Giovani del 2000



Informazione per i giovani del III millennio numero 28 Marzo 2008

Direttore: Cav. Virgilio Moreno Rafanelli

Vice Direttore: Maurizio Martini

Redattori: Alessio Lenzi, Massimiliano Matteoni

Collaboratori di redazione: Elena Aldrighetti, Consuelo Battistelli, Cristina Della Bianca e Luigi Palmieri

Redazione: Via Francesco Ferrucci 15 51100 - PISTOIA
Tel. 057322016
E-Mail: redazione@gio2000.it
Sito internet: www.gio2000.it

Tipologia: notiziario

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4971 del 26.06.2000

Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo articolista.


ELENCO RUBRICHE

In questo numero:

Editoriale
La redazione ringrazia
di Maurizio Martini
Comunicati
Gita al Museo egizio di Torino
Gita al Museo Omero di Ancona
Quinto corso introduttivo di Shiatsu 2008.
Cucina
Tutti in cucina (parte tredicesima)
di Elisabetta Barsotti
Cultura
Giornata nazionale Louis Braille
di Natale Todaro
Il difetto sta nel manico.
di Francesco Sicilia
America
di Dino Terra
La rosa bianca
Di Renzo Coletti
Io, la città, il fiume... .. accadde tutto all'improvviso ..., ma oggi la verità
di Vincenzo Liguori
Cattolici della domenica
di Paolo Bonetti
L’altra faccia dell’editoria
di Andrea Bonfiglio
Lavoro
La piaga dei centralini
di Mario Lorenzini e Patrizia Carlotti
Riflessioni e critiche
Gaza
Di Giacomo Fasce
Napoletana S.p.a.
di Giuseppe Costantino Budetta
Il feto immaturo
di Renzo Coletti
Sport
Occhi nel vento, vento negli occhi. La vela come sport per i disabili visivi
di Tiziano Storai

Editoriale

Un grazie dalla redazione


di Maurizio Martini

Cari lettori,
Giunti ormai all’uscita del nuovo numero della nostra rivista, eccomi a scrivere qualche riga che vorrebbe o dovrebbe essere l’editoriale. Tuttavia leggendo i vari articoli in fase d’impaginazione, ho deciso di non affrontare nessun tema. Questa decisione se pur strana, è nata dal cuore, così di getto, per una motivazione molto semplice quanto sottile. Credo che gli articoli che di seguito troverete, la passione in essi contenuta, ma anche le denunce, il grido vero e sincero di coloro che non vogliono arrendersi davanti a tanta ipocrisia, meritino il silenzio e il ringraziamento di tutta la redazione. Siccome l’editoriale dovrebbe essere il colpo d’apertura,questa volta ho deciso di non sparare nessun colpo, ma desidero lasciare tutto lo spazio che i nostri articolisti meritano. Personalmente credo che questi uomini e donne meriterebbero una piazza di più grande prestigio, ma ancorchè una piccola realtà, Giovani del 2000 sta raccogliendo sempre nuove adesioni e apprezzamenti. Questo mi lascia sperare che nonostante tutto, ci siano ancora molti che credono in un futuro. Adesso come promesso mi faccio da parte e lascio la parola, anzi lo scritto a chi desidera urlare parole sincere e sentite.

Prima di concludere, è con grande piacere che a nome di tutta la redazione al suo completo, desideriamo formulare un vero e sentito benvenuto al nuovo direttore della nostra rivista, Virgilio Moreno Rafanelli. Dopo la prematura scomparsa del compianto Prof. Carlo monti, che ricopriva la carica di direttore, Moreno Rafanelli è stato indicato come suo successore alla guida del trimestrale.
Avendo avuto modo di parlare direttamente col nuovo Direttore e amico, Moreno Rafanelli ha tenuto a sottolineare che la linea editoriale non subirà nessun cambiamento rispetto al passato.
Tradotto in altre parole, significa che Giovani del 2000 continuerà ad essere una voce libera senza neppure l’ombra di censure di qualsivoglia genere. Di questo non possiamo che essere felici ed orgogliosi, in una società sempre più costretta a compromessi molto spesso di bassa e discutibile moralità. Direttore, anche per questo la ringraziamo a nome di tutti gli affezionati lettori.

Torna all'indice

Comunicati

Gita al Museo egizio di Torino

La sezione di Siena organizza un’interessante gita a Torino,con visita guidata presso il museo egizio, oltre che varie altre visite in luoghi di assoluto interesse storico.
Per ogni ulteriore informazione, rivolgersi ai seguenti recapiti:

Torna all'indice

Gita al Museo Omero di Ancona

La sezione di Lucca della Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti sta organizzando nei i giorni 23 e 24 maggio 2008, una gita al Museo Omero di Ancona.
Per ulteriori informazioni si prega di contattare la sezione di Lucca, che vi metterà in comunicazione con la Sig.ra Checchi Susanna (consigliera U.I.C.), organizzatrice della gita.

Torna all'indice

Quinto corso introduttivo di Shiatsu 2008

l'Accademia Italiana Shiatsu Do, in collaborazione con l'Unione Italiana ciechi, visto il notevole interesse dimostrato nelle precedenti edizioni, ha intenzione di riproporre a Tirrenia, presumibilmente nel periodo aprile/maggio 2008, un nuovo corso introduttivo di Shiatsu rivolto a tutti non vedenti e ipovedenti, che desiderano avvicinarsi a questa affascinante tecnica di trattamento corporeo. Il lavoro, proposto da istruttori dell’Accademia, sarà prevalentemente pratico e avrà la finalità di provare a muovere i primi passi nello shiatsu tramite l'apprendimento di un trattamento , semplice ma completo, su tutto il corpo. Il metodo sviluppato per questa tipologia di corsi, privilegia il lavoro guidato verbalmente, per assicurare all'allievo non vedente o ipovedente, la piu' agevole comprensione delle varie esercitazioni. L'incontro avrà una durata di 12 ore distribuite nell'intero week end, al solo costo della tessera associativa (Euro 60), piu' le spese di soggiorno nella struttura. Comeè gia avvenuto in passato, l'Accademia proporrà successivamente l'organizzazione di un corso professionale. Per informazioni e prenotazioni contattare Sauro Fani, 347/3801448 o scrivere al seguente indirizzo email: sauro.fani@gmail.com.
Segue una breve descrizione.

Mai come in questi tempi vi è per ognuno di noi la necessità sempre maggiore di veri contatti interpersonali, che prediligano i nostri sensi e sensibilità, a fronte di un dilagare di rapporti spesso virtuali che rischiano a lungo andare di impoverirci umanamente. Ancor più per chi vive sulla propria pelle l'andicap della disabilità visiva, è di primaria importanza dare spazio a questo primo tipo di rapporti umani , in un CONFRONTO paritetico che dia l'opportunita' di esprimere finalmente le potenzialità di ognuno, anche attraverso una nuova professione. Che cos'e' lo Shiatsu? Lo Shiatsu o digitopressione, è una pratica di massaggio corporeo che trae origine dall'esperienza millenaria della medicina oriantale. Un trattamento shiatsu consiste in una serie di pressioni mantenute, perpendicolari e costanti eseguite con le mani, il pollice, il gomito e il ginocchio lungo una rete di percorsi (meridiani), aree e punti che costituiscono "l'impalcatura energetica" del corpo umano. La diffusione di questa tecnica in Giappone subit o dopo la seconda guerra mondiale, ha permesso tra l'altro, a molti ciechi di quel paese, di svolgere una professione che ne garantiva loro il sostentamento economico. Ed ecco che, in questi tempi di incertezza anche lavorativa, le particolari caratteristiche dello Shiatsu, ne fanno un'attivita' adatta ad essere svolta dai non vedenti i quali, avendo sviluppato gioco forza una particolare sensibilità non soltanto tattile, ne esaudiscono in pieno i requisiti propri di questa pratica.

Torna all'indice

Cucina

Tutti in cucina (parte tredicesima)


di Elisabetta Barsotti

Ciao Carissimi!

Rieccoci nuovamente insieme per un'altra abbuffata! Dunque dunque, per questo numero interrompiamo momentaneamente il viaggio culinario attraverso la nostra bella Italia, per dedicarci al pranzo pasquale.
Nei giorni di festa, in famiglia o con gli amici, la cosa più bella è sedersi tutti insieme attorno ad una tavola imbandita, piena di tante leccornie preparate amorevolmente dalla padrona di casa. Questi pranzi, a volte, creano un po’ d’ansia perché non è facile trovare delle idee per preparare ai nostri ospiti piatti gustosi che non siano sempre i soliti e che ci facciano fare bella figura. Eccoci allora a sfogliare riviste, cercare tra i nostri libri, cercare di carpire qualche idea dalle amiche più estrose…… insomma una faticaccia!
Beh, un po’ di questo lavoro l’ho fatto io per voi e, con le mie idee, spero di esservi d’aiuto per la buona riuscita del vostro pranzo di Pasqua, un menù dall’antipasto al dolce, tutto per voi! Allora, rimbocchiamoci le maniche, inforchiamo i grembiuli e sotto a cucinare! Ciao ciao, alla prossima!

colomba salata

per 4colombe in stampi da 100gr

mettere il lievito sbriciolato,lo zucchero, la farina, le uova, il burro, il sale nell'impastatore. aggiungere mentre lavora il latte tiepido a filo. l'impasto deve diventare morbido e staccarsi dalle pareti. Se non avete l’impastatore e lo fate a mano dovete impastare energicamente per circa 15 minuti. tritare(o tagliare a cubetti piccoli) il formaggio ed il prosciutto, ed amalgamare all'impasto aiutandovi con un cucchiaio di legno dividere l'impasto e riempire gli stampi a metà.(se usate quelli di carta non c'è bisogno di ungere) cospargere con semini e lasciare lievitare fino al bordo infornare in forno già caldo 190° per 10-15min.

Queste colombe possono costituire un’idea simpatica per l’antipasto, tagliate a fette e servite accompagnate da salumi sono deliziose!

Fettuccine al Ragù d'Agnello e Carciofi

Ingredienti per 4 porzioni

Preparazione:
Pulite e tagliate i carciofi e metteteli in acqua acidulata con limone. Scaldate un tegame dai bordi alti, con dell'olio e fatevi appassire la cipolla tritata finemente. Aggiungetevi la polpa di agnello tagliata molto piccola con il coltello, fatelo fare al macellaio, deve sembrare quasi un macinato grossolano. Unite ora i carciofi tagliati a fettine non troppo sottili, fate rosolare e sfumate con il vino, aggiungete il concentrato e mescolate bene, salate e pepate. Unite i pelati, rompendoli con un cucchiaio di legno, nel Tegame, aggiustate di sale e fate cuocere a fiamma bassissima per 1 ora, un'ora e mezza, controllando non si asciughi troppo, in quel caso aggiungete un po di acqua.
Lessate le tagliatelle e conditele con questo sugo spolverandole con abbondante pecorino grattugiato.

Piatto semplice ma davvero squisito!

Costolette d'Agnello Vestite

Ingredienti per 6 persone

Preparazione:
Battere le costolette con il batticarne, pareggiarle e cuocerle col burro. Condirle calde con sale e pepe e metterle da parte. Preparare la besciamella con ½ litro di latte, 50 g. di burro e 30 g. di farina. Una volta pronta aggiungervi il prosciutto tritato, il parmigiano, una presa di noce moscata e un tartufo a fettine o una bella manciata di funghi secchi fatti Ammorbidire nell'acqua tiepida e tritati. Mettere il composto da parte in modo che si raffreddi. Riprendere ora le costolette e spalmarle da ambo i lati, lasciando però pulito l’osso della costola, con la besciamella arricchita Prendere la pasta sfoglia, ritagliare dei rettangoli e avvolgere le costolette una per una, lasciando sempre fuori l'osso della costola. Una volta chiuse spennellare con rosso d'uovo, metterle in piedi intorno all'orlo di una teglia dai bordi un po’ alti e cuocere in forno a 180 per una ventina di minuti o finchè la pasta sfoglia non assumerà un aspetto dorato. Servire calde accompagnate da patatine novelle al forno.

Pastiera Napoletana

Ingredienti per 12 porzioni

- per il ripieno:
- per la frolla:

Preparazione:
Versare in una casseruola il grano con 150gr di latte, 40gr di burro,la buccia di 1 limone grattugiato e portare ad ebollizione finché non diventi crema. Nel frattempo frullate 500gr di ricotta fresca, 400gr di zucchero, 5 uova intere, 2 tuorli, la bustina di vanillina, la fiala di fior d'arancio, un pizzico di cannella e i canditi tagliati a pezzi. Mescolate il tutto ed unite il grano al composto. A parte preparate la pasta frolla con 500gr di farina, 3 uova, 200gr di zucchero, 200gr di burro ed il cucchiaino di miele. Impastate il tutto, ricoprite con la sfoglia il fondo ed i bordi di una tortiera unta precedentemente con un po' di burro oppure ricoperta di carta forno, riempite con il composto di ricotta e grano e guarnite con strisce di pasta frolla fatta avanzare dall'impasto. Ponete la pastiera nel forno già caldo ad una temperatura di 180°C per circa 60 minuti. Spegnete il forno e lasciate che la pastiera si ritiri, quindi toglietela dal forno e spolveratela con zucchero a velo. Mamma mia, dopo una mangiata simile riuscirete ad alzarvi da tavola? Buona Pasqua a tutti voi, alla prossima!

Torna all'indice

Cultura

Giornata nazionale Louis Braille


di Natale Todaro

Il giorno 21 Febbraio 2008, si è svolta la prima edizione della giornata nazionale dedicata a Louis Braille (inventore del metodo di scrittura e lettura in rilievo per non vedenti). In tutte le province D'Italia, vi sono state cerimonie celebrative per onorare colui che da cieco ha consentito ai ciechi nel lontano 1829 di squarciare quel buio che fino a quel momento li ha attanagliati. La Sezione Provinciale dell'Unione Italiana dei ciechi e degli ipovedenti Onlus di Reggio Calabria, non è stata da meno nel celebrare tale ricorrenza. Infatti, seppur con un giorno di ritardo per motivi organizzativi, il 22 di Febbraio 2008, nei locali della Scuola Media La rizza, si è tenuta una solenne cerimonia. A tale momento sono intervenuti i relatori non vedenti Prof. Natale Todaro ed il Prof. Saverio Catalano insegnante in pensione. Il Consiglio Direttivo dell'Uic Regina, ha scelto la scuola poiché questa è la fucina di formazione delle future generazioni. Ha aperto i lavori il D.S. Prof. Luciano Nunnari che ha indirizzato il saluto suo personale e di tutto il corpo docente e non docente operante nella Scuola. In seguito, ha preso la parola il Prof. Armando Paviglianiti presidente Sezionale Dell'Uic di Reggio Calabria. Egli, ha ricordato come L'unione Italiana dei ciechi, è l'unica associazione riconosciuta sul territorio nazionale ed è la sola che a pieno titolo può occuparsi dei problemi dei ciechi e degli ipovedenti. Paviglianiti ha proseguito illustrando le tecniche di lettura e di scrittura ed anche gli ausili a supporto dei minorati della vista. I lavori sono proseguiti con l'intervento di Natale Todaro, il quale, dopo aver tracciato la storia dell'alfabeto Braille ed averne sottolineato l'importanza che esso ha rivestito per intere generazioni di non vedenti, ha proseguito con l'illustrazione delle nuove tecniche di comunicazione tra non vedenti e vedenti come la tecnologia informatica. In fine ha rivolto l'invito ad abbattere le barriere pregiudiziali che ancora oggi esistono e mortificano la persona umana. Il successivo intervento è stato dal Prof. Saverio Catalano, che, ha reso testimonianza sul suo rapporto con gli alunni nella sua lunga carriera d'insegnante. Gli interventi sono proseguiti con toccanti testimonianze della vita vissuta accanto ai non vedenti. E' stata inoltre letta qualche pagina del libro "Il sasso nello stagno" scritto dal Presidente nazionale Uic Tomaso Daniele. Tutti gli interventi, sono stati seguiti dagli studenti entusiasti e questo fa ben sperare in un futuro d'integrazione sociale non solo dei non vedenti ma di tutti i diversamente abili. I lavori si sono conclusi con l'esposizione di alcuni ausili ad uso dei non vedenti e degli ipovedenti.

Torna all'indice

Il difetto sta nel manico


di Francesco Sicilia

Ciclicamente, si torna a parlare di emergenza immigrazione come di un problema da risolvere o perlomeno da arginare, vedendo i flussi migratori come una minaccia per la nostra civiltà. Un pensiero trasversale agli schieramenti politici fa pressioni affinché i mass-media riportino in evidenza i fatti cruenti tra l’italiano X e lo straniero Y, tra la comunità Alfa e il campo nomadi Omega, eccetera. E’, questo, il solito giochino (probabilmente inevitabile) dell’informazione manovrata, per cui vorrebbero farci credere che fatti di cronaca nera stiano aumentando più o meno a dismisura con i sempre più massicci flussi migratori verso l’Italia. Occorre instillare un senso di insicurezza nella collettività, e riuscirci sarà gioco facile fino a quando l’approccio allo straniero continuerà ad esser vissuto dai più come qualcosa di problematico e da evitare, se possibile. Recentemente anche sulle pagine di questa rivista ho letto frasi ed espressioni che mi hanno quanto meno sconcertato, e sono qui ad esprimere un punto di vista completamente diverso, perché credo che vada manifestato anche il pensiero – sicuramente minoritario – di chi guarda la questione da punti di vista diversi. Ho letto in questa rivista di “civiltà occidentale” (e nel nostro caso italiana) che si contrappone all’“inciviltà” di popoli con i quali veniamo a contatto “a casa nostra”. Mi si permettano un paio di considerazioni di massima: -la civiltà occidentale non va verso società multirazziali; noi siamo già stati, siamo e saremo sempre una civiltà frutto di enormi e innumerevoli contaminazioni culturali, flussi migratori, interessi economici che si intrecciano, eccetera eccetera. E questo vale per qualsiasi civiltà a qualsiasi latitudine del pianeta. Ostinarsi a voler vedere qualcosa di “puro” in un mondo che di “puro” ha ben poco, vuol dire secondo me chiudere gli occhi di fronte ad una realtà che ci riguarda da sempre e che per sempre ci riguarderà. E’ perciò semplicemente ridicolo (a mio parere) continuare a ragionare in termini di “Italia agli italiani” e “Uganda agli ugandesi”. Il difetto di tali considerazioni sta nel manico, senza contare che spinge a coltivare ad oltranza una spirale che di civile ha ben poco, credo: Milano dei milanesi, Napoli dei napoletani, e poi il quartiere X degli abitanti del quartiere X, la strada Y degli abitanti della strada Y, il condominio Z degli abitanti del condominio Z, l’interno 16 degli abitanti dell’interno 16, e così via all’infinito… barricate mentali che ci fanno dimenticare completamente che non c’è quasi alcuna possibilità di arricchimento, senza contaminazione; - a proposito poi della nostra cosiddetta superiorità civile, anche solo restando in tema mi vengono in mente almeno un paio di esempi tutt’altro che esaltanti: siamo (anche giustamente, per carità!) pronti a gridare tutto il nostro sdegno per gli episodi di violenza in cui sono coinvolti extracomunitari, ma io ancora non ho visto particolari “sdegni civili collettivi” per decine di migliaia di ragazze straniere che vengono a soddisfare sulle strade gli “appetiti sessuali” di noi popolo civile; cosa ancora più grave, perché di sicuro in questo caso non si potrebbe parlare di eccezioni che “sfuggono” alla nostra attenzione come potrebbe essere l’esempio della prostituzione, non ho ancora visto particolari “sdegni civili collettivi” per svariati milioni di stranieri che lavorano in condizioni disagiate e sottopagati per soddisfare le nostre sempre più accentuate frenesie consumistiche. Diciamola tutta, la verità: veri e propri schiavi al nostro servizio, più che minaccia da affrontare! Molto strano, non trovate anche voi? Un popolo così civile come il nostro, come può permettere simili macroscopici contraddizioni sociali interne? E ho scritto solo dei primi due esempi che mi vengono alla mente, si potrebbe andare ben oltre. Né, gettando anche un solo sguardo verso l’esterno, vedo particolari “sdegni civili collettivi” quando a suon di bombe andiamo ad “insegnare la democrazia” agli iracheni, agli afgani e a qualsiasi altro popolo. L’affermazione “lo stato X agli abitanti dello stato X” è valida solo per noi popoli civili, mentre per i “barbari” abbiamo tutto il diritto di ignorarla con la massima disinvoltura, vero? La verità è che la paura e l’odio del diverso ci fanno tirar fuori concetti di comodo solo quando – appunto – ci fa comodo. Concetti che non fanno altro che nascondere la limitatezza del nostro sguardo, della nostra cultura, del nostro approccio al diverso. La verità è che basta allargare di un tantino lo sguardo per rendersi conto che ancora molte, troppe forze tutt’altro che civili albergano ovunque, anche in culture che si sono auto-proclamate superiori. La stessa auto-proclamazione di superiorità civile è, a mio parere, lapalissiano segno di inciviltà. Deve essere la storia collettiva a stabilirlo, a verificarlo, non certo le singole nazioni interessate. Purtroppo solo tra decine, forse centinaia di generazioni, certi concetti come la contaminazione come arricchimento e l’ascolto vero del diverso saranno pane quotidiano. Fino ad allora, continueremo ad assistere a civiltà che si sentiranno in diritto di ignorare o addirittura di sopraffare le altre.

Torna all'indice

America


di Dino Terra

Pinocchio annoiato di dover andare a scuola, sottoposto alla rigidezza del dovere, con i numerosi compiti in classe e fuori, ha trovato l’America quando la diligenza dell’Omino di Burro lo ha portato nel Paese dei Balocchi. Un po" come Pinocchio anche tutti noi adulti, annoiati dalle fatiche quotidiane abbiamo avuto il desiderio di trovare un Paese dei Balocchi, e per diverse generazioni l’America ha rappresentato la soluzione sognata. Anche se per molti, al tirar delle somme, la sua realtà è stata una delusione, per lo meno per qualche altro ha significato davvero il paese della fortuna. L’America! L’Eldorado raggiungibile pagando un semplice biglietto di viaggio. Già dagli inizi del millecinquecento, fino a poche decine di anni fa, era il nome di un paese favoloso dove l’oro si sprecava. Erano stati i primi conquistatori spagnoli a riportare la notizia del capo indigeno Guataviva che usava fare il bagno cospargendosi di polvere d" oro zecchino: Hombre dorado= Eldorado. E così come al solito, con la confusione che è usuale nelle idee umane, l’America era diventata il paese dell’Eldorado, dalla Terra del Fuoco all’Alaska. Siamo talmente abituati a vivere fra le illusioni, che un" illusione di piu" o di meno non deve stupirci. Del resto la favola dell’oro da raccattare a corbelli , un fondamento di verità l’aveva. Senonché, dopo le depredazioni dei primi spagnoli, non era più tanto facile trovarlo. La cinematografia ha mostrato più volte l’epopea della corsa all’oro, ma fra la varietà stragrande dei racconti filmati, quello di Chaplin rappresenta meglio degli altri le fatiche del piccolo uomo all’attacco della natura ricca e impervia. La mitologia ha glorificato l’impari lotta di Ercole contro Anteo, di David e Golia, di San Giorgio e il drago. Ma il povero emigrante che ha lasciato il suo piccolo paese per quell" altro mondo al di la" del mare, si è trovato ai piedi di un Anteo incommensurabilmente più grande. Eppure senza farsi sopraffare dalle ostilità della natura, o dalla disperazione di non trovare le messi di oro puro, si e" rimboccato le maniche e a forza di lavoro di fatiche e di stenti è riuscito a fare l’America moderna. Va bene che di terra ce n’era per tutti in abbondanza, senza confini e gratis, ma a che cosa sarebbe servita senza l’opera dell’uomo? Per il bambino che vi s’arrampica, un modesto albero di pere è un gigantesco baobab dal quale può spiare i pericoli della natura; una scarpata di pochi metri diventa la cima del Cervino, mentre un mestolo da cucina fra le sue mani si tramuta in spada, lancia,pugnale, ascia, pistola o fucile mitragliatore. Questo atavico bisogno d’avventura, questo gioco-recita di ogni ragazzo, l’America l’ha soddisfatto per gli adulti : dai bucanieri ai pellirosse, dalla lotta contro i negrieri, alla guerra fra nordisti e sudisti, dai cacciatori di pellicce,a gli agguati degli indiani, alla conquista del Far West. E con tutte le derivazioni più o meno commerciali, più o meno artistiche del westrn mediante la continua profluvie di romanzi, racconti, commedie , films, riviste e fumetti. Le polverose mandrie di bisonti, la lunga emigrazione sui carri, l’assalto ai fortini, le prodezze dei cowboys, la navigazione sul Mississipi", il calumet della pace. Difficile trovare un uomo che da ragazzo che non abbia sognato l’amicizia di David Crocket, di Buffalo Bill, di Toro Seduto, del generale Custer, di Cavallo Pazzo il battagliero capo dei Mescaleros. Quanti miraggi e quante evasioni anche per gli adulti. Per i vecchi europei era un mondo nuovo, dunque un mondo diverso. Questo romanticismo che implicava tuttavia mandrie di negri incatenati, impiccagioni, scotennamenti, banditismo feroce, stragi, non è stato un sogno, è realisticamente vero con tutte le avventure dei suoi pionieri che hanno realizzato imprese degne di Giasone e dei suoi argonauti. A guardare con intenzioni vagamente storiche questa lunga epopea , vi si trovano le basi culturali ed economiche dell’America attuale, sintetizzata umoristicamente da Walt Disney nei suoi personaggi, quale Nonna Papera, la ruvida pioniera, il boss Paperon de" Paperoni, l’ingenuo Pippo, Topolino e gli integrati Paperini. Nonostante lo humor di quei pupazzi, a ben guardare vi si trova la barbarica psicologia americana, con le riserve indiane, l‘apartheid, il prestigio dello stipendio, il fascino del number one, la tronfia sicurezza . Questa della ferinità , come della stupida mitologia sociale, non è certo una caratteristica esclusiva degli americani; neppure nella vecchia Europa e" mai mancata, a volte con aspetti anche piu" brutti. Bianchi o neri o gialli, siamo sempre creature umane con tutte le maledizioni e le prerogative della specie. Ma come ogni individuo ha la sua particolare fisionomia, un suo carattere, la sua cultura, il suo comportamento,adesso cerchiamo di tratteggiare la fisionomia particolare dell’America, e specialmente quella vista dal vecchio mondo. La selvaggia spietatezza nell’europeicizzata civiltà americana è stata sempre conosciuta: dai tradimenti, le rapine, i genocidi di quei campioni della cristianità che furono Francisco Pizarro e Fernando Cortes, alla tratta dei negri, alla legislazione schiavistica, ai massacri dei pellirossa,alle prevaricazioni,alle catene di montaggio,al gangsterismo. Senonché, fino ai primi decenni del novecento, quegli aspetti scellerati restavano confusi, obnubilati dalle tante, belle , magnifiche cose del nuovo mondo: lavoro e possibilità di arricchimento per tutti, nessuno escluso, compreso lo strillone di giornali,il lustrascarpe,lo sguattero. Ci voleva la crisi economica del 1929 per capovolgere l’immagine stereotipata , da facile eldorado, e portare in evidenza i tratti di un paese arretrato moralmente, travagliato dalla confusione,arido, conformista, in preda a puerili tabù fra imbrogli e corruzione dovunque. Straordinario paese di nababbi e di pascià, adatto a gli intrallazzi di quei crostini di Cosa Nostra. E per quanto l’uomo abbia sempre bisogno di sperare in un" "america", di poterla sognare sospirando la terra promessa, diventa sempre più difficile credere ancora che l’America sia ancora l’”america ".... E allora? Non ci sarà una terra felice ove si possa vivere senza essere oppressi e spremuti dalla società? Quei favolosi paesi, degni dell’Eden che furono le Hawai, Tahiti, le Seychelles, ormai son divenuti volgari stazioni turistiche. Eallora ?.... Ma perchè cercare tanto lontano? La nuova America e" in noi, nel nostro lavoro , nella nostra capacità di trasformarci in qualche cosa di più.

Torna all'indice

La rosa bianca


di Renzo Coletti

“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. Se il grande Fabrizio De Andrè ha ragione, noi dovremmo diventare un giardino meraviglioso. Purtroppo l’Eden deve attendere il peso delle nostre responsabilità tradotto in realtà. Napoli e la sua monnezza, potrebbe essere il terreno dove coltivare il fiore più raro dei nostri tempi bui. Ricordate il nazifascismo? Eravate piccoli? Non eravate ancora nati? Una cosa è certa: non siete mai cresciuti. A chi mi rivolgo? Ho detto “nazifascismo”, quindi il popolo italiano può sentirsi in ottima compagnia anche con i paesi più “civili” del mondo. Quasi dimenticavo! E il Vaticano? Volete vedere che ho sbagliato il luogo dove far nascere il mio fiore preferito? Cambiamo odore? Non so voi, ma per me è giunto il momento di respirare il profumo di una rosa bianca. Il popolo tedesco, sempre colpevolizzato per la sua storia e il suo dittatore più famoso: Adolf Hitler, durante l’ultima fase della guerra, impegnato militarmente su tutti i fronti, partorisce al suo interno un movimento d’opposizione pacifista, che si chiamò appunto La Rosa bianca. A 74 anni di distanza dalla sua decapitazione, Marinus Van der Loppe, muratore disoccupato olandese, viene riabilitato dall’accusa di aver incendiato il Reichstag. L’accusa era formulata sulla base della legge nazista, fatta il giorno dopo l’evento, quindi con valore retroattivo. Questa storia, ricorda i metodi oggi usati per creare l’allarme terrorismo e l’oppressione quindi giustificata, per reagire alla situazione prodotta artificialmente. Vi ricorda nulla? All’università di Monaco, un gruppo di studenti guidato da un professore iniziò la sua lotta contro il potere, denunciandole vere intenzioni del Nazismo. Ovviamente i capi del movimento vennero uccisi e denigrati come traditori. Se qualcuno vuole sperimentare la stessa logica, non ha che da svergognare i nostri beniamini politici, per aver inviato militari su terreni di guerra, ultima forma colonialista e repressiva dei nostri anni d’ispirazione democratica. La Storia, si sa, la scrivono i vincitori, ma la verità non la scriverà mai nessuno. Cresciuti nell’odio contro i tedeschi, ci siamo poco interrogati sulle motivazioni di un popolo che abbraccia il Nazismo come un salvatore della Patria. Se noi abbiamo avuto il fascismo e se oggi lo riviviamo nell’assoluta o quasi, incoscienza di esserne guidati, è proprio l’aver accettato una deformazione interessata della nostra storia. Gli eventi non compresi sono destinati ad essere rivissuti sotto altra forma, quindi rieccoci nel passato tradotto in forma fenomenica diversa, ma sostanzialmente eguale. Se cerco le motivazioni dei tedeschi nel sostenere Hitler, scopro che non sono molto diverse da quelle degli americani nel sostenere Roosevelt . La depressione del 29 in america, collima con la depressione economica tedesca che il trattato di Versaille rese più dura. Se la rivoluzione d’Ottobre in Russia creò lo spauracchio comunista in America, lo creò molto più forte in Germania. Se oggi l’11 Settembre segna una data storica a giustificazione delle guerre medio orientali, l’incendio del parlamento tedesco creò la paura del terrorismo e l’inizio della fine di ogni libertà per opporsi a tale minaccia. Se gli Stati Uniti, hanno avuto le stesse preoccupazioni tedesche, ciò è avvenuto in tempi diversi e separati, mentre il Popolo tedesco ha dovuto metabolizzarle in rapida successione. L’Uomo forte, la politica di guerra, il razzismo, le barbarie e l’Olocausto provocate dal Nazismo, non sono molto diverse da ciò che oggi accade provocato dall’America e il suo presidente Bush. L’Italia imboccò la strada che gli alleati non avrebbero disdegnato, se l’Urss, non avesse fermato le truppe tedesche. Questo non significa giustificare il nazismo, nè assolvere le sue barbarie, ma spiega come sia facile manovrare le menti in determinate condizioni. Qualcuno penserà all’Olocausto e al trattamento nei confronti degli ebrei. Il cittadino o il militare tedesco durante la guerra non aveva quasi nessuna possibilità di saper certe cose, ma soprattutto non voleva saperle. Provate ad immaginare qualcuno giunto ai cancelli di un lager nazista, chiedere con disinvoltura: “Scusate mi hanno detto che qui si compiono torture e cose gravissime. Posso controllare?”. Ora mettetevi nei panni di un cittadino americano dei nostri giorni: potrebbe fare la stessa cosa in un luogo come Guantanamo? Se gli Stati Uniti, si trovassero impegnati su tutti i fronti, pensare che l’americano medio possa sapere o voler sapere cosa sta accadendo nei luoghi di reclusione o tortura, sarebbe una cosa scontata? Noi italiani, “Brava gente”, ci siamo forse domandati perché aderire alle invasioni dell’Iraq, del Libano, dell’Afghanistan? Non abbiamo votato tutti in massa per il finanziamento alle missioni militari? Non abbiamo appoggiato per filo e per segno ogni posizione Anglo americana? Una cosa certamente non coincide con il periodo nazista: La visione economica nazional-socialista non era certo fondata su una visione capitalistica basata sulla privatizzazione e il darwinismo sociale, anzi era esattamente il contrario. Lo Stato infatti, sia in America sia in Germania, creò la previdenza sociale e la scuola pubblica, mentre le aziende vennero finanziate dallo stato per creare le grandi opere, tipo il sistema autostradale tedesco e quello americano. Per capirci meglio, è importante sapere che nel 39, quando Hitler decise di far emigrare gli ebrei., l’America chiuse i cancelli e addirittura non lasciò sbarcare una nave carica di semiti (la sstLouis) nel porto di Miami e la rinviò in Germania verso il destino che tutti conosciamo. Per amore della storia, devo ricordare che un secondo olocausto, mai raccontato né ricordato, avvenne a fine guerra, ovvero circa dai 9 ai 13 milioni di tedeschi, furono lasciati morire praticamente di fame, freddo, malattie. Questo sino al 1948, quando iniziò il piano Marshall. Fu a questo punto che l’olocausto ebraico trovò la sua collocazione come genocidio più grande e disastroso della storia. Quale fu il ruolo della Chiesa Cattolica e delle Chiese protestanti? Come sempre le religioni sfuggono ad analisi semplici e unilaterali, quindi si può dire che vi furono collusioni sia con il fascismo, sia con il nazismo, ma vi fu all’interno di esse chi si schierò a favore della resistenza e della dignità umana. Le alte gerarchie certamente approfittarono dell’oppressione, per garantirsi privilegi e finanziamenti, di cui ancor oggi godono. Questo aspetto del problema, deve essere rivisitato alla luce della nuova strategia della Chiesa, ovvero il ritorno ad una fase pre- conciliare, con tutte le conseguenze che ne derivano. Ha un senso e una validità politico sociale questo mio rapido sguardo alla nostra Storia? Cosa voglio raggiungere come obiettivo? Quando vi accuso di non essere cresciuti, sto riferendomi appunto alla cultura dominante, ovvero la non cultura e l’egoismo che ha reso l’uomo e la donna privi di una identità storica e nazionale, quindi senza più senso critico ed emotività controllabile. La globalizzazione ha di fatto tranciato ogni legame culturale e politico, ma ha anche inserito nuovi soggetti religiosi e nuove culture: naufraghi del post capitalismo giungono nei nostri paesi come forza lavoro a basso costo, perciò i nostri lavoratori si trovano a competere con questi immigrati provenienti da nazioni ancora in fase di pre-sviluppo industriale. La guerra della Germania contro la Polonia, venne vista dai cittadini tedeschi come una difesa del proprio territorio. La motivazione ancora una volta sembra ricordare i nostri tempi. L’esercito tedesco venne attaccato da truppe Polacche, che oggi sappiamo essere state formate da tedeschi che indossavano la divisa di quel paese. Questo processo di difesa si ampliò per tutta la guerra e quindi la giustificazione del popolo tedesco, è come la giustificazione degli americani e nostra, se accettiamo per buono l’attacco dell’11 settembre e le armi di distruzione di massa. L’Italia fascista ebbe infine un sussulto di dignità, quindi apparvero sulla scena le prime formazioni partigiane, che combatterono un nemico sia interno, il fascismo, sia esterno, ovvero i tedeschi e il nazismo. Questo creò le condizioni per dare all’Italia una possibilità di trattativa con gli alleati anglo americani e sovietici. Nacque così la divisione in due blocchi, quello occidentale, con America e Inghilterra e Francia, e quello orientale costituito dall’URSS con i suoi paesi satelliti. Un agente americano di allora è stato recentemente intervistato dal TG3, ha affermato che le elezioni italiane del 48 sono state truccate e la vittoria della Democrazia Cristiana è stato un broglio. Candidamente ci ha chiesto se avremmo forse preferito la vittoria dei comunisti. Quindi, da subito, la nostra Democrazia è stata un bluff e un accordo trasversale tra i vari partiti e la mafia, che aveva avuto un grande ruolo nell’agevolare l’invasione americana. La crescita economico industriale del nostro paese divampò e la vita raggiunse un grado di benessere e tecnologia mai raggiunta prima, nè prevista. La guerra fredda tra Stati Uniti e URSS si tradusse presto in strategia della tensione e gli estremismi sia di destra che di sinistra, trovarono ad un certo punto un accordo mai siglato, ma di fatto vigente e pericoloso. Iniziarono anche i primi passi verso una Europa unita e senza confini, che dette il via ad una nuova realtà politica ancora oggi acerba, ma influenzata ampiamente dalla Nato e una volontà comune di emarginare il comunismo e l’URSS. Il crollo dell’impero sovietico, con la caduta del muro di Berlino, ha lasciato come unico impero attivo e voglioso di espansione, quello anglo americano, appoggiato dal Giappone e da Israele. Quella che era definita la geopolitica, molto in voga nel periodo nazifascista, ritrova il suo ruolo e divide ancora il mondo in due possibili fronti opposti, ma ancora incerti e combattuti con le formule militari ed economiche dominate dalle leggi del mercato bancario e finanziario, unico vero governo mondiale a cui tutti cedono il passo e vendono l’anima. La decrescita controllata, potrebbe riequilibrare la politica mondiale, frenare i consumi, salvaguardare le ricchezze energetiche, ridare fiato alla natura ormai al collasso e salvare milioni di persone da una morte sicura e tragica. Ecco che l’esperienza dovrebbe dirci che il momento è giunto per iniziare una analisi politica vera della nostra società, ormai al limite della frantumazione e lotta porta a porta, da cui i poteri forti non possono che trarre le motivazioni già citate. Sto parlando di operazioni militari contro un nemico creato all’abbisogna, una crisi economica di grandi proporzioni, una paura verso il diverso e il terrorista, sempre in agguato, l’instaurazione di barriere protettive in cui confinarci e limitare le nostre più semplici e fondamentali libertà. Come in Germania era impossibile denigrare il potere, soprattutto in tempo di guerra, (alto tradimento) chi si assumerà il peso di creare una vera informazione e inizierà una lotta, sia pur pacifica, sarà additato come il traditore che non sostiene i nostri militari, colui che forse ha contatti con l’al Qaeda di turno, oppure il pazzo che non ha né Dio né tolleranza e Amore per la Democrazia che lo governa senza possibili alternative migliori. In queste condizioni, anzi peggiori, la Rosa Bianca, diventò il movimento che a rischio della propria vita, cercò di dare una dignità al popolo tedesco e fermare la strage inevitabile delle truppe in guerra. Se siete davvero cresciuti e avete compreso la storia del secolo scorso, allora non resta che unirci in un unico corpo e creare una Rosa Bianca, come allora fecero alcuni tedeschi, e in Italia fecero i partigiani, per ridare una dignità al nostro Popolo, anzi al mondo, la proposta non solo può, ma deve ampliarsi in ogni dove e sconfiggere la belva umana che ci guida alla catastrofe. Traete voi le conclusioni e cercate una risposta. Io continuo a coltivare nel mio terreno personale, molte rose bianche per donarle a chi ha compreso il loro valore simbolico. “…Né cardi ne ortiche coltivo… coltivo una Rosa Bianca.

Torna all'indice

Io, la città, il fiume... .. accadde tutto all'improvviso ..., ma oggi la verità


Di Vincenzo Liguori

Cari amici lettori.
Qui di seguito pubblichiamo la premessa di un libro scritto da un fiorentino doc, Vincenzo Liguori, che in prima persona ha vissuto la drammatica alluvione di Firenze. Il Signor Liguori prestava in quegli anni servizio militare nella direzione di una caserma, e tanto bene e aiuto portò in quei giorni drammatici, che hanno lasciato all’amata città di Firenze varie ferite indelebili. Adesso a molti anni di distanza Vincenzo ha messo su carta molte verità scomode che cercano di gettare nuova luce sul quel disastro, e su ciò che doveva essere fatto e invece come spesso accade nel nostro bel paese, non fu fatto.

Maurizio Martini

Io, la città, il fiume... .. accadde tutto all'improvviso ..., ma oggi la verità.

Corrado Tedeschi editore, Firenze via Massaia 98, 50134 Fi. Tel. 055-495213-495214 , indirizzo e-mail: cte@tedeschi.net

Finito di stampare nel mese di settembre 2006 da C.G.E. - Centro Grafico Editoriale, Firenze.

Premessa

E' l'alba del 4 novembre 1966. La pioggia cade senza tregua da settimane e non accenna a fermarsi.
Firenze è ancora addormentata, le strade sono deserte, in giro ci sono poche persone. Nessuno sa quello che sta per accadere, nessuno immagina che tra poche ore si consumerà una tragedia che segnerà per sempre la storia di questa città, nessuno sa che la culla del Rinascimento sta per essere colpita a morte dalla natura.
Firenze dorme, riposa, in attesa di festeggiare l'anniversario della Vittoria della Prima Guerra Mondiale e non immagina che sta per essere colpita al cuore ed oltraggiata dal suo fiume: l'Arno. Una massa d'acqua e di detriti di ogni genere sta per riversarsi nelle strade del centro, sommergerà i suoi tesori più belli, la sua storia, la sua cultura, i suoi libri, i suoi monumenti testimoni della sua età. Tutto sta per essere travolto da una immensa quantità d'acqua e di fango. Il Duomo e il Battistero con i loro tesori, Santa Croce con il Cristo del Cimabue che raggiunto dai flutti così irriguardosi, sarà danneggiato in modo irreparabile, la Biblioteca Nazionale con i suoi preziosi documenti storici, la culla del sapere del mondo, rischieranno di scomparire per sempre.
Così l'Arno fa il suo colpo grosso, strappa alla città il suo passato e diviene l'arbitro del suo futuro. Colpisce al cuore l'arte, il sapere e la scienza, l'anima vera di Firenze. L'invasione irriverente delle acque melmose e luride avrà il sapore quasi di un castigo.

Torna all'indice

Cattolici della domenica


di Paolo Bonetti

Nella mia infanzia e adolescenza cattoliche,in una piccola città della provincia marchigiana, ci sono anche i cattolici della domenica. Erano quelli che si incontravano soltanto il giorno di festa, in duomo,alla messa di mezzogiorno. Per noi ragazzini dell' Azione cattolica, erano oggetto di scandalo e di irrisione. Nel nostro moralismo adolescenziale era inammissibile che la messa diventasse un evento mondano, un luogo di pettegolezzi e di appuntamenti per il pomeriggio e per la serata, una ostentazione di acconciature e di abiti più o meno stravaganti. Noi alla messa della domenica proprio non andavamo, ma in qualche occasione ci toccava assistere allo sconcio,magari sul sagrato trasformato nel foyer di un teatro. Nessuna pietà per i cattolici della domenica,che pure,anche allora,era la maggioranza dei cattolici italiani. Le nostre messe erano mattutine e austere,anche se piene di un allegro fervore,come succede ancora oggi ai ragazzi che credono davvero e cercano di vivere coerentemente la loro fede. Non sapevamo, nella nostra ingenuità, che la Chiesa non disprezza affatto i cattolici della domenica, i cattolici con pochi tormenti di coscienza e molti problemi di apparenza. Non li disprezza perchè la Chiesa è materna, in cambio dell' obbedienza tutto perdona. Ma anche perche' cosa resterebbe del potere mondano della Chiesa senza il sostegno, l' omaggio,l' ipocrita compunzione dei cattolici della domenica???.... Oggi la nostra società è talmente secolarizzata, nel bene e nel male, che difficilmente si riesce a distinguere, negli stili di vita, i cattolici dai non cattolici. Non parliamo poi della classe politica, che è tutta pervasa, dalla estrema destra all'estrema sinistra,da sorprendenti accensioni clericali, senza che per questo cambino i comportamenti quotidiani, neppure in minima parte. Diciamo la verità,il cattolico della domenica è oggi parte SOSTANZIALE dell' identità nazionale. Lo era in fondo anche 50 anni fa,ma con qualche pudore, con qualche discrezione in più. Oggi, trionfano spudoratezza e cinismo ostentato, pure il cattolico della domenica si è evoluto secondo i nuovi ritmi, e' diventato rock. C’è di che essere moralisti, ma ci coglie il timore che il moralismo laico sia anche peggiore , con la sua sudicia fodera di buonismo a buon mercato di mere parole,di quello cattolico. Però ,senza fare del moralismo, qualche riflessione su questo fenomeno bisognerà pur farla, anche per capire di che pasta sia fatta la cosiddetta rinascita del cattolicesimo italiano. Magari sarà pure ingenuo scandalizzarsi, però sorprendersi è certamente lecito,quando si osservano uomini di governo e delle istituzioni che per la morale cattolica dovrebbero essere considerati pubblici peccatori, ergersi a difensori di un' etica da essi non praticata e anzi apertamente violata. Ma c’è di peggio: questi stessi uomini negano sovente a molti loro concittadini il diritto di vivere senza tanti sotterfugi, ipocrisie, in coerenza con la di loro morale, ben diversa da quella professata dai cattolici della domenica. Questi ultimi sono poi accolti dalle gerarchie ecclesiastiche con tutti gli onori, blanditi, lusingati, sovente concretamente aiutati nelle loro faccende elettorali. E intanto, i gerarchi della Curia solennemente condannano i divorziati, risposati o no, le coppie di fatto anche da lungo tempo onestamente conviventi,per non parlare di quelle omosessuali, cui si nega con l' arroganza dei vecchi mal vissuti, ogni dignità spirituale. Quando osservo tutto questo,pur cercando disperatamente di non cadere nell' esecrando peccato del moralismo,sento rinascere dentro di me la rabbia del ragazzino sinceramente credente che vedeva,entro la Chiesa, i farisei pubblicamente onorati e i poveri cristi, senza potere o dignita' mondane,rimessi ancora una volta sulla croce. E mi vengono alla memoria certi versi di Dante sul luogo ove Cristo tutto di' si merca, mentre la Santa Chiesa puttaneggia coi regi. Laicista anche Dante, e magari relativista?......

Torna all'indice

L’altra faccia dell’editoria


di Andrea Bonfiglio

E’ noto, per tradizione, che l’Italia è riconosciuta come una terra di Santi, navigatori e poeti. Questa tesi, indubbiamente avvalorata dalle pagine di storia, trova una netta conferma anche nel presente, specialmente per quel che concerne gli ultimi due aspetti. Il merito è di Lulu, sistema editoriale inventato nel 2002 dall’imprenditore canadese Bob Young e sbarcato nel mercato nostrano nell’Ottobre 2006, che ha immediatamente raccolto l’apprezzamento di milioni di aspiranti scrittori.
Si tratta di un’idea rivoluzionaria che lega il mondo dei (cyber)navigatori a quello dei moderni letterati e si sviluppa attraverso il sito www.lulu.com. L’innovazione riguarda principalmente la possibilità di pubblicare un libro senza dover essere subordinati al giudizio di merito di un editore, pertanto chiunque ha un manoscritto nel cassetto può decidere autonomamente di pubblicarlo, curandone personalmente l’impaginazione e la copertina, tramite le pagine del sito. Ne consegue che, data l’assenza di un editor tradizionale, la percentuale spettante all’autore dai ricavi delle vendite subisce una netta impennata, attestandosi all’80%. I vantaggi di questo sistema – che conferisce maggiore libertà agli scrittori e mina le fondamenta dei potentati editoriali – appaiono dunque evidenti e le crescenti adesioni ne sono una nitida testimonianza. Una sfiziosa rivincita per tutti gli aspiranti scrittori che, in seguito ad una richiesta di pubblicazione, si sono visti rispondere picche da un editore o che, in taluni casi, si sono sentiti richiedere un contributo economico per vedere realizzato il loro sogno. Chissà che – alla faccia di numerosi stampatori e tipografi che si spacciano ambiguamente come editori – un nuovo scrittore di talento non emerga dall’anonimato proprio grazie ad un libro posto tra gli scaffali di questa libreria virtuale.

Torna all'indice

Lavoro

La piaga dei centralini


di Mario Lorenzini e Patrizia Carlotti

Circa vent’anni fa veniva fatto “dono” ai ciechi italiani di una legge (appunto la 113 del 1985) che disciplinava il collocamento al lavoro dei centralinisti non vedenti; tale legge obbligava il datore di lavoro in possesso di un impianto a centralino ad assumere una persona non vedente; nel caso fossero presenti più postazioni per più operatori, il 51 per cento degli stessi, ossia la maggioranza, spettava ai ciechi. Ogni centralino veniva adattato con dispositivi atti a favorirne l’utilizzo da parte dei non vedenti. Altre disposizioni di questa legge tutelavano ulteriormente il centralinista, come quanto previsto nell’articolo 7 riguardo agli esuberi, i datori di lavoro, in tal caso devono mantenere in organico i centralinisti ciechi in eccesso per due anni. E tante altre ancora. Il fatto di essere considerati persone facenti parte delle cosiddette “categorie protette”, unito a questa importante quanto valida legge, ci ha aiutato per anni a distinguerci, ad avere un lavoro, una dignità. Persino rispetto agli altri invalidi (sordomuti, paraplegici, etc.), la legge 113 ci ha fatto andare un gradino avanti. Ma non è sempre domenica! I tempi sono cambiati. Agli inizi del 2008, ormai tanti di noi hanno usufruito dei benefici offerti dalla 113. E che cosa è mutato? Forse i datori di lavoro hanno capito che possiamo fare come e anche meglio dei “normodotati”? Forse la legislazione si è aggiornata dandoci nuovi sbocchi occupazionali e confermando come valida la figura di un centralinista, magari polivalente? Forse molti di noi hanno dimostrato le loro capacità come buoni lavoratori, in modo da infondere negli enti presso cui hanno prestato servizio l’idea di una figura efficiente, cosicché possano essere assunti in tale amministrazione altri non vedenti? E’ successo proprio…il contrario! solo alcuni datori di lavoro hanno saputo apprezzare il nostro operato. Con tutta la mobilità e il lavoro precario dei giorni nostri, veniamo additati come dei privilegiati. Questo negli enti pubblici; e nei privati o comunque in tutti quegli enti di modesta struttura organizzativa, una persona che “risponde al telefono e basta” fa troppo poco. Del resto, quelli che, tra noi, possono vantare una preparazione e una disponibilità ad arricchire le proprie mansioni, spesso non vengono messi in condizioni di lavorare perché non gli sono forniti gli strumenti; mi spiego con esempi reali: molti non vedenti devono faticare per avere gli ausili (se ci riescono!) per il centralino, come i segnalatori tattili, le barre braille e i sintetizzatori vocali connessi al posto operatore, ma siamo minorati visivi che diamine, i nostri datori di lavoro sembrano cadere dalle nuvole e nemmeno ricordarselo; molti di noi sono capaci di usare, anche in modo professionale un personal computer, potendo così compiere altre operazioni, sia di rifinitura al centralino (gestione degli elenchi telefonici, programmazione del pabx, agenda appuntamenti, ecc) sia di supporto agli altri uffici (compilazione modulistica, segretariato, informazioni varie alla clientela, pratiche interne, e così via); molti non hanno nemmeno una stanza propria, anche se la professione stessa richiederebbe la locazione in un ambiente piuttosto insonorizzato, lontano dal ubblico; purtroppo accade spesso che il centralinista sia relegato in posti di passaggio come una portineria, o peggio ancora, in ambienti che rasentano la soglia della dignità umana (ho conosciuto situazioni di colleghi collocati in fondo a un corridoio, isolati dal resto dei dipendenti, oppure in un sottoscala), con la scusa che non ci sono spazi disponibili. Eppure persone incapaci hanno un computer dell’ultimo grido sulla loro scrivania, stanze personali che a volte non occupano quasi mai perché la loro professione li porta a lavorare all’esterno dell’amministrazione…purtroppo la logica e la funzionalità di un ente non vanno d’accordo con gli interessi degli status symbol e dei livelli gerarchici nelle amministrazioni… E la legge? Sulla carta si è fatto tanto. La 120 del 28 marzo 1991, La (ancora valida?!) legge 113 del 29 marzo 1985, e la 68 del 12 marzo 1999. Quest’ultima, in special modo, avrebbe dovuto consentirci l’accesso anche ai privati, nonché una diversa collocazione nella pubblica amministrazione. Il tutto previo corsi di preparazione idonei. Ma non sta andando proprio così. Le aziende che non vogliono assumere non hanno problemi a trovare cavilli su regolamenti interni proprietari; se invece sono intenzionate all’assunzione perché credono fermamente alla validità della persona disabile e non hanno pregiudizi, il tutto viene svolto velocemente senza la necessità del corso. Gli enti pubblici, che dovrebbero essere i più papabili, in quanto da sempre hanno avuto un rapporto maggiore coi non vedenti e un limite di tolleranza più ampio (i privati hanno l’obbligo di assunzione al centralino solo se l’impianto ha almeno 5 linee i pubblici no), trovano molti più pretesti burocratici che in passato, adducendo come scusante il fatto che non c’è bisogno del centralinista perché è una sede piccola …insomma non rispettano la legge. Non ci sono problemi: se un ente non vuole essere soggetto agli obblighi d’assunzione previsti, basta che non installi un centralino. Ma siccome il centralino è molto comodo,funzionale,fa risparmiare denaro, (e ne fa guadagnare a chi lo installa e non solo…), allora è difficile riuscire a trovare un ente che non abbia un centralino, magari con uno di quei bei dispositivi automatici, i risponditori. Insomma secondo le amministrazioni, in pratica, il centralinista (anche uno soltanto, visto che ci sono anche più posti di operatore), è una figura inutile, superflua. Eppure in tante amministrazioni ci sono persone in eccesso, però continuano tranquillamente a lavorare. Quando succedono fatti del genere, qualcuno grida: vergogna! Ma non crederete che questi enti si vergognino vero? Che i dirigenti a capo di queste amministrazioni siano in grado di provare tale emozione? Chi non si vergogna non arrossisce, chi non cambia colore del viso non varia la propria espressione, chi rimane impassibile non è umano. L’umanità. Ecco quella cosa che manca oggi, e che gioverebbe, apportando dei cambiamenti positivi alla società, se ce ne fosse solo un po’.

Torna all'indice

Riflessioni e critiche

Gaza


di Giacomo Fasce

Cari lettori, questa volta è a ciò che resta della vostra umanità e del vostro sentimento a cui mi appello. L’ipocrisia dominante, come pure la barbarie intrinseca nel capitalismo sfrenato, addormenta le nostre coscienze e chiude le nostre menti. Questo non giustifica l’essere passivi alla tragedia palestinese e di Gaza, perché è parte di umanità come lo siamo noi e tutto il mondo nelle sue comunità, comprese le più semplici e di qualsiasi colore della pelle o credo religioso. La razza bianca, ha dominato per secoli in nome della sua supremazia culturale e religiosa, ma sempre con la Bibbia in una mano e la pistola nell’altra. Dopo secoli essere ancora a questo punto della evoluzione mentale e spirituale di ogni credo è meschino. Nessun Cristiano, può definirsi tale, se assiste passivamente ad un genocidio ed a una persecuzione criminale e sadica, come sta avvenendo in Palestina. Chi si limita a parteggiare per una o l’altra fazione in lotta, è semplicemente incapace di vedere nei fatti la ferocia e la degenerazione criminale nei più sadici e folli atteggiamenti, che mente umana possa concepire. Duemila anni di Cristianesimo, hanno una coscienza così labile e di facciata? Oggi il Papa viene respinto da una università per volontà di molti docenti e studenti. C’è forse in questo una risposta al disimpegno verso ogni forma di violenza, sia fisica che psicologica, oppure la constatazione di quanto accade in Campania? Può un prete celebrare una messa su una discarica di rifiuti sia di merci che umana? Possono dei politici inviare degli assassini di professione in missioni chiamate di Pace? Possono davvero uomini pensanti tollerare un simile sfascio e una simile ipocrisia? Leggo sulle riviste, le richieste di abolizione della pena di morte, oppure lettere indirizzate al Presidente della Repubblica per fare giustizia sui fatti del G8 genovese. Ma dove erano i politici quando la polizia o la para polizia torturava, picchiava, distruggeva la dignità della persona? Cosa significa inviare un commissario come De Gennaro a Napoli? Cosa vuole significare che partiti di ogni tipo e estrazione, partecipino a dei funerali come quelli avvenuti a Torino per la morte di 7 operai bruciati vivi? Non sono stati proprio loro a votare le leggi per il premio di produzione e quindi lo straordinario e il super cottimo? Perché gli ispettori delle A.S.L. non denunciano certe situazioni? Forse anche loro subiscono il ricatto dell’azienda? “Se ci denunciate…noi licenziamo.” Potrei continuare per ore su questo terreno, ma credo sia inutile. Chi vuole capire ha già capito, chi vuole partecipare al macabro balletto dei burattinai dei poteri forti e occulti, lo continuerà a fare. Ma torniamo a Gaza. Qualcuno come il sottoscritto, ha lanciato un appello anti embargo per mobilitare le coscienze sensibili, ma evidentemente di sensibilità non vi è rimasta nemmeno più l’ombra! Pensate forse che il Vaticano non avrebbe la forza di fermare la guerra? Anzi le guerre in ogni dove? Pensate che chi mobilita milioni di persone per la famiglia o l’abolizione dell’aborto, non possa fermare un embargo, o tutti gli embarghi? Sapete chi colpiscono gli embarghi? Semplicissimo, i più deboli e i più innocenti! Non hanno forse ragione i docenti universitari a rifiutare chi parla di valore della vita e della famiglia mentre lascia che milioni di bambini muoiano di fame o di sete e per mancanza di ogni forma d’igiene o medicinale? Può un popolo come quello d’Israele commettere ogni barbaria denunciata da tutte le istituzioni umanitarie e continuare a fare la vittima? Credo che il motto israeliano in napoletano si tradurrebbe: “Chiagni e fotti e fotti e chiagni!” L’unico processo che ricordiamo a scadenze precise, è quello di Norimberga, ma perché non c’è stato un processo per il lancio delle atomiche americane sul giappone? Perché Non c’è stato un processo per il Vietnam? Perché le menzogne possono provocare una guerra come quella all’Iraq e ancora una volta stragi e genocidi ed embarghi assassini? Anche su questo terreno potrei continuare per ore, ma voi pensate servirebbe a qualcosa? Forse l’unico effetto sarà una denuncia nei miei confronti! Lascerete fare? Mi aiuterete? Sono italiano e cristiano , ma vedo forse troppo? Dovrei forse rivolgermi ai sindacati? Si proprio loro! Quelli che hanno ridotto la pensione ad un mito, quelli che hanno giustificato la precarietà a vita, quelli che hanno la mobilità ballerina nelle teste finanziate dalle aziende? C’è stato un appello su una rivista, fatto da ebrei italiani contro l’embargo in Palestina. Avete visto una notizia simile su qualche televisione o giornale? Questi stessi sottoscrittori che ne pensano di dedicare la fiera del libro di Torino ad Israele? Forse si tratta di un problema di razza superiore? Forse è il popolo eletto che può nutrirsi di sangue e carne umana? Forse l’america vendica l’olocausto contro chi non lo ha fatto? Certo i pellerossa erano sub umani e non meritano un pensierino della sera, certo i giapponesi sono dei musi gialli e potevano essere l’esperimento giusto,, ma perché allora non sparare a tutti e farla finita alla svelta? Perché inventarci armi di distruzione di massa, perché decidere qui comando io senza nessun limite? Pensate che la cosa possa durare molto? Pensate che alla fine arrivino sempre i “Nostri”? Pensate che gli speculatori bancari e le multinazionali abbiano il dono dell’eternità? Ora mettete insieme tutte le Chiese, e ovviamente i credi ad esse collegati, poi ponetevi la domanda più semplice del mondo: “Stanno realizzando il progetto comune proposto dal parlamento delle religioni a Chicago, ovvero: “ non fare agli altri ciò che non vorresti fatto a te”? Cosa stanno invece facendo? Ve lo dico io. Si stanno facendo privilegi di ogni tipo e genere, si stanno inserendo nelle strutture di potere più forti e lucrose, si fanno esonerare da qualsiasi controllo come unti del Signore, si fanno i loro mercanteggiamenti, e sapete perché? Gesù è morto e non c’è più nessuno che scacci i mercanti dal Tempio. Ricordatevi cari benpensanti, tolleranti e pacifisti, voi siete corresponsabili, voi pensate quanto sia comodo il perdono, voi sperate nella bontà di dio, voi pregate per ciò che non fate, voi agite attraverso l’assenso, voi applaudite al male e come i potenti a cui date le colpe uccidete. So che la cosa più difficile del mondo è abbandonare le convinzioni e i dogmi. Capisco quindi le perplessità che susciterà questo mio articolo. In particolare il mondo ebraico si sentirà colpito, ma chi gli parla ha un passato privo di possibilità di sospetto di antisemitismo, anzi direi che questa che porgo è una mano tesa e non una accusa. Credo fermamente che nel definire il popolo Ebraico come popolo eletto, vi sia un significato molto più complesso che il non tradurlo in privilegiato. Se il disegno Divino è implicitò nell’Universo stesso, noi specie umana di qualsiasi religione o razza e colore, siamo parte del Tutto e quindi di Dio, come Dio è parte di noi. Un Eletto ha solo più responsabilità e compiti da svolgere. Gesù era un Ebreo, quindi il Cristianesimo è ciò che l’origine porta con se e con la sua forma spazio tempo, che è energia di un universo di cui noi siamo una manciata di secondi. Abbiamo un cammino davanti a noi, che può essere ciò che siamo in grado di proporre e pensare. La vita vincerà, perché è progetto Divino, ma nessuno può garantirci sia ancora uomo, tranne forse noi stessi se ne saremo capaci.

Torna all'indice

Napoletana S.p.a.


di Giuseppe Costantino Budetta

E’ in arrivo una grande recessione mondiale come noti economisti presagiscono. Si è in disaccordo sulla sua durata e gravità, ma sembra che per quasi tutto il 2008 non ci sia crescita a livello mondiale, in particolare in Occidente. Se è così, per l’Italia le prospettive sono drammatiche. Prima ci liberiamo di una casta politica che divora il paese e meglio è. Un anticipo di quanto accadrà nella nostra nazione è dato da Napoli e provincia dove la soluzione per le montagne di rifiuti, poteva essere presa anni fa, ma i politici locali per varie ragioni non hanno mai deciso. Per esempio incentivare la raccolta differenziata ecc. termovalorizzatori e similari. Un altro dato: per strada non ho mai visto uno spazzino eppure ne sono stati assunti a migliaia presso i vari comuni. Espongo una delle cause di questa grave situazione. Il rettore di Napoli - università degli studi Federico II, amico di Bassolino ha ricevuto migliaia di euro come consulenze sui rifiuti. La mala politica regionale è un affare. Noan Comsky dice: "Nessuna corporazione vuole un libero mercato. Quello che vogliono è il potere." Lo scienziato dice anche: "E' ridicolo parlare di libertà in una società dominata da enormi corporazioni...sono istituzioni totalitarie...c'è tanta libertà quanta ce n'era sotto lo stalinismo." Ecco, Napoli è sotto il tiro incrociato di una grande corporazione risultante dall'unione perversa di mala politica, malaffare e criminalità organizzata. La strategia viene da molto in alto ed ha il fine di ridurre la democrazia in questo disgraziato paese (la tendenza è mondiale). Si affermerebbero dovunque oligarchie.
E' così? Spero di sbagliarmi.

Torna all'indice

Il feto immaturo


di Renzo Coletti

Chi penserà alla nuova forma di sadismo del Papa, non è sulla strada giusta. I feti immaturi e da rianimare, sono i cittadini di questo paese ormai da riabilitare nel suo pulsare aritmico e nel suo respirare asfittico. La classe politica italiana è paragonabile ad un mazzo di carte. Si può scozzare quanto si vuole, ma il mazzo è sempre lo stesso e i Fanti, le regine, i Re, sono ancora quel residuato bellico che non abbiamo mai compreso ne studiato. Girandole di parole e promesse, si alternano a fatti arbitrari e inconcludenti, quanto dannosi e disastrosi per la natura e l’Uomo. Una miopia sempre più accentuata, è il risultato di orizzonti limitati che la nostra quotidianità vive e soffre nell’ignoranza di fondo che ci avvolge come miele. Una appiccicosa finzione ci assorbe e impedisce il respiro. Il governo Prodi ha finito il suo triste compito e una nuova ipotesi di governo è in fase di produzione. Un semilavorato legislativo sarà ancora una nuova scozzata al mazzo di carte e la nuova giostra su cui nani politici faranno il prossimo girotondo. Il presidente del Senato, l’On Marini, ex sindacalista passato alla controparte tra gli applausi dei lavoratori, ha svolto il suo giro di consultazioni per la verifica di un possibile accordo, onde evitare le elezioni. Missione fallita! Ma quale era la vera missione di marini? Quali erano le intenzioni e le motivazioni per questa girandola di parole senza senso e costrutto? Sarò forse lo scemo del villaggio, ma sentire il pronunciarsi delle forze più potenti del nostro paese e del mondo a favore di una nuova proposta di legge elettorale, (il forum di Davos, la Cei, la confindustria, la confcommercio, i sindacati, l’intera sinistra, ) quindi vedere il trionfare delle motivazioni della destra e in particolare del cav. Berlusconi, beh… come dire? Strano? Inconsueto? Sconvolgente? Falso? Impossibile? Cosa infine ci attende dietro l’angolo o davanti al burrone del futuro? Veniamo al nocciolo del problema. Noi viviamo un tempo in cui lo Stato è praticamente superato come concezione politica. La mondializzazione o la globalizzazione, hanno reso la parola Stato parte di un tutto che nel caso italiano si può definire cultura occidentale, NATO, Europa, liberismo e religione giudaico cristiana. In questo contesto cosa ci caratterizza come scelte politiche di fondo? La risposta è evidente. Economia in comune, guerre altrettanto condivise, sistema politico socialeliberista, risorse energetiche condivise, moneta unica europea, strutture come l’ONU, La BRI, ecc, sono il nostro vero potere che ci guida e ci domina. Chi era dunque prodi e cosa rappresentava nel nostro governo? La Sinistra? Il Centro? Il Centro-sinistra? O era il goldman boys che rappresentava il mondo bancario internazionale e finanziario? Chi rappresentava il ministro Schioppa, altro goldman bois, oppure il presidente della Banca d’Italia Draghi, ancora goldman bois?Il cav. Berlusconi tra le tante tessere quella piduista era forse associata a quella di una bocciofila? L’On. Fini non era il segretario del M.S.I.? La Costituzione non vietava il riformarsi di movimenti inneggianti al fascismo? Come è dunque giunto sino alla svolta di Fiuggi? Le famose acque hanno davvero lavato le piaghe e le ferite inferte agli altri? Cosa sono quelle svastiche e quei saluti fascisti visti da poco ad un comizio di fini al Colosseo? Forse era un corso di ginnastica da piazza? L’On. Mussolini non vi dice nulla? Eppure il nome mi ricorda… Torniamo alle nostre consultazioni da parte del on. Marini. Naturalmente avete tutti udito chiaramente le motivazioni di ogni singolo partito e saprete tutto di ciò che l’urgenza dei problemi del nostro tempo esigeva di trattare! Beh… io forse come scemo del villaggio, non ho capito che una voglia di poltrone e potere. Il partito Democratico formatosi nel modo più anti democratico mai visto e concepito, conferma la sua volontà a candidarsi da solo. Solo è una parola da analizzare e tradurre in realtà. Ecco… io sono solo, ma potrei avere l’appoggio e i finanziamenti che ha avuto il nostro eroe della democrazia per diventare leader indiscusso di un partito? In cosa brilla di così eccellente per aver l’appoggio di tutti i poteri forti del nostro paese e oltre? Simpatico? Bello? Affascinante? Pieno di lusinghe? Parente di Kennedy? Massone? Pardon non c’entra… oppure… Vi hanno detto come affronteranno la recessione americana? Vi hanno detto se le guerre in medio oriente graveranno ancora sui nostri stipendi e la nostra coscienza? Vi hanno detto come intendono dare una stabilità al lavoro e una pensione adeguata? Vi hanno detto cosa faranno per migliorare la sanità pubblica e privata? Vi hanno detto come riformeranno la scuola e in particolare la ricerca universitaria? Vi hanno detto cosa accadrà quando il Kossovo cercherà la sua autonomia? Vi hanno detto cosa sta succedendo in Iraq, in Afghanistan, in Palestina, in Somalia, Vi stanno forse informando su cosa accadrà in questo momento di tensione con l’Iran e se è casuale il fatto che tre cavi di collegamento internet sono stati tranciati al largo di Alessandria d’Egitto oscurando tutto il medio oriente escluso Israele? Questo scemo del villaggio si sta interrogando e interroga voi. Elezioni? Legge elettorale? Riforme istituzionali? Pacchetto sicurezza? Partiti politici? Democrazia? Libertà? Solidarietà? E che altro? Il feto immaturo che stiamo rianimando, quali deformazioni avrà? Sarà il mostro di domani o uno già vissuto? Sarà una razza superiore o un eletto da Dio? Avrà gli occhi azzurri e i capelli biondi? Sarà adatto alla pubblicità permanente dei nostri giorni? Non so voi, ma io abortirei subito.

Torna all'indice

Sport

Occhi nel vento, vento negli occhi. La vela come sport per i disabili visivi


Di Tiziano Storai

E’ possibile bordeggiare in mare aperto o partecipare ad una regata agonistica, su una barca a vela, per un disabile visivo? La risposta è si, è possibile, anzi lo fanno. E’ necessaria però molta circospezione quando si entra in un simile argomento: troppo marginale - esistono problematiche ben più importanti da affrontare – troppo eccentrico – l’ambiente acqueo è pericoloso anche per chi ci vede benissimo – troppo costoso – la vela è uno sport d’elite – sono solo alcune delle obiezioni più comuni e banali che vengono mosse quando si tenta di affrontarlo. Avete notato che gli occhi sono una delle principali fonti di pregiudizio? Con gli occhi vediamo il colore diverso della pelle, determiniamo se uno è ricco o è povero, ci rendiamo conto se è seduto su una carrozzella o se cammina con le proprie gambe. Bene, se riuscissimo a chiudere gli occhi per un momento sui nostri pregiudizi, forse riusciremmo a concentrarci solo sul perché e sul come. Come per tutti gli sport o per tutte le attività non prettamente lavorative, la vela deve piacere. Se piace, una parte del perché ha già la sua risposta. Poi si può affrontare il come. E’ ovvio che per fare le stesse cose di un “normodotato (brutto ma efficace termine) un diversamente abile deve farle in modo più o meno diverso. Meno “diverso” è il modo di vivere le situazioni per un diversamente abile è maggiori sono le possibilità di integrazione fra chi ha normali abilità. E chi ha diverse abilità. La vela dà grandi possibilità in tal senso, perché permette un apprendimento ed una messa in pratica delle cognizioni necessarie al suo esercizio in modo molto “normale”, ancorché nell’indispensabile peculiaritàà dell’approccio . Esistono corsi di vela specifici per non vedenti, organizzati dall’Associazione Homerus, associata F.I,.V., che ha la sua base nautica sul Lago di Garda e sui qualiè possibile informarsi visitando il sito www.homerus.it. I corsi proposti sono di due livelli: uno di base ed uno di match race. Durante il primo corso, che si svolge a bordo di imbarcazioni di 21 piedi fuori classe, tipo “Meteor”, gli allievi imparano a “leggere la barca”, cioè a conoscere ogni parte dell’imbarcazione mediante l’esperienza tattile, imparano come muoversi a bordo in sicurezza, come armare la barca e come effettuare le principali manovre. Da subito, gli allievi vengono impegnati nei vari ruoli di bordo, timoniere o prodiere, acuiscono la loro percezione del vento e, “facendo equipaggio”assumono la padronanza dell’imbarcazione e della tecnica di navigazione a vela, almeno per quello che riguarda i primi rudimenti. Gli istruttori sono gli occhi degli allievi, ma il corso è del tutto assimilabile ad un normale corso di vela. Nel secondo corso, oltre ad affinare le capacità acquisite, viene insegnata la tecnica di regata “uno contro uno” o “match race” utilizzando boe sonore per delimitare il percorso e segnalazioni acustiche differenti per determinare la posizione dei regatanti e se le barche stanno andando mure a dritta o a sinistra. L’esperienza e la passione fanno il resto. Scritto così, potrebbe sembrare tutto facile e lineare. In realtà ogni situazione va ovviamente affrontata con il doveroso buon senso: come un normalissimo obeso di 120 chili non può partecipare alle Olimpiadi come centometrista o una normalissima ragazza di un metro e cinquanta non può fare la centrale in una squadra di pallavolo, così non bisogna immaginare un prodiere nonvedente appena uscito dal corso di primo livello alle prese con spi grandi come campi da tennis o un equipaggio di non vedenti a trapezio su un catamarano. Però è possibilissimo immaginarlo – e, soprattutto, vederlo – timonare un 21 piedi o preparare la scotta del fiocco su un winch, come un normalissimo velista. Nell’approccio all’attività velica con i non vedenti o con i diversamente abili in genere, Tre sono gli errori prospettici più frequenti da evitare: 1) sindrome del passeggero. Essere ben chiari nella proposta: specificare sempre se l’attività proposta è una scampagnata in mare da passeggero, o se si tratta di un’uscita dove è necessario un membro dell’equipaggio o un aspirante tale a cui si è disposti ad insegnare e a far provare. Il disabile potrà scegliere, evitando di tornare a terra con l’animo di una “zavorra intelligente” 2) sindrome da circo. L’equipaggio di una barca non dovrebbe trasformarsi in una “Corte dei Miracoli” o in un caravanserraglio, dove bizzarri acrobati si esibiscono in grottesche e pericolose evoluzioni, cercando di imitare situazioni “normali”, seguiti dallo sguardo indulgente e a volte preoccupato dei capo ciurma “normali”. 3) Sindrome del “faccio io”. Se il disabile è stato accettato come membro dell’equipaggio, sarebbe bene assegnargli compiti precisi, lasciandogli la possibilità di assolverli nel modo a lui più consono e con la possibilità di sbagliare, solitamente concessa ad ogni essere umano, purchè non porti se stesso, i compagni o la barca in situazione di pericolo. Se viene stigmatizzato ogni minimo errore col “lascia, faccio io”, o se l’incarico dato al membro dell’equipaggio x viene dato, senza ragione, al membro y,la comprensibile mortificazione che ne seguirebbe, porterebbe in breve alla rinuncia all’attività e alla autoretrocessione al ruolo di “zavorra intelligente” (e forse nemmeno troppo…). E’ dunque così difficile navigare a vela con un diversamente abile a bordo? No, se ci si ricorda di lasciare a lui le stesse chances che di solito vengono lasciate ad un amico “normale”, ma questo dovrebbe essere un modus pensandi umano, non solo marinaresco. Ma a che pro tutto ciò? Avete presente la sensazione che si prova uscendo di casa, finalmente guariti, dopo una lunghissima patologia? Allora, focalizzate quella sensazione, moltiplicatela per cento, per mille nel momento in cui, con gli occhi nel vento, di là dalla randa, verso un fiocco che non vedete ma sapete che c’è, voi, proprio voi e nessun altro, spingete la barra per poggiare un poco, immaginando il cenno d’assenso dei vostri compagni, che non vedete, ma sapete che ci sono, risalendo di bolina, una brezza leggera di pura gioia e consapevolezza dell’esistere.

Torna all'indice