Giovani del 2000

Informazione per i giovani del III millennio

ANNO XIX - numero II (65)
giugno 2017

Direttore
Maurizio Martini
Vice Direttore
Prof. Antonio Quatraro
Redattori
Massimiliano Matteoni
Luigi Palmieri
Giuseppe Lurgio
Sito web
Mario Lorenzini
sede
via Leonardo Fibonacci 5, 50131 - Firenze (FI)
Telefono e fax 055 580523
E-Mail redazione@gio2000.it
Sito internet www.gio2000.it
Tipologia: periodico trimestrale
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4197 del 26.06.2000

Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo articolista.

Rubriche


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3) Gli articoli devono pervenire in redazione entro il 15 del mese precedente l'uscita del giornale; a tal proposito ricordo che le uscite trimestrali sono le seguenti: marzo, giugno, settembre, dicembre; conseguentemente, le scadenze per la presentazione degli scritti sono: 15 febbraio, 15 maggio, 15 agosto, 15 novembre. E’ importante far comprendee che la rivista può uscire nell’arco del mese previsto solo grazie alla puntualità degli articolisti. Agli articoli pervenuti oltre tale termine si applica la procedura seguente:
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b) nome dell’articolista in font Arial, dimensione 10 punti, stile grassetto e corsivo;
c) corpo del testo in font Tahoma, dimensione 10 punti, paragrafo allineamento giustificato e testo ripartito su due colonne;
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b) Assenza di riferimenti espliciti a inclinazioni politiche. La rivista non è schierata o portavoce di una qualsiasi corrente politica. La nostra rivista è apolitica;
c) Rispetto della decenza e della morale, inteso come assenza di offese o termini ingiuriosi e di cattivo gusto, rivolti a figure o persone; è ammessa la satira o la piacevole ironia, se opportunamente dosata;
9) Inserimento in rubrica. L’articolista può indicare la rubrica di appartenenza del suo scritto, diversamente la Redazione inquadrerà di propria scelta l’articolo; L’elenco delle rubriche è riportato vicino al sommario. Gli articoli possono rientrare in una delle categorie ascritte;
10) A pubblicazione ultimata, ossia con gli articoli già inseriti negli spazi dedicati, l’articolista non può chiedere la rimozione, tantomeno la modifica dello stesso o la sua sostituzione con una versione più recente;

Giovani del 2000

In questo numero:

Editoriale
Donald, che fai? di Mario Lorenzini
Comunicazioni
Musei da toccare di Patrizia Onori
Teatro al buio di Patrizia Onori
presentazione Associazione delle Guide Esclusive del Parco Nazionale del Vesuvio di Rosario Cosimo
Invito ad andar per mare in barca a vela di Alberto Prudenzano
Cucina
Un menù estivo di Sonia Larzeni
Cultura
Inno al Braille: Poemetto in terzine, scherzosamente danteggiante di Luciano Romanelli
I Congressi degli scienziati italiani nel periodo pre- e post-Unitario (1839 - 1875) di Stefano Pellicanò
Radon: non ce ne accorgiamo di Mario Lorenzini
Filosofia, religioni e dintorni
SS. Cosma e Damiano (III sec. d. C.) di Stefano Pellicanò
Un primo Maggio "diverso" all'insegna della Cristianità e del Gender! di Giuseppe Lurgio
G8: ridateci il pianeta! di Corrado Malanga
L'interpretazione dei sogni: esiste davvero, o è solo un'utopia? di Elisa Brancaleoni
Informatica
Web: statici o dinamici? di Mario Lorenzini
Medicina
Leggiamo le etichette! Il “consumAttore” cioè Attore della spesa! di Rossana Badaschi
Novità in medicina di Stefano Pellicanò
Meningiti virali: pseudo-scoop e verità scientifiche di Stefano Pellicanò
Novità in Farmacopea di Stefano Pellicanò
Musica
Studiare musica: una utopia? di Antonio Quatraro
Racconti e poesia
Ho capito chi sono di Arianna Frappini
Sotto le lenzuola di Patrizia Carlotti
Il tempo del poeta di Antonella Iacoponi
Riflessioni e critiche
Cellulari tradizionali o Smartphone? di Patrizia Onori
Per vincere il terrorismo, bisogna vincere il terrore di Arianna Frappini
Cresce la tensione nella penisola coreana e nel mare cinese meridionale. di Renzo Coletti
Tempo libero
Barbara Contini, una che scocca certe frecce! di Giuseppe Lurgio
Santorini, la perla delle Cicladi di Gianfranco Pepe
La Commissione sport, tempo libero e turismo sociale per il bene di tutti di Luigi Palmieri
Per sorridere un po di Giuseppe Lurgio

Editoriale

Donald, che fai?

di Mario Lorenzini

Il presidente degli Stati Uniti ha finalmente rivelato le sue intenzioni riguardo l’accordo mondiale sul clima; l’incontro col Papa, che gli aveva fatto omaggio di due libri, uno sulla famiglia e uno sull’ambiente, aveva fatto ben sperare nel cambio di rotta duro e secco che l’amministrazione Trump ha mostrato fin da subito. E invece, a sorpresa, al suo ritorno dagli incontri europei, Donald Trump ha annunciato di non voler aderire all’accordo di Parigi per la riduzione dell’emissione di CO2, responsabile dell’effetto serra e di altre alterazioni climatiche, come lo scioglimento dei ghiacciai antartici e gli sbalzi stagionali, sempre più bruschi e inesistenti. Trump ha affermato la sua decisione motivandola perché il rispetto di normative ambientali del genere risulterebbe troppo oneroso sin dai tempi del suo predecessore, Obama, e diventa un peso per l’economia statunitense, a danno dei lavoratori. Ha poi voluto puntare il dito sulla Cina, libera di inquinare ormai da tempo, con città che offrono un cielo grigiastro mentre la folla è costretta a passeggiare con la mascherina sulla bocca. Qui però il Presidente USA avrebbe potuto dare il buon esempio, magari la condivisione di queste normative avrebbe fatto da traino per altri stati potenti proprio come la Cina. Sappiamo anche che, fino all’ultimo, il consiglio della Casa Bianca è stato molto combattuto, erano favorevoli all’accordo la figlia Ivanka e l’ex amministratore di Exxon, società petrolifera impegnata nello sviluppo di energie pulite. Eppure, pensiamoci bene: l’accordo mondiale per la riduzione delle emissioni inquinanti prevede nel suo insieme, l’arrivo ad emissioni zero entro il 2050. L’ottimismo e la lentezza sono di casa; pensiamo davvero che in quella data la Terra ci sopporterà ancora? Non mi addentro nei dettagli di quanto stilato in questo accordo, certo gli sceicchi hanno ancora di che campare coll’oro nero! La lenta progressività nell’attuazione di queste diminuzioni inquinanti continuerà ovviamente a danneggiare il nostro ecosistema. Avremmo dovuto pensarci prima o, adesso, porvi rimedio in modo più incisivo rispetto a una risoluzione che conta di giungere a qualche risultato tra un tempo uguale agli anni di Cristo. Non sono e non saranno mai sufficienti le numerose associazioni ambientaliste presenti sul globo terrestre. E la moria di pesci, la vicina estinzione di molte specie animali, ormai viventi in un habitat sempre più a rischio e ristretto. Ma non basta. Si devono sempre interporre freni di vario genere, ma con lo stesso emblema: il denaro. Sappiamo bene che il denaro serve per vivere, ma se vogliamo ancora vivere, su questo pianeta intendo, forse sarà il caso di lasciarlo respirare. Non è che Trump sta progettando di nascosto un’astronave per trasferirsi su Marte? O peggio, egoisticamente e realisticamente, quando gli effetti dell’inquinamento si faranno sentire in pieno, Donald Trump sarà semplicemente passato a miglior vita… Ma tralasciamo le battute, veramente non è il caso. L’America, si sa, è un grande personaggio, un colosso rispettato e preso a seguito da molti stati; potenza è anche questo; ma grande potenza, grande potere significa influenzare, con le proprie scelte, la sorte di molti. Ecco perché vorrei concludere con una citazione di un supereroe marvel, naturalmente americano, l’uomo ragno: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Tenendo conto della sua età, forse Trump ha letto i fumetti di spiderman, in caso non fosse così, gli consiglio di vedersi il film.


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Comunicati

Musei da toccare

di Patrizia Onori

12/05/2017 Visita tattile “La vetrata artistica: Luce e colore” Casina delle Civette Tipologia: Iniziativa didattica L'accessibilità museale come superamento delle barriere architettoniche e sensoriali. Visita guidata gratuita su prenotazione in occasione della mostra "La vetrata Artistica: Luce e colore" in cui è proposta l’esplorazione tattile di alcuni dei lavori realizzati dagli allievi del corso Triennale in Vetrate Artistiche della Scuola di Arti e Mestieri "Ettore Rolli", in occasione delle visite tattili saranno presenti i docenti e/o gli allievi disponibili ad illustrare i lavori e a spiegare come è strutturata una vetrata artistica. Maggiori informazioni Informazioni Luogo Musei di Villa Torlonia, Casina delle Civette Orario Venerdì 12 maggio 2017 dalle ore 10.00 alle 12.00 Biglietto iniziativa Ingresso e visita gratuita Informazioni Info e prenotazione obbligatoria Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00-19.00) Prenotazione obbligatoria Sì Dall’ 11/05 - 11/06/2017 La Vetrata Artistica. Luce e Colore Casina delle Civette Tipologia: Arti Applicate In mostra i lavori realizzati dagli allievi del corso di Vetrate Artistiche della Scuola d’Arte e dei Mestieri “Ettore Rolli” del Comune di Roma che per l’occasione, guidati dalle insegnanti, hanno tratto ispirazione dall’ampio catalogo degli artisti che collaborarono alla realizzazione della Casina delle Civette.


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Teatro al buio

di Patrizia Onori

La Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma e L’Associazione di Volontariato Museum presentano TEATRO AL BUIO . “ Crocifissione di Guttuso: te la racconto al buio ?” Con: Stefania Caccamo e Mimmo Valente tecnico del suono: Alessio Monti riprese video: Ian De Santis testo e regia di Mimmo Valente LA GALLERIA NAZIONALE – Viale delle Belle Arti, 131 10 giugno 2017 – 1° spettacolo ore 17,00 – 2° ore 18,00 Nell'ambito della sperimentazione didattica operata dall'Associazione di Volontariato Museum a favore delle persone disabili della vista, in collaborazione con la “Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma”, si inserisce lo spettacolo multisensoriale che presenta l’opera di Renato Guttuso, “Crocifissione” realizzato attraverso la lettura della sua iconografia fatta da due attori, vedente e non vedente, e spettatori vedenti bendati e non vedenti, partecipi all’interno della rappresentazione e che si troveranno a far vivere l’opera stessa. Detta sperimentazione, ha l'obiettivo di sensibilizzare al tema della diversa abilità e all'esigenza dell'uso costante di strumenti didattici che possano aiutare la percezione. Lo spazio teatrale, vissuto nell’atmosfera ovattata del buio, diventa privo di confini. Le voci vengono percepite in modo più vivido. Le posture che ogni spettatore sarà inviato a prendere, renderanno la conoscenza dell’opera ancora più coinvolgente ed emozionante. Ciascuno “vive” l'evento drammatico nella propria dimensione emozionale soggettiva. A conclusione dello spettacolo, gli spettatori verranno inviate a vedere il quadro davanti al quale è stata realizzata la rappresentazione e, alle persone con disabilità visiva, verranno fatti toccare dei disegni tattili che raffigurano “Crocifissione” di Guttuso. INGRESSO GRATUITO SU PRENOTAZIONE: inviando una mail a: assmuseum@tiscali.it FINO AD ESAURIMENTO POSTI (20 spettatori a spettacolo)


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presentazione Associazione delle Guide Esclusive del Parco Nazionale del Vesuvio

di Rosario Cosimo

L'AGESV, ossia l'Associazione delle Guide Esclusive del (Parco Nazionale del) Vesuvio, è lieta di farsi conoscere dai lettori di questo periodico. A tale scopo.io Rosario Cosimo, referente AGESV per Caserta e Penisola Sorrentina invito tutti voi lettori e lettrici a contattarmi in modo tale da poter insieme concordare un escursione tra le meraviglie di questo luogo così suggestivo e che in seguito andrò a illustrarvi. Questa è un'associazione costituitasi nel 2009 e composta da persone che hanno seguito un apposito corso regionale, patrocinato dall'Ente Parco Nazionale del Vesuvio, nell'ambito del PIT VESEVO 2007-2013, allo scopo di dotare l'ente parco stesso di un certo numero di Guide Ufficiali ed Esclusive, come previsto dall'art. 14 della legge n. 394 del 06/12/1991, cosiddetta Legge Quadro sulle Aree Protette. I nomi di ciascuna di dette guide (compreso quello del sottoscritto) è presente nel database del sito dell'ente,www.vesuviopark.it. La nostra mission è, a grandi linee, quella di valorizzare il paesaggio vesuviano, intendendo, con questo, non solo il vulcano in sé, ma tutto ciò che gli sta attorno, trattandosi di un ecosistema completo, comprendente, oltre alla montagna (e i monti, in tal caso, sono due), anche pianura, foresta, bosco e mare. Ciò perché molta gente crede che l'escursione o semplice passeggiata si esaurisca al cratere (già di per sé fin troppo inflazionato) e che quindi si riduca al classico turismo "mordi e fuggi" per il quale niente resta nel cuore e della mente del visitatore e niente resta a noi come esperienza umana. A tal proposito, noi offriamo due possibili proposte di escursione/passeggiata, comprendenti, con o senza ascesa al cratere, uno dei sentieri più suggestivi del territorio del parco che è il numero 1 - "La Valle dell'Inferno", ferma restando la possibilità di effettuare escursioni anche nei sentieri del parco. Inoltre si fà presente che esistono ben trè percorsi adatti a persone disabili compreso non vedenti e persone su sedie a rotelle. Inoltre vi è una zona adibita a ristoro con tavoli in legno e attrezzature varie adatte allo scopo. Chiunque sia intenzionato a visionare dette proposte, con le relative tariffe, può contattarmi in privato, ai seguenti recapiti: 3345933210 (cellulare) rosko13@virgilio.it (e-mail) Rosario Cosimo AGESV - Associazione delle Guide Esclusive del Parco Nazionale del Vesuvio (Facebook) --- E ora alcuni cenni storici sul VESUVIO. Il monte Vesuvio èun vulcano attivo situato di fronte alla baia di Napoli e a circa 9 km di distanza dalla città omonima, nella cui provincia si trova, provincia che appartiene alla regione Campania, elevandosi al sud della catena principale degli Appennini. Quanto all'origine del suo nome, occorre prima di tutto dire che la Campania fu occupata da popoli di diverse etnie e lingue, che in particolare si stabilirono in questa zona attratti dalla posizione geografica del vulcano, dalle terre fertili arricchite dai minerali contenuti nelle lave e, ovviamente, dallo splendore dei luoghi. Napoli, in particolare, era un insediamento greco, come testimonia il nome /Neapolis/, "città nuova". La parola /Vesuvius/ era usata frequentemente dagli scrittori della fine della Repubblica romana e gli inizi dell'Impero Romano. Già i Latini, che lo consideravano una divinità, lo chiamavano /Iuppiter Vesuvianus /(ossia, Giove Vesuviano) o /Iuppiter Summanus/ (ossia, Giove Sommano).//Gli antichi Greci, che scrivevano??es?????, potrebbero offrirci una possibile etimologia: supposto che la lingua fosse, appunto, il greco, la stessa parola Vesuvio potrebbe essere una latinizzazione del prefisso negativo? (ve), e da una parola greca che vuol dire "Io spengo, soffoco (in tal caso, il fuoco)", nel senso di "non spegnibile, inesauribile". Secondo un'altra teoria, il nome /Vesuvio/ è presumibilmente d'origine indoeuropea, da una base /aues/, "illuminare" o /eus/, "bruciare". Esistono anche alcune leggende che ritenevano che il Vesuvio fosse consacrato all'eroe semidio Ercole (in latino /Hercules/, in greco /Eracles/) e la città di Ercolano (in latino /Herculaneum/), che si trovava alla sua base, prendeva da questi il nome, si credeva che anche il vulcano, seppur indirettamente, traesse origine dal nome dell'eroe greco. Ercole, infatti, era il figlio che il dio Giove aveva avuto da Alcmena. una donna di Tebe. Uno degli epiteti di Giove nella Grecia antica era /Hýes/, cioè "colui che fa piovere". Così, Ercole sarebbe diventato??s??????, /Hy//?//sou hyiós/, cioè il "figlio di /Hýes/", da cui, appunto, sarebbe derivato il latino /Vesuvius/. Una tradizione popolare della fine del Seicento vorrebbe invece che la parola derivi dalla locuzione latina /Vae suis!/ ("Guai ai suoi!"), giacché la maggior parte delle eruzioni sino ad allora accadute, avevano sempre preceduto o posticipato avvenimenti storici importanti, e quasi sempre carichi di disgrazie per Napoli o la Campania. Un esempio su tutti: la grande eruzione del 1631 sarebbe stato il preavviso "naturale" (cioè, da parte della Natura) dei moti di Masaniello del 1647. Noi napoletani, familiarmente, lo chiamiamo/a Muntagna/. Per il fatto che tutti i diversi nomi antichi del Vesuvio derivano da parole che hanno a che fare col fuoco, esso fu subito associato al regno dei morti e le eruzioni alla manifestazione della collera divina. Nell'iconografia cristiana esso era la sede del diavolo e si evidenziò il paragone tra Sodoma -Gomorra e Pompei -Ercolano castigate da Dio per avere condotto una vita dissoluta. Nel Medio Evo il Cristianesimo continuò a demonizzare il Vesuvio, al punto da sceglierne un domatore. grazie pure a San Gennaro, patrono di Napoli, che molte volte, su preghiera dei fedeli, avrebbe bloccato la lava sul punto di entrare in città. Pulcinella, la celebre maschera napoletana, sarebbe nata dA un impasto preparato da due streghe. I miti popolari raccontano dell'amore tra /Vesuvio/, un giovane aristocratico napoletano, e una ragazza della famiglia Crapa (una sorta di /Romeo e Giulietta/in salsa napoletana, o meglio, vesuviana), amore ostacolato dalle loro rispettive famiglie che non volevano che i due si frequentassero. Ciononostante, essi continuavano a vedersi, dopodiché venivano regolarmente puniti; all'ennesima trasgressione, la stessa ragazza fu costretta a imbarcarsi verso dei parenti che abitavano in luoghi lontani; a un certo punto, ella, per il troppo strazio causato dalla lontananza della persona amata, sentì letteralmente /strapparsi l'anima dal//corpo/e si gettò a mare, da dove uscì un'isola azzurra e verdeggiante, l'odierna Capri (notate l'assonanza Crapa/Capri), isola che infatti avrebbe le vaghe sembianze sinuose di una donna addormentata. Il giovane, saputa la notizia, si turbò gettando sospiri caldi e lacrime di fuoco, sino a trasformarsi in un monte le cui viscere ardono di un fuoco eterno d'amore, fuoco che raggiungerebbe il colmo della passione quando le nuvole si abbassano piazzandosi proprio fra i due innamorati per poi placarsi quando tali nuvole si alzano e vanno via. Ciò sarebbe il motivo dell'estrema irrequietezza interiore in cui si trova più o meno spesso il Vesuvio: se vediamo dall'alto o sulle cartine la forma del Golfo di Napoli, noteremmo due braccia (uno più vicino, l'altro più lontano) che il Vesuvio protenderebbe nel vano tentativo di raggiungere e abbracciare Capri; quindi, le sofferenze dei due amanti sono acuite dal fatto che essi possono vedersi, ma non possono toccarsi. Un'altra spiegazione leggendaria dei fenomeni vesuviani ci è offerta dal poeta napoletano Bernardino Rota, che racconta un'altra storia triste, quella della ninfa marina /Leucopetra/, figlia di Nettuno, la quale era amata da due giovani, /Vesevo/e /Sebeto/, che un giorno la videro mentre raccoglieva conchiglie su una spiaggia e si misero a inseguirla: per sfuggire loro, ella si buttò a mare trasformandosi, per intervento del padre, in una pietra bianca (/Leucopetra/, in greco, vuol dire appunto "pietra bianca" e//oggi /Pietrabianca /è una località ai piedi del vulcano, vicino Portici). Vesevo, disperato, si trasformò in una montagna che s'affaccia al mare, con le braccia protese verso la sua amata; Sebeto, non meno disperato, pianse talmente tanto da trasformarsi in un fiume sfociante nel mare: l'antico fiume di Napoli (il Sebeto, appunto), di cui oggi resta visibile solo un piccolo tratto nella parte orientale della città (corrispondente all'odierna zona industriale), tratto mantenuto, peraltro, in cattivissimo stato, completamente inquinato (prezzo da pagare al rapido progresso economico conosciuto da quelle zone), mentre la maggior parte di esso è prosciugata. Non dimentichiamo poi, a completare quest'alone di mito, storia, leggenda e, perché no, fantasia che permea ogni angolo di queste zone (ma anche della città di Napoli e di tutta la Campania) che Walt Disney ha posto sul Vesuvio il covo della strega /Amelia/, la nemica "numero uno" (dal nome della moneta che vorrebbe rubarsi) di /Paperon de' Paperoni/, la quale vivrebbe proprio da queste parti in compagnia di /Gennarino/, il suo corvo imperiale, Corvo imperiale che è, infatti, una delle specie di uccelli che vivono nel Parco Nazionale del Vesuvio.


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Invito ad andar per mare in barca a vela

di Alberto Prudenzano

Nel ponente Ligure esiste un associazione, formata da non vedenti, che usa il mare e la vela per aiutare persone con tutti i tipi di disabilità. L’associazione handarpermare è una onlus fondata circa 14 anni fa da un gruppo di amici velisti che, sensibilizzati verso la disabilità da motivi familiari, hanno intuito come sfruttare le grandi potenzialità offerte dalla navigazione a vela per aiutare persone in difficoltà. Per alcuni anni si sono rivolti soprattutto a utenti con deficit intellettivo e motorio, ma grazie all’acquisizione di due barche, la ESTRELLA DE MAR, e la AJO, congeniali alla pratica della vela per i non vedenti, quest’ultimi hanno iniziato a frequentare attivamente le iniziative proposte. Siamo così passati da essere semplici utilizzatori a giocare un ruolo sempre più partecipativo e propositivo all’interno del gruppo. Ad oggi Sia il presidente Giovanni Bosio che io vicepresidente Alberto Prudenzano siamo non vedenti e siamo aiutati da una decina di volontari che offrono il loro supporto in mare ed a terra, riescono a portare avanti numerosi progetti. Abbiamo la fortuna di poter disporre di alcune barche: rispettivamente da 13, 10 e due da 6 metriche ci permettono di diversificare le iniziative. Ogni anno vengono organizzati: corsi di avvicinamento alla vela che possono durare la singola giornata,il week end o un’intera settimana. Corsi di perfezionamento alla navigazione a vela e allenamento per le gare indirizzati ai non vedenti, uscite in mare a supporto di terapie riabilitative per persone con deficit intellettivo. La vela per noi non vedenti rappresenta un’esperienza incredibile perché in mare nel silenzio e nella concentrazione, possiamo percepire tutto quello che ci serve per poter navigare in autonomia, in libertà insieme ai nostri amici e questa è certo una opportunità che poche volte ci capita nella vita quotidiana. Se a tutto ciò aggiungiamo la possibilitàche ci è offerta di dare un aiuto ad altre persone con differenti tipi di disabilità, è comprensibile l’emozione e la felicità che proviamo tutte le volte che torniamo in porto. Eccomi allora qui a utilizzare le pagine di questo periodico per proporre a tutti voi lettori e lettrici l'entusiasmante esperienza della vela. Attraverso le attività dell’Associazione HANDARPERMARE, noi non vedenti e no abbiamo la possibilità di allargare i nostri orizzonti. La barca a vela è davvero per tutti, è un’esperienza che mette in relazione divertimento, natura, amicizia. E’ per chi ama il dinamismo e lo sport, ma anche per chi desidera rilassarsi ed entrare in contatto con gli elementi che madre natura ci offre. E bellissimo essere completamente autonomi e condurre una barca a vela e il suo equipaggio in piena sicurezza!. Sperando di avervi incuriosito vi invito a visionare le nostre proposte! Quest’anno abbiamo tra le tante disponibili 3 veleggiate della durata di 5- 7 giorni tra la Liguria e la Costa Azzurra su una imbarcazione di 13 metri. Per ogni appuntamento sono a disposizione 6 posti per non vedenti, ma anche amici, parenti e simpatizzanti!!!! Le date sono 1° settimana di luglio 1° settimana di agosto 3° settimana di agosto Ricordo che le nostre attività non sono a fine di lucro, sono gestite completamente da personale volontario e il costo di partecipazione va a coprire le spese vive. Per info vi lascio il mio numero: CELL. 3472120605 Oppure la mia EMAIL: a.prudenzano@email.it Vi aspettiamo in tanti!


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Cucina

Un menù estivo!

di Sonia Larzeni

Finalmente è arrivata la tanto desiderata estate! Trà un po’ saremo in vacanza al mare, o altri sceglieranno la montagna o magari tanti resteranno in città ma tutti dovremmo combattere con il gran caldo!E allora incominciamo ad eliminare pietanze bollenti e pesanti tipicamente invernali sostituendole con preparazioni fresche ricche di verdure, frutta e di sali minerali. Quì di seguito troverete una breve serie di piatti freschi adatti proprio al periodo da poter preparare con facilità e con un pizzico di allegria! Buona estate! --- ANTIPASTI. Tartine gustose. INGREDIENTI PER 4 PERSONE: 12 fette di pane di segale, 200 grammi di prosciutto affumicato, 130 grammi di gorgonzola cremoso, 50 grammi di burro, un cucchiaio di erba cipollina tritata, sale e pepe quanto basta. Tagliate la crosta alle 12 fette di pane di segale, mettetele nel freezer e lasciate che si raffreddino per 15 minuti, quindi spalmatele con un velo di burro ammorbidito. Eliminate la crosta del gorgonzola, mettete il formaggio in una ciotola e lavoratelo con un cucchiaio per ammorbidirlo. Spezzettate il prosciutto e frullate nel mixer. Quindi incorporate il formaggio, l'erba cipollina, il sale e il pepe. Riempite una tasca da pasticciere con la crema di formaggio e prosciutto e spremetela sulle tartine disegnando dei ciuffettini a piacere. --- Zucchine in agro alla menta. INGREDIENTI E PREPARAZIONE. PER 4 PERSONE: Tagliate a rondelle 800 grammi di zucchine e friggetele in olio di arachide ben caldo per 2-3 minuti. Quando iniziano a dorare; scolatele eadagiatele su carta assorbente e quindi salatele. Scaldate 4 cucchiai di olio extravergine di oliva in una padella, unite 2 spicchi d'aglio e, quando iniziano a dorare, aggiungete 6 foglie di mentaspezzettate,mezzo bicchiere di aceto bianco, 80 g di pangrattato e le zucchine; mescolatele, togliete dal fuoco e servite freddo. Volendo si può aggiungere anche un cucchiaio di aceto balsamico. --- Bruschette con salmone. INGREDIENTI per 4 persone: 3 pomodori piuttosto verdi, 8 fette di pane casereccio 8 fettine di salmone affumicato, una cipolla piccola, qualche stelo di erba cipollina, 3 cucchiai di olio, pepe bianco. PREPARAZIONE. Tagliate la cipolla ad anelli sottili e mettetela a bagno in acqua fredda per un paio d'ore. Tagliate a fettine sottili i pomodori facendo gocciolare eventuali liquidi. Ungete leggermente di olio le fette di pane, mettetele sulla placca coperta con carta d'alluminio e fatele tostare sotto il grill del forno. Togliete il pane dal forno, distribuitevi sopra le fette di salmone, gli anelli di cipolla ben asciugati e le fettine di pomodoro. Cospargete con un po' di erba cipollina tagliuzzata,spolverizzate con abbondante pepe bianco macinato al momento e servite. --- PRIMI PIATTI Rigatoni con peperoni e melanzane. INGREDIENTI PER 4 PERSONE: 800 grammi di melanzane, 500 grammi di peperoni rossi e verdi, 400 grammi di pomodori, 400grammi di rigatoni, una cipolla, un mazzetto di basilico fresco, uno spicchio d'aglio, olio extravergine di oliva, sale quanto ne occorre. PREPARAZIONE. In una padella soffriggete l'aglio e la cipolla tritati in 2 cucchiai d'olio per qualche minuto, quindi unite le melanzane tagliate a dadini e fate cuocere per qualche minuto ancora. Ora bagnate con un bicchiere d'acqua calda, quindi unite i peperoni che avevate già arrostito, spellati e poi tagliati a pezzetti. Di seguito aggiungete i pomodori spellati, privati dei semi e tagliati a dadini e il basilico, tenendone da parte solo alcune foglie per decorare. Continuate la cottura per 15 minuti circa, poi spegnete e lasciate intiepidire. Nel frattempo lessate i rigatoni al dente, scolateli e conditeli con il sugo di verdure. Decorate con il basilico tenuto da parte e servite tiepidi. --- Insalata di riso del pirata. INGREDIENTI PER 4PERSONE: 300 grammi di riso per insalate, quattro peperonigialli e rossi non troppo grandi, 300 grammi di mozzarella di bufala, 10 filetti di acciughe sott’olio, un ciuffo di prezzemolo, uno spicchio d’aglio, 6 o 7 cucchiai di olio extravergine di oliva, sale, pepe bianco. PREPARAZIONE- Fate abbrustolire i peperoni in forno e quindi togliete la pellicina e privateli dei semi. Portate a ebollizione in una pentola abbondante acqua, salate, versate il riso e portatelo a cottura. Tagliate, intanto, la mozzarella a dadini e lasciatela sgocciolare in un colapasta. tritate finemente il prezzemolo, tagliate a piccoli pezzi le acciughe e i peperoni. Scolate il riso,passatelo sotto l’acqua fredda e scolatelo di nuovo e fatelo raffreddare. Unite gli ingredienti preparati e l’aglio intero, che leverete al momento di servire. Condite con olio, sale, pepe e mescolate bene prima di gustare. --- Carbonara vegetale. INGREDIENTI PER 4 PERSONE: 280 grammi di linguine, 2 carote, 2 zucchine 1 porro, 1 cipolla rossa, 4 foglie di verza, 10 pezzi di pomodori secchi tagliati a a piccoli quadratini, 2 uova, 2 cucchiai di parmigiano grattugiato, 3 cucchiai d’olio di oliva, noce moscata, sale,pepe. PREPARAZIONE. Lavate tutte le verdure. Tagliate le carote e le zucchine a nastri sottili con l’aiuto di un pelapatate, la parte bianca del porro e la verza a striscioline, la cipolla rossa a spicchi sottilissimi. Saltate le verdure in un tegame con 2 cucchiai d’olio per un paio di minuti. Quindi aggiungete i pomodori secchi,salate e fate stufare a fuoco molto basso per 15 minuti tenendo il tegame chiuso con il coperchio. Cuocete nel frattempo le linguine in abbondante acqua salata in ebollizione. Sbattete in un piatto le due uova con un pizzico di noce moscata, sale e pepe. Quando la pasta sarà cotta, scolatela e versatela nel tegame con le verdure. Conditela con un filo di olio crudo poi versate le uova, il parmigiano e mescolate velocemente. Fate insaporire per un minuto a fuoco basso e servite. --- SECONDI PIATTI. Baccalà in insalata con fagioli. INGREDIENTI PER 4 PERSONE: 600 grammi di baccalà già ammollato, 200 grammi di fagioli cannellini già cotti, una mezza cipolla bianca, 100 grammi di olive verdi snocciolate,un bel mazzetto di prezzemolo fresco, 4 cucchiai di olio extravergine d'oliva, peperoncino piccante se piace, sale quanto basta. PREPARAZIONE. Cuocete il baccalà intero e non spezzettato se possibile. Scolatelo dopo circa 10 minuti. Aspettate che si raffreddi quasi completamente e poi prendendolo delicatamente tra le dita disfatelo in modo da eliminare ogni lisca e gli eventuali resti di pelle. Nello stesso tempo,lo avrete già spezzettato piuttosto finemente. Riunite i fagioli scolati e il baccalà in una ciotola aggiungendo la cipolla tagliata molto sottilmente precedentemente fatta spurgare in aceto e un pizzico di sale,. Aggiungete le olive verdi tagliuzzate, completate con abbondante prezzemolo lavato, asciugato e tritato, un po' di sale,un filo di olio extravergine d'oliva e, a piacere, con un po' di peperoncino. --- Insalata di pollo alla contadina. INGREDIENTI PER 4 PERSONE: Un pollo arrosto, un cuore di sedano bianco, 4 cucchiai di maionese, un cucchiaio di capperi sott'aceto, un cucchiaio di aceto bianco, un cucchiaio di aceto aromatico, 100 grammi di olive sott'acqua verdi snocciolate, sale, pepe quanto basta. PREPARAZIONE Spolpate il pollo, prelevando tutta la carne mettendola in un insalatiera. Lavate il sedano, poi asciugatelo e affettatelo sottilee unitelo al pollo. Unite i capperi tritati grossolanamente, e lo stesso con le olive verdi. Condite l'insalata con sale, pepe, la maionese e l'aceto, mescolando delicatamente. Lasciare riposare almeno un ora e poi rigirare prima di servire. --- ALICI AL PREZZEMOLO INGREDIENTI PER 4PERSONE: 1 kg di alici, 2 spicchi di aglio fresco, pangrattato, 1 ciuffo di prezzemolo, mezzo bicchiere scarso di vino bianco secco, olio extravergine di oliva, sale, pepe. PREPARAZIONE. Pulite le alici, eliminando la testa e la coda, diliscatele e svuotatele dalle interiora. Lavatele bene, sgocciolatele e mettetele a raggiera in una teglia bassa da forno. Tritate l'aglio e il prezzemolo molto finemente e spolverizzare il primo strato di alici aggiungendo olio vino e pan grattato, un pizzico di pepe e sale. Quindi proseguire con un altro strato di alici e completare come prima. Cuoccete le alici in forno a 180° per 15 - 20 minuti circa, finchè il pangrattato inizierà a dorare. Togliete dal forno quando e tiepido e servire anche freddo. --- CONTORNI. Borlotti con insalata gustosa. INGREDIENTI PER 4 PERSONE: 400 grammi di borlotti in scatola gia cotti 150 grammi di radicchio verde, 100 grammi di pancetta affumicata a fette spesse 2 cucchiai di aceto balsamico 4 cucchiai d'olio d'oliva, UN cipollotto, sale,pepe quanto basta. PREPARAZIONE. Pulite e lavate con cura il radicchio, spezzettate le foglie,. riducendole a striscioline non troppo granndi. Mettetele in un'insalatiera. Tagliate la pancetta a striscioline sottili, rosolatela in una padella antiaderente senza condimento,quindifatela asciugare su della carta assorbente e unitela al radicchio. Ora aggiungete i fagioli scolati della loro acqua e condite il tutto con l'olio, un poco di sale, una macinata abbondante di pepe e l'aceto balsamico, quindi mescolate il tutto delicatamente. Per ultimo tagliate il cipollotto a rondelle sottili, passatelo sotto l'acqua corrente, perchè diventi piÙ delicato e digeribile, e sgocciolatelo,e quindi aggiungetelo all'insalata mescolando ancora un po.Servite subito o dopo qualche decina di minuti. --- Asparagi al vapore a vari gusti. Preparare delle piccole fascine di asparagi raggruppandone 7-8, dopo averli puliti. legarli con uno spago da cucina e cuocerli a vapore. Si condiscono con olio ed erba cipollina.Si possono anche condire con una salsetta di maionese al sapore di menta o di basilico o di capperi, insomma una ricetta da improvvisare secondo i propri gusti! --- Carote alla senape. Ingredienti per 4 persone. 600 grammi di carote, 100 grammi di prosciutto cotto tagliato a dadini o a bastoncini, uno spicchio d'aglio, mezza cipolla, un ciuffo di prezzemolo, 2-3 rametti di menta, 2 cucchiai di aceto, 2 dl di brodo vegetale, un cucchiaino di senape, peperoncino in polvere, olio extravergine d'oliva, sale, pepe. PREPARAZIONE. Spuntate le carote, raschiatele, lavatele, asciugatele e riducetele a bastoncini non troppo grandi. Soffriggete la cipolla e l'aglio tritati fini in una padella con 20 g di olio; unite le carote e fatele saltare a fuoco vivo; sfumate con l'aceto, versate il brodo caldo, regolate di sale, pepate, coprite e cuocete per 10 minuti. Sgocciolate le carote e tenetele da parte, quindi fate restringere il fondo di cottura e incorporatevi un filo di olio, la senape, il peperoncino, il prezzemolo e la menta tritati. Mescolate le carote con il prosciutto e completate con la salsina alla senape. Ottimo contorno tiepido! DOLCI. Coppa di fragole alla menta. INGREDIENTI PER 4 PERSONE: 500 grammi di fragole, 200 grammi di gelato fiordilatte, una decina di foglie di menta, un bicchierino di Cointreau, un cucchiaio colmo di zucchero a velo, una busta di glassa al cacao già pronta. Preparazione: Mondate e lavate le fragole, asciugatele e tagliatele a tocchetti piuttosto piccoli. mescolatele in una ciotola con lo zucchero, le foglie di menta tagliate a filini sottili e il Cointreau e suddividetele in 4 coppe. Sciogliete la glassa secondo le istruzioni riportate sulla confezione, suddividete il gelato sopra le fragole,un po'e fate scendere un po della glassa sopra il gelato. Servite subito decorando con foglie di menta ghiacciate. --- Tiramisù semplice semplice. INGREDIENTI PER 4 PERSONE: 150 grammi di biscotti savoiardi, un bicchiere di latte e caffè oppure al cioccolato, 250 grammi di yogurt intero al caffè o al cacao amaro,qualche cucchiaino di cacao amaro in polvere. PREPARAZIONE. Inzuppate i biscotti nel latte freddo, pochi alla volta. Sgocciolateli e pressateli delicatamente con le dita, facendo attenzione a non romperli, e formate un primo strato sul fondo di un recipiente di vetro. Spalmate la superficie con metà dello yogurt,fate un secondo strato di biscotti, sempre inzuppati e completate con lo yogurt rimasto. Spolverizzate con il cacao, facendolo scendere attraverso un passino e servitelo dopo circa un ora di congelatore. --- Pesche al forno INGREDIENTI per 6 persone: 6 grosse pesche, 100 grammi di amaretti, 60 grammi di zucchero, 1 cucchiaio di cacao amaro in polvere, 1 cucchiaio di mandorle spellate, un bicchiere di vino bianco Moscato, 2 rametti di erba limoncina o in mancanza la buccia grattugiata di un limone non trattato, 60 grammi di burro. PREPARAZIONE: Pelate e dividete le pesche a metà, eliminate il nocciolo e allargate con un cucchiaino l'incavo centrale. Tritate la polpa ricavata e conservatela in una ciotola. Tritate le mandorle con gli amaretti e trasferiteli nella ciotola con la polpa di pesca, il cacao e la metà dello zucchero. Mescolate e distribuite il composto nelle mezze pesche. (se la polpa ricavata dovesse essere poca potete prenderla da un'altra metà pesca ) Imburrate una teglia, metteteci le pesche e bagnatele con il vino. Aggiungete l'erba limoncina o la scorzetta di limone grattugiato e un fiocchetto di burro sopra ogni pesca e spolverizzatele con lo zucchero rimasto. CUOCETE nel forno caldo a 200° per 30 minuti. Sfornate e lasciate le pesche a temperatura ambiente finché saranno fredde e quindi servite.


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Cultura

Inno al Braille: Poemetto in terzine, scherzosamente danteggiante

di Luciano Romanelli

Nel tratto assai precoce di mia vita, mi ritrovai, per una sorte dura, con occhi a non più legger, ma con dita. Del fatto, non compresi la misura, né fui sgomento, per tal dura sorte, né colsi, io, bambin, la mia sventura! Sicché, a me si aprirono le porte del “Davide Chiossone” ov’io entrai, trovandovi di amici una gran corte! E quindi in quella scuola io imparai, a legger con le dita, a quel punto. Di punteruol fornito, mi ingegnai a scriver poi, il tema o il riassunto, o il problema che, con grande orgoglio, a soluzion, mostravo d’esser giunto. Bucherellar l’intonso e liscio foglio, mi parve, per davvero, un fatto strano! E lì per lì io dissi: “Ma non voglio!” Perché abituato ero, con mia mano, la pagina a vergar con chiari segni: da me lungi era, e assai lontano, il fare sgorbi, macchie e non disegni, o buchi, fatto in vero, inaudito! Ma poi rimossi tutti i miei ritegni, quando ebbi l’importanza al fin capìto del Braille e di ciò che esso comportava, per tutti noi, l’averlo sì acquisito. In classe, la maestra era brava, mostrando a noi alunni, in ver, il gusto, d’apprender molta scienza, e indugiava su quanto fosse bello e fosse giusto, da soli poter leggere e imparare, e, come un tempo fosse, tanto ingiusto, che il non vedente ahimé, dovesse stare passivo ad ascoltar chi a lui leggeva, senza altra soluzion poter trovare. Un nuovo orizzonte si schiudeva, col Braille che poteva a pien condurre chi certo lo volesse, (e ognun poteva), non solo a legger, ma anche sì a produrre, in gran dovizia di suoi testi scritti, senza la dimension di sé, ridurre, a quella d’un, fra tanti derelitti, che d’altri attendon tutto sempre fatto, e i lor doveri ignorano e i diritti! Il leggere e lo scrivere siffatto rivelansi davvero gran conquista, autentico e probante bel riscatto! Di alcuni pregiudizi sulla vista, vissuti verso chi ben poco vede, di seguito farò, una breve lista. Di solito il vedente, un po’ crede, che chi l’intera vista ahimé ha perduto, (e da tal convinzion, poco ei recede), ormai finito sia in un imbuto, dal quale assai difficile è uscire, e fare altro non può, che star seduto. Inoltre, il vedente, per gradire, spesso parla sol con chi ci accompagna, pensando che per noi il non capire, si aggiunga della vista alla magagna! E ancor, ti pensa pure audioleso! Sicché l’immagin tua, non ci guadagna. In simile frangente, tu, sospeso, a ribaltar degli altri la visione, allora sei impegnato e molto teso! Per vincer tale mala concezione, che annidasi assai spesso fra la gente, citar qui occorre ogni professione, che svolge con onore il non vedente: abbiamo del PC il programmatore, poi il fisioterapista, il consulente finanziario, e quindi il professore, nonché il centralinista, l’avvocato; e di obliar qualcun, per il timore, aggiungo ancor in lista: l’impiegato al pubblico sportello sempre addetto, e infin, vi è l’ingegnere assai impegnato, in calcoli al PC. Ma qui ho il sospetto d’aver dimenticato altri mestieri! Vuol dir, che allora io mi sottometto, (domani più di oggi e ancor più d’ieri), del pubblico al benevolo giudizio, che l’indulgenza mostri, volentieri! Ed or parmi momento assai propizio trattare della musica l’essenza, che ha grande suggestion, tale esercizio. Louis Braille ancor mostrando intelligenza, in seguito, novello “alfabeto” di segni ei compose, per sapienza. Sicché il riportare al gran completo le note tutte, di ogni spartito, processo realizzato fu in concreto. Louis Braille musicista era agguerrito e splendido in vero fu il suo apporto, a quanto in realtà fu ben sancito del cieco con la musica il rapporto. La musica non è innato dono, di cui sol chi non vede ha il conforto: le predisposizion, di certo, sono, al musico, di aiuto e di sostegno, ma d’esercizio, se vi è l’abbandono, (poiché occorre sempre grande impegno), difficile sarà il dolce approdo di piena musicale essenza al regno! Parlar di musica ho trovato il modo, perché son musicista, lo dichiaro, di musica trattar io sempre godo! E andar avanti ancora un po’ mi è caro; di musica a dir, sono insegnante, di quanto il Braille sia util, è ormai chiaro al preservar dall’essere orecchiante, che è il ver nemico del professionismo, nel modo assai consueto al dilettante. Non voglio qui un inno al tecnicismo elevare, né intendo essere chiuso, poiché non do all’orecchio l’ostracismo, giacché essenziale in musica, ne è l’uso. Il Braille consente poi in autonomia, (ed il poemetto ancor non ho concluso), di sviluppar parecchio la poesia, com’io facendo sto, così, adesso, con molto tedio della compagnia. Poi vive il Braille in vero un gran successo con l’informatica, (che bell’acquisto)! sviluppo realizzando e gran progresso; di nuova vita pulsa, e ancora insisto, lo affermo qui, perché a pien lo avverto: scenario nuovo, e da nessun mai visto, rivelasi a ciascun, in modo aperto, da sei a otto puntini, dilatando di sua scrittura i segni, il fatto è certo! Sta, d’Internet, già l’uso, trasformando la dimension di nostra vita intera, con nuove prospettive, amplificando, con ciò che in poter nostro un dì non c’era: d’acceder a notizie e informazioni, raggiunte in così rapida maniera. Vi son ben altre mille implicazioni col computer, ed or sarei ben stolto, se qui elencar volessi in pochi suoni; infatti, con i versi che ho rivolto al pubblico che legge questo scritto, fin troppo tempo, io ho già ben tolto. Sicché, or debbo andare presto e dritto, sull’onda di quest’ultimi miei versi, per cui ora m’appresto, con profitto, (sperando che i miei detti non sian persi), a chiudere il mio dir, che ci conduce a un solo paragone, e a non diversi: e come il sole al giorno assai riluce, così, il Braille, o che invenzion felice!, per chi non vede, splende in vera luce!


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I Congressi degli scienziati italiani nel periodo pre- e post-Unitario (1839 - 1875)

di Stefano Pellicanò

Nell'Italia pre-Unitaria i Congressi degli scienziati italiani si svolsero con cadenza annuale dal 1839 al 1847, ripresero con un Congresso straordinario nel 1861 (Firenze) e si conclusero con quello di Palermo del 1875 durante il quale venne approvato il regolamento della Società italiana per il progresso delle Scienze. I primi promotori dei Congressi pre-Unitari non furono italiani. Nelle proposte del filosofo e matematico proto-informatico inglese Charles Babbage (1791– 1871,fig.) e nell’attivismo del biologo Charles Lucien Jules Laurent Bonaparte (1803 –1857), principe di Canino e di Musignano, figlio di Luciano, fratello minore di Napoleone I, quindi suo nipote, italiano di adozione ed educato come ornitologo di fama internazionale negli U.S.A. si può avvertire una remota ispirazione baconiana, enciclopedistica, pan-europea, forse un’eco massonica. Fin dal 1828 Babbage, viaggiando in Italia e in Germania, ebbe diversi incontri con uomini di scienza e notandone l’isolamento lanciò un progetto articolato per dar vita a un’Accademia europea. Ebbe contatti in tal senso con il granduca di Toscana Leopoldo II Giovanni Giuseppe Francesco Ferdinando Carlo d'Asburgo-Lorena (1797-1870) e con l’Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, l’unica istituzione “nazionale” ereditata dal cosmopolitismo del Settecento, fondata nel 1787 dal matematico ed ingegnere Antonio Maria Lorgna (1735-1796) che nata con il nome di Società Italiana, muta denominazione in Società Italiana delle Scienze detta dei XL nel 1801 [poi in Accademia Nazionale dei XL nel 1949 ed infine in Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL nel 1979. Unica Accademia scientifica a carattere nazionale ininterrottamente operativa sin dalla sua fondazione, attualmente è Ente morale autonomo con sede a Roma presso il complesso di Villa Torlonia]. Dei vari Congressi pre-Unitari non è possibile valutare con precisione le linee direttrici quindi i singoli contributi, il livello, l’originalità e l’efficacia dei dibattiti sulle varie discipline né tentare un bilancio d’insieme poiché si dispone solo di mappe provvisorie atte a ricollocare caso per caso i lavori dei Congressi nel contesto internazionale della ricerca. Da segnalare l’interesse prevalente di alcune tematiche, la partecipazione collegiale di matematici tedeschi a Lucca; la maturazione del progetto collettivo di una carta geologica italica in grado di unificare i metodi d’osservazione e descrizione già in uso; l’impegno crescente, nei vari Congressi, per uniformare la terminologia internazionale in Botanica, Mineralogia e Zoologia; gli studi e le proposte per unificare pesi e misure e le prospettive di una eventuale riforma monetaria. Onnipresente il tema dell’educazione scientifica nella scuola, nella società, nella tradizione accademica dedita prevalentemente a Lettere e Arti. Un quadro estremamente articolato si potrebbe ricavare dalle sezioni dedicate alla tecnologia in cui si trattò di tecniche agricole, progetti di viabilità e strade ferrate, macchine a vapore, pile e condutture elettriche, artigianato talvolta toccando i problemi socio-economici posti dalle prospettive dell’industria e dell’agricoltura in fase di trasformazione capitalistica. Ai congressisti s’imposero in vario modo i nuovi problemi del lavoro industriale che includevano le società di mutuo soccorso, l’assistenza sanitaria, le associazioni agrarie e operaie. Le due capitali dello Stato della Chiesa, Bologna e Roma furono precluse ai Congressi, come lo furono, fino alle caute aperture di Pio IX (1792-1878, papa dal 1846) le partecipazioni dei rispettivi docenti e studiosi di scienza. In realtà i vari governi italici compresero la matrice politica che animava i Congressi e cercarono di rendere sempre difficile il sodalizio fra gli scienziati. I Congressi pre-Unitari (1839 – 1847) furono: Pisa (1839); Torino (1840); Firenze (1841); Padova (1842); Lucca (1843); Milano (1844); Napoli (1845); Genova (1846); Venezia (1847) mentre quelli post-Unitari (1861-1875): Firenze (1861); Siena (1862); Roma (1873) e Palermo (1875). I documenti manoscritti dei Congressi (1839 – 1862), depositati nel Reale Museo di fisica e storia naturale di Firenze, sono oggi conservati nell'archivio della Biblioteca del Museo Galileo. La documentazione comprende anche quella del Congresso di Siena previsto per il 1848 non realizzato per il precipitare della situazione politica. Di particolare valore sono i documenti del Congresso di Venezia (1847) unico in cui gli Atti non sono stati pubblicati. A) Congresso di Pisa (1 – 15 ottobre 1839) Dopo la Restaurazione il crescente interesse verso i progressi scientifico-tecnologici originati dalla prima rivoluzione industriale portò all'organizzazione di periodici Congressi nazionali di studiosi in molti Paesi europei, notizie dei quali giunsero anche in territorio italico politicamente frazionato. Grazie ai rapporti dello scrittore ed editore italiano di origine svizzero-francese Giovan Pietro Vieusseux (1779 – 1863) con l'ambiente ginevrino, nel 1821 a Firenze la rivista Antologia pubblicò il resoconto dell'Adunanza della Società elvetica di Scienze naturali cui seguirono comunicazioni sulle successive riunioni in Svizzera e Germania contribuendo ad alimentare l'esigenza di scienziati e letterati italici di analoghe iniziative che, in un periodo storico politicamente delicato, assunse ben presto un carattere di forte impegno civile e politico-culturale. Carlo Luciano Bonaparte, reduce da incontri e Congressi in Francia e in Germania, insisté sulla necessità di combattere “lo stato di torpore italico” stabilendo contatti permanenti tra i cultori italici delle varie discipline scientifiche e i loro colleghi stranieri e aveva contattato già dal 1838 il Granduca di Toscana Leopoldo II per organizzare un Congresso a Pisa e poiché quest’ultimo era indeciso per i sospetti che queste iniziative unificatrici suscitavano a Vienna, sul numero del 17 marzo 1839 della Allgemeine Zeitung il principe pubblicò la “convocazione” a Pisa per l'ottobre successivo di tutti i naturalisti italici, “costringendo” Leopoldo II a fornire il patrocinio a condizione che fossero escluse le scienze morali e la politica pertanto le materie ammesse furono rigorosamente legate alle discipline naturalistiche. Il Congresso si tenne senza tumulti o scandali e l'immagine del Granducato come culla delle scienze naturali ne uscì rafforzata lungo un filo che portava dai Medici a Pietro Leopoldo di Lorena (1747-1765) sostenitore della funzione educativa e civilizzatrice della scienza, fino a Leopoldo II mecenate e garante delle riunioni scientifiche. Il regolamento stabiliva finalità, diritti di accesso, struttura organizzativa, cariche, compiti e destino dei documenti risultanti agli Atti. Molte delle istituzioni e accademie invitate avevano già istituito classi storico-archeologiche ma per assecondare il Granduca ci si limitò alle sezioni di: Fisica, chimica e scienze matematiche (presidente Pietro Configliachi); Geologia, mineralogia e geografia (presidente Angelo Sismonda); Botanica e fisiologia vegetale (presidente Gaetano Savi); Zoologia e anatomia comparativa (presidente Carlo Luciano Bonaparte); Medicina (presidente Giacomo Tommasini); Agronomia e tecnologia (presidente Cosimo Ridolfi legato al circolo di Gian Pietro Vieusseux) mentre l’eclettico ottuagenario Ranieri Gerbi fu il Presidente generale. Questo schema fu pressoché costante anche ai successivi Congressi. Fra i promotori e i 421 intervenuti, pochi per via del divieto di recarsi a Pisa imposto ai propri cittadini da diversi sovrani come il Papa, il Duca di Modena e il Re delle Due Sicilie si segnalano i nomi dell’epidemiologo Giacomo Barzellotti, dello storico della scienza e direttore del Museo di fisica e storia naturale Vincenzo Antinori, del fisico e studioso di ottica Giovanni Battista Amici; del medico-educatore Maurizio Bufalini, professore di Clinica medica all'Arcispedale di Santa Maria Nuova in Firenze; dell’abate Pietro Configliachi, collaboratore di Volta e studioso di elettromagnetismo; Gaetano Giorgini, sovrintendente alla Pubblica istruzione; Paolo Savi, professore e direttore del Museo di storia naturale dell'Università di Pisa mentre tra gli stranieri il medico Lorenz Oken o l'astronomo Joseph Johann Littrow e lo statistico Adolphe Quételet. Numerose furono le iniziative di contorno per celebrare l'avvenimento come la ristampa della guida della città, concerti, ritrovi pubblici e una medaglia commemorativa. Nel Congresso rubarono la scena i toni celebrativi e l’ appello alle radici italiche della rivoluzione scientifica del Seicento, un modo per declinare senza drammi l’italianità degli scienziati provenienti dai vari Stati, tranne lo Stato Pontificio e insieme mostrare gratitudine al Granduca, che aveva permesso che “si tenesse in Toscana una riunione scientifica alla maniera di quelle che si ammirano principalmente in Inghilterra e in Germania”. Le glorie del Granducato in età medicea e i meriti dei suoi scienziati furono evocati il 3 ottobre, nell’aula magna della Sapienza pisana, nell’allocuzione solenne tenuta dall’algebrista Ranieri Gerbi e dedicata a “Galileo e al Cimento; a Torricelli, Viviani, Redi, Magalotti ed altri molti che da Firenze diffusero luce in tutta Europa”. Il richiamo alle radici aiutava a non enfatizzare più di tanto le implicazioni unitarie del progetto mentre la messa solenne cui i congressisti parteciparono in Duomo sdrammatizzò l’omaggio alla nuova statua di G. Galilei, opera del livornese Paolo Emilio Demi, inaugurata nell’aula magna “luogo nobilitato dagli insoliti adornamenti, gli armoniosi concenti musicali, infine la pompa degli omaggi poetici”. Il volume degli Atti (Atti della prima Riunione degli scienziati italiani tenuta in Pisa nell’ottobre del 1839, Pisa, Tip. Nistri, 1840) testimonia un notevole sforzo organizzativo. A Pisa emerse la volontà comune che le iniziative successive fossero occasioni per stabilire contatti frequenti tra ricercatori ma anche per raccomandare l’utilità degli studi scientifici alla pubblica opinione e divulgare l’etica peculiare della ricerca sperimentale basata su collegialità, laicità, rifiuto del principio d’autorità, criteri di verificazione e di prova, filantropia e finalità pratiche della scienza. B) Congresso di Torino (settembre 1840) Visto il successo del Congresso d Pisa ne venne organizzato un secondo a Torino l'anno seguente dove però alcune personalità politicamente scomode, come il medico Francesco Puccinotti e il fisico e archeologo Francesco Orioli non ebbero il permesso di entrare nel Regno di Sardegna. Le sezioni furono analoghe al Congresso precedente (Atti della seconda Riunione degli scienziati italiani tenuta in Torino nel settembre del 1840, Torino, Tip. Cassone e Marzorati, 1841): Fisica, chimica e scienze matematiche (presidente Giovanni Plana); Geologia, mineralogia e geografia (presidente Lorenzo Pareto); Botanica e fisiologia vegetale (presidente Giuseppe Giacinto Moris); Zoologia e anatomia comparativa (presidente Carlo Luciano Bonaparte); Medicina (presidente Giacomo Tommasini); Agronomia e tecnologia (presidente Francesco Gera) mentre Alessandro Di Saluzzo di Menusiglio fu il Presidente generale. Al Congresso Charles Babbage presentò la sua macchina da calcolo e ne discusse con il celebre fisico, matematico e astronomo Fabrizio Ottaviano Mossotti (1791-1863). La partecipazione di matematici francesi, che invitarono i colleghi italici a un successivo incontro a Lione, trovò riscontro nei contributi e nelle discussioni sui metodi infinitesimali e sulla meccanica del matematico ed astronomo Joseph-Louis Lagrange, nato Giuseppe Lodovico Lagrangia (1736 - 1813), del matematico, fisico ed ing. Nicolas Léonard Sadi Carnot (1796 - 1832) e nel matematico e fisico Jean Baptiste Joseph Fourier (1768 -1830) noto per la sua legge sulla conduzione del calore e soprattutto per la sua famosa trasformata, uno degli strumenti matematici maggiormente utilizzati nell'ambito delle scienze pure e applicate che permette di scrivere una funzione dipendente dal tempo nel dominio delle frequenze decomponendo la funzione nella base delle funzioni esponenziali con un prodotto scalare. Si gettarono le basi per una nuova ricognizione geografico-geologica dell’intera penisola; si discusse a lungo sull’opportunità di affidare l’alfabetizzazione popolare, in particolare sulle nuove tecniche agrarie, ai curati o a nuove scuole laiche. C) Congresso di Firenze (15 - 30 settembre 1841) La scelta di Firenze fu motivata anche dal ruolo sempre più significativo del Reale Museo di fisica e storia naturale che venne scelto, come detto, per la conservazione dei documenti originali anche dei successivi Congressi. In sua occasione le sue sale espositive furono completamente riorganizzate e venne inaugurata la Tribuna di Galileo, un monumento celebrativo nel quale trovarono degna collocazione le sue reliquie, oggetti e strumenti. Nella prolusione il politico, astronomo e professore di Agraria marchese Cosimo Pietro Gaetano Gregorio Melchiorre Ridolfi (1794 - 1865) affermò: “Oggi lo stringersi insieme, il conviver fraterno, il conferire amichevole è più che un’utilità scientifica; è un’utilità morale, è un serbar viva la virtù in quegli animi che la l’industria e l’interesse tentano congiungere, soltanto come un comune disegno e un lavoro comune congiungono le api e i castori […] le forme rettoriche vanno bandite” insistendo sugli aspetti pragmatici e istituzionali dei singoli campi disciplinari che era necessario tenere distinti ma senza trascurarne le convergenze: osservazioni meteorologiche, nomenclatura geologica, pratiche agricole, medicina, statistica ed ancora “La Zoologia dotata di una sinonimia popolare, la Botanica collegata colla Geologia, coll’Agraria e colla Geografia del nostro paese; la Tecnologia diffusa e insegnata al popolo”. Tra gli ostacoli citò “la divisione della Penisola in piccoli Stati” e riservò toni foscoliani alle “urne dei grandi” venerate in Santa Croce, tempio simbolico della cultura nazionale. Tra gli 888 partecipanti ci furono notabili granducali destinati ad avere ruoli politici di rilievo, come Bettino Ricasoli, il pedagogista abate Raffaello Lambruschini, il georgofilo Vincenzo Salvagnoli, il clinico Maurizio Bufalini, i fisico-matematici Mossotti, Amici, G. De Paoli, V. Amici; professori più o meno noti di discipline scientifiche, oscuri membri di accademie provinciali, inventori, imprenditori, medici, architetti, letterati, funzionari, avvocati, giuristi, agronomi, militari, canonici, dilettanti e parecchi cultori stranieri. L’immagine complessiva della ricerca scientifica italica, nonostante la frammentazione geografica e la precarietà delle sue sedi istituzionali, si consolidò. Il Congresso ebbe molto successo e vi scaturirono numerose iniziative come la Guida della città di Firenze e dintorni e la riedizione dei Saggi delle naturali esperienze dell'Accademia del Cimento, curata dal direttore del Museo Vincenzo Antinori. Inoltre il Museo fu designato come sede per la fondazione dell'Erbario centrale italiano e della Collezione centrale di Geologia e Paleontologia. Le sezioni con i rispettivi presidenti furono ( Atti della terza Riunione degli scienziati italiani tenuta in Firenze nel settembre del 1841, Firenze, con i tipi della Galileiana, 1841; Diario della terza Riunione degli scienziati italiani convocati in Firenze nella seconda metà del settembre 1841, Firenze, 1841): Fisica, chimica e scienze matematiche (Giovanni Battista Amici); Geologia, mineralogia e geografia (Lodovico Pasini); Botanica e fisiologia vegetale (Giuseppe Giacinto Moris); Zoologia e anatomia comparativa (Giuseppe Gené); Scienze mediche (Maurizio Bufalini); Agronomia e tecnologia (Raffaello Lambruschini) mentre Cosimo Ridolfi fu il Presidente generale. D) Congresso di Padova (settembre 1842) Si svolse con il consenso delle autorità austriache ma parecchi scienziati non ebbero il visto d'ingresso e questa fu probabilmente una delle principali cause del sensibile calo di presenze. Andrea Cittadella Vigodarzere fu il Presidente generale mentre le sezioni coi relativi presidenti (Atti della quarta Riunione degli scienziati italiani tenuta in Padova nel settembre del MDCCCXLII, Padova, co' tipi del Seminario, 1843; Diario della quarta riunione degli scienziati italiani convocati in Padova nel seconda metà del settembre 1842, Padova, Penada, 1842) furono: Fisica, chimica e scienze matematiche (Francesco Orioli); Geologia, mineralogia e geografia (Lodovico Pasini); Botanica e fisiologia vegetale (Giuseppe Moretti); Zoologia e anatomia comparativa (Carlo Luciano Bonaparte); Scienze mediche (Giacomo Andrea Giacomini); Agronomia e tecnologia (Francesco Gera). E) Congresso di Lucca (settembre 1843) Si scelse il Ducato di Lucca perché Carlo Luciano Bonaparte non fu autorizzato dal Duca Francesco IV di organizzarlo a Modena, dove si trovava l'Accademia italiana delle Scienze detta dei XL né fu possibile a Parma. Lucca era priva di Università e la mancanza di una sede prestigiosa lo fece considerare di importanza minore. Le sezioni coi relativi presidenti ( Atti della quinta Unione degli scienziati italiani tenuta in Lucca nel settembre del MDCCCXLIII, Lucca, dalla Tip. Giusti, 1844. Diario della quinta riunione degli scienziati italiani convocati in Lucca nella seconda metà del settembre 1843, Lucca, presso Felice Bertini, 1843) furono: Fisica, chimica e scienze matematiche (Gaetano Giorgini); Geologia, mineralogia e geografia (Lorenzo Pareto); Botanica e fisiologia vegetale (Bartolomeo Biasoletto); Zoologia e anatomia comparativa (Carlo Luciano Bonaparte); Medicina (Carlo Speranza); Agronomia e tecnologia (Gherardo Freschi) mentre Antonio Mazzarosa fu il Presidente generale. F) Congresso di Milano (settembre 1844) Al Congresso, in territorio austroungarico, parteciparono 1.159 iscritti tra cui molti scienziati e letterati che due anni prima a Padova non avevano ottenuto il visto d’ingresso. Vi partecipò il filosofo e patriota Carlo Cattaneo (1801- 1869) che si fece promotore di nuovi criteri per la redazione di una guida della città della quale però venne pubblicato soltanto il primo volume. Le sezioni coi relativi presidenti ( Atti della sesta Riunione degli scienziati italiani : tenuta in Milano nel settembre del MDCCCXLIV, Milano, coi tipi di Luigi di Giacomo Pirola, 1845; Diario della sesta Riunione degli scienziati italiani : convocati in Milano nel settembre 1844, con i lavori uniti senza interruzione sotto le rispettive sezioni, l'elenco dei membri in ordine alfabetico distinti per sezione e coll'aggiunta dei discorsi di alcuni presidenti, Milano, presso Luigi di Giacomo Pirola, 1845) furono: Fisica e matematica (Francesco Orioli); Chimica (Gioacchino Taddei); Geologia, mineralogia e geografia (Lodovico Pasini); Botanica e fisiologia vegetale (Giuseppe Giacinto Moris); Zoologia, anatomia e fisiologia comparativa (Carlo Luciano Bonaparte); Scienze mediche (Francesco Puccinotti) ; Agronomia e tecnologia (Emilio Bertone di Sambuy) mentre Vitaliano Borromeo fu il Presidente generale. G) Congresso di Napoli (20 settembre - 5 ottobre 1845) Il VII Congresso degli scienziati italici avrebbe dovuto svolgersi a Roma ma le autorità pontificie sapendo che suo promotore era il principe Carlo Luciano Bonaparte, schierato politicamente e che il segretario era il sospetto liberale Luigi Masi (1814-1872) avevano rinunciato per timore di disordini. L’apertura del Congresso scientifico avvenne alla presenza del re Ferdinando II (1810-1859, re dal 1830), di tutta la famiglia reale, dei membri del governo, del corpo diplomatico, della consulta generale e delle più alte cariche civili e militari del Regno delle Due Sicilie. Dopo la parata della guarnigione borbonica e la Santa Messa nella chiesa del SS.Salvatore, i convenuti passarono al Museo Mineralogico, ove il presidente del Congresso, cav. Nicola Santangelo, ministro degli Affari Interni, pronunziò il discorso di apertura e di saluto quindi dalla tribuna reale approntata nella Regia Università degli Studi di Napoli, con sede dal 1768 nell’ex convento del S. Salvatore, il Re porse la sua allocuzione di saluto e di augurio con parole elevate, idee espresse in maniera intelligente, ricordando che lui stesso dalla sua salita al trono amava porsi come sincero fautore del progresso e dell’avanzamento delle Scienze, oltre a tutte le riforme adottate tese a favorire l’ammodernamento del Regno in tutti i settori civili e militari. Al termine Ferdinando si intrattenne con i membri della presidenza e gli scienziati. Le nove sezioni, aumentate rispetto ai precedenti Congressi (Atti della settima Adunanza degli scienziati italiani : tenuta in Napoli dal 20 di settembre a' 5 di ottobre del MDCCCXLV, Napoli, nella Stamp. del Fibreno, 1846; Diario del settimo Congresso degli scienziati italiani in Napoli dal 20 di settembre a' 5 di ottobre dell'anno 1845, Napoli, Stab. tip. di G. Nobile, 1845) coi relativi presidenti, vicepresidenti e segretari furono: Agronomia e Tecnologia (conte Gherardi Freschi, vicepresidenti Cagnazzi, De Samuele, De Luca e il conte Federico Sanseverino, segretario Antonio Scialoia); Archeologia e Geografia (Francesco Avellino,vicepresidente De Luca, segretari Biondelli e Corcia); Botanica e Fisiologia vegetale (cav. Michelangelo Tenore, vice presidente Meneghini, segretari Masi e Gasperini); Chimica (Gioaccchino Taddei, vicepresidente Raffaele Piria, segretari Guarini e Calamai; Chirurgia (cav. Leonardo Santoro, vipresidente Burci, segretari Secondi e Raffaele); Fisica e Matematica (Francesco Orioli, vicepresidenti Melloni e Mussotti, segretari Maiocchi, Lavagna e Paci); Geologia e Mineralogia (Luigi Pasini,vicepresidente Pareto, segretari Scacchi e Spada); Medicina (presidente Vincenzo Lanza, vicepresidente Trompeo, segretari Turchetti e De Renzi); Zoologia (Carlo Luciano Bonaparte, vicepresidente Delle Chiaie e Costa, segretari Cocco e Politi). Dei 1613 intervenuti molti erano i regnicoli, alcuni presenti per la prima volta e provenienti da tutte le province, al di qua e al di là del Faro ma c’erano anche personalità estere, dal celeberrimo storico, numismatico, giurista, epigrafista e filologo tedesco Christian Matthias Theodor Mommsen (1817-1903, fig.) al pittore e critico d’arte Ernst Joachim Förster (1800-1885) al giurista Wolfgang Maximilian Freiherr von Goethe (1820-1883), nipote di Johann Wolfgang; invitati e curiosi da ogni parte della penisola e del mondo oltre a organi di polizia e servizi segreti del Regno delle Due Sicilie ed esteri, in specie austriaci e pontifici. In quei giorni fu notata l’assidua presenza del barone Catullo Rogier di Beaufort, famoso oculista e ortopedico che inviava lettere cifrate al governatore pontificio mons. Morini che poi le condivideva col card. Lambruschini, segretario di Stato a Roma. Da infiltrato riuscì a conoscere tutte le ramificazioni della Massoneria, Carboneria e Giovane Italia nel Sud tra il 1830 e il 1848. Ancora tra i tanti partecipanti ricordiamo il clinico Vincenzo Lanza (1784-1860) un maestro della medicina nel Regno delle Due Sicilie, di illustre famiglia principesca; esiliato politico, graziato da re Ferdinando II fu poi venne chiamato al suo letto per diagnosticare il male che lo avrebbe portato a morte il 22 maggio 1859. Il Congresso degli Scienziati del 1845 ebbe grande risonanza mondiale per organizzazione capillare, personalità illustri partecipanti, attualità dei temi trattati che misero Napoli al centro di tutte le Scienze. Forse fu questa l’occasione per presentare Ferdinando II come l’unico sovrano che avrebbe potuto aspirare alla guida di uno Stato d’Italia. Francesco Orioli (1783-1856), presidente della Sezione di Fisica e Matematica, nel ringraziarlo per l’ottima ospitalità, lo paragonò a Giove tonante trasformato in Giove pacifico. In seguito in udienza privata gli propose di porsi alla testa del movimento nazionalista e di proclamarsi re di un’Italia federativa. Il sovrano lo ringraziò sorridendo senza esprimersi. Anche un altro congressista trasportato dall’entusiasmo esclamò: «Sire, siate voi il re dell’Italia!» Due anni dopo, in pieno 1847, il barone Nisco accompagnò in udienza privata dal re il professor Antonio Montanari di Bologna con una lettera firmata da Cesare Balbo, Massimo d’Azeglio, Silvio Pellico e persino dal conte di Cavour, con la richiesta di aderire a una Lega confederata italica con funzione antiaustriaca insieme a Piemonte e Granducato di Toscana. Ferdinando in un primo momento, nel 1848, aderì inviando un corpo d’armata borbonico di16mila militari contro gli austriaci che combatterono valorosamente nella prima parte della I guerra d’Indipendenza a Goito, Curtanone, Montanara e sul Po ricevettero medaglie al valore piemontesi. In Patria Ferdinando II concesse la Costituzione, la libertà di stampa, il Parlamento e amnistie politiche. Il 5 ottobre al commiato ai congressisti Ferdinando II salutò con una serata di gala a Palazzo reale e un concerto all’Accademia di Musica. Nel suo discorso indicò inoltre il marchese Brignole-Sala quale presidente scientifico dell’ottavo Congresso di Genova del 1846 e del nono di Venezia del 1847. Odoardo Turchetti, segretario della sezione congressuale di Medicina, scrisse giustamente che fu il più bel Congresso fatto nella penisola italica, organizzato in modo splendido, ricco di avvenimenti e di premure per gli ospiti. Da notare che il 28 settembre fu inaugurato l’Osservatorio meteorologico alle falde del Vesuvio (primato nazionale) con il discorso augurale di Macedonio Melloni (1798-1854) che, sebbene non ancora funzionante al momento dell'inaugurazione, negli anni successivi divenne un centro di grande rilievo per gli studi di vulcanologia e Luigi Palmieri (1807 -1896) uno dei primi direttori, realizzò nel 1856 il primo sismografo elettromagnetico al mondo. Il 30 settembre il Re, davanti ad ambasciatori, ministri, alte cariche civili e militari, congressisti, nel Cimitero nuovo di Poggioreale scoprì la monumentale statua della Religione Cattolica, opera dello scultore Tito Angelini, con discorso augurale e benedizione del padre gesuita Bernandino Latini. È di particolare interesse per la metrologia l'adunanza dell’1 ottobre a sezioni riunite di Agronomia e tecnologia e Fisica e matematica quando venne discussa una relazione di Giuseppe Cadolini per l'adozione del sistema metrico decimale in tutti gli Stati italici che venne approvata nonostante alcune opposizioni e venne stabilito di utilizzare il sistema metrico nella pubblicazione degli Atti dei Congressi scientifici. Il 3 ottobre gli scienziati visitarono gli scavi di Pompei e sul Vesuvio; per le loro disquisizioni scientifiche fu messo a disposizione il Palazzo Francavilla con un ricco programma d’intrattenimento con balli, simposi e di Gran Gala, così come a Palazzo Reale di Napoli e di Capodimonte. Tutti gli scienziati ebbero in dono una guida della Città in due volumi, opera dello scrittore e canonico Andrea de Iorio da Procida. Praticamente in pieno Ottocento si mise in campo una perfetta macchina organizzativa di eventi praticamente al pari delle avanzatissime società specializzate odierne, che curò i più piccoli particolari come quello, ad es., delle facilitazioni per gli scienziati di libero ingresso alla frontiere oltre a tutti i comfort e momenti di intrattenimento e di cultura. Dal punto di vista politico l’anno dopo papa Gregorio XVI (1765-1846, papa dal 1831) morì e venne eletto papa Pio IX (1792-1878) con notevoli cambiamenti politici. H) Congresso di Genova (settembre 1846) Grazie anche al mutato clima politico vi parteciparono anche grandi letterati e patrioti come Massimo Taparelli marchese d'Azeglio (1798-1866); Giovanni Berchet (1783 - 1851), poeta, scrittore tra gli esponenti più significativi del Romanticismo; Terenzio Mamiani della Rovere (1799-1885), ultimo conte di Sant'Angelo in Lizzola, filosofo, politico, scrittore e patriota (fig.). I temi trattati furono permeati dallo spirito unitario. Si parlò di istituire una rete ferroviaria comune, un unico sistema scolastico e si discusse a lungo anche sulla necessità di favorire l'unione doganale. Venne così recuperato, con rinnovato vigore e senza più la necessità di nasconderlo, il clima nazionalistico che aveva caratterizzato il I Congresso di Pisa del 1839. Antonio Brignole Sale fu il Presidente generale mentre le sezioni (Atti della ottava Riunione degli scienziati italiani : tenuta in Genova dal XIV al XXIX settembre MDCCCXLVI, Genova, Tip. Ferrando, 1847; Diario dell'ottavo Congresso degli scienziati italiani convocati in Genova nel settembre 1846, Genova, G. Ferrando, 1846) furono: Agronomia e tecnologia (Raffaele Lambruschini); Archeologia e geografia (Giulio Cordero di San Quintino); Chirurgia e anatomia (Giovanni Rossi); Fisica e matematica ( Giovanni Battista Amici); Chimica (Gioacchino Taddei); Geologia e mineralogia (Lorenzo Pareto); Botanica e fisiologia vegetale (Antonio Bertoloni); Zoologia, anatomia e fisiologia comparativa (Antonio Alessandrini); Medicina (Carlo Speranza); Agronomia e tecnologia (Raffaele Lambruschini). I) Congresso di Venezia (settembre 1847) La candidatura di Venezia fu forse un atto di sfida nei confronti del Governo austriaco in quanto la situazione politica nei territori sottomessi all'Austria era diventata incandescente. Questo fece sì che le sale delle riunioni fossero piene di spie austriache. Carlo Luciano Bonaparte, che viaggiava in divisa da soldato semplice della Guardia civica pontificia, ricevette un decreto di espulsione dopo alcuni discorsi contenenti incitamenti all'Unificazione Le sezioni (Diario del nono Congresso degli scienziati italiani convocati in Venezia nel settembre 1847, Venezia, Giovanni Cecchini, 1847; C.L.Bonaparte, Discorso del principe Bonaparte nell'aprire la sezione di zoologia del nono congresso scientifico italiano in Venezia il di 14 settembre 1847, 1847) furono: Agronomia e tecnologia (Andrea Cittadella Vigodarzere); Archeologia e geografia (Adriano Balbi); Botanica e fisiologia vegetale (Roberto de Visiani); Chimica (Gioacchino Taddei); Chirurgia (Giovanni Rossi); Fisica, matematica e meccanica (Luigi Magrini); Geologia e mineralogia (Lorenzo Pareto); Medicina (Giacomo Andrea Giacomini); Zoologia, anatomia e fisiologia comparativa (Carlo Luciano Bonaparte) mentre Andrea Giovanelli fu il Presidente generale. I lavori si conclusero con l'intervento della polizia austriaca e gli Atti, forse sequestrati, non furono mai pubblicati. I Congressi post-Unitari (1861 – 1865) Le guerre del biennio 1848-1849 segnarono la crisi dei Congressi itineranti e collocarono talvolta su fronti opposti i partecipanti a quelli precedenti, alterarono l’atteggiamento dei centri di potere che li avevano ospitati e in un certo senso rese obsoleti gli stessi intenti dei primi organizzatori e partecipanti. Il vago utopismo del sogno di una “Casa di Salomone”, cui i dotti italiani ante litteram degli anni pre-quarantotteschi sembrò svanire nel corso degli eventi rivoluzionari, ne restò solo la nostalgia che si evidenziò nei tre Congressi post-Unitari di Siena (1862), Roma (1873) e Palermo (1875). A) Congresso straordinario di Firenze (1861) Fu convocato dall'Accademia dei Georgofili con l’idea di ripristinare la tradizione e di riformarla « ora che l'alito della libertà può centuplicarne i vantaggi ». Purtroppo i partecipanti non furono numerosi ma ricordiamo che il Regno delle Due Sicilie, lo Stato pre-Unitario con tantissimi primati scientifici a livello italico, europeo e mondiale era stato distrutto dalle forze di occupazione piemontesi. Si votarono nuove iniziative che facilitassero i raduni nelle piccole città e il calendario congressuale fu modificato per dedicare più tempo agli studi e alle discussioni scientifiche (fonte: Congresso straordinario degli scienziati italiani convocati in Firenze nell'autunno del MDCCCLXI, Firenze, dal Tip. Galileiana di M. Cellini e c., 1861). B) Congresso di Siena (1862) Anche in occasione del X Congresso l'affluenza fu molto bassa (fonte: Atti del decimo Congresso degli scienziati italiani : tenuto in Siena nel settembre del 1862, Siena, Stab. tip. di A. Mucci, 1864) mentre nell’ex-Regno delle Due Sicilie infuriava la guerra civile. Tutti si resero conto che l'entusiasmo e la passione che avevano caratterizzato i Congressi durante il Risorgimento non sarebbero più tornati. C) Congresso di Roma (1873) Il sapere era ora diventato sempre più appannaggio delle Università, di conseguenza i congressisti discussero a lungo se fosse ancora opportuno organizzare Congressi generali ed alla fine si decise di proseguire con intenti e una struttura del tutto nuovi proposti dal celebre chimico siciliano Stanislao Cannizzaro (fonte: Atti della undecima Riunione degli scienziati italiani : tenuta in Roma dal XX al XXIX ottobre MDCCCLXXIII, Roma, Tip. G.B. Paravia, 1875). Sull'esempio del Regno Unito e Francia venne inoltre istituita l'Associazione o Società degli Scienziati italiani, che divenne in seguito Società italiana per il progresso delle scienze (SIPS). D) Congresso di Palermo (settembre 1875) Così dalla costola dei Congressi sotto la presidenza di Terenzio Mamiani, nel 1875 nacque a Palermo la SIPS. Questo Congresso fu quindi il XII e ultimo dei Congressi scientifici e il I della nuova Società (fonte: Atti del duodecimo congresso degli scienziati italiani : tenuto in Palermo nel settembre del 1875, Roma, Tip. dell'Opinione, 1879). Un ciclo storico iniziato nel 1839 poteva così considerarsi concluso nel 1875.


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Radon: nohn ce ne accorgiamo

di Mario Lorenzini

Il radon è un gas radioattivo, presente solitamente ai piani terreni delle abitazioni o, in misura maggiore, negli scantinati, sotterranei, ecc. E’ sprigionato dal terreno e associato ad alcuni materiali di costruzione di origine vulcanica, vedi il tufo. Ma anche l’acqua, che lo può trasportare, ne è intrisa, in quantità maggiore la sorgente di profondità. E’ un gas pesante, inodore e incolore a temperatura e condizioni non alterate. Il decadimento del radio e dell’uranio sono la causa della sua formazione. Essendo appunto, pesante, la sua rilevanza diminuisce al crescere delle altezze. Quindi, in un’abitazione al piano terra ci sarà una concentrazione di gas radon maggiore che in una al primo piano. Il radon 222 è ritenuto pericoloso per la salute umana; è considerato tra i principali fattori di rischio per il cancro polmonare, dopo il fumo di sigaretta. Scoperto alla fine del 1800, si è compresa subito la necessità di eliminare o ridurre sotto una certa soglia, la sua presenza nei luoghi a frequentazione di persone. Esistono a tal proposito normative che regolano i valori di tolleranza di tale gas nelle nostre case. Le varie agenzie regionali per la protezione dell’ambiente (ARPA) si occupano di effettuare le rilevazioni del radon sul territorio. In commercio è possibile reperire misuratori elettronici di questo elemento, a prezzi accessibili. Ci sono anche delle aziende preposte al contenimento del quantitativo minimo di questo gas; sì, perché esso si annida in particolare negli ambienti chiusi quali potrebbero essere le nostre dimore, o parte di esse, come i solai, o i garage sotterranei. La soluzione più fattibile e ovvia è quella dell’aerazione, così da far disperdere nell’aria quanto più radon possibile. Se nella vostra casa avete ricavato una taverna al piano più basso, anche al di sotto del limite del terreno, sicuramente quello sarà un bel luogo ove organizzare cene con amici; ma non sarebbe una cattiva idea installare delle pompe a tiraggio forzato che spingano verso l’esterno l’aria stagnante, con tutta probabilità impregnata di radon. Se avete un locale come questo adibito a posto auto, dove lasciate il veicolo e quindi impegnate poco del vostro tempo in quell’ambiente, giusto quello per parcheggiare o riprendere il mezzo, allora non preoccupatevi più di tanto. Ma nel caso di cui sopra, una taverna, una rimessa attrezzata, in cui trascorrete molte ore del vostro tempo, un dispositivo con ventole per aspirazione dell’aria è caldamente raccomandato. L’intervento che menzionavo sopra, l’aerazione, può risultare non pienamente efficace e, ovviamente, difficilmente attuabile nei mesi invernali. E’ comunque il rimedio più semplice ed economico per contrastare il ristagno di questo gas inerte. Nel caso di nuovi edifici, la progettazione dovrà tenere conto dei fattori legati al terreno; in caso di rilevazioni oltre la soglia limite, ma anche nei casi in cui sia necessario fronteggiare l’umidità, è consigliabile la tecnica del vespaio. Giusto per chi non la conoscesse, consiste nel ricavare, sotto ai locali al piano terreno o interrati, un piccolo spazio vuoto che fungerà da camera d’aria; ciò consentirà lo scorrimento aereo e l’eventuale presenza di radon si attesterà a quel livello. In situazioni più critiche, in cui questo sistema risulti insufficiente, si possono creare dei pozzetti di raccolta verso i quali il gas viene opportunamente convogliato, inoltre è possibile ricoprire il piano con ghiaia e uno strato di materiale impermeabile al radon. Purtroppo, in quanto a normative, anche qui siamo fanalini di coda. L’Italia non ha ancora una legge che regolamenta i limiti di tolleranza nelle abitazioni private. Qualcosa viene preso in riferimento dagli altri paesi europei, ma per quanto riguarda gli edifici adibiti a luoghi di lavoro o scuole. A seconda del paese, i limiti variano tra 150 e 500 Bq/mc (Becquerel al metro cubo) e la tolleranza umana a lungo termine è stimata in 150 Bq/mc, da inalazione continua giornaliera. Da tenere presente il fatto che la concentrazione di radon può variare sia durante la giornata ma anche in funzione del cambiamento stagionale quindi, se volete effettuare delle misurazioni, dovrete ripeterle entro un arco temporale variabile in più giornate, sia in estate che in inverno, prediligendo i locali dove si trascorre più tempo, ad es. camere e soggiorno. Ad evitare un inutile allarmismo per noi, il fatto che sono state effettuate varie rilevazioni nelle regioni italiane che hanno dato un esito più che positivo: valori compresi tra 20 e 120 Bq/mc. Le addensazioni di radon dipendono da moltissimi fattori, evidentemente però, la forma sinuosa del nostro paese e che risulti essere una penisola circondata dal mare, cioè contornata da venti di origine marina, probabilmente aiuta a rendere un po’ più salubre il nostro territorio.


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Filosofia, religioni e dintorni

SS. Cosma e Damiano (III sec. d. C.)

di Stefano Pellicanò

I fratelli gemelli Cosma (Cosimo) e Damiano festeggiati il 27 settembre, nacquero nella seconda metà del III sec. d.C. a Ciro, piccola città ad oriente di Antiochia (Siria). Cresciuti dai genitori nella fede cristiana, furono chiamati agli studi medici per comandamento dello Spirito Santo apparso loro in sogno. Appresa l’arte medica ad Antiochia, Pergamo ed Alessandria d’Egitto, fecero ritorno nella città natale ove esercitarono la professione con grandissima competenza e premura; offrendo il loro servizio gratuitamente, e per tale motivo meritandosi l’appellativo di anàrgiri (dal greco: nemici del denaro). Nel guarire i mali fisici, spesso in maniera miracolosa per azione dello Spirito Santo, facevano conoscere anche ai pagani la parola di Cristo. Il potere taumaturgico concesso loro da Dio veniva spesso in aiuto alla loro scienza, ottenendo guarigioni straordinarie di ciechi, storpi, muti, sordi, zoppi, lebbrosi, indemoniati ecc. Prestavano inoltre la loro opera anche agli animali, celebre la guarigione di un cammello guarito da una frattura ad una zampa. Essi furono martirizzati, per non aver voluto rinnegare la loro fede, nel 303 d.C., sotto il prefetto Lisia, in occasione della feroce persecuzione contro i cristiani decisa dall’imperatore Diocleziano e morirono a Ciro (Kyros), piccola città ad oriente di Antiochia (Siria). Dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, (fine XIII sec.), le frecce scagliate contro di loro uscirono dal loro corpo e ferirono i carnefici, e così pure le pietre scagliate contro i loro corpi rimbalzarono indietro a colpire gli aguzzini. Gettati legati in mare, furono salvati dagli Angeli; posti sul rogo, il vento spense le fiamme. Vennero infine giustiziati pubblicamente, mediante decapitazione. A Ciro venne fondata una basilica. Il curioso è che la fama e il culto dei due santi superò rapidamente i confini, giunse a Roma e di lì si irradiò dovunque. Papa Simmaco (498-514) ne incoraggiò il culto con una chiesetta presso S. Maria Maggiore, papa Felice IV (526-530) li onorò con un santuario, dove sorse anche il monastero in Trastevere. A Costantinopoli vennero dedicate loro due chiese; a Gerusalemme, a Edessa e in molti altri luoghi della cristianità. Alla fine del VI sec. d.C. le loro spoglie furono traslate a Roma, nella Basilica loro dedicata. Da allora il culto dei Santi medici fiorì sia in Occidente che in Oriente e i malati che invocavano il loro aiuto spesso trovavano miracolose guarigioni. Famose erano quelle che avvenivano, di notte, nella Basilica di Costantinopoli loro dedicata: si trattava del rito dell’incubazione. Gli infermi trascorrevano la notte in chiesa, dove si addormentavano; i Santi medici in sogno venivano a curarli o con operazioni chirurgiche o applicando impacchi di olio e cera: al risveglio i malati si ritrovavano guariti. Tale rito, cui si sottopose anche l’Imperatore Giustiniano, traeva le sue origini dal culto pagano di Asclepio, quando i malati dormivano nel recinto del tempio a lui dedicato, nella speranza che il Dio della Medicina apparisse in sogno ad indicare la terapia migliore per la malattia. I luoghi di culto loro dedicati si diffusero nel corso dei secoli a centinaia, dall’Italia alla Turchia, dalla Francia alla Polonia, dalla Germania alla Grecia, dalla Spagna alla Croazia, dai Paesi Bassi alla Bulgaria ecc. Indicati da taluni studiosi come i corrispettivi cristiani dei divini Dioscuri pagani Castore e Polluce, i Santi Cosma e Damiano nel corso dei secoli furono designati patroni dei Medici, dei chirurghi e dei farmacisti e furono invocati quali protettori degli Ospedali. Nel XIV e XV sec. a loro furono intitolate in Europa moltissime confraternite di Medici, chirurghi e speziali e la loro effigie veniva posta come emblema o come sigillum sui diplomi universitari. Parallelamente alla loro fama presso il popolo e nella classe medica, grandissima fu la loro fortuna nell’arte, specie ad opera di mosaicisti e pittori, dall’Europa occidentale fino alla Russia ortodossa. Ma è il XV sec. che vede la massima rappresentazione pittorica dei Santi medici perché a Firenze Cosimo il Vecchio dei Medici elesse i due Santi a protettori della propria famiglia: conseguenza di ciò fu che molti dei maggiori artisti dell’Umanesimo e del Rinascimento li raffigurarono nelle loro opere. Essi vengono comunemente rappresentanti nel ricco costume dei medici del Rinascimento: veste di panno rosso, ampio mantello, berretto cilindrico. In mano hanno di solito gli strumenti della loro professione: cassetta da chirurgo, mortaio da farmacia, scatola di unguenti, spatola, vaso per le urine. Una delle più famose guarigioni dipinte è quella cosiddetta “della gamba nera”, il primo trapianto della Storia della Medicina. Tratta di una miracolosa guarigione avvenuta durante il sonno quando ad un uomo che aveva una gamba in gangrena i Santi medici in sogno sostituirono l’arto malato con quello di un uomo di colore morto il giorno stesso. Un imponente fatto spirituale e culturale dunque ed il perché sta in più d’una ragione. Consideriamo, prima di tutto, la professione dei due Santi. Vi è certamente un abisso fra l’essere medici nel III sec. ed esserlo ora ma a pensarci bene si tratta di un abisso tecnico, non umano: è vero che la fondazione della medicina scientifica, dal 1800 in poi,”gettò a mare una arte medica vecchia di oltre 2000 anni” a è altrettanto vero che non ha potuto gettare a mare la caratteristica più bella dei medici d’ogni tempo che è l’intenzione terapeutica, l’impegno per curare e se si può salvare, in una parola l’amore per il paziente”: Ha scritto il cardiologo Luigi Condorelli, “Le doti morali per essere un buon medico sono la saggezza la giustizia e lo spirito di sacrificio. Doti tutte che presuppongono, lo svilupparsi di un fondamento di bontà d’animo e d’amore”. Ed eccoli, i nostri due Santi, ben collocati in questa definizione d’oggi. Infatti una parte della loro fama fu sicuramente dovuta al fatto che furono anàrgiri, medici che avevano impostato la loro opera sulla gratuità, ndubbiamente motivata, favore dei malati, cristiani o non che fossero. Si dirà che questo è un esempio inimitabile oggi. Senza dubbio è più che legittimo vivere del lavoro che si fa e la nostra società non consentirebbe comunque uno stile così anomalo. Ma lo spirito della professionalità generosa, per cui “il principale farmaco è il medico stesso”, come scrisse Domenico Lombardi, lo spirito della professionalità che non si svilisce a fare dell’infermo soltanto un caso clinico o un ipotesi economica è mitabile ed altamente doveroso. In tempi in cui malattie, grandi sofferenze e morte molto facile (basti pensare alle epidemie, ai decessi precoci, all’assenza totale dell’homo hygienicus del nostro secolo) producevano un fondo di terrore sociale permanente, dev’essere stato luminoso l’esempio di chi spendeva l’esistenza a chinarsi sugli infermi, prodigandosi con i poveri mezzi a loro disposizione, per alleviarne in qualche modo i patimenti. E qui emerge l’altro pregio di Cosma e Damiano. E’ evidente che essi, cristiani da martirio, non separano più di tanto nella loro prospettiva le due saluti, quella del corpo e quella eterna. Qui il discorso si fa, alla luce della nostra mentalità, anche più delicato. Per noi è ben chiaro che la professione medica è quella definita dal Consiglio Esecutivo dell’O.M.S. e che richiede al medico di essere “persona che, regolarmente ammessa a una scuola di medicina riconosciuta, ha seguito con successo il programma degli studi e ha acquistato le qualificazioni per esercitare la medicina secondo il proprio giudizio, al fine di promuovere la salute della collettività e dell’individuo”. Ma con tutto il rigoroso rispetto di tale deontologia, come dimenticare che il malato, dal suo proprio punto di vista, non è mai un puro fatto patologico ma sempre una persona tutta lì presente di fronte al proprio destino? Si parla del passaggio, non immaginabile prima, dallo stato di salute a quello di malattia e non soltanto riferendosi alle situazioni di vita e lavoro ma a quelle ben più decisive della speranza e della valutazione generale del senso della vita. I medici sanno benissimo che cosa significhi diagnosticare un terrore o una disperazione. E sebbene sia loro chiaro che essi non sono lì per quelle diagnosi non possono certo sottrarsi alla domanda umana che hanno dinanzi, malattia e morte non si lasciano dominare, oltre un certo limite, da nessuna lettura scientifica e da nessuna assuefazione professionale. Sicché, si voglia o no, essi si trovano ad essere interpellati dal mistero dell’uomo. Ammettiamo tutte le dovute rigorosità e distanze, ma il fatto resta. Se tante chiese si sono arricchite di immagini e statue dei due Santi ciò è anche perché essi incarnarono un conforto che traevano da quel poco che sapevano e da quel tanto che credevano e in condizioni tanto mutate oggi, tempo in cui molto si sa e poco si crede, quest’ equilibrio misterioso del medico fra vita e morte si arricchisce molto, se egli è familiare con entrambi i versanti dell’esistenza, ora e dopo, quaggiù e lassù. Si deve ammettere che il Loro martino non è stato direttamente connesso alla loro vissuta missione ma sicuramente la loro pubblica fama di medici mise in evidenza la loro fama di cristiani. Proprio nella professionalità medica si collocano infatti attualmente opzioni sull’umano, che i santi Cosma e Damiano neanche avrebbero immaginato ma il cui peso, nel caso della testimonianza etica, avrebbero fieramente portato. Anche questo può chiamarsi martirio, nel più asettico reparto di clinica o ospedale. Liberamente tratto dal volume di Stefano Pellicanò “Storia dei Santi Medici”; ISBN: 978-88-97215-05-9. Per gentile concessione di Calzone Editore (www.wix.com/calzone_editore/homecalzone.editore@libero.it. © Copyright 2010 CE Calzone Editore Tutti i diritti artistici e letterari riservati.


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Un primo Maggio "diverso" all'insegna della Cristianità e del Gender!

di Giuseppe Lurgio

Di solito negli anni passati, dedicavo il giorno del primo maggio, festa dei lavoratori, quando non ero di turno al centralino della struttura dove lavoro, al dolce far niente o ad una abbuffatina in famiglia e in serata a casa di qualche amico, che da tempo volevo rivedere ma che non trovavo mai il tempo di farlo. Quest'anno, invece, le cose sono andate ben diversamente, e, devo dire, con grande piacere da parte mia. Qualche giorno prima del primo maggio ricevo un SMS da suor Elisabetta, con il quale invitava me e la mia famiglia a trascorrere la festa di San Giuseppe lavoratore presso la loro comunità. Ogni anno organizzano un convegno per le famiglie, affrontando temi che interessano la vita familiare. Il programma era allettante, visto che oltre alle funzioni religiose si prevedeva una conferenza su un tema che io non conoscevo molto ma che da tempo mi ero ripromesso di approfondire, ovvero la cosiddetta TEORIA DEL GENDER. Non ci ho pensato due volte e ho accettato subito, oltretutto ero già stato invitato da loro in altre occasioni e per vari motivi non mi era stato possibile andarci. Alle 9 e 30 ci troviamo davanti all'ingresso della Comunità dell' Opera di Maria Vergine e Madre, sita in via delle TERME 43. Qui opera un gruppetto di suore dedito alla preghiera e all'accoglienza delle ragazze madri ( Se volete sapere di più visitate il sito www.mariaverginemadre.it). Suor Maria ci accoglie al cancello, è preposta a far parcheggiare le auto in modo da poterne ospitare il più possibile, prevedendo un grande afflusso di ospiti. Ci avviamo lungo un viottolo in cemento, contornato dal verde e leggermente in pendenza, ed eccoci in un piazzale, già abbastanza affollato di famiglie, di bambini e di suorine, indaffaratissime ad accoglierci con vera gioia. Confesso che pur conoscendo le sorelle, perché spesso ci ritroviamo per incontri di preghiera nelle nostre case, non ero mai stato da loro in comunità e proprio qui noto la grande serenità che queste persone straordinarie trasmettono a tutti noi. Dopo aver sostato un bel po' all'aperto, ecco che si sente una campanella che ci chiama tutti a raccolta, invitandoci ad accomodarci in una grande sala, piena di sedie. Dopo il gran brusìo iniziale dovuto anche al rumore delle sedie mosse dai partecipanti per prendere posto, il convegno ha inizio con le Lodi e una breve riflessione tenuta da Padre Giuseppe Ferri, fondatore dell'Opera. Suor Laura, poi, introduce l'argomento del Convegno : "Maschio e Femmina Iddio li creò" Problematiche degenerative della teoria Gender" e presenta il relatore, l'avvocato Gianfranco Amato. Avevo letto qualcosa su di lui, ma non conoscevo certo la sua grande professionalità e la sua grande fede, che lo ha portato a essere difensore, a spada tratta, della vita e dei valori cristiani. Vi do qualche nota biografica di Gianfranco Amato. e' nato a Varese nel 1961, si è laureato in giurisprudenza presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Esercita la professione di avvocato dal 1988, ed opera attivamente nel campo della bioetica. Editorialista di Avvenire, collabora con Studia Moralia (rivista scientifica dell'Istituto Superiore di Teologia morale), collabora altresì con il quotidiano "La Croce", con CulturaCattolica.it, con "La Nuova Bussola Quotidiana", con la rivista "Il Timone" ed altre testate giornalistiche cattoliche. E' Presidente nazionale dei Giuristi per la Vita. E' membro del Comitato "Difendiamo i nostri figli", organizzatore del Family Day, tenutosi il 20 giugno 2015 a Roma. E' stato tra i fondatori dell'Associazione Scienza & Vita di Grosseto, della quale ricopre attualmente la carica di Presidente. E' componente del Comitato d'Indirizzo della Fondazione Novae Terrae. E' Cavaliere dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e delegato della Delegazione di Grosseto dello stesso Ordine. E' membro e consulente legale dell'organizzazione britannica CORE (Comment on Reproductive Ethics), con sede a Londra, per conto della quale coopera in diverse azioni legali su tematiche bioetiche. Sempre a livello internazionale, collabora con l'organizzazione statunitense A.D.F. (Alliance Defending Freedom), di cui è allied attorney, composta da avvocati che si occupano di temi inerenti alla libertà religiosa ed alla bioetica. E' rappresentante per l'Italia dell'organizzazione internazionale Advocates International. Ha ottenuto tanti riconoscimenti tra cui il Premio Internazionale all'Impegno Sociale 2015, intitolato alla memoria dei giudici martiri, Rosario Livatino, Antonino Saetta e Gaetano Costa. Tale premio è conferito a coloro che si battono, con sacrificio e rischio personale, per un impegno sociale, improntato ai valori della vita, della giustizia, della verità e della fede, in difesa della legalità, del rispetto delle regole, della divulgazione di un'informazione libera e corretta. Inoltre è autore di varie Pubblicazioni. Torniamo al primo maggio presso l'Opera di Maria Vergine e Madre, questo mio scritto vuole con modestia semplicemente raccontare la mia esperienza e soprattutto vuole fare conoscere il pensiero di questo grande paladino della vita e della cristianità. Vi riporto alcuni pensieri salienti della relazione dell'avvocato Amato e alla fine di questo mio articolo vi indicherò i links per vedere e ascoltare l'intera conferenza su YOU TUBE. L'avvocato inizia la sua relazione, ponendo al pubblico una domanda: "Secondo voi, la famiglia è una creazione dell'uomo o un progetto di DIO?". La famiglia - dice l'avvocato - è un progetto di DIO, anche se sta passando l'idea che sia il contrario. Ci spiega, aiutandosi anche con un supporto video, che il primo esempio di famiglia risale al periodo preistorico, precisamente al neolitico. Nel 2005, in Germania furono trovate delle tombe, risalenti al periodo neolitico, e in una di queste furono trovati quattro corpi abbracciati, evidentemente deceduti per cause violente, si trattava di un uomo, una donna e due bambini. All'esame del DNA fu accertato che si trattava di una famiglia, questo dimostrava che la famiglia esisteva prima ancora della religione, dello Stato, delle Leggi, dei Parlamenti. Il concetto di famiglia era ben radicato nell'uomo prima ancora della nascita dello Stato, l'avvocato cita Aristotele, Platone Cicerone, poi ci dice che ad un certo punto della storia nel 1918 in Russia lo Stato volle sopprimere il concetto di famiglia con una serie di leggi contro di essa, e con la legalizzazione della pratica dell'aborto, avvenuta nel 1920, si andò a sopprimere il ruolo fondamentale della famiglia come cellula, anzi come mattone, componente l'intera società. Ma i Bolsceviti non avevano capito che disgregare la famiglia equivaleva a disgregare la società stessa in cui essi vivevano. In breve si scatenò la guerra civile e la carestia, più di sette milioni di bambini vagarono per tutta la Russia affamati e senza che nessuno potesse prendersi cura di loro, perché crollata la società e distrutta la famiglia, non vi era più nessuno che potesse farlo. Nel 1926 lo Stato Bolscevico si rese conto del danno che aveva provocato e incominciò a fare qualche passo indietro, introducendo leggi sull'adozione, ma ciò non fu sufficiente perché l'aborto legalizzato e praticato in dosi massicce, stava portando addirittura alla scomparsa del popolo bolscevico, in quanto non vi erano più nuove generazioni. Stalin nel 1936 introdusse il reato della pratica dell'aborto e con una serie di leggi fornì contributi assistenziali alle famiglie numerose, aprì asili e strutture simili, limitò di molto il divorzio. Anche i giornali fanno un passo indietro e a tutta pagina riaffermano che la famiglia è la cosa più bella della vita. Con ciò si dimostra che ogni tentativo di modificare o di manipolare la famiglia è sempre sistematicamente fallito. Poi l'avvocato Amato si sofferma sulla nostra Costituzione, citando l'articolo 29, il quale con un verbo fa capire che la famiglia dovrebbe essere intoccabile dal Parlamento, infatti il suddetto articolo recita che "la Repubblica riconosce i diritti della famiglia" e, attenzione, non dice "istituisce" la famiglia ma prende semplicemente atto di una realtà preesistente, garantendone i diritti. Oggi vi è da parte dello Stato il tentativo sistematico di disgregare la famiglia tradizionale, tramandataci da generazioni cristiane e non solo, famiglia composta da un uomo e una donna. Nel mese scorso il Parlamento Italiano ha prodotto una legge che di fatto ha introdotto una nuova forma di famiglia, ovvero la famiglia composta da persone dello stesso sesso. Ora non starò qui a elencare tutto il business che ciò ha provocato, basti pensare che a Genova durante la manifestazione SPOSI-EXPO si sono visti i muri tappezzati di manifesti pubblicitari con scritte tipo "LUI E LUI OGGI SPOSI" oppure "LEI E LEI OGGI SPOSI". A seguito di questa legge sono arrivate una serie di altre leggi o proposte di leggi che non ci appartengono affatto ma che i nostri attuali governanti stanno cercando di mettere in atto per trasformare, o meglio, per cercare di trasformare il nostro modo di pensare e farci sembrare improvvisamente d'accordo con la cultura dominante che è completamente estranea al nostro essere persona umana, come ad esempio il tentativo di legalizzare l'incesto. L'avvocato Amato entra nel vivo della cosiddetta "teoria del GENDER", purtroppo ancora oggi il termine TEORIA GENDER non è ancora stato compreso in maniera appropriata, infatti molti la confondono con l'educazione sessuale, altri invece con l'omosessualità, ma in realtà non è nessuna di queste cose. Essa è l'idea folle e devastante, secondo la quale una persona può sentirsi maschio o femmina, non in base a come è fatto fisicamente, ma in base a quello che sente di essere in un certo momento della sua vita. Non troverete mai la parola Gender scritta negli articoli di legge, perché trattasi di parola inglese, troverete una sua traduzione. ma la sua traduzione: Identità di Genere. Egregiamente l'avvocato ha spiegato nei dettagli la Teoria con vari esempi e con proiezioni di video, contornati da vari altri piccoli interventi, tenuti da Padre Giuseppe Ferri, da don Luigi Piccolo e da altri del pubblico presente in sala. Suor Laura ha concluso il dibattito con qualche sua considerazione sempre riferita al tema stesso. Al termine della conferenza Padre Giuseppe ci ha comunicato che tutti quelli che avevano prenotato per restare a pranzo, da lì a poco avrebbero preso posto a tavola. In un breve lasso di tempo la grande sala, che fino a poco prima aveva ospitato la conferenza, si era trasformata in una grande sala da pranzo, dove noi ospiti abbiamo preso posto con allegria. Dopo aver recitato le preghiere di ringraziamento ci è stato servito un bel piatto di maccheroni con sugo alla bolognese dal sapore delizioso, per secondo cotoletta di petto di pollo con contorno di insalatina mista e patatine fritte, poi il dolce, la frutta, il caffè, tutto rigorosamente preparato e offerto dalle suore! Insomma un grande gesto di ospitalità da parte di questa meravigliosa comunità che, voglio ricordare, vive di carità. Bene, come detto in precedenza vi invito vivamente a seguire l'intero evento su YOU TUBE, cliccando sui links qui sotto elencati, affinché si possa diffondere il messaggio cristiano, e non solo, sulla famiglia che l'avvocato Gianfranco Amato sta, con grande fervore, portando in giro per l'Italia. Ecco i quattro links per seguire l'intera conferenza: Prima parte. https://youtu.be/cQz3CSNzYLA Seconda parte. https://youtu.be/x9NuwEThWzU Terza parte. https://youtu.be/F7bjj2DKfqM Quarta parte. https://youtu.be/7Nmk72t75rw


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G8: ridateci il pianeta!

di Corrado Malanga

La filosofia del gruppo Stargate è una filosofia che tiene in considerazione l’uomo come parte dell’Universo. È errato ritenere che chi fa parte dello Stargate abbia come pensiero fisso la tematica Ufo. In realtà, come abbiamo detto più volte, gli ufo sono parte integrante dell’universo ed il fatto che vengano a contatto con l’umanità fa si che noi ce ne dobbiamo interessare. L’errore strategico che molti fanno è credere che il fenomeno ufo vada visto comunque distaccato dalla vita di tutti i giorni mentre il fenomeno vive con noi, in noi, in modo subdolo ed inconscio. Così la politica di questi giorni ne rappresenta una propagazione. Come? Direte voi. Cosa c’entra il G8 con il problema degli Ufo? E la nostra risposta non può essere che questa. TUTTO C’ENTRA CON GLI UFO! Tutto ruota attorno al problema Ufo. Il fatto che i nostri governanti non vogliano parlare del problema ufo è legato al fatto che si vogliono fare la loro politica e non la nostra! La politica dell’interesse di chi comanda e non la politica di chi purtroppo è inconsapevole suddito di una teocrazia basata sulla forza del danaro. La lettera G sta per Gruppo, il G8 dunque sarebbe il gruppo delle nazioni più progredite nel mondo, le più potenti. Ma chi sono queste nazioni? Ma ce la vedete l’Italia più potente della Cina o militarmente più potente che so del Pakistan? È tutto da ridere. Più potente quindi non vorrebbe dire chi ha più risorse, come potrebbe sembrare giusto, ma vuol dire più capace di utilizzare le risorse degli altri. Stranamente la lettera G è sinonimo ormai di Globalizzazione, di quel processo cioè che tende a far diventare tutti eguali. Come?… mi direte voi. Ma tutti eguali non voleva farli diventare la politica di sinistra, il Marxismo, i Cinesi ed i Russi, cioè il pensiero per cui siccome bisognava essere tutti eguali bisognava essere tutti poveri? Ed ora bisogna essere tutti globalizzati con un classico pensiero di marca destrorsa? Non è così. L’idea dell’eguaglianza di sinistra era un pensiero che si rifaceva ai diritti ed i doveri delle persone mentre l’idea di eguaglianza di destra si rifà al pensiero che dobbiamo consumare tutti egualmente, le stesse cose. In parole più chiare la globalizzazione porta l’essere umano ad avere un’unica cultura di base, un unico pensiero, degli identici gusti di vita, un identico pensiero politico e religioso. Stranamente i due pensieri di destra e di sinistra portano allo stesso risultato finale: un popolo di zombie in mano a pochi dominatori. Nel caso delle sinistre i dominatori erano i capi dei partiti che, quasi come capi di chiese dogmatiche, si rifacevano non al vangelo ma agli scritti di Marx o al libretto di Mao. I capi del G8 sono invece ricchi industriali che, con il bene placito dei politici, peraltro collusi e pagati da loro e con l’appoggio delle forze armate e dei servizi segreti, vogliono creare una manica di schiavi elettronici e, dietro le mentite spoglie di una finta democrazia, faranno il bello ed il cattivo tempo per l’eternità. Come si fa, direte voi a dimostrare questa idea? È in verità semplice. Oggi come oggi voi credete di scegliere quando comprate un oggetto ma è evidente che sempre meno siete in grado di gestire le vostre scelte. La televisione vi inculca messaggi subliminali di forte potenza, la finta concorrenza non esiste più e dietro numerose marche si nasconde sempre la solita multinazionale. Tutto viene mescolato e mascherato subliminalmente al sentimento del "Volemose Bbene". La reclame della pasta, quella della banca e quella dei telefoni, compresa quella dell’otto per mille sono ormai indistinguibili. Arriva la musichetta strappalacrime che vi dice che se non fate quello che lo spot vi suggerisce siete senza cuore. Così abbonarsi alla Tim diventa eguale a sovvenzionare il Wwf od a votare per Berlusconi quando voleva salvare l’Italia. D’altro canto Rutelli sorrideva sconsolato con la faccia da cane bastonato, abbandonato sull’autostrada e tu, elettore come potevi non votare per lui! Ma cosa fa il G8 o meglio cosa vorrebbe fare per assicurare ai pochi potenti della Terra una specie di vita eterna alle spalle dei poveri, che essi siano i contadini del Chapas, gli indiani del Bangladesh o l’ottanta per cento degli americani semi-analfabeti? Convincere tutti che esiste un unico pensiero vincente, il pensiero del padrone! L’aspetto subdolo della cosa è che il padrone non vuole apparire come tale ma come un illuminato benefattore dell’umanità. Tutti sorridono al G8, si sorridono addosso mostrando il lavoro del loro dentista e mentre questi si ridono addosso a cento metri di distanza, il popolo di Seattle lancia moniti, bombe ed anatemi. Ma come? I nostri capi, eletti da noi "democraticamente" sono odiati dal popolo? Impossibile! Ma se li abbiamo eletti noi… No! Non li abbiamo eletti noi. Tutto ciò fa parte del grande inganno. Si sono fatti eleggere da noi, il ché è profondamente diverso. Ma cosa dice il G8? Bisogna, sul piano militare, costruire una cosa che si chiama scudo spaziale per difenderci dal nemico. Bisogna, sul piano dell’inquinamento, evitare facili generalizzazioni e ristrettezze che renderebbero impossibile per le industrie lavorare con profitto. Bisogna, sul piano delle risorse energetiche, finire alla svelta il petrolio e continuare quindi a costruire automobili. Sul piano della sanità mondiale continuare a sfruttare… Hops! volevo dire… "aiutare" il terzo e quarto mondo. La giustificazione che si da a questo programma è legato a diversi aspetti della questione che sono facilmente identificabili. Lo scudo spaziale serve agli Americani e di riflesso agli Europei che vengono "protetti" dagli Americani stessi, da pericoli che vengono non si sa da dove: ma siccome bisogna essere previdenti, prima armiamoci e poi cerchiamo un nemico. Vedrete, dicono gli Americani, che un nemico da qualche parte alla fine esce fuori e così si giustificano le spese militari. Le spese sono però dei contribuenti mentre i guadagni sono di coloro che si chiamano industriali ed hanno in mano le chiavi dell’industria bellica. Allora le spese non sono per tutti? No solo per quasi tutti! Sul piano dell’inquinamento gli Americani non hanno tanta voglia di collaborare. Da un lato lo strapotere economico americano ha portato le industrie di mezzo mondo a cedere le loro azioni alle corrispondenti ditte USA, che ovviamente dopo averle sfruttate fino all’osso, le hanno fatte fallire per evitare inutili concorrenze. D’altra parte se tutta l’industria finisce sotto il controllo di poche persone, queste se ne fregheranno di badare all’ambiente, cosa che invece, il mercato di libera concorrenza, garantirebbe sicuramente. C’è da spezzare a questo punto una lancia in favore degli industriali che non vogliono la distruzione del pianeta, come qualcuno potrebbe pensare, ma solo il succhiamento di tutte le risorse fino all’osso. Gli industriali non si possono infatti permettere il lusso di far troppo male agli esseri umani poiché se questi muoiono non ci rimane più nessuno che compra i loro prodotti con la conseguente morte degli stessi padroni. Bisogna continuare a consumare petrolio poiché strategicamente alla fine dei giochi questa politica indebolirà i paesi produttori dell’oro nero che ora come ora possono permettersi il lusso di dettare parzialmente legge anche agli Usa. Gli Usa infatti, non so se ci avete mai fatto caso, pur avendo grandi risorse petrolifere cercano di consumare quelle degli altri. Così alla fine saranno solo loro a tenere in pugno il mercato petrolifero e personaggi come Saddam Hussein non conteranno più nulla. Ma non è questo il vero scopo del G8. Le altre fonti di energia alternative sono già tecnicamente pronte per essere adoperate ma costituiranno, quando il petrolio sarà finito, un’arma potentissima contro chi non si adegua alle decisioni governative. Non ti comporti come devi? Non ti darò l’energia per vivere. Questo è il vero motto del G8. Quando il petrolio sarà finito solo chi in questi anni si sarà accaparrato il know how della ricerca sulle energie alternative, venderà a caro prezzo l’uso del suo brevetto. Allora ecco che spunteranno come funghi le automobili ad acqua, i pannelli solari ad alta energia e la fusione fredda che ora sembra pura follia. Si capisce anche perché la ricerca scientifica deve essere fatta solo in America e forse in Francia per l’Europa. Lo sfruttamento del terzo e quarto mondo a livello di risorse prevede anche di sfruttare le risorse umane di quei popoli. I poveri sono sempre stati utili ai ricchi. Le case farmaceutiche si fanno i miliardi alla faccia dell’H.I.V. africano, il traffico di organi che utilizza materiale umano indiano, sud americano ed africano è sotto gli occhi di tutti e deve, per il G8, continuare. Ma come fare? Bisogna dire che gli interventi che i ricchi fanno nei paesi sottosviluppati sono necessari per la loro sopravvivenza, facendo così passare uno sfruttamento della popolazione per una buona azione. Così in un posto sperduto nel deserto non mi meraviglierei che una ditta americana regalasse televisori con la parabola satellitare a poveri indigeni che muoiono di fame. Le medicine, di scarto intendiamoci, vengono molte volte smerciate in questi paesi e chi volesse proprio fare bella figura gli paracaduterebbe addosso anche viveri, scaduti ovviamente. Tutto ciò non vi appare cosa nuova? Lo avete già sentito dire al telegiornale? Se si volesse aiutare veramente quelle persone gli si insegnerebbe a coltivare la terra a costruire case a fabbricare suppellettili utili per la loro sopravvivenza, a diventare indipendenti da noi e non gli si regalerebbe il latte in polvere per i neonati che così diventano schiavi di un cibo che poi, non potendone più fare a meno, sarebbero comunque costretti a comprare. Perché invece non regalargli degli anticoncezionali? Per tentare di diminuire il tasso di nascite e quindi anche di mortalità? Per seguire forse una morale cattolica? Nooo! Per seguire la morale del proprio tornaconto molto più semplicemente. La popolazione della Terra si sta accorgendo di essere stata gabbata dai propri ricchi e potenti governanti ed allora manifesta contro di loro come non ha mai fatto. Capisce che questa è l’ultima volta che ha a disposizione per non far distruggere se stessa ed il pianeta. E gli alieni in tutto questo cosa c’entrano? Qualcuno potrebbe dire: ma non mi avete sempre detto che gli alieni erano d’accordo con i Terrestri (teoria del patto scellerato) che, in cambio di tecnologia aliena, avrebbero permesso alle forze aliene di utilizzare il materiale biologico terrestre per scopi loro? Se così in effetti fosse, l’alieno vorrebbe mantenere il pianeta pulito e sano per far mangiare alle sue mucche, cioè noi, del buon cibo, così quando ci pigliano il nostro DNA, sono sicuri della buona qualità del prodotto; dunque l’alieno non sarebbe d’accordo con la Globalizzazione? Sbagliato! Gli alieni od alcuni di loro, collusi con i nostri governanti a cui avrebbero promesso l’eterno potere su tutti noi, in cambio di un eterno pascolo sul nostro pianeta, avrebbero consigliato i nostri governanti a ridurci un popolo di schiavi imbelli ed incapaci di ragionare, con il cervello fritto dalla televisione, dalle nostre ormai inutili scuole e da un microcip cerebrale che di qui a pochi anni verrà messo di legge nel cervello di tutti i Terrestri. Il microcip chiamato brain-radio è grande circa 2,5 millimetri, si chiama "blu angel", per ora costa cinquemila dollari ma presto ci sarà una legge che, votata da noi stessi, permetterà l’innesto di questo controllore universale nei nostri cervelli. Così non avremo più paura di perderci, dice la reclame della casa costruttrice, americana ovviamente. Intanto la marcia di avvicinamento al microcip si avvicina. Il prossimo anno il microcip sarà obbligatorio a cani e gatti in mezza Europa poi toccherà allo stomaco delle mucche e poi ai nostri figli. Chi non avrà il microcip non verrà riconosciuto neanche dalle porte del suo supermercato che davanti a lui non si apriranno nemmeno. È vero, si farà a meno del bancomat, della tessera sanitaria, dei dati anagrafici. Tutto sarà sul microcip che non solo registrerà chi siamo ma ci altererà la coscienza, come mostrano gli u.s. patent americani già messi in commercio, soprattutto quando andremo a votare. A votare ovviamente sempre gli stessi, per sempre: sempre quelli che tanti anni prima avevano fatto una strana riunione che si chiamava P2… G8… non ricordo bene… mi sembra che fosse una cosa per il nostro bene… Qualche anno fa Forattini in una sua vignetta rivolta a Craxi in esilio, imitando i socialisti di allora scrisse: ARIDATECE ER PUZZONE. Oggi qualcuno gridi forte, finché è in tempo, RIDATECI IL PIANETA!


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L'interpretazione dei sogni: esiste davvero, o è solo un'utopia?

di Elisa Brancaleoni

Quante volte vi sarà capitato di svegliarvi la mattina e di chiedervi il significato di un sogno? quante volte ricordate ciò che sognate, quante invece lo dimenticate? quante volte i vostri sogni vi sembrano assurdi, quindi non ci date peso? ma la domanda più importante è questa: perché accade tutto ciò? perché sogniamo, ricordiamo, dimentichiamo o reputiamo i nostri sogni assurdi? Dopo questa infinita serie di domande, forse è il caso di dare qualche risposta. Molti di noi sicuramente conosceranno il seguente significato del sogno: sapranno che può essere premonitore, magari deriva dalla divinità in cui crediamo, oppure rappresenta un qualcosa di specifico attraverso alcuni simboli che i nostro nonni o bisnonni ci hanno dato... Quanti avranno sentito il proverbio: "carne cotta, carne morta!" oppure "acqua pulita sono lacrime, sangue è dispiacere"; o meglio ancora "morte di un dente morte di parente"... Tutte queste cose ci fanno sicuramente sorridere, ma aimé vi dico che nulla di tutto ciò è vero. Il sogno è un vero e proprio processo psichico, come lo è un nostro pensiero vigile. Ma rispondiamo a qualche domanda: Perché ci sembra che un sogno duri tantissimo, quando in realtà abbiamo dormito poco? questo processo ha un nome ben preciso, si chiama condensazione. Il sogno infatti deriva da un qualcosa che vedremo in seguito, ma molto spesso questo qualcosa è infinitamente piccolo. Eppure il sogno che non può rappresentare quel qualcosa nello specifico, tende a rappresentarlo mediante immagini che ci appaiono lunghissime, condensandosi poi in un solo pensiero. Altra domanda fondamentale è la seguente: da cosa derivano i sogni? Le fonti del sogno possono essere diverse: dagli stimoli corporei interni o esterni, ad un movimento psichico. Quante volte vi sarà capitato di sognare di andare in bagno, svegliandovi poi con il reale stimolo orinario? ciò dipende solo ed esclusivamente dal sogno di comodo. esso è come se ci dicesse: "tranquillo, continua pure a dormire, tanto in bagno ci sei già andato". per quanto riguarda altri tipi di stimoli, posso qui farvi un altro esempio: vi è mai capitato di sognare che il vostro telefono stia squillando, per poi accorgervi che ciò era realmente accaduto? cosa normalissima, deriva tutto dal sogno. Eppure il sogno non si forma solo di questi elementi: esso è formato da un'impressione indifferente del giorno precedente, da un pensiero infantile e da alcune immagini di collegamento. Per impressione recente ma indifferente si intende un qualcosa di cui non ci siamo magari neanche accorti, che però è rimasta nella nostra psiche. ad esempio: uscendo in strada magari ci passa davanti una signora. non avendo quest'ultima nulla per cui valga la pena di preoccuparsi, proseguiamo la nostra strada dimenticandola. ma la nostra psiche non funziona così: essa infatti tende ad incanalare diversi elementi, fino a riportarli poi nel sogno. Per pensiero o ricordo infantile si intende un qualcosa di profondamente radicato nell'infanzia, che però non è indifferente. Si tratta di una sensazione, di un sentimento o di un fatto realmente accaduto nell'infanzia. quest'ultima è una forte fonte psichica, che è sempre presente nei sogni. Altra domanda: perché ricordiamo solo alcune parti di sogni, oppure li dimentichiamo totalmente? vi rispondo con un'altra domanda: avete mai sentito parlare di censura? la censura cosa fa? elimina ciò che per la morale non è buono, ciò che potrebbe ledere alla formazione dell'uomo. Bene, la censura psichica funziona proprio così: tende ad eliminare le fantasie più profonde che radichiamo nell'inconscio. Perché sì cari lettori, anche nei sogni più innocenti sono presenti le più disparate fantasie, da quelle sessuali a quelle di morte, che tratteremo in un prossimo articolo. La censura è folle signori, tenetene sempre conto. riesce a farci credere che siamo le persone migliori del mondo, quando in realtà nei nostri sogni si potrebbe verificare se non il contrario sicuramente un risultato diverso. Ed è proprio la stessa censura che ci fa dire questa frase: ho sognato questa persona, però poi era un'altra, oppure aveva un'altra faccia o voce... Questo fenomeno si chiama spostamento. Infatti la censura è perfettamente in grado di spostare la situazione da una persona all'altra, talvolta sostituendola anche con noi stessi. Ciò che però posso affermare è che i sogni sono movimenti psichici, quindi sono interpretabili. Sull'assurdità dei sogni, su cosa significano e su alcuni sogni tipici, ne tratterò in uno sperato prossimo articolo.


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Informatica

Web: statici o dinamici?

di Mario Lorenzini

Internet, con i suoi siti web, ha rappresentato per molto tempo solamente un deposito da visionare, contenuti aggiornati anche frequentemente ma, sui quali, l’tente, non poteva “dire la sua”. Il tutto a solo scopo molto simile a quello di una biblioteca con libri consultabili: tu puoi leggerli, ma non puoi modificarli, non puoi dialogare con l’autore della trattazione, non puoi interagire con chi è detentore del sito stesso; non si può chiedere di acquistare il libro o che lo scrittore chiarisca i concetti esposti. Sono solo pagine da leggere, proprio come si dice, nello specifico, pagine web. La modernità che ci circonda ha cambiato questo stato delle cose. Lo hanno fatto i siti di commercio elettronico, tra i primi ad averne la necessità. Pensiamo a un venditore che mostra degli articoli, ognuno con una propria descrizione, con la possibilità di acquisto. In passato si poteva solo inserire sul sito i recapiti dell’azienda come telefono, fax, o e-mail a cui inoltrare l’ordine. Questo era limitante e costringeva l’utilizzatore del sito che avesse trovato qualcosa di suo gradimento a interrompere il rapporto col web e preparare una lista con gli oggetti prescelti, poi faxare il tutto alla ditta, senza sapere se la stessa avesse ricevuto o meno l’ordine; oppure telefonare, magari perdendo del tempo perché si trovava la linea occupata, per comunicare a voce l’ordine. In tempi più recenti le funzionalità aggiunte ai siti hanno permesso non solo di poter scegliere, ma soprattutto di selezionare e comunicare immediatamente, via web, i prodotti in oggetto. Quindi, non tanto il visitatore del sito, una volta scelti i prodotti, viene messo a conoscenza dell’importo totale, comprensivo delle spese di spedizione e dei tempi e modi di consegna, ma gli viene data la possibilità di pagare anche con carta di credito in modo istantaneo. Tutto questo perché i dati dell’utente non si fermano sulla pagina, vengono invece inviati al server e manipolati con un linguaggio di programmazione che consente lo scambio dei dati tra utente e server medesimo. Chiariamo un concetto. Ciò che appare sullo schermo, o meglio all’interno di una pagina web, ossia testo, link, suoni e video, tutte le rappresentazioni testuali o grafiche insomma, sono definite tramite un linguaggio di descrizione della pagina, l’HTML. HTML viene compreso dal browser che mostra l’aspetto del sito, ma tutto finisce qui. Se vogliamo inserire i nostri dati per inviarli ad un ufficio o azienda, facendo in modo che con essi si possa creare una collaborazione, un dialogo, i dati devono essere trattati con un linguaggio di programmazione idoneo. Siccome i nostri dati hanno necessità di giungere fino al server, per poter operare in questo modo abbiamo bisogno di strumenti diversi dai semplici tag HTML. Quello che ne esce è una vera applicazione interattiva in grado di scambiare blocchi di dati con l’utente. I database contenenti, ad esempio, gli articoli di una ditta e i dati personali degli acquirenti sono memorizzati sul server. Non è più il browser a lavorare da solo; I linguaggi di sviluppo come PHP, ASP e Python sono detti, ‘lato server’ proprio perché l’interprete di tali software è presente nel server e non all’interno del browser. Tutto ciò ha reso i siti internet sempre più simili a veri e propri software che una volta venivano eseguiiti e che lavoravano con dati in locale, cioè non c’era o non c’era bisogno di una connessione alla rete; sul disco interno al pc vi era l’applicazione e tutti i dati da elaborare. Oggi invece, l’interfaccia contenente le maschere di inserimento degli argomenti viene presentata (e anche disegnata) dal browser), l’esecuzione vera e propria sui dati invece, viene gestita da un linguaggio che non è comprensibile dal browser, ma della cui traduzione si fa carico interamente il server. Ecco perché i siti attuali creati in questo modo vengono detti “dinamici”. Attenzione: per ampliare unicamente il fattore estetico / grafico della pagina è possibile utilizzare, a supporto dell’HTML, JAVASCRIPT. Questo è un linguaggio di programmazione che consente un certo grado di controllo sugli eventi, e di influenzare conseguentemente, le proprietà degli oggetti visualizzati, cosa impossibile da ottenere con HTML. Se vogliamo, per esempio, far sì che alla pressione del mouse su un oggetto dello schermo si apra una finestra con informazioni, dobbiamo utilizzare JAVASCRIPT. Se creiamo un’animazione, o se si vuole far scorrere una lista di oggetti e cambiare lo sfondo della pagina ogni volta che viene ricaricata, dobbiamo usare questo linguaggio. E’ vero che oggi, con l’introduzione dell’HTML 5, alcune di queste caratteristiche si possono simulare anche con HTML puro. Il tutto a vantaggio della semplicità del codice ma, a volte, a discapito della compatibilità, giacché i browser più vecchi non implementano le ultime peculiarità di HTML. Quindi, l’interpretazione e l’esecuzione del codice JAVASCRIPT avviene lato client, vale a dire all’interno della pagina. E’ vero che esistono librerie JAVASCRIPT (vada ajax e affini) che consentono di modificare i dati lato server, ma questo è sicuramente un mondo nato per ospitare in primis altri interpreti come quelli a cui ho accennato sopra. Per contro, anche questi linguaggi sono in grado di creare le istruzioni HTML atte alla costruzione della pagina. In questo modo, alcune porzioni della pagina stessa possono essere rimosse, aggiunte o modificate in base ad azioni compiute dal visitatore. L’adozione di HTML con i fogli di stile e JAVASCRIPT rende il sito internet sicuramente più accattivante, non può però ancora definirsi dinamico, ma solo HTML dinamico o, DHTML. E’ quando entrano in gioco scambi con archivi depositati sul server, così da richiedere forzatamente il ricorso a PHP o ASP, che il sito si può chiamare dinamico. Ancora, parlando di tendenza, si possono nominare i CMS. I content management system sono un modo semplice e veloce offerto da tecnologie come Joomia e wordpress; In pochissimo tempo è possibile realizzare siti dinamici con contenuti facili da gestire e aggiornare. Il lato negativo di questa scelta è forse il costo, sicuramente la presenza di codice o pagine sovrabbondante e ridondante. Ho parlato di CMS perché, nella definizione più estesa di “dinamico”, si intende un sito web creato proprio con Wordpress o Drupal, tanto per dirne due. Il programmatore “vecchia maniera”, che scrive il codice da sé, magari con un buon editor che lo aiuta ad evitare errori, è un po’ malvisto al mondo d’oggi. Tutto l’ammontare del codice che compone un sito è prodotto da engine CMS; poi, eventualmente, ma non necessariamente, si interviene a mano. Allora, dopo questa breve introduzione sui concetti di sito dinamico o sito statico, possono insorgere spontaneamente delle domande: è giusto un sito di un tipo piuttosto che l’altro? Esistono ancora siti statici? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi tra i due? Diamo subito il passo alla moda; diciamo che i CMS, sebbene siano molto reclamizzati e stiano prendendo piede, non sono il massimo. La loro caratteristica fondamentale è quella di consentire, agevolmente, la gestione del sito. In maniera rapida e mirata potete trovarvi a modificare un certo dato senza bisogno di essere dei programmatori. Questo a scapito, come già ribadito, della compattezza del codice. Purtroppo la scelta se adoperare un CMS o meno la fa l’azienda incaricata di creare il sito, non il richiedente che, spesso, non ha cognizioni informatiche. Per quello che attiene alla presenza su internet delle due tipologie, il web è popolato non tanto da svariati siti statici, ma da molti creati con vecchie piattaforme o peggio, scritti manualmente da persone non pienamente competenti. Se analizziamo il testo html di tante pagine, notiamo la differenziazione tra html 5, 4 e XHTML; poi c’è chi ha scritto del codice senza neppure mettere l’intestazione che si riferisce alla versione. Da qui la mancata rispondenza agli standard del consorzio w3c che tiene le fila delle regole stabilite a cui attenersi per il corretto rispetto delle normative, come l’accessibilità e la compatibilità. Una web software-house dovrebbe, primariamente, attenersi rigidamente a questi protocolli prima di buttarsi nella creazione automatizzata offerta dai CMS. Capisco che la stesura di codice alla tastiera sia noiosa e fonte di bug ma, certamente, quello è il lavoro del buon sviluppatore. Espresse queste linee guida, molti webmaster affermano che un sito statico, oggi come oggi, è inutile. E’ un’affermazione che si fonda sulla non corretta conoscenza del vero concetto di dinamico o statico, o sull’inesperienza del programmatore che, mancando di solide basi sui linguaggi, ha seguito frettolosamente un corso sulle autocomposizioni CMS. Ma esistono anche tante realtà di software house che offrono competenza e realizzano siti in modalità dinamica o statica, con completa padronanza sul codice ottimizzato. A sostegno di quanto detto sono i vari libri e documenti improntati alla conoscenza e la scrittura manuale di HTML, CSS, JAVASCRIPT, PHP, ecc. presenti in circolazione, in vendita o disponibili anche come guide gratuite scaricabili dalla rete. Un sito realizzato da zero interamente o quasi, a mano, richiede sicuramente molto più tempo per la stesura del codice e, forse, un costo maggiore iniziale. Ma il controllo pressoché totale e la leggerezza del sito ripagano pienamente l’utente che desidera un sito così fatto. Se poi, a prescindere dalla pesantezza e occupazione del codice, l’obiettivo è il tempo di realizzazione, i CMS sono indubbiamente la scelta obbligata. Nulla vieta, in un secondo momento, di prendere in mano porzioni di HTML e altro, per poi snellirli un po’. Riassumendo: Il web è occupato dalle più disparate tipologie di siti, alcune paginette testuali o con poca grafica, meandri di elementi invasivi, come video, link attivi in grande quantità. Siti scritti male, bene, siti che rispettano i dettami dell’accessibilità, ma anche dei più recenti standard, e altri che vengono ancora eseguiti per retrocompatibilità, anche se sono obsoleti e abbandonati. Come si dice, il mondo è bello perché è vario… Se avete intenzione di munirvi di un sito, a livello personale o per la vostra azienda, i costi dell’hosting sono decisamente abbordabili. Per la creazione dell’impalcatura del vostro sito invece, potete trovarvi a cozzare con preventivi di poche decine di euro o offerte gratuite, ad alcune migliaia di euro richiesti per l’inclusione di plug-ins di terze parti e la gestione di database e CMS. Quindi, per non essere fregati, o avere un sito il più rispondente possibile alle nostre esigenze, dobbiamo avere in testa tutto ciò che vogliamo ottenere dal web e, possibilmente, lasciar fuori i fronzoli. Spieghiamo con chiarezza di dettagli all’azienda web le nostre richieste, sperando nella giusta competenza e onestà dei nostri interlocutori. Alla fine, diamo uno sguardo veloce alla preview del sito e, se non ci soddisfa, non accettiamolo e chiediamo di cambiarlo. E’ un nostro diritto.


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Medicina

Leggiamo le etichette! Il “consumAttore” cioè Attore della spesa!

di Rossana Badaschi

Da semplici “consumatori” dovremmo divenire “consumAttori”, ovvero protagonisti della nostra spesa, al fine di poter effettuare acquisti sempre più consapevoli e mirati, per la salvaguardia della nostra salute. Eppure tutto ciò sembra a volte addirittura un percorso ad ostacoli pianificato per confondere il consumatore… Quante volte, ad esempio, anche solo nella semplice lettura dell’etichetta di un prodotto alimentare ci sarà capitato di avvertire quasi una sensazione di disagio, di incompetenza o sentirci persino “disorientati”! Termini scritti con caratteri di piccolissime dimensioni, ingredienti indecifrabili, sostanze incomprensibili, additivi enigmatici, codici misteriosi, ecc. E così la scelta di un prodotto alimentare, anziché essere dettata dalla qualità, diviene sempre più selezionata in base ad altri fattori. L’etichetta quindi deve essere, per il consumatore, di agevole lettura, comprensibile e facilmente identificabile in base al prodotto a cui si riferisce. ? importante che possa anche consentire un rapido confronto tra prodotti simili di marche differenti, in modo da poterli paragonare tra di loro. Non deve inoltre attribuire all’alimento proprietà che non possiede, inducendo così in errore il consumatore e deve essere conforme alle disposizioni legislative vigenti. Le finalità della normativa europea e l’etichetta alimentare La normativa in materia di etichettatura e di presentazione dei prodotti, inclusa la loro pubblicità, ha tra i principali obiettivi quello di tutelare gli interessi dei consumatori attraverso una corretta informazione sulle caratteristiche dei prodotti alimentari, la correttezza delle operazioni commerciali e la libera circolazione all’interno dell’UE. I riferimenti normativi sono rappresentati da: decreto legislativo n. 109/1992, regolamento CE n. 178/2002, decreto legislativo n.181/2003, regolamento CE n. 852/2004, regolamento CE n. 853/2004, regolamento CE n. 1924/2006, direttiva 2000/13/CE, regolamento n. 1196/2011. Quindi l’etichetta potrebbe essere considerata la “carta d’identità” di un prodotto alimentare e dovrebbe fornire tutte le indicazioni utili per un consumo consapevole e responsabile, consentendo così ad ognuno di noi di scegliere il prodotto che maggiormente corrisponde alle proprie richieste. Come vengono definiti i prodotti alimentari? La precedente normativa (Decreto Legislativo 109/92) distingueva tra • Prodotti sfusi: alimentari sui quali non è possibile apporre l’etichetta in quanto privi della confezione (frutta, ortaggi freschi, ecc.). • Prodotti preincartati: alimenti confezionati sul luogo di vendita al momento della richiesta del cliente o antecedentemente ma ai fini della vendita immediata nello stesso locale dove sono stati confezionati • Prodotti preconfezionati (o preimballati): alimenti confezionati in assenza dell’acquirente ed avvolti, totalmente o in parte, in un imballaggio che deve essere mantenuto integro fino al momento del consumo. Il regolamento 1169/2011 fa riferimento soltanto a: • Alimento preimballato: l’unità di vendita destinata a essere presentata come tale al consumatore finale e alle collettività, costituita da un alimento e dall’imballaggio in cui è stato confezionato prima di essere messo in vendita, avvolta interamente o in parte da tale imballaggio, ma comunque in modo tale che il contenuto non possa essere alterato senza aprire o cambiare l’imballaggio; • Alimento non preimballato: non comprende gli alimenti imballati nei luoghi di vendita su richiesta del consumatore o preimballati per la vendita diretta. Quali sono le indicazioni obbligatorie dei prodotti preimballati? Sull’etichetta di un prodotto alimentare devono essere riportate alcune indicazioni obbligatorie: denominazione di vendita; elenco degli ingredienti; la quantità di taluni ingredienti o categorie di ingredienti; qualsiasi ingrediente o coadiuvante tecnologico che provochi allergie o intolleranze ancora presente nel prodotto finito, anche in forma alterata; la quantità netta e il peso nominale; il termine minimo di conservazione o la data di scadenza; il nome o la ragione sociale e l’indirizzo dell’operatore del settore alimentare che commercializza il prodotto; la sede dello stabilimento di produzione o confezionamento; le condizioni particolari di conservazione e/o di impiego; le istruzioni per l’uso, ove necessario; il paese di origine, vale a dire il luogo dove il prodotto ha subito l’ultima trasformazione sostanziale, o il luogo di provenienza nei casi in cui l’omissione possa indurre in errore il consumatore; il titolo alcolometrico volumico effettivo (per le bevande con contenuto alcolico maggiore di 1,2% in volume); il lotto di appartenenza del prodotto; la dichiarazione nutrizionale Vediamole nel dettaglio. • Denominazione di vendita Sulla confezione deve comparire la categoria di appartenenza del prodotto, per distinguerlo da altri con i quali potrebbe essere confuso, quindi questa dicitura descrive il prodotto. Qualsiasi nome di fantasia o marchio registrato, non può sostituire la denominazione di vendita del prodotto, che deve sempre essere specificata; ad esempio la confezione di “Fonzies” (nome di fantasia), malgrado sia da molti identificata e conosciuta senza nessuna specifica (anche grazie alla pubblicità!) dovrà riportare tuttavia la corretta denominazione ovvero, in questo caso, “Croccantini di mais al formaggio”. • Elenco degli ingredienti Sono considerati ingredienti tutte le sostanze utilizzate nella preparazione di un prodotto alimentare che risultino presenti nel prodotto finito, compresi gli additivi. L’elenco di tali sostanze deve essere preceduto dalla parola “ingredienti” ed ogni componente deve essere indicato in ordine di peso decrescente (quindi dall’ingrediente contenuto in maggior quantità a quello presente in minor quantità). Se il prodotto contenesse un solo ingrediente, riportato già nella denominazione di vendita (ad esempio il latte), l’elenco degli ingredienti potrà essere omesso. Per il vino e la birra non è obbligatorio riportare in etichetta l’elenco degli ingredienti. • La quantità di taluni ingredienti o categorie di ingredienti Qualora uno o più ingredienti fossero evidenziati in qualche punto in etichetta (ad esempio una confezione di “Ravioli con ricotta e spinaci”), dovranno comparire nell’elenco, sempre in ordine decrescente, accompagnati però anche dalla percentuale (%), che indicherà il quantitativo contenuto dell’ingrediente o ingredienti evidenziati. • Qualsiasi ingrediente o coadiuvante tecnologico che provochi allergie o intolleranze ancora presente nel prodotto finito, anche in forma alterata I coadiuvanti tecnologici sono delle sostanze aggiunte durante il processo di produzione di un alimento per un determinato scopo tecnologico e possono rimanere o meno in tracce nel prodotto finito. Nel caso residuino nel prodotto finito dovranno comparire in etichetta insieme agli altri ingredienti. • Quantità netta e peso nominale Il peso netto di un prodotto confezionato è la quantità contenuta nella confezione al netto della tara e deve essere espressa in unità di massa (chilogrammo o grammo) o in unità di volume per i prodotti liquidi (litro, centilitro o millilitro). Se l’alimento é immerso in un liquido (liquido di governo), deve essere indicata anche la quantità netta (peso) del prodotto sgocciolato, tranne nel caso in cui si tratti di un ingrediente che viene normalmente consumato. Il “peso nominale” indica un peso che non è perfettamente lo stesso per tutte le confezioni come nel caso di verdura e frutta (variazione comunque non superiore al 3%). • Termine minimo di conservazione o data di scadenza Il termine minimo di conservazione, rappresenta la data fino alla quale il prodotto conserva in modo ottimale le sue proprietà specifiche (ovviamente se mantenuto in condizioni di conservazione adeguate) ed è indicato dalla dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro il …..”. La data di scadenza, invece, indica il termine tassativo entro il quale il prodotto deve essere consumato ed è un termine obbligatorio per i prodotti molto deperibili. Questa scadenza è indicata con la dicitura “Da consumarsi entro il …..” Avete notato che non tutti i prodotti riportano in etichetta giorno, mese ed anno? Infatti sulle etichette dei prodotti che si conservano meno di 3 mesi (es. latte, mozzarelle, yogurt, ecc.) è permesso indicare come data: giorno e mese. Per i prodotti che si conservano da 3 a 18 mesi (es. biscotti, merendine, maionese, ecc.) troveremo come data: mese e anno. Per i prodotti che si conservano oltre i 18 mesi (es. pelati in scatola, prodotti liofilizzati, olive in salamoia, ecc...) è concesso indicare come data: solo l’anno. Tuttavia nulla vieta al produttore di riportare su qualsiasi prodotto (che si conservi da 3 a 18 mesi o oltre l’anno), il termine minimo di conservazione completo di giorno-mese-anno. Per quanto riguarda i prodotti commercializzati con scadenza ravvicinata, é vietata la vendita a partire dal giorno successivo a quello indicato sulla confezione. Un’ulteriore precisazione va fatta per le uova, che devono necessariamente riportare oltre alla data di scadenza anche la data di confezionamento, mentre è facoltativa la data di deposizione (obbligatoria però per le categorie A uova extra fresche). Inoltre sull’uovo vengono stampate ulteriori informazioni obbligatorie: Le sigle per la tipologia di allevamento: 0 = Uova da agricoltura biologica 1 = Uova da allevamento all’aperto 2 = Uova da allevamento a terra 3 = Uova da allevamento in gabbia Stato di produzione: IT = Italia • Nome o ragione sociale o marchio depositato e sede del fabbricante o del confezionatore Viene indicato il nome o ragione sociale o marchio depositato e sede del fabbricante o del confezionatore, che è responsabile delle informazioni sugli alimenti. • Sede dello stabilimento di produzione o confezionamento Viene indicata la sede dello stabilimento di produzione o confezionamento. • Le modalità di conservazione e/o impiego Devono essere presenti qualora, per la natura del prodotto, siano necessari particolari accorgimenti. Ad esempio: “conservare in luogo fresco e asciutto” oppure “conservare in frigorifero alla temperatura di …”, ecc. • Istruzioni per l’uso, ove necessario Queste indicazioni risultano particolarmente utili nel caso di prodotti che devono essere cucinati seguendo determinati accorgimenti in funzione della natura del prodotto, come nel caso dei prodotti surgelati. • Il paese di origine, vale a dire il luogo dove il prodotto ha subito l’ultima trasformazione sostanziale, o il luogo di provenienza nei casi in cui l’omissione possa indurre in errore il consumatore Un esempio potrebbe essere rappresentato da una mozzarella venduta in Italia, ma prodotta all’estero. • Titolo alcolometrico volumico effettivo ? obbligatorio per le bevande alcoliche con un contenuto di alcool superiore a 1,2 % in volume. • Lotto di appartenenza del prodotto ? l’insieme di unità di vendita prodotte o confezionate in tempi e in circostanze praticamente identiche. Viene indicato dalla lettera “L” maiuscola seguita da un numero, che viene attribuito dal produttore, a più cifre o in forma alfanumerica. Il lotto può essere utile per l’individuazione delle partite non conformi da ritirare dal commercio. • Dichiarazione nutrizionale Gli alimenti confezionati devono avere una tabella nutrizionale con sette elementi (valore energetico, grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, proteine, zuccheri e sale) riferiti a 100 g o 100 ml di prodotto, che potrà essere affiancata da dati riferiti ad una porzione. L’informazione nutrizionale diventerà obbligatoria a partire da dicembre 2016, poiché viene concesso un periodo di tempo (5 anni) per conformarsi all’attuale normativa, entrata in vigore nel dicembre 2011. Macellazione rituale Le carni di animali soggetti a macellazione rituale (kasher, halal) non devono né dovranno riportare diciture specifiche in etichetta. ? stata accantonata l’ipotesi di imporre l’avviso “prodotto derivato da animale sottoposto a macellazione senza stordimento” che alcuni membri del Parlamento Europeo avevano avanzato nella prima lettura della proposta di regolamento. Specifiche di legge per tipologia di prodotto Tutti gli alimenti devono attenersi alle precedenti normative e, inoltre, per particolari tipologie di prodotti esistono altre indicazioni da evidenziare in etichetta. Alcuni di questi prodotti sono: - Prodotti ortofrutticoli - Passata di pomodoro - Pane e paste - Farina integrali - Latte fresco - Uova fresche - Miele - Etichettature delle carni quali ingrediente - Carni bovine - Prodotti ittici - Formaggi freschi a pasta filata - Olio di oliva - Vino …e i prodotti biologici? L’agricoltura biologica è un metodo di produzione agricola che privilegia la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente. Anche le etichette dei prodotti biologici, oltre al rispetto del regolamento CE n. 834/2007 (e successive modifiche) che garantisce e identifica tutta la filiera e l’etichettatura dei prodotti biologici, devono sottostare alle legislazioni vigenti. Tali normative, stabilite in principio dal regolamento CE n. 2092 del 1991, sono state aggiornate con dei provvedimenti successivi, nello specifico il regolamento CE n. 834/2007 e il regolamento CE n. 271/2010. Tutti i prodotti biologici sono riconoscibili per la dicitura in etichetta “Agricoltura biologica – Regime di controllo CE”, accompagnata dal marchio europeo per il biologico, introdotto nel 2000 e modificato nel 2010, di cui possono fregiarsi i prodotti le cui aziende agricole di provenienza rispettano i metodi di coltivazione fissati dalle norme europee. Le etichette stampate anteriormente a tale data, recanti il vecchio logo europeo dell’agricoltura biologica, sono state utilizzate sino ad esaurimento delle scorte, ma comunque non oltre il 1° luglio 2012. È invece facoltativo nei prodotti con le stesse caratteristiche ma provenienti da Paesi terzi. Siamo sicuri che un prodotto sia biologico? Osservate l’etichetta che deve riportare le seguenti diciture: – da agricoltura biologica – regime di controllo CE, controllato da uno degli organismi di controllo autorizzati – un codice ad es. IT ABC Z999 T001100 Il numero di codice viene attribuito dagli Stati membri, identifica l’organismo di controllo cui è soggetto il produttore o l’operatore che ha effettuato la trasformazione più recente. Il numero di codice dell’organismo inizia con una sigla di due lettere identificativa dello Stato membro o del paese terzo (“IT” per l’Italia), comprende un termine che rinvia al metodo di produzione biologico (ad es. “biologico”, “bio”, “eco”, ecc.), comprende un numero di riferimento stabilito dall’autorità competente (per l’Italia il Ministero delle Politiche agricole). I consumatori che acquistano prodotti che si fregiano del logo europeo possono essere sicuri che: › almeno il 95% degli ingredienti sono prodotti con metodo biologico › il prodotto è conforme al piano ufficiale di ispezione › il prodotto proviene direttamente dal produttore o è preparato in una confezione sigillata; › il prodotto porta il nome del produttore, l’addetto alla lavorazione o il venditore e il nome del codice dell’organismo di ispezione. Sull’etichetta dei prodotti biologici i consumatori possono inoltre trovare e riconoscere i marchi degli organismi di controllo. Presso tutte le regioni all’Assessorato dell’Agricoltura, sono esposti gli Albi che elencano le aziende biologiche presenti nella propria regione. A norma di legge tali albi sono accessibili al pubblico e si possono consultare facilmente. Sono permessi in Europa gli O.G.M. (Organismi Geneticamente Modificati)? Un organismo geneticamente modificato (O.G.M.) è un organismo vivente che possiede un patrimonio genetico modificato tramite tecniche di ingegneria genetica, che consentono l'aggiunta, l'eliminazione o la modifica di elementi genetici. Premesso che i prodotti biologici non contengono O.G.M., a luglio 2007 è stato pubblicato un nuovo regolamento in materia di produzioni e di etichettatura dei prodotti biologici (Regolamento CE 834/2007), che estende la soglia di tolleranza dello 0,9% per le contaminazioni accidentali di O.G.M. anche all’agricoltura biologica. Alcuni Paesi membri (Italia, Belgio, Ungheria e Grecia) e il Parlamento europeo si sono schierati contro la proposta della Commissione e a favore di una soglia dello 0,1%, che corrisponde alla soglia di rilevabilità strumentale, ma senza successo. Nonostante le approvazioni dell'Unione europea, i sondaggi dicono che la maggioranza degli europei sono contrari agli O.G.M. e diversi Paesi ne hanno vietato la coltivazione a causa delle preoccupazioni legate ai possibili danni ambientali e per la salute. In alcuni Paesi come Francia, Spagna, Portogallo, Polonia, Germania, Slovacchia, Repubblica Ceca e Romania è permesso coltivare piante transgeniche, mentre in Austria e Grecia è vietato. Ancora diversa è la situazione in Italia, Regno Unito, Danimarca, Svezia, Finlandia, Ungheria e Slovenia, dove la legge proibisce la coltivazione di piante O.G.M. ma non la loro importazione. I punti maggiormente controversi in relazione all'uso degli O.G.M. in ambito agroalimentare riguardano i rischi ambientali, per la salute umana e per l’impatto economico e sociale. • Rischi ambientali relativi a cambiamenti nell'interazione tra pianta modificata e ambiente biotico: - persistenza e invasività; - induzione di resistenza negli insetti infestanti; - interazioni con altri insetti non infestanti, con conseguenze sulla biodiversità; - la coesistenza tra colture O.G.M. e non-O.G.M. e la contaminazione per impollinazione di queste ultime; - la trasmissione di nuove malattie sviluppate dagli O.G.M. alle coltivazioni non-O.G.M.; - monocolture intensive; - alta dipendenza da sostanze chimiche. • Possibili rischi per la salute umana o animale: - effetti tossicologici causati da proteine prodotte dai geni inseriti, o tossicità di costituenti diversi dalle proteine; - allergenicità; - cambiamenti nel valore nutritivo e trasferimento di resistenza agli antibiotici (anche se normalmente vengono impiegati antibiotici non utilizzati per la medicina umana). • L'impatto economico-sociale: - in aree rurali, soprattutto in paesi in via di sviluppo, crea dipendenza dalla multinazionale che produce le sementi O.G.M. e comporta alti costi delle sementi; - in Europa può danneggiare il settore dell’agricoltura biologica e degli alimenti di alta qualità, con origine garantita. Gli allergeni alimentari Le allergie rappresentano un problema sanitario in crescita. Poiché la dose necessaria per scatenare una risposta del sistema immunitario può essere in alcuni casi estremamente ridotta, è necessario riportare in etichetta l’eventuale presenza di sostanze allergeniche. La direttiva allergeni 2003/89/CE contiene informazioni specifiche sulla presenza di sostanze allergeniche. ? stato inoltre redatto un elenco di sostanze destinate ad utilizzo alimentare aventi un potenziale allergenico accertato scientificamente. Ogni sostanza che appartenga all’elenco sopra indicato o sia da questi derivata, ove impiegata nella preparazione dei prodotti alimentari oppure residuata nel prodotto finito, anche se in forma alterata, dovrà essere indicata in modo chiaro sull’etichetta. L’elenco è soggetto a periodiche revisioni ed aggiornamenti. Elenco delle sostanze allergeniche - Glutine: cereali contenenti glutine (esempio grano, segale, orzo, avena, farro, kamut o i loro ceppi ibridati) e prodotti derivati Soia e prodotti derivati Frutta secca in guscio (esempio mandorle, nocciole, noci, noci pecan, noci brasiliane, pistacchi, noci macadamia) e prodotti derivati. Sono esclusi da questo elenco i pinoli Arachidi e prodotti derivati (si raccomanda nell’etichettatura l’utilizzo della denominazione “arachidi” e non di eventuali sinonimi come ad esempio noccioline o spagnolette) Sesamo: semi di sesamo e prodotti derivati Latte (bovino, caprino, ovino) e prodotti e sostanze derivati (compreso il lattosio) Uova e prodotti derivati (sono comprese le uova di tutte le specie di animali ovipari) Pesce e prodotti derivati Crostacei e prodotti derivati (i molluschi non sono crostacei) Sedano (compreso sedano-rapa) e prodotti derivati Senape e prodotti derivati (esempio mostarde) Biossido di zolfo e solfiti a concentrazioni superiori a 10 mg/Kg o 10mg/l espressi come SO2 Se un alimento non contenesse allergeni, ma fosse prodotto nello stesso stabilimento in cui uno o più allergeni vengono impiegati come ingredienti in altri prodotti, il responsabile deve garantire la non contaminazione del primo attraverso fasi di lavorazione separate (particolari procedure di pulizia e disinfezione convalidate da analisi di laboratorio), oppure deve apporre in etichetta una dicitura tipo: potrebbe contenere tracce di ….. - prodotto in uno stabilimento in cui vengono lavorati anche…. Additivi di frequente uso industriale Tra gli ingredienti rientrano anche gli additivi alimentari, che pertanto devono essere obbligatoriamente indicati in etichetta. Sono sostanze aggiunte durante la lavorazione del prodotto per conservare nel tempo le sue caratteristiche chimico-fisiche. Devono far parte di una lista approvata a livello europeo ed è per questo che la loro sigla è sempre preceduta da una lettera “E” maiuscola (che significa Europa) seguita da un numero di 3 cifre, mentre a volte appaiono in etichetta con il loro nome scientifico (ad esempio E 621 identificato anche come glutammato monosodico). Si possono usare come additivi chimici solo sostanze specificatamente autorizzate sulla base di studi che ne escludono la nocività. Tuttavia, a volte, non si tiene conto dell’azione cumulativa! Infatti anche se non superassimo la dose giornaliera ammissibile stabilita per ogni singolo additivo, il rischio di andare oltre al limite stabilito è sempre più alto, poiché gli additivi sono contenuti in numerosi prodotti che consumiamo! Gli additivi alimentari sono classificati, ai sensi del Regolamento n. 1333/2008, in base alla funzione tecnologica principale svolta nell’alimento nelle seguenti categorie funzionali: 1. Gli edulcoranti sono sostanze utilizzate per conferire un sapore dolce agli alimenti o come edulcoranti da tavola. 2. I coloranti sono sostanze che conferiscono un colore a un alimento o ne restituiscono la colorazione originaria, e includono componenti naturali degli alimenti e altri elementi di origine naturale, normalmente non consumati come alimento né usati come ingrediente tipico degli alimenti. 3. I conservanti sono sostanze che prolungano la durata di conservazione degli alimenti proteggendoli dal deterioramento provocato da microorganismi e/o dalla proliferazione di microorganismi patogeni. 4. Gli antiossidanti sono sostanze che prolungano la durata di conservazione degli alimenti proteggendoli dal deterioramento provocato dall’ossidazione, come l’irrancidimento dei grassi e le variazioni di colore. 5. I supporti sono sostanze utilizzate per sciogliere, diluire, disperdere o modificare fisicamente un additivo alimentare, un aroma, un enzima alimentare, un nutriente e/o altre sostanze aggiunte agli alimenti, a scopo nutrizionale o fisiologico senza alterarne la funzione (e senza esercitare essi stessi alcun effetto tecnologico), allo scopo di facilitarne la manipolazione, l’applicazione o l’impiego. 6. Gli acidificanti sono sostanze che aumentano l’acidità di un prodotto alimentare e/o conferiscono ad esso un sapore aspro. 7. I regolatori dell’acidità sono sostanze che modificano o controllano l’acidità o l’alcalinità di un prodotto alimentare. 8. Gli antiagglomeranti sono sostanze che riducono la tendenza di particelle individuali di un prodotto alimentare ad aderire l’una all’altra. 9. Gli agenti antischiumogeni sono sostanze che impediscono o riducono la formazione di schiuma. 10. Gli agenti di carica sono sostanze che contribuiscono ad aumentare il volume di un prodotto alimentare, senza contribuire in modo significativo al suo valore energetico disponibile. 11. Gli emulsionanti sono sostanze che rendono possibile la formazione o il mantenimento di una miscela omogenea di due o più fasi immiscibili, come olio e acqua, in un prodotto alimentare. 12. I sali di fusione sono sostanze che disperdono le proteine contenute nel formaggio, realizzando in tal modo una distribuzione omogenea dei grassi e altri componenti. 13. Gli agenti di resistenza sono sostanze che rendono o mantengono saldi o croccanti i tessuti dei frutti o degli ortaggi, o che interagiscono con agenti gelificanti per produrre o consolidare un gel. 14. Gli esaltatori di sapidità sono sostanze che esaltano il sapore e/o la fragranza esistente di un prodotto alimentare. 15. Gli agenti schiumogeni sono sostanze che rendono possibile l’ottenimento di una dispersione omogenea di una fase gassosa in un prodotto alimentare liquido o solido. 16. Gli agenti gelificanti sono sostanze che danno consistenza ad un prodotto alimentare, tramite la formazione di un gel. 17. Gli agenti di rivestimento (inclusi gli agenti lubrificanti) sono sostanze che, quando vengono applicate alla superficie esterna di un prodotto alimentare, gli conferiscono un aspetto brillante o forniscono un rivestimento protettivo. 18. Gli agenti umidificanti sono sostanze che impediscono l’essiccazione degli alimenti contrastando l’effetto di una umidità atmosferica scarsa, o che promuovono la dissoluzione di una polvere in un ambiente acquoso. 19. Gli amidi modificati sono sostanze ottenute mediante uno o più trattamenti chimici di amidi alimentari, che possono aver subito un trattamento fisico o enzimatico e essere acidi o alcalini, diluiti o bianchiti. 20. I gas d’imballaggio sono gas differenti dall’aria introdotti in un contenitore prima, durante o dopo aver introdotto in tale contenitore un prodotto alimentare. 21. I propellenti sono gas differenti dall’aria che espellono un prodotto alimentare da un contenitore. 22. Gli agenti lievitanti sono sostanze, o combinazioni di sostanze, che liberano gas e in questo modo aumentano il volume di un impasto o di una pastella. 23. Gli agenti sequestranti sono sostanze che formano complessi chimici con ioni metallici. 24. Gli stabilizzanti sono sostanze che rendono possibile il mantenimento dello stato fisico-chimico di un prodotto alimentare. 25. Gli addensanti sono sostanze che aumentano la viscosità di un prodotto alimentare. 26. Gli agenti di trattamento delle farine, esclusi gli emulsionanti, sono sostanze che vengono aggiunte alla farina o ad un impasto per migliorarne le qualità di cottura. 27. Gli intensificatori del contrasto sono sostanze che, se applicate sulla superficie esterna degli ortofrutticoli in seguito alla depigmentazione di parti predefinite (per esempio mediante trattamento laser), aiutano a distinguere tali parti dal resto della superficie conferendo una colorazione in seguito all’interazione con alcune componenti dell’epidermide. Negli alimenti di largo consumo come pasta, pane, carne fresca, verdura e frutta, è vietato l’uso degli additivi, ad eccezione di mele e agrumi dove vengono utilizzati in superficie sulla buccia. E’ importante ricordare che non tutti gli additivi alimentari sono “cattivi”; infatti alcuni possono essere utili per il mantenimento di alcune caratteristiche del prodotto, come ad esempio l’antiossidante acido ascorbico (conosciuto anche come vitamina C riprodotta in laboratorio) oppure l’emulsionante pectina, estratta dalla polpa dei frutti. Un utile consiglio per ridurre l’assunzione di additivi è di abituarci a consumare alimenti sempre più simili a come la natura ce li dona, evitando il maggior numero di manipolazioni da parte dell’uomo e preferire i prodotti biologici. Indicazioni non obbligatorie dei prodotti preimballati e ulteriori informazioni in etichetta Sull’etichetta di un prodotto alimentare possono apparire anche indicazioni non obbligatorie, come ad esempio: • codice a barre; • standard europeo “e” sulla confezione; • invito alla raccolta differenziata dei rifiuti; • elementi pubblicitari; • data di produzione; • certificazione d’origine. Vediamole nel dettaglio. • Codice a barre Tramite il codice a barre non ci vengono date delle indicazioni sulle caratteristiche del prodotto acquistato, anche se lo troviamo su quasi tutte le confezioni. Si tratta di un codice identificativo delle merci per velocizzare la gestione come ad esempio il carico dei magazzini, la vendita, l’inventario, ecc. Ogni cifra, che corrisponde ad una serie di barre verticali, corrisponde ad un preciso significato: le prime due cifre, chiamate “flag” corrispondono alla nazionalità del produttore (per l’Italia il numero è 80). • Standard europeo “e” sulla confezione Solitamente questo simbolo si trova situato vicino all’indicazione del peso netto. Questa lettera indica che la confezione segue gli standard stabiliti dalle direttive dell’Unione Europea. Ad esempio una confezione di pasta da 500 grammi che riporta accanto alla grammatura il simbolo “e”, significa che la possiamo trovare in vendita in tutta Europa nello stesso formato. • Elementi pubblicitari Sono spesso presenti sull’etichette dei prodotti alimentari delle informazioni con l’obiettivo di rendere il prodotto commercializzato più invitante. • Data di produzione Questa indicazione non è obbligatoria, tranne nel caso delle uova (vedi sopra). • Certificato di origine Sono certificazioni che attestano le particolari qualità di un determinato prodotto, rilasciate solo se conformi a specifici disciplinari. Tra i più conosciuti che appaiono su alcune etichette alimentari abbiamo: D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta) I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta) S.T.G. (Specialità Tradizionale Garantita) I.G.T. (Indicazione Geografica Tipica) D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata) D.O.C.G. (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) • Prezzo di vendita Deve essere riportato su ogni singola confezione, scaffali o sul banco di vendita se il prodotto è venduto sfuso. Oltre al prezzo relativo alla confezione, é possibile anche indicare il prezzo relativo ad una quantità standard (es. 100 g, 100 ml, 1 kg). • Invito alla raccolta differenziata dei rifiuti Sulla confezione dei prodotti possono apparire vari pittogrammi (una scritta o un disegno), alcuni dei quali sono sotto riportati: “Non disperdere nell'ambiente dopo l'uso”- questo simbolo è riportato in quasi tutti i contenitori ed imballaggi (bottiglie, brik, sacchetti, ecc.). Il suo significato è molto importante, ci ricorda che i rifiuti non vanno abbandonati nell'ambiente ma riposti negli appositi contenitori. "Appiattire dopo l'uso" - questo simbolo si trova soprattutto sulle confezioni in poliaccoppiato di latte, succhi, conserve, vino, ecc. Non sempre questi contenitori vengono riciclati, quindi ridurne il volume consente di apportare un minor impatto ambientale (meno spazio occupato in discarica) e minori costi di trasporto dei rifiuti. "Schiacciare dopo l'uso" - questo simbolo si trova normalmente sulle bottiglie di plastica o flaconi e dà l'indicazione di provvedere al suo schiacciamento prima di introdurla nell'apposito cassonetto, in questo modo occuperà meno spazio (circa 1/3 dell'originale). Ecolabel - è un marchio di qualità ecologica - unico marchio ufficiale in Europa per la qualità ecologica. Il prodotto è stato ottenuto con ridotto impatto ambientale in ogni fase del suo ciclo di vita (produzione, imballaggio, distribuzione, utilizzo, smaltimento). Tetra pak - in genere sono costituiti da materiali poliaccoppiati difficilmente riciclabili, per cui l'unica accortezza che possiamo avere consiste nel ridurne il volume, appiattendoli. Quali sono le informazioni dei prodotti sfusi? Per prodotti venduti allo stato “sfuso” devono intendersi i prodotti alimentari non preconfezionati o generalmente venduti previo frazionamento, anche se originariamente preconfezionati, i prodotti confezionati sui luoghi di vendita a richiesta dell’acquirente e di prodotti preconfezionati ai fini della vendita immeditata. I prodotti preconfezionati destinati alla “vendita immediata” nell’esercizio in cui sono stati preparati sono assimilati ai prodotti sfusi. I prodotti sfusi devono essere muniti di apposito cartello, applicato ai recipienti che li contengono oppure posto nei comparti in cui sono esposti. Nel cartello devono essere obbligatoriamente riportate le seguenti indicazioni: la denominazione di vendita; l’elenco degli ingredienti, salvo i casi di esenzione; le modalità di conservazione per i prodotti alimentari rapidamente deperibili, ove necessarie; la data di scadenza per le paste fresche e le paste fresche con ripieno; il titolo alcolometrico volumico effettivo per le bevande co un contenuto alcolico superiore a 1,2% in volume; la percentuale di glassatura considerata tara, per i prodotti congelati glassati; Per i prodotti della gelateria, della pasticceria, della panetteria e della gastronomia, ivi comprese le preparazioni alimentari, l’elenco degli ingredienti può essere riportato su un unico e apposito cartello tenuto ben in vista oppure, per singoli prodotti, su apposito registro o altro sistema equivalente, a disposizione dell’acquirente, in prossimità dei banchi di esposizione dei prodotti stessi. Per le bevande vendute mediante spillatura il cartello può essere applicato direttamente sull’impianto o a fianco dello stesso. Quando nei punti vendita la merce è esposta sui ripiani in forma sfusa senza confezione (“prodotto fresco posto sul mercato senza manipolazione”), il rivenditore al minuto deve apporre sulla merce messa in vendita un cartello sul quale devono figurare le seguenti indicazioni obbligatorie: varietà – origine - categoria di qualità – calibro. Ad esempio: Prodotto Arance Origine Catania/Italia Varietà Tarocco Categoria Extra Per i prodotti congelati venduti sfusi, sul cartello devono figurare: la denominazione di vendita accompagnata dal termine “congelato” le modalità di conservazione dopo l’acquisto; la percentuale di glassatura per i prodotti glassati. Quali sono gli obiettivi del nuovo regolamento CE n. 1169/2011? La nuova normativa sull’etichettatura alimentare è il regolamento CE n. 1169/2011 che raggruppa in un testo unico, identico per i vari paesi comunitari, direttamente applicabile dagli Stati membri, molte disposizioni riguardanti l’etichettatura che precedentemente erano contenute in direttive. Gli obiettivi dell’etichettatura sono definiti all’articolo 3 del suddetto regolamento, secondo il quale la fornitura di informazioni sugli alimenti tende a un livello elevato di protezione della salute e degli interessi dei consumatori, fornendo ai consumatori finali le basi per effettuare delle scelte consapevoli e per utilizzare gli alimenti in modo sicuro, nel rispetto in particolare di considerazioni sanitarie, economiche, ambientali, sociali ed etiche. Lo stesso articolo dichiara che in etichetta devono essere presenti tre categorie d’informazioni riguardanti le: caratteristiche dell’alimento (identità, composizione, proprietà); informazioni sulla protezione della salute; informazioni sulle caratteristiche nutrizionali Cosa sono le informazioni sulla protezione della salute? Le informazioni sulla protezione della salute dei consumatori e sull’uso sicuro dell’alimento riguardano in particolare: - gli attributi collegati alla composizione del prodotto che possono avere un effetto nocivo sulla salute di alcune categorie di consumatori; - la durata di conservazione, le condizioni di conservazione e uso sicuro; - l’impatto sulla salute, compresi i rischi e le conseguenze collegati a un consumo nocivo e pericoloso dell’alimento. Quali sono le principali novità di rilievo del nuovo regolamento CE n. 1169/2011? Il nuovo regolamento non si discosta in modo significativo dalle precedenti normative, tuttavia introduce alcune novità da applicarsi dopo tre anni dalla sua entrata in vigore (cinque anni per quanto riguarda l’informazione nutrizionale in etichetta), come ad esempio: - è utile ricordare che devono venire collocate nello stesso campo visivo la denominazione di vendita, la quantità netta e ove del caso il titolo alcolometrico; - le diciture devono essere visibili, è quindi previsto un carattere tipografico minimo di 1,2 mm (0,9 mm per le confezioni più piccole); - è obbligatorio indicare il Paese d’origine o il luogo di provenienza per le carni- fresche, refrigerate, congelate - suina, ovina, caprina e il pollame; - un alimento congelato o surgelato venduto scongelato deve riportare sull’etichetta la parola “scongelato”; - la carne, le preparazioni a base di carne e i prodotti della pesca venduti come filetti, fette, o porzioni che sono stati arricchiti con una quantità di acqua superiore al 5% devono indicare la presenza sull’etichetta; - la carne, le preparazioni di carne e i prodotti della pesca proposti come una fetta o un filetto ma composti da diversi pezzetti uniti con additivi o enzimi devono specificare che il prodotto è ottenuto dalla combinazione di più pezzi (per esempio: carne separata meccanicamente); - i salumi insaccati devono indicare quando l’involucro non è commestibile; - gli allergeni devono essere evidenziati nella lista degli ingredienti con accorgimenti grafici (grassetto o colore); - la scritta “oli e grassi vegetali” deve essere abbinata all’indicazione del tipo di oli o grassi utilizzato (es. soia, palma, arachide). Nelle miscele è ammessa la dicitura “in proporzione variabile”; - l’acqua aggiunta quando la presenza nel prodotto finito è superiore al 5% deve essere dichiarata in etichetta; - la caffeina: le bevande diverse da tè, caffè e dai drink a base di tè e caffè con un tenore di caffeina maggiore di 150 mg/l devono riportare sull’etichetta oltre alla scritta “Tenore elevato di caffeina” (introdotta nel 2003) l’avvertenza “Non raccomandato per bambini e donne in gravidanza o nel periodo di allattamento”; - la data di scadenza deve essere riportata anche sulle confezioni preconfezionate all’interno del prodotto; - la carne, le preparazioni a base di carne e i prodotti ittici surgelati o congelati non lavorati, devono indicare il giorno, il mese e l’anno della surgelazione o del congelamento; - acidi grassi trans: entro tre anni dall’entrata in vigore del regolamento verrà redatto un rapporto per valutare l’opportunità di riportare la presenza di acidi grassi trans nella tabella nutrizionale. Sino a quel momento è vietato riportare questa indicazione anche in modo volontario; - quando la superficie della confezione è inferiore a 10 cm2 è sufficiente riportare le notizie essenziali: denominazione di vendita, allergeni eventualmente presenti, peso netto, termine minimo di conservazione (“da consumarsi preferibilmente entro …”) o data di scadenza (“da consumarsi entro …”). NB: se si desidera è possibile scaricare il file “L’etichetta” di Dario Dongo collegandosi al sito www.ilfattoalimentare.it Attraverso quindi un’attenta lettura dei vari parametri di un’etichetta, il consumatore potrà avere a disposizione gli strumenti necessari per orientarsi con maggior sicurezza negli acquisti, portando sempre più a tavola qualità e salute!


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Novità in medicina

di Stefano Pellicanò

A) Cardiologia a) Dormire poco fa male al cuore Uno studio dall’Università di Bonn su 20 radiologi dei servizi di emergenza, 19 uomini e una donna con un’età media di 31,6 anni, ha dimostrato che le ripercussioni di un sonno poco ristoratore già a 24? sono l’aumento della pressione arteriosa, del battito e delle contrazioni cardiache; degli ormoni tiroidei e del cortisolo (ormone emesso in risposta allo stress). B) Epatologia a) Epatiti virali di tipo B e C croniche in U.E. Tra il 2005 e 2015 i malati di epatite B e C cronica in U.E. sono circa 10 milioni di cui 4,5 milioni è affetto da epatite B e 5,6 milioni da epatite C, con la prevalenza in Italia dell’epatite C (cifre sottostimate) dove i Paesi dell’Europa orientale e meridionale sono più colpiti rispetto a quelli dell’Europa settentrionale e occidentale. Ad esempio, rispetto alla media europea dello 0,9%, in Irlanda il numero di malati di Epatite B, in rapporto alla popolazione, è dello 0,1% mentre in Romania del 4,4% (in Italia si va dallo 0,5% della Puglia al 5,8% di Bergamo). Per l’Epatite C, dove la media europea è dell’1,1%, si va dallo 0,1% di Belgio, Irlanda e Olanda al 5,9% dell’Italia. I più a rischio di infezione sono coloro che si iniettano droghe, i detenuti e alcuni gruppi di migranti. Le infezioni croniche di epatite B o C generalmente asintomatiche e spesso misconosciute possono causare gravi malattie al fegato come la cirrosi o il carcinoma epatocellulare. b) Epatite virale C: dall’Interferone ai DAA (antivirali ad azione diretta) Un recente studio (J Viral Hepat online 27/1/2017) ha valutato su 1,5 milioni di sottoposti a test per HCV o HIV, casi riportati di epatite B e TBC attiva in Canada fra il 1990 ed il 2013, la mutazione nelle caratteristiche dei pazienti che hanno ricevuto trattamenti anti-HCV basati sull’interferone e quelli con i recenti antivirali ad azione diretta (DAA) che possono curare il 99% dei pazienti in 12 settimane. Su 11.886 soggetti trattati fra il 2000 ed il 2015 per HCV, il 9,8% ha ricevuto DAA senza interferone mentre il 3,8% ha ricevuto DAA e ribavirina o peg-interferone e ribavirina. Rispetto ai soggetti che hanno ricevuto un trattamento basato sull’interferone, quelli con co-infezione da HIV, cirrosi, cirrosi scompensata, diabete, anamnesi di uso di droghe iniettive e terapia sostitutiva degli oppioidi avevano maggiori probabilità di ricevere DAA. Sussiste dunque una tendenza alla prescrizione di nuovi trattamenti anti-HCV a gruppi che precedentemente erano esclusi come i soggetti con co-infezione da HIV anche se permangano alcuni gap per quanto riguarda le popolazioni socio-economicamente marginalizzate. Un altro studio su 3.075 pazienti condotto all’Università di Padova ha concluso che i DDA nei pazienti con Epatite C e cirrosi potrebbero peggiorare e rendere più difficili da trattare eventuali tumori preesistenti ma precedentemente non rilevati. Si ipotizza che quando la replicazione virale viene arrestata si manifestano cambiamenti nel microambiente immunologico e molecolare del fegato e nei meccanismi oncosoppressori, il che potrebbe consentire o addirittura promuovere la crescita di foci carcinomatosi epatici microscopici precedentemente non diagnosticati. Da ciò l’importanza nei pazienti trattati con DDA del monitoraggio e di uno screening adeguato anche pre- trattamento (The Liver Meeting 2016: American Association for the Study of Liver Diseases: Abstract 19). C) Infettivologia a) I 12 batteri più antibiotico-resistenti secondo l’O.M.S. L’antibiotico-resistenza è in incremento e si stanno rapidamente esaurendo le opzioni di trattamento. Questi batteri riescono a circolare lungo il materiale genetico che consente ad altri di diventare a loro volta resistenti. Priorità 1: FONDAMENTALE 1. Acinetobacter baumannii, resistente ai carbapenemi 2. Pseudomonas aeruginosa, resistente ai carbapenemi 3. Enterobacteriaceae, resistenti ai carbapenemi, produttori di ESBL Priorità 2: ELEVATA 1. Enterococcus faecium, resistente alla vancomicina 2. Staphylococcus aureus, resistente alla meticillina, intermediato e resistente alla vancomicina 3. Helicobacter pylori, resistente alla claritromicina 4. Campylobacter, resistente ai fluorochinoloni 5. Salmonellae, resistente ai fluorochinoloni 6. Neisseria gonorrhoeae, resistente alle cefalosporine, resistente ai fluorochinoloni Priorità 3: MEDIA 1. Streptococcus pneumoniae, non suscettibile alla penicillina 2. Haemophilus influenzae, resistente all’ampicillina 3. Shigella, resistente ai fluorochinoloni Da notare che la Tubercolosi, la cui resistenza ai farmaci tradizionali è cresciuta recentemente, non è stata inclusa perché di essa si occupavano altri programmi dedicati. b) Report annuale sulla sorveglianza dell’antimicrobico-resistenza in U.E. Clamidia, Campylobatteriosi, Salmonellosi, Gonorrea, Tubercolosi sono le 5 malattie infettive più segnalate in U.E. nel 2014, secondo i dati del Centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC) responsabili del 75% dei casi di tutte le malattie infettive (850.000 casi su 1,1 milione). Più di 6.700 morti sono state riportate per Tbc, HIV/AIDS, malattia invasiva da Pneumococco, Legionellosi e Listeriosi. Le infezioni da Acinetobacter baumannii si verificano soprattutto nelle unità di terapia intensiva, negli affetti da gravi patologie e sono spesso legate a procedure invasive, nei ricoverati in altri reparti medici e chirurgici. Una volta divenuta endemica, l’infezione è difficile da eradicare a causa della sua crescente resistenza ai carbapenemi. Secondo un’indagine dell’ECDC in U.E., dove la situazione era già allarmante, si è registrato un incremento complessivo della resistenza antimicrobica a A. baumannii che ha portato ad un sempre più frequente ricorso alla colistina con la conseguenza che sono sempre più frequenti i casi di resistenza anche a quest’altro antibiotico. L’ECDC ha pubblicato il Report annuale sulla sorveglianza della resistenza antimicrobica in U.E. sui trend del periodo 2012-2015 e sui dati relativi al 2015. Come negli anni precedenti, la situazione è ampiamente differenziata a seconda della specie batterica considerata, del gruppo antimicrobico e dell’area geografica. In generale, le percentuali più basse di antimicrobico-resistenza si registrano nei paesi del Nord, mentre aumentano in quelli del Sud e dell’Est Europa per pluri-fattori come diversità nell’uso degli antibiotici, nella prevenzione e strategie di controllo delle infezioni e nei modelli di assistenza sanitaria. Negli ultimi quattro anni (2012-2015) la resistenza alle cefalosporine di terza generazione da parte di batteri gram- come Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae si è diffusa in modo significativo, sia complessivamente a livello di UE/EEA che nei singoli Stati membri con un aumento generalizzato della resistenza alle cefalosporine di terza generazione combinata con quella ai fluorochinoloni e aminoglicosidi. Per quanto riguarda i batteri gram+, la tendenza che emerge c’è maggiore diversificazione. La diffusione dello Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) nel periodo considerato ha continuato a diminuire, passando dal 18,8% nel 2012 al 16,8% nel 2015 anche se il decremento negli ultimi anni è stato meno pronunciato rispetto al periodo 2009-2012. Durante il periodo 2012-2015, nel caso dello Streptococcus pneumoniae le percentuali sono rimaste generalmente stabili, con variazioni su scala intra-nazionale con un significativo aumento generalizzato della tendenza relativa all’Enterococcus faecium. Per il 2015 la multiresistenza nei batteri della Salmonella, responsabili della Salmonellosi, la seconda più comune malattia di origine alimentare in U.E., è elevata in tutta Europa ma resta bassa la resistenza agli antimicrobici utilizzati per casi umani gravi. c) Chip per il monitoraggio in A.I.D.S. Le attuali terapie antiretrovirali riescono a ridurre il numero di particelle del virus H.I.V. (“carica virale”) vicino allo zero ma talvolta il virus diventa farmaco- resistente e la carica virale tende a risalire per cui ne va controllato costantemente il livello nel sangue. In Gran Bretagna è stato messo a punto un chip identico a quello dei telefonini posto in una pennetta USB, sul quale viene poggiata una goccia di sangue. Se quest’ultimo presenta particelle del virus modificano il livello di acidità, che il chip trasforma in un segnale elettrico che può essere letto da un P.C., un portatile o un tablet. L’accuratezza è del 95% con un tempo medio di riposta di 20,8’ rispetto ai tre giorni medi con le tecnologie tradizionali oltre al tempo necessario per inviare i campioni di sangue al laboratorio. d) Aggiornamento casistica Tubercolosi Nel 2015 i nuovi casi registrati nei 30 paesi dello Spazio Economico Europeo sono stati 60.195, di cui il 30% in stranieri e il 65% dei quali in persone tra i 24 e i 65 anni, in maggioranza maschi. Nella più ampia regione Europea dell'OMS, che arriva fino alla Russia, i nuovi casi sono stati invece oltre 320mila. In Italia nello stesso anno sono stati notificati 3769 casi, con un tasso che negli ultimi dieci anni è calato da poco meno di 8 a 6,2 casi/100mila abitanti e sono di più i casi segnalati in persone di origine straniera, circa 2mila. A preoccupare è soprattutto il fatto che in alcune categorie di persone, come i detenuti o gli stessi migranti, il calo sia ancora più ridotto o addirittura ci sia un aumento dei nuovi casi. Ricordiamo che la Tubercolosi è la principale causa di morte nei sieropositivi in gran parte dell’U.E. ma non in Italia. Nella regione europea dell'OMS tra il 2011 e il 2015 i casi di coinfezione sono cresciuti del 40% arrivando a oltre 27mila di cui meno di un quinto trattati con antiretrovirali. e) I Virus colpiscono i due sessi in modo differente ? I virus si sono evoluti per colpire in modo differente, nel corso del tempo si sono adattati a provocare malattie meno gravi nelle donne, per la loro capacità di trasmettere le infezioni anche ai figli, più aggressivi con gli uomini. Un recente studio (Nature Communications) sul virus HTLV-1, ha dimostrato la tendenza a svilupparsi in leucemia soprattutto negli uomini dove la mortalità per malattie infettive è maggiore. D) Laboratorio a) Mid regional-proadrenomedullin (MR-proADM): nuovo biomarker per il danno d’organo L’adrenomedullina umana (ADM) è un peptide di 52 amminoacidi, isolato nel 1993 da tessuto di feocromocitoma ad effetto vasodilatatore, inotropo positivo, diuretico, natriuretico e broncodilatatore. La sua sintesi avviene in ossa, corteccia surrenale, rene, polmone, vasi sanguigni e cuore. Suoi livelli elevati sono stati riscontrati in caso di sepsi ed in patologie come ipertensione, insufficienza cardiaca, insufficienza respiratoria, insufficienza renale, cirrosi e neoplasie. MR-proADM è un frammento di 48 amminoacidi, presente in rapporto 1:1 rispetto all’ADM dentificato come un marker prognostico per valutare il rischio di mortalità nei pazienti con sepsi (suoi livelli crescenti tra il secondo ed il quinto giorno di ricovero) più efficace rispetto al monitoraggio della procalcitonina (PCT) e della proteina C-reattiva (PCR). La persistenza di valori elevati di MR proADM o la riduzione della clearance renale a 48? o al quinto giorno di ammissione nei Reparti di emergenza e di terapia intensiva può indicare un’evoluzione della sepsi inoltre la MRproADM può essere anche utilizzata per la diagnosi della disfunzione d’organo causata da infezioni in quanto i suoi livelli sono indipendenti dal tipo di germe che causa l’infezione ma sono direttamente correlati all’intensità ed alla severità dell’infezione stessa. b) Biomarker per la Sclerosi multipla (S.M.) La S.M., di cui soffrono nel mondo 2,3 milioni di persone, è la malattia neurologica più comune. Colpisce i giovani adulti ed è causata da lesioni alla mielina, la guaina protettiva che circonda le fibre dei nervi nel sistema nervoso centrale che interferisce con i messaggi dal cervello al corpo. Diversi pazienti subiscono sintomi che per alcuni peggiorano progressivamente mentre per altri si alternano fra recidive e remissioni. Un nuovo studio condotto da ricercatori australiani della Macquarie University di Sydney (Scientific Reports) ha scoperto un suo biomarker, presente nel sangue che potrà aiutare a stabilire il tipo di S.M. con una precisione dell’80-90% e possibilmente entro 24? e di sviluppare trattamenti individuali in tempi rapidi. E) Neonatologia a) Prima sacca per la nutrizione parenterale (P.N.) “pronta all’uso” La nascita pretermine costituisce la principale causa diretta di mortalità neonatale che nel 75% dei casi si verifica nella prima settimana di vita. Nel mondo circa 15 milioni di bambini/anno nascono prematuri, in U.E. uno ogni dieci, in Italia 40.000 bambini nascono prima della 37ª settimana di gestazione, quasi il 7% rispetto di tutte le nascite, circa 5.000 prematuri/anno con un peso alla nascita inferiore a 1,5 kg e 1.000 inferiore addirittura al Kg. Uno dei problemi principali per questi neonati è quello dell’alimentazione. Quando quella orale o enterale, per bocca o sonda risulta impossibile, insufficiente o controindicata, il ricorso alla P.N. diventa essenziale ed è indicata essenzialmente nei neonati che presentano malformazioni del tratto gastroenterico e nei nati pretermine poiché l’immaturità degli organi impedisce una nutrizione normale. La somministrazione dei nutrienti avviene tramite delle sacche, che sono specialità medicinali prodotti da case farmaceutiche o preparazioni galenico- magistrali realizzate da medico e farmacista su esigenze specifiche dei singoli pazienti. Per rispondere a tutte le esigenze nutrizionali, è adesso disponibile anche in Italia la prima sacca pronta all’uso per la P.N. dei neonati pretermine, la NUMETA G13E 300 mL, messa a punto sulla base delle linee guida della Società Europea di gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione (ESPGHAN) e della Società Europea di Nutrizione Clinica e Metabolismo (ESPEN) che fornisce una formulazione bilanciata di glucosio (carboidrati), aminoacidi (proteine), lipidi (grassi) ed elettroliti in un sistema a triplo scomparto evitando, per la complessità della preparazione delle sacche, alcuni rischi dovuti alla loro prescrizione, trascrizione e somministrazione infatti finora una loro incorretta preparazione poteva aumentare il rischio di complicanze nel prematuro fino al decesso. F) Neurologia a) Quadriplegici mangiano da soli grazie ad un guanto hi-tech Per la prima volta (Science Robotics, 1/17) sei persone, cinque uomini e una donna di età compresa fra 14 e 30 anni, con braccia e gambe paralizzate sono riuscite da sole a mangiare, bere, scrivere ed afferrare una carta di credito con l’aiuto di un guanto hi-tech realizzato dalla Scuola Superiore di BioRobotica Sant’Anna di Pisa, controllato in modo non invasivo da elettrodi posti all’interno di una cuffia, realizzati dal gruppo dell’Università di Tubinga (Germania). Sono riusciti a compiere azioni altrimenti impossibili grazie alla tecnologia che traduce l’attività del cervello e il movimento degli occhi in comandi di apertura e chiusura della mano trasmessi con tecnologia wireless. Gli elettrodi sono nella cuffia, posti sulla testa e a lato degli occhi, e la “centralina” di controllo è incorporata nella sedia a rotelle. La sperimentazione, alla quale l’Italia ha partecipato anche con la Fondazione Don Gnocchi di Firenze e l’Ospedale S. Camillo di Venezia, è stata condotta in Spagna, dal gruppo dell’Istituto per la riabilitazione Guttmann di Barcellona, prima fase di una sperimentazione preliminare tesa a dimostrare il funzionamento di questa tecnologia la cui strada per renderla disponibile a chiunque ne abbia bisogno è lunga, si prevede meno di un decennio. In Italia si conta di mettere a punto entro il 2017 il protocollo per una nuova sperimentazione. b) Invecchiamento cerebrale genetico Pur in assenza di malattie non si invecchia allo stesso modo infatti il cervello di alcuni resta lucido anche in età avanzata a differenza di altri. Uno studio della Columbia University Medical Center (Cell Systems) ha analizzato dati genetici del cervello (post-mortem) di 1.904 persone decedute senza malattie degenerative stabilendo la loro reale età biologica, attraverso l’analisi dei geni espressi nel cervello al momento della morte poi analizzando l’età biologica in rapporto all’età anagrafica ricercando i geni che in qualche modo condizionassero l’invecchiamento cerebrale, in particolare della corteccia frontale, sede di cruciali funzioni intellettive. Il gene TMEM106B è piuttosto frequente: un terzo della popolazione ne possiede una copia, un altro terzo due copie ed inizia ad esercitare i suoi effetti deleteri sul cervello dopo i 65 anni infatti il cervello invecchia a causa del suo difetto genetico infatti, a parità di età anagrafica, un anziano che nel suo DNA ne possieda due copie mutate presenta un cervello più vecchio di 12 anni rispetto a un coetaneo con due copie del corrispondente gene sano. In futuro un test genetico per la ricerca del gene potrebbe aiutare a capire chi è suscettibile all’ invecchiamento cerebrale precoce e più vulnerabile alla demenza. G) Oncologia a) Meccanismo delle metastasi nella neoplasia della mammella Due studi indipendenti (Nature) della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York e dell’Università di Ratisbona (Germania), studiando la forma particolarmente aggressiva di neoplasia mammaria Her-2+, nei topi e nelle biopsie da paziente hanno svelato il meccanismo estremamente precoce con cui le cellule malate cominciano a diffondersi nell’organismo prima ancora che si formi la neoplasia vera e propria. Ricorrendo a colture cellulari in 3D e innovative tecniche di visualizzazione ad alta risoluzione in vivo, i ricercatori hanno osservato in diretta che alcune cellule impazzite del tessuto mammario, stimolate dall’ormone progesterone, possono iniziare a distaccarsi dalla lesione precancerosa ancora prima che abbia preso forma la neoplasia vera e propria e una volta entrate nel sangue vanno a colonizzare il midollo osseo, polmoni e altri organi, dove possono rimanere quiescenti per periodi molto lunghi risultando immuni alla chemioterapia, efficace solo sulle cellule attive e capaci di dividersi. A distanza di tempo, una sveglia molecolare suona nel loro DNA e riprendendo a proliferare generando metastasi molto più aggressive di quelle delle cellule malate ritardatarie che si staccano dalla neoplasia già formata. La scoperta potrebbe valere anche per altre neoplasie a disseminazione precoce, come il melanoma e del pancreas, ridefinendo il concetto di metastasi e aprendo la strada a nuove strategie terapeutiche che ne blocchino lo sviluppo. Questi risultati potrebbero spiegare perché il 5% dei pazienti oncologici nel mondo presenti metastasi pur non avendo un tumore originario e, soprattutto, potrebbero spiegare perché sia così difficile trattare la neoplasia una volta che si è diffusa. b) Carcinoma polmonare: prima causa di morte per cancro al mondo Il carcinoma polmonare è la I neoplasia killer al mondo con oltre 1,6 milioni di decessi. In Italia è la prima causa di morte per tumore per gli uomini e la terza per le donne con una percentuale di mortalità del 51,7%/100.000 malati vs una media U.E. del 55,5% e di poco al di sopra della Germania (50,9%). Dal 1999 ad oggi, secondo i dati dell’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM), la percentuale dei malati di tumore polmonare è scesa di circa il 2%, in maniera analoga alla diminuzione del consumo di sigarette cui si contrappone però un incremento del 2,6% nella popolazione femminile. Tra i principali fattori di rischio c’è il fumo da tabacco che rappresenta un importante problema mondiale di salute pubblica con circa cinque milioni di morti/anno. Alcuni ricercatori (JAMA Internal Medicine, online 5 /XII/ 2016) hanno concluso che anche i fumatori che consumano molto meno di un pacchetto di sigarette/die sono esposti ad un maggior rischio di decesso precoce rispetto a chi non fuma. Nel 2011, rispetto ai non fumatori, gli adulti che avevano fumato regolarmente almeno una parte di una sigaretta al giorno, avevano il 64% di possibilità in più di morire per qualsiasi causa. c) Cellule killer per combattere il cancro dall’interno Obiettivo della terapia oncologica del futuro sarà portare i farmaci direttamente al cuore delle cellule tumorali, risparmiando quelle sane ed evitando fenomeni di tossicità sistemica. A tale scopo ricercatori dell'Università di Okayama (Giappone) sta sperimentando (Scientific Reports) la linea cellulare killer HOZOT, creata coltivando linfociti T da sangue del cordone ombelicale con cellule stromali di ratto e specializzata nella distruzione delle cellule tumorali al cui interno (fenomeno cell-in-cell o cellula-nella-cellula) si insinuano distruggendole. Per renderle ancora più mortali si possono armare con terapie biologiche quali virus oncolitici col vantaggio di nasconderlo al sistema immunitario dell’ospite che lo distruggerebbe. Il fenomeno cell-in-cell si verifica anche in condizioni fisiologiche ed è paradossalmente sfruttato anche dalle cellule neoplastiche per invadere le cellule del sistema immunitario. Gli studiosi hanno sperimentato cellule HOZOT “caricate” con l’ Adenovirus oncolitico OBP-401/F35 per potenziarne le capacità distruttive nei confronti del tumore in vitro contro diverse cellule tumorali umane ottenendo la loro distruzione poi in alcuni topi portatori di tumori ottenendo un prolungamento della loro sopravvivenza. d) Le alterazioni responsabili della Leucemia Acuta Megacarioblastica La Leucemia Mieloide Acuta (L.M.A.) colpisce ogni anno in Italia circa 70-80 bambini e rappresenta il secondo tipo più frequente di Leucemia acuta dell’età pediatrica, dopo la linfoblastica acuta diagnosticata in circa 350 bambini/anno. In uno studio del Dipartimento di Onco-Ematologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (Nature Genetics) sono state analizzate le alterazioni molecolari responsabili di questa forma di L.M.A. responsabile nei bambini di molti decessi. Grazie ad un sequenziamento massivo del DNA e dell’RNA delle cellule dei pazienti con Leucemia Acuta Megacarioblastica si è dimostrato che questa malattia può essere sottoclassificata in 7 differenti gruppi, ciascuno dei quali correlato ad una prognosi diversa. e) Nuove linee guida dell’O.M.S. per la prevenzione delle neoplasie Secondo l’O.M.S. quattordici milioni di nuove diagnosi di neoplasie/anno diventeranno ventuno nel 2030 sotto la spinta della crescita e dell'invecchiamento della popolazione, quasi nove milioni di morti, una su sei tra quelle che avvengono nel mondo, destinate ad aumentare. La maggior parte del peso della malattia, sottolinea l'O.M.S., è sopportato dai Paesi a reddito medio-basso. Il tumore più diffuso è quello polmonare, con 1.700.000 morti, 1/5 del totale, seguito da quello al seno con quasi 600.000 con un costo economico mondiale stimato a 1,16 mila miliardi di dollari ma una diagnosi allo stadio iniziale riduce di 2-4 volte i costi dei trattamenti. In Italia si stimano circa 363.000 nuove diagnosi di tumore/anno, per il 40% evitabili con stili di vita corretti, soprattutto abolendo il fumo. Questo non vale ovviamente per le neoplasie infantili che in tutto il mondo colpiscono circa 250.000 bambini/anno. In Italia sono 1.600 le diagnosi fino ai 14 anni e in tutto 1.000 quelle che riguardano gli adolescenti, dai 15 ai 19 anni di cui il 70% guarisce e si sale all'80-90% nel caso di leucemie e linfomi. Nonostante questo, le neoplasie rappresentano ancora la prima causa di morte per malattia nei più piccoli. H) Oftalmologia a) Connessione tra retinopatia e scompenso cardiaco (S.C.C.) La vasculopatia retinica si presenta in numerose condizioni sistemiche soprattutto nel diabete e ipertensione arteriosa. La malattia microvascolare svolgerebbe un ruolo importante nello sviluppo dello S.C.C. nella specie nei soggetti senza pregresse malattie cardiovascolari. Su 11.612 soggetti 49 – 73enni l’incidenza cumulativa di S.C.C. (JAMA) era del 5.4% in 7 anni (492 eventi) soprattutto in pazienti con retinopatia. Nell’analisi dei pazienti per età, razza, precedenti malattie cardiovascolari, pressione arteriosa, diabete, glicemia, colesterolo, fumo e indice di massa corporea, la presenza di retinopatia era associata a un rischio due volte più elevato di S.S.C. mentre nei soggetti senza preesistenti note malattie cardiovascolari, diabete o ipertensione, la retinopatia era associata ad un rischio tre volte superiore di S.S.C. In un recente lavoro su Medicine è stato evidenziato un aumento del rischio nei diabetici con retinopatia rispetto a quelli senza sia per la mortalità per qualsiasi causa, per il rischio di ictus e il rischio di S.C.C. pertanto la retinopatia, diabetica e non, rappresenta un marker di severità di malattia cronica, indicativa di un aumentato rischio di mortalità. La relazione tra retinopatia e S.C.C. va ricercata nelle arteriole retiniche più ampie (e non quelle ristrette) associate significativamente ed indipendentemente con lo S.C.C., associazione più evidente nei diabetici viceversa la correlazione tra il calibro delle venule e lo S.C.C. non era evidente. Questi risultati dimostrano che l’ampliamento delle arteriole retiniche può essere indicativo di una combinazione di ipossia tissutale e alterata autoregolazione vasogenica, ossia un marker surrogato di insorgenza precoce di malattia microvascolare sistemica e retinopatia. Pertanto si possono considerare i primi cambiamenti nel calibro arteriolare della retina come predittivi di un incremento del carico a lungo termine sul cuore e di una compromissione della funzione cardiaca per svuotamento ventricolare e gittata pertanto i pazienti con diabete e non, ma con microangiopatia retinica con una dilatazione del calibro arteriolare, sono i candidati a una più attenta valutazione cardiovascolare e di follow-up a causa dell’aumentato rischio di scompenso cardiaco. I) Otorinolaringoiatria a) Linee guida 2017 dell'American Academy of Otolaryngology-Head and Neck Surgery Foundation per la gestione del tappo di cerume La produzione di un eccesso o di un tappo di cerume nel condotto uditivo esterno (C.U.E.) si verifica in 1 su 10 bambini e in 1 su 20 adulti con conseguente ipoacusia [riduzione dell’udito],vertigini, prurito e dolore auricolare. I fattori più comuni che impediscono la normale fuoriuscita del cerume dal C.U.E. sono l’uso di protesi acustiche o di cotone in batuffoli o bastoncini (cotton-fioc). Le linee guida 2017 dell’A.A.O.H.N.S. confermano che è necessaria la diagnosi mediante l’esame otoscopico per rilevare la presenza di un tappo di cerume che ostruisce la visione della membrana timpanica. L’intervento di rimozione è raccomandato solo nei casi in cui la compressione da parte del cerume (cerumen impaction) determina sintomi o rende impossibile la visione completa della membrana timpanica, rispetto ai casi con cerume asintomatico o un’ostruzione che comunque consente la valutazione clinica (impaction vs obstruction). Le modalità di intervento per rimuovere il cerume comprendono l’uso di emollienti e/o di mezzi meccanici come pinze, sonde o il più comune lavaggio auricolare mediante siringa o sistemi di irrigazione e aspirazione simultanea, spesso in combinazione (l’acqua sterile o soluzione fisiologica utilizzata per l’irrigazione deve avere una temperatura di 36-37°, se è troppo calda o troppo fredda può causare vertigini). Ad esempio l’instillazione di emollienti (a base di glicerolo, bicarbonato di sodio in glicerolo, perossido di carbamide e olio d’oliva) è utile soprattutto per ammorbidire in 3-7 giorni i tappi più vecchi più duri e resistenti al lavaggio. In ambulatorio il lavaggio auricolare può essere attuato semplicemente con un otoscopio e una siringa monouso da 50 ml. E’ controindicato in caso di otite media acuta, precedenti interventi chirurgici all’orecchio e perforazione della membrana timpanica. Il rischio maggiore è dato dalla perforazione della membrana timpanica o dal trauma al C.U.E. dovuti ad una pressione eccessiva o diretta sul timpano del getto d’acqua usato per l’irrigazione.


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Meningiti virali: pseudo-scoop e verità scientifiche

di Stefano Pellicanò

Il termine inglese scoop usato in italiano al maschile indica un “colpo” giornalistico, televisivo, fotografico, ecc., cioè una notizia sensazionale che un giornalista riesce ad avere e un giornale a pubblicare in esclusiva precedendo la concorrenza. Poi ci sono anche i falsi scoop creati ad arte che quando scoperti fanno fare una figuraccia agli incauti artefici. Negli ultimi anni si assiste da parte dei mass media ad una ricerca esasperata dello scoop a tutti i costi e in mancanza di altri eventi che colpiscano l’attenzione in inverno la caduta di abbondante neve ed in estate il caldo afoso (entrambi con i prevedibili momentanei disagi) diventano eventi drammatici ma quando avviene un nuovo fatto di cronaca neve e caldo (immancabilmente i più “terribili” degli ultimi trent’anni) cadono nel dimenticatoio senza che nessuno spieghi in cosa sia consistita l’eccezionalità della neve in inverno e del caldo in estate (quando avrebbero dovuto esserci ?). In mancanza di altro per creare un falso scoop talvolta si va sul sicuro (s)parlando di Medicina. Così c’è stata la bufala sull’influenza aviaria (le cui epidemie ovviamente continuano ad esserci in U.E. tutti gli anni senza allarmare nessuno) e quella sul virus Zika, segnalate dal sottoscritto in tempi non sospetti come tali (Infezione da virus Zika (ZIKV), nuova emergenza sanitaria o bufala internazionale ? ANNO XVIII - numero I (60) marzo 2016) e oggi finite nel dimenticatoio. Internet, facebook e i social sono un fantastico mezzo per la diffusione di informazioni ma solo se corrette ma purtroppo ritengo sia un dato oggettivo che vi girino anche informazioni errate e fuorvianti, sui più svariati argomenti. Da piccoli si consultava un’enciclopedia o un libro la cui attendibilità era fornita dalla bibliografia o si chiedeva a una persona che conosceva l’argomento. Oggi il ragazzino, magari con la benedizione dei genitori che non vogliono essere disturbati, apre internet dove trova qualsiasi cosa senza riscontro delle fonti. Così a fine 2016 in Italia è scoppiato il drammatico caso della meningite virale. Poiché fior di esperti si sono fatta auto-propaganda sui mass media abbiamo preferito aspettare a scrivere quest’articolo dopo che i riflettori della ribalta su questa seria problematica si sono spenti per riportarla in ambito esclusivamente scientifico. Con le malattie infettive non si può scherzare o essere superficiali in quanto la storia della Medicina insegna che la lotta dell’uomo contro esse nata con la sua comparsa sulla terra è una lotta senza fine in quanto trovata la terapia per una a distanza di tempo ne comparirà o ritornerà un’altra. Nonostante ciò gli ultimi governi nazionali hanno ridotto di molto i posti letto della Divisioni di Malattie Infettive di fatto smembrandole nonostante, fra l’altro, l’afflusso di migranti portatori, ovviamente non si tratta di razzismo, di patologie esotiche. Alcune malattie infettive, come le esantematiche e le meningiti, sono dunque caratterizzate dal ripresentarsi ogni anno in base ad una caratteristica stagionalità. Definizione La meningite è un processo infiammatorio di leptomeningi, aracnoide e pia madre a varia etiologia. E’ una patologia improvvisa potenzialmente letale in 24? in più di un paziente su dieci colpiti. Può essere a liquor limpido (da elminti, miceti, protozoi, schizomiceti, virus) o torbido (soprattutto batteri). Nel Sistema Nervoso Centrale esistono barriere protettive: l’emato-liquorale, a livello dei plessi corioidei; l’emato-encefalica (costituita dai capillari del nevrasse che regolano gli scambi sangue-liquor o tessuto nervoso) e la liquor-encefalica (glia superficiale ed endotelio piale), interposta tra strutture cerebrali e spazi meningei. Epidemiologia La meningite può essere causata da batteri come la Neisseria meningitidis o meningococco, a forma di chicco di caffè di vari ceppi, come il tipo A, B, C, Y e W135; lo pneumococco (l’agente della polmonite invasiva), l’emofilo influenzale; il bacillo della Tubercolosi; Stafilococchi, Streptococchi e batteri coliformi (batteri comuni ma con aggressività variabile, spesso secondo le condizioni di salute del soggetto colpito) che però non originano alla malattia nella sua forma invasiva. In Italia il meningococco C è la causa più frequente di meningite, il ceppo B è più raro ma più aggressivo mentre la forma dovuta al batterio Escherichia coli è una eccezione. In U.E. il tipo B causa circa l’85% dei casi di meningite tra i bambini. Le età più a rischio sono quelle relative a bimbi piccoli e giovani < 25, a causa delle maggiori situazioni di socializzazione che favoriscono il contagio. La meningite si trasmette da persona a persona attraverso secrezioni respiratorie come saliva, starnuti, baci, scambio di posate e condivisione di alimenti. La Neisseria meningitidis è presente normalmente nelle cavità del naso e della faringe di una persona su dieci senza dare fastidio in seguito, invece, alcuni soggetti per motivi sconosciuti passano dalla condizione di portatore a quella di malato soprattutto nel periodo invernale dopo un brusco calo delle temperature. Nel 2016 in Italia sono stati segnalati 178 casi di meningite meningococcica con un’incidenza in diminuzione rispetto al 2015 ma in lieve aumento rispetto al triennio 2012-14 mala per la presenza in Toscana di una trasmissione più elevata. Il numero totale dei casi dovuti anche agli altri germi è passato da 1479 nel 2014 a 1815 nel 2015 e a 1376 nel 2016 quindi con una diminuzione rispetto al biennio passato. Si sono verificati 940 casi di meningite da pneumococco nel 2016 vs 1256 casi del 2015 e 80 da emofilo vs i 131 del 2015. Per quanto riguarda il meningococco C, il più letale, ha causato 36 decessi negli ultimi quattro anni su quasi 65 milioni di persone. Considerando tutti i ceppi di meningococco non si supera il 10% della letalità anche in questo caso con 711 casi nel quadriennio (178 nel 2016) e 77 decessi complessivi (17 nel 2016). Nel 2015 sono decedute 7 persone: 6 che avevano contratto il ceppo C e 1 per il ceppo B. Nel 2016 sono decedute 7 persone, tutte per il ceppo C. Se consideriamo il quadriennio 2013 – 2016 abbiamo 629 decessi per meningite da qualsiasi causa, a fronte di 6.786 pazienti diagnosticati. Per dare un’idea comparativa, i decessi da incidente stradale nel nostro Paese sono stati 3.419 nel solo 2015. A proposito di migranti da evidenziare che i ceppi della meningite da meningococco che circolano in Africa sono diversi da quelli che circolano in Italia per cui si può ragionevolmente escludere che i migranti possano avere un ruolo nella sua trasmissione. Patogenesi Nelle forme a liquor torbido (meningite meningococcica da Neisseria meningitidis) per inalazione di gocce di secrezioni naso-faringee infette i meningococchi dal rinofaringe raggiungono il circolo ematico e quindi le meningi. La forma pneumococcica può essere primaria o per diffusione da focolai di otite, mastoidite o sinusite o consegue a fratture craniche inapparenti, anche dopo molti anni; raramente per via ematogena da altre localizzazioni. La forma da Staphylococcus aureus o S. epidermidis da traumi cranici o interventi neurochirurgici o propagazione di focolai infettivi del volto, osteomieliti, ascessi cerebrali o per disseminazione da una sepsi stafilococcica. La forma da Enterobacteriaceae si ha per via transplacentare o al parto favorita da anomalie congenite delle meningi o secondaria ad un focolaio otomastoiditico o deriva da una batteriemia. Nell’adulto appaiono nel corso di episodi settici o sono secondarie a traumi cranici penetranti. Le forme da K. Pneumoniae riconoscono patonesi otomastoiditica. La meningite da schizomiceti si ha per via ematogena, superando le barriere già alterate dal processo specifico o introdotti con la rachicentesi. La meningite da Streptococco di gruppo A per diffusione da focolai di otomastoidite o sinusite o in corso di infezioni come scarlattina, erisipela ed endocardite. La meningite da miceti per loro inoculazione accidentale in corso di rachicentesi o in portatori di derivazione ventricolo-atriale o ventricolo-peritoneale. Nella forme da protozoi le amebe infettano i nuotatori penetrando attraverso la mucosa nasale e l’etmoide. Nella patogenesi delle meningiti a liquor limpido rientrano la forma tubercolare (secondaria a diffusione linfoematogena da un focolaio polmonare o linfoghiandolare o a rottura di un tubercoloma cerebrale o spinale); il virus della coriomeningite linfocitaria eliminato dal topo, ospite definitivo, con secrezioni nasali, feci, urina e sperma e veicolato da zecche e pidocchi; le forme da virus herpes simplex tipo 1 e 2; il Citomegalovirus; il Cryptococcus neoformans per disseminazione ematogena da un focolaio polmonare spesso subclinico. Sintomatologia generale L’incubazione è di circa 10 giorni; nell’ambito di questo periodo si può fare la profilassi ovvero una terapia antibiotica specifica. La contagiosità è bassa e i casi secondari sono rari anche se possono dare origine a focolai epidemici. I sintomi sono inizialmente difficili da riconoscere e per questo spesso la diagnosi è tardiva. Nelle prime 10? compare febbre e stato simil-influenzale. Successivamente il mal di testa diventa forte, compare rigidità muscolare e la febbre diventa elevata. Dopo circa 20? si presentano sintomi gravi come perdita di conoscenza, convulsioni e macchie sul corpo. Nella forma tipica si hanno: rigidità nucale; fotofobia [senso di fastidio provocato dalla luce per irritazione dell'occhio], iperpatia [aumentata percezione dolorosa di uno stimolo sensoriale], cefalea intensa, lancinante o gravativa, diffusa o localizzata, accessuale o continua; vomito a getto di tipo cerebrale [cioè non associato a nausea e a cibo]; “addome a barca” per contrazione dei muscoli addominali; opistotono [stato di grave iperestensione e spasticità in cui testa, collo e colonna vertebrale appaiono”incurvati” o “a ponte”]; alterazioni psichiche (torpore o coma, a volte preceduti da fenomeni di agitazione psicomotoria, talvolta unico sintomo; delirio, allucinazioni); tremori e convulsioni; paresi e paralisi; disturbi vasomotori come eritrodermia [arrossamento cutaneo con desquamazione dell’eritema] e dermografismo rosso [stria rossa cutanea dopo strisciamento con la punta di un oggetto smusso]; modificazioni del ritmo del respiro. Nella sindrome da Echo 9, specialmente nei bambini si associano congiuntivite, faringite, esantema roseoliforme, morbilliforme, scarlattiniforme ed adenopatie [ingrossamenti ghiandolari] laterocervicali, movimenti coreiformi, vertigini e talora paresi bulbare e coma. Semeiotica Posizione a “cane di fucile” [decubito laterale, con capo esteso, cosce flesse sul bacino e gambe sulle cosce a scopo antalgico]. Rigidità nucale che ostacola la flessione passiva del capo mentre la rigidità del dorso impedisce il sollevamento dalla posizione supina senza appoggiarsi all’indietro con le mani (segno di Amoss o del tripode); impossibile sedersi sul letto senza flettere contemporaneamente le ginocchia (segno di Kernig); la flessione della testa provoca la flessione contemporanea delle ginocchia (segno della nuca di Brudzinski); flessione di un ginocchio quando la si provoca bruscamente nell’altro (Brudzinski 2); la torsione del capo da un lato provoca sollevamento della spalla dal lato opposto (segno di Binda). Laboratorio Nelle meningiti a liquor torbido: leucocitosi [aumento dei leucociti o globuli bianchi] marcata e VES aumentata; nelle forme da Enterobacteriaceae leucociti normali o leucopenia [riduzione dei leucociti]; nelle meningiti a liquor limpido di eziologia virale: linfocitosi [aumento dei linfociti] periferica; nella forma tubercolare: VES elevata. Diagnosi - Puntura lombare (per prelievo liquor); - EEG: alterazioni aspecifiche; - Fondo oculare: l’esame può evidenziare segni di ipertensione endocranica fino alla papilla da stasi; - TAC cerebrale: esclude emorragia cerebrale; - Scintigrafia cerebrale: evidenzia segni di encefalite. - Forma tubercolare: Eame batterioscopico del sedimento; indagini colturali in terreni Petragnani o Lowenstein-Jensen; prova biologica in cavia mentre la TAC cerebrale (evidenzia i tubercolomi della base) forma da Cryptococcus neoformans: ricerca dei miceti nel liquor con microscopia diretta dopo colorazione con inchiostro di china; esame colturale; dimostrazione dell’antigene polisaccaridico criptococcico nel liquor; - forme virali: suo isolamento dal sangue (in periodo iniziale), dal liquor e dal gargarizzato; prove sierologiche. - Utilizzando test diagnostici come la PCR-RT si può ridurre uno dei rischi di sottostima di malattia meningococcica invasiva, nel nostro Paese si ritiene di circa 3 volte inoltre il test fornisce un responso diagnostico molto rapido. Classificazione delle meningiti in base ai caratteri del liquor In base alle caratteristiche del liquido cefalorachidiano (o liquor) prelevato mediante rachicentesi (o puntura lombare) le meningiti si distinguono a liquor limpido e a liquor torbido La puntura lombare è una pratica chirurgica utilizzata per poterlo estrarre, prodotto dai plessi corioidei, che scorre nel canale midollare della colonna vertebrale, negli spazi subaracnoidei e nei ventricoli cerebrali. La rachicentesi va praticata da sanitari esperti (infettivologi o neurologi) e il prelievo va eseguito a un'altezza dove non è presente il midollo spinale per scongiurare il rischio di ledere qualsiasi nervo con conseguente paralisi. In condizioni fisiologiche il colore del liquido cefalorachidiano è limpido, incolore e trasparente; la pressione è 15-20 cm H20, in decubito lat. 35-45 cm H20, seduti; la Protidorrachia [proteine nel liquor]: 20-30 mg/dL; la Glicorrachia [tasso di glucosio]: 40-70% mg/dl;Clorurorrachia [cloruri[: 700-750 md/dl ed ilnumero di cellule sono 2-3 linfociti uL. Nelle forme a liquor limpido e tubercolare il colore è trasparente, incolore o opalescente oppure grigiastro o giallo-verdognolo e poi opalescente mentre nelle forme a liquor torbido è purulento-emorragico nelle protozoarie. Nella forma tubercolare lasciato a 37° C per qualche ora può mostrare un fine reticolo di fibrina o reticolo di Mya. La pressione è aumentata sia nelle forme a liquor limpido che a liquor torbido, in assenza di blocchi della circolazione. La Protidorrachia nelle forme a liquor torbido è normale oppure aumentata, oltre 1-3g/dl mentre è aumentata soprattutto nella forma tubercolare e da L. monocytogenes oltre 500 ug/dl. La Glicorrachia nelle forme a liquor torbido è ridotta sotto 20 ug/dl.; normale in quella da L. monocytogenes mentre nelle forme a liquor limpido è ridotta nella forma da v. parotitico e nella forma tubercolare (20 30mg/dL). La Clorurorrachia è ridotta (forme a liquor torbido) ; normale (a liquor limpido). Le cellule sono fino a 20.000, soprattutto granulociti Neutrofili (forme a liquor torbido); nelle forme a liquor limpido sono soprattutto linfociti fino a 1500 uL. Terapia La terapia è basata su vari protocolli. Nelle forme batteriche si ricorre ad antibiotici come ad es. Ampicillina fl: 2 fl in 100 cc S.F. x 2/die + Rocefin 2g: 2grx2/die + Merrem 1000: 2fl in 100 cc S.F. x 3/die; Cortisone (Desametasone) 4mg fl: 1 fl in 100 cc S.F. x 2/die; Anti-edemigeni (Glicerolo) 100 cc: 1 flacx4/die per sette giorni poi 1 flac x2/die + Copertura gastrica tipo Antra fl: 1 fl in 100 cc S.F. x2/die. Nelle forme virali si può ricorrere a antibiotici tipo Ampicillina o cefalosporina (Claforan, Zariviz) fl 2gr: 8-12gr in 4 somministrazioni/die + Antivirali tipo Cycloviran a dosaggio 10mg/Kg in 250 cc S.F. in almeno 1? x3/die. Prognosi In genere la prognosi è complicata, soprattutto nel neonato. Nel 10% dei casi la malattia è acuta, rapida e porta al decesso in poche ore. Solo il 50-60% guarisce completamente mentre il 30% sopravvive con conseguenze gravi, tali da rendere necessarie protesi acustiche o degli arti. Una paziente su 10 muore e 3 riportano conseguenze permanenti come cicatrici invalidanti, problemi alla vista e udito. Più di 1 bambino su 10 soffrirà della perdita di un arto o di disabilità neurologica; più di 1 su 3 presenterà altre problematiche cognitive, fisiche e psicologiche. La letalità è di circa il 10% nei casi da pneumococco (98 deceduti su 940 pazienti nel 2016) e di circa il 12% nelle forme da meningococco (21 su 178 pazienti), che aumenta al 23% quando il ceppo di meningococco è il C (13 su 51 pazienti). Profilassi La chemioprofilassi va iniziata immediatamente soltanto per chi nei 10 giorni precedenti l’inizio della malattia ha avuto contatti prolungati e diretti con il paziente ma non ad es. dai compagni di scuola o da chi ha viaggiato sullo stesso autobus poiché il meningococco fuori dell’organismo sopravvive solo per pochi minuti. Da notare che in caso di malattia di uno studente il Dirigente chiude la scuola per tre giorni per “disinfettarla”, misura senza utilità medica pratica ma utile solo a scopo psicologico per “tranquillizzare” le mamme. D’altra parte se non fosse così la profilassi andrebbe estesa a tutti gli abitanti di una città. La profilassi attiva è basata sulla vaccinazione disponibile per adulti, anziani e bambini. Ci si può vaccinare contro meningite da Haemophilus influenza e di tipo B, per le forme causate dallo pneumococco e dai ceppi A, B, C, Y, W 135 del meningococco. Con il vaccino: si protegge il singolo; si riduce il numero dei portatori dell’infezione ignari della loro condizione che senza saperlo la trasmettono e si otteniene anche l’immunità di “gregge” che limita la circolazione del batterio e riduce i casi di malattia. Non c’è un consiglio generalizzato per tutti; la regola per i bambini è il vaccino, tranne controindicazioni; per gli adulti bisogna valutare caso per caso, stimare la situazione clinica del soggetto e la sua possibile esposizione al rischio. Il vaccino contro il meningococco appare sicuro, la protezione si attesta oltre il 95% e, in caso di contagio, si ha una evoluzione migliore della patologia. Al momento non essendoci un'indicazione al richiamo (uno studio statunitense lo suggerisce dopo 5-6 anni) l’Istituto Superiore di Sanità sta effettuando uno studio sulla durata della copertura da vaccino anti-meningite e sulla base dei risultati si valuteranno eventuali nuove indicazioni. Conclusioni La psicosi scatenata dai mass media per la malattia ha generato molto panico ma non era necessario fare allarmismo perché la situazione ai veri esperti non poteva fare paura perché per la meningite meningococcica i numeri del 2016 sono più o meno in linea con quelli degli anni precedenti cioè la circolazione dei germi che causano la malattia è nella norma attesa in linea coi numeri degli ultimi anni, quindi non era in corso nessuna epidemia. Purtroppo non c’è stata o c’è una analoga situazione di panico per gli incidenti stradali. Quale sarà il prossimo pseudo-scoop in ambito sanitario ?


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Novità in farmacopea

di Stefano Pellicanò

A) Allergologia a) Odactra per allergie da acari della polvere L’F.D.A. (Food and Drug Administration) ha approvato Odactra, il primo estratto allergenico somministrato per via sublinguale per il trattamento di riniti allergiche indotte da acari della polvere con o senza congiuntiviti, in adulti 18 – 65enni. B) Dermatologia a) Eucrisa (Crisaborole) e Dupixent (dupilumab) per la Dermatite Atopica La Dermatite atopica (o eczema) è una malattia infiammatoria cronica della cute che si manifesta di solito durante l’infanzia e può durare fino all’età adulta. La sua causa va ricercata in una combinazione di fattori genetici, immunitari e ambientali. L’F.D.A. ha approvato Eucrisa (crisaborole) per il trattamento della sua forma lieve - moderata nei pazienti dai due anni di età da applicare localmente due volte al giorno. E’un inibitore della fosfodiesterasi di tipo 4 (P.D.E.4) a meccanismo di azione non noto. Tra i suoi effetti collaterali più comuni ci sono dolore nel sito di applicazione, infiammazione e bruciore mentre quelli più gravi comprendono reazioni di ipersensibilità. L’F.D.A. ha anche approvato Dupixent (dupilumab) per il trattamento degli adulti con dermatite atopica da moderata a grave da somministrare mediante iniezione sottocutanea nei pazienti per i quali le terapie topiche sono sconsigliabili o non controllano adeguatamente la malattia e può essere utilizzato con o senza corticosteroidi topici. Dupilumab è un anticorpo che si lega alla subunità alpha (IL-4R a) del recettore dell’interleuchina 4 (IL-4), responsabile dell’infiammazione inibendo la risposta infiammatoria che svolge un ruolo nello sviluppo della dermatite atopica. Tra gli effetti collaterali ci sono reazioni allergiche gravi, congiuntivite e cheratie [infiammazione della cornea, la parte anteriore trasparente del bulbo oculare]. b) Dienogest/etinilestradiolo per il trattamento dell’acne L’E.M.A. (Agenzia Europea per i Medicinali) ha raccomandato che i farmaci con la combinazione di dienogest 2 mg ed etinilestradiolo 0.03 mg possano continuare ad essere utilizzati per il trattamento dell’acne moderata se i trattamenti topici o gli antibiotici orali si sono dimostrati inefficaci tuttavia questi farmaci, che sono anche approvati come contraccettivi ormonali, devono essere utilizzati solo nelle donne che abbiano scelto di utilizzare la contraccezione orale. Il rischio di tromboembolismo venoso (T.E.V. o formazione di coaguli di sangue nelle vene), associato all’uso di tutti i contraccettivi orali combinati, è considerato basso. In considerazione dei benefici osservati nel trattamento dell’acne con questa associazione, il rischio potenziale di T.E.V. e la natura della patologia, il C.H.M.P. (Comitato per i Prodotti Medicinali per Uso Umano dell’E.M.A.) ha concluso che l’associazione va usata solo dopo che altri trattamenti abbiano fallito e solo quando la paziente ha scelto di utilizzare la contraccezione orale e raccomandato che le donne vadano riesaminate dai 3 ai 6 mesi dopo l’inizio del trattamento e poi periodicamente per rivalutare la necessità di continuare il trattamento. C) Infettivologia a) Interferon Y per bloccare il virus HIV L’ interferon Y è una proteina naturalmente prodotta dall’organismo femminile, un regolatore del sistema immunitario che la protegge dalle infezioni in quanto fluttuando attraverso il ciclo mestruale interferisce col ciclo vitale del virus in fasi diverse con tre diversi “posti di blocco” : difficoltà di penetrazione del virus; le cellule penetrate riescono a fermarlo dal raggiungere il proprio centro ed infine quando il virus si riproduce lo fa in versioni difettose, troppo deboli per dominare. b) Nuove terapie per l’H.I.V. La prospettiva attuale è quella dei farmaci long acting [duraturi nel tempo] che garantiscano al meglio l’aderenza alla terapia e somministrati una volta/mese o ogni tre mesi. Un importante rinnovamento nella classe degli inibitori nucleosidici/nucleotidici della trascrittasi inversa (NRTI) è la prima terapia a base di tenofovir alafenamide (TAF) contenente i principi attivi elvitegravir, cobicistat, emtricitanina e tenofovir alafenamide, nuovo pro-farmaco di tenofovir che comporta una maggiore concentrazione intracellulare, ad es. nei linfociti infettati dal virus e più bassa extracellulare, con una conseguente significativa riduzione delle principali tossicità d’organo (rene, osso) legate alla esposizione a tenofovir disoproxil fumarato (TDF). - Albuvirtide Inibitore della fusione iniettabile una volta/settimana in associazione con LPV/r - Bictegravir I dati indicano che gli integrasi-inibitori di prima linea saranno presto una promettente opzione terapeutica. Usato in combinazione con emtricitabina e tenofovir alafenamide permetterà di iniziare la terapia antiretrovirale senza dover individualizzare il trattamento tenendo conto di fattori come epatite B, funzionalità renale, sensibilità all’abacavir e farmacoresistenza. Gli studi SWORD 1 e 2 hanno dimostrato che la combinazione di dolutegravir e rilpivirina non è inferiore agli attuali regimi in termini di soppressione virale a 12 mesi nei pazienti già sotto trattamento. Si tratta di dati che potrebbero modificare radicalmente la pratica clinica, in quanto porterebbero all’introduzione di farmaci meglio tollerati (Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections 2017). - Cabotegravir (Eclair) In fase di studio II A va iniettato e forse utilizzabile come prevenzione (3 fl e compresse per 41 giorni). - Dolutegravir (Tivicay) 85 pazienti (15,3%) su 556 arruolati hanno dovuto interrompere lo studio, in 76 per disturbi gastrointestinali e sintomi neuropsichiatrici come ansia, psicosi e depressione (4,3%). - Inibitore d’attacco BMS-663068 In fase IIb su 251 pazienti pretrattati. Pro-farmaco di BMS-626529 che si lega direttamente alla proteina gp120. D) Nefrologia a) ) Noctiva per la poliuria notturna L’F.D.A. ha approvato Noctiva (desmopressina acetato) spray nasale per gli adulti che la notte si svegliano almeno due volte per urinare a causa poliuria notturna [sovrapproduzione di urina durante la notte]. E) Neurologia a) Spinraza, primo farmaco per l’atrofia muscolare spinale (S.M.A.) L’F.D.A. (Food and Drug Administration) ha approvato Spinraza (nusinersen), il primo farmaco per il trattamento di bambini e adulti affetti da atrofia muscolare spinale, una malattia genetica ereditaria rara e spesso fatale che compromette la forza muscolare e il movimento a causa della perdita dei neuroni motori inferiori che controllano il movimento. Vi è un’ampia variabilità nell’età di esordio, nei sintomi e nella sua velocità di progressione. I suoi effetti indesiderati più comuni comprendono infezioni delle vie respiratorie, superiori e inferiori e costipazione, abbassamento delle piastrine e tossicità renale. b) Ocrevus per la Sclerosi Multipla (S.M.) La Sclerosi Multipla è una malattia infiammatoria cronica autoimmune del sistema nervoso centrale che interrompe la comunicazione tra il cervello e altre parti del corpo. Tra le più comuni cause di disabilità neurologica nei giovani adulti, colpisce più frequentemente le donne. Nella maggior parte delle persone con S.M., episodi di peggioramento delle funzioni (ricadute) sono inizialmente seguiti da periodi di recupero (remissioni) ma nel tempo il recupero può essere incompleto portando alla progressiva riduzione della funzione e all’aumento della disabilità. La maggior parte dei pazienti sperimenta i primi sintomi tra i 20 e i 40 anni. La sclerosi multipla primaria progressiva è caratterizzata da un costante peggioramento della funzione dalla comparsa dei sintomi. I Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie stimano che circa il 15% dei pazienti con S.M. sia affetto da P.P.M.S. L’F.D.A. ha approvato Ocrevus (ocrelizumab), somministrato per infusione endovenosa, per il trattamento delle forme recidivanti di S.M. e sclerosi multipla primaria progressiva (S.M.P.P.) negli adulti, primo approvato dall’Ente per la S.M.P.P. Ocrevus può causare reazioni, anche gravi, correlate all’infusione, tra le quali prurito, rash, orticaria, ipotensione, febbre, stanchezza, vertigini, cefalea, irritazione della gola, respiro corto, nausea. Il farmaco può inoltre aumentare il rischio di tumori maligni, soprattutto il cancro al seno. Le vaccinazioni con vaccini vivi attenuati non sono raccomandate nei pazienti trattati con Ocrevus, che non deve essere utilizzato nei pazienti con infezione da epatite B o una storia di reazioni correlate all’infusione. Oltre a queste ultime, gli effetti indesiderati più comuni sono, nelle forme recidivanti di S.M., le infezioni del tratto respiratorio superiore e, nella forma primaria progressiva, le infezioni delle alte vie respiratorie, del tratto respiratorio inferiore e della pelle. F) Oncologia a) Bavencio (avelumab) per il trattamento del carcinoma metastatico a cellule di Merkel (M.C.C.) Il cancro della pelle è uno dei tumori più comuni ma per i pazienti con questa forma rara, il carcinoma a cellule di Merkel (M.C.C.), finora non c’’era trattamento. L’F.D.A. ha approvato il primo trattamento anche per non sottoposti a precedente chemioterapia. Secondo il National Cancer Institute negli U.S.A. sono circa 1.600 le persone/anno cui viene diagnosticato un M.C.C. La maggior parte dei pazienti presenta tumori localizzati che possono essere trattati con la resezione chirurgica ma circa la metà avrà recidiva e oltre il 30% svilupperà metastasi. Bavencio agisce su PD-1/PD-L1 e bloccandolo aiuta il sistema immunitario ad attaccare le cellule tumorali. Gli effetti indesiderati più comuni comprendono affaticamento, dolori muscolo-scheletrici, diarrea, nausea, reazioni correlate all’infusione, eruzioni cutanee, inappetenza e gonfiore degli arti. Tra gli eventi avversi immuno-mediati, in cui il sistema immunitario attacca organi o cellule sane, associati al suo uso rientrano colite, endocrinopatie, epatite, nefrite e polmonite, danni allo sviluppo del feto o ai neonati. b) ) Tumore prostatico trattato con farmaco da un batterio marino Il tumore della prostata nella fase iniziale, potrebbe essere sconfitto con un trattamento laser e un farmaco derivato da una sostanza estratta da un batterio che vive nelle profondità marine, viene iniettata nel sangue e, in seguito, una fibra ottica viene inserita nella prostata inondandola di luce laser rossa. Una volta attivata, la sostanza uccide le cellule tumorali lasciando intatte quelle sane. Gli effetti collaterali riguardano la continenza urinaria e la capacità sessuale per due mesi. c) Rucaparib per il cancro ovarico avanzato L’F.D.A. ha approvato Rubraca (rucaparib) per il trattamento del cancro ovarico avanzato con mutazione del gene BRCA (coinvolto nella riparazione del DNA danneggiato che normalmente lavora per prevenire lo sviluppo del tumore) in donne già precedentemente trattate con due o più chemioterapie. Le loro mutazioni possono invece portare ad alcuni tumori, come il cancro ovarico. Rubraca è un inibitore della polimerasi (P.A.R.P.) dell’ADP-ribosio che blocca un enzima coinvolto nella riparazione del DNA danneggiato. Inibendo questo enzima, il DNA all’interno delle cellule cancerose con geni BRCA danneggiati avrà meno probabilità di essere riparato, portando alla morte cellulare e, eventualmente, ad un rallentamento o arresto della crescita tumorale. Gli effetti indesiderati comprendono nausea, affaticamento, vomito, anemia, dolore addominale, disgeusia [alterazione del gusto], costipazione, inappetenza, diarrea, trombocitopenia [calo delle piastrine]e problemi di respirazione sindrome mielodisplastica e danno fetale. d) ) Zejula per il carcinoma ovarico epiteliale, peritoneale primario e alle tube di Falloppio Per il 2017 il National Cancer Institute stima che ci saranno 22.000 nuove diagnosi e 14.000 decessi a causa di questi tumori. L’F.D.A. ha approvato Zejula (niraparib) per il trattamento di mantenimento di adulti con recidiva di essi ridotti completamente o parzialmente in risposta alla chemioterapia a base di platino. Zejula è un inibitore della poli ADP-ribosio polimerasi (P.A.R.P.) che blocca un enzima coinvolto nella riparazione del DNA danneggiato diminuendo le probabilità che il DNA all’interno delle cellule cancerose venga riparato, portando alla morte cellulare e a un rallentamento o arresto della crescita tumorale. Gli effetti indesiderati più comuni includono anemia, trombocitopenia, leucopenia [bassi livelli di globuli bianchi], palpitazioni, nausea, costipazione, vomito, dolori addominali/gonfiore (distensione), infiammazione delle mucose, cefalea, diarrea, dispepsia, secchezza delle fauci, stanchezza, inappetenza, infezioni delle vie urinarie, problemi al fegato, dolori muscolo- articolari, dolore alla schiena, vertigini, sensazione di gusto insolito, insonnia, ansia, nasofaringite, problemi di respirazione, tosse, eruzioni cutanee e ipertensione. Zejula è associata a gravi rischi come le crisi ipertensive, sindrome mielodisplastica, leucemia mieloide acuta e soppressione del midollo osseo, danni allo sviluppo del feto e ai neonati. G) Pneumologia a) Comunicazione su Uptravi (selexipag) Uptravi (selexipag) è usato nell’ipertensione arteriosa polmonare (P.A.H., una condizione a rischio di vita caratterizzata da pressione sanguigna elevata in modo anormale nelle arterie polmonari). L’Agenzia Europea per i Medicinali (E.M.A.) ha concluso la sua revisione, avviata dopo il decesso in Francia di cinque pazienti, confermando che può continuare ad essere utilizzato nei pazienti già in trattamento ed in nuovi pazienti secondo le informazioni del prodotto attualmente autorizzate. H) Radiologia a) Comunicazione su gadolinio Il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (P.R.A.C.) dell’E.M.A. ha raccomandato la sospensione delle autorizzazioni all’immissione in commercio di quattro mezzi di contrasto lineari a base di gadolinio a seguito dell’evidenza che sue piccole quantità in essi contenuto si depositano nel cervello con presenza di aree di maggiore intensità del segnale nelle immagini di scansioni di risonanza magnetica (R.M.N.) a distanza di molti mesi dall’ultima iniezione di un mezzo di contrasto a base di gadolinio. I mezzi di contrasto coinvolti sono acido gadobenico, gadodiamide, acido gadopentetico e gadoversetamide per via endovenosa, somministrati ai pazienti per migliorare le immagini delle scansioni corporee di risonanza R.M.N. I) Trapianti a) Nota Informativa su Nulojix (belatacept) A partire dal 15 marzo 2017 per tutto l’anno la distribuzione mondiale di Nulojix, utilizzato per la profilassi del trapianto renale, dovrà essere limitata ai pazienti già in trattamento mentre viene completata da parte dell’Azienda titolare lo spostamento dello stabilimento. L) Vaccinazioni a) Vaxigrip Tetra: vaccino antinfluenzale quadrivalente Per la prossima stagione vaccinale sarà disponibile il nuovo vaccino antinfluenzale quadrivalente Vaxigrip Tetra di Sanofi Pasteur, vaccino ad ampio spettro contro quattro ceppi, due di tipo A (A / H1N1 e A / H3N2) e due ceppi B (B/Victoria e B/Yamagata), evoluzione del trivalente in linea con le raccomandazioni dell’O.M.S. La nuova composizione vaccinale 2017/2018 dovrà contenere i ceppi A/Michigan/45/2015 (H1N1) pdm09-like virus, A/Hong Kong/4801/2014 (H3N2)-like virus e B/Brisbane/60/2008-like virus. Per i vaccini antinfluenzali quadrivalenti, l’O.M.S. raccomanda inoltre l’inserimento del virus B/Phuket/3073/2013-like virus, in aggiunta ai tre suddetti. b) Gardasil.9, vaccino del Papillomavirus umano E’un vaccino 9-valente (ricombinante, adiuvante), il primo anti HPV-9-valente. contenente le proteine L1 dei seguenti nove tipi di Papillomavirus Umano (H.P.V.) 6, 11, 16 e 18, 31,33, 45, 52, 58. E’indicato a partire dai 9 anni di età contro le seguenti patologie da H.P.V.: lesioni precancerose e tumori del collo dell'utero, vulva, vagina e ano causati dai sottotipi di H.P.V. contenuti nel vaccino; condilomi genitali (Condyloma acuminata) causati da tipi specifici di H.P.V. In funzione dell'età la schedula vaccinale prevede: dai 9 ai 14 anni (inclusi) al momento della prima somministrazione un programma a 2 dosi : 2° dose tra i 5 e i 13 mesi dopo la prima dose o a 3 dosi (0, 2, 6 mesi) somministrate entro un periodo di 1 anno. Nei soggetti di età pari o superiore a 15 anni al momento della prima somministrazione secondo un programma a 3 dosi (0, 2, 6 mesi) somministrate entro un periodo di 1 anno. Le controindicazioni comprendono ipersensibilità ai principi attivi o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Gardasil può essere somministrato contemporaneamente a i vaccini di richiamo combinati dTap, dT-IPV, dTap-IPV. c) ) Vaccini antitumorali universali Ogni neoplasia è praticamente unica anche se derivante dagli effetti oncogeni della stessa mutazione originale determinante. Un’analisi dell’intera sequenza genomica, non attualmente praticabile in ambito clinico, probabilmente svelerebbe ulteriori diversità. I progressi nelle strategie immunoterapeutiche mirate, comprendenti i successi clinici con i modulatori del checkpoint immune, hanno ravvivato l’interesse nello sviluppo di vaccini antitumorale ma uno universale in atto non è ancora possibile a causa della diversità genetica apparentemente illimitata dei tumori stessi. In base alle conoscenze attuali (Genome Med online 24/2/2017) una strategia vaccinale semiuniversale HLA-specifica risulterebbe rilevante soltanto nello 0,3% della popolazione generale. E’ possibile identificare una serie di alterazioni condivise tra diverse neoplasie per la produzione di un vaccino non individualizzato e poli-neoantigenico specifico per sottotipi di HLA applicabile solo ad una ristretta popolazione. I vaccini antitumorali mirati creati per i singoli pazienti sono poco pratici dal punto di vista di tempi e costi inoltre le tecnologie necessarie per svilupparli non possono essere riportate a popolazioni più ampie. Per quanto sia presto per prevedere il successo delle strategie immunoterapeutiche mirate, i dati clinico-sperimentali preliminari sono molto incoraggianti. Il successo delle immunoterapie con checkpoint-inibitori ha dimostrato che la manipolazione del sistema immunitario come strumento terapeutico potrebbe essere fondamentale ma sussistono ancora molte barriere tecnico- logistiche all’mplementazione dell’immunoterapia oncologica e profilazione genetica su vasta scala.


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Musica

Studiare musica: una utopia?

di Antonio Quatraro

Negli ultimi anni sono stati fatti vari tentativi volti a rilanciare gli studi musicali per i nostri studenti, e qualche risultato si è ottenuto. Tuttavia, data la complessità della materia, e in considerazione di alcuni cambiamenti recenti che riguardano inostro sistema scolastico (autonomia scolastica, avvio della scuola media e del licei musicali, riforma dei Conservatori, ecc.), è giunto il momento di fare il punto sullo stato dell'arte, con particolare riferimento ai nostri studenti, non vedenti, ipovedenti e con minorazioni aggiuntive. La musica infatti è l'unica forma di espressione artistica completamente accessibile e fruibile per chi non vede, e, in modalità varie, per chi presenta deficit di vario tipo (cognitivo, relazionale, fisico). Quando però si considera lo studio della musica in senso stretto, cosa diversa dal semplice ascolto o dall'esecuzione ad orecchio, sorgono difficoltà ed ostacoli, non sempre tenuti nella giusta considerazione. Oggi però potrebbero crearsi i presupposti per invertire questa tendenza negativa, ed è proprio questo che vorremmo verificare con il vostro aiuto. - la difficoltà di reperire insegnanti / assistenti scolastici, volontari preparati; - la sostanziale differenza fra la notazione musicale comune e quella Braille, che però resta uno strumento imprescindibile per uno studio nel senso vero del termine, nel caso di persone non vedenti totali; - una maniera di insegnare e di apprendere che, più che in passato, privilegia la velocità, una interazione basata prevalentemente sulla immagine piuttosto che sulla parola scritta; - l'uso di tecnologie anch'esse basate sullo schema "vedo, scelgo, prendo"; - la minore propensione ad utilizzare la manualità, a vantaggio di automatismi basati su condotte motorie meno complesse (occhio - mano, schermo a tocco, gesti elementari). D'altro canto abbiamo alcuni punti di appiglio, che, se valorizzati, potrebbero migliorare la situazione relativa agli studi musicali in maniera significativa: - in primo luogo un interesse diffuso fra i nostri ragazzi: un buon numero di loro infatti si dedicano alla musica, con risultati anche di rispetto; il loro apprendimento non è rigoroso, come potrebbe e dovrebbe essere, ma, nella migliore delle ipotesi, si basa su metodologie molto macchinose e poco affidabili (l'insegnante o un genitore leggono lo spartito ad alta voce una nota dopo l'altra, e l'allievo memorizza ciò che ascolta, aiutandosi con lo strumento; oppure l'insegnante esegue il brano da memorizzare un frammento alla volta, e lo studente riproduce per imitazione ciò che ha appena ascoltato. La situazione è molto simile a quella di un analfabeta amante della letteratura, che impari a memoria un canto di Dante, senza però essere in grado di leggerlo direttamente. - l'autonomia scolastica, che consentirebbe anche una progettazione didattica individualizzata; - la presenza ormai consolidata di assistenti alla comunicazione e simili, che generalmente offrono maggior continuità didattica; - l'esistenza di un buon numero di insegnanti di sostegno diplomati in discipline musicali, che potrebbero essere interessati a collaborare per gli scopi che ci proponiamo. - infine un numero di applicativi sempre crescente che potrebbero, se ben utilizzati, facilitare l'approccio agli studi musicali, in maniera anche divertente e inclusiva;. Come abbiamo reagito La Biblioteca Ialiana dei Ciechi di Monza, insieme ad altre istituzioni (ad es. la Stamperia Braille di Firenze) hanno una solida tradizione in fatto di produzione di materiale musicale; la Biblioteca in particolare, attraverso il suo Polo Musicale, è perfettamente in grado di offrire un servizio di consulenza informatica su alcuni pacchetti specificamente progettati per gli studi musicali (Braille Music Editor). - Il nostro I.Ri.Fo.R. nazionale, riprendendo una tradizione ormai pluriennale, ha deciso recentemente di stanziare una somma non trascurabile per sostenere gli studi musicali. Sulla base delle considerazioni esposte quindi, riteniamo opportuno e possibile iniziare a definire un piano di lavoro a medio termine, che, partendo dalla situazione attuale, abbia come risultato un aumento del numero di studenti che si avvicinano agli studi musicali anche attraverso la alfabetizzazione, ossia imparando a leggere e a scrivere la musica, come accade per i normovedenti. Il vostro aiuto è fondamentale. Vi chiediamo di fare il passaparola, individuando ragazzi desiderosi di imparare la musica non solo ad orecchio, per avere pari opportunità nello studio e nel conseguimento di un titolo eventualmente utilizzabile per un futurolavoro. Vi chiediamo anche di indicare persone vedenti, come insegnanti, volontari, già diplomati in musica, che siano disponibili a frequentare un corso, prevalentemente a distanza, per essere a loro volta di aiuto a studenti con disabilità visiva. per informazioni scrivere a: studimusicali@uiciechi.it


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Racconti e poesia

Ho capito chi sono

di Arianna Frappini

Ho capito chi sono.
Ho capito chi ho di fronte
quando mi guardo allo specchio:
me stessa leggera,
me stessa libera,
me stessa così.
Vedo la mia immagine,
sento il mio cuore,
so chi sono:
sono una rosa,
sono una vita,
sono le dita,
son mimosa.
Ho capito cosa fare,
ho capito che sarà di me,
ho capito il mio destino
e cosa mi farà grande.


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Sotto le lenzuola

di Patrizia Carlotti

Sotto le lenzuola l'amore si consuma come la candela che brucia...

Sotto le lenzuola l'amore si protegge dall'ipocrisia delle regole
Sotto le lenzuola scaldano la passione la promessa di eternità...
Oggi lenzuola bianche come la purezza di un sentimento,
domani lenzuola rosse, spregiudicate, libere da ogni pudore...
Lenzuola rosa per donarsi tanta tenerezza e stringersi in un solo corpo e scambiarsi effusioni.
Lenzuola di raso o lino, fresche per scivolare in un amore selvaggio deciso per arrivare a meta ambita,
Lenzuola fiorite come un prato, o come un campo di grano o di girasoli per dar spazio ad ogni fantasia oppure lenzuola che ci immergono nel blu dell'oceano


sotto le lenzuola si aprono i portali dell'Eros e del piacere,
i due corpi nudi l'uno dentro l'altro danzano in un movimento ritmicov scandendo il tempo tra il battere e il levare, da pianissimo a fortissimo
concludendosi con una direzione musicale impeccabile e divina
avvolta da scrosci di plausi...
Sotto le lenzuola c'è un mondo di emozioni intense, cioie e tesori da scoprire e comquistare...
Sotto le lenzuola suonano archiche accompagnano sospiri di piacere gradito.


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Il tempo del poeta

di Antonella Iacoponi

A Salvador Dalì, in: La persistenza della memoria

Gli abbracci del tempo son lunghi o fugaci,
quando avvolgono il cuore del poeta:
troppo lunghi, se la parola non mette radici,
e resta melodia ignota, segreta,
troppo lenti, se i sospiri non divengono poesie,
quasi vani, in una ricerca da continuare,
l’anima attende, assaggiando armonie;
l’orologio batte all’unisono col cuore,
lancette che danzano, sul quadrante,
allo sgorgare di una strofa tra le mani,
fiume impetuoso, acqua viva, dissetante,
la lentezza fugge, con rintocchi lontani,
resta una creativa vena ribelle,
fonte di libertà infinita,
le lancette volan tra le stelle,
in frenetici battiti di vita.


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Riflessioni e critiche

Cellulari tradizionali o smartphone?

di Patrizia Onori

Non ricordo più da quanto tempo non ricevo una lettera scritta a mano, dato che la tecnologia spesso ci porta a dimenticare l'emozione di poter inserire i nostri pensieri in modo che rimangano impressi su carta. Quanti bei momenti ho trascorso attendendo con ansia l'arrivo del postino per poter leggere attraverso la scrittura braille con attenzione le lettere che ricevevo da amici i quali mi scrivevano dalle diverse città d'Italia in cui vivevano. Quell'attesa era indescrivibile e l'arrivo di quelle lettere lo era altrettanto ed era altrettanto indescrivibile poter leggere pian piano quei sognanti racconti, potermi immedesimare grazie a quelle storie tutte molto diverse ma nello stesso tempo, in ognuna di loro trovavo qualcosa di bello e di particolare da apprendere. Oggi però, nonostante l'arrivo di smartphone e tablet, whatsapp messenger e facebook, mi diverto ancora a scrivere biglietti di auguri Natalizi, Pasquali e di compleanno e mi emoziona ancora fortemente spedire i miei piccoli scritti agli amici più cari. Nonostante sia particolarmente coinvolgente scrivere e spedire le lettere nella maniera tradizionale, attualmente grazie alla tecnologia abbiamo varie possibilità di approcciarci agli altri in modo semplice e veloce ma soprattutto molto comodo. Infatti, possiamo servirci dei cellulari tradizionali o degli Smartphone, con i primi è possibile produrre chiamate, messaggi, interagire nella rubrica dove ovviamente sono inseriti tutti i nostri contatti, chiamare e scrivere ai nostri amici ecc. Con gli Smartphone, sicuramente più moderni, è possibile realizzare le stesse cose ma questi meravigliosi apparecchi, ci offrono ulteriori possibilità di comunicazione, dato che possiamo interagire con i nostri contatti anche attraverso applicazioni più moderne come facebook, messenger, watsapp ecc, oltre ad interagire attraverso la tradizionale messaggistica e naturalmente le consuete telefonate. Alcune persone sono però al quanto titubanti ad avvicinarsi a questi moderni ausili, dato che molti tra i cellulari correnti, non sono provvisti della tastiera fisica ma possiedono una tastiera virtuale fruibile attraverso il touch screen "schermo tattile", quindi non avendo la sensazione di toccare fisicamente i tasti con le proprie dita, preferiscono fare a meno di questi utili e comodi mezzi di comunicazione. Io stessa, essendo affetta da disabilità visiva, non riuscivo a comprendere come un disabile visivo potesse utilizzare tali tipologie di cellulari, poichè ero aggrappata alla tradizionale tastiera, non tanto riguardo le telefonate da effettuare quanto la comunicazione attraverso la scrittura, poichè avendo un'assoluta padronanza della tastiera fisica, ho sempre creduto che scrivere toccando i tasti fosse più rapido e sicuro. Ho notato però con mio immenso stupore, che grazie alle sintesi vocali di apple e di android, è assolutamente possibile comunicare anche scrivendo, dato che tali sintetizzatori vocali riescono tranquillamente a descrivere ciò che tocchiamo sullo schermo scorrendo con le dita. Esistono due tipologie di Smartphone, infatti abbiamo la tecnologia apple con un sintetizzatore vocale denominato "Voice Over" considerata probabilmente più accessibile ai non vedenti ed abbiamo la tecnologia android con una buona sintesi vocale denominata "TalkBack", che ci permette comunque di interagire tranquillamente con i nostri contatti e di fruire delle applicazioni più all'avanguardia. In particolare, trovo molto comodo dato che lo utilizzo regolarmente, il cellulare LG H410 poichè è provvisto di entrambi le opzioni, infatti grazie a questo telefono che è un vero e proprio Smartphone ad un costo molto accessibile con tecnologia android, abbiamo la possibilità di interagire sia attraverso la tastiera fisica, sia attraverso il touch screen ed il tutto è supportato dalla sintesi vocale "TalkBack" di google. Esiste il cellulare LG H410 con tecnologia android e come ho appena descritto questo dispositivo è provvisto sia del touch screen sia della tastiera fisica ma so che ne esistono anche altri provvisti di entrambe le opzioni, quindi invito tutte le persone disabili visive, le persone affette da altre disabilità e le persone anziane ad usufruire di questi comodi mezzi di comunicazione, poichè credo sia giusto che tutti possiamo sentire più vicino chiunque viva lontano da noi, dato che grazie a questi ausili, ci viene offerta la possibilità di essere comunque presenti con le persone a cui teniamo pur vivendo a diversi chilometri di distanza. Pronto? Chi parla? Stabiliamo in autonomia, in libertà ed in modo veloce attraverso il cellulare, o con un comando vocale richiamando il nome dell'interlocutore, o agendo in modo tradizionale attraverso la tastiera richiamandolo dalna rubrica nuovi contatti di comunicazione fra le persone per trarne il meglio da tutto ciò! E' ovvio che la tecnologia non sostituisce e non sostituirà mai l'emozione di inviare o di ricevere una bella lettera cartacea, però ci offre numerose opportunità di relazione e particolarmente, ci mette nelle condizioni di esprimerci e di conoscerci in maniera più approfondita attraverso una costante comunicazione stando fuori casa senza dover utilizzare il computer. Con questi dispositivi utilizzabili tranquillamente anche da noi disabili visivi, dopo un minimo di istruzione, è possibile ad esempio per mezzo dell'applicazione denominata whatsapp, inviare messaggi nel formato testo o audiomessaggi, ricevere ed inviare foto, attraverso un apposito programma è possibile inoltre interagire via mail tramite la ricezione e l'invio dei messaggi di posta elettronica, abbiamo inoltre l'opportunità di farci vocalizzare dalla sintesi vocale istantaneamente l'orario, la data e le previsioni meteo, di comunicare attraverso facebook e messenger, di leggere libri nel formato testo, audiolibri ecc. Pensate a quante realtà è possibile ottenere grazie a questi semplici dispositivi e pensate soprattutto, alla magnificenza di poter realizzare tanto in breve tempo!


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Per vincere il terrorismo, bisogna vincere il terrore

di Arianna Frappini

Istanbul, Baghdad, Londra, San Pietroburgo, Stoccolma, Parigi. Il terrorismo è una piaga dei nostri tempi. Tutti gli attentati hanno causato numerose vittime e sono stati rivendicati dall’Isis (Stato islamico in Iraq e in Siria). Alcuni Stati hanno intrapreso un’azione militare contro il califfato. E tutti, ovviamente, sperano che il terrorismo sia sconfitto prima possibile, anche se, riconoscono tutti, non è una guerra tradizionale, ad armi spiegate, in campo aperto, il nemico è ovunque e in nessun posto. È per questo che, per vincere il terrorismo, non basta imbracciare le armi. Non è una responsabilità che ricade sulle spalle dei Governi e degli eserciti. È inutile lavarsene le mani e fregarsene. È una lotta che riguarda tutti e ognuno di noi, nel proprio piccolo, può vincere il terrorismo, combattendo le due piaghe che si accompagnano alle stragi e che aggiungono alla distruzione, altra distruzione, l’ignoranza e il terrore. L’ignoranza totale, alimentata dalla paura e dal terrore che Partiti come la Lega Nord in Italia e il Front National in Francia sembrano divertirsi a provocare nella gente comune. Questi Partiti cercano di convincere la gente che i nemici da combattere sono gli immigrati, tutti terroristi. E che, per difendersi dal terrorismo, vanno espulsi tutti gli immigrati musulmani. Che va combattuta l’immigrazione. Che vanno “rimandati tutti a casa”, anche se, dico io, una casa non ce l’hanno più. Cercano di convincere la gente comune che, be’, il nemico non è il terrorismo in sé, ma l’Islam, religione violenta, che incita all’odio e all’uccisione in nome di Allah. E la gente, ignorante e sciocca, ci crede. Per paura? Sì, ma non solo. Per la solita indolente pigrizia. Perché la gente ama avere tutto servito su un vassoio dorato, ama le soluzioni facili, ama le verità sostenute con veemenza e impeto. E detesta i ragionamenti, l’intelligenza. E si lascia incantare dai maghi della politica, che sfruttano la paura per accaparrarsi i consensi. La gente è completamente soggiogata dalle loro affermazioni razziste, perché vengono date per vere. Perché sembrano così ovvie, davanti agli attentati terroristici, è così ovvio, è così evidente. Più che altro è così facile, sbrigativo. Un esercizio che non richiede sforzi di intelligenza. Basta ascoltare le affermazioni dei Partiti razzisti, basta lasciarsi trasportare dalla violenza delle loro parole e si è convinti di avere un’idea chiara, la soluzione pronta a una piaga infinita, che, a malappena i Governi riescono a combattere. E, per di più, si dirà che è una propria idea. Che si sta Beneficiando della libertà di pensiero. E, invece, tutta questa gente non c’ha capito proprio niente. Certo, fa comodo rimanere in superficie, non scavare a fondo. SI fa presto a riportare affermazioni altrui, razziste e xenofobe. Certo, fa comodo. Ma sono ben lontane dalla realtà. Se queste persone potessero registrarsi mentre dicono “gli immigrati tutti a casa” e “Islam religione violenta” e poi potessero ascoltare le proprie parole a rallentatore, forse, si renderebbero conto di quante assurdità stanno dicendo. E, se non se ne rendono conto, cosa assai probabile, bastano due constatazioni per smontare completamente le loro affermazioni. La prima è che, effettivamente, una casa, gli immigrati non ce l’hanno. Non esiste proprio una casa in cui tornare, in cui “rimandarli”. Perché, pensate forse che fa piacere a tutta questa gente lasciare le proprie radici? Le proprie case? Il proprio Paese, territorio conosciuto, per avventurarsi in un mondo che si spera migliore e si trova ostile? Pensate, forse, che a questa gente faccia piacere rendersi conto che il proprio Paese è diventato un inferno invivibile? Fuggono dalla più atroce invenzione umana, la guerra. Che tutto distrugge, che tutto uccide. Anche le speranze. Una guerra, delle guerre. Che continuano a durare, sotto gli occhi indifferenti del mondo. In primis, in Siria. Qualcuno di voi ricorda, forse, com’è iniziata la guerra in Siria e cosa hanno fatto le nazioni che si definiscono tanto civili, USA ed Europa, per fermare lo scempio? È iniziata il 16 marzo 2011, quando, pacificamente (e sottolineo pacificamente), molti siriani sono scesi in piazza per rivendicare la libertà, contro la dittatura di Bashar al-Assad, che ha risposto a suon di bombe, sparando sulla folla. E sotto gli occhi dell’ONU, che tenta di votare risoluzioni, fermate continuamente da Russia e Cina. Sotto gli occhi di Usa ed Europa che non si muovono, no, perché, in Siria, ci sono pochi interessi economici da salvaguardare. Perché la Siria non è l’Iraq e neppure la Libia. Perché i diritti violati in Paesi con montagne di petrolio, certo, non sono uguali ai diritti violati in Paesi poveri di questa risorsa. E, ovviamente, è lecito non intervenire, ci si scarica la coscienza, dicendo che, più di tanto non si può fare, basta che Assad non uccida con le armi chimiche, come se, con quelle convenzionali, fare strage vada bene. Altro peccato di incoerenza. La prosecuzione della guerra in Siria è almeno in una buona percentuale responsabilità dell’Occidente, dei Paesi occidentali. Se avessero avuto la voglia di intervenire, in qualche modo, avrebbero fatto. Non avrebbero permesso che la guerra avvolgesse tutto. Che travolgesse ogni umanità e che desse spazio a fanatici folli di compiere le loro stragi, infiltrandosi nelle file dei ribelli civili, che erano scesi in piazza, soltanto per chiedere la fine della dittatura e la giusta libertà, che spetta a ogni essere umano. Ovviamente, ora, si è dimenticata completamente la Primavera araba in Siria. Ora è sceso un grande, confusionario, autunno. Dove dilaga l’estremismo e gode Bashar al-Assad, che può sparare sul suo popolo indisturbato, dicendo al mondo che, lui, combatte contro il terrorismo. Mica contro civili innocenti. E il mondo, come al solito, tace. Quindi, attenzione, perché la guerra in Siria e la conseguente immigrazione senza precedenti sono anche responsabilità di un Occidente che è rimasto indifferente e inerme, quando era ora di agire. E, per tutte le altre guerre, da cui gli immigrati fuggono, non cambia niente. Attenzione, perché i contrasti in Africa e le dinamiche in Medio Oriente sono per di più responsabilità della vecchia colonizzazione occidentale e, poi, dell’egemonia degli USA, che hanno sfruttato dei Paesi, per fare la guerra all’Unione Sovietica. La storia insegna e viene da lontano. E, prima di tutto, si noti l’aberrazione (perché è un’aberrazione) commessa dagli europei alla fine dell’Ottocento, seduti a un tavolino, cartina dell’Africa, matita alla mano, tracciano i confini di un continente enorme e decidono la spartizione. E in modo assolutamente arbitrario, alcuni Stati africani sono quadrati! Hanno unito popoli nemici da tempo, hanno separato popoli. Hanno sfruttato terre, hanno massacrato la gente comune. E, dopo la decolonizzazione, hanno continuato a interferire nella politica interna dei Paesi. Appoggiando dittature militari atroci, solo perché, be’, c’è il petrolio. In Libia, cosa è successo prima della Rivoluzione del 2011? Ora, mica lo dicono. Probabilmente, non lo riporteranno i libri di storia. Ve lo dico io quello che è successo: Gheddafi ha preso il potere nel 1969, è chiaro a tutti, subito, che si tratta di una dittatura militare, ne ha tutti i tratti, sale al Governo con la forza delle armi, espelle gli italolibici e gli ebrei, scrive le sue tesi nel Libro verde, designa il suo successore, reprime ogni forma di dissenso, imprigiona, tortura, uccide. E l’Occidente chiude gli occhi! Chiude gli occhi sulle atrocità della dittatura, dimentica che sono violati gli elementari diritti. Copre e copre i misfatti di Gheddafi, per poi, rendersi conto all’improvviso di tutte le atrocità che ha commesso, un bel giorno di febbraio, quando il popolo libico, arcistufo, scende in piazza, a protestare, e si mette a fare la Rivoluzione. E ora, via, tutti di corsa, a sostenere il Governo di transizione e a ricordarsi che, per quarant’anni, sono stati violati gli elementari diritti, perché non sia mai che l’Occidente perda, con il passaggio di Governo, l’accesso al petrolio. Non sia mai. E lo stesso è successo in Iraq. Altro che uso di armi chimiche da parte di Saddam Hussein. Che, magari, le ha usate pure, ma non è per difendere i civili dalla morte, che gli Stati Uniti si sono mossi. E, per la Siria e per tanti altri posti, tutti rimangono immobili. Perché? Perché non fa abbastanza comodo. Un’immigrazione senza precedenti, dicono, bene, responsabilità delle guerre, dei dittatori e dell’Occidente. Quindi, guardiamoci allo specchio prima di puntare il dito contro gli immigrati, che non sono altro che disperati, provenienti da Paesi rovinati, quasi in egual misura, dalle dittature e dall’imperialismo, prima militare, poi economico. e, dunque, i Paesi europei hanno tutti, senza distinzioni, tutti, l’obbligo morale di accogliere gli immigrati, visto che sono corresponsabili delle guerre. E poi hanno l’occasione pratica di dimostrare se conta ancora qualcosa la democrazia. Hanno il dovere morale! E, se questo non bastasse, ricordate che il tempo in cui noi italiani emigravamo non è così lontano, eravamo costretti a partire su barche di fortuna, anche noi in mano di trafficanti senza scrupoli, anche noi rischiavamo la vita in mare, anche noi morivamo, anche a noi, trattavano come cani. Quindi, vogliamo trattare i disperati di nuova generazione nello stesso modo? Come a noi, no, non va bene essere trattati male e guardati male, a loro sì: la coerenza è una virtù di pochi. E la seconda affermazione è ancora più assurda e inconsistente della prima. Ma la gente, mi chiedo io, si sente mentre dice “Islam religione violenta”? “Islam religione violenta”? e il problema è che non lo affermano solo gli ignoranti completi manipolati, ma anche molte persone che ritieni intelligenti, manipolate nello stesso modo. E sosterrebbero questo, anzitutto, perché i terroristi dicono di essere musulmani e di uccidere in nome di Allah. E, qualcuno aggiunge, perché nei Paesi arabi, i diritti non sono rispettati e le donne non valgono niente. Allora, facciamo un passo alla volta e cerchiamo di non fare confusione. Premetto che sono questioni troppo complesse e diverse per essere trattate adeguatamente nella stessa sede. Per quanto riguarda le ragioni dei diritti non rispettati e le donne che valgono meno di niente sono da attribuire a questioni politiche e culturali, non religiose. “Islam religione violenta” è un insulto bello e buono. Non esiste un Islam moderato e un Islam violento, l’Islam è solo la terza religione monoteista rivelata al profeta Maometto nel VII secolo d.C., i cui insegnamenti sono stati raccolti nel Corano, il libro sacro Dei musulmani. È una religione che ha moltissimi tratti in comune con Ebraismo e Cristianesimo, tiene in grande considerazione Abramo, Mosè e Gesù, considerandoli profeti fondamentali. E, come le altre due, predica l’amore, il perdono, il rispetto, la solidarietà. E depreca, nel modo più assoluto, il suicidio e l’omicidio. Un versetto del Corano recita, inequivocabile: “Chi uccide un innocente è come se uccidesse l’umanità intera”. Per l’Islam, per i buoni musulmani, i terroristi sono una distorsione della vera fede. Chi dice di uccidere in nome di Allah è un blasfemo, è un eretico, che deforma, a suo piacimento, i versetti del Corano. Com’è possibile? I terroristi dell’Isis interpretano alcuni versetti del Corano alla lettera. Il libro sacro dell’Islam è un libro pieno di poesia e metafore e queste vanno capite, comprese scavando a fondo e contestualizzate. Se, nel Corano, ci sono alcuni versetti che parlano di guerre contro gli altri popoli e dell’esigenza di far valere la fede sugli infedeli, questi si riferiscono al VII secolo d.C., all’inizio dell’Islam, quando la religione islamica era una minoranza. Quando gli arabi costituivano un Impero e miravano a conquistare gli altri popoli, per diffondere la fede nascente. Come fecero i cristiani, del resto. Quei versetti contengono consigli pratici per la conquista e la diffusione dell’Islam, in quel determinato momento storico. E, con la definizione di “infedeli” ci si riferisce, soprattutto, ai pagani, che adoravano gli idoli di pietra. Quei versetti appartengono al passato, a indicazioni pratiche adatte solo per quel contesto, che non hanno motivo di sussistere in altri contesti. Tutte le altre indicazioni sono di portata universale e senza tempo. E, in ogni caso, vanno interpretate adeguatamente, per capire la parola di Dio, non si può rimanere alla superficie. La religione riguarda la parte più intima dell’individuo, riguarda lo spirito e non il corpo, riguarda la sfera spirituale, non quella materiale, della realtà più profonda, non di quella superficiale. E profondamente, va interpretata. Qualsiasi interpretazione superficiale di un testo sacro è fuorviante. Nel Corano, come nella Bibbia. Certi passi sono chiari a primo impatto, altri sono così profondi e complicati, che vanno letti e riletti. E questo vale per tutte le religioni del mondo, sia ben chiaro. A me, personalmente, a volte, è successo che vado alla Messa, ascolto le letture e, senza spiegazione del parroco o senza una rilettura più profonda, semplicemente, non ci capisco niente. e potrei interpretare il passo in modo assolutamente diverso da quello reale. E così nel Corano, così per l’Islam, la terza religione rivelata e la seconda al mondo. Se tutto quello che è stato detto fin qui non basta, si guardino le statistiche. E si scoprirà che, al mondo, ci sono circa 1,8 miliardi di musulmani, che costituiscono circa il 23% della popolazione mondiale. L’Islam è la religione di quasi due miliardi di persone, una buona fetta della popolazione mondiale. E i terroristi, per quanto sono numerosi e possono fare danni, rimangono comunque una piccolissima parte della massa, non sono che una distorsione. Non sono che la percentuale di musulmani che si definiscono tali, ma in realtà, sono semplicemente blasfemi, che saranno giudicati dall’Altissimo, che provvederà. Quindi, mentre i nostri Governi combattono militarmente, cominciamo a combattere anche noi. Cominciamo a fare chiarezza, cominciamo a bandire l’ignoranza. E a smetterla di puntare il dito contro i musulmani, che sono fratelli nostri, spaventati come noi, arrabbiati come noi, scioccati come noi, attaccati come noi. Sì, perché, anche se a tutti piace ignorarlo, gli attacchi non si sono verificati soltanto in città europee, come Londra, Parigi, Nizza, Bruxelles, San Pietroburgo, Berlino, Monaco di Baviera, Copenaghen, Stoccolma, ma anche in città come Istanbul, Ancara, Baghdad, Damasco, Dacca, Tunisi, Il Cairo, Sanaa, Kabul. Tutte città, queste ultime, di Paesi arabi. Quindi, che sia ben chiaro, i terroristi non se la prendono solo con gli occidentali, con i francesi, con gli americani, assolutamente no! Se la prendono, in primis, con tutti gli arabi, con i veri musulmani, che si oppongono al loro regime di violenza e terrore. Il loro scopo è mietere vittime, sì, ma principalmente per causare terrore, per diffondere il panico e per spaccare il mondo in due. L’unico scopo dei terroristi è mettere, gli uni contro gli altri, gli occidentali e gli arabi, perché si facciano la guerra tra di loro, perché si odino e si combattano militarmente. Il loro scopo è quello di mettere in cattiva luce tutti i musulmani, sia i nuovi immigrati, sia quelli che si trovano da tempo immemorabile sul suolo europeo. E si sentono francesi, italiani, ecc.. E considerano il Paese d’adozione come il loro Paese (spesso ci sono nati pure). E, davanti a un attacco terroristico alla tua nazione, il tuo Paese reagisce puntando il dito non contro i terroristi responsabili, ma contro di te, solo perché sei musulmano e i terroristi si definiscono erroneamente tali. Avete la più pallida idea di come si possa sentire un musulmano francese o un musulmano italiano,avendo la certezza atroce che il suo Paese punta il dito contro di lui? Che i suoi connazionali cominciano a guardarlo male, solo perché professa la sua fede? Attenzione, perché un atteggiamento così ostile e così manifestatamente razzista e ingiusto è controproducente. Altro che si combatte il terrorismo seguendo Partiti come la Lega Nord e il Front National! Questi Partiti razzisti, con le loro campagne di terrore, fanno il gioco dell’Isis. Cos’è che vogliono i terroristi? Separare e mettere gli uni contro gli altri gli occidentali e gli arabi. Bene, con questi pregiudizi e questa totale ignoranza, ci stanno riuscendo. E i cari Partiti di Estrema Destra stanno dando una mano non indifferente al terrorismo. È così che vogliamo vincere? Vincendo sul campo militare e perdendo nelle piazze, per le strade, nelle case? È così che vogliamo estirpare il terrorismo, un’erba cattiva che si è insinuata nella nostra multiculturale convivenza civile? È così che ci vantiamo di vivere nel XXI secolo, in paesi liberi, democratici e civili? Visto che abbiamo la fortuna di vivere in Paesi liberi, democratici e civili, beneficiamo del tutto della libertà di pensiero e di espressione che tanto faticosamente i nostri antenati hanno conquistato per noi: sì, cominciamo a rendere effettive le conquiste di democrazia e libertà, iniziando a pensare con la propria testa e, alle minacce del terrorismo e alle urla razziste di certi Partiti, rispondiamo con il lume dell’intelligenza e con un po’ (che ne basta poco) di buon senso. Perché l’Occidente e l’Oriente hanno molto da darsi reciprocamente e perché sono inscindibili, come i punti cardinali dove tramonta e sorge il Sole.


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Cresce la tensione nella penisola coreana e nel mare cinese meridionale.

di Renzo Coletti

Tensioni nella Penisola coreana e nel Mar Cinese Meridionale Lunedì [29 maggio] Pyongyang ha testato un missile balistico a corto raggio, che ha coperto una distanza di circa 450 km prima di precipitare nelle acque della zona economica giapponese. In risposta a questo atto, il Primo Ministro Shinzo Abe ha dichiarato: “come abbiamo concordato (al vertice del G7 appena concluso), la questione della Corea del Nord è una priorità fondamentale per la comunità internazionale. Lavorando con gli Stati Uniti… verranno intraprese azioni specifiche (non precisate)”. Il lancio di lunedì è stato il terzo da quando il presidente sudcoreano Moon Jae-in è entrato in carica il 10 maggio, Pyongyang ha deciso di sviluppare un deterrente efficace contro la minacciata aggressione statunitense e il diritto internazionale afferma il diritto all’autodifesa. Una dichiarazione della Casa Bianca ha detto che Trump è stato informato del lancio, e il Pacific Command americano ha detto di aver tenuto traccia per sei minuti di quello che sembrava missile balistico a breve raggio, affermando che non rappresentava una minaccia alla regione. Seguiranno probabilmente ulteriori azioni del Consiglio di Sicurezza. Al notiziario della domenica della CBS, Face the Nation, il Segretario alla Difesa americano Mattis ha dichiarato che se scoppierà un conflitto in Corea, sarà “probabilmente il peggior tipo di combattimento nella storia dei popoli”. Pyongyang “ha centinaia di cannoni e lanciarazzi che possono raggiungere una delle città più densamente popolate della terra”, ha detto riferendosi a Seul, Corea del Sud. “E in caso di guerra”, la Cina, il Giappone e la Russia saranno in pericolo, ha aggiunto, affermando anche in modo ridicolo che la Corea del Nord è “una minaccia diretta agli Stati Uniti”, quando è vero il contrario. Il Presidente Moon ha messo in guardia dall’infrangere le speranze di pace nella penisola e ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza Nazionale. Le politiche occidentali e regionali ostili verso Pyongyang costringono il suo governo a sviluppare deterrenti in caso di guerra. Qualsiasi altra azione sarebbe irresponsabile. Mosca ha invitato alla calma e ad evitare soprattutto “attività militari nella regione”. Nel frattempo, Pechino ha reagito bruscamente alle “osservazioni irresponsabili” dei paesi del G7, il portavoce del Ministero degli Esteri Lu Kang ha detto: “Siamo profondamente insoddisfatti del Vertice del G7 che ha trattato le questioni del Mar della Cina Orientale e Meridionale come se fossero diritto internazionale”. La posizione della Cina è “chiara e coerente”, impegnata a risolvere le controversie diplomaticamente. “Speriamo che il G7 e i paesi al di fuori delle regioni interessate capiscano chiaramente la situazione, rispettino le loro promesse di non prendere posizione nelle controversie, rispettino pienamente gli sforzi dei paesi della regione per gestire le controversie, smettano di dire cose irresponsabili e svolgano un ruolo costruttivo per la pace e la stabilità regionale”. Pechino si è lamentata delle provocazioni americane in una zona del mondo non propria, compresa una nave da guerra del Pentagono che è entrata nelle acque vicine alla cinese Scogliera Mischief, parte delle sue Isole Spratly nel Mar Cinese Meridionale, e che il Ministero della Difesa cinese ha avvertito di lasciare la zona. Un commento del cinese People’s Daily[in Inglese] intitolato “I cattivi sono i primi a lamentarsi”, affermava: “se vieni alle porte della Cina in cerca di guai, poi non lamentarti”. “Questa non è la prima volta che gli Stati Uniti hanno provocato la Cina. Le (loro) provocazioni sempre più frequenti (sono) un segno preoccupante per la pace e la stabilità della regione duramente conquistata”. Gli obiettivi imperiali di Washington non sono cambiati: cercare il “dominio militare (sulla) regione dell’Asia Pacifica per massimizzare il potere relativo”. “Le frequenti attività di ricognizione delle navi e degli aerei militari statunitensi e sono la causa principale dei problemi di sicurezza tra i due paesi, secondo il Ministero della Difesa Nazionale della Cina, e la Cina ha invitato gli Stati Uniti a porre fine a queste attività”. “Basta infastidire il pacifico panda”. È improbabile che Washington obbedisca, per via della sua mania di dominio globale incontrastato, nonostante il rischio di un’inimmaginabile guerra nucleare.


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Tempo libero

Barbara Contini, una che scocca certe frecce!

di Giuseppe Lurgio

Non è un caso se questo articolo porta questo titolo, e leggendo di seguito capirete il perché. Ha fatto molto scalpore, tra coloro che seguono gli sport praticati dai disabili, la straordinaria vittoria di Barbara Contini. Campionessa italiana di tiro con l'arco per non vedenti il 28 - 29 gennaio 2017 durante i Campionati Italiani Indoor di tiro con L'arco ParaArchery, tenutisi a Suzzara (Mantova), Barbara ha portato a casa ben due medaglie di cui una d'oro e una d'argento. Prendendo come spunto questo avvenimento, colgo l'occasione per fare una chiacchierata con Barbara che, trà l'altro, è una persona unica per simpatia e disponibilità! Ecco qui, di seguito, l'intervista. --- D) Nel ringraziare la nostra ospite per averci concesso l'onore di averla qui tra le pagine del nostro periodico, vado subito a chiedere a Barbara di parlarci un po di lei, atleta e donna, in modo che i nostri lettori entrino, per così dire, "nel personaggio!". R)Un saluto a tutti e grazie mille per avermi invitato sulle pagine del vostro giornale. Debbo parlarvi di me… Beh, sono alta 1 metro e 65, ho i capelli castani, lisci e lunghie gli occhi verdi. Scherzi a parte, volevo darvi delle precise indicazioni. Per il resto: sono affetta da una forma di retinite pigmentosa che mi ha colpito già ad uno stadio avanzato in tenerissima età. Mi piace dire di avere la retina fashion perché completamente coperta da macchie nere, un po’ come la livrea del ghepardo. Sono nata e cresciuta in un paesino vicino a Milano, Robecco sul Naviglio, in una vecchia cascina dove ho trascorso gli anni più spensierati. Animali da cortile, cani, gatti, mucche ed asini erano i miei compagni di gioco. Credo che il contatto con la terra e la natura sia una parte fondante della mia vita e del mio carattere. Quando ancora i miei occhi erano capaci di leggere un libro stampato con l’ausilio di occhiali correttivi, adoravo nascondermi sotto un salice piangente, in un angolo del cascinale, e passavo lì ore e ore immersa nella lettura di libri di avventura o di fantasy, ma anche saggi o classici della letteratura italiana e straniera. È stato un trauma quando il mio visus si è ridotto tanto da non permettermi più questi momenti di immersione tra le pagine fruscianti dei libri che tanto amavo. Potevo, a ragione, essere tranquillamente definita un topo da biblioteca. La passione per lo sport è arrivata decisamente dopo. Forse potrei dire che l’idea dell’arrampicata poteva essere già interessante all’epoca, ma solo per raggiungere i frutti maturi sugli alberi. Ora, da adulta, sugli alberi non salgo più, e ho deciso di imparare a nuotare oltre che a seguire la mia passione per la corda che scocca le frecce. Nel tempo che non trascorro sul campo di allenamento, lavoro presso Amiacque, una società che si occupa della fornitura di acqua potabile e delle reti fognarie, in pratica di tutto il ciclo integrato dell’acqua. In ufficio rispondo alle telefonate al centralino e mi occupo della raccolta di dati statistici per la direzione delle Risorse Umane. E poi mi diverto a fare la guida alla mostra Dialogo nel Buio, che si trova in pianta stabile dal 2006 presso l’Istituto dei Ciechi di Milano. In pratica non sto ferma un momento, ma non riuscirei a pensarmi tranquilla senza nulla da fare. D)Il 28 e il 29 Gennaio di quest'anno nel corso del Campionato Italiano Indoor di tiro con L'arco ParaArchery hai portato a casa due medaglie, una d'oro e una d'argento, diventando campionessa Italiana di questa specialità. Te lo aspettavi, o è stata una sorpresa? Ci racconti un po le tue sensazioni?Cosa si prova quando si vince un premio così importante? R)Beh, in verità mi ero preparata molto nel corso dei mesi precedenti. Gli allenamenti erano a scadenza regolare durante la settimana e, nei week end, avevo predisposto, in accordo col mio istruttore, circa 2 o 3 gare scelte all’interno del ricco calendario federale. Sì, perché le gare di tiro con l’arco si effettuano tutti insieme, disabili e non. Credo che questa sia una delle esperienze più belle che questo sport può dare a tutti i suoi praticanti. Ma ti dicevo: allenamento e gare di verifica. Questo è stato il lavoro che mi ha portato ad una preparazione adatta ad affrontare una gara nazionale che non è mai facile. I risultati che portavo nel mio ranching, gara dopo gara, erano buoni, e potevano far sperare in un risultato simile, ma, come vi dicevo, la certezza arriva solo quando ti ritrovi appesa al collo una medaglia che brilla come il sole. Posso raccontarti un aneddoto? In una di queste gare preparatorie ho portato a casa un grande risultato: 393 punti, che sarebbe un record a livello europeo che, a causa del regolamento, non è stato possibile convalidare. Infatti, il regolamento internazionale prevede che, per essere convalidato, un record sovranazionale debba essere ratificato dalla firma di almeno tre arbitri. E la gara in cui ho raggiunto quel bel punteggio, purtroppo, ne aveva solo uno perché si trattava di una gara di categoria interregionale, che quindi prevede uno o al massimo due arbitri, a seconda del numero degli iscritti. Che peccato, no? Mi chiedi se me l’aspettavo? Beh, non posso dirti un sì certo, ma un ci credevo fin dall’inizio. Sì, ci credevo e volevo vincere quella medaglia. Per me era il riconoscimento della validità del lavoro svolto nei mesi di allenamento e lo sprono a continuare su quella linea. Com’è sentirsi una medaglia d’oro al collo? In effetti, se debbo essere sincera, non ne sentivo nemmeno il peso. Era come se fosse fatta di nuvole. E anch’io ero fatta di nuvole. Mi sentivo leggera e fluttuante. La stessa sensazione l’avevo avuta nel 2013 quando, a Capaci (Palermo), avevo vinto la mia prima medaglia d’oro in un campionato nazionale. Quella gara, però, era all’aperto, con regole un po’ differenti: il bersaglio era posizionato a 30 metri ed era di un diametro di 80 centimetri, e si tirano 72 frecce. Come vedi è davvero un’altra gara, visto che in palestra non c’è l’incognita tempo… Ma, in totale sincerità, ti dico che quando ti mettono al collo una medaglia d’oro, l’emozione è sempre tanta e sempre nuova. Non mi ci potrei mai abituare: sarebbe sempre qualcosa di unico, per me. Ecco, una cosa però non cambia mai: il desiderio di riaverla al collo. Quello no. Ed è sempre nuovo, sempre rinnovato. E adesso mi sto preparando per i campionati nazionali outdoor che si terranno a Castenaso (Bologna)il prossimo 3 e 4 giugno. Non dico altro… D)Come è nata in tè la passione per questo tipo di sport? Hai seguito un tuo istinto o, magari, sei stata stimolata da qualcuno che gia lo praticava? R)Credo che a questo punto deluderò tutti quelli che mi stanno leggendo… Non è mai stato un desiderio o un sogno nel cassetto, per me, il tiro con l’arco. È stato un incontro incidentale, fortuito. Non sono stata io ad andare a cercarlo, ma è stato lui a venire da me, a cercarmi. Ti prego di non sorridere a queste mie parole: non sono licenze poetiche, ma la verità. Non mi piace il calcio: non lo ritengo uno sport istruttivo. Invece ho sempre seguito gli altri sport, soprattutto adoravo guardare le olimpiadi. Mi piacevano sia gli sport a squadre sia gli sport individuali. Questi ultimi anche di più. Ricordo le serate passate davanti allo schermo a vedere le olimpiadi di Barcellona, da bambina: che bello era. E mi piaceva in particolare la scherma. Con mio fratello c’eravamo fatte delle finte spade con rami di sambuco: che botte che ci davamo. Quanto ci siamo divertiti. Mi piacevano i tuffi, perché trattenevo il respiro fino a quando il tuffatore entrava in acqua… E poi le ragazze del nuoto sincronizzato: non le vedevo ma immaginavo i volteggi in acqua sulle note di musica. E poi la corsa agli ostacoli: ho sempre adorato i cavalli… Come vedi sono sempre stata amante degli sport, ma rimanevo alla finestra a guardarli. Poi, nel 2008, mi hanno asportato un nodulo benigno. Qualche tempo dopo, al termine della convalescenza, il desiderio di mettermi in gioco è stato forte, e ho deciso di praticare dello sport in modo attivo. Ho chiesto quindi al presidente del Gruppo sportivo dell’Istituto dei Ciechi di Milano un aiuto. La mia prima richiesta è stata di poter fare scherma. La risposta, all’epoca, fu negativa, ma di rimbalzo mi propose un altro sport che fosse legato alle armi, come il tiro con la’rco, che avevano inserito tra le attività sportive del gruppo l’anno prima. Ho provato, e mi è piaciuto. Mi è piaciuto talmente tanto che sono arrivata ad oggi con otto anni di frecce alle spalle. Nel corso di questi anni ho conosciuto gli arcieri paralimpici aventi disabilità motoria, gli arcieri della nazionale “maggiore”, e tante persone, bambini e non, che sulla linea di tiro, insieme a me, hanno partecipato a gare di calendario oppure hanno tirato le loro frecce d’allenamento. Ho conosciuto anche altri arcieri non vedenti o ipovedenti delle altre nazioni europee: è importante quando insieme ci si ritrova per fare tornei, sicuramente per una crescita personale. Si impara sempre guardando cosa fanno all’estero, o, comunque, si può essere maggiormente critici su lavoro che si sta portando avanti. D) Scusa la mia curiosità, ma credo sia anche quella dei nostri lettori che non hanno a che fare con le discipline sportive: ora ci devi spiegare come fà una persona nonvedente a colpire con una freccia un bersaglio a circa venti metri di distanza!Ci sono degli strumenti appositi che ti aiutano a colpire, giusto? R)Certo, del resto la domanda è più che lecita. Per mirare non vedenti e ipovedenti utilizzano un sistema tattile. In pratica si tratta di una struttura di metallo, acciaio o alluminio, che viene fissata al terreno tramite dei picchetti o dello schotch, a seconda della tipologia del terreno (campo o palestra). È l’accompagnatore, o spotter, che si occupa di fissare il mirino al terreno. Naturalmente questi è un vedente. Per spiegarvi meglio la forma ho bisogno di tutta la vostra immaginazione possibile, di tutta la vostra fantasia; e ho bisogno che andiate a recuperare i rudimenti di disegno tecnico appresi alle medie. Bene. Immaginate di vedere un angolo in proiezione ortogonale tridimensionale, oppure in assonometria. Pensate di vedere una T posata sul terreno, e, all’incrocio degli assi della T salire un’altra pertica verticale, alla cui sommità si trova una ulteriore barretta orizzontale. In pratica: il lato lungo della T dà la posizione dei piedi, mentre la barretta scorrevole posta sulla pertica dà la direzione del bersaglio con alzo e brandeggio. Le dimensioni di questa struttura sono indicate sul regolamento internazionale per il tiro con l’arco paralimpico approvato dalla World Archery, la federazione che a livello internazionale gestisce tutte le attività legate al tiro con l’arco. So che non è semplice immaginare una struttura simile: spero quindi di essere stata il più efficace possibile nella spiegazione. Posizionato il mirino tattile, l’accompagnatore si occupa di regolarlo, portando il punto di contatto della mano dell’atleta sul centro giallo del bersaglio. E poi… E poi è tutta destrezza dell’arciere; è tutta capacità di eseguire i movimenti corretti, sempre uguali, freccia dopo freccia, mettendo in pratica la tecnica che si è imparata e sperimentata più e più volte durante gli allenamenti. In teoria, tutto facile. In pratica, non è mai così. Il tiro con l’arco non è uno sport che stanca fisicamente l’atleta, ma la concentrazione che occorre per ripetere lo stesso movimento nel modo più preciso possibile, comporta una stanchezza mentale rilevante. D) Un disabile che voglia apprendere questa disciplina sportiva cosa può fare? Da dove incominciare?Ci sono strutture adatte a insegnare questo sport in Italia? R) La Federazione Italiana di Tiro con l’Arco è stata una delle prime federazioni che hanno accolto al loro interno la componente paralimpica che il CIP aveva fatto affluire nelle diverse federazioni all’incirca nel 2010. Per i disabili motori l’attività sportiva di tiro con l’arco annovera ormai anni di rodaggio e lavoro. Ci sono centri spinali in Italia che sono convenzionati con il CIP e la FITArco che fanno imparare i primi rudimenti della disciplina. Il tiro con l’arco non vedenti, al contrario, è una disciplina in sé ancora giovane: si parla di poco più di dieci anni fa. Ma il movimento paralimpico dei disabili visivi è aumentato di anno in anno, raggiungendo, oggi, più di una trentina di iscritti alla Federazione. Certo non tutti gli iscritti sono degli agonisti sfegatati, e tra loro ci sono anche quelli che lo fanno come attività ludica, come passatempo. Ed è giusto che sia così. La FITArco, negli anni scorsi, ha indetto corsi di aggiornamento e formazione per creare istruttori e allenatori capaci e competenti nell’ambito delle disabilità motoria e sensoriale. I corsi sono stati tenuti dagli istruttori della nazionale italiana paralimpica, Willy Fuxova e Marco Pedrazzi. Se qualcuno che sta leggendo avesse voglia di imparare a scoccare qualche freccia, può rivolgersi direttamente agli uffici federali, chiedendo del responsabile del settore paralimpico, che, di certo, saprà indicargli dove, nella sua regione o nella sua provincia, può trovare un istruttore capace. Oppure, se ha voglia di smanettare un po’ sul sito federale, può gironzolare nell’elenco degli allenatori per vedere a che società sportiva rivolgersi. Magari vicino casa c’è una società di tiro con l’arco che può fare al caso suo. D) Consultando il tuo curriculum, mi rendo conto che sei una persona super impegnata e che le tue attività spaziano dal lavoro, allo sport e a collaborazioni varie. Mi chiedevo, in un’ipotetica scala, in quale gradino metteresti il tiro con l'arco? R)Beh, ti risponderei, senza dubbio, al primo posto. Ma non so se il mio direttore, in ufficio, ne sarebbe troppo contento! D) Leggendo sempre dal tuo ricco curriculum, vedo che sei anche una Speaker motivazionale. Ti va di spiegarci in parole povere cosa significa? R)si tratta di un’attività che svolgo con un’azienda che si occupa di formazione del personale. Vengo chiamata da loro per svolgere dei laboratori con gruppi di dipendenti di imprese loro clienti. Oppure tengo lezioni frontali, raccontando un po’ della mia vita e di come ho affrontato le sfide che mi sono trovata davanti. È un’attività che mi diverte molto, dandomi riscontri interessanti anche dopo. Quando loro mi chiamano so già che mi divertirò un sacco. Vi racconto solo un fatto che è successo durante uno di questi laboratori. Immaginatevi la location: un castello nel midi della Francia, zona foce del rodano. Le attività si svolgevano suddivise in tre giornate, e la mia era l’ultima di queste. Abbiamo convissuto insieme, per quei tre giorni, nel castello ed era, per me, un po come giocare a nascondino, come diventare il fantasma del castello, perché dovevo essere vista solo al momento del mio laboratorio. Quindi, l’ultimo giorno, dopo aver fatto colazione, il gruppetto delle “mie vittime” si è recato a visitare un’azienda locale. Al loro ritorno, in un praticello, che costeggiava la salita pedonale che portava al castello, hanno trovato me vestita di tutto punto con la divisa della società di tiro presso cui sono iscritta, con il mio arco in mano, gli occhiali oscurati calati sugli occhi, il mirino tattile ben fissato al terreno e un paglioncino a una decina di metri col suo bel bersaglio colorato. Ed io naturalmente stavo tirando frecce… Immaginati solo le loro faccie e le loro espressioni. D) Altra cosa che pare ti riesca molto bene è il canto! Infatti dal maggio 2008 sei componente della Corale Elevata Canit del Duomo di Milano (coro misto e poi coro femminile) diretto dal direttore e soprano Margherita Tomasi. A tal proposito, ti chiedo: sei attratta anche da altri generi musicali? La musica ti accompagna anche durante gli allenamenti o durante la giornata? Insomma, sei una musicodipendente? R)Beh, sì: sono una musicodipendente. Canto da quando sono piccola così, il quando si perde nella notte dei tempi. Il ricordo più bello che ho legato al canto è la voce di mia nonna materna: lei era una delle ultime mondine che pulivano i campi di riso dalle erbe infestanti nella zona del vercellese-vigevanese. Aveva una voce graffiante, come solo nei canti popolari si può sentire. Oggi forse quelle vocalità non sarebbero molto apprezzate, ma a me, bambina, piacevano tanto. Ho anche un ricordo non molto edificante, e non per me… Si tratta della maestra che alle elementari gestiva le lezioni del pomeriggio: lei si occupava, insieme alle due maestre del mattino, di gestire le recite natalizie delle due classi del mio anno. Le recite sono sempre riletture legate alla nascita di Gesù, e a me piaceva davvero tanto l’idea di poter fare parte del coro degli angeli. I cantori vestivano con una lunga camicia da notte bianca e sul capo avevano un festone argentato, identico a quelli che si mettono sull’albero di Natale. Ecco, anch’io volevo vestirmi così. Avevo fatto carte false per poter entrare nel coro, ma la risposta che all’epoca mi diede la maestra del pomeriggio fu un secco no perché, a suo dire, io ero stonata. Stonata: una parola che mi è risuonata nella testa per anni. E negli anni la mia voce, grazie a un buon orecchio, è migliorata fino a raggiungere risultati interessanti sostenuta da esercizi vocali impartiti dalla maestra Margherita. Ma a lei sono approdata con un bagaglio vocale non indifferente e con una voce già ben rodata e impostata, su cui lei ha lavorato benissimo aiutandomi a renderla migliore. Purtroppo l’esperienza del coro Elevata Canit presso il Duomo di Milano è terminata per volontà dell’arciprete del Duomo stesso. Le motivazioni sono legate a problemi economici della curia. Sapendo che eravamo un coro vagante in cerca di una nuova sede, la parrocchia di Sant’Andrea in Porta Romana ci ha accolti a braccia aperte, creando una celebrazione apposta per essere animata da noi la domenica sera alle 19 in punto. Ora ci stiamo allineando alle esigenze e richieste della nuova sede, e spesso usciamo ancora per concerti e animazioni per cerimonie, come abbiamo fatto fino ad oggi. Mi chiedi se la musica mi accompagna durante la mia giornata? In verità in ufficio non si può avere musica accesa, ma la mia testolina è capace di raccogliere nella memoria spezzoni di brani e spesso mi trastullo mediante questa musica interiore. Poi, se abbiamo corali o anche semplici canti da imparare, spesso le musiche sono ronzanti nelle orecchie dalla mattina alla sera. Durante allenamenti e gare è difficile che ci sia musica. A volte, durante le gare, qualche società mette della musica di sottofondo nei momenti in cui si vanno a ritirare le frecce e si calcolano i punti, oltre all’inno nazionale che viene suonato all’apertura della gara. Che musica ascolto? Beh, spesso sento musica sacra, certo per imparare i pezzi per il coro, ma anche per cercare qualcosa di carino da proporre alla mia maestra. Poi, se debbo dire il vero, è una musica che amo molto. La musica moderna al confronto appare vuota e senza spessore. Le voci dei cantanti di leggera, se confrontate con un cantante di musica sacra, ma soprattutto di musica lirica, sembrano gli squittii di topini. Semplicemente mancano gli armonici, per parlare in modo tecnico. Amo molto anche la storia musicale: i brani sinfonici dei classici, Bach e Handel, la musica barocca e la lirica. Spesso vado alla Scala di Milano per assistere a rappresentazioni di opere. Adoro Verdi, Rossini e Puccini, ma non disdegno lo Schiaccianoci di Cajkovskij o I quadri daun’esposizione di Musorgskij. Se venissi a casa mia, comunque, troveresti un’ampia discografia: ci sono cd di musica new age, musica celtica, rock inglese e americano anni ’50-’60, tutto Allevi, qualcosa di Ludovico Einaudi, le canzoni di Natale cantate dall’Antognano, qualcosa di Celine Dion e Mariah Carey, musica medievale e del barocco francese, cd strumentali per soli flauti o soli violini o solo organo, un’ampia collezione di cantanti francesi, il cd del musical Notre-Dame de Paris di Cocciante, ma anche gli album dei Take That e di Elton John… Ho veramente di tutto, ascolto veramente di tutto. Ma non solo: ho un cagnolino musicofilo. Sì sì, non ridere, è vero. Febo, il mio bassotto tedesco a pelo duro, è un grande esperto ed estimatore di musica. Quando con la corale siamo in concerto, lui viene sempre ad ascoltarci; ed è molto attento a tutto. Del resto, l’ho abituato bene: quando gli faccio il bagnetto, per tenerlo tranquillo nella doccia, mi tocca cantare per lui, solo per lui. Ti assicuro che funziona. E se provo a smettere si agita come un forsennato. Margherita, la mia maestra, lo ha elevato a mascotte del coro vista la sua capacità di individuare, ringhiando leggermente, quando qualcuno esegue una nota errata. È davvero simpatico perché si gira dritto dritto a guardare chi ha stonato. Qualcuno potrebbe dargli del cattivaccio. Come vedi ho corrotto anche un povero piccolo cucciolo indifeso alle pratiche musicali, o forse l’ho semplicemente ben educato. Decidete voi. D) Visto che hai conseguito una Laurea Triennale in Lettere Moderne con indirizzo Editoriale presso la sede di Milano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con una tesi dal titolo “Leggere in grande. Studio su un modello di editoria accessibile agli ipovedenti”, puoi fare un punto su questo argomento che pur interessa tanti lettori. Secondo te, è a buon punto la fruibilità dei testi da parte dei non vedenti, o si può e si deve fare ancora tanto? R)Il lavoro di ricerca sotteso alla tesi della laurea triennale era legato alla pubblicazione in cartaceo, mentre ora sto raccogliendo materiale per redigere la tesi della laurea magistrale sugli ebook. Volevo, in tal modo, completare il panorama della fruibilità alla cultura scritta per ipovedenti e non vedenti. Credo che in Italiaci sia ancora molto da fare per raggiungere un grado di completo accesso alla cultura. Dai primi anni della Biblioteca Regina Margherita si è fatta molta strada, e, oggi, possiamo trovare, grazie al Progetto Libri Italiani Accessibili (LIA) promosso dall’Associazione Italiana Editori, dei pdf che sono perfettamente compatibili con la tecnologia assistiva di cui sono dotati i ciechi. Alcune case editrici forniscono, in acquisto, loro stessi direttamente gli ebook, altre, invece, li mettono in vendita su apposite piattaforme. Tutto questo è davvero importante. Molti passi avanti sono stati fatti, ma il cammino è ancora lungo per giungere alla completa accessibilità. Per arrivare alla piena autonomia e alla soddisfazione dei punti del Trattato di Marrachech, molto ha ancora da farsi. Ma io non demordo, e continuo a voler leggere. D) Barbara, hai un sogno nel cassetto che vorresti a breve vedere realizzato? R)Sogni ne ho tanti, alcuni più grandi, altri più piccoli. Per non tediare troppo, ve ne dico solo due: uno grande grande e uno più piccolino. Partirei dal piccolo. Mi piacerebbe vedere pubblicata la mia tesi di laurea, o meglio le mie tesi di laurea. Credo che il lavoro di ricerca che vi è sotteso abbia portato a dei buoni frutti argomentativi. Ma ci sarebbe anche lo spazio per un altro sogno piccolo… Mi piacerebbe tanto incontrare Alex Zanardi. Ritengo che sia una persona positiva, capace di incarnare la voglia di vivere e la voglia di andare avanti nonostante tutte le difficoltà che si parano sul cammino. Ha uno spirito sereno e allegro: mi piace molto e un giorno vorrei tanto stringergli la mano da atleta ad atleta. Chissà! Mentre il sogno grande grande è quello di poter vestire la maglia della nazionale italiana alle prossime paralimpiadi di Tokio, nel 2020. È grande, no? D) Riguardo la carriera sportiva, puoi darci in anteprima qualche news riguardo a una tua prossima partecipazione? R)A giugno, il 3 e il 4, sarò a Castenaso (Bologna) per il campionato italiano outdoor. Se i lettori hanno voglia di vedere in streaming la gara possono farlo sul canale YouArco, piattaforma di You Tube. Poi, le gare non finiscono… nel mese di maggio sarò a Torino, a Milano. Nel mese di giugno a Pavia, Vigevano, Canegrate, a luglio a Vimercate e a Oleggio… Sono tutte gare di calendario che entrano nel rancking. E c’è anche un torneo internazionale all’inizio di luglio organizzato dal Principato di Andorra. Sto mettendo in quadro ferie e permessi in ufficio per poterci andare. È un’esperienza interessante perché a questi tornei internazionali giungono atleti da diverse nazioni, e il confronto sia sportivo sia sui materiali è d’obbligo. Da esperienze simili si rientra a casa, comunque vada la gara, con un bagaglio di conoscenze e consapevolezze maggiori. Ma a settembre… A settembre ci sono i mondiali paralimpici a Pechino. E lì mi piacerebbe molto partecipare. La partecipazione ai mondiali è legata alla convocazione da parte della FITArco. E la convocazione è legata a un’ottima prestazione durante i campionati di Castenaso. In pratica per avere una chance per parteciparvi devo vincere i campionati di Castenaso. D) Siamo giunti ai saluti! Nel ringraziarti ancora per averci concesso il tuo tempo, prima di salutarci, ti chiedo, come è consuetudine nelle mie interviste, di lasciare ai nostri lettori e lettrici una frase o un motto o un aforisma che tu spesso usi. R)In verità ci sarebbero due frasi che mi accompagnano spesso durante la vita agonistica e la vita quotidiana. Durante le gare faccio mio il motto “Resistere, resistere, resistere…”. La gara è lunga: dura più di tre ore, e quello è un modo per darmi la carica. Mentre, per ciò che concerne la vita di tutti i giorni, il mio mantra è la frase che mi diceva sempre da bambina la nonna materna: “Impara a fare tutte le cose, perché non è detto che ci sia qualcuno che lo faccia per te”. Questa frase mi ha accompagnato da allora, sostenendo i momenti di difficoltà e i dubbi che punteggiano il cammino. Vi ringrazio per avermi ospitato sulle vostre pagine e saluto tutti i lettori.


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Santorini, la perla delle Cicladi

di Gianfranco Pepe

E’ un giorno di 3600 anni fa, Santorini è un’isola di forma circolare, una delle tante isole del Mar Egeo, abitata da una civiltà molto legata a quella minoica di Creta, distante un centinaio di chilometri. Una decina di giorni fa un tremendo terremoto ha portato morte e devastazione e i suoi abitanti si stanno preparando a lasciare l’isola. Probabilmente non faranno in tempo, il ritrovamento delle loro cose portate all’esterno delle abitazioni lo testimonia. Un cataclisma di inenarrabile potenza, uno dei più violenti di tutta la storia dell’umanità, il cui rombo viene avvertito sino in nord Europa, in Africa e in Persia, cancellerà per sempre queste antiche civiltà e cambierà radicalmente la conformazione del territorio. La parte nord occidentale dell’isola esplode in una apocalittica eruzione e un’enorme sezione circolare, la caldera del vulcano, viene inghiottita dal mare dando a Santorini l’odierna forma a mezza luna, e rendendo questo un luogo unico al mondo dai panorami di impareggiabile bellezza. Gli interessanti scavi del sito archeologico di Akrotiri riportano alla luce una città sommersa dalle ceneri, che proprio perché protetta da questo strato di materiale vulcanico si è conservata nei millenni in modo straordinario, regalandoci la testimonianza di una civiltà incredibilmente evoluta, tenendo conto che si parla di più di 3000 anni prima di Cristo; infatti il ritrovamento fu catalogato come tra i più importanti nella storia dell'archeologia. Diverse case portate alla luce presentavano un sofisticato sistema idraulico, con bagni e acque correnti che defluivano in un perfetto sistema fognario. Questo sito testimonia una delle prime forme di ingegneria urbana mai scoperte nella storia ma, oltre alle conoscenze tecniche, anche gli oggetti e gli affreschi ritrovati e in parte conservati nel piccolo ma prezioso museo del capoluogo, ci mostrano un gusto e una raffinatezza di forme e di colori veramente inimmaginabili per un popolo preistorico. Il nostro volo Easy Jet da Malpensa accarezza in un morbido atterraggio il suolo di questo lembo di Grecia in una bella giornata primaverile. Infatti siamo a fine aprile ma stamattina alla Malpensa il termometro segnava 3 gradi, e l’anomala ondata di gelo che ha avvolto il nord Italia raggiungerà anche queste isole tra un paio di giorni, allontanando le nostre velleità balneari. Siamo in 4 e anche questa volta la simpatica compagnia delle nostre fedeli amiche Cecilia e Annarita allieterà il nostro soggiorno. La località dove alloggeremo si chiama Oia, ma nella lingua locale si pronuncia semplicemente Ia. Questo bianco paese, disteso come altri sul bordo del grande cratere e affacciato scenograficamente sulla caldera del vulcano, è una delle mete più gettonate dal turismo e particolarmente famoso per i suoi straordinari tramonti. Nelle scoscese pareti del cratere si trovavano centinaia di grotte e di anfratti che un tempo venivano utilizzati dall’uomo per le abitazioni più misere e per i magazzini. Oggi quelle grotte e quegli anfratti sono stati trasformati in stupendi alberghi, ricavando al loro interno camere e ristoranti, con terrazze affacciate nel vuoto dalle quali godere dei grandiosi panorami sul grande cerchio di mare sottostante. Lasciati i bagagli usciamo subito alla scoperta di questo delizioso paesino e in un quarto d’ora raggiungiamo il suo animato cuore pedonale, con i suoi numerosi ristoranti e negozi. Le scale da queste parti non mancano e alla fine del nostro soggiorno tutti avremo polpacci d’acciaio! Il giorno seguente il tempo è ancora bello e il vento assente. Così possiamo fare colazione all’aperto godendoci il panorama che da quassù è semplicemente splendido e nel suo genere unico al mondo. L’enorme cratere striato di rocce colorate sul cui bordo superiore, come fossero chiazze di neve, luccicano i bianchi paesi a picco sullo strapiombo, e il vulcano e gli altri 3 isolotti che emergono dal blu profondissimo del mare al centro dell’ampia baia mentre l’isola di Thirassia chiude scenograficamente il cerchio. Con la nostra macchina a noleggio puntiamo verso sud, la nostra meta è il sito archeologico di Akrotiri, ma prima di entrare facciamo una breve camminata sulla vicina red beach, una spiaggia contornata da belle rocce ovviamente di colore rosso. All’ingresso degli scavi decidiamo di farci assistere da una guida che per più di un’ora ci fornisce esaurienti spiegazioni sul sito e sulla catastrofica storia dell’isola. I resti, interamente ricoperti da una moderna e funzionale cupola protettiva, non possono essere paragonati alla vastità di quelli di Knosso a Creta, ma danno comunque un’idea abbastanza precisa sulla vita di questa antica quanto progredita civiltà cicladica che come quella minoica, anch’essa risalente al quarto millennio avanti Cristo, si svela in tutta la sua evoluta modernità e raffinatezza. Saliamo poi sul monte più alto di Santorini a circa 600 metri sul livello del mare, dove sorge l’antico monastero dedicato al profeta Elia. Da qui si gode di una meravigliosa vista su tutta l’isola, e da qui parte anche un sentiero piuttosto impervio che segue il crinale della collina e porta agli scavi dell’antica Thira. Questo insediamento di epoca romana, anch’esso in posizione elevata e suggestiva, i cui resti sono contornati da una miriade di fiori colorati, ci regala ancora incantevoli panorami sul mare e sulle altre isole delle Cicladi. Il vento e le nuvole stanno però aumentando, preannunciando l’arrivo del freddo impulso perturbato da nord che avevamo lasciato in Italia e che condizionerà la nostra giornata di domani. Infatti oggi piove e, nonostante le previsioni parlassero di un veloce miglioramento, pioverà ininterrottamente per quasi tutto il giorno. Ci consoliamo con una succulenta colazione e pensiamo che la soluzione migliore per trascorrere la mattinata sia quella di andare a visitare il capoluogo dell’isola, la cittadina di Fira, anch’essa abbarbicata sul bordo superiore del grande cratere. . Sotto l’ombrello ci aggiriamo a lungo su e giù per le viette e le ripide scale che si insinuano nel centro storico. Qui l’isola del vulcano è vicinissima e, nonostante la giornata grigia e brumosa, il paesaggio è bellissimo. Entriamo a visitare entrambi i musei più significativi, quello preistorico legato al sito di Akrotiri e quello archeologico con i ritrovamenti dell’antica Thira romana. Nel primo possiamo ammirare alcuni degli affreschi straordinari che la guida ci aveva mostrato in fotografia, nonché altri deliziosi manufatti di raffinata bellezza come il piccolo cerbiatto d’oro. Anche nel museo archeologico comunque non mancano cose magnifiche, come vasi, giare e preziosi oggetti riccamente dipinti. Nel tardo pomeriggio finalmente schiarisce e così decidiamo di riprendere la nostra autovettura per andare a cena nella non lontana località di Imerovigli. Il ristorante tipico che abbiamo scelto è veramente carino ma, come nella maggior parte dei locali, anche qui è previsto di mangiare all’aperto. Vista però la nostra intirizzita reazione, i camerieri ci trovano un tavolo in un angolino all’interno abbastanza riparato. Mangiamo bene ma dopo cena l’idea di proseguire la serata sulla panoramicissima passeggiata pedonale del paese viene spenta dal gagliardo vento del nord, che ci ha precipitato in pieno inverno. Una nuova giornata, fortunatamente oggi radiosa e soleggiata, illumina il grandioso paesaggio che si apre ai nostri occhi mentre scendiamo le scale esterne che ci portano sulla terrazza della prima colazione. Questo sembra il clima ideale per affrontare la lunga camminata, una delle tante che quest’isola può offrire, che in una decina di chilometri unisce il capoluogo Fira con la nostra Oia, sempre seguendo la linea del bordo superiore del cratere. Arrivati a Fira col bus, iniziamo la nostra bella passeggiata attraversando tutto il suo centro storico. Poi il percorso prosegue in salita verso i paesi di Firostefani e Imerovigli, che raggiungiamo sempre incantati dai meravigliosi scorci panoramici che ci accompagnano sulla nostra sinistra. Questo primo tratto è molto frequentato e molti splendidi hotel si alternano affacciandosi sulla caldera con le loro bianche costruzioni e le loro piscine. Intanto le ultime nuvole si sono definitivamente allontanate, il tempo è magnifico, il sole ci scalda e un leggero venticello rende l’atmosfera limpidissima. Dopo poco raggiungiamo una delle tante caratteristiche bianche chiesette dalle cupole blu, spesso situate in luoghi isolati e suggestivi. Pensiamo sia questo il punto più elevato ma non è così, la strada prosegue e la salita più lunga deve ancora arrivare. Da lontano scorgiamo prima solo una cupola azzurra che si confonde col cielo e poi l’intera sagoma della chiesa, che ci sta aspettando nel posto più panoramico di tutto l’itinerario. Un po’ di riposo e un meritato spuntino, per goderci con calma questo incantevole paesaggio, sempre uguale ma sempre diverso per le differenti angolazioni che la circolarità del percorso apre man mano ai nostri occhi. Dopo più di 4 ore di cammino, abbiamo però ancora la voglia e le energie per prolungare la strada, allettati dall’ottimo gelato della gelateria Lolita’s che oggi gustiamo con particolare soddisfazione. Questa sera prima di cena non vogliamo perderci il tramonto, ma non saremo gli unici ad aver avuto questa idea. Forse anche perché oggi è domenica, arrivati sulla via pedonale ci inseriamo in un flusso continuo di gente che migra verso il castello veneziano, situato nel punto più orientale e più aperto, per il rito collettivo del saluto al sole. E così immaginiamo cosa devono diventare queste strette viuzze nel periodo estivo…….un incubo! Anche oggi il tempo è stupendo e tale resterà sino alla fine del nostro soggiorno. Al porto di Fira ci attende il grande veliero di nome “King Thira” che in una ventina di minuti di tranquilla navigazione ci porta all’isola del vulcano chiamata Nea Kameni. . Sbarchiamo e ci prepariamo all’ascesa al cratere e durante il percorso la nostra accompagnatrice ci fornisce interessanti e dettagliate delucidazioni sulla martoriata storia geologica di questo affascinante luogo, formatosi con i deflussi lavici delle varie eruzioni che nei secoli si sono susseguite, l’ultima nel non così lontano 1956. Inoltre veniamo informati che questo vulcano gode ancora di ottima salute……..speriamo che non gli venga un raffreddore proprio oggi! A parte la brulla desolazione dell’ambiente che ci circonda, i panorami che si godono da questo punto elevato al centro della caldera sono favolosi. In lontananza si staglia il bianco profilo di Oia, e sulla sua sinistra la sagoma di Thirassia che ci ricorda quella di un grande coccodrillo. Dopo un’altra breve navigazione, il King Thira si ferma al largo delle Hot Springs, le sorgenti termali che emergono dall’altra piccola isola vulcanica. Per raggiungerle però bisogna affrontare una gelida nuotata prima di assaporare un po’ di tepore. Un gruppetto di olandesi non indugia a tuffarsi ma le loro urla ci avvisano che l’acqua è veramente ghiacciata. Nonostante questo, sia io che Annarita non rinunciamo a questo ellenico cimento, che ci regala un brivido di emozionante soddisfazione. Risaliti a bordo riprendiamo la rotta verso l’isola di Thirassia, separata dalle ripide pareti del cratere da 2 bracci di mare. Qui, rinunciando al tipico taxi a dorso d’asino, saliamo a piedi al villaggio di Manolas che domina il porticciolo. Il minuscolo insediamento sembra un borgo fantasma e il tempo qui pare davvero essersi fermato. Proseguiamo oltre il paesino e, tra meravigliosi prati fioriti di milioni di margherite e lingue di suocera color cardinale, giungiamo ad un punto dove sorge un’isolata chiesetta, naturalmente bianca e azzurra. Da questo luogo privilegiato godiamo della strepitosa vista sul grande specchio d’acqua interno alla caldera di un intenso blu, sul Mar Egeo e le sue numerose isole, e sulla nostra bella Oia che da quassù sembra davvero vicina. Approfittiamo di questo clima meraviglioso che anche oggi ci viene donato per completare le nostre escursioni. Torniamo verso il paese di Imerovigli e scendiamo le scale seguendo le indicazioni per Skaros. La nostra meta è quel picco roccioso laggiù, proteso verso il centro della caldera. Dopo una lunga discesa si ricomincia a salire verso la cima su un sentiero sempre più incerto. L’ultimo tratto però è veramente pericoloso e dovremmo scalare una stretta gola senza appigli e così decidiamo saggiamente di rinunciare all’ultimo appicco, sedendoci a riposare e godendoci lo spettacolare panorama da questo straordinario punto di osservazione. Nella baia sotto di noi, all’ingresso del porto di Fira, 2 navi da crociera si stanno preparando a sbarcare migliaia di turisti per una fugace visita dell’isola, e ancora una volta pensiamo come questo paradiso si possa facilmente trasformare in una trappola infernale nei mesi più frequentati. Ci prepariamo alla risalita che guardiamo dal basso con un certo sconforto perché gli scalini sono tanti, tantissimi, e alla fine ne conteremo 485. Con la nostra macchina puntiamo poi verso l’altro lato dell’isola e arriviamo alla bella località di Vichada. Qui si trova un piccolo porticciolo ma soprattutto una lunghissima spiaggia nera dalla sabbia infuocata, chiusa alle sue spalle da alte e spettacolari rocce di porfido color rosa cipria. La conformazione di questa scogliera, sempre frutto delle antiche eruzioni, così frastagliata e forata da innumerevoli cavità, rende questo ambiente estremamente bello e particolare. Intorno a noi non c’è nessuno e così ci godiamo con calma questo magico luogo, non rinunciando neppure ad un tonificante tuffo nelle gelide acque di un mare cristallino. Siamo così pronti per un’altra piacevole tappa, il borgo medioevale di Pirgos. Le stradine e le immancabili scale salgono verso il punto più elevato della rocca dove si staglia la chiesa di San Giorgio in un intrigo di strette viuzze, di piccoli negozi, di case una nell’altra, di chiese e di cappelle, in un complesso davvero pittoresco. A metà della salita, davanti alla bella chiesa di San Teodoro, non manca neppure un placido asino all’ombra di una cupola blu per la più tipica delle fotografie. Ed infine per cena scendiamo alla vicina piccola baia di Ammouni, proprio ai piedi del castello veneziano di Oia, in un locale il cui nome è già di per sé una garanzia. Infatti dal ristorante Sunset godiamo di una vista favolosa, col sole che ci saluta dritto davanti a noi, mentre nello specchio d’acqua antistante la baia una decina di catamarani si stanno godendo lo spettacolo. Gustiamo un ottimo piattone di spaghetti allo scoglio, al dente e piccanti al punto giusto, brindando con un fresco vino bianco locale alla sfera infuocata che sta annegando all’orizzonte, avvampando la calma superficie del mare con milioni di stelline scintillanti.


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La Commissione sport, tempo libero e turismo sociale per il bene di tutti

di Luigi Palmieri

La Commissione Nazionale Sport, Tempo libero e Turismo sociale dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti - insediatasi il giorno 08/03/2016 per il quinquennio 2015-2020 - è attualmente così composta: - Coordinatore Hubert Perfler, - Referente Vincenzo Zoccano, - Componenti Giulia Di Piazza, Davide Dongiovanni, Ettore Galassi, Angelo Grazzini, Luigi Palmieri, Strato Petrucci, - Esperti Giuseppe Pinto, Ciro Taranto. L’obbiettivo che la neo costituita Commissione si è prefissata, nello svolgimento della sua attività per il prossimo quinquennio, è quello di favorire ed incrementare sempre più il coinvolgimento dei ciechi e degli ipovedenti nelle varie attività sportive, ricreative e turistiche così da consentirne una sempre maggiore partecipazione attiva nella nostra società. Il nostro settore Sport, Tempo libero e Turismo sociale è - proprio per le attività che coinvolge - quello che attrae maggiormente la partecipazione sia dei disabili che dei normodotati e che potrebbe consentire una maggiore integrazione nella vita sociale dei minorati della vista: attraverso il coinvolgimento nelle varie e diversificate attività che la Commissione si prefigge di sviluppare e proporre, il cieco e l’ipovedente potrà essere parte integrante della società stessa, nonostante il proprio handicap visivo, e uscire da quel guscio in cui spesso ed involontariamente si trova rinchiuso. E questo potrà essere possibile promuovendo e divulgando, con maggiore impulso, le varie attività sportive, ricreative e turistiche, coinvolgendo le scuole già a partire dalle classi materne, le varie associazioni presenti sul territorio e favorendone la costituzione di altre: è necessario spingere l’U.I.C.I. verso l’esterno aprendosi a tutte quelle idee e realtà innovative - ancora oggi sconosciute ed inaccessibili ai minorati della vista - e non verso se stessa perché se si spinge l’associazione verso l’interno si rischia di emarginarsi sempre più dalla società e questo sarebbe un errore che non deve accadere. L’obbiettivo di questa Commissione, da sempre, è stato quello di sostenere tutti i ciechi e gli ipovedenti, di qualsiasi fascia d’età, nel proprio cammino d’integrazione senza esclusioni e distinzioni, promuovendo e divulgando, in collaborazione con tutti gli altri settori dell’U.I.C.I., le idee, i progetti e le attività associative, anche attraverso i mass media d’informazione (non solo tv, radio, quotidiani, ma qualsiasi altro mezzo di comunicazione a disposizione ed accessibile ai ciechi ed agli ipovedenti) che possa garantire una sempre maggiore conoscenza di ciò che la Commissione fa e si prefigge di fare. Il nostro obbiettivo è evidentemente condiviso da tutti i soci e non soci: prova ne è la diffusa ed intensa partecipazione dei vari referenti di settore delle strutture periferiche dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti alle riunioni on line dello scorso mese di maggio 2016 - incontri che non hanno precedenti nella nostra storia associativa – alle quali è seguito, lo scorso 19 novembre, l’incontro al Centro “Le Torri” di Tirrenia, con la partecipazione di oltre il 50% delle sezioni provinciali e regionali dell’associazione. Nel corso dell’incontro a Tirrenia – in cui i vari referenti e partecipanti hanno descritto e condiviso le proprie esperienze sul territorio – la Commissione, nel riassumere le esperienze passate e ciò che dev’essere migliorato, si è proiettata nell’avvio del lungo cammino da percorrere, tutti insieme per il bene e l’interesse di tutti - mettendo da parte le singole ambizioni e velleità - in collaborazione con la FISPIC, CIP, CONI, UISP e tutti quei gruppi e associazioni sportive che operano sul territorio e che devono lavorare per favorire una maggiore diffusione e conoscenza delle loro attività. In particolare, nella riunione svoltasi a Tirrenia, il Coordinatore ha illustrato le priorità rispetto al programma quinquennale dettato dal Congresso, con le integrazioni della Commissione, quali:
 la necessità di “contarci” per constatare quante persone svolgono attività sportiva e/o comunque collegate alle tematiche della STLTS e con chi, ad esempio gruppi sportivi dell’Unione, e/o integrati con società esterne, a che livello e quali sono le attività nelle quali, attualmente, si è impegnati. Ciò costituirà l’elemento base utile a realizzare un database che darà la possibilità di intervenire sul territorio nazionale per promuovere attività mirate in modo capillare;  in conformità alla convenzione sottoscritta dai Presidenti UICI e FISPIC, dovrà essere costituito, in ogni sezione territoriale, un INFOPOINT con l’obbiettivo di monitorare le suddette attività tramite contatti diretti con i soci e non, con l’avvio di riunioni promozionali e informative di eventi (anche di interesse nazionale) finalizzate a coordinare, spronare ed aiutare i soggetti ad avvicinarsi alle attività;  trasmettere alla Presidenza Nazionale una relazione che descriva le attività già in essere sul territorio nazionale e ad attivare una collaborazione con il personale ed i Presidenti sezionali, al fine di monitorare, utilizzando i modelli che saranno rinviati ai referenti territoriali, ed a tutti i soggetti impegnati di tipo STLTS. Questi questionari saranno la base per costituire l’archivio dell’attività di promozione che l’UICI finalmente potrà raggruppare ed interagire in modo efficiente e costruttivo. Ci consentirà, anche di dare risposte precise e dettagliate alle richieste più volte pervenute da varie istituzioni.
Nel prosieguo della mattinata, il Coordinatore ha invitato i presenti ad illustrare le attività dei loro territori e a descriverne in breve le caratteristiche, riscontrando fantastiche novità, che ai più sono risultate essere totalmente sconosciute (ad esempio, la possibilità per un cieco assoluto, o per un ipovedente, di guidare un go-kart, di praticare il nord walking, il tennis, l’arrampicata, il tiro con l’arco ed altro). La buona riuscita dell’incontro a Tirrenia – che ha fatto ricredere tanti scettici - è stato per noi un vero traguardo che deve fare riflettere tutti, soprattutto nella prospettiva dei prossimi incontri in cui si discuterà dell’organizzazione di un importante convegno nazionale nell’anno dedicato alle attività sportive. Luigi Palmieri Componente di Commissione Nazionale e Addetto stampa


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Per sorridere un po

di Giuseppe Lurgio

1) Un ragazzo di soli 18 anni torna a casa con una bellissima Porsche. I genitori sono sconvolti: "Dove hai preso quella macchina? L'hai rubata?". "No, l'ho comprata stamattina" risponde lui, calmo. "E con che soldi? Non hai certo i soldi per comprare una macchina che costi così tanto!". "Veramente l'ho pagata 15 euro...". "Cosa stai dicendo? È impossibile! Chi mai ti avrebbe venduto una macchina simile per 15 euro?". "La signora che sta in fondo alla via, non so come si chiama... Si sono trasferiti da poco. Mi ha visto che passavo in motorino e mi ha chiesto se volevo comprare una Porsche per 15 euro...". "Oh, nooo!" dice la madre "Di sicuro vorrà approfittare di te...". E manda il marito dalla signora a chiederle che intenzioni abbia. L'uomo la trova nel giardino che sta potando le rose. Si presenta: "Sono il padre del ragazzo a cui ha venduto una Porsche per 15 euro. Perché l'ha fatto, signora? Non avrà per caso qualche doppio fine?". "Vede" spiega lei "stamattina mi ha telefonato mio marito, mi ha detto che è via per lavoro, invece mi risulta che sia alle Hawaii con la sua segretaria e che abbia bisogno di soldi... Mi ha chiesto di vendere la sua Porsche e di mandargli i soldi. Ed è ciò che ho fatto!". 2)) Un giapponese è in viaggio turistico per l'Italia. L'ultimo giorno chiama un taxi per andare all'aeroporto per tornare a casa. Durante il viaggio una Honda sorpassa velocemente il taxi. Il giapponese si affaccia al finestrino e grida tutto contento: "Honda, molto veloce! Fatta in Giappone!". Dopo un po' il taxi è sorpassato molto velocemente anche da una Toyota. Ancora una volta il giapponese si affaccia al finestrino e grida: "Toyota, molto veloce! Fatta in Giappone!". E così la stessa cosa con una Mitsubishi e poi con una Suzuki. Il taxista è un po' scocciato, ma rimane zitto. Quando arriva all'aeroporto chiede 200 euro per la corsa. Il giapponese protesta: "Mah... è troppo caro!". Il taxista si volta verso il turista e gli dice: "Tassametro, molto veloce! Fatto in Giappone!". 3)) Una coppia di ottantenni, sposati da 60 anni circa e in buonissima salute grazie a un'alimentazione sana e agli esercizi fisici, muore in un incidente stradale. Giungono in paradiso e San Pietro li porta alla loro nuova casa con una cucina fantastica, un salotto da sogno e il bagno dotato di sauna e di idromassaggio. I due sono meravigliati e chiedono quanto costa tutto quello. "È gratis" risponde San Pietro "Siamo in Paradiso". Decidono di passare la giornata giocando a golf e anche qui, quando chiedono se devono pagare, San Pietro spiega: "Siamo in Paradiso: è gratis...". La sera vanno al ristorante e anche qui il vecchio: "Quanto si paga?". E San Pietro, quasi esasperato, "Non avete ancora capito? Siamo in Paradiso: è gratis!". Il vecchio chiede ancora: "Ok, posso sapere dove si trovano i cibi light e senza colesterolo?". San Pietro spiega: "Mangiate pure tutto ciò che volete e non avrete nessun problema di salute: siamo in paradiso!". Al che l'uomo si mette a urlare come impazzito pestando il cappello: invano la moglie tenta di calmarlo. L'uomo le fa: "È tutta colpa tua: se non fosse per tutte quelle schifezze light che mi hai dato, ero qui 10 anni fa!". 4)) Un carabiniere si arrampica su un albero, passa il suo maresciallo, che lo vede, si avvicina e gli chiede: "e tu che ci fai sopra quell'albero?" e quello risponde: "ho chiesto al maresciallo forestale che tipo di alberi sono questi, e lui mi ha risposto: salici!". 5)) Dopo un naufragio i soccoritori trovano sorprendentemente vivi due carabinieri. I soccorritori chiedono: "come mai non siete annegati come tutti gli altri?" e loro: "noi carabinieri quando siamo in servizio ci è vietato assolutamente di bere!". 6)) Il direttore di un grande magazzino interviene nella discussione tra una commessa e un cliente: "Signorina, il cliente ha sempre ragione! Che cosa stava dicendo il signore?". "Che siamo dei ladri". 7)) Un brigadiere, incaricato dal maresciallo ogni giorno di comprare il giornale, decide di comperarne sette ogni lunedì in modo da darne uno ogni giorno per tutta la settimana. Un giorno il maresciallo chiama il brigadiere e gli dice : "E poi dicono che noi carabinieri siamo stupidi! Guardi, brigadiere, questo ingegnere di Torino sono cinque giorni che va a sbattere con la macchina contro la stessa pianta!". 8)) Su per i monti Un carabiniere siciliano decide un giorno di andare a farsi una bella camminata in montagna. Cammina, cammina, arriva dove inizia la prima neve. Dopo circa un ora di cammino nella neve trova un cartello con su scritto "Qui inizia la neve perenne". Il carabiniere legge ed esclama: "E allora? Pure a Trapani inizia per N!". 9)) Social Ieri ho incontrato un amico che mi ha detto: "Siccome non ho Facebook, provo a farmi degli amici al di fuori di Facebook, applicando gli stessi principi. Allora tutti i giorni io scendo in strada e spiego ai passanti, che cosa ho mangiato, come mi sento, cosa ho fatto la sera prima, quello che sto per fare, quello che farò domani, gli faccio vedere delle foto di mia moglie, dei miei bambini, del cane che ho avuto, di me che sto lavando la macchina e di mia moglie che sta cucendo. Ascolto anche le conversazioni della gente e gli dico: 'Mi piace!' Sta funzionando! Attualmente ho già 5 persone che mi seguono: 2 poliziotti, 1 psichiatra, 1 psicologo e un infermiere!". 10)) Michele si sveglia una notte con una forte voglia di fumare. Prende una sigaretta dal pacchetto prende un fiammifero e si accorge che sono tutti usati. Si alza dal letto, va in cucina, cerca, cerca e cerca in tutti i posti ma niente fiammiferi. Michele si innervosisce, mette a soquadro tutta la casa, va alla finestra per vedere se passa qualcuno, ma niente. Notando l'impazienza del marito, Maria decide di calmarlo: "Michele. lascia stare, hai visto che non c'e' ombra di fiammiferi! Vieni a letto! Ma prima spegni la candela!" 11)) Mia madre cucinava talmente male che quando prendevo un bel voto a scuola mio padre per premio mi mandava a letto senza cena.


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