Giovani del 2000



Informazione per i giovani del III millennio numero 33 Giugno 2009

Direttore: Cav. Virgilio Moreno Rafanelli

Vice Direttore: Maurizio Martini

Redattori: Alessio Lenzi, Massimiliano Matteoni

Collaboratori di redazione: Elena Aldrighetti, Cristina Della Bianca e Luigi Palmieri

Redazione: Via Francesco Ferrucci 15 51100 - PISTOIA
Tel. 057322016
E-Mail: redazione@gio2000.it
Sito internet: www.gio2000.it

Tipologia: notiziario

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4971 del 26.06.2000

Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo articolista.


ELENCO RUBRICHE

In questo numero:

Editoriale
Signori, si cambia!
di Alessio Lenzi
Annunci
Un augurio di buon lavoro
Cucina
Tutti in cucina (parte diciottesima)
di Elisabetta Barsotti
Cultura
Eleonora Duse
di Antonella Iacoponi
Il Braille oggi
di Antonino Cucinotta
La scomparsa dello scenziato Ettore Majorana
di Giuseppe Budetta
Filosofia religione e dintorni
La sfera dell'intelletto
di Renzo Coletti
Informatica
Nuovo servizio di lettura giornali on line
di Alessio Lenzi
Normalità e handicap
Ciechi di successo e ciechi eccezionali
di Antonino Cucinotta
I disabili ancora una volta danno un esempio di vita
a cura di Luigi Palmieri
Racconti e poesie
I ricordi di una mamma
di Silvana Cavicchi
Spazio donne
I modi di amare delle donne
di Elena Cinelli

Editoriale

Signori, si cambia!


di Alessio Lenzi

Carissimi lettori,
per la prima volta mi trovo ad aprire un nuovo numero di Giovani del 2000. In genere siete abituati a leggere editoriali di tutt'altro spessore, stavolta dovrete accontentarvi di una più misera introduzione tecnica.
Arrivati a questo punto della nostra storia redazionale, è giunto il momento di fare dei cambiamenti, per molti, decisamente epocali.
Per chi ancora non ne fosse a conoscienza, da qualche tempo le nostre amate audiocassette sono oramai quasi scomparse, è si, dopo anni e anni di onorato servizio, la sempre più galoppante tecnologia ci ha portato via anche questo affascinante mezzo di diffusione per il materiale audio.
Quanti di noi le hanno utilizzate per studiare a scuola, io a casa ne ho ancora tantissime, quanti ci hanno letto libri e quanta musica ci abbiamo ascoltato! Adesso però è giunto il momento di salutarle, oramai non le troviamo quasi più nei negozzi a fare loro bella mostra di se negli scaffali, aimè, un altro pezzo di storia che ci abbandona. Dopo il vecchio disco in vinile, direi che questa è una delle più importanti perdite per le nostre oramai consolidate abitudini audiofile.
Sicuramente vi chiederete cosa abbiamo intenzione di fare, bene, cercheremo di proseguire con le musicassette almeno fino alla fine dell'anno, ma dopo passeremo sicuramente alla diffusione del giornale su CD, pensiamo in formato MP3.
Questo tipo di formato audio è oramai straconosciuto da tanti, lo si può ascoltare attraverso dei lettori di CD portatili che oramai costano pochissimo o si trovano in commercio degli specifici strumenti per leggere audiolibri, creati apposta per coloro che non si trovano molto con la tecnologia e vogliono un apparecchio che abbia le sembianze familiari di un registratore.
Tali apparecchi possono leggere CD in formato MP3, audio ed il nuovo daisy, uno standard per la lettura di libri strutturati proprio come farebbe un vedente, cioè consentono, se ben realizzati, la loro lettura per pagina, capitoli, paragrafi, note ed anche la possibilità di inserire durante la lettura dei segnalibri a piacimento.
Noi ci limiteremo al semplice MP3, visto che la nostra pubblicazione non è molto complessa da essere consultata, ma pensiamo che comunque la lettura potrà essere sicuramente molto agevole. Stiamo pensando di organizzare il tutto in modo da non necessitare di segnalibri, ad esempio, organizzeremo gli articoli su singole tracce, così andando avanti e indietro possiamo scorrere di articolo in articolo in modo da raggiungere in tempi brevi quello di nostro interesse.
Il formato MP3 ci permetterà anche di poter mettere direttamente on line sul nostro sito i singoli numeri da scaricare, per poter essere letti anche attraverso altri dispositivi di ascolto che oggigiorno vanno molto per la maggiore.
Cercheremo comunque da qui al momento del cambiamento di guidarvi in qualche modo attraverso la scelta del dispositivo più adatto alle vostre esigenze, sia di utilizzo che, perchè no, anche monetarie!
Nel frattempo, anche il nostro sito e la versione che spediamo attraverso la posta elettronica cambieranno il loro formato. Cercheremo di rinnovare il nostro spazio su internet, è tanto che ce lo ripromettiamo, ma adesso penso sia venuto proprio il momento di farlo attivamente.
Carissimi lettori, questi cambiamenti saranno sicuramente mal digeriti all'inizio, ma vedrete che con il tempo ne varrà sicuramente la pena.
Detto questo non mi resta che darvi appuntamento al prossimo numero ed augurarvi un buon proseguimento di lettura con il resto del giornale.

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Un augurio di buon lavoro

Domenico Pepe, nostro affezionato lettore desidera inviare alla sua compagna Roberta, le sue congratulazioni per la nomina a vicepresidente dell'u.i.c. di livorno.
Anche la nostra redazione, si unisce alle congratulazioni di Domenico a Roberta e le augura un buon lavoro e una lunga permanenza tra le fila della nostra gloriosa associazione.

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cucina

tutti in cucina (parte diciottesima)


di Elisabetta Barsotti

Ciao Carissimi, ben ritrovati!

Mi auguro non rimaniate delusi ma, solo per questo numero, ho deciso di non postare le solite ricette ma di parlarvi di un amico che sta nella mia cucina per aiutarmi nella preparazione di tutti i miei menù. Eh sì, è così bravo che sa preparare dall'aperitivo al dolce, un vero genio in cucina!
Chi sarà mai sto fenomeno? No no, non è un giovanotto col cappellino da cuoco ma è un fantastico elettrodomestico. Signori e signori, il Bimby!

Probabilmente molti di voi già lo conoscono o, almeno, ne hanno sentito parlare. Il Bimby è il fratellino del famoso e popolarissimo Folletto, la dittaè la Vorwerk che si divide in Vorwerk Folletto e Vorwerk Conntempora. Quest'ultima è la divisione che produce e commercializza il Bimby. Come per il Folletto, anche il Bimby va acquistato attraverso una rete di vendita di dimostratrici che vengono a casa, senza alcun impegno d'acquisto, a farci toccare con mano la potenza di Bimby e a prepararci in loco un vero menù in modo che noi possiamo assaggiarne e valutarne le qualità.

Ma passiamo a conoscere più da vicino quello che, personalmente, trovo un fantastico elettrodomestico.
Le parti da cui è composto:
- Il corpo motore: un design molto elegante, la base è quadrata addolcendosi poi con forme più arrotondate man mano che si sale. Sul Lato frontale della base c'è il pannello comandi con un bel display a caratteri molto grandi e luminosi. Il pannello comandi risulta particolarmente gestibile. Ci sono diversi pulsanti e una manopola che regola le velocità e che è l'unica cosa che ho dovuto adattare un pochino facendo dei piccoli puntini in corrispondenza dei vari numeri che vanno da 1 a 10. Per quanto riguarda le temperature, eh sì perchè Bimby cuoce, c'è un tasto per ogni temperatura che va da 37 gradi, ideale per sciogliere il cioccolato, preparare l'habitat migliore per il lievito quando dobbiamo impastare, montare a neve fermissima gli albumi, etc. etc., fino a 100 gradi. C'è poi un tasto per la temperatura cosiddetta "varoma" che ha la peculiarità di mantenere costante la temperatura a 100 gradi e si usa quando si vuole cuocere a vapore e si deve posizionare sul coperchio di Bimby, appunto il Varoma, che è una sorta di vassoio ovale col coperchio dove all'interno si possono cuocere a vapore fino a 2 pietanze diverse in contemporanea. C'è poi un tasto per la velocità spiga che è fatta per gli impasti a lievitazione e che fa lavorare bimby con movimenti a intermittenza e rotazioni differenziate per simulare il lavoro dell'impasto a mano, vi assicuro che i risultati sono sorprendenti.
Un altro tasto è per l'antiorario e cioè per far girare il gruppo coltelli nel senso inverso in modo che le lame non taglino ma mescolino soltanto. Con questa funzione ci si fanno preparazioni tipo risotto, cottura della pasta in genere, verdure trifolate, spezzatini di carne e tutto ciò che la vostra fantasia vi suggerirà.
Abbiamo poi 2 tasti per il timer che è importantissimo perchè fa fermare Bimby alla fine della preparazione richiamando la vostra attenzione tramite un segnale acustico che non smette fino a quando non andrete a spegnere l'apparecchio. Il timer è perfettamente gestibile in completa autonomia.
Gli ultimi 2 tasti sono il tasto turbo, che fa andare Bimby direttamente alla massima velocità, e il tasto bilancia che offre una precisissima bilancia che, sfortunatamente, non è utilizzabile da chi non vede ma che è facilmente rimpiazzabile con quella parlante che abbiamo già in casa.

Il boccale: in acciaio inox, con manico atermico, perfettamente lavabile in lavastoviglie, è la "pentola" dentro la quale potrete preparare tutte le vostre ricette, dalle bibite fredde, alle creme, dai gelati ai primi piatti, dalle marmellate agli impasti, insomma, davvero ogni cosa e con risultati spettacolari facendovi risparmiare tempo ed energie! All'interno del boccale c'è il gruppo coltelli, i 4 coltelli sono disposti attorno a una sorta di perno, su diverse altezze in modo da poter tritare anche piccole quantità di cibo. Il boccale con il gruppo coltelli inserito appoggiano su una sorta di base in materiale atermico che fissa i coltelli ma permette anche di poter appoggiare il boccale caldo su ogni tipo di superficie senza pericolo di rovinarla.
Il coperchio del boccale è provvisto di un foro centrale che permette di accedere alle preparazioni mediante una speciale spatola mentre Bimby lavora, oppure di aggiungere ingredienti con le lame in movimento. Per chiudere questo foro c'è un tappo misurino da utilizzare in diversi modi a seconda di quello che stiamo cuocendo.
Altri 2 accessori di Bimby sono la farfalla e il cestello filtro. La farfalla va inserita sul gruppo coltelli e permette di montare velocemente albumi, panna, di fare il burro e tantissime altre cose. Il cestello filtro va inserito all'interno del boccale e permette di cuocere a vapore direttamente nel boccale oppure di filtrare preparazioni tipo succhi di frutta direttamente nel bicchiere.
L'ultimo accessorio è il Varoma: Come già vi dicevo è una sorta di vassoio ovale con 2 manici e un coperchio, tanto per darvi un'idea, la forma è quella delle pentole adatte per cuocere il pesce; all'interno del varoma c'è un vassoio più basso che si incastra e serve per cuocere un'altra preparazione al suo interno. La base del varoma è rotonda perfetta per appoggiare sul coperchio del boccale che, senza il tappo misurino, lascia passare il vapore che arriva all'interno del varoma attraverso piccole fessure aperte sul suo fondo e cuoce perfettamente pesce, carne, verdure, e si presta per fare un sacco di ottimi piatti gustosi.

La sicurezza: molta attenzione è stata posta alle misure di sicurezza. Bimby non parte se il boccale non è completamente chiuso, la completa chiusura viene segnalata da un beep e mentre è in funzione è impossibile aprirlo. Se il motore sforza troppo, cosa che accade mooooolto di rado, ci vuole veramente impegno, Bimby si blocca per impedirne la rottura. Non si viene quindi mai in contatto con i coltelli in movimento. Il calore avviene per induzione quindi il corpo motore è sempre freddo, ciò non vale per il boccale che, invece, raggiunge temperature molto elevate e va toccato con cautela e preso sempre dal robusto manico atermico. Essendo molto largo, il boccale, è facilmente svuotabile e lavabile senza problemi.
Tranne il boccale che è in acciaio inox, tutti gli altri accessori sono in una lega di vetroresina molto resistenti e facilmente lavabili. Tutti gli accessori possono essere tranquillamente lavati in lavastoviglie.

Che altro dire, Bimby ha una completissima bibbliografia suddivisa per argomenti e, al momento dell'acquisto è corredato da un libro di ricette che abbraccia un po' tutte le categorie. Gli altri libri sono acquistabili a parte e ce n'è davvero per tutti i gusti; dalle pappe per neonati agli aperitivi e bibite, ai gelati e sorbetti, un libro solo su preparazioni a base di riso, un altro che vi aiuta a preparare pane e affini, etc. etc..
Il prezzo non è bassissimo ma, presentando idonea certificazione, la Vorwerk Contempora, applica senza problemi a chi ne ha diritto l'aliquota iva al 4%.

Con questo direi che è tutto, spero che l'argomento sia stato di vostro interesse e se avete altre domande potete scrivermi oppure andare a visitare il sito
www.bimby.it dove troverete anche moltissime ricette così da rendervi conto di quante cose con l'aiuto di bimby si possono fare.
Un saluto e alla prossima con la consueta rubrica di ricette.

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Cultura

Eleonora Duse


di Antonella Iacoponi

Figlia di due comici, e nipote di un capocomico, l’attrice Eleonora Duse, nacque a Vigevano, il 3 ottobre 1858, e trascorse l’infanzia, viaggiando a seguito della compagnia teatrale paterna, attraverso l’Italia settentrionale, fino in Dalmazia.
Possedeva un grande talento, di cui diede prova a Chioggia, all’età di quattro anni, nel ruolo di Cosetta, in una rappresentazione dei Miserabili di Victor Hugo.
Dieci anni dopo, fu Giulietta Capuleti; nella intensa scena del balcone, utilizzò dei fiori, che lasciava cadere ad uno ad uno.
Il 26 luglio 1879, interpretò Teresa Raquin di Zola, che riscosse notevole successo.
Ebbe poi un figlio, morto subito dopo la nascita, frutto di una relazione con il giornalista Martino Cafiero.
Nel 1882 nacque Enrichetta, avuta dal matrimonio, contratto nel 1881, con l’attore Tebaldo Checchi.
Intanto, la Duse elevava ed ampliava il suo repertorio, grazie ad uno studio costante ed assiduo, e ad una estrema sensibilità artistica; in quel periodo, recitò in opere di Shakespeare, Sardou, Dumas e Giacosa.
Quando, il 14 gennaio 1884, a Torino, offrì una superba interpretazione in Cavalleria rusticana di Verga, si era già imposta come la più grande attrice italiana del tempo.
Nel maggio dello stesso anno, a Milano, incontrò Arrigo Boito, il quale la introdusse nei circoli della scapigliatura milanese: la loro storia d’amore durò circa dieci anni.
Compì, in seguito, le prime tournèe all’estero: nel 1885 in Sudamerica, e, nel 1889, in Egitto.
Al rientro in Italia, si separò dal marito e diede vita alla Compagnia Drammatica della Città di Roma.
La sua attività la portò nel 1891, a San Pietroburgo, e, nel 1893, a Berlino.
L’anno successivo, a Venezia, conobbe Gabriele D’Annunzio, con cui iniziò una relazione artistica e sentimentale.
Nel 1897, si trasferì a Settignano, presso Firenze, nella villa la Porziuncola, vicina a quella del poeta, detta la Capponcina, e recitò in varie opere da lui scritte: Sogno di un mattino di primavera (1897), La Gioconda, La gloria (1899), La città morta (1901), e Francesca da Rimini (1902).
Dal canto suo, D’Annunzio la ricordò nel romanzo Il fuoco, apparso nel 1900, che suscitò grande scandalo, per le rivelazioni sul loro amore. Egli aveva un tenore di vita così elevato, che, nel 1909, incalzato dai creditori, dovette fuggire in Francia.
Nei primi anni del .900, la Duse portò in scena varie opere di Ibsen, fino a quando, nel 1906, abbandonò il teatro.
Nel 1914, fondò, a Roma, la Libreria delle attrici, che dovette chiudere l’anno successivo.
La sua unica e, per la verità poco felice, apparizione cinematografica risale al 1916, nel film muto Cenere, tratto da una novella di grazia Deledda.
Nel 1921 riprese a recitare, - per lo più in opere di Ibsen e di D’Annunzio -, a causa di gravi difficoltà economiche, dovute ad un investimento sbagliato, in una banca tedesca.
Morì il 21 aprile 1924, a Pittsburgh, in Pensylvania, durante una tournèe negli Stati uniti, in seguito ad una polmonite, contratta per essersi bagnata sotto la pioggia; è sepolta nel cimitero di Sant’Anna, ad Asolo, in provincia di Treviso.
Eleonora Duse era una donna alta e sottile, con “un volto senza età, mai truccato,….. sul quale scorrono molti volti,….. gli occhi velati sempre, ed una presenza chiara”, come scriveva Hofmannsthal, suo grande ammiratore.
Aveva idee che potremmo definire progressiste: sebbene ritenesse troppo agressive le iniziative femministe, nel 1917, commentando il Congresso Nazionale delle Donne, disse: “le donne che oggi aspirano ad elevare il proprio ruolo nella famiglia e nella società, come molte donne hanno fatto, nonostante innumerevoli lotte,….. non sono femministe: sono donne, donne reali, tutte le donne”.
La sua straordinaria carriera la portò ad esibirsi non solo in Italia, da Milano a Palermo, ma anche in Europa, da Parigi a San Pietroburgo, e tre volte in America.
A Settignano le è stata intitolata una strada, Viale Eleonora Duse, appunto, che incrocia Viale Gabriele D’Annunzio.

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Il Braille oggi


di Antonino Cucinotta

Il passaggio degli uomini dalla preistoria alla storia fu reso possibile dall’apprendimento della scrittura che consentì loro l’istruzione e la capacità di comunicare i loro pensieri attraverso lo scritto che sarebbe potuto durare nel tempo. Lo stesso possiamo dire dei ciechi. Essi infatti passarono dalle tenebre fisiche ed intellettuali alla luce dello spirito e all’istruzione dal momento in cui appresero la scrittura. Nei secoli non mancarono tentativi di dare ai ciechi questo prezioso dono. Ma tutti i tentativi, seppure lodevoli, non diedero mai la possibilità di poter scrivere e leggere speditamente, autonomamente e acquistare quindi la capacità di trasmettere per iscritto i loro pensieri. Fu questo il merito di Louis Braille, cieco assoluto, ricoverato nell’istituto di Parigi per giovani cechi francesi. Nel 1825 venne alla luce il suo progetto, consistente nella formazione delle lettere attraverso la diversa disposizione di sei puntini che si ottenevano sprofondando un punteruolo nelle scalanature di una tavoletta. Da allora, superate diffidenze e anche malevolenze che non mancano mai, il sistema di scrittura che dall’inventore prese il nome, divenne universale, e fu insegnato a tutti i ciechi che ancora erano capaci di apprenderlo. Soprattutto, tale sistema fu usato in tutti gli istituti per ciechi i quali poterono leggere, scrivere e studiare sia materie letterari che musicali.
Oggi, si lamenta da tutte le parti che l’uso di questo codice stia per tramontare, soppiantato dai ritrovati scientifici, informatici ed elettronici. Tale condizione può spiegarsi, inizialmente, con la chiusura degli istituti e delle scuole speciali per ciechi aboliti con la legge n° 517 del 1977, da allora i ragazzi ciechi furono inseriti fin dalle classi elementari nelle scuole comuni. Comincia da qui l’abbandono del Braille. Infatti non vi era chi potesse insegnarlo. Non erano capaci comprensibilmente i genitori, ma non erano neanche capaci gli insegnanti di sostegno che avrebbero dovuto provvedere alla rieducazione senso-percettiva e alla istruzione di questi ragazzi. Questa condizione di ignoranza del Braille portò anche molte insegnanti a svalutare l’importanza del codice e a denigrarlo come sistema affaticante ed emarginante.
Spero che tutto questo sia stato fatto in buona fede, ma ciò nonostante non possiamo non rilevare il danno che ne è arrecato ai ragazzi, per l’acquisizione di una cultura che fosse frutto di uno studio diretto. Pur non negando che l’informatica e l’elettronica abbiano reso dei preziosi vantaggi per l’acquisizione di una cultura molto più profonda e diretta resa possibile dall’uso della sintesi vocale e dello scanner. Tali invenzioni infatti consentono di poter leggere qualunque opera in nero, ma non va dimenticato che c’è una profonda differenza tra l’ascoltare e il leggere direttamente. Dovendo fare degli studi seri, non è possibile acquisire in maniera adeguata attraverso l’ascolto tutte le materie. Non è possibile acquisire l’apprendimento delle lingue straniere, della matematica, del latino e del greco, della filosofia e della stessa informatica. Ma un altro motivo di abbandono del Braille è dovuto alla considerazione che per legge sono stati equiparati ai ciechi coloro che si definiscono “ipovedenti”. Ipovedenti lievi, ipovedenti medi, ipovedenti gravi e ciò in base al residuo visivo, alla acuità del visus e al campo visivo posseduti. La scienza informatica ha fornito apparecchi ingranditori che, cioè, sono in grado di ingrandire le lettere in modo da essere percepite visivamente anche da chi vedente non è. L’uso dell’ingranditore può efficacemente agevolare gli ipovedenti lievi i quali possono leggere e scrivere in nero in maniera spedita e chiara senza quindi trovare difficoltà a decifrare le lettere e le parole. Non così si può dire per gli ipovedenti gravi, i quali posseggono un piccolo residuo visivo che non può consentire la gioia di leggere e scrivere speditamente, anche avvalendosi dell’ingranditore visivo. Ma, sorprendentemente, vi sono genitori che non riescono ad accettare la minorazione del figlio e quindi lo costringono ad impegnarsi nella ricezione degli scritti in nero senza che ciò, in pratica, possa dare alcun risultato soddisfacente. Questi genitori, si rifiutano di fare apprendere al figlio il Braille poiché tale apprendimento significherebbe riconoscere la sua cecità. Evidentemente, non si rendono conto che non è possibile esorcizzare o mimetizzare ciò che è realtà concreta ed evidente. Essi non sanno quanto danno arrecano al figlio con tale atteggiamento, seppure ancora neanche egli se ne rende conto. Ribadiamo che l’uso del Braille non ha mai emarginato nessun cieco, è quindi ingiustificata la scelta di tali genitori che inconsapevolmente non fanno altro che contribuire a sfiduciare il figlio non aiutandolo ad acquistare l’autostima necessaria appunto per essere in grado di inserirsi nella società come uomo fra gli uomini senza discriminazione alcuna. E allora, se dopo oltre trent’anni di chiusura delle scuole speciali siamo al punto che, in generale, i ragazzi ciechi non si sono integrati nelle classi comuni, è chiaro che essi non andranno lontano con gli studi e non conseguiranno quelle mete sociali che potrebbero migliorare sotto tutti gli aspetti la loro esistenza.
Un appello quindi va fatto ai dirigenti scolastici e agli insegnanti di sostegno e curriculari affinché provvedano in maniera efficace ai loro compiti di istruzione e di educazione dei ciechi, mettendo da parte pregiudizi e anche cattiva volontà; ai genitori affinché si rendano conto del danno fisico e morale che procurano ai loro figli non consentendo loro di appliccarsi all’apprendimento di tutto ciò che può essere migliorativo per la loro vita. Si comprende che nessun genitore riconosce allegramente i difetti che i figli possono avere ed è senz’altro giusto che essi si impegnino lodevolmente in tutti i modi per eliminare il difetto. Ma quando esso è ineliminabile bisogna avere il buon senso di volerlo accettare e provvedere con vero amore al vero bene dei propri figli.

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La scomparsa dello scenziato Ettore Majorana


di Giuseppe Costantino Budetta

Lo scienziato Ettore Majorana, uno dei maggiori fisici teorici del XIX secolo, scomparve un anno
prima che scoppiasse la II Guerra mondiale. Si era imbarcato sulla nave Palermo – Napoli la sera
del 26 di marzo, 1938. Da quella data non si seppe più nulla di lui. Aveva trentadue anni: nel mezzo
del cammin di nostra vita.. Se penso a lui, mi vengono in mente i versi del poeta William Blake,
sfuggente rivelazione.

YOU MUST RETURN TO THE DARK
FOREST DEEP RIVER, DEEP VALLEY,
TO BEGIN YOUR TOURMENTATED LIFE
AGAIN AND DEATH.

Devi tornare alla foresta buia,
al fiume ed alla valle profonda,
per ricominciare la tua vita tormentata
e la morte.

Prima di morire in un convento, lo scienziato lasciò queste poche righe.

Ab Anno Domini MCML
(16 di aprile, 1950)
Convento dei frati Francescani
Comune di…(Sa).

Non potrò mai più dimenticare un documentario che mostrava l’orrore di un campo di sterminio
ebreo. Tra la folla dei prigionieri, una bambina atterrita ed infreddolita con dei cenci addosso che
si denudava il braccino, mostrando con solerzia ed un breve innocente sorriso il numero tatuato
sulla pelle. L’operatore nazista aveva ritratto la breve scena della bambina, mentre filmava la folla
dei detenuti nei campi di sterminio. Quel numero su quel bianco braccino è una vergogna per
l’intera umanità. Ecco dove arriva una ideologia che nega Dio. L’ideologia nazista è improntata
sulla volontà di potenza, l’unica forza della Storia. Invece la vera forza che nuove la storia è Dio e
lo spirito umano retto dallo Spirito Santo.
Com’è stato possibile l’assassinio a sangue freddo di poveri, derelitti e bambini innocenti? In
nome di quale logica un popolo ha ritenuto di essere nel giusto massacrando un altro popolo,
compreso i bambini e le donne gravide?
Ho trovato la via che mi rimane da seguire. E’ la via che ci rinnova, nonostante il passare degli
anni. Una via difficile, piena di rinunce, ma l’unica da seguire e che ci porta ad abbracciare quella
povera bambina uccisa in un campo di concentramento nazista.
Io Ettore Majorana sono deciso ad abbandonare tutto ciò che possiedo, compreso la mia cultura,
le ricerche scientifiche e tutti i ricordi della vita passata. Queste cose non servono alla salvezza.
Tutto sfuma di fronte all’infinita grandezza di Nostro Signore. Tutto sfuma nel suo insondabile
mistero. Da questo momento voglio prendere i voti dell’ordine dei frati Francescani e mi chiamerò
frate Francesco.

Il documentario in bianco e nero che tanto commosse Ettore Majorana finì nelle mani della truppe
alleate dopo la vittoria sulla Germania. Come monito contro la guerra fu diffuso in tutto il mondo.

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Filosofia religione e dintorni

La sfera dell'intelletto


filosofia, scienza e dottrina della Chiesa
di Renzo Coletti

Nota
Certo non era. Ma poiché l'amarono divenne un animale puro. Sempre a lui fu dato spazio. E nello spazio, chiaro e dispiegato, levò leggero il capo, quasi neanche dovesse essere. Non lo nutrirono con grano, sempre solo della possibilità che fosse. E questa diede tanta forza all'animale, che quello da sé trasse un corno.
R.M. Rilke (Sonetto a Orfeo, n, IV)

Volenti o dolenti siamo figli del nostro secolo e del nostro “hic et nunc”.
Il significato del “qui ed ora” del nostro tempo e all’interno della “cultura” occidentale è oggetto di un conflitto insuperato tra una visione riflessa del mondo delle idee e il suo rapporto con l’individualità repressa da dottrine politiche, religiose e miti sradicati dal processo mondialista; quest’ultimo è frutto di un progetto attuato identificandosi con l’architetto dell’universo, ad immagine e somiglianza di Dio. E’ nel concetto di Dio creatore che la religiosità e la spiritualità trovano un sincretismo ideologico trasformato in dottrina, quindi verità ultima incontestabile a cui sottomettersi.
Le ideologie contrappposte si uniscono idealmente in una dottrina avente un denominatore comune che si traduce in oppressione e limitazione del sapere e della conoscenza. Una casta si eleva a classe dominante e giustifica il proprio dominio come se fosse espressione di una volontà divina. La storia degli imperi si nutre del sapere legato ad archetipi e miti aperti ad un interscambio culturale antropologico, biologico, filosofico, sino all’arrivo del Cristianesimo, religione e dottrina imposta e in cerca di espansione ad ogni costo e con qualsiasi mezzo. Tale volontà di conquista condurrà, attraverso un darwinismo sociale ed una tecnologia incontrastabile, alla distruzione di antiche civiltà e culture, in nome di una superiorità di razza eletta e privilegiata da un Dio unico e dominatore. L’idea di Platone del “filosofo”, inteso come l’illuminato capace di regnare sulla politica attraverso le idee, fu rielaborata dal nazismo che, prendendo anche spunto da tradizioni e religioni orientali come l’induismo, produsse una teoria basata sul mito della “madre terra” in senso biologico e sulla creazione di una struttura sociale suddivisa in caste. Se Hitler era la personificazione del padre della grande Germania, Stalin divenne il padre della grande Russia tentando di sostituire la fede religiosa con una nuova dottrina materialistica ed atea. L’internazionalismo marxista era, per i movimenti mondialisti, l’unico strumento per la creazione di un governo mondiale a guida proletaria, capace di abbattere i confini tracciati da una economia borghese e di liberarsi dalla religione, oppio dei popoli che annebbiava le menti generado confusione tra fantasia e realtà.
Il marxismo quindi può essere sia un’ideologia aperta, sia una dottrina chiusa nel suo dogma e nelle sue certezze. Un dibattito al proprio interno è concepibile solo a livello universitario ed intellettuale, mentre il partito che lo rappresenta diventa nucleo inattaccabile ed elitario nel suo vertice autoreferenziale.
La profondità mitologica del marxismo è tanto maggiore in quanto quest'ultimo si è appropriato di tutti i grandi miti che si so­no formati in seno alle ideologie moderne; così, pretendendo di ap­propriarsi della razionalità, esso si appropria del mito della ragione provvidenziale e sovrana; pretendendo di appropriarsi della scien­tificità, si appropria dei miti scientisti del possesso della verità e della missione emancipatrice della scienza, cui aggiunge il mito che gli è proprio, il possesso "scientifico" delle leggi della storia. Votan­dosi agli interessi universali dell'umanità, il marxismo si appropria del diritto di guidare l'umanità; facendosi il servitore del popolo sovrano si appropria della sovranità sul popolo. Creando il mito del proletariato, messia salvatore il cui supplizio è destinato a rige­nerare il mondo, il marxismo si appropria, con il mito della salvez­za e con la missione del messia proletario, delle energie religiose della civiltà giudaico-cristiana nonché di tutti i diritti sul proletaria­to e sulla storia mondiale. Così, unite nel marxismo come disperse fuori del marxismo, le mitologie della ragione, della scienza, dello sviluppo, della salvezza hanno fatto irruzione nel XX secolo , l'han­no sconvolto e trasformato.
L'ideologia democratica è una delle grandi ideologie politiche dei Tempi moderni. Anteriore al marxismo, essa trae nuove energie dalla crisi del marxismo. L'ideologia democratica racchiude al suo interno il grande mito trinitario Libertà/Uguaglianza/Fraternità e porta, là dove si ha schiavitù, dittatura, totalitarismo, la speranza e la promessa di emancipazione. Pure, l'ideologia democratica non può trasformarsi in religione salvifica e non può possedere l'orto­dossia di una dottrina. L'ideologia/mito democratica comporta i principi di tolleranza e di pluralismo e racchiude in sé un nucleo ir­riducibile di laicità: l'unica verità assoluta della democrazia non è altro che la regola del gioco che permette alle verità antagonistiche di scontrarsi sul suo terreno.
Se la “democrazia” abbia realmente al suo interno una possibilità di essere interscambio tra posizioni ideologiche contrapposte, resta da verificare alla luce dei fatti a cui stiamo assistendo.
Le ideologie si caricano d'emozione come le nuvole si caricano di elettricità e, in condizioni favorevoli, assumono forma espansi­va, eruttiva, esplosiva. Alcune di esse hanno potuto, nel nostro se­colo, sostituirsi alla religione salvifica e disporre così di una formi­dabile potenza di invasione e di sterminio. Abbiamo potuto vedere all'opera le due grandi religioni antagonistiche, l'una egualitaria e messianica per tutta l'umanità, l'altra gerarchica e celebrativa della razza superiore, ma entrambe tali da collegare nel loro nucleo il mi­to del socialismo e quello della nazione. La seconda è morta in se­guito a una disfatta militare e non ideale, mentre la prima ha finito col crollare per la contraddizione assoluta tra il suo mito e la realtà che ha creato...
Eppure le idee come le parole, sono pietre e si consumano, ma non muoiono senza aver prima trovato una nuova forma e realtà. Il tempo cancella trasformando e stilizzando in una nuova dimensione, attraverso l’arte o la matematica e la geometria non euclidea, quindi con una astrazione visibile a singolarità di intelletti in condizioni spesso marginali o emarginate. Se neuroni specializzati attraggono individui e personalità affini che condividono un progetto sociale e politico religioso, potrà una mente artificiale espandersi nel territorio della coscienza umana che l‘ha creata? Quale laicità ci appartiene e può essere figlia del nostro tempo? Quale condizione potrà appartenerci nella molteplicità di una struttura sociale composta da individui della stessa comunità? Quale può essere la struttura che connette nel senso sia biologico che politico o religioso?
Per intravvedere una risposta politica ai nostri bisogni e dare una possibilità di crescita morale, etica, sociologica, religiosa, è necessario comprendere come una idea possa diventare patrimonio di una collettività, quindi una cultura da diffondere e amplificare sia al proprio interno di mito, sia al suo esterno preoccupandosi di difendere la propria integrità e acquistare certezza dottrinale. La “Nazione” ha appunto questa caratteristica, da cui prenderà forma un sistema politico e religioso, meglio inteso come “fede”. Un nucleo quindi che si estende attraverso una sfera di influenza e ampliamento del nucleo stesso, sempre in cerca di ulteriore affermazione. La storia del XX secolo, nasce all’interno di una condizione dogmatica ed autoritaria, per poi trasformarsi in una realtà complessa definita democratica e pluralista. Questo non impedisce una nuova dottrina su cui creare un’illusione o un mito che la società borghese e capitalista incarnano perfettamente. Nazismo e marxismo sono poli opposti e separati da un “muro” mentale emarginato nella sfera dell’astrazione psichica di una interiorità antropologica, magica, spirituale e biologica. Solo una evoluzione intelletiva, orizzonte inaccessibile prima di essere attraversato, sarà realtà visibile e comprensibile.
Dopo la seconda guerra mondiale, l’occidente capitalistico, borghese, giudaico cristiano, che sbandiera il mito della democrazia, si confronta con il comunismo dell’URSS e si alimenta della “guerra fredda”, il cui simbolo palpabile è il muro di Berlino che rappresenta il solco ed il conflitto permanente tra due ideologie. Ciò che viene definito terzo e quarto mondo resta terreno di conquista e colonizzazione culturale ed economica, per approvvigionarsi di materie prime, imporre delle regole di sviluppo industriale ed agricolo, ma anche per installare basi militari strategiche.
Noi cittadini del terzo millennio, naufraghi in una logica razionalista, assistiamo impotenti al processo di mondializzazione come figure geometriche euclidee in una società bidimensionale che non ha ancora scoperto la sua terza dimensione: i corpi tridimensionali non possono essere visualizzati, se non come linee il cui spessore non può essere misurato. Il muro di Berlino può essere inteso proprio come una linea di demarcazione che oggi si è rivelata nella sua vera dimensione politica e culturale, ancora priva di una sua visibilità per mancanza di strumenti di analisi. Come naufraghi in un mare, ora calmo, ora mosso, ora tempestoso, avvistiamo terra come appunto fosse una linea che solo avvicinandoci diverrà territorio tridimensionale con le sue baie, i suoi promontori, le sue scogliere, i suoi alberi, la sua popolazione animale, la sua società umana organizzata, i suoi ideali, i suoi dogmi, le sue perplessità, le sue speranze ed i suoi sogni.
La Chiesa con la sua Fede che ci ha sorretto, strutturato, oppresso, deviato, incantato e che ancora ci domina, ha fornito l’alibi più ipocrita per sostenere aggressioni militari, economiche, pseudo culturali, di cui i movimenti mondialisti con il loro progetto di dominio globale si sono serviti. La scienza con la sua visione oggettiva e la sua logica razionale nasce dunque come opposizione alla concezione religiosa dogmatica e spirituale rivelata ed inacessibile alla mente umana. La Fede è considerata quindi un dono di Dio che privilegia chi la vive, la difende, la proclama e la diffonde come verità ultima ed incontestabile. La Chiesa, come tutti coloro che sostengono una dottrina, si oppone al ricercatore di una verità rigorosamente confermata e basata sul principio di non contraddizione. Politica e Chiesa sono due aspetti dello stesso potere, sempre alla ricerca di un equilibrio tale da renderle inattaccabili dal popolo dominato nella duplice veste di suddito e fedele. La scienza lentamente trova spazio, si inpone come mito ed acquista una sua forza di persuasione e controllo sociale attraverso la crescita della tecnologia, entro i limiti che la democrazia le consente. Totalitarismo, democrazia, religione, scienza, capitalismo, liberismo, statalismo, miti, dogmi, dottrine, ideologie, fedi, scienza, tecnologia, economia, diritto diventano pedine di un giuoco con cui la mente intreccia un dialogo ed esprime un pensiero in cerca di logica razionalista, strutturalista, deterministica a cui affidarsi per il disvelamento della realtà alla coscienza. La scacchiera che era delimitata entro i confini di nazione e stato, gradualmente si amplia sul territorio di continenti e mondo globale. Confini si sgretolano, certezze si disperdono, linguaggio si disarticola e la scienza si espande nello spazio universale materiale, come pure in quello spirituale del mito e della magia convergenti e dibattute in una dialettica acerba e complessa nelle sue variabili ed opposizioni possibili. L’Italia a partire dai primi anni del 900 interagisce con i miti e le ideologie, ma anche fedi e magia o scienza, attraverso due pilastri della realtà storica che potremmo sintetizzare nel sindacato e nella Chiesa. Il sindacato, espressione di una ricerca dei valori e dei bisogni fondamentali umani, nasce come forza unitaria di ribellione al potere oppressivo dominante; ha nel suo seno ideologie contrapposte e ramificate nella sfera materiale e spirituale, ma sostanzialmente spinte dallo stesso bisogno evolutivo antropologico, biologico, sociale e quindi culturale. La Chiesa chiusa nei suoi dogmi e nella sua legge naturale, intesa come volontà di un Dio a cui è inimmaginabile opporsi, si allea come sempre al potere, ora identificato come padrone, si lacera al suo interno in cerca del nuovo da opporre al sentimento collettivo di libertà ed eguaglianza, traducendo la fraternità in tolleranza e oblio della ragione. La lotta di classe ispirata dal marxismo trova nel sindacato lo strumento più idoneo e capace di ottenere risultati concreti, quindi anche il valore borghese della democrazia invade l’immaginario collettivo rendendo più stabile l’unione popolare nel suo sforzo verso l’emancipazione. Il dibattito su temi quali l’orario di lavoro, il potere d’acquisto del salario, un sistema sanitario per tutti, una forma di difesa dal costo della vita (scala mobile), la terra ai contadini, lo sguardo oltre i confini nazionali, la separazione tra bisogni e logiche di partito e di religione, deve essere represso in ogni modo e posto sotto controllo. Il nazi-fascismo avrà proprio questa funzione a cui la Chiesa dà il proprio consenso alla ricerca di una antica dottrina su cui fondare il proprio potere allo scopo di ottenere il controllo delle menti. Il Comunismo, indicato come il peggior male e nemico, ed il nazifascismo ispirato da una dottrina del super-uomo, si combattono per il dominio delle idee su cui creare un potere mondiale assoluto e voluto dal popolo stesso che cerca una identità ed una certezza a cui aggrapparsi. La guerra diventa così l’antidoto al processo di emancipazione verso la libertà e l’egualianza, creando le condizioni per un progresso tecnologico capace di condizionare con il terrore, la disinformazione della propaganda, la scolarizzazione bigotta, il processo verso il totalitarismo del pensiero unico. Le forze unite dal sindacato ora sono costrette alla clandestinità, il sussulto della dignità trova nella “resistenza” il nuovo collante e ricrea il mito della speranza e del sol dell’avvenir.
La guerra sta ora finendo, menti recluse o confinate si ritrovano sul vecchio terreno dell’unità priva di barriere ideologiche, sia di partito sia di religione, riprendono la lotta e immaginano il futuro che dovrà accogliere il frutto della “liberazione” dal nazifascismo. La verità del vincitore impone una divisione, già citata, con l’inalzamento del muro di Berlino, ma il muro è più mentale e opportunistico che realtà storica. Il capitalismo resta la struttura dominante sia ad est che ad ovest, nelle sue forme stataliste o liberiste. Il nuovo vangelo del liberatore, ma anche colonizzatore, è democrazia formale ed apparente, quindi formale ed apparente sarà il futuro che è oggi il presente che ci appartiene e ci domina. Tornando ai personaggi della resistenza e del sindacalismo, ma anche dei movimenti cattolici progressisti e intellettualmente separati da ogni forma di costrizione politica e religiosa, vediamo nello sforzo della stesura della Costituzione, il vero progetto su cui gettare le basi per il nuovo ciclo storico atteso e mitizzato in varie forme. E’ nel sorgere di questo progetto di Costituzione che nascono le prime contraddizioni, i primi dissensi e le prime separazioni che porteranno alla barbarie del nostro tempo, età fondamentalmente ipocrita e perversa nella sua follia di fondo. Il dialogo, la tolleranza, il pacifismo sono stati e continuano ad essere il brodo di coltura che annienta il sapere ed il linguaggio da cui potrebbe sorgere. Il dialogo che celebra se stesso in dibattiti sterili e fasulli, la pace che celebra se stessa in girotondi e manifestazioni di tolleranza ad ogni costo, religiosità sconfinante in ogni ambito del sociale, intrisa di dogmi e figlia dell’arroganza di tutte le dottrine e le certezze, come pure il perverso bisogno di dominio, sono il nostro pane quotidiano che ci sazia nella nostra ignoranza ed emotività analfabeta. Il protagonista più importante e sconosciuto della Storia di ormai molti secoli, resta celato nella sua omertà e nel suo potere immenso e senza scrupoli. Sono stati i massoni i veri protagonisti della storia mondiale e nazionale, sono state le sette segrete i poteri più o meno occulti della Chiesa Cattolica e non solo, sono state le istituzioni internazionali dirette dai poteri bancari e finaziari i veri costruttori della “babele” su cui si creerà o si frantumerà il nuovo ordine mondiale. Il crollo del famoso muro di Berlino è stato il vaso di Pandora che oggi sprigiona i suoi miasmi fetidi e criminali che ci somergono nella nebbia mentale da cui forse non riusciremo ad emergere. La sfera dell’intelletto oggi scorre tra il bisogno di credere e la necessità di dubitare. La scienza ci ha condotto alla struttura che connette, ma la mente è altrove e naviga in una Silicon Valley, oggi in attesa di apporti neuronali che la coscienza ancora non ci svela; la realtà una nuova di dimensione per l’artista, ora matematico, ora pittore, ora scultore, ora musicista, ora angelo e demone del nostro pensiero immaturo ed acerbo.
La sfera dell’intelletto nasce in un feto che è il primo universo da cui attingiamo conoscenza e sentimenti, si nutre del corpo che lo ospita come parte di un tutto che è madre della madre a cui è donato; il nuovo essere uscirà nel vento del respiro universale che non vediamo e che fruga nel nostro corpo-mente come sabbia del deserto, sognerà il vuoto dello spazio senza tempo, desidererà varcare la soglia dell’uscita di sicurezza che lo ha creato, ritroverà il liquido che lo ha nutrito e da cui era originariamente sorto, scoprirà l’insaziabilità di un attimo, la certezza d’un qualcosa che vive nel “forse” dell’Amore.

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Informatica

Nuovo servizio di lettura giornali on line


di Alessio Lenzi

Dallo scorso 11 giugno, l'Unione Italiana Dei Ciechi Ed Ipovedenti, ha messo a disposizione di tutti un nuovo servizio di prelievo e lettura di giornali quotidiani.
Il servizio è parte integrante di un più ampio progetto europeo denominato Evalues, che si propone di offrire a tutti i ciechi, ipovedenti ed impossibilitati alla lettura una serie di contenuti da scaricare fra i quali appunto i giornali, libri ed altre pubblicazioni che verranno rese disponibili in futuro.
Il servizio dei quotidiani è multipiattaforma, cioè, può essere fruito su più dispositivi tra i quali, naturalmente, il proprio computer, apparecchi palmari ed il prodotto VoiceBox distribuito dalla Voicesystems di Milano che è parte integrante del progetto.
Per usufruire del servizio, occorre preventivamente registrarsi andando sul sito dell'Unione all'indirizzo www.uiciechi.it, cliccare sul collegamento Progetto Evalues, e seguire le istruzioni presenti nelle pagine. Condizione necessaria per attivare la registrazione è quella di inviare al centro nazionale tiflotecnico, che per l'U.I.C. si occupa della gestione tecnica del servizio, una copia del proprio certificato che attesti l'invalidità o, in caso di soci dell'unione, una dichiarazione rilasciata dalla propria sezione che attesti l'effettiva iscrizione. Nel modulo si dice di spedire il tutto per lettera ma è possibile inviare la documentazione anche mediante fax al centro nazionale tiflotecnico, il cui numero è reperibile sul sito UIC.
Per consultare i giornali attraverso il proprio PC, occorre scaricare dal sito del Tiflotecnico, raggiungibile dalla homepage dell'UIC e cliccando su servizi, un apposito software molto semplice da utilizzare. Per coloro che volessero usufruire del servizio in mobilità attraverso il proprio palmare, possono utilizzare il software Voicesuite prodotto dal polo informatico nazionale, per maggiori informazioni si vedano le pagine del Centro Nazionale Tiflotecnico.
Il servizio è completamente gratuito ed, al momento, le testate disponibili sono le seguenti:

La possibilità di fruire di queste testate è frutto di un accordo tra l'Unione Italiana Ciechi Ed Ipovedenti ed i singoli editori e si prevede in futuro di stringere ulteriori accordi per fornire altri quotidiani da scaricare.
Per ulteriori chiarimenti potete contattare anche la nostra redazione all'indirizzo E-Mail redazione@gio2000.it.

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Normalità ed handicap

Ciechi di successo e ciechi eccezionali


di Antonino Cucinotta

In generale, l’opinione pubblica considera i ciechi un blocco unico, omogeneo, indifferenziato e indistinto; non c’è, cioè, una personificazione della cecità, per cui i ciechi sono tutti uguali.
Non possiamo non giudicare negativamente questa inammissibile errata valutazione sociale d attribuire alla miopia, alla cecità mentale di molti individui, ad una imperdonabile pigrizia mentale. Se le persone abbandonassero questo atteggiamento oscurantistico, si accorgerebbero che i ciechi sono diversi fra di loro. Possiamo, anzi, dire che non ci sono due ciechi uguali se non per la presenza della minorazione.
L’eliminazione di questi assurdi pregiudizi fu uno dei compiti più importanti che l’Unione Italiana ciechi si propose di superare fin dalla sua fondazione avvenuta nel 1920. e’ anche questo il problema che si sono assunti di risolvere i molti ciechi oggi brillantemente inseriti nella società e impegnati in diverse e importanti attività lavorative. Bisogna far capire e convincere concretamente i vedenti che noi ciechi siamo uomini con tutti i pregi e con tutti i difetti che caratterizzano tutti i comuni mortali. Ho sempre percepito sempre questa ingiusta omonimia una offese poiché è legittimo che ognuno voglia essere se stesso e non essere scambiato con altri. Purtroppo, ancora oggi non sono pochi coloro che hanno solo la minorazione come carattere identificativo. Ciò nonostante, dobbiamo riconoscere che sono molti i progressi fatti dai ciechi con le loro dimostrazioni pratiche. Infatti è certamente grande la stima di cui essi godono presso molti vedenti e penso che ormai di fronte ad un cieco rieducato, colto e sistemato in una normale attività lavorativa non ci sia più nessuno che consideri la morte preferibile alla cecità.
Per questo mi pare starno che ancora oggi, come qualcuno sostiene, la gente si nasconda al passaggio di un cieco, salvo che il suo comportamento non si a tale da suscitare paura, pietà, e altre impressioni negative. Ritengo che ciò possa avvenire quando il cieco, rifiutandola, intenda mimetizzare la propria minorazione, cercando di comportarsi in conseguenza.
Amici cari, rendiamoci conto che la nostra minorazione è giustamente considerata molto pesante e limitativa. Non volerne tenere conto, ci porta ad azioni e comportamenti anomali che non possono non avere riflessi negativi sulla gente che ci osserva. Ritengo certamente opportuno e anche necessario che ognuno accetti la propria ”croce” e impari a portarla con dignità, senza che ciò significhi rinunzia all’attuazione delle potenzialità personali che, come detto, non sono in tutti identiche. Penso che, così facendo sarà più efficace il contributo che daremo alla eliminazione dei pregiudizi e alla affermazione della nostra stima. Così agendo, imporremo all’opinione pubblica il giusto ridimensionamento del concetto di cecità, favorendo il nostro riscatto.
Giudico, quindi, negativo l’atteggiamento e il comportamento di chi cieco assoluto, voglia non apparire tale.
Con ciò, non intendo escludere l’esistenza di ciechi eccezionalmente dotati, anche se non posso non rimanere piuttosto perplesso e quasi incredulo di fronte a certe manifestazioni che implicano necessariamente l’uso della vista. Vi sono ciechi alpinisti, velisti, subacquei, fotografi, esperti di tiro al bersaglio capaci di girare da soli per le vie della città. Sono, comunque convinto che si tratti di singole individualità che, con le loro eccezionalità, non arrecano nessun contributo atto a modificare e a incidere in meglio sul concetto generale che molti vedenti hanno della cecità e dei ciechi. Anche ammesso che si creda trattarsi veramente di ciechi assoluti, saranno sempre considerati eccezioni che confermano la regola.
Ribadendo che “l’eccezionale” non apporta modifiche sostanziali alla mentalità negativa consolidata, ritengo invece che tale miglioramento possa avvenire e avvenga con lo svolgimento quotidiano del lavoro e della vita familiare e sociale di tanti ciechi.
E’ il caso di sottolineare l’importanza fondamentale dell’opera svolta dalla nostra Unione per rilevare che oggi i giovani ciechi rieducati e istruiti (mi riferisco sempre ai ciechi assoluti) vivano del loro lavoro quotidiano, apprezzato sia dai colleghi, sia dai superiori, e sia dall’opinione pubblica in generale.
Desidero ribadire che ribellarsi all’handicap non risolve il problema dell’inefficienza ed è illusione vana quella di coloro che immaginano di essere normali. Non è neanche ribellione quella di coloro che scelgono autonomamente l’attività lavorativa che intendono svolgere nella vita. E’ segno di carattere e personalità scegliere consapevolmente ciò che è meglio fare, nonostante il parere contrario di chi voglia dare consigli. Si tratta di una scelta libera, consapevole, responsabile, non avventata che ciascuno di noi deve essere capace di prendere. A questo fine, è importante che ognuno scelga l’attività lavorativa che gli è congeniale in modo da assolvere nel modo migliore la scelta fatta. La nostra forza di volontà deve mantenersi tale da non farci mai né disperare né scoraggiare. Dobbiamo avere anche l’umiltà di accettare l’aiuto di altri che non sempre è manifestazione di pietismo né di puro assistenzialismo, ma il più delle volte spirito di solidarietà.
Così fortificati, possiamo affrontare le difficoltà che la cecità inevitabilmente comporta e realizzare le nostre aspirazioni esistenziali, potendoci definire “ciechi di successo” se sapremo affermarci nell’ambito lavorativo, familiare, e sociale in condizioni di normalità. E’ così per il centralinista che svolge il suo lavoro con serietà, con diligenza e competenza, imponendosi alla stima di chi lo contatta; così è per il masso fisioterapista che con il lavoro della sue mani sa trasmettere ai suoi pazienti il fluido del sollievo e del lenimento delle sofferenze. Ci sono ciechi imprenditori che conducono con perizia ammirevole le loro aziende artigianali e industriali; uomini di spettacolo di grande prestigio che si impongono alla stima e alla attenzione degli intenditori; giovani che affrontano mille sacrifici per partecipare con successo a varie gare sportive loro consone; non mancano avvocati ciechi che, preparati e aggiornati, svolgono la loro attività forense, a livelli elevati, conquistandosi la fiducia dei cittadini e affermando il loro buon nome presso magistrati e colleghi. Infine, desidero fare cenno ai numerosi docenti ciechi assoluti che, senza la presenza di assistenti, quotidianamente svolgono nelle aule scolastiche la loro meritoria opera di formatori ed educatori dei giovani. La loro serietà, la loro preparazione culturale e didattica, la loro apertura ai giovani con serenità e giusta comprensione, la loro capacità di orientamento e movimento autonomo nelle aule e negli altri ambienti scolastici, impongono l’attenzione e la disciplina dei ragazzi, sicché sono molti gli insegnanti che nella loro lunga carriera non hanno mai avuto bisogno di fare né richiami né rapporti per motivi disciplinari. Sono docenti che con il loro impegno si conquistano la fiducia e la stima dei genitori, dei colleghi e dei presidi che per nessun motivo li vorrebbero perdere. Penso che l’insegnate cieco che non abbia bisogno di assistenti vedenti in classe possa notevolmente contribuire a migliorare la valutazione dei ciechi presso l’opinione pubblica che certamente non li considererà più “eccezioni” come “i benefattori” dei ciechi di cento anni fa considerarono Augusto Romagnoli, primo non vedente a laurearsi e ad insegnare nelle scuole pubbliche. Va detto che l’insegnamento è certamente pesante e impegnativo, ma è anche ricco di molte soddisfazioni. Dispiace quindi constatare che oggi il maggior numero dei laureati ciechi preferiscono il centralinismo; sicché il numero degli insegnanti si è drasticamente ridotto.

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I disabili ancora una volta danno un esempio di vita


a cura di Luigi Palmieri

Carissimi lettori,
Nei giorni scorsi un nostro lettore (Antonio Carino ) da Andretta, un paesino della provincia di Avellino mi ha contattato e tra una parola e l’altra mi ha parlato di se e dei suoi studi, lui si è laureato in scienze religiose.
Dopo aver letto la sua tesi di laurea , desidero riproporla per trasmettere a coloro che hanno un handicap che è possibile superare qualsiasi ostacolo che si possa incontrare strada facendo.
L’handicap non deve essere un impedimento nel realizzare un sogno o un desiderio, ma uno spunto ed una forza maggiore ad andare avanti senza dover abbattersi in un buio totale. l’invito è quello di reagire.
Questo non deve essere un esempio solo per i portatori di handicap ad andare avanti, ma deve essere soprattutto un esempio di vita anche per i normo dotati per capire il mondo reale dei diversamente abili.
Come detto sopra alleghiamo l’introduzione della tesi di laurea che il nostro lettore a discusso nell’anno accademico 2004-2005.

FACOLTA' DI TEOLOGIA DELLA
PONTIFICIA UNIVERSITÀ DELLA SANTA CROCE
ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE ALL’APOLLINARE

_____________________________________________________

TESI DI magistero in Scienze Religiose

 

PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA:
TRA DESIDERIO E DIRITTO ALLA PROCREAZIONE

Candidato : Relatore
Antonio CARINO----------- prof. Mario DI IANNI

___________________________________________________________________

ANNO ACCADEMICO 2004 - 2005

Introduzione
Al termine del mio corso di studi ho scelto di intraprendere il seguente lavoro di tesi: " Procreazione medicalmente assistita: tra desiderio e diritto alla procreazione".
La motivazione che mi ha portato a tale scelta è strettamente legata alla mia attività lavorativa.
Infatti, operando in un ospedale, mi capita di affrontare conversazioni riguardanti la procreazione, sia da un punto di vista prettamente biologico che etico.
Da qui nasce il mio desiderio di approfondire questi argomenti legati al valore della vita da due prospettive diverse, ma comunque correlati tra loro.
Quindi mi propongo di affrontare gli argomenti relativi alla procreazione assistita dai punti di vista della bioetica cristiana e della bioetica laica.
Occorre innanzitutto spiegare un concetto basilare ai fini del lavoro che mi accingo a svolgere, e cioè quello di fertilità.
La fertilità indica la capacità di portare a termine una gravidanza, è riproduttività, ma il valore è costituito dalla fecondità
che è la capacità di aprire all’altro il proprio amore coniugale ,di renderlo fruttifero; la fertilità è una delle vie attraverso cui si realizza la fecondità coniugale (1). Il dovere di ogni coppia non è tanto di avere figli quanto di esprimere la propria fecondità in modo più opportuno (2).
La condizione di sterilità può portare il partner a sviluppare aggressività verso il partner responsabile della sterilità o ad atteggiamenti iperprotettivi .
Queste reazioni devono indurre le coppie sterili a chiarire
i reali sentimenti e motivazioni della ricerca di un figlio (3) .
Il figlio nei rapporti interpersonali di coppia costituisce un fattore importante, sia per un equilibrio di rapporti e per una serena convivenza, sia per il desiderio istintivo di lasciare nel tempo un segno vivente del loro essersi amati.

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Racconti e poesie

I ricordi di una mamma


di Silvana Cavicchi Mamma, ti avevo scritto una poesia,
Pensavo che tu non volassi mai via,
ma un giorno d’inverno in un grigio mattino,
Ti sei addormentata nel tuo lettino.
La malattia ti aveva lasciato
Il corpo immobile e lo sguardo smarrito,
parevi serena con il tuo calvario,
Se tra le mani tenevi il rosario.
Il tuo silenzio pareva cercare
Qualcosa indietro da ricordare,
e se qualcosa a volte trovava,
dagli occhi una lacrima giù le cadeva.
Dagli occhi alla mente un pensiero lontano,
le ricordava suo figlio Giordano
che le è stato vicino con tanto amore,
per lunghi mesi, per giorni ed ore.
In punta di piedi tu sei partita,
entrando a far parte di un’altra vita,
o cara mamma, come saprai,
Non ti potremo scordare mai:
E’ tanto l’affetto che tu ci hai dato,
dimenticarlo sarebbe un peccato,
ti siamo vicini con tanto amore,
con una preghiera, una visita, un fiore.

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Spazio donne

I modi di amare delle donne


di Elena Cinelli

Carissime,
nell'universo femminile le relazioni sentimentali hanno sempre ricevuto una grande considerazione. Su
questo argomento sono stati scritti moltissimi libri ed articoli, a partire dai manuali estremamente pratici
che illustrano in dettaglio le regole essenziali per riuscire a conquistare e mantenere un uomo (e che
personalmente ho sempre considerato particolarmente riduttivi) fino ad arrivare ai saggi piu' astratti che
spingono le donne verso la ricerca interiore. E' un tema che ha suscitato infinite discussioni e che
riguarda tutte noi da vicino. Essendo particolarmente vasto e complesso, questo aspetto richiederebbe
di essere trattato in modo approfondito. In questo numero desidero solo offrire alcuni spunti di
riflessione, invitandovi ad inviare i vostri pensieri e le vostre opinioni.
In quanto donne la nostra capacita' di amare e' infinita, accompagnata da quella sensibilita' che sempre
ci caratterizza e che troppo spesso ci porta ad investire cuore ed anima nei rapporti d'amore. Siamo
cosi' piene di sentimenti e di aspettative dell'universo maschile che certe volte ci dimentichiamo di esserci
come persone, o ci siamo cosi' tanto che ci siamo dimenticate di lui... Alla fine il ritornello e' sempre lo
stesso: i maschi vengono da un altro pianeta. E noi da dove veniamo? Cosa vogliamo?
La psicologa americana Robin Norwood e' stata una delle prime autrici a concentrarsi sulle differenze
affettive fra uomini e donne. Nel suo libro "Donne che amano troppo", pubblicato in Italia negli anni 70,
l'autrice scrive: "Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo. Quando
giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza, o li consideriamo conseguenze
di un'infanzia infelice e accettiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo.Quando la
relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la
nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo. Amare troppo e' calpestare, annullare se stesse
per dedicarsi completamente a cambiare un uomo sbagliato per noi...Amare in modo sano e' imparare
ad accettare ed amare prima di tutto se stesse, per poter poi costruire un rapporto gratificante e sereno
con un uomo giusto per noi." Secondo la nerwood, molte donne commettono l'errore di cercare un
uomo con cui sviluppare una relazione senza prima aver sviluppato una relazione con se stesse.
Attraverso le pagine del suo libro l'autrice esorta le donne ad affrontare un percorso di ricerca interna
personale per giungere ad -no stato di serenita' e benessere. Ella afferma che quando impariamo a
rispettarci e valorizzarci invece di cercare il senso del proprio valore in una relazione, quando
cominciamo ad accettare gli altri senza cercare di cambiarli per soddisfare i propri bisogni e ci
permettiamo di farci conoscere ad un livello personale profondo senza esporci al rischio di essere
sfruttate da chi non ha riguardo per il nostro benessere, creiamo le condizioni per amare in modo sano e
di conseguenza la nostra vita cambia.
Decisamente piu' recente e pratico e' il libro dello psicologo americano Bob Grant "Women men adore"
che raccoglie vari consigli pratici per migliorare le relazioni sentimentali. Durante la sua carriera di
psicoterapeuta, Bob Grant si e' trovato a dover trattare molte donne invischiate in rapporti di coppia
problematici ed ha deciso di pubblicare la sua esperienza in questo campo. Partendo dal presupposto
che le donne manifestano un maggior interesse rispetto agli uomini nel voler costantemente costruire e
mantenere un rapporto sentimentale, l'autore sceglie di dedicare questo libro a coloro che desiderano
attuare un cambiamento positivo nella relazione per poter arrivare a raggiungere una migliore
comprensione dei conflitti, una maggiore intimita' e una comunicazione piu' diretta. Secondo l'autore, una
delle chiavi fondamentali di questo processo consiste proprio nel permettersi di essere vulnerabili,
imparando in certi momenti a rivelare quella parte piu' profonda di noi stesse che troppo spesso
tendiamo a nascondere per paura di essere ferite. Altre risorse importanti da acquisire sono la capacita'
di influenzare in modo positivo chi ci circonda, di ascoltare il proprio cuore e accogliere le proprie
emozioni, di perdonare ed imparare ad agire scegliendo un proprio stile. Sostenendo piu' volte che le
donne rappresentano il cuore della relazione e gli uomini il cervello, Bob Grant spiega nel suo libro come
arrivare a capire cosa vuole un uomo e quali sono i suoi veri bisogni.
Un altro interessante punto di vista e' quello offerto da John Gray, autore del famoso libro "Gli uomini
vengono da Marte, le donne da Venere", che identifica molto bene le differenze fra maschi e femmine.
Uomini e donne differiscono per vari aspetti e questa diversita' di approcci puo' spesso generare
incomprensioni nelle relazioni. Le donne hanno piu' bisogno di parlare ed esprimere le loro emozioni.
Per gli uomini, invece, imparare ad ascoltare e' difficile. Quando si trovano a a dover affrontare degli
ostacoli, parlare dei loro problemi di solito non li aiuta e tendono ad adottare altre strategie. Una delle
piu' comuni sembra essere quella di chiudersi in loro stessi per riflettere da soli sul problema che devono
risolvere. Secondo John Gray, molti conflitti relazionali nascono proprio dalla mancanza di
consapevolezza delle differenze fra maschi e femmine. Ccomprendere i diversi atteggiamenti dei due
sessi ha permesso a molte coppie di gestire in modo costruttivo i loro problemi per poter creare un
rapporto che sia il pi) possibile alla pari e di rispetto reciproco.
Maria Giusi Ricotti, grafico editoriale e ceramista, si e' occupata per molti anni di come le donne si
relazionano rispetto agli uomini. In uno dei suoi articoli dedicati all'universo femminile, la Ricotti riporta
una piccola mappa che illustra i diversi modi di amare delle donne. Secondo l'autrice, questi modi si
possono suddividere in categorie che rappresentano i diversi tipi di donna. C'e' la tipa estremamente
lagnosa che non sta in piedi da sola o che finge di apprezzare gli interessi del partner e non capisce
perche' lui non riesce mai a condividere i suoi, la materna soccorrevole che accudisce e venera il
proprio uomo come se fosse un principe finche' non viene spodestato dalla nascita del primo figlio che
lo porta improvvisamente a fare i conti con i doveri genitoriali e coniugali, la donna tutta presa dalla
carriera (indipendente con due emisferi sinistri) che non chiede mai niente e non capisce perche' lui non
la sostiene neppure nei giorni del ciclo. Si passa poi a colei che vive tutto in modo estremamente
romantico (mai dimenticare un compleanno, un anniversario, un San Valentino...) finche' un giorno
guarda fuori dalla finestra del castello incantato e scopre che lui ha un amante (fa il camionista, si chiama
Mario e si vedono ogni domenica per giocare a scopone scientifico mentre guardano la partita sul
maxischermo di un autogrill). Altri tipi di donna evidenziati in questa mappa sono l'insoddisfatta che
cerca sempre qualcosa di meglio, l'emicrania (Vorrei tanto, ma lui sbaglia sempre il momento. Ci vuole
l'atmosfera. E poi sono cosi' stanca... Possibile che non lo capisca? In fondo lo abbiamo fatto solo sei
mesi fa.), la preliminarista (Per me le coccole sono tutto. Cosa c'e' di meglio che stare abbracciati tutta
la notte fino all'alba... Non dobbiamo mica per forza dover concludere qualcosa. Ci sono anche i
sentimenti, le piccole emozioni...), la vittima (Guarda come mi ha ridotta! Mai che si ricordi di me o
faccia qualcosa per me. Sono sempre qui sola e abbandonata...), la sexy (Certo che mi guardano
quando metto la minigonna e accavallo le gambe! Mica sono trasparente. Solo tu non ti accorgi piu' di
me...), la sperimentatrice intensiva (I miei piatti sono unici come opere d'arte. Adoro cambiare
coqtinuamente vacanze, uomini, arredamento del soggiorno...) e la single navigata (Finalmente ho
ritrovato il mio equilibrio e posso fare quello che voglio. Non rinuncerei mai alla mia liberta', tanto gli
uomini sono tutti uguali). Dopo aver passato in rassegna le varie categorie in modo scherzoso, l'autrice
esorta le donne ad occuparsi di pi) di loro stesse, hicordando che troppo spesso ci buttiamo in relazioni
d'amore distruttive che ci portano a dare molto di pi) di quello che riceviamo.
Che cosa possiamo concludere allora da questa breve carrellata? Come abbiamo gia' detto altre volte,
ognuno di noi e' un essere unico e irripetibile al di la' del genere di appartenenza ed ha non solo il diritto,
ma anche il dovere di scegliere in modo attivo come condurre la propria vita. Sappiamo benissimo che
non tutto e' sempre rose e fiori e anche nei migliori rapporti di coppia i momenti di difficolta' sono
inevitabili. Per questo e' importante non chiudersi in noi stessi e cercare di creare sempre una rete di
sostegno (interessi, amici etc') che ci consenta di conservare una visione quanto piu' possibile ampia e
realistica delle situazioni che ci troviamo a dover risolvere, non dimenticando mai di affermare il nostro
valore in quanto esseri umani.

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