Informazione per i giovani del III millennio    numero 19    Dicembre 2005

 

 

 

Direttore  Prof. Carlo Monti

Vice Direttore  Maurizio Martini

Redattori  Alessio Lenzi, Mario Lorenzini

 

Redazione

Via Francesco Ferrucci 15

51100 - PISTOIA

Tel.  057322016

e-mail: redazione@gio2000.it

Sito internet: www.gio2000.it

Tipologia: notiziario

 

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4971 del 26.06.2000

 

Gli articoli contenuti nel  periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente   quello del singolo articolista.

 

ELENCO RUBRICHE

 

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Cucina

Cultura

Esoterismo, religioni e dintorni

Hobby e tempo libero

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Istruzione

Lavoro

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Normalità e handicap

Patologia

Racconti e poesia

Riflessioni e critiche

Spazio donna

Sport

 

 

In questo numero:

 

EDITORIALE

Il fiore all'occhiello - Di Mario Lorenzini

CUCINA

Tutti in cucina - Di Elisabetta Barsotti

CULTURA

L'invidia ed emulazione- Di Antonino Cucinotta

 

La Magna Charta Libertatum: dal feudalesimo allo stato moderno - Di Antonella Iacoponi

 

Il GUCI e la cultura: ma la cultura è davvero per tutti? - Di Chiara Schiroli

 

ESOTERISMO, RELIGIONE E DINTORNI

Il Credo dei cristiani delle origini - Di Vita Universale

 

ISTRUZIONE

Un'iniziativa assai lodevole - Di Antonino Cucinotta

 

NORMALITA' E HANDICAP

Congedi straordinari a fratelli di portatori di handicap in stato di gravità - Di Luigi Palmieri

RIFLESSIONI E CRITICHE

In marcia per la giustizia piccoli passi per cambiare il mondo - Di Andrea Bonfiglio

 

La guerra della liberazione e della democrazia - Di Elena Aldrighetti

 

 

EDITORIALE

Il fiore all'occhiello

 

Di Mario Lorenzini

 

Di Mario Lorenzini

Sono iniziati i lavori in Val di Susa, la tratta Torino-Lione sarà realizzata, anche se fra un bel po’ di anni. Il progetto TAV (treno ad alta velocità) diverrà realtà. E questa è una notizia, apparentemente buona.

Il 20 dicembre, il treno intercity Roma-Campobasso si scontra con un convoglio fermo nei pressi di Roccasecca, vicino Frosinone. E questa è una notizia sicuramente negativa.

Focalizziamoci ora, sul paradosso delle ferrovie. La lentezza dell’evoluzione delle ferrovie è tale, la mancanza di manutenzione lo stesso, che accadono fatti del genere. Negli anni 2000 ci troviamo di fronte ad una sorta di inviluppo tecnologico che si manifesta nel mostrare come novità ciò che qualche anno fa fu denominato “il fiore all’occhiello delle ferrovie italiane”. Mi riferisco ai primi pendolini, che non sono proprio come i treni ad alta velocità attuali, ma quello fu il vero salto di qualità all’epoca, non adesso. Un treno che grazie ad un sistema di oscillazione controllata, poteva affrontare tratti di linea curvi a velocità più elevate dei precedenti intercity. Di qui a dire che si buca una montagna per oltre 50 Km, la cosa è ben diversa. Questo è solo un trucco. Per forza si fa prima. Ma l’impatto ambientale? E siamo certi che non sia un controsenso di natura, come il ponte sullo stretto di Messina che, dicono, si farà. Ma è proprio necessario? Se vogliamo andare in Francia veloci come un aereo, beh, ovviamente prenderemo l’aereo. Ma se si devono creare cantieri a non finire per anni e anni, non è che si fa sempre la solita vecchia storia, appalto su appalto, ritardi nei tempi, aumenti dei costi, e obsolescenza del prodotto prima ancora che venga ultimata la fine dei lavori. Certo sarebbe troppo bello, ma non redditizio, pensare a sistemare binari pericolosamente invecchiati, a controllare semafori non funzionanti, o ad assumere personale sufficiente per le pulizie. La privatizzazione ha purtroppo, mi rendo conto, uno scopo unico e ben mirato nella società odierna: sulla carta, fornire dei servizi, nella pratica arricchire l’azienda sempre più, a volte anche con sotterfugi non proprio corretti. Però, ancorché continueremo a comportarci come facciamo adesso, le cose non cambieranno. Forse non c’è più il mordente di qualche anno fa, forse non c’è n’è più bisogno, forse ci va bene anche così. Tutto sommato ci costa troppo reagire, abbiamo paura di perdere anche quel poco che abbiamo, ci siamo adagiati, la società ci ha fiaccato. Come nelle pubblicità illusorie di Trenitalia, che promette mari e monti con le sue innovazioni, e poi, dall’altra parte, ha delle lacune che provocano incidenti disastrosi, interruzioni di linea per ore, motrice guaste, ecc. Il tutto aggiornato al 2005. Francamente mi sembra assurdo e incoerente con gli anni attuali, con le nostre tecnologie di cui disponiamo, con ciò che queste persone, a capo di queste società di servizi, osano promettere e non mantenere. Forse che la presunzione di onnipotenza concepita da un’alta carica gerarchica e da uno stipendio stratosferico annullano tutti i buoni propositi di cui un dirigente dovrebbe farsi carico? Spero vivamente di no, che ci sia ancora spazio per una coscienza che possa salvare dignità e vita umana.
Buon Natale
 

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CUCINA


Tutti in cucina (parte quinta)

Di Elisabetta Barsotti

 

Ciao carissimi, ben ritrovati!
Ditemi un po', quali sono le vostre abitudini nei giorni di festa? Siete tipi da:
"quando è festa è festa per tutti e quindi è meglio andare al ristorante dove si è serviti di tutto punto
senza alcuna fatica!"
oppure
"Il bello delle feste è stare in famiglia, intorno a una bella tavola imbandita, con un sacco di
leccornie preparate proprio da noi!"
Personalmente mi oriento decisamente sul secondo profilo! Per la mia famiglia è sempre stata una
gioia ritrovarsi tutti il giorno di Natale, mia mamma, ottima cuoca, comincia un mese prima a far
piani per il menù prendendo spunti da riviste, idee rubate a qualche amica o da programmi
televisivi... lasciando, ovviamente, grande spazio alla fantasia che, come vi ho sempre detto, in
cucina è una componente davvero molto importante!
Da questa premessa, come avrete ormai certamente intuito, cercherò di darvi qualche idea, spero
gustosa, per arricchire il menù di Natale, siete d'accordo?
Nelle ricette che seguiranno, un paio di antipasti, un secondo e 2 dessert, la pasta sfoglia la fa da
padrona! Io la utilizzo molto in cucina, si ottengono piatti raffinati, il solito involucro che nasconde
fantasiosi cuori di bontà!

E allora carissimi, buon divertimento e buone feste a tutti!

Cornetti con radicchio e scamorza

Ingredienti
1 rotolo di pasta sfoglia
radicchio
scamorza affumicata
olio o burro
sale

Preparazione
Fate cuocere il radicchio in una padella, con poco olio d'oliva.
Riducete la scamorza a cubetti.
Tagliate la pasta sfoglia in triangoli di circa 5-6 cm. Di lato,
Mettete un cucchiaio di radicchio e un po' di scamorza al centro di ogni triangolo e arrotolate
cominciando dalla base del triangolo verso la punta. Una volta arrotolati piegate leggermente dando
la forma del classico cornetto.
Mettete i cornetti su una teglia che avrete ricoperto con carta da forno, e cuoceteli nel forno a 180
gradi per circa 15 minuti.
Servite tiepidi.

Sfogliatine di cotechino

INGREDIENTI PER 8 PERSONE:

2 cotechini di circa 300 g ciascuno, 2 rotoli di pasta sfoglia surgelata, un uovo, un bicchiere di porto
sale. Infilate degli stecchini alle estremità dei
cotechini e lessateli in acqua salata, per un'ora circa su fuoco basso. Scolateli, fateli raffreddare,
spellateli e bagnateli con il porto. Lasciateli
marinare per 2 ore, poi asciugateli bene. Ricavate da un rotolo di pasta 2 rettangoli, con cui
avvolgerete i cotechini, saldate i bordi con l'albume
e tagliate i rotoli a fettine non troppo spesse. 3 Stendete la pasta rimasta allo spessore di circa mezzo
cm e ritagliatevi tanti dischi del diametro delle
fette di cotechino. Appoggiate i dischi su una placca ricoperta di carta da forno inumidita e
sistemate su ciascuno una fetta di cotechino. Spennellate
con il tuorlo e cuocete in forno caldo a 180° per 10 minuti. Servite subito.

Filetto in crosta

Un secondo di grande effetto, molto raffinato e gustoso senza essere troppo complesso nella
preparazione.

Un filetto di manzo di circa 1 kg.
Un rotolo di pasta sfoglia già pronta
300 gr. Di funghi, se sono porcini è meglio, ma vanno benissimo anche le fantasie di funghi che si
trovano in commercio tra i surgelati
Olio, pepe, sale

In una pentola fate scaldare l'olio e fate rosolare il pezzo di filetto da tutti i lati, circa 3 minuti per
lato, facendo molta attenzione mentre lo si rigira di non bucarlo per evitare che rilasci i suoi succhi
col rischio di indurire la carne. Rosolato da tutti i lati toglierlo dalla pentola, appoggiarlo su un
piatto e lasciarlo raffreddare.
In una padella mettere qualche cucchiaio di olio, farlo riscaldare bene e aggiungere i funghi, (se
avete optato per quelli surgelati cominciare la cottura senza farli scongelare altrimenti risulteranno
gommosi), e far cuocere, a fuoco vivace, per una decina di minuti, (nel caso dei funghi surgelati
calcolare il tempo da quando saranno scongelati) aggiustando di sale.
Stendere la pasta sfoglia, bucherellare la superficie con la punta di una forchetta, mettere al centro
un po' dei funghi, appoggiarvi sopra il filetto e ricoprire la carne con i restanti funghi. Alzare i 2
lembi laterali di pasta e avvolggere il filetto chiudendo la pasta bene da tutti i lati bagnandosi le dita
con acqua per favorire la chiusura.
Per rendere la superficie lucida si può spennellare con un tuorlo d'uovo sbattuto.
Trasferire il filetto sulla placca del forno ricoperta con carta da forno e porre a cuocere, forno già
caldo a 200 gradi, per una ventina di minuti circa, finchè la superficie non avrà raggiunto un bel
colore dorato.

Mattonella di castagne e ricotta

Ingredienti per 6-8 porzioni
400 gr. di castagne
2 bicchieri di latte
4 cucchiai di zucchero
200 gr. di ricotta
2 cucchiai di cacao
2 cucchiai di liquore
1 cucchiaino di caffè solubile

Preparazione
Far lessare le castagne e pelarle bene.
Metterle in una casseruola con il latte e metà dose di zucchero, porle sul fuoco e farle
bollire
per 10 minuti, schiacciandole con una forchetta perché assorbano tutto il latte.
Il composto deve risultare ben amalgamato, e se fosse poco denso metterlo un attimo sul fuoco in
modo che si asciughi.
Foderare uno stampo con
carta oleata,
pressarvi il passato di castagne ben livellato.
Mettere la ricotta in una scodella, unirvi il caffè, il cacao, il resto dello zucchero e il liquore.
Mescolare bene tutto assieme, formando un composto liscio.
Riempire con questa lo stampo, pressando per non lasciare vuoti e livellando la superficie.
Chiudere con un disco di
carta oleata
e mettere lo stampo in frigorifero fino al momento di servire.
Mettere poi il dolce su di un bel piatto, eliminare la carta e portare in tavola !

Rotolo gustoso con il pandoro

Visto che il pandoro si comincia a mangiarlo molto prima di Natale, ecco un dolcino semplice ma
gustoso per mangiare il pandoro in modo un po' diverso…… a me fa impazzire!

Ingredienti per 4 porzioni
250 gr di burro
2 tuorli
zucchero al velo
50 gr di mandorle pelate
2 fette di pandoro circa 130 gr
100 gr di cacao amaro
rhum

Preparazione
Togliete il burro dal frigorifero un paio di ore prima di usarlo in modo che si ammorbidisca.
Mettetelo a pezzettini in una terrina tiepida e cominciate a montarlo con una frusta elettrica o a
mano, unendo prima 100 gr di zucchero al velo, poi i
Tuorli. Dovrete ottenere una crema soffice alla quale aggiungerete il cacao, amalgamando bene.
Tagliate a cubetti di circa 1 cm di lato le fette di pandoro (io le spezzetto con le mani), e uniteli
delicatamente alla crema.
Lavorate con un cucchiaio di legno in modo da distribuire il pandoro in tutto il composto, poi
aggiungete le mandorle tritate finemente.
Aromatizzate il composto con del rhum (per la quantità regolatevi a seconda che preferiate un gusto
più o meno alcolico).
Mettete il composto ottenuto su un foglio di carta di
Alluminio e con le mani ben fredde, datele la forma di un rotolo.
Poi avvolgetelo nella carta e mettetelo in frigo per almeno 4 - 5 ore, in modo che si solidifichi bene.
Servite il rotolo a fette.

 

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CULTURA

Invidia ed emulazione

Di Antonino Cucinotta

 
Marsilio Ficino, filosofo neoplatonico del XV secolo,
coerentemente con il suo pensiero, considerò l'uomo un essere
che "numquam quiescit". Sostenne, cioè la sua costante
operosità per elevarsi sempre più al vero e al bene e quindi a
Dio.
Mi sembra chiaro che si tratta di una interpretazione
ottimistica dell'uomo, il quale, però, spesso impegna la sua
operosità in senso negativo; tende, cioè, non al bene ma al
male. L'esperienza ci dimostra, infatti, che l'uomo non nutre
solo passioni nobili, ma anche ignobili.
Le più ignobili a me sembrano quelle a carattere sociale,
quelle, cioè, che hanno come fine il male dei nostri simili.
In questo senso ritengo assai disdicevole, meschina, odiosa e
nociva l'invidia che la dottrina cristiana giustamente pone al
secondo posto dei sette vizi capitali.
Purtroppo, si tratta di una passione da sempre radicata
nell'animo dell'uomo che soffre per il bene altrui e gioisce per
le sventure degli altri. E' una passione che pervade l'animo di
gran parte degli esseri umani.
Il romanziere Cristian Jacq, nel suo romanzo Grande Ramses
II, rileva che "come giustamente scrivono i Saggi, l'invidia è
una malattia mortale che nessun medico può combattere".
Essa non solo difficilmente si può guarire, ma spesso spinge
ad azioni veramente ignobili, quando non addirittura al delitto.
La Storia, la Religione e la Mitologia ci offrono esempi
eclatanti e calzanti in questo senso.
Risale all'origine dei tempi l'uccisione per invidia di Abele da
parte di suo fratello Caino e nella stessa Bibbia si dice che i
dieci figli maggiori di Giacobbe, per invidia, vendettero il
fratello Giuseppe come schiavo.
La Mitologia attribuisce l'invidia anche agli dei se è vero che
la guerra di Troia fu causata dall'invidia di Giunone e Minerva
nei confronti di Venere che era stata giudicata la più bella.
Il Cristianesimo attraverso le parole di Gesù implicitamente
condanna l'invidia con la formulazione del comandamento
tanto sublime quanto difficile a praticarsi "ama il prossimo tuo
come te stesso".
Anche la filosofia considera l'invidia una passione
deplorevole e abietta che non fa certamente onore a chi la
pratica.
In proposito mi piace qui citare il filosofo Baruch Spinoza che,
pur vivendo in povertà condannò l'invidia e in conseguenza
improntò la sua vita.
In questo senso, altro esempio eclatante ci è dato dalla
ineccepibile conduzione di vita del grande filosofo Emanuele
Kant che pone a fondamento della sua concezione morale il
rispetto della dignità della persona umana.
In questo rapido excursus storico-mitico non posso non citare
il grande poeta Dante, anche lui oggetto di invidia, che
dimostra la sua avversione a tale passione, condannando in
maniera penosa gli invidiosi sia nell'Inferno che in Purgatorio.
Ma perché nella sua globalità la società è invidiosa?
Purtroppo, come esperienza dimostra, non sono molti gli
uomini che si accontentano del proprio essere senza invidiare
le condizioni degli altri, particolarmente quando la migliore
condizione è frutto di impegno, di intelligenza, di volontà e di
laboriosità.
Non è difficile rispondere a questa domanda se consideriamo
la caducità, la fragilità e l'insaziabilità molto spesso malevola
che spingono gli esseri umani alle passioni più ignobili.
Il consumismo, la caduta dei valori e l'irrazionalità dominante
favoriscono certamente l'insorgere dell'invidia.
Qualunque persona può essere oggetto di invidia; infatti, si
verifica spesso che chi ha poco, guardi con occhio malevolo
chi possiede più di lui. Lo studente meno profittevole invidia
quello più bravo, i cui i risultati gli sono causa di grande
sofferenza. Ma l'invidia è anche una passione sociale, vissuta
con angoscia e malevolenza da tutte le categorie: dalle più
umili alle più elevate.
Ognuno, nella propria insaziabilità trova sempre un motivo di
invidia e chi più e chi meno manifesta il suo stato di
sofferenza.
Forse una formazione educativa più avvertita potrebbe aiutare
a realizzare una maggiore padronanza di sé, un maggior senso
di responsabilità, una accettazione della propria condizione
che può certamente migliorare se l'interessato, anziché
lasciarsi prendere dall'invidia, si impegnasse ad emulare.
L'emulazione, al contrario dell'invidia, consente di adeguarsi
a ciò che si desidera. Ma l'aspirazione educativa richiede
bontà d'animo, apertura mentale, impegno e spirito di
sacrificio.
Penso che la famiglia, la scuola e ogni altro ente socialmente
educativo, compreso lo sport nelle sue diverse espressioni,
dovrebbero suscitare e favorire questo sentimento emulativo
che certamente dà soddisfazioni gioiose nella realizzazione di
una sana ed equilibrata personalità, utile a sé e alla società
tutta.

 

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La Magna Charta Libertatum: dal feudalesimo allo stato moderno

Di Antonella Iacoponi

 

La “Magna Charta libertatum”, fu promulgata da Giovanni Senzaterra, re d’Inghilterra ed Irlanda, (1199-1216), nel 1215, in seguito alle rivolte dei feudatari.
Papa innocenzo Iii, (1198-1216), di cui il monarca era vassallo, ne sancì la nullità, al fine di riaffermare il primato della Chiesa, la quale costituiva, secondo la concezione teocratica, l’unica fonte di legittimazione del potere dei sovrani.
Tuttavia, il re Enrico Iii Plantageneto, asceso al trono nel 1216, la adottò nuovamente, durante lo stesso anno.
La costituzione, suddivisa in 63 articoli, constava di un unico foglio, grande carta, su cui erano elencate le libertà concesse, anzitutto, alla Chiesa inglese, a cui veniva assicurata la pienezza dei diritti, primo fra essi, la libera elezione delle proprie cariche religiose, (artt. 1, 63), statuendo, al contempo, la soggezione dei suoi membri al testo in esame (art. 60).
Lungo questa direttrice, il re stabiliva la necessità, a fronte dell’imposizione di nuovi tributi, del “comune consenso” , (art. 12), dei nobili e del clero, riuniti in assemblea, (art. 14). A mio avviso, siffatta assemblea può ritenersi una primitiva forma di Parlamento, dove i convenuti, convocati tramite lettera che, per così dire, specificava l’ordine del giorno, deliberavano a maggioranza semplice.
Si enunciava, poi, il principio della proporzionalità della pena, rispetto alla gravità del reato, fosse il colpevole un uomo libero, un mercante, un agricoltore, (art. 20), un nobile, (art. 21), o un religioso, (art. 22); in ogni caso, il reo avrebbe conservato i propri “mezzi di sussistenza”, (art. 20).
Si proseguiva, tracciando previsioni normative, che oggi appaiono desuete, ma che, all’epoca, contribuivano a delineare, al pari delle altre, contenuti e limiti del potere del sovrano. Così, ad esempio, egli vietava a chiunque, compresi i suoi ufficiali, la sottrazione, per lavori di trasporto, o altre necessità, di cavalli, carri, o legname, senza il previo consenso del proprietario (artt. 30, 31). Più avanti, si disponeva l’uso delle stesse unità di misura in tutto il regno, (art. 35). Ancora: ad una donna non era consentito accusare alcuno per la morte di un individuo, salvo che quest’ultimo non fosse il marito, (art. 54).
Tutt’altro significato avevano le norme di cui agli artt. 39, e 41.
La prima proibiva l’arresto, l’esilio di un uomo libero, nonché l’espropriazione dei suoi beni, se non a seguito di un processo svolto da individui dello stesso ceto. Ecco che ricevevano tutela valori quali la libertà personale, la legalità, la tempestività ed imparzialità della giustizia, (si veda anche l’art. 40).
La seconda prevedeva la libertà di circolazione dei mercanti stranieri, in tempo di pace, e l’osservanza, in tempo di guerra, del cd, principio di reciprocità di trattamento, (art. 41). Era questa una clausola basilare del diritto internazionale, ripresa nella disposizione successiva, che ne estendeva l’ambito applicativo a tutti gli uomini liberi, (art. 42).
Infine, il re ribadiva la vincolatività (art. 60), e l’efficacia “in perpetuo” del testo, (art. 63; si veda anche l’art. 1).
La Magna Charta codificava le “antiche” e ”libere consuetudini”, proprie delle città inglesi, nonché di “borghi, ville e porti”, (artt. 13, 41, 60) e introduceva nuove disposizioni che limitavano il potere del sovrano, ampliando, per converso, le libertà individuali dei sudditi. Perciò, essa ha acquisito un ruolo cruciale, nel passaggio dal feudalesimo allo Stato moderno, dalla monarchia assoluta a quella costituzionale.
Il documento originale si trova nella cattedrale della città di Lincoln, distante, all’incirca, 200 chilometri da Londra.
 

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Il GUCI e la cultura: ma la cultura è davvero per tutti?
Di Chiara Schiroli

Il gruppo universitari ciechi e ipovedenti dal 1998 si riunisce periodicamente presso la sede
dell'istituto dei ciechi di Via Vivaio a Milano.

Lo scopo è quello di confrontarsi su metodologie, sussidi, opportunità e problemi che uno studente,
non vedente o ipovedente, affronta durante i suoi studi.

Inizialmente ci siamo occupati di problematiche strettamente legate al mondo universitario:
confrontarci sui metodi di studio impiegati e sulle difficoltà
incontrate in ateneo, reperire insieme i libri di testo e trovare sistemi più economici di trascrizione.
Grazie ai nostri interventi, ad esempio, abbiamo
ottenuto che l'Istituto dei Ciechi di Milano stipulasse una convenzione diversa con ogni ateneo
milanese per risolvere problemi come ottenere la patente
europea di informatica, avere la trascrizione dei testi o i corsi di orientamento e mobilità per
imparare a muoversi nell'ateneo e negli spazi limitrofi.

Dopo questa prima fase, abbiamo iniziato ad occuparci anche di questioni meno specifiche del
mondo universitario, ma legate ai non vedenti in generale.
Alcune di queste tematiche riguardano, ad esempio, la stesura e l'attuazione di progetti volti a
migliorare l'autonomia, la creazione ed il continuo
aggiornamento del nostro sito, gli incontri con lavoratori non vedenti in modo da collegare il mondo
universitario a quello lavorativo, l'accessibilità
alla cultura e tanto altro ancora.

Per sapere tutto questo nel dettaglio, e molte altre cose, basta cliccare sul link
Digilander.libero.it/guci
e, in modo più specifico, il link
verbali.

La lettera di seguito riportata è da considerarsi come la prima iniziativa pubblica del gruppo.
Indirizzata alla Fondazione Bellonci in occasione dell'ultimo premio Strega essa, nelle nostre
intenzioni, avrebbe dovuto essere letta durante la ripresa televisiva dell'avvenimento.
Ciò non è avvenuto, vuoi per la ristrettezza dei tempi intercorsi tra l'invio della stessa e la
manifestazione, vuoi per il poco interesse che un simile documento ha riscosso negli organizzatori
vuoi (e questa, forse, è la ragione determinante), per non destare nell'opinione pubblica adeguata
sensibilità a questa tematica che, se affrontata con la dovuta serietà e attenzione, andrebbe a
sconvolgere l'intero assetto organizzativo ed economico dell'editoria.

Abbiamo scelto di pubblicarla per coinvolgere, in materia, il maggior numero di
persone e
favorire, così, una migliore integrazione sociale di chi ha difficoltà visive.

Si prega, pertanto, di darne la massima pubblicità, al fine di creare un
movimento culturale capace di offrire un contributo di grande spessore a tutta
l'opinione pubblica, ai dirigenti delle associazioni che si occupano delle
problematiche visive e delle altre Istituzioni culturali e politiche, centrali e
periferiche del Paese.

Chiunque sia interessato al problema, per informazioni o adesioni, contatti
Chiara Schiroli, chia7@libero.it.

La cultura è per tutti?

Siamo un gruppo di giovani universitari con disabilità visiva che dal 1998 si incontra periodicamente per cercare di risolvere tutti i
problemi legati alla nostra condizione di studenti disabili.
In particolare, riferendoci alla cultura e all'informazione, constatiamo con rammarico che, pur esistendo modalità e tecniche capaci di
farci accedere al comune patrimonio del sapere, continuano a frapporsi ostacoli che, di fatto, ci escludono da questa realtà.
Domani mattina, chiunque, andando in libreria, potrà acquistare e godere dei libri vincitori di questa pregiata rassegna. Tutto ciò, dal
punto di vista tecnico, sarebbe possibile anche per chi ha problemi di vista se solo, accanto alla versione cartacea del testo, ce ne fosse
anche una su supporto informatico (floppy o cd).
Sappiamo bene quanto sia importante salvaguardare l'opera di chi scrive e dei suoi editori, per cui la nostra intenzione è di essere
utenti in piena regola pagando, cioè, il dovuto in modo tale che anche il copyright venga debitamente salvaguardato. Non vogliamo,
quindi, un'assistenza o una sorta di consenziente commiserazione. Vogliamo, piuttosto, un discorso di pari opportunità, che, per altro,
non solo si rende possibile sul piano della realizzazione, ma che è già sancito da una legge dello Stato.
Ci rivolgiamo a questa importante tribuna, convinti che fra gli scrittori, gli editori e, in generale, tutti i cittadini cui sta a cuore questa
manifestazione, possano comprendere la portata della nostra richiesta e di quanto essa sia giusta e coerente con i diritti di tutti. Ci
auguriamo che in un futuro immediato si possa smettere di dedicare tempo, denaro ed energie inutili alla scansione dal cartaceo per
ottenere un formato accessibile alle nostre possibilità che, per altro, è lo stesso che ogni autore presenta alla sua casa editrice.
Potremo mai sperare che un simile controsenso trovi adeguata soluzione?
Come tutto, anche il mercato dell'editoria non può che essere soggetto ad una evoluzione che veda protagonista la tecnologia per
allargare le sue opportunità di fruizione e per trovare un numero sempre più vasto di consumatori; un mercato, insomma, per il quale,
finalmente, la cultura sia davvero per tutti.

Chiara Schiroli per conto del G.U.C.I. (gruppo universitari ciechi ed ipovedenti)
Chia7@libero.it
Digilander.libero.it/guci

 

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ESOTERISMO, RELIGIONE E DINTORNI

Il Credo dei cristiani delle origini

Di Vita Universale


Cari amici e lettori, molti ci scrivono chiedendo di sapere di più su Vita
Universale, il movimento spirituale dei Cristiani delle Origini nella nostra
epoca. Abbiamo pensato di esporvi in modo sintetico il nostro credo, in modo
che ognuno possa farsi la sua opinione. Con questa occasione auguriamo a tutti
un Natale interiore, la possibilità di essere in pace con tutti, con la famiglia, gli
amici ed i conoscenti e di contribuire così, ognuno nel suo piccolo,
alla pace nel mondo. Questa pace la intendiamo nei confronti degli animali e
della natura, per questo vi invitiamo a trascorrere una festa di Natale senza
consumo di carne animale, in quanto Gesù non lo avrebbe mai fatto, di questo ne
siamo convinti. Un saluto di cuore a nome di Vita Universale.


Crediamo in Dio, l'eterno Spirito, che
pervade tutto l'infinito e che è vita
onnipresente e indivisibile in tutti e in
tutto.
Crediamo che Dio è la potente Forza
creatrice e la Fonte della Creazione,
la corrente nella quale vivono tutti gli
esseri di luce e i regni della natura.
Crediamo che la potente Forza
creatrice, la Fonte di tutto l'Essere, si
trova in ogni elemento dei regni della
natura, nei minerali, nelle piante e
negli animali.
Crediamo che la potente Forza
creatrice, la Fonte di tutto l'Essere, è
la luce e la vita in tutti gli astri
dell'universo.
Crediamo che la potente Forza, il
meraviglioso Spirito di Dio, è l'amore
in ogni cosa, è la Forza onnipresente
che pulsa in tutte le anime e in tutti
gli uomini.
Crediamo nell'Uno, nell'Unico, in
Dio, nostro eterno Padre, l'amore, del
Quale sono figli tutti gli esseri, tutte
le anime e tutti gli uomini.
Crediamo che Dio-Padre è l'essere
personificato dell'amore, che tutti
contempleremo di nuovo volto a
volto quali esseri puri.
Crediamo che il Cristo, il Figlio di
Dio, è il Coregnante dei cieli, che
siede alla destra del Padre.
Crediamo che siamo stati creati da
Dio come esseri liberi e puri; alcuni
di essi si sono incolpati con il
pensiero della caduta ed hanno
trascinato con sé altri esseri luminosi.
In tal modo i corpi spirituali luminosi
si sono adombrati sempre più a causa
del peccato, si sono ammantati in
esso e si sono appesantiti, fino a
divenire a poco a poco
completamente esseri umani.
Crediamo nella pre-esistenza
dell'anima e che essa ritornerà in
patria attraverso sfere di
purificazione di sostanza sottile e
ridiverrà un essere puro, poiché essa
è stata creata come tale da Dio e si è
incolpata a causa della caduta.
Crediamo alla vita eterna e che tutte
le anime ritorneranno passo per passo
nel Regno di Dio tramite Gesù, il
Cristo, nostro Redentore. Crediamo
che tutti gli uomini e le anime sono
fratelli e sorelle e sono tutti immersi
nel grande Spirito dell'amore, in Dio,
nostro Padre.
Crediamo che tutti gli uomini sono il
tempio di Dio e in tutti dimora lo
Spirito del Cristo-Dio, che è lo
Spirito della libertà.
Crediamo in Gesù, il Cristo-Dio, il
Figlio dell'eterno Padre, che è il
Redentore di tutte le anime e di tutti
gli uomini.
Crediamo che Gesù, quale essere
umano, sia stato generato in maniera
pura e naturale.
Crediamo nelle parole di Gesù, il
Cristo, che ci disse che ridiverremo
immagini di nostro Padre, che ci ha
contemplati e creati come esseri puri
e che ridiverremo tali, quando il
nostro corpo spirituale, di nuovo puro
e perfetto, avrà l'irradiazione
dell'immagine dell'eterno Padre, che
personifica anche il principio della
Madre, poiché Dio, la corrente
onnipresente, racchiude in sé
entrambi i princìpi, sia quello del
Padre, sia quello della Madre.
Crediamo che Gesù, il Cristo, nostro
Redentore, ha già cominciato a
ricondurre in Patria tutte le anime e
tutti gli uomini 2000 anni fa e che
tutti faremo ritorno per mezzo di Lui.
Crediamo che, senza il Redentore di
tutte le anime e di tutti gli uomini,
non riusciremo a ritornare all'eterno
Padre e che la forza redentrice, che
opera nelle anime e negli uomini è di
sostegno, guida ed aiuto per ogni
anima e per ogni uomo per ritornare
all'eterna Casa del Padre. Egli è la
Via, la Verità e la Vita.
Crediamo nelle sfere di
purificazione, nelle quali vivono
anime incolpate, per ritornare passo
per passo nel Regno di Dio oppure
per fare ritorno sulla terra,
riprendendo una veste umana.
Crediamo nella reincarnazione, ossia
che si possono reincarnare anime
gravemente incolpate oppure anime
che, in veste umana e nel breve corso
degli anni, possono sistemare e porre
rimedio a molte cose, mentre, come
anime nelle sfere dell'aldilà,
avrebbero potuto farlo solamente nel
corso di lunghi cicli di tempo;
crediamo all'incarnazione di anime
luminose che assumono una veste
umana per servire sulla terra Colui al
Quale spettano ogni onore, lode e
gloria.
Crediamo nella legge di semina e
raccolta: ciò che l'uomo semina, lo
raccoglierà.
Crediamo nell'immensa grazia e
misericordia di Dio, che ci assiste e ci
aiuta a riconoscere in tempo i nostri
peccati, per pentircene, sistemarli e
non ripeterli più, prima che i loro
effetti si abbattano su di noi sotto
forma di disgrazie.
Crediamo che, se sfruttiamo bene le
giornate con l'aiuto del nostro
Redentore, pentendoci dei peccati, e
sistemandoli per poi non ripeterli più,
potremo ritornare nella nostra vera
patria, nell'eterno Essere, senza
incarnarci ancora.
Crediamo che il caso non esiste e
che, conoscendo il principio della
reincarnazione, la nostra esistenza
terrena acquisisce maggiore
importanza e possiamo così trovare
una risposta in merito al perché ci
troviamo in questo mondo e al perché
certi avvenimenti si presentano in un
modo o nell'altro. Se consideriamo
anche la legge di semina e raccolta
come una parte del susseguirsi delle
incarnazioni possiamo riconoscere le
cause che abbiamo posto; in ogni
caso ognuno dovrebbe aiutare l'altro
a portare i propri pesi.
Crediamo nei Dieci Comandamenti
dati da Dio tramite Mosè e nel
Discorso della Montagna.
Crediamo che solo per mezzo della
fede attiva, ossia adempiendo i Dieci
Comandamenti e il Discorso della
Montagna, possiamo raggiungere
l'unità con il Cristo.
Per noi Cristiani delle Origini la fede
attiva, che conduce insieme al Cristo
alla Vita, significa riconoscere anche
i nostri peccati, pentircene con l'aiuto
del nostro Redentore, chiedere
perdono, perdonare il nostro
prossimo, riparare ai danni che
abbiamo provocato, per quanto è
possibile, e non ripetere più gli errori
che abbiamo riconosciuto e
sistemato.
E' proprio non ripetendo più i
peccati, che adempiamo passo per
passo la Volontà di Dio, che l'Eterno
ci ha indicato nei Dieci
Comandamenti e Gesù nel Discorso
della Montagna.
Crediamo nella profonda preghiera
interiore che facciamo quando siamo
soli, attraverso la quale possiamo
ricevere l'aiuto del Cristo-Dio.
Crediamo che ogni forma di materia
raddensata si trasformerà, per
ridivenire di sostanza sottile, come è
fin dal Principio nell'eterno Essere.
Crediamo che Gesù, il Cristo-Dio,
edifica il Regno della Pace sulla terra
e che il pianeta, sempre più purificato
e luminoso, ritornerà a poco a poco
nell'eterno Essere quale sostanza
luminosa.
Crediamo che Dio è l'unica Vita alla
quale dovremmo aspirare tramite il
Cristo e con il Cristo, realizzando il
Suo insegnamento. Infatti, quale
Gesù, Egli ci esortò a farlo con le
seguenti parole: "Chi ascolta queste
Mie parole e le mette in pratica, è
come un uomo saggio che costruì la
sua casa sulla roccia. Cadde la
pioggia, strariparono i fiumi,
soffiarono i venti e si abbatterono su
quella casa; ma essa non cadde,
perché era costruita sulla roccia. E
chi ascolta queste Mie parole e non
le mette in pratica, lo paragono ad
un uomo stolto che costruì la sua
casa sulla sabbia. Cadde la pioggia,
strariparono i fiumi, soffiarono i
venti e si abbatterono su quella casa
ed essa cadde e la sua rovina fu
grande."
Aspiriamo a vivere in Dio,
compiendo ciò che voleva Gesù, per
risorgere per mezzo del Cristo e con
il Cristo ed entrare così nel cuore di
Dio, nel Regno della Pace.
Crediamo che solo per mezzo della
pace tra noi ci potrà essere pace
anche tra i popoli e che non è
possibile ottenerla per mezzo delle
armi.
Per noi Cristiani delle Origini la fede
e la vita sono tutt'uno: senza la fede
attiva, ossia se non si adempiono
passo per passo i Dieci
Comandamenti e il Discorso della
Montagna, non è possibile vivere in
Dio.

Ciò a cui i Cristiani delle Origini
non credono
Non crediamo che lo Spirito Santo
sia una persona.

Non crediamo ad un Dio che punisce.

Non crediamo che Dio crei l'anima
solo nel momento in cui viene
generato un bambino.

Non crediamo in un luogo che viene
definito inferno oppure dannazione
eterna.

Non crediamo nella resurrezione
della carne.

Non crediamo ad un concepimento
sovrannaturale avvenuto tramite lo
Spirito Santo.

Non crediamo che Maria sia ascesa
al cielo con il corpo.

Non crediamo ad una Chiesa quale
unica istituzione attraverso la quale si
può raggiungere la salvezza.

Non crediamo nell'istituzione
ecclesiastica, sia essa cattolica o
protestante.

Non crediamo a dogmi, sacramenti e
culti.

Non crediamo che sia possibile
divenire beati solamente per mezzo
della fede, senza adempiere i
Comandamenti di Dio.

Non crediamo che sia possibile
trovare Dio in case di pietra, poiché
ogni uomo è il tempio di Dio.

Non crediamo nel battesimo dei
neonati, poiché Gesù stesso disse:
"Prima insegnate e poi battezzate".

Non crediamo che siano necessarie
ostie e vino in memoria della sacra
cena; Gesù tenne una cena semplice
con i Suoi apostoli e disse a senso:
"Fate questo in memoria di Me".

Non crediamo nel "Santo Padre",
ossia nel papa, e nemmeno alla
gerarchia e ai titoli di cardinali,
vescovi, parroci e preti. Nella Bibbia,
che i cattolici e gli evangelici
dovrebbero in fondo prendere alla
lettera, sta scritto: "Gesù disse: e
sulla terra non dovrete chiamare
nessuno 'padre'; poiché Uno solo è
vostro Padre, che è nei cieli ... Infatti,
chi si eleva sarà abbassato e chi si
abbassa verrà innalzato". La stessa
Bibbia, nella quale i cattolici e i
protestanti credono, spiega perché
non dovremmo credere a titoli come
cardinali, vescovi, parroci, preti e
simili. Lì sta scritto: "...i farisei ...
inviarono a Gesù i loro discepoli
insieme alla gente di Erode. Essi
dissero: Maestro, sappiamo che Tu
sei veritiero e che insegni la via nel
modo giusto, senza chiedere nulla a
qualcuno; infatti, tu non guardi la
posizione degli uomini."

Non crediamo all'infallibilità di una
persona.

Non crediamo ai santi. Non crediamo
che tutti i peccati possano essere
estinti nell'ultimo minuto tramite la
cosiddetta estre-ma unzione o con la
confessione sul letto di morte.

Non crediamo nel perdono dei
peccati per mezzo di un sacerdote.
Non crediamo agli oggetti santificati
da sacerdoti.

Non crediamo che sia possibile
giungere a Dio per mezzo di una vita
condotta in convento, isolati dai
propri simili.

Non crediamo nei pellegrinaggi e nei
luoghi di pellegrinaggio.

Non crediamo alla venerazione di
reliquie o immagini.

Non crediamo che sia possibile
liberarsi dalle proprie colpe
acquistando un'indulgenza.

Non crediamo che sia possibile
conquistare il cuore di Dio
accendendo candele oppure dando in
offerta denaro.

Chi ama Dio, l'eterno Padre, e il
Cristo, Suo figlio, compie ciò che è la
volontà di Dio e non ciò che vogliono
gli uomini.

 

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ISTRUZIONE

Un'iniziativa assai lodevole

Di Antonino Cucinotta

 
Ho approvato e considero assai lodevole l'iniziativa dell'I.RI.FO.R. del Veneto
di organizzare un seminario riguardante esperienze educative di un gruppo di
bambini con disabilità visiva e dei loro genitori.
Tale seminario si è svolto dal 29.8 al 4.9.2004 in un albergo situato al Fondo
Piccolo di Folgaria.
Opportunamente vi ha partecipato un gruppo di esperti che hanno seguito e
guidato i bambini nei loro giuochi e nelle loro varie espressioni creative e
pratiche.
Mi sembra che in questa occasione gli esperti abbiano avuto presenti i principi
educativi attuati da Augusto Romagnoli ancora nel 1912 nell'Ospizio per ciechi
"Regina Margherita di Roma" per educare alcune bambine cieche ivi ricoverate.
Va rilevato che il Romagnoli per primo capì che il giuoco di gruppo era
un'attività fondamentale per la rieducazione senso-percettiva dei ragazzi ciechi.
Bisognava valorizzare i sensi vicarianti per ottenere la capacità di orientarsi
autonomamente nello spazio e quindi di potersi non solo muovere, ma anche
correre in spazi aperti senza pericolo di andare a sbattere.
Il giuoco di gruppo non solo favoriva questa autonomia, ma costringeva anche i
ragazzi ad autocontrollarsi, a moderare il proprio egoismo e egocentrismo e le
proprie emozioni, a sviluppare lo spirito altruistico, a favorire la necessaria
autostima: l'istruzione vera e propria sarebbe venuta di conseguenza. E quando
la Regina Margherita, in visita all'ospizio, chiese al Romagnoli che cosa avesse
insegnato alle "sue bambine", egli rispose: "Ho insegnato loro a giudicare".
Una molteplicità di esperienze attuate in seguito negli Istituti dimostra la validità
di tali principi e mette in chiara evidenza le cause che hanno finora determinato
le difficoltà e in buona parte anche il fallimento dell'integrazione scolastica dei
ragazzi ciechi inseriti in maniera alquanto avventata nella scuola ordinaria.
Sappiamo tutti che, a parte l'impreparazione di un certo numero dei docenti, a
parte i molti pregiudizi che gli stessi nutrono nei confronti dei nostri ragazzi e la
sfiducia nelle loro potenziali capacità, vi sono anche difficoltà oggettive che
ostacolano un inserimento ed un'integrazione efficace; infatti, nelle classi della
scuola ordinaria, difficilmente si trova più di un solo bambino cieco che, spesso
ignorato dai suoi compagni vedenti, rimane isolato e smarrito, affidato a un
insegnante di sostegno che il più delle volte ritiene di dover svolgere una
funzione puramente assistenziale.
Di conseguenza, è certamente lodevole il seminario organizzato a Fondo Piccolo
di Folgaria per aver valorizzato "il gruppo, il giuoco, la mobilità, l'orientamento
e l'attività creativa".
I risultati sono stati soddisfacenti e c'è da auspicare che l'esperimento possa
ripetersi non solo in Veneto, ma che sia seguito anche dagli altri I.RI.FO.R.
regionali, magari creando un'organizzazione più ampia, più estesa e quindi più
efficace.
Ritengo, infatti, che il seminario in questione, pur nella sua lodevole validità, sia
stato limitato nello spazio e nel tempo; infatti, mi sembra angusto lo spazio
alberghiero di solo due stanze riservato alle attività ludiche e creative.
Altrettanto limitato mi sembra il numero dei giorni impegnati.
Penso che, per iniziative del genere, bisognerebbe impegnare qualche elemento
in più cieco assoluto o ipovedente grave, per almeno un mese durante l'estate,
non avvalendosi di due sole camere d'albergo ma di uno di quei centri vacanze
con attrezzature sportive e ludiche.
L'ampiezza e l'eventuale esistenza di spazi attrezzati consentirebbe certamente
un più efficace esercizio di orientamento e di mobilità; più efficace potrebbe
essere il giuoco svolto in spazi anche aperti; un giuoco più spontaneo, più libero
e più vario di quanto non possa attuarsi in una stanza di albergo per quanto
attrezzata.
La disponibilità dei locali consentirebbe anche una maggiore espressività
creativa sotto l'attenta e discreta vigilanza di personale altamente specializzato
come quello che ha partecipato al seminario di Fondo Piccolo di Folgaria.
Non mi nascondo che una tale organizzazione richiede un notevole onere
finanziario, al quale potrebbero doverosamente contribuire vari Enti pro ciechi
che non mancano di denaro, le province, le famiglie e anche eventuali privati.
Penso che un tale esperimento farebbe rinascere spiritualmente e fisicamente i
ragazzi ciechi che acquisirebbero la consapevolezza delle loro reali possibilità e
capacità, che consentirebbero loro di non rimanere estranei alla vita comunitaria,
di sapersi imporre all'attenzione di insegnanti e compagni, di essere in grado di
partecipare a tutte le attività didattiche e ludiche.
Agli I.RI.FO.R. di tutta Italia un appello a seguire la strada segnata dalla
lodevole iniziativa del seminario di Folgaria.

 

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NORMALITA' E HANDICAP

Congedi straordinari a fratelli di portatori di handicap in stato di gravità

Di Luigi Palmieri

Cari lettori,
alleghiamo di seguito la massima della Corte Costituzionale (sentenza n.233 del 16/06/2005) con
cui è stato esteso il congedo straordinario a fratelli e sorelle anche quando i genitori, o il genitore,
non sono deceduti, ma sono impossibilitati a provvedere
all'assistenza del figlio handicappato. Si precisa che l'INPS ha diramato in
merito la circolare n. 107
del 25/09/2005.

Corte cost., 16/06/2005, n.233
LAVORO (RAPPORTO)
Permessi e aspettative
Questioni di legittimità costituzionale
E' costituzionalmente illegittimo l'art. 42, comma 5, del D.Lgs. 26 marzo 2001, n. 151 (Testo unico
delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e paternità, a norma
dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53), nella parte in cui non prevede il diritto di uno dei
fratelli o delle sorelle conviventi con soggetto con handicap in situazione di gravità a fruire del
congedo straordinario retribuito ivi indicato, non solo nell'ipotesi in cui i genitori siano scomparsi,
ma anche in quella in cui gli stessi siano impossibilitati a provvedere all'assistenza del figlio
handicappato perché totalmente inabili. Si tratta infatti di due situazioni che esigono la medesima
protezione, e che sarebbe irragionevole disciplinare diversamente.
Corte cost., 16/06/2005, n.233
PARTI IN CAUSA
M.C. C. INPS

 

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RIFLESSIONI E CRITICHE

In marcia per la giustizia piccoli passi per cambiare il mondo

Di Andrea Bonfiglio


Sabato 10 settembre 2005 si è svolta nel pistoiese la dodicesima edizione della marcia della
giustizia che ogni anno prende il via dalla città di Agliana per concludersi a Quarrata. La
manifestazione è nata nel 1994 da un'idea del gruppo quarratino della rete di solidarietà
internazionale "Radié Resch" e si è sviluppata proprio grazie all'appoggio dei due comuni. Il
messaggio che gli organizzatori hanno voluto comunicare, sottolinea che il tempo è scaduto ed è
necessario agire immediatamente per cambiare un mondo dove vige un concetto di giustizia ben
lontano dal significato proprio del termine stesso. Ai nastri di partenza – alle ore 18:00 in piazza
Gramsci – si sono presentate migliaia di persone con l'intento di manifestare a favore della pace e
della giustizia e con il desiderio di riappropriarsi di quella politica che i partiti, ormai, hanno reso
strumento dei propri interessi. Un corteo lungo tre chilometri, costituito da almeno seimila
individui, ha percorso il tragitto in circa due ore, attraversando le vie del centro, nonché le strade
periferiche che per l'occasione hanno vestito i panni di aree pedonali, spogliandosi degli abiti che
abitualmente le fanno apparire come principali arterie del traffico automobilistico locale. Tra i
partecipanti, oltre ai comuni cittadini, provenienti d'ogni parte d'Italia, anche numerosi
rappresentanti delle istituzioni e personaggi noti al grande pubblico: tra i primi, Sabrina Sergio Gori
(sindaco di Quarrata), Paolo Magnanensi (sindaco di Agliana) ed altri membri delle quaranta
amministrazioni comunali che hanno aderito ufficialmente all'iniziativa; tra i secondi, Gianni Minà
(famoso giornalista e scrittore), Giancarlo Caselli e Gherardo Colombo (magistrati) e padre Alex
Zanotelli. Il traguardo della lunga passeggiata è stato raggiunto intorno alle 20:45 e dopo circa un
quarto d'ora di meritato riposo è iniziato il dibattito che ha visto alternarsi sul palcoscenico di
piazza Risorgimento i vari relatori presenti. Tra gli interventi più significativi, quello della
sociologa nepalese Renu Sharma Upreti che ha voluto portare all'attenzione dei presenti i problemi
delle donne sue connazionali, cercando di sfatare quella immagine da cartolina – rappresentata dai
meravigliosi scorci paesaggistici – che gli occidentali associano al Nepal. Ha parlato di una sua cara
amica, la quale, in seguito alla morte del marito, è stata brutalmente condotta nella piazza del paese
dove le sono stati tagliati i capelli e strappati i denti, in quanto su di lei pendeva l'assurda accusa di
essere una strega. Ha parlato, inoltre, di altre donne costrette, per punizione, a mangiare escrementi
umani oppure a subire ogni genere di maltrattamenti e percosse. Ha voluto evidenziare il fatto che
le femmine non acquisiscono il diritto di cittadinanza per nascita, perché esso è un privilegio
maschile. Possono ottenere la cittadinanza solamente al compimento dei sedici anni d'età facendo
una domanda scritta che deve però essere obbligatoriamente firmata da un uomo, il padre (per le
nubili) o il marito (per le coniugate). Purtroppo accade spesso che le ragazze si sposino prima dei
sedici anni ed i loro mariti si rifiutino di firmare, allo scopo di poterle meglio sorvegliare e per
evitare che possano appropriarsi di eventuali beni o somme di denaro lasciate in eredità dai parenti.
In questo quadro sconcertante si colloca un ulteriore dato che attesta un tasso di analfabetismo
femminile pari al 75%.
Un altro interessante intervento è stato quello di Gianni Minà che ha focalizzato l'attenzione su
quanto avvenuto a New Orleans, esprimendo un giudizio critico riguardo l'operato
dell'amministrazione Bush, incapace di procedere ad un'idonea evacuazione delle zone a rischio,
nonostante l'indiscusso strapotere economico che la contraddistingue. Ha confrontato, inoltre, la
condotta statunitense con quella cubana, mettendo in evidenza l'abilità del governo dell'isola, il
quale è riuscito a far evacuare un milione e mezzo di persone fronteggiando egregiamente i vari
uragani Charlie, Ivan… abbattutisi violentemente sulle coste locali. Non a caso, infatti, le Nazioni
Unite nel periodo post-Tsunami avevano indicato, ai paesi colpiti, proprio Cuba come modello da
seguire.
Un ulteriore spunto di riflessione è stato fornito dal coordinatore di Rete Radié Resh di Quarrata,
Antonio Vermigli (ricordato da alcuni come protagonista del documentario "Il postino di Quarrata"
trasmesso in passato dall'emittente televisiva Telepiù, poi unitasi a Strema per dar vita a Sky), il
quale ha detto che nella redazione dei bilanci, al giorno d'oggi, le somme destinate alle politiche
sociali sono quelle che avanzano alla fine e ciò denota una logica d'azione sbagliata e sbilanciata,
poiché in una comunità giusta ed equilibrata si deve pensare in primo luogo – non in ultima analisi
– a chi ha maggiormente bisogno. A tale scopo ha invitato tutti i cittadini a prendere coscienza delle
proprie responsabilità, perché non solo i "grandi personaggi" possono cambiare il mondo, ma ogni
membro della società civile può agire nel suo piccolo per porre rimedio allo squilibrio del mondo.
La speranza degli organizzatori, dei partecipanti e di quanti vogliono assistere ad uno sviluppo equo
del pianeta è quella di riuscire a sensibilizzare il maggior numero di persone verso i problemi
tangibili che si manifestano quotidianamente e di farle riflettere sulle soluzioni e sui provvedimenti
più utili da attuare al fine di risolverli definitivamente.

 

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La guerra della liberazione e della democrazia

Di Elena Aldrighetti


Sarebbe utile provare a stabilire se una guerra potrà mai essere
un segno di liberazione e soprattutto esportatrice di democrazia.
Nel primo caso ci può essere guerra di liberazione quando forze
militari straniere occupano un dato paese, qui sì che espugnare l'invasore, equivale ad una guerra di liberazione.
Analizziamo ora il secondo punto: la guerra di esportazione di
democrazia. Ma si può esportare la democrazia? Inoltre per dare un
senso alle guerre si giustificano affermando che si fanno per portare la civiltà.
Ma quale civiltà? Quella occidentale? Quella civiltà pregna di
interessi economici e di corsa verso l'arricchimento? Questa è la
civiltà che noi occidentali pretendiamo sia il modello per tutto
il mondo?
Molti avranno sentito cosa è accaduto in Iraq, più precisamente a
Fallujah il giorno 8 novembre del 2004. Credo che gli americani si
sentano perseguitati dai tre quarti del mondo, certo è che fanno
poco perché il mondo li rispetti e li ammiri.
Qui non è questione di essere o meno filo americani, qui si tratta di vite umane e di orrori perpetrati.
Proprio da coloro che hanno indetto la guerra in Iraq poichè a detta di questi signori, Saddam Hussein avrebbe posseduto armi di distruzione di massa, accusa peraltro rivelatasi del tutto falsa.
Ebbene, sembra dimostrato che loro stessi abbiano usato
le stesse armi per conquistare una città irachena.
Come si possono buttare su una città delle sostanze che come si è saputo, bruciano
letteralmente le persone?
Molti mi diranno: - Eh! Ma ti stupisci ancora? Sai che queste sono pratiche usate sempre, anche se non si dice?- Oh, certo lo so bene
che si predica bene e si razzola da schifo, ma questa per me non è
una consolazione.
Ho avuto modo di vedere il servizio fatto da Radio News 24, che vi
consiglio di visitare all'indirizzo sotto riportato, e pare che
coloro che hanno tentato, anche fra gli stessi Marines, di denunciare questo stato di cose, siano stati messi da parte in
vari modi. C'è chi afferma che lo stesso giornalista Baldoni
stesse indagando su Fallujah e sia stato messo a tacere.
La stessa giornalista Sgrena si stava occupando di questa cosa.
Vedete, quello che più mi fa gridare allo scandalo è sentire i
"padroni del mondo" che continuano ad insistere che: i terroristi
non hanno rispetto per la vita umana, finalmente l'Iraq è libero e
tutti questi bei discorsi.
Ma l'esimio Presidente G.W. Bush come fa a guardarsi allo specchio
senza vomitare? Come fa a dormire, a vivere normalmente quando sa
perfettamente come loro esportano la democrazia e rendono libere
le persone?
Attenzione, io non sono certo dalla parte dei terroristi e di
coloro che rendono la vita delle persone un inferno, semplicemente
amo la coerenza e, soprattutto, quando si parla della vita delle
persone, ritengo che si debba fare ancora più attenzione.
Gli americani, facevano prima a dire che, visto che l'Iraq è il
secondo produttore di petrolio del mondo, loro erano molto
interessati ai loro giacimenti petroliferi e non tanto a liberare
il popolo iracheno, visto che Saddam Hussein era lì ormai da più
di 30 anni, facendosi sempre i cavoli suoi, senza che nessuno
provasse a fare qualcosa.
La violenza chiama sempre violenza, questo è il mio parere, non si
può chiedere al popolo iracheno di amare i "liberatori", quando si
vedono massacrare nel modo più bieco.
Tutti i civili rimasti uccisi, orfani, vedove, vedovi, mutilati.
Come possono essere grati agli occidentali che hanno fatto
irruzione nel loro paese, promettendo la libertà, il benessere e
la democrazia e invece hanno portato anche loro la morte?
Ora vi lascio a questi documenti molto interessanti e, allo stesso
tempo, molto tristi e che nessuno vorrebbe mai leggere.

Documenti tratti dal sito:
www.rainews24.it

La strage nascosta
di Sigfrido Ranucci

"Ho sentito io l'ordine di fare attenzione perché veniva usato il
fosforo bianco su Fallujah . Nel gergo militare viene chiamato
Willy Pete. Il fosforo brucia i corpi, addirittura li scioglie".
È questa la tremenda testimonianza di Jeff Englehart, veterano
della guerra in Iraq. "Ho visto i corpi bruciati di donne e
bambini- ha aggiunto l'ex militare statunitense- il fosforo
esplode e forma una nuvola, chi si trova nel raggio di 150 metri è
spacciato". Testimoni hanno visto "una pioggia di sostanze
incendiarie di vario colore che, quando colpivano, bruciavano le
persone e anche quelli che non erano colpiti avevano difficoltà a
respirare", racconta Mohamad Tareq al-Deraji, direttore del centro
studi per i diritti umani di Fallujah.

Pentagono. Armi chimiche? Accuse false
La prima smentita da parte dell'amministrazione americana
all'accusa di aver usato il fosforo nei bombardamenti su Fallujah,
arriva da un portavoce del ministero della difesa statunitense. Le
armi chimiche vengono considerate dal Pentagono "da condannare e
immorali per il danno indiscriminato che provocano" e le accuse
agli Stati Uniti di far ricorso a questo tipo di armamento sono
"false"
"Chi vuol screditare gli Stati Uniti trova utile inventare la
falsa accusa che gli Usa stiano usando armi di questo genere", ha
detto all'Ansa il maggiore Todd Vician, respingendo "
categoricamente" le accuse, pur precisando di non aver visto il
documentario e commentando quindi sulla base delle contestazioni
di questo genere fatte nel corso del tempo alle forze americane.

9 Novembre 2005

Dichiarazione dell'Ambasciata degli Stati Uniti d'America in
relazione al documentario "Fallujah: la strage nascosta" trasmesso
da Rainew24

Questo documentario appare non neutrale, elaborato da
professionisti che non si trovavano a Fallujah all'epoca dei fatti
raccontati. Oltre 100 giornalisti invece sono stati 'embedded' con
le Forze di Spedizione dei Marines a Fallujah per informare in
merito all'operazione Al Fajr.
Il documentario viene mandato in onda un anno dopo gli eventi che
pretende di descrivere. Tuttavia, nel confezionare questo
servizio, nell'arco di un anno di tempo, gli autori non si sono
curati di chiedere alcun commento in merito alle ipotesi da essi
avanzate. Se lo avessero fatto, sarebbe stato detto loro che le
forze statunitensi non hanno né preso di mira i civili né usato in
modo indiscriminato le armi di cui si riferisce nel documentario.
Le forze statunitensi che partecipano alla coalizione
dell'Operazione Iraqi Freedom continuano ad usare l'intera gamma
di armamenti legali e convenzionali contro obiettivi legittimi. Le
forze statunitensi non usano il napalm e il fosforo bianco come
armi chimiche o come surrogato. Gli Stati Uniti hanno distrutto
l'ultima riserva esistente di Napalm nel 2001. Abbiamo ancora una
bomba incendiaria, la bomba E-134 Bomb, Fire, Mk 77 Mod 5. La
bomba incendiaria Mk77 non è napalm. La sua composizione chimica è
diversa. Non è fuorilegge o illegale.
Le forze statunitensi non hanno usato le bombe incendiarie Mk77
nell'Operazione Al Fajr. L'unico caso in cui è stata usata la Mk77
durante l'Operazione Iraqi Freedom è stato tra marzo e aprile del
2003, quando i Marines hanno utilizzato molte bombe contro
obiettivi militari legittimi.
Sostenere che le forze statunitensi abbiano usato il fosforo
bianco contro obiettivi umani nell'Operazione Al Fajr è
semplicemente sbagliato. Le forze statunitensi usano il fosforo
bianco come fumogeno o per segnare gli obiettivi. Contrariamente
alla presentazione offerta dal documentario, il fosforo bianco non
è fuorilegge o illegale o bandito da alcuna convenzione quando
viene usato in questo modo.
Le forze di sicurezza irachene e la forza multinazionale sono
impegnate da due anni e mezzo in operazioni contro i terroristi,
gli insorti ed elementi del vecchio regime. A tale riguardo,
questo conflitto si è dispiegato esattamente come avviene in
qualsiasi conflitto della storia bellica moderna. Le forze della
Coalizione fanno veramente ogni sforzo per evitare la perdita di
vittime innocenti, nonostante la pratica seguita da elementi del
vecchio regime, dai terroristi e dagli insorti di prendere
deliberatamente di mira i non combattenti, di usare i civili come
scudi umani e di mettere in atto e condurre attacchi contro le
forze della Coalizione dall'interno di zone abitate da civili. E'
questa la storia vera, e viene riportata da giornalisti
provenienti da tutto il mondo.

L'inchiesta su Fallujah Rai New 24 risponde all'ambasciata
americana.
10 Novembre 2005

Rai New 24 in merito alla contestazione posta sulla "mancanza di
neutralità" che ha caratterizzato la nostra inchiesta dal titolo
"Fallujah la strage nascosta", che denuncia l'uso del Fosforo
bianco come agente chimico durante la battaglia del novembre 2004,
precisa che:
l'inchiesta é basata su testimonianze dirette di persone che sono
apparse in video con il loro nome e cognome.
Il soldato Jeff Englehart ha dichiarato di aver sentito
personalmente l'ordine da parte del comando americano di fare
attenzione perché veniva usato il fosforo bianco. Il soldato ha
nuovamente ribadito ieri quanto detto a Rai News 24 in un
confronto diretto con il portavoce del Pentagono nel corso di una
nota trasmissione televisiva americana.
Il biologo Mohammed Tareq al Deraji, Direttore del centro studi
per la difesa dei diritti umani di Fallujah ha dichiarato di aver
visto una "pioggia di fuoco" di sostanze incendiarie scendere dal
cielo e colpire le persone. Ma dal punto di vista documentale ci
pare fondamentale il filmato girato a Fallujah la notte dell'8
novembre 2004 dove si vede chiaramente un bombardamento a pioggia
di fosforo bianco sui quartieri della città.
L'inviato di rai news 24 che ha curato l'inchiesta ha anche
effettuato le seguenti verifiche sulla parte filmata e fotografica
riguardante i morti di Fallujah. Il filmato che ci è stato
consegnato dagli abitanti della città, ritraeva luoghi che
identificavano chiaramente Fallujah dopo i bombardamenti di
novembre. La data impressa riportava il giorno 18 novembre 2004.
Le foto pubblicate contengono un numero di matricola, riportata
nei rapporti dei registri cimiteriali redatti sotto la
supervisione dell'autorità americana presente sul posto. I
registri riportano a loro volta l'identità, il distretto di
Fallujah dove é stato trovato il corpo e soprattutto dove sono
stati sepolti.
Le foto e i documenti filmati che ritraevano i cadaveri di
Fallujah sono stati mostrati a periti e medici e militari che ci
hanno confermato la probabilità che a causare quegli effetti sui
corpi sia stato l'uso di ordigni incendiari e o fosforo bianco.
E comunque non vi è riferimento in quella parte dell'inchiesta del
nesso causa effetto. Si è invece sottolineata l'anomalia dei corpi
che sono stati trovati carbonizzati, fusi, con le vesti intatte.
Immagini del tutto simili a quelle dei corpi scarnificati ma con
le vesti intatte delle vittime del bombardamento al fosforo di
Amburgo e Dresda 1945 da parte della Raf, come si può verificare
sul sito di Rai New 24.
Per quanto riguarda l'osservazione che l' inchiesta è stata
realizzata da professionisti che non sono stati a Fallujah, si
specifica che l'inviato di Rai News 24, Ranucci Sigfrido, ha
tentato più volte di raggiungere la città senza riuscirvi, e solo
dopo 50 giorni ha desistito. E comunque l'inviato aveva raccolto
testimonianze da parte di colleghi, che erano stati in Iraq,
riguardanti l'utilizzo di fosforo bianco come arma. Testimonianze
che sono state ripetute durante e dopo la trasmissione
dell'inchiesta dalla giornalista de "il Manifesto", Giuliana
Sgrena. Ma già da tempo gli inviati dell' Indipendent, del
Guardian, del Daily Mirror e di Al Jazeera, avevano denunciato
l'utilizzo di ordigni tipo napalm e fosforo.
È vero che il fosforo bianco non è tra le sostanze chimiche
vietate, ma è sempre un agente chimico e in quanto tale, come
recita la convenzione sul divieto di armi chimiche, ne è vietato
l'uso diretto e massiccio su uomini e animali. Le immagini
proposte da Rai News riprendono un bombardamento al fosforo bianco
sui quartieri della città di Fallujah. Anche queste immagini sono
state verificate con l'ausilio di esperti militari.
Per quanto riguarda l'osservazione sulla mancata intervista a un
rappresentante del Pentagono, si sottolinea che nel testo del
reportage era ampiamente citata la posizione del Dipartimento di
Stato e delle Forze Armate americane in merito alle accuse su
Fallujah. Rai News 24 infine approfondirà ulteriormente nei
prossimi giorni tutti gli aspetti emersi nell'inchiesta,
documentali, giuridici e tecnici e la Direzione del Canale è
disponibile a ospitare in qualsiasi momento rappresentanti
dell'Amministrazione e delle Forze Armate statunitensi.
Roberto Morrione – Direttore Rai New 24


Iraq. Fosforo bianco su obiettivi umani a Falluja, conferme da una
rivista dell'esercito Usa

Roma,14 novembre 2005

Il fosforo bianco è stato usato durante la battaglia di Fallujah
contro obiettivi umani. Dopo l'inchiesta di Rainews 24, questa
volta ad affermarlo è una rivista specializzata dell'esercito
americano, 'Field Artillery'.
Le munizioni al fosforo bianco, definite efficaci e versatili,
sono state usate a Fallujah negli attacchi soprannominati 'shake
and bake', letteralmente 'scuoti e cuoci' un'espressione comune in
America per i polli da infilare nel forno. Munizioni dall'alto
impatto psicologico contro gli insorgenti in trincea, usate quando
le armi tradizionali non facevano effetto.
Lo scrive, con grande precisione e dovizia di particolari, il
numero di marzo –aprile 2005 di 'Field artillery', la rivista
ufficiale dell'artiglieria americana con sede in Oklaoma. Gli
autori del memorandum for record, un atto ufficiale, pubblicato
sotto forma di articolo, sono il capitano James Cobb, il tenente
colonnello Cristoper la Court, e il sergente Higt. L'editore della
rivista è l'esercito degli Stati Uniti.
I tre militari hanno partecipato con aeronautica e marines alla
battaglia di Fallujah tra l'8 novembre e il 20 novembre 2004,
quella raccontata dall'inchiesta di Sigfrido Ranucci per
Rainews24.
La battaglia di Falluja viene definita la piu' feroce condotta dai
marines in un centro urbano dopo quella di Hue in Vietnam, nel
1968.
Il fosforo bianco è stato dunque usato si come cortina fumogena,
ma anche contro obiettivi umani come si scrive nel rapporto,
quale potente arma psicologica. I tre relatori scrivono anche
che si rammaricano di aver sprecato il fosforo migliore come
fumogeno, quando sarebbe stato meglio, scrivono, conservarlo per
le missioni letali.
Anche l' "Infantry Magazine", un'altra rivista militare, aveva
pubblicato una storia sull'uso di proiettili al fosforo bianco da
parte delle forze speciali contro la Guardia repubblicana di
Saddam Hussein nei dintorni della citta' curda di Erbil,
nell'aprile del 2003:"Gli iracheni cercarono di fuggire, ma furono
bloccati, dal fuoco del fosforo bianco. E ancora quando
cercavano di fuggire nuovamente, proiettili di fosforo hanno
colpito il veicolo e lo hanno incendiato", si legge sulla rivista.
Gli Usa hanno sempre negato di aver usato il fosforo bianco contro
obiettivi umani, ma anche il Dipartimento di Stato americano ha
corretto la pagina del proprio sito internet dopo le smentite
ufficiali: "Abbiamo appreso - è scritto - che alcune delle nostre
informazioni non erano corrette".



Oggi un vecchio è morto fra le mie braccia.
Anche questa è Miseria.
 

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