedito di inviarle la presente mail.
Molto semplicemente, ho avuto uno scambio di mail con la Firenze parcheggi, e per conoscenza ho inviato le medesime mail al Signor Franco Checcucci, che mi dicono essere un dirigente del settore. Di seguito troverà la mail inviata al Checcucci, mentre in allegato troverà lo scambio di mail con la suddetta Firenze parcheggi. Siccome mi è stato riferito che lei si è molto battuto per togliere la norma in vigore da gennaio, mi riferisco al tesserino magnetico che permette ai disabili di parcheggiare gratuitamente nei parcheggi, ho deciso di inviarle per conoscenza tutto lo scambio intercorso. Le e-mail le ho inserite in un unico file denominato reclamo. Sono tutte in senso cronologico, dalla prima all'ultima, così le sarà più facile leggere i miei scritti e le relative risposte.
Come potrà leggere, sol di un fatto mi dolgo. Di non aver fotografato le 2 entrate al parcheggio di s. Maria novella. All'epoca dei fatti, 25 marzo, nessun cartello era affisso all'entrata. Quello che mi duole davvero, e lo scrivo non per retorica, è vedere La nostra Firenze dove tanti anni vi ho passato durante gli studi presso l'istituto per ciechi Nicolodi, decadere in un baratro triste che lascia tanto amaro in bocca. La Firenze che ha dato i natali ai massimi geni del mondo, adesso fatico a riconoscerla.

Con sincera stima. Maurizio Martini

Cell: 360…
mail:…

4 parte - ancora al sindaco! Che non si è degnato di rispondere, anche se la mail è stata letta…

Venerdì 1 agosto 2014

Quarrata, 1 agosto 2014

Alla cortese attenzione del Sindaco Nardella

Gentile Sindaco.

Alcune settimane fa le ho inviato una mail nella quale desideravo metterla al corrente riguardo uno scambio con la Firenze parcheggi.
Se pur non mi attendevo ciò che ritengo ancor oggi corretto riavere, (euro 93), ero però certo almeno di una sua risposta o quella di un suo collaboratore. Purtroppo ciò che ho ricevuto, è stata soltanto la conferma di lettura della mail, e niente più.
Cosa posso commentare di fronte ad atteggiamenti di tal fatta? Non ho risposta. Ma passiamo al concreto, visto che il dialogo è ormai merce non rara, ma perduta. Vorrei tanto incontrare il Presidente Renzi, avrei un po' di cose da raccontargli, ma ormai è nel limbo degli irraggiungibili, ma chissà, la ruota gira, e chi mi conosce, conosce la mia testardaggine. Comunque Il motivo della presente è il seguente. Ho provveduto ha mettermi in regola con il tesserino magnetico previsto dalla Firenze parcheggi. L'altra settimana, recandomi in stazione, inserendo il tesserino suddetto nella macchinetta preposta, la scritta è stata che non vi erano posti disponibili per i disabili. A quel punto, dovendomi recare ad una visita del tutto urgente, ho parcheggiato regolarmente e per qualche ora, 3 o 4, la cifra è stata attorno ai dieci euro. Ma l'appunto non è tanto nel prezzo, piuttosto sul numero di posti riservati ai disabili. Quando ho chiesto alla cassa quanti fossero, la risposta è stata 14! Caro Sindaco, in un parcheggio che può contenere circa mille vetture, i posti per disabili sono 14! circa l'1 per cento! A questo punto, 3 giorni fa, dovendomi recare ancora in Svizzera sempre per cure, ho dovuto farmi accompagnare in stazione da un amico. Lei mi dirà che un amico si trova sempre, o che ci sono i taxi. Vorrei ricordarle a tal proposito, che abitando a Quarrata, circa 35 km lascio a lei calcolare il costo di un taxi, e per quanto riguarda l'amico, non è detto che sia sempre disponibile, visto che i viaggi in quel di Losanna sono frequenti. La tentazione sarebbe di pagare il taxi, e inviare alla ragioneria del Comune il costo del parcheggio, che le ricordo si aggira attorno ai cento euro, visto che tra partenza e ritorno passano 2 giorni.
Tra l'altro, mi riferiscono che lei si era battuto per abolire questa norma, adesso che è primo cittadino, credo abbia la facoltà di farlo. Ma anche di questo dubito. Le chiedo soltanto se prova un po' di imbarazzo nel leggere la presente, fermo restando che molto probabilmente non la leggerà, ma sarà letta distrattamente da qualche suo collaboratore. Sicuramente i lettori del periodico che gestisco leggeranno con più interesse tutta la vicenda che pubblicherò nel prossimo numero. Volendo può visitare il nostro sito del periodico letto mediamente da circa mille iscritti, mentre non è calcolabile il numero degli altri lettori, in quanto la distribuzione è gratuita e chiunque può collegarsi e scaricare tutti i numeri dalla fondazione fino all'ultimo numero uscito.

www.gio2000.it

A scanso di equivoci, di seguito troverà la prima mail con il relativo allegato che le ho inviato come sopra scritto alcune settimane fa.

Cordialmente!

Maurizio Martini

A tutt'oggi Maurizio ancora spera, attendendo una risposta dell’amministrazione fiorentina. Ahimè, tutti i mezzi vengono legalizzati per batter cassa, le frasi elusive e il silenzio sono la sorda risposta.


torna all'indice

Satira

Per sorridere un po'

di Giuseppe Lurgio

Amici e amiche,ahimè,siamo giunti agli sgoccioli dell'estate! Anche se questa estate non è stata delle migliori meteorogicalmente parlando e pur sempre un periodo di ferie e di spensieratezza. Pensare oggi di ritornare ai ritmi cosidetti normali crea in noi un pò di malinconìa che però dobbiamo immediatamente reprimere e far posto al buonumore e all'ottimismo! Signori,ho quì sotto ciò che fà al nostro caso!SÌ,proprio così,una bella raccolta di barzellette che aiutano non poco a metterci sù con il morale! Che altro dire? Nulla se non,buona lettura e buon divertimento! ------ 1) Due carabinieri, sapendo che la vendita di scarpe di coccodrillo puo' portare a lauti guadagni, danno le dimissioni e partono per l'Africa. Ivi giunti, affittano una canoa e risalgono il fiume. All'improvviso vedono un coccodrillo che nuota beato, uno si tuffa e dopo terribile battaglia alla fine lo solleva fuori dall'acqua. Il suo compagno pero' lo guarda ed esclama: "Che sfiga, non ha le scarpe, ributtalo in acqua". Dopo un po' trovano un altro coccodrillo: uno si tuffa, battaglia all'ultimo sangue, ma dopo averlo sconfitto e sollevato il suo compagno esclama: "Ehhh, ma che scalogna! Anche questo e' a piedi nudi, ributtalo dentro". La stessa scena si ripete varie volte finche' i due decidono di rinunciare all'impresa e di ritornare in Italia. Si ripresentano al maresciallo: "Purtroppo ci e' andata male, vorremmo essere riassunti". "Certo, ma come mai avete fallito?". "Il fatto e' che di coccodrilli nell'acqua ne abbiamo trovati tanti, ma erano tutti a piedi nudi, senza scarpe". Il maresciallo si mette a ridere e poi dice: "Ma siete proprio scemi! Scusate un po', se erano nel fiume a fare il bagno, le scarpe le avranno lasciate in spiaggia, no?". 2) Dottore, dottore, mio figlio si e' mangiato 2 euro. Morira'?. Ma si figuri signora! I nostri politici si sono mangiati migliaia di euro e stanno benissimo! 3) Un uomo lascia il cane libero, ma lo perde nei pressi dell'Universita'. Lo cerca dappertutto, ma niente, non lo trova. Allora entra in Universita' durante gli esami e chiede "scusi, e' passato il mio cane?". E un ragazzo al suo amico: "Visto, te l'avevo detto che questo esame e' una cretinata?". 4) Due conoscenti s'incontrano e uno chiede all'altro: -Ti sei dimenticato dei mille euro che t'ho prestato? -No... ma dammi un po' di tempo! -Per restituirmeli? -No. Per dimenticare...! 5) Una sposina in crociera chiacchiera con una bella ragazza. -Io sono in viaggio di nozze. E lei? -In viaggio d'affari. -Affari? Ma che tipo di affari si possono fare in crociera? -Cercare marito! 6) Enrico è stato bocciato un' altra volta e il padre è fuori di sé. -Non capisco proprio! - urla costernato. -Non potevi impegnarti a fondo e studiare tutti i giorni? Ti avevo promesso un'automobile, se riuscivi a passare gli esami! E il ragazzo replica: -Infatti ho studiato, papà. Ma per prendere la patente! 7) Pierino entra correndo in casa e chiede, tutto affannato: "Papà, papà, è vero che una mela al giorno toglie il medico di torno?". E il padre: "Certo, cosi' si dice". "E allora, presto, dammi una mela. Ho appena rotto con il pallone la finestra del dottore!" 8) Suonano alla porta di una bella casa. Una signora elegantemente vestita va ad aprire e si trova davanti un vecchio mendicante male in arnese che le chiede: "Mi scusi, signora, sono 5 giorni che non mangio; avrebbe qualcosa anche di avanzato?". E la donna: "Le andrebbero delle polpette del giorno prima?". E il barbone: "Ma certo!". E la signora: "Bene, allora ritorni domani!". 9) Una donna entra in cucina e vede suo marito che si aggira con in mano un ammazzamosche. Allora chiede: "Cosa stai facendo?" Marito: "Non vedi? Ammazzo le mosche!" Moglie: "E ne hai presa qualcuna?" Marito: "Si, ho già ucciso 3 mosche maschi e 2 mosche femmine!" La moglie un po' stranita dall'affermazione: "E come fai a sapere di che sesso erano?" Marito: "Perché 3 erano sulle lattine della birra e 2 sul telefono!!!" 10) Un pellerossa ad un altro pellerossa mentre osservano passare la prima locomotiva a vapore della storia: "Hai visto? Hanno inventato la macchina da scrivere!" 11) Una giovane donna all'ottavo mese di gravidanza va a consultare il ginecologo. Questi le chiede: "Al momento del parto il padre del bambino, secondo lei, vorra' essere presente?". E la donna: "No, non credo. Lui e mio marito non si possono vedere..." 12) Quale' la differenza tra un avvocato disonesto e uno onesto? Semplice,il secondo e' disoccupato!.


torna all'indice