Giovani del 2000

 

Informazione per i giovani del III millennio    numero 21    Giugno 2006

 

 Direttore  Prof. Carlo Monti

Vice Direttore  Maurizio Martini

Redattori  Alessio Lenzi, Massimiliano Matteoni

 

Collaboratori di redazione Elena Aldrighetti Consuelo Battistelli Luigi Palmieri

Redazione

Via Francesco Ferrucci 15

51100 - PISTOIA

Tel.  057322016

e-mail: redazione@gio2000.it

Sito internet: www.gio2000.it

Tipologia: notiziario

 

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4971 del 26.06.2000

 

Gli articoli contenuti nel  periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente   quello del singolo articolista.

 

ELENCO RUBRICHE

 

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Cucina

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Esoterismo, religioni e dintorni

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Istruzione

Lavoro

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Normalità e handicap

Patologia

Racconti e poesia

Riflessioni e critiche

Spazio donna

Sport

 

In questo numero

 

Editoriale

Nessuno si stupisca… è tutto sotto controllo

di Maurizio Martini

Cucina

Tutti in cucina (parte settima)

di Elisabetta Barsotti

Esoterismo, religioni e dintorni

Fede religiosa e fede laica

di Antonino Cucinotta

Istruzione

Un esperimento con gli occhi bendati

di Antonino Cucinotta

Normalità e handicap

Non iperprotezione dei genitori dei bambini ciechi ma amore

pensoso e illuminato

di Antonino Cucinotta

Racconti e poesia

Tre minuti del mio amore

di Lia Simoni

Riflessioni e critiche

Quando i falsari abbassano il tiro

di Andrea Bonfiglio

Sport

Germania 2006 – il galà del calcio MONDIALE

di Andrea Bonfiglio

 

 

Editoriale

 

Nessuno si stupisca... è tutto sotto controllo

di Maurizio Martini

 

In questi giorni stavo pensando all'argomento da trattare per l'editoriale di

questo numero. Pensavo alle recenti elezioni politiche, ai prossimi mondiali

di calcio, o magari, a qualche considerazione di tipo generale.

Ma che, il tema mi è stato servito su un piatto d'argento. Sempre di calcio si

tratta, ma quel tipo di calcio, che rientra nella sfera di un mal costume tutto

italiano.

Qualcuno parlò di repubblica delle banane, altri dei fichi d'india, ma al di

là delle ironie peraltro più che giustificate, il nostro bel paese, continua a

soffrire di una malattia che lo ha sempre contraddistinto... La corruzione.

Ero piccolo e sentivo parlare di carceri d'oro. Poi, vennero fuori le lenzuola

d'oro, per giungere alla famosa tangentopoli che scosse tutto il paese fino

alle sue fondamenta. Dopo quel terremoto, nacque la seconda repubblica, si

disse che gran parte del marcio era stato bonificato, insomma, che il nostro

paese cominciava ad assomigliare agli altri paesi europei, avvicinandosi ad un senso civico più vicino agli standard dei popoli più avanzati da questo punto di vista.

Adesso vorrei e potrei lanciarmi in una lunga sequenza di lamentele nostalgiche su quello che era, e rappresenta il calcio per gli italiani. Facile sarebbe

lamentare l'umiliazione e lo schifo che molti di noi avvertono nel sentire e vedere il giro di milioni di euro che corrono attorno e nelle tasche dei giocatori.

Giocatori che in molti casi, più che giocare al calcio, giocano a comparire

con veline e altre pseudo divette da quartiere popolare in tutti i canali

televisivi in un susseguirsi di scandali e scandaletti, di drammi e

rivelazioni, che di serio hanno soltanto il fatto di riempire ulteriormente le

loro tasche ormai sfondate dal peso del denaro, ma anche dal peso del nulla,

del vuoto che ormai ha avviluppato tutti e tutto.

cari lettori non preoccupatevi, non invocheremo cambiamenti miracolosi. I

miracoli non appartengono a questo paese che pure è molto cattolico. Cari

lettori non preoccupatevi. E' tutto nella norma, vi confermo che siamo in

Italia, che siamo italiani, e se i tempi cambiano il nostro dna rimane sempre

lo stesso. Sempre pronti a sentirsi e considerarsi più furbi e intelligenti del nostro vicino.

 

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Cucina

 

Tutti in cucina (parte settima)

di Elisabetta Barsotti

 

Carissimi amici, ben ritrovati!

Raccontatemi un po’, avete sperimentato le ricettine con le mele? Che mi dite, vi sono piaciute?

Ma in questo numero, vi starete chiedendo, cosa ci propinerà?

Bene bene, ve lo racconto immediatamente!

Anche questa volta avremo un protagonista, col quale prepareremo un menù monotematico ma molto gustoso e raffinato…… Signori e signori……l’asparago!

Dal gustodelicato , questo ortaggio si presta a molte preparazioni, si sposa benissimo sia con la carne che col pesce con i quali può creare piatti di vero effetto adatti ad ogni occasione che riescono a deliziare anche i palati più esigenti.

Tra le tante ricette che conosco, ne ho scelte 3, un antipasto, un primo e un secondo, semplici da preparare ma molto buone che spero piaceranno anche a voi.

Prima di passare alle ricette, però, un paio di suggerimenti!

Gli asparagi non vanno mai cotti immersi totalmente nell’acqua, le punte devono sempre rimanere fuori dall’acqua e cuocere col vapore: esiste una pentola apposita per la cottura degli asparagi nella quale gli asparagi si sistemano in verticale, le punte verso l’alto che rimangono, in questo modo, fuori dall’acqua. Va benissimo, in alternativa, anche la cottura a vapore in una tadizionale vaporiera.

Cotti a vapore, gli asparagi sono ottimi consumati con semplicità, come secondo piatto o antipasto, accompagnati con salsine a piacere o a pinzimonio. Ottimi anche tagliati a pezzetti, uniti a code di gamberi lessati e conditi con un’emlsione di olio extravergine, limone, sale e pepe…. un secondo piatto semplice ma speciale!

Ok, ora bando alle chiacchere e via con le ricette!

Come sempre, buon appetito e alla prossima!

Involtini di spada con asparagi

Ingredienti per 6 porzioni

12 fette di

carpaccio

di pesce spada affumicato

5/6 fette di pancarrè

48 asparagi (anche surgelati)

1 limone

erba cipollina (o stuzzicadenti)

olio extravergine d’oliva

sale e pepe

Preparazione

Togliere la crosta alle fette di pancarrè, tagliarle a metà e tostarle nel forno o nel tostapane

Pulire e lessare al vapore, per 10 minuti gli asparagi, togliendo la parte dura, e pareggiandoli a circa 10cm di lunghezza.

Salarli e dividerli in 12 mazzetti.

Arrotolare ogni fetta di pesce spada intorno ai mazzetti di asparagi e legarli con l'erba cipollina (o fermarli con i stuzzicadenti).

Mano mano che sono pronti, appoggiarli sui crostini di pane tostato e sistemarli su un piatto di portata.

Mescolare 3 cucchiai di succo di limone con 5 cucchiai di olio, sale e abbondante pepe.

Versare la salsina sui rotolini di pesce e servire (non molto tempo prima,altrimenti il pane si ammolla troppo).

Conchiglie con piselli e asparagi

Ingredienti per 4 porzioni

400 grammi di conchiglie

200 grammi di piselli (freschi o surgelati)

2 mazzetti di asparagi

1 cipolla fresca

olio extravergine d'oliva

parmigiano

Preparazione

Fare appassire in un tegame la cipollina affettata e aggiungere i piselli. Lessare a parte gli asparagi tenendo le punte fuori dall'acqua.

Frullare nel mixer gli asparagi fino a che diventano crema e aggiungerli ai piselli cotti tenendo da parte le punte, facendo cuocere per due minuti.

Nel frattempo portare ad ebollizione l'acqua per la pasta e lessarvi le conchiglie.

Scolare la pasta e condirla nel

tegame

con la crema di asparagi e piselli.

Servire la pasta caldissima col parmigiano

Involtini agli asparagi

Ingredienti per 4 porzioni

4 fettine di vitello

4 sottilette

2 fette di prosciutto cotto

1 confezione di asparagi surgelati (o 1 mazzo di asparagi!)

farina

burro e olio

panna o latte

sale e pepe

Preparazione

Preparare 12 piccoli involtini, stendendo la fettina di carne, sovrapponendo prosciutto cotto, sottiletta e la punta di un paio di asparagi che avrete scottato

in precedenza. Avvolgere e chiudere con stecchini o spago, quindi passare nella farina, scrollando poi bene per eliminare l'eccedenza.

Rosolare

gli involtini in poco olio e burro: se la carne è adeguatamente sottile, basteranno pochi minuti.

Se avete voglia di fare involtini ancor più piccoli, l'effetto estetico sarà più simpatico e i tempi di cottura ancora ridotti.

In una padellina a parte mettete gli asparagi rimasti (che sono molti) che avrete frullato con mezzo bicchiere di latte o 1 cartoccino di panna. Aggiustate

di sale e pepe e lasciate cuocere a fuoco dolce finché non otterrete una cremina della consistenza giusta (giusta per voi, è abbastanza soggettivo...)

Aggiungete la crema alla padella degli involtini rosolati e scaldate un paio di minuti, appena quel tanto per amalgamare bene il tutto.

Grazie alla crema, si possono preparare prima e scaldare al momento senza problemi.

 

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Esoterismo, religione e dintorni

 

Fede religiosa e fede laica

di Antonino Cucinotta

 

L’uomo è l’unico essere vivente dotato di ragione, di sentimento e di sensi. Queste facoltà gli consentono di pensare, di provare emozioni, di sentire e percepire sensorialmente la realtà che lo circonda. Può, quindi, avere coscienza della sua natura fisica, del proprio stato d’animo, della propria finitezza, delle molte difficoltà esistenziali, delle proprie afflizioni spirituali e materiali.

Comunque, nonostante la sua natura razionale, non si può certo dire che egli sia “un angelo” e che non sia portato a compiere azioni malvagie e nocive.

Sembra infatti che un fondo “oscuro” incomba sull’uomo e spesso le tenebre spirituali lo avvolgano. Egli sa di essere fragile, caduco, soggetto all’errore e al male.

Va detto che se tale condizione fosse strutturale e senza soluzione di continuità, la vita sarebbe certamente assai penosa e insopportabile.

Ma l’uomo può modificare e anche annullare tale condizione, educando sia la mente che la volontà che gli consentono di dominare la parte oscura del nostro “essere” e annullare le tenebre conseguenti.

Ma come può l’uomo sfuggire alla sua miseria e al pessimismo che può ad ogni istante attanagliarlo?

Quale forza può spingerlo a frenare i suoi istinti bestiali e sollevarlo in un’atmosfera luminosa e confortevole?

Siamo coscienti che non sempre noi possiamo padroneggiare il nostro corpo, il quale spesso è afflitto da mali che non dipendono da noi e che non sempre riusciamo a debellare. Ma se non sempre ci è agevole padroneggiare il nostro corpo, credo che sia più facile dominare il nostro “io” se riusciamo a illuminare la parte oscura che c’è in noi. A questo scopo, credo che sia necessario proiettare dentro di noi la luce spirituale che illumina la nostra mente, una luce incorporea che ci illumina e ci sostiene, ci dà coraggio di affrontare le avversità, di accettare con serenità e con fiducia la vita e il mistero che l’avvolge.

Quali le fonti di tale luce spirituale? Credo che le fonti siano molteplici e di natura diversa; ma un potente ausilio ci viene certamente dalla fede in Dio, comune a tutte le credenze religiose, nonché dalla fede laica fondata sul giusto uso della ragione umana.

Da quando gli uomini hanno acquisito la capacità di pensare e di riflettere, fin dai tempi più antichi, essi, per dare un senso alla propria vita , diversamente inspiegabile, si sono aggrappati all’esistenza di un “Ente Supremo”, cioè , a un Dio monisticamente o pluralisticamente concepito, fiduciosi di essere assistiti e amati.

Va chiarito che la fede in Dio è qualcosa di imponderabile e misterioso. Essa o si ha per un avvertimento interiore vocazionale o non si ha, perché è impossibile costruirla con ragionamenti e pratiche esteriori. Essa, comunque, non va né irrisa né disprezzata, ma va rispettata come pure va rispettato il pensiero del miscredente a dell’ateo che ripone la sua fede in altro fattore umano.

A riguardo, sono esempi eclatanti la conversione di San Paolo di Tarso che, sulla via di Damasco, fu richiamato alla fede cristiana da una irresistibile e illuminante voce interiore e la conversione di Sant’Agostino di Tagaste che, dopo un lungo e profondo travaglio interiore, giunse alla fede con un epilogo spiritualmente drammatico.

In merito alla possibilità di acquisire la fede, fa meraviglia che Blaise Pascal , pur valorizzando “l’esprit de finesse” su cui fonda la Verità Assoluta, oggetto della sua fede, abbia consigliato di fingere di credere per poi finire col credere veramente.

Con tutto il rispetto per il grande Pensatore, mi pare che tale consiglio sia molto lontano dal sublime concetto della vera fede che ha vivificato i martiri cristiani e non, i tanti e diversi volontari che quotidianamente mettono a repentaglio la propria vita, sostenuti dalla profonda fede in una missione di redenzione spirituale e sociale di popoli arretrati ed estremamente poveri.

La fede indicata da Pascal mi sembra che si riduca al pregare e credere senza intima convinzione; di partecipare, cioè, abitudinariamente alle cerimonie religiose, accostarsi ai confessionali e agli altari per ricevere l’Ostia consacrata per poi tornare intimamente immutati alla quotidianità.

Non è questa certamente la fede che porta al sacrificio concreto della propria vita, indipendentemente da particolari presupposti religiosi dogmatici. E’ questa la stessa fede del Dottor Schweizer che abbandonò la sua vita agiata per recarsi in una regione dell’Africa Centrale per curare lebbrosi e altri ammalati, per aiutare poveri e sofferenti. E’ questa la stessa fede che spinse Suor Teresa di Calcutta a lenire con semplicità d’animo ma sostenuta da una fede indomita, le molteplici sofferenze degli umili e dei poveri, a raccogliere i moribondi o già morti abbandonati nelle strade della grande città di Calcutta.

Va pure riconosciuto essere questa la fede dei Santi e non dei comuni credenti.

La fede, qualunque sia il suo fondamento religioso, è come una fiamma che eleva ed esalta l’uomo; ma si verifica pure che lo spinga al fanatismo e a posizioni estremistiche con conseguenze spesso socialmente pericolose e nefaste.

Sul piano religioso, cristiano e non, tale condizione estremistica, è attestata dal ricordo delle guerre di religione simboleggiate dalle Crociate, è rappresentato dalle persecuzioni subite da innocenti, dai roghi, dalle torture, dagli attentati terroristici contro chi la pensa diversamente.

Ad evitare estremismi e fanatismi, penso che l’uomo non perfetto, ma perfettibile, dovrebbe considerare la ragione non come “ancilla”, ma come luminosa “ guardiana” della verità .

Anche sul piano laico, comunque, la fede nella ragione, e nella scienza, smodatamente usate, sfociano spesso in atti nefasti e aberranti. Così, l’Illuminismo che aveva acceso la fiaccola della ragione per rischiarare e liberare l’umanità dalle miserie morali, intellettuali e sociali, liberare, cioè, l’uomo dalle tenebre mentali oscurantistiche che per secoli lo avevano avvolto, è sfociato nel Terrore della Rivoluzione Francese, fenomeno veramente terrificante anche se da esso è germogliata la feconda idea della libertà dei popoli.

Non meno valide mi sembrano le valutazioni della fede fondata sulla scienza.

Anch’essa infatti è realizzata su di un illuminato uso della ragione che, prescindendo da qualunque presupposto e da qualunque principio astratto, avrebbe dovuto risolvere i diversi problemi umani e realizzare in questo mondo la felicità che le religioni promettono nell’aldilà.

Sono certamente inestimabili i vantaggi che lo sviluppo della scienza ha dato all’umanità.

Infatti, ha realizzato risultati che in molti casi sanno del miracoloso e che hanno contribuito a migliorare le condizioni della vita umana nella sua globalità.

Mediante la scienza, gli uomini sono usciti dal servaggio dell’ignoranza , dalla fatica lavorativa, dall’isolamento delle genti , dalla scoperta di risorse che hanno portato a invenzioni incredibili. Ha accorciato le distanze rendendo più agevoli i contatti sociali.

L’uomo ha realizzato non solo l’antica aspirazione a volare ( si ricordi l’antico mito Dedalo e Icaro), ma ha altresì vinto la forza di gravità, raggiungendo con utili strumenti di ricerca anche i più lontani spazi del Sistema Solare.

Possiamo dire che oggi l’uomo è riuscito a fare ciò che la Bibbia ci dice della (Torre di Babele), i cui costruttori avrebbero voluto scalare il cielo.

Ma, nonostante gli immensi benefici , non possiamo, certo, dire che l’umanità abbia realizzato la felicità sognata e promessa dalla scienza. Viviamo infatti in una condizione tutt’altro che idilliaca, poiché gli scienziati, da un lato, hanno ideato invenzioni particolarmente gratificanti, ma, dall’altro non hanno avuto la volontà consapevole di arrestarsi di fronte alla creazione delle armi atomiche e nucleari, il cui possibile uso dissennato può annientare gli esseri viventi e lo stesso intero pianeta.

Viviamo quindi sotto l’incubo e il terrore di tali armi che oggi sono possedute da diversi Stati.

Concludendo, credo di poter sostenere che sia la fede religiosa che laica, seppure su piani diversi e con finalità diverse, concorrono ad assicurare all’uomo una vita più serena, più fattiva e più partecipata. Esse però sono accomunate anche dal rischio di sfociare nel fanatismo estremizzando i principi sia dell’una che dell’altra fede.

Ad evitare questo pericolo, sarebbe necessario un uso moderato e vigile della ragione poiché è pur vero quanto sostiene Goja che “ il sonno della ragione genera mostri”.

 

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Istruzione

 

Un esperimento didattico con gli occhi bendati

di Antonino Cucinotta

 

Ho appreso dalla stampa l’esperimento didattico ad “ occhi bendati “ messo in atto in maniera sorprendente, da una scuola media italiana. L’esperimento didattico in questione si prefiggeva una maggiore conoscenza da parte degli allievi vedenti della situazione in cui vivono i ragazzi ciechi al fine di conoscerli meglio e favorire una loro più piena integrazione nella classe.

A tale scopo i ragazzi sono stati bendati per 30-40 minuti in modo che essi provassero come si sta senza vedere e quindi rendersi conto di persona delle sofferenze e dei disagi di chi è permanentemente cieco.

Non c’è dubbio che la conoscenza dei problemi agevola la loro soluzione che, però, secondo me, presuppone la validità dei principi conoscitivi stessi; infatti, se questi principi non corrispondono alla realtà, la soluzione del problema ci darà un risultato errato e quindi non veritiero.

Pertanto, ritengo che sia necessario partire, dalla reale condizione dei ragazzi ciechi rieducati e non dalla presunta conoscenza degli stessi, frutto anche questa di pregiudizi e prevenzione.

Desidero qui chiarire che i ragazzi ciechi rieducati non avvertono le sofferenze e i disagi ovviamente provati dagli allievi vedenti bendati.

In contrapposizione a quanto i vedenti possono erroneamente pensare sulla condizione di vita dei ragazzi ciechi, desidero qui fare alcune puntualizzazioni sul modo di vivere degli stessi.

  1.  
  2. Essi non hanno paura del buio poiché non hanno un concetto esatto dello stesso. Vivono infatti in un’atmosfera indefinita e indefinibile che, comunque, non si identifica con le tenebre notturne.
  3.  
  4. Non hanno difficoltà come è avvenuto ai bambini vedenti bendati, a disegnare né a descrivere con parole il percorso fatto e il tempo impiegato.
  5.  
  6. Diversamente dai bambini bendati, essi hanno chiara la posizione dell’aula, percepita con il senso aptico nella sua estensione e nei suoi particolari; meno che mai non si renderebbero conto di trovarsi in un’aula e non in un corridoio.
  7.  
  8. In luoghi conosciuti, i ragazzi ciechi si muovono disinvoltamente senza incertezza, senza insicurezza e senza paura.

Come si vede, se l’esperimento effettuato è risultato utile per parlare ai ragazzi del sistema di lettura e scrittura Braille e di altri ausili didattici che consentono ai ciechi di istruirsi e di conoscere, non mi pare, però, che abbia sortito risultati positivi per un trattamento integrativo adeguato a quelle che sono le aspirazioni e le necessità dei ragazzi ciechi. Ho l’impressione che l’esperimento, seppure è servito ai ragazzi bendati a stimolare altri sensi ( a proposito, mi torna in mente il metodo Montessoriano), non ha certamente eliminato, anzi ha ancor più aumentato pietismi, paure e pregiudizi vari nei confronti di chi non vede.

Penso che, per una proficua integrazione meglio sarebbe accogliere in classe il bambino cieco senza prevenzione alcuna, rieducarlo secondo i principi pedagogici di Augusto Romagnoli sempre validi, farlo muovere liberamente, abituandolo ad orientarsi non solo in classe, ma anche in spazi aperti, spingerlo alle attività ludiche assieme agli altri ragazzi vedenti, pretendere la sua attiva partecipazione alle lezioni senza pietismi e senza benevolenze particolari, esigendo da ciascuno quanto può dare, così come avviene per qualunque altro alunno.

Credo quindi che non sia l’esperimento ad “occhi bendati” a far conoscere la vera realtà dei ciechi, peraltro diversa secondo le doti e le capacità individuali, ma che solo una valida rieducazione e un corretto atteggiamento degli insegnanti e dei genitori possono favorire una vera integrazione scolastica.

Anch’io sono d’accordo che l’applicazione di validi principi pedagogici possa eliminare l’ignoranza e tutti i pregiudizi che ne derivano nei confronti dei ciechi e che venga favorita realmente l’integrazione fra tutti i ragazzi, principio fondamentale di una vera e proficua integrazione scolastica.

 

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Normalità e handicap

 

Non iperprotezione dei genitori dei bambini ciechi ma amore pensoso e illuminato

di Antonino Cucinotta

 

Non sono uno psicologo di professione e non ho pretesa di fare considerazioni di carattere strettamente scientifico sull’argomento che mi accingo a trattare. Ma ritengo ugualmente di poter fare qualche considerazione, dovuta ad esperienze personali, nate dal contatto con genitori e con bambini nati ciechi.

Premetto che mi sembra naturale che nelle famiglie, ove sia presente un figlio minorato, si assuma nei suoi confronti un comportamento più affettuoso e premuroso per non fargli pesare troppo la minorazione. Diciamo quindi che l’iperprotezione che in questi casi nasce sempre da un profondo senso di pena e di amore, è un atteggiamento connaturato ai sentimenti dei genitori che, peraltro, come l’esperienza dimostra, non sempre consente di favorire gli interessi rieducativi e riabilitativi dei propri figli. Questa incresciosa situazione si verifica in maniera particolare nelle famiglie dove è presente un figlio nato cieco, per il concetto assolutamente negativo che si ha della cecità.

In generale, questo infausto evento provoca nelle famiglie sconvolgimento, dolore, amarezza, angoscia, stati depressivi e a volte anche senso di colpa. Ciò è anche perché nella mente dei genitori si affacciano traumatizzanti tutti gli aspetti negativi che la cecità implica, resi ancora più oscuri per i pregiudizi che l’accompagnano. Essi vedono le difficoltà, i disagi, i pericoli a cui il bambino andrà incontro e sentono il peso di una responsabilità e un impegno che spesso non sanno come affrontare in maniera adeguata. Certo, non si può negare la presenza di alcuna di queste preoccupazioni che, sono certamente molto nocive all’interessato, quando diventano pesantemente intrusive e impediscono al bambino stesso di fare le sue esperienze e di crescere, non chiuso in se stesso, ma aperto alla vita che appartiene a lui come a qualsiasi altro essere umano. Allora, è giusto che i genitori comprendano che l’iperprotezione, anche se determinata e accompagnata da profondo amore, non è l’atteggiamento corretto per ottenere la rieducazione e la riabilitazione del figlio; è invece giusto che si premurino a conoscere e mettere in pratica tutti gli accorgimenti intesi a fare del bambino un essere normale, capace di vivere intensamente e autonomamente la sua vita, nonostante la sua cecità. Diversamente, essi faranno crescere un individuo infelice che, acquisita coscienza della sua situazione, sarà certamente portato, a rimproverare loro la tanta premura accordatagli. Non c’è dubbio che i bambini ciechi abbiano bisogno di amore e premure maggiori dei bambini normodotati, di maggiore protezione dei bambini vedenti i quali, appunto perché vedono, possono abbracciare tutta la realtà che li circonda; infatti, non c’è bisogno che l’atteggiamento delle madri nei loro confronti debba essere improntato fin dalla culla alla rieducazione senso-percettiva come è per i bambini ciechi. L’amore materno deve quindi essere un amore “pensoso”, illuminato, paradossalmente impietoso in armonia con la ragione che porta ad assumere atteggiamenti non meno premurosi, ma anche più adeguati agli interessi concreti del figlio.

Ho conosciuto ragazzi ciechi, cresciuti iperprotetti e troppo amati, senza intenti rieducativi, che da giovani presentavano una personalità alquanto immatura, fragile, tendente all’immobilismo, priva di qualunque senso pratico. Riesce certo difficile constatare che, per il constante intervento pesantemente intrusivo dei genitori, a quindici anni, vi siano ragazzi che hanno difficoltà a provvedere ai propri bisogni più elementari quali vestirsi, abbottonare i propri indumenti, allacciarsi le scarpe, come pure è incomprensibile che non sappiano usare il coltello per tagliare un pezzo di pane o per sbucciare una mela o anche riempire un bicchiere; sono ragazzi a cui si è impedito di fare una corsa, di esplorare l’ambiente in cui vivono, di acquistare orientamento e autonomia di movimento, di salire e scendere da soli una scala, o ancora peggio arrampicarsi su di un albero. In simili situazioni, si evidenziano anche frequenti tic che rendono ancora più penosa la condizione, l’incapacità di assumere le giuste posture, il regolare movimento delle varie parti del corpo. Ho conosciuto ragazzi tenuti nascosti fino ad una certa età con tutte le conseguenze facilmente immaginabili. Ho conosciuto pure ragazzi ciechi incapaci di scendere dal treno senza essere presi in braccio. Naturalmente, ciò si verifica sempre, quando i genitori hanno una grande forza intrusiva che annichilisce lo spirito del bambino, annulla ogni suo tentativo di proiettarsi autonomamente all’esterno, e spegne ogni curiosità, sicchè il bambino viene condannato all’inerzia, all’inettitudine, a condizioni difficili a modificarsi quando non si è più bambini.

Vi sono, invece, genitori illuminati che, pur con tutte le cautele che la situazione richiede, sono convinti che il loro bambino cieco possa crescere in maniera regolare come gli altri bambini e, con molta pazienza e sacrifici, si impegnano in questo senso, spingendoli a fare fin da piccini le loro esperienze forniti di fiducia e autostima sufficienti.

A parte la giusta rieducazione che il Signor Romagnoli ha saputo impartire negli ultimi decenni del secolo XIX a suo figlio Augusto che nel tempo è divenuto simbolo del riscatto dei ciechi, anche in questi tempi, ho conosciuto ragazzi che hanno sempre mostrato autonomia e indipendenza, facendo, a volte, esperienze imprudenti e anche spericolate, come, ad esempio, andare in bicicletta. Conosco ragazze cieche a cui le madri non hanno risparmiato nessuna fatica casalinga, realizzando la capacità di tenere come si deve la casa e accudire a tutti i servizi pertinenti. Nel corso degli anni 90, due ragazze messinesi hanno avuto il coraggio e la capacità di fare, a nuoto, la traversata dello Stretto di Messina, dimostrando notevole presenza di spirito e ottime capacità di orientamento. Allora, per evitare che alla nascita di un bambino cieco, nelle famiglie avvengano gravi sconvolgimenti anche disgregativi e disorientamenti vari con ripercussioni sulla tenuta dell’unità familiare e sulla normale crescita del figlio, è bene che, chiunque ne abbia la possibilità, intervenga presso questi genitori, giustamente prostrati, per sostenerli e indicare loro i criteri validi per il giusto comportamento educativo da seguire, aprendo così il cuore alla fiducia e alla speranza che, per il loro bimbo, anche se cieco, la vita non è finita e potrà non essere priva di gioie e di soddisfazioni.

 

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Racconti e poesia

 

Tre minuti del mio amore

di Lia Simoni

 

Tra lo sgretolio lucido e lucente

della notte nera e bianca,

nera e bianca,

verniciata con la neve e con la china,

due boccioli, due barlumi di cristallo,

accarezzano, ma senza far rumore,

il suono, silenzioso, della brina.

Due parole, liquide e disperse,

intorno agli occhi,

ed il segreto sortilegio della luce.

Danzando di notte, lievi, sulla sabbia,

il dolce scricchiolio sotto i piedi,

ci fa ondeggiare al ritmo di due grilli,

che come noi, e per noi, intrecciano

la loro danza segreta.

Un'eco di note sospese nel tempo...

L'eternità di un respiro che dura un istante...

Le parole si rincorrono,

le frasi si accavallano,

l'una sull'altra, intrepide...

Tu, una voce di flauto,

un sussurro sommesso, che incanta,

e ora ti sento, sì, ti sento:

Stanotte ho strappato la luna dal cielo,

l'ho tenuta in tasca, e poi te l'ho offerta,

come il più prezioso dei doni.

Stanotte nessun altro potrà guardarla.

Stanotte sarà solo tua.

E tu, solo per stanotte, abbine cura,

ammirala, parlale come solo tu sai fare,

perchè solo così io potrò raggiungerti, stanotte...

 

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Riflessioni e critiche

 

Quando i falsari abbassano il tiro

Trovata in Calabria moneta da 50 centesimi contraffatta

di Andrea Bonfiglio

 

Se in un’epoca passata ci avessero chiesto di associare il verbo contraffare alla prima parola che ci fosse venuta in mente, probabilmente, avremmo indicato come risposta il quadro di un famoso pittore. Se una simile domanda ci venisse fatta oggi, risponderemmo in maniera differente, indicando quasi certamente un articolo di qualche nota marca. I tempi cambiano, si sa, eppure c’è un settore che non ha affatto risentito del trascorrere degli anni ed i cui prodotti, fin dalla nascita, sono sempre soggetti ad accurati studi da parte di chi intende copiarli: quello monetario. Sin dall’antichità falsari più o meno abili hanno tentato di riprodurre fedelmente le valute di vari paesi, ottenendo risultati differenti. Se una volta oggetto delle loro attenzioni erano enormi banconote, come le 10.000 lire che Totò e Peppino De Filippo cercavano di riprodurre nel film “La banda degli onesti”, adesso lo sono gli spiccioli. Nel reggino, infatti, è stata ritrovata una moneta da 50 centesimi contraffatta, la quale, a ben vedere, presenta alcune anomalie che la differenziano da una originale. Innanzitutto il peso é superiore di due grammi rispetto a quello ufficiale che risulta essere tarato ad otto grammi ed il colore è più scuro, opaco. Sulla facciata anteriore la dicitura “EURO” è scritta in un carattere leggermente più grande, mentre la parola “CENT” in uno più piccolo ed inclinato verso destra. Anche le nazioni europee, così come le stelle e le righe qui rappresentate, appaiono meno nitide e meno in rilievo. Sul lato opposto, il Marco Aurelio, a causa dei numerosi dettagli mancanti, sembra abbozzato, inoltre, il motivo che compare ai suoi piedi è costituito da un minor numero di linee intrecciate e risulta poco armonioso. Come anno di coniazione viene indicato il 2002, ma esso si presenta in un carattere meno sottile. Sul bordo, infine, sono presenti delle striature più lunghe e più strette. Alla luce delle numerose imperfezioni viene naturale interrogarsi sul motivo che ha spinto questi “signori” a realizzare un falso di tale qualità e di un così piccolo taglio. E’ assai facile pensare che essi facessero affidamento proprio sulla scarsa attenzione prestata dalla gente agli spiccioli, ritenendo di conseguenza inutile spendere tempo ed energie per cercare di realizzare un’imitazione perfetta. Sfortunatamente per loro, qualcuno se n’è già accorto e d’ora in poi saranno in molti a guardare nelle proprie tasche con un occhio di riguardo!..

 

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Sport

 

Germania 2006 – il galà del calcio MONDIALE

di Andrea Bonfiglio

 

Ogni quattro anni il mondo del calcio mette in mostra i suoi straordinari talenti e quest’anno – dopo Giappone e Sud Corea – sarà la Germania a fungere da vetrina. Si svolgerà lì, infatti, il campionato del mondo che vedrà impegnate le 32 squadre nazionali più forti del pianeta.

Le varie formazioni sono state inserite in 8 gruppi così composti:

Gruppo A: Germania – Costa Rica – Polonia - Ecuador

Gruppo B: Inghilterra – Paraguay – Trinidad & Tobago – Svezia

Gruppo C: Argentina – Costa d’Avorio – Serbia & Montenegro – Olanda

Gruppo D: Messico – Iran – Angola – Portogallo

Gruppo E: Italia – Ghana – Usa – Repubblica Ceca

Gruppo F: Brasile – Croazia – Australia – Giappone

Gruppo G: Francia – Svizzera – Corea del Sud – Togo

Gruppo H: Spagna – Ucraina – Tunisia – Arabia Saudita

La partita d’apertura sarà quella tra i padroni di casa e la Croazia che si sfideranno venerdì 9 giugno alle ore 18.00 sul terreno del futuristico stadio di Monaco. L’Italia esordirà, invece, lunedì 12 alle 21:00 sul campo di Hannover contro il Ghana per poi tornare a giocare sabato 17 alle 21:00 contro gli USA a Kaiserslautern ed infine giovedì 22 alle 16:00 contro la Repubblica Ceca ad Amburgo. La fase a gironi terminerà il giorno successivo con il contemporaneo svolgimento delle gare del girone G: Svizzera - Croazia e Francia – Togo. Le prime due squadre classificate di ogni girone accederanno agli ottavi di finale che avranno luogo tra il 24 ed il 27 giugno. Le vincenti di queste sfide si giocheranno l’accesso alle semifinali del 4 e 5 luglio disputando le partite dei quarti il 30 giugno ed il 1° luglio. La finale si terrà a Berlino il 9 luglio alle ore 20:00 e sarà preceduta dalla “finalina” per il 3° posto che verrà giocata con un giorno d’anticipo.

Fin dai nastri di partenza il ruolo di favorito è stato attribuito ai detentori del Brasile che sono seguiti, in questa virtuale classifica, dall’Argentina, dalla Germania, dall’Italia, dall’Inghilterra e dalla Francia. Per le altre compagini, invece, sembrano essere ridotte al lumicino le speranze di laurearsi campioni.

Tra gli atleti più attesi dai tifosi spiccano per l’elevato grado di spettacolarità delle loro giocate campioni del calibro di Zidane (che ha già annunciato il suo ritiro dall’attività agonistica al termine del torneo), Shevchenko (all’esordio in coppa del mondo), Henry, Figo, Nedved (al suo primo e – data l’età – ultimo mondiale), Messi, Ibrahimovic, Ronaldo, Totti, Del Piero, Ronaldinho… Per uno strano scherzo del destino c’è il rischio che gli ultimi quattro possano incontrarsi sullo stesso campo sin dagli ottavi – a vantaggio dello spettacolo ed a discapito della volontà dei rispettivi tifosi che avrebbero preferito vederle sfidarsi in finale – in quanto il calendario prevede per quell’occasione uno scontro incrociato tra le prime e le seconde classificate dei gironi E ed F.

Tra gli altri giocatori desta particolare curiosità la figura di Teo Walcott, baby-fenomeno dell’Arsenal convocato per la spedizione mondiale dal CT dell’Inghilterra, Sven Goran Erikson, nonostante questi abbia sempre giocato nella formazione giovanile del club britannico senza mai esordire in Premier League (l’equivalente della SERIE A italiana). E’ invece rimasto a casa l’altro baby-prodigio del calcio mondiale, ovvero il sedicenne afro-americano Freddy Adu che a discapito della sua fama non è stato ritenuto idoneo dal CT degli USA Bruce Arena.

Per quanto concerne le possibili “squadre rivelazione” sono in molti a puntare sulla Costa d’Avorio, sull’Ucraina e sull’Australia.

Non resta che attendere l’evolversi della manifestazione per giudicare l’attendibilità dei pronostici.

 

ZONA ITALIA

 

La nazionale italiana guidata dal CT Marcello Lippi parteciperà al campionato mondiale con 23 calciatori che si raduneranno a Coverciano dal 22 al 29 maggio, prima di partire alla volta della Germania.

Questa è la lista completa dei convocati:

PORTIERI: Buffon (Juventus), Peruzzi (Lazio), Amelia (Livorno)

DIFENSORI: Cannavaro (Juventus), Nesta (Milan), Zambrotta (Juventus), Materazzi (Inter), Grosso (Palermo), Zaccardo (Palermo), Barzagli (Palermo), Oddo (Lazio)

CENTROCAMPISTI: Camoranesi (Juventus), Pirlo (Milan), Gattuso (Milan), De Rossi (Roma), Barone (Palermo), Perrotta (Roma), Totti (Roma)

ATTACCANTI: Toni (Fiorentina), Del Piero (Juventus), Gilardino (Milan), Inzaghi (Milan), Iaquinta (Udinese)

RISERVE: De Sanctis (Udinese), Bonera (Parma), Semioli (Chievo), Marchionni (Parma)

Leggendo i nomi dei giocatori convocati desta perplessità l’assenza del bomber livornese Cristiano Lucarelli che segnando 43 reti in serie A nelle ultime due stagioni si è imposto agli onori della cronaca come uno dei migliori cannonieri in attività.

Merita, inoltre, una riflessione a parte il livello di condizione psicofisica degli atleti, in quanto è difficile credere che i recenti scandali sui presunti casi di illecito sportivo e di calcio scommesse, che hanno violentemente scosso l’intero ambiente calcistico, non vadano ad incidere sul loro stato d’animo e conseguentemente sull’approccio alle partite della rassegna iridata. I più scaramantici amano ricordare il simile clima di tensione che precedeva i mondiali del 1982 dove alla fine l’Italia di Paolo Rossi risultò vincitrice. Chissà che anche stavolta non vada a finire così…

 

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