Giovani del 2000



Informazione per i giovani del III millennio numero 43 Dicembre 2011

Direttore: Cav. Virgilio Moreno Rafanelli

Vice Direttore: Maurizio Martini

Redattori: Alessio Lenzi, Luigi Palmieri, Massimiliano Matteoni

Collaboratori di redazione: Elisabetta Barsotti e Elena Cinelli

Redazione: Via Francesco Ferrucci 15 51100 - PISTOIA
Tel. 057322016
E-Mail: redazione@gio2000.it
Sito internet: www.gio2000.it

Tipologia: notiziario

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4971 del 26.06.2000

Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo articolista.


ELENCO RUBRICHE

In questo numero:

Editoriale
<Un saluto
a cura di Alessio Lenzi
Annunci
Un gradito CD musicale
a cura di Matteo Tiraboschi
Cultura
Labirinto
a cura di Renzo Coletti
Hobby e tempo libero
Australia, Il respiro dell’immenso tra deserti e coralli
a cura di Gianfranco Pepe Articolo serata ludico sensoriale
a cura di Clelia De Falco
I metalli
a cura di Maria Grazia Sales
Lettere dal cuore
a cura di Clemente Palladino
Musica
Intervista ad Antonello, in arte Stiloso
a cura di Maria Chiara Carpineto
Normalità ed handicap
Intervista a Felice Tagliaferri
a cura di Giuseppe Lurgio
Donna non vedente, madre per un’ora
a cura di Maria Sicignano
Racconti e poesie
Aurora
a cura di Antonella Iacoponi
Riflessioni e critiche
<Questa è l'Italia?
a cura Di Stefania Doronzo
Satira
Per ridere un pò
a cura di Giuseppe Lurgio

Editoriale

Un saluto

a cura di Alessio Lenzi

Cari amici lettori.
Le righe che seguono, come avete ben capito dalla firma,  sono del nostro amico e collaboratore di redazione Alessio Lenzi.
Come leggerete nell’articolo, per vari cambiamenti avvenuti nella vita privata e professionale di Alessio, e anche per quei cambiamenti interiori che avvengono in ognuno di noi, Ale, come da tutti noi viene affettuosamente  chiamato,  ha deciso di lasciare il posto in redazione.  Come lui stesso ha scritto, spera di poter contribuire  con qualche articolo quando avrà tempo e argomenti di suo interesse. Questa sua richiesta, è del tutto superflua, poiché anche se Alessio ufficialmente non farà più parte della redazione, in concreto rimarrà presente con i suoi scritti, e con la sua preparazione tecnica davvero impareggiabile come e quando vorrà.  Caro Ale. Queste righe che sto scrivendo non sono soltanto mie, ma tutti i ragazzi mi hanno chiesto di esprimerti un ringraziamento, al dilà, di vedute certe volte diverse, come tu stesso hai scritto. Ma, una cosa sono il modo di vedere, un’altra è l’amicizia umana che ci lega da ormai molti molti anni.

Un caro e sincero saluto, da tutta la redazione al completo.
Mau,  Massi,  Gigi.
 

Carissimi lettori, non avrei mai pensato di scrivere un articolo di saluto per questa rivista, ma, aimè, purtroppo anche per me è venuto il tempo di prendere decisioni importanti.
Questo che mi appresto a scrivere è il mio ultimo articolo da componente della redazione di questo giornalino, nato come circolare interna del gruppo giovani dell’UIC della Toscana nel 1998 dalla mente dell’allora coordinatore Fabio basile. Da allora strada ne è stata fatta tanta, da piccola circolare, Giovani del 2000 è divenuta una realtà consolidata a livello associativo, tanto da entrare anche nel novero delle riviste distribuite ufficialmente dal Centro Nazionale del Libro Parlato.
Agli inizi, come recita il titolo del giornalino, eravamo un gruppo di giovani con tantissima voglia di fare a livello associativo, cosa che purtroppo oggi, frequentando l’Unione, si vede sempre di meno. Non potrò mai dimenticare i pomeriggi trascorsi assieme ai ragazzi della redazione a parlare di regolamenti, stesura degli articoli, i miei battibecchi proverbiali con Basile sull’impostazione da dare alla rivista, tutte cose che mi hanno fatto crescere e maturare quell’esperienza che poi mi ha fatto andare avanti a livello associativo.
Come ho scritto all’inizio di questo editoriale, è arrivato il momento, però, di passare la mano. Negli ultimi anni, ci sono stati molti cambiamenti nella mia vita, il trasferimento a Torino, il cambio di lavoro, tutte cose che richiedono molti sacrifici ma che danno anche moltissime soddisfazioni. In questo periodo sto anche collaborando ad altri progetti che purtroppo mi prendono molto tempo e per questo, purtroppo, non si può tener fede con costanza a tutti gli impegni da portare avanti.
Nel lasciarvi però nutro la speranza che la rivista torni ad essere quello che era all’inizio, poiché nel corso degli anni vi sono stati molti cambiamenti, che da parte mia, non sono stati sempre condivisi. Prima di tutto, dalla scomparsa del professor Monti, primo sostenitore della nostra iniziativa che qui voglio ricordare con piacere ed affetto, il nostro giornalino a preso una piega associativa che non mi è piaciuta molto, siamo spesso rimasti a noi stessi, senza una guida precisa negli ambienti associativi regionali, quasi, come fossimo un’entità non più politicamente rilevante.
In ogni caso, grazie al preziosissimo lavoro di Maurizio Martini, che ancora ringrazio per avermi concesso di scrivere questo editoriale, siamo riusciti ad andare avanti ed a sopperire a tutte le mancanze a livello associativo.
Nel corso degli anni in redazione si sono susseguiti diversi cambiamenti, è andata via gente, mi vien da citare, fra gli altri,  Mario Lorenzini, fondamentale tecnico e fine editorialista, vera e propria mente fondatrice assieme a me e Maurizio che portava avanti la baracca.
Sono anche entrati altri elementi, fra i quali Massimiliano Matteoni e Luigi Palmieri. Con Luigi, sinceramente, non mi sono mai sentito ne mi sento in sintonia ma gli riconosco il merito di aver dato negli ultimi tempi una grossa visibilità alla nostra rivista e si è sempre dato da fare per promuoverla in tutti i suoi aspetti. Infatti, gran parte degli abbonati alla nostra pubblicazione sono stati portati da Luigi e molti dei nostri articolisti sono stati presentati direttamente da lui.
Voglio concludere ringraziando di cuore Massimiliano Matteoni che, da un anno, sta attivamente collaborando con me nella stesura finale del giornalino e che dal prossimo numero, sarà il solo ad occuparsi in prima persona degli aspetti tecnici della rivista. Devo dire che sono contento, poiché lascio in buone mani il giornalino, Massimiliano nel corso di quest’anno si è dato molto da fare per apprendere tutte le tecniche per costruire il giornale e metterlo sempre a disposizione dei nostri lettori.
Bene, con questo vi saluto, spero che Giovani del 2000 vada avanti nello spirito che l’ha sempre contraddistinto e magari, se i ragazzi della redazione me lo consentiranno, potrei tornare a scrivere qualche articolo, il giornalino mi mancherà, ma vorrei, se mi sarà possibile, in qualche modo dare la mia piccola esperienza di articolista.
Ancora un saluto e da parte mia, i più sinceri auguri di buon natale e per un 2012 ricco di aspettative e buoni auspici!

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Un gradito cd musicale

a cura di Matteo Tiraboschi

Ciao amici. Vi ricordate di me?
Sono Matteo Tiraboschi.
Desidero  informarvi che è uscito finalmente dopo un lungo lavoro 'lultima mia fatica musicale come si dice in gergo tecnico.

Il nuovo cd che porta come titolo, Libero il pensiero.
Lo potrete acquistare sul mio sito dove troverete tutte le varie opzioni e le notizie che desiderate.
Il  sito e il seguente:
www.matteotiraboschi.com

Per questo NATALE
provate a fare un regalo diverso per i vostri amici!
Regalate il mio cd visto che contiene anche cinque canzoni dedicate al NATALE!

Vi rinnovo l'invito di chiedermi l'amicizia in Face Book,scrivete Matteo Tiraboschi.

VI aspetto anche su Sckipe per fare quattro chiacchiere.
Il mio contatto è:
gigantebuono77.
Vi ringrazio tutti,
vi abbraccio e ne approfitto per augurare a tutti, buona vita!

Tanta felicità e fortuna e come dico sempre io, non perdiamoci di vista e siate sempre felici di esserci!

A tutti i lettori di Giovani del 2000
saluti e buone feste da Matteo Tiraboschi!

 

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Cultura

Labirinto

a cura di Renzo Coletti

Il labirinto ha avuto nel passato una storia poco compresa e ancor oggi, si traggono conclusioni incerte e fantasiose. La mente e i suoi segreti, sono a mio avviso, la rappresentazione più simbolica appropriata di questo luogo misterioso. Inoltrarsi nel mondo delle idee e delle emozioni, è entrare nel labirinto più grande che possiamo concepire. Dove trovare una Arianna che ci attenda nel nostro viaggio tenendoci legati al filo a cui ci siamo affidati per non smarrirci? Quali incontri faremo nel nostro viaggio alla ricerca del mostro che vive nel nostro petto e ci rende così crudeli e spesso impotenti nella nostra evoluzione che leghiamo al progresso e alla scienza? Il processo di mondializzazione, sembra venirci in aiuto e traccia le fondamenta di un idem sentire e un possibile governo mondiale, dove le differenze sono solo percorsi della mente e traiettorie ininfluenti. Era così facile, così logico, così matematico, ma abbiamo impiegato millenni per capirlo e tentare di realizzarlo. L’Uomo ha in effetti le stesse esigenze, gli stessi doveri, gli stessi diritti, ma sopratuttto gli stessi bisogni. Creiamo dunque il nostro labirinto e lasciamo scorrere le idee ed i pensieri liberamente come liberamente sciegliamo il nostro credo religioso e il nostro sogno sarà solo un percorso alternativo. Prendiamo una gomma e cancelliamo tutti i confini, apriamo tutte le frontiere, uniamo tutte le lingue in una sola formula esteticamente artistica e ecco l’arcobaleno diventare luce. Ora possiamo iniziare il nostro viaggio all’interno del labirinto delle idee e delle forme e dei suoni, quindi usciamo dal nostro recinto politico cultural religioso e lasciamo alle nostre spalle la nostra esperienza e la nostra cultura originaria, abbracciamo un nuovo credo e preghiamo un nuovo Dio. Come sempre, il primo passo è il più incerto e rischioso, ma come un bambino trovata la sua autostima e la sua sicurezza, iniziamo la nostra avventura. Dopo 60 anni di cammino tra ideologie, religioni, partiti, sindacati, leggi, miti, eccoci giunti in un luogo chiamato italia, e con un clima mite e una natura rigogliosa. Nessuno ricorda nessuno capisce né immagina che siamo giunti al punto di partenza. Il linguaggio ci risulta familiare, persino il dialetto ci ricorda qualcosa e ci interroga nel profondo. Certo dopo 60 anni, le cose cambiano, le parole si consumano, le idee si sfumano, i miti si frangono come onde su una scogliera. Uno ssquarcio di luce e di ombre, ci rivela finalmente la nostra nuova condizione. Il labirinto ha ancora una volta tradito l’Uomo e la sua mente. C’era stata una guerra, vi erano anche dei vincitori, poi tra vinti e vincitori si era creato una intesa e le discordie si erano appianate. Gli ideali erano stati tradotti in costituzione e il governo era di tipo repubblicano e democratico. Come era stato possibile questo cambiamento? Chi aveva diretto le operazioni e teso i fili del nuovo ordine nazionale? Ecco che siamo di nuovo alla ricerca di una verità storica, ancora la scolarizzazione non ha gettato le basi sufficienti per una interpretazione omogenea e oggettiva, quindi il dialogo è difficile e il linguaggio sempre meno appropriato. Procediamo per ordine e iniziamo dalle prime elezioni del 1948. La guerra partigiana aveva dato al nostro paese una possibilità di essere in parte riconosciuto idoneo alla concertazione per il suo futuro e lasciando alle spalle il fascismo e l’alleanza con il nazzismo di Hitler, aveva creato quel movimento cattolico e politico che è stato il fulcro intorno al quale anni di governo hanno ruotato. La lotta partigiana, aveva visto come protagonisti principali, i teorici di quel movimento ideale materialista, che si chiama Socialismo e Comunismo. Il mondo diviso in due blocchi, (Stati Uniti e URSS ) iniziava nell’immediato dopoguerra, la sua gestione territoriale. L’Italia inserita nel blocco occidentale, nasceva così con un governo, che fù il frutto di mediazioni poco comprese e vissute coscientemente, ma di fatto operate sotto una parvenza democratica. Le elezioni del 1948, sono state di fatto truccate e la vittoria Della D.C. non è stato che il risultato delle mediazioni tra Partito Comunista, e la sinistra tutta, con il Vaticano e il potere Americano che ovviamente giocò la sua partita con chi gli aveva aperto la strada all’invasione del nostro paese. La logica del vincitore, funzionò come sempre e la ricostruzione del nostro paese visse il suo processo, tra mille contraddizioni e mille equilibri, ma con margini di libertà e distribuzione della ricchezza abbastanza nuoni e nel segno della crescita su tutti i fronti. La Chiesa mantenne i suoi privilegi, la mafia dilatò i suoi orrizzonti e poteri, il partito comunista e quello socialista, accettarono il ruolo di opposizione, mentre le loro basi elettorali lottavano per il futuro paradiso del popolo. Il fascismo messo al bando pubblicamente e costituzionalmente, mantenne un suo ruolo e una sua realtà politica,  attraverso il cammuffamento all’interno di varie realtà di partito. Quindi la Democrazia italiana, sin dal suo sorgere, è stata un bluff e un mito.
Tornando al punto da cui siamo entrati nel mondo delle idee e nel suo labirinto, ritroviamo nel pensiero e nel programma, una verità universale ed un cittadino del mondo ideale verso cui dirigerci e a cui ispirarci. Il crollo dell’Urss, ha creato le condizioni per lasciar pensare ad un impero mondiale anglo-americano, e una occidentalizzazione internazionale di ciò che può essere definita cultura democratica e liberista. Il capitalismo, tradotto in mercato, può essere raffigurato in più modi e versioni, quindi perde di fatto la sua traduzione in realtà possibile ed economica, per tradursi invece in un sottolinguaggio aperto a più interpretazioni con sostanza solo apparente. Anni di lotte sindacali, decine di morti ammazzati nelle strade, violenza e terrorismo si sono concluse in un degrado culturale, senza precedenti. Le ideologie ed i partiti definiti della prima Repubblica, si smantellano e si riproducono con mille forme e simboli, ma il contenuto è una variante della stessa concezione liberista e del nuovo darvinismo sociale. Il filo d’Arianna della Storia, si interrompe tranciato dal crollo del muro di Berlino e ogni interpretazione dei fatti è pura falsificazione e ipocrisia. Nasce una nuova concezione politica, ovvero chi aveva sempre tenuto le redini del potere, esce in parte allo scoperto e nasce il Partito Azienda per eccellenza. Ciò che resta della D.C. si frammenta sia a destra, sia a Sinistra. Il centro è davvero un rebus e un artificio mentale verso cui tutti tendono ad incontrarsi e da cui tutti in realtà si guardano bene dal rappresentare. Il bipolarismo infatti non può contemplare che due formazioni in opposizione e intercambiabili all’abbisogna, ma non può essere definito che una porzione più o meno consistente dell’ariea centrista. L’Uomo ha sempre vissuto la Storia, indicando e combattendo ciò che possiamo definire il nemico del momento e il primo obiettivo è il suo annientamento. Il nemico nazzifascista, ha avuto il suo ruolo e la sua porzione di sangue, mentre il nuovo nemico, il comunismo, si è consumato nel proprio contesto , mentre resta vivo  il suo nome e il suo colore ricordandoci  la sua presenza e il suo potenziale pericolo.L’unificazione europea, compie i primi passi, la moneta viene unificata, le frontiere aperte e il mercato sia finaziario che commerciale viaggia ora alla velocità della tecnologia che la scienza ci propone come rincorsa verso il nuovo mondo. La potenza americana, emerge e si rafforza, mentre altre potenze si affacciano all’orizzonte internazionale. Questa volta il nemico, non può essere una ideologia, non c’è più spazio per questo, quindi per unire le forze in campo, occorre un nemico più subdolo e stratificato in diverse aree del mondo, quindi cosa può essere più idoneo di un credo religioso con la dimensione appropriata e un fondamentalismo tristemente amplificato da un colonnialismo spietato e rapinatore dei suoi territori conquistati e repressi, quindi sfruttati sino all’osso. Il benessere chiamato progresso, si nutre principalmente di fonti energetiche che trovano nel petrolio e i suoi derivati, la maggior fonte di ricchezza e consumo obbligato. Se il colonnialismo si ritira dai luoghi di conquista, non altrettanto avviene per le sue forze industriali ed economiche. Ora il nemico più convincente, il più consono all’abbisogna, il più tradotto in fondamentalismo, il più presente e ragionevolmente imputabile, diventa l’Islam. L’emigrazione sembra avvalorare questa ipotesi, il razzismo latente in tutti noi, la paura del diverso e una Fede alternativa, fanno dell’islam il nemico ideale, tradotto anche in terrorismo e anti semitismo. Ora il nostro paese, diretto e governato da partiti privi di ideologia reale, privi di rapporti con la propria base, alimentati dalla informazione totalmente al servizio dei poteri mondiali bancari e finanziari, giustifica la propria presenza alla guida del paese, attraverso modificazioni del proprio nome, del proprio simbolo, nel ricordo di antiche emozioni e lotte, in nome della Democrazia in pericolo, della libertà sempre in bilico tra un possibile attentato o un rigurgito marxista e una perdita di identità religiosa e in nome del libero mercato.
Si aprono fronti militari, si investono capitali in nuovi armamenti, si ampliano basi militari Americane sul nostro territorio, si arruolano assassini di professione chiamati contractors, si invadono paesi con pretesti e invenzioni assurde. La Pace diventa missione militare, la guerra al terrorismo non è lavoro per polizia internazionale o servizi segreti, ma è forza militare nazionale che impegna risorse e uomini su fronti a noi mostrati come il nemico e stato canaglia chi non è della partita.
La vita scorre come in un tunnel e lo sbocco è ancora buio e inaccessibile. Un nuovo labirinto ci avvolge e ci circonda di diritti perduti, di lavoro precario, di pensioni mito, di sanità per pochi, di padroni sindacali, di repressione e di violenza mai vissuta e arrogante nel suo essere manifestazione. Un vecchio nemico apparentemente sconfitto più di mezzo secolo fa, ritorna nelle piazze, si arrocca sugli spalti degli stadi, si rigenera nella solitudine esistenziale e nel senso di impotenza e sfiducia generale. Cosa fanno i nostri politici? Creano un nuovo partito e lo chiamano Partito Democratico, mentre dall’altra parte, nasce in un sol giorno il nuovo partito azienda. I comunisti, si proprio loro, la rifondazione comunista, si proprio quella, quale problema affrontano? I potenti si alleano e indicano e finanziano un leader, poi lo ergono sulla piramide dei media, quindi lo propongono e lo fanno votare. Creato il leader, ora può nascere il partito annunciato e sarà Veltroni il suo leader naturale. Per fortuna che è un partito Democratico, altrimenti cosa sarebbe una operazione del genre se non una manifestazione di oppressione telediretta? I comunisti, dopo aver votato la militarizzazione del nostro territorio, l’acquisto delle nuvove armi, l’aggressione agli stati del terrore, dopo aver cancellato ogni libertà reale, discutono impunemente sul simbolo del partito. Falce e martello! Questo è il dilemma!
Noi portatori della fiaccola dell’utopia, noi persone ancora capaci di un proprio pensiero, noi uomini di credo inter-religioso, noi uomini e donne liberi da ogni volontà di potenza e egocentrismo infantile, noi Uomini di giustizia e quindi Pace, noi abitanti e figli del nostro Pianeta Terra, noi guardiani della cultura e dell’arte, noi uomini forse proiettati nel futuro ad immagine e somiglianza di dio, cosa abbiamo intenzione di fare e di proporre? Un nuovo labirinto è innanzi a noi, un nuovo percorso sarà la nostra fine o il nostro possibile futuro. Un Nuovo Dialogo ci attende, ma personalmente  lo pretendo alla pari e con eguale dignità. Un Dialogo non deve più essere forma, non deve contemplare la rinuncia al diritto, non deve essere tolleranza ad ogni costo, non può essere pace annunciata e proposta iniziale. La Giustizia e la libertà e la dignità, sono il primo obiettivo e forse l’immagine di provenienza latino americana, di un Gesù con il fucile in spalla, può essere una nuova visione del portatore di nuove forze ed energie capaci di cambiare il mondo. Prima della resa, la resistenza è obbligo e fine.

 

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Hobby e tempo libero

Australia, Il respiro dell’immenso tra deserti e coralli

a cura di Gianfranco Pepe

Una frase in un libro di Don Giussani recita più o meno così:
“L'uomo è il livello della natura, nel quale la natura prende coscenza di se stessa”.
E noi abbiamo avuto l’opportunità e la fortuna di prendere piena coscenza della bellezza e della grandiosità della natura almeno di una parte di questo immenso paese.
Prima della partenza avevamo grandi aspettative su quanto stavamo per visitare e forse, la cosa più straordinaria è che nulla di quello che abbiamo visto è stato al di sotto di queste aspettative, e niente di tutto ciò che abbiamo fatto ci ha deluso.
Tutto è andato per il meglio grazie alla buona stella che ci ha accompagnati e protetti, ma anche grazie al gruppo che ha funzionato bene anzi benissimo. Ognuno ha fatto la sua parte e probabilmente anche di più, e come i 4 moschettieri il motto "uno per tutti, tutti per uno" ha contribuito in modo saliente al risultato finale.

Il sottoscritto, nominato DIRETTORE, per la verità ha lavorato pochino durante il viaggio, limitandosi ad un’attività  di coordinamento e ad allietare il gruppo con qualche battutaccia spesso di bassa lega. In compenso  però, ha lavorato parecchio prima, pensando e ripensando ad ogni minimo dettaglio, programmando e riprogrammando, organizzando e riorganizzando, cucendo e ricucendo, insistendo e rompendo ma senza dubbio contribuendo alla realizzazione di un progetto organico e ben organizzato.
L'INTERPRETE, l'indomabile furia neroazzurra, è stata sin troppo brava e professionale e, senza il suo indispensabile aiuto, saremmo spesso naufragati nei sorrisi e nella logorroica gentilezza dei nostri simpatici amici australiani. Inoltre, ha mantenuto costantemente una linea diretta con l'Italia per le notizie calcistiche ma, soprattutto,  si è rivelata la vera anima di questo gruppo, con la sua sagacia, la sua allegria e   la sua irrefrenabile e pungente ironia.
La DRIVER, ci ha scorrazzati abilmente "keeping left" sulle strade del Western Australia costellate di poveri canguri arrotati, sulle piste sterrate e desolate del Red Centre e sulle trafficate strade della costa orientale, mantenendo la freddezza anche quando, in grave ritardo sulla tabella di marcia, veniva spinta a commettere azzardati sorpassi e infrazioni da galera. Inoltre ha provveduto all'assistenza, alla cura e all'alimentazione del direttore, frenandolo nei deprecabili stravizi alimentari e non facendogli mai mancare il corretto apporto vitaminico.
Lo SHERPA, l’instancabile sherpa dal cuore nobile e gentile, ha svolto con eccezionale dedizione il suo compito riuscendo con umiltà e determinazione ad elevarsi dal semplice ruolo di portabagagli a più signorili incarichi, imponendosi come arguto navigatore e studioso di mappe dal favoloso senso d’orientamento, o come uomo di fiducia per gli approvvigionamenti, ma soprattutto rivelandosi un impareggiabile avvistatore di wallaby,  simpatici piccoli marsupiali.

Insieme abbiamo vissuto bellissime emozioni e assistito a meravigliosi spettacoli.
abbiamo camminato a lungo nell’affascinante desolazione del dorato deserto dei pinnacoli, perdendoci tra questi strani scherzi della natura, apprezzando nella solitudine e nel silenzio gli straordinari cambi di luce e di colori che il sole, le nuvole e il tramonto ci regalavano.
Abbiamo, tra centinaia di persone tutte in religioso silenzio, assistito al mistico cambio cromatico del grande monolìto di Uluru che stagliava la sua sagoma nell’azzurro polvere dell’imbrunire.
Ci siamo arrampicati in un fresco limpido mattino tra le ripide rocce del Kings Canyon, affacciandoci dagli orridi precipizi dai colori rosseggianti.
Abbiamo lanciato il nostro bestione fuoristrada sulla pista sabbiosa della Mereenie Loop che si snodava a perdita d’occhio davanti a noi in un rosso deserto, deserto in realtà solo per la mancanza di persone e non per la vegetazione che punteggiava di verde il paesaggio.
Ci siamo fermati a passare la notte a Glen Helen, un posto tra i canyons fuori dal mondo, lontanissimo da tutto e da tutti per poi avere l’incredibile sorpresa di una cena buona e curata e di uno straordinario spettacolo musicale di un virtuosissimo musicista e cantante che mai avremmo pensato di trovare in un luogo del genere.    
Abbiamo respirato le dolcissime atmosfere di Kangaroo Island, scoprendo i suggestivi paesaggi e la variegata fauna locale in compagnia di un simpatico e preparato ranger. Con lui abbiamo pranzato lautamente sotto un gazebo, nel folto di un bosco di eucalipti, avvistato koala, wallaby, ekidne, canguri, uccelli esotici, ammirato centinaia di leoni marini dall’alto di un meraviglioso arco naturale in un panorama mozzafiato. Con silenzio e circospezione, nella luce dell’imbrunire, abbiamo camminato vicini attraversando un immenso prato pieno di canguri selvatici, avvicinandoci a loro quasi fino a toccarli, per poi girare un attimo lo sguardo e vederli sparire nel nulla come per magia. Abbiamo pernottato in un delizioso albergo gestito da una coppia di distinti anziani signori che sembravano usciti da un romanzo di altri tempi. Con le torce, siamo andati di notte nella boscaglia a caccia di wallaby, che come folletti ci guardavano incuriositi o scappavano spaventati, saltando via con le loro zampotte.
Nella selvaggia Fraser Island abbiamo percorso le piste di sabbia in una intricata foresta pluviale, abbiamo corso con il fuoristrada per chilometri e chilometri lungo una spiaggia infinita con 2 ruote che sfioravano le onde dell’oceano, ci siamo tuffati nelle acque cristalline di un lago incastonato in un anello di sabbia bianchissima circondato da una lussureggiante foresta, abbiamo assistito allo spettacolo di centinaia di pappagalli rosso fuoco che salutavano il tramonto del sole nel mare, spiccando improvvisamente tutti insieme il volo in un fragore assordante.
Come gli eroi di una vecchia serie televisiva, abbiamo sorvolato con l’elicottero la barriera corallina, atterrando dolcemente nel paradiso terrestre di Heron Island. Qui, accompagnati da un clima incantevole, abbiamo visto e sentito il grande respiro del mare che, con le sue maree, portava e allontanava la vita dai banchi di corallo e dalle bianche rive dell’isola. Abbiamo nuotato nell’acqua limpida a poca distanza da simpatici squali di barriera. Abbiamo sentito su di noi il peso leggero dell’universo e la consapevolezza del nostro nulla, sotto un cielo mai, ma proprio mai visto prima così pieno di stelle.
 Sul pontile, prima della partenza abbiamo ricevuto il commovente saluto di centinaia di pesci variopinti ma, soprattutto, di decine di grandi razze che, con potenza e agilità, saltavano fuori dall’acqua mostrandoci il loro candido ventre.
Ed infine Sydney ci ha riservato un’accoglienza davvero trionfale, regalandoci 3 giornate di tempo caldo e limpidissimo, permettendoci di ammirare i tersi panorami della sua splendida baia con l’Harbur Bridge e l’Opera House, dall’alto della Sidney tower o dal ponte di una nave.

Cosa dire ancora?E' stato un bel viaggio? No, è stato molto di più, è stata la piena realizzazione di una magnifica avventura sognata da tempo.

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Articolo serata ludico sensoriale

a cura di Clelia De Falco

Ieri sera mi sono ritrovata seduta su un minuscolo panchetto di legno, in mezzo ai miei simili, con il cuore che batteva al ritmo dei tamburi degli artisti del Teatro de los sentidos, di Barcellona.
Eravamo appena entrati e le guide commentavano le altissime  e suggestive volte dei sotterranei del Palazzo del Governo ed alcuni,   incantati, si stupivano dell’ odore acre delle candele che,  con le  piccole e tremule luci ,  facevano danzare timidamente le nostre ombre sui muri dell’ARCOS, il museo d’ arte contemporanea di Benevento.
Ma forse è il caso di cominciare dall’ inizio…..
L’ appuntamento  con il Vice Presidente Leparulo, doveva essere  alle  20, 30 e per non fare troppa strada, avremmo dovuto trovarci nei pressi della gelateria Fresca Voglia.
Avevo timore di arrivare tardi e come sempre, alle 20 ero lì in attesa.
Pochi alla volta sono arrivati tutti, prima Maria Pia, poi il vice e  il segretario, poi Alfredo, Luigi, Maura, Paola e tutti gli altri del gruppo di 25 persone.
Fra una risata e l’altra,  ci siamo avvicinati all’ ingresso, ma subito ci hanno chiesto di attendere, poiché  all’ interno c’era ancora il gruppo precedente. Eravamo curiosi e commentavamo  che lo spettacolo fosse  vietato ai minori di 12 anni , non capendo come mai, visto che   l’attività volgeva sul sensoriale.
Dopo circa 45 minuti di ritardo,  le porte dei sotterranei si sono aperte anche per noi e in fila per due siamo entrati  in un ambiente  più  buio di quello esterno.
Subito sono apparse delle figure  che ci hanno addentrati nei corridoi del museo e fatti appoggiare alle pareti. Dal buio è apparso un  singolare signore, dal forte accento spagnolo .
Di certo si trattava di Enrique Vargas, il regista, ed abbiamo seguito con il fiato sospeso l’ affascinante storia del mistero del vino e del suo segreto.
Con l’ansia di un bambino che sa di dover gustare uno squisito  gelato, ci siamo lasciati prendere per mano a caso da donne in costume , che ci hanno accompagnati a  sedere su piccoli panchetti di legno. 
Mi sono ritrovata  accanto al vice che al buio , una volta spente completamente le candele,  ha esclamato: -  “ ecco, adesso veramente siamo tutti uguali! “.
Il brusìo delle voci è cessato quando da lontano si è udita una cantilena, seguita da tamburi e poi piccole luci che  avanzavano lentissime. L’ attenzione era al massimo  e le guide cercavano di sussurrare e trasmettere al meglio le emozioni  a chi non poteva ammirare quelle scene.
Eravamo rapiti, incapaci di emettere suoni  e ci siamo fatti prendere ancora per mano da quelle inquietanti figure scalze che senza parlare ordinavano  di appoggiarci a loro. Abbiamo formato dei silenziosi gruppi di 5 persone e,  una  con le mani sulle spalle dell’ altra  seguivamo l’ attore  che pareva uscire da un film in costume in ambiente contadino .
Non so come, ma l’agitazione si  è tramutata  in tranquillità e subito  dopo  in fiducia.
L’ ambiente trasudava di antico e le tenui  luci illuminavano le volte di  piccoli ambienti spartani, dove appena si intravedevano dei sacchi neri, pieni di un qualcosa che da li a pochi  passi avremmo  scoperto.
Fatto  cerchio attorno al sacco,   la figura,  uno per volta,  ci ha fatti   accovacciare  delicatamente, facendo seguire ai lenti movimenti   piccole  e discrete carezze e  dopo essersi accertata che fossimo comodi, ci ha imitati . Ha posizionato la candela avanti a se ed ha scoperto il sacco, e poi ha poggiato al suo interno e una per volta, la nostra mano. 
I suoi movimenti, così  rassicuranti e lenti,  accompagnati ognuno da sguardi e sorrisi, rendevano l’ambiente irreale, come irreale risultava il suo volto  alla luce della candela.
Con un filo di voce ha avviato il suo racconto, sussurrandolo quasi , rievocando un tempo lontano  dove  solo alcuni uomini e donne conoscevano il segreto e il rischio di svelare l’anima  che abita nel vino .
A stento udivamo  le  parole che accompagnava con gesti lenti,  formando  con le dita dei  disegni sulla terra e guardandoci, mentre segnava quei solchi , pareva che le parole prendessero vita nella mente.
Ogni volta diceva che i figli di quegli  uomini e quelle  donne ricevevano il segreto dai loro padri e ricordandolo lo trasferivano  ai loro figli. Poi arrivò un tempo in cui i figli dimenticarono ed era chiaro che si riferiva ai nostri giorni.
Allora , sempre lentamente, si è alzata ed ha portato al centro del sacco un piccolo cestino, con dentro un  canovaccio al cui interno c’era dell’ uva. Uno per volta abbiamo toccato i piccoli acini e poi ci ha invitati  a schiacciarli. Dopo,   presa una ampolla di vetro,  ha versato nell’ interno  il succo che  gocciolava non appena  stringevamo il canovaccio con dentro l’uva.
Insieme, avevamo fatto il mosto. Ce lo ha fatto odorare, come per  la terra e dopo, sempre  lentamente, ha posizionato l’ampolla chiusa sotto il   morbido manto della torba, coperta dopo da un canovaccio asciutto. Poi ha richiuso il sacco ed  appoggiato un lenzuolo sulla superficie, chiedendo ad ognuno di noi di appoggiarvi la guancia. Eravamo praticamente sdraiati, con il viso sul cuscino di terra e con il nostro calore stavamo trasformando  il mosto in vino.
Che dire….come d’incanto siamo stati coperti da un velo, e le sue mani lo accarezzavano e noi, al di sotto, usufruivamo di quelle carezze, cullati dal suono del vento, che a tratti sembrava lo scroscio del mare.
Che pace….che serenità…..eravamo a diretto contatto con la natura, con la potenza della fermentazione del mosto e noi eravamo il lievito.
Avevamo carpito il segreto dell’ anima del vino. Avevamo contribuito  alla potenza della sua trasformazione  e con che grande soddisfazione !
Adesso non ci restava che assaporare l’essenza della nostra creatura, a cui avevamo dato un nome e brindando e ballando avevamo ricordato quel segreto che era stato  dimenticato  e la consapevolezza  di poter trasferire ai nostri figli l’essenza della vita  era l’unica certezza che restava  da quell’ esperienza  e , come recitava l’attore al termine di quella straordinaria avventura, era l’unica cosa importante e a noi  poteva bastare.
Ringrazio personalmente l’ Amministrazione della città di Benevento che ha dedicato alla Unione Italiana Ciechi locale, questa intrigante serata ludico sensoriale  regalando  a tutti i partecipanti  un ricordo indelebile.

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I metalli

a cura di Maria Grazia Sales

Non si può parlare di metalli senza riferirsi al ferro, minerale da subito considerato indispensabile per lo sviluppo della tecnologia umana a partire dal dodicesimo secolo a.c..l’età del ferro –che seguì quella della pietra e del bronzo- vide all’inizio un lento diffondersi degli utensili realizzati con qòuesto metallo perché solo molto più tardi si imparò che la massa di ferro fuso, ottenuta nei primi rudimentali forni a terra, è piena di impurità minerali, e quindi doveva essere scaldata una seconda volta e forgiata per diventare il metallo duro ed elastico da noi conosciuto.
Ferro   gli oggetti in ferro vanno conservati e protetti con metodologie adeguate all’uso cui sono destinati. Per gli utensili o arredi da giardino oppure le ringhiere dei terrazzi esposte costantemente alle intemperie, ad esempio, si consiglia di passare una buona vernicie protettiva. Un lavoro ben fatto con i prodotti approppiati durerà un bel po’ di anni. Preparate gli oggetti da proteggere rimuovendo la pelle di ruggine spennellandoli con del petrolio oppure, se le dimensioni lo consentono, immergendoli direttamente. Dopo questo trattamento passate della lana di acciaio molto sottile sulla superficie, quindi distribuite generosamente il prodotto protettivo con il pennello. In alternativa ai composti protettivi chimici e alle vernici sintetiche che si trovano in commercio, si può passare sull’oggetto della cera di api. Ci sono due metodi per cospargerla, uno consiste nello scaldare il metallo e poi strofinarvi sopra un pezzo di cera, l’altro, invece, consiste nello scaldare la cera a bagnomaria e stenderla con l’aiuto di un pennello. Lucidate infine con un panno morbido.
Bronzo   per mantenere pulito il bronzo può essere sufficiente una bella spolverata accurata ogni tanto, aiutandosi con un pennello pulito al fine di liberare dal pulviscolo tutti gli interstizi. A volte, tuttavia, sono presenti delle macchie più tenaci dovute al trascorrere del tempo, è ragionevole presumere che alcuni degli oggetti in bronzo che si hanno in casa siano antichi e ricchi di ricordi. Per rimuovere lo sporco con un salutare lavaggio, aggiungere all’acqua tiepida il sapone neutro e un po’ di alcol. Un altro rimedio molto efficace consiste nello strofinare le superfici con un panno inbevuto di una miscela di acqua, ammoniaca e succo di limone in parti uguali. Per eliminare le macchie di verderame è bene utilizzare aceto caldo in cui vi sia disciolto   del sale. Qualora il lavaggio non dovesse risultare sufficiente, passare con molta cautela sulle superfici da nettare una spugnetta abrasiva, anche in acciaio. Per mantenere lucido l’oggetto nel tempo, si può cospargere con un velo sottile di cera di api. Per agevolare l’operazione si riscaldi leggermente il bronzo, anche nel forno elettrico va bene, prima di passarvi sopra la cera. Lucidatelo poi con una pezzuola di lana.   Bronzo dorato   pare che il vino rosso caldo sia ottimo per la pulizia degli oggetti in bronzo dorato, anche se di solito è più agevole lavare quest’ultimo con acqua tiepida e sapone di marsiglia. La lucidatura va effettuata con un panno di pelle di daino, ne esistono anche di sintetici.
Ottone    per pulire l’ottone si utilizza un panno intriso di aceto bianco e cosparso di sale fino. In alternativa si può usare mezzo limone ricoperto di sale, da strofinare direttamente sulla superficie. Per gli oggetti più piccoli, tali da essere immersi in una bacinella, si suggerisce di lasciarli in un bagno d’acqua saponata, e poi asciugarli con un panno morbido oppure con della segatura. Per la pulizia di ottoni fissati alle pareti o alle porte, targhe rubinetti maniglie eccetera, si suggerisce di utilizzare detergenti liquidi e di evitare quelli in pasta perché essa potrebbe rimanere come residuo negli interstizi. Per togliere le macchie di verdarame strofinate con una pezzuola inumidita di alcol oppure con uno straccio intriso di vino rosso. Per lucidare si suggerisce un composto a base di bianco di spagna e paraffina sciolta a bagnomaria.     Alpacca    alcuni usano lavare l’alpacca in lavastoviglie ma, sebbene non vi siano riscontrate controindicazioni, è bene fare attenzione alle parti collegate tra loro da colla o mastice, dato che esse sono sensibili alle alte temperature e all’azione di alcuni detersivi come i coltelli la cui lama è inserita nel manico. Si ottiene una miscela assai efficace per la pulizia dell’alpacca, unendo a un po’ d’acqua l’allume 2 grammi, cremor di tartaro 4 grammi reperibile in farmaccia salumerie e fornitori per pasticcerie, e 6 grammi di carbonato di calcio detto anche bianco di spagna. Una volta che si è steso questo impasto sull’oggetto e si è lasiato asciugare, toglietelo con un panno. Sciaquate e asciugate bene,infine lucidate conpanno di daino.     Peltro   occorre sempre ricordare di non esporre il peltro al calore diretto perché esso è facilmente deformabile alle medie temperature. Un rimedio utile per pulire questo materiale consiste nell’unire un po’ d’acqua a della cenere del camminetto. Ottenuto il composto, si strofina sulla superficie. Per proteggere poi le superfici già lucide, applicate un velo di vaselina. Efficace sul peltro moderno è la birra scaldata e poi passata con un panno, su quello antico si può usare del bianco di spagna diluito con alcol. In entrambi i casi la lucidatura dovrà avvenire con pelle di daino. Potrà apparire bizzarro, ma anche le foglie di cavolo sono ottime per la pulizia degli oggetti in peltro, sarà sufficiente strofinarvele sopra energicamente. Se si vogliono utilizzare rimedi più efficaci unite, in una bacinella, del sapone all’acqua tiepida, addizionando se è necessario della segatura che vi aiuterà a raggiungere i punti più difficili, e strofinate con una pezzuola le superfici aiutandovi, se è necessario, con uno spazzolino dalle setole molto morbide. Dopodichè asciugate bene. Per lucidare sarà sufficiente una pezzuola intrisa di olio passata vigorosamente. Asciugate poi con la pelle di daino.

 

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Lettere dal cuore

A cura di Clemente Palladino

Salve,
Mi chiamo Giulia e scrivo dalla provincia di Milano.
Sono disperata e ho veramente bisogno di un consiglio.
Ho 25 anni e sono single, ma in questi ultimi mesi mi sono innamorata del mio migliore amico che ha cinque anni più di me e con il quale siamo cresciuti insieme.
In tutto questo però c’è un problema, infatti lui, non solo è fidanzato, ma proprio ieri mi ha annunciato che si sposerà ad aprile dell’anno prossimo.
Con questo ragazzo di cui per ovvi motivi di privacy non dirò il nome, siamo molto in confidenza e lui spesso mi ha parlato del rapporto un po’ problematico con la sua fidanzata. Diciamo che sono molto diversi e per questo spesso litigano, o hanno momenti di crisi nei quali lui viene da me a chiedere consiglio. Io lo comprendo perché conosco questa ragazza e so quanto sia diversa da lui e quanto spesso non riesca a comprenderlo. Nonostante questo adesso pare che si sposeranno e che stiano cominciando i preparativi del matrimonio e io mi chiedo se sia il caso vista la loro situazione un po’ altalenante. Mi chiedo però anche se non sia io che vedo tutto offuscato dai sentimenti che sto iniziando a provare per lui e quindi se non sia un tantino gelosa.
A questo punto non so che fare: se provare a metterlo in guardia prima che sia troppo tardi cioè prima che si sposi, e non so se parlargli dei miei sentimenti oppure tenermi tutto dentro lasciando che lui prosegua per la sua strada. Non mi aspetto che lui cambi idea o che si dichiari follemente innamorato di me, perché so che per lui sono come una sorella e penso sia sinceramente innamorato della sua ragazza, però così sento che non posso andare avanti perché non mi sento sincera nei suoi confronti e in più ho paura che stia per fare un grosso sbaglio sposando una persona che non va bene per lui. Se gli parlo però ho paura di metterlo in confusione o peggio, di perdere la sua amicizia. Cosa devo fare? Vi prego, aiutatemi a risolvere questo dilemma.
Grazie mille. Giulia

Ciao Giulia,
capisco che è dura… ma, se hanno deciso di sposarsi, vuol dire che in fondo in fondo , nonostante le litigate, c’è anche un po’ d’Amore. Non ti consiglio di confessargli i tuoi sentimenti, potresti, come hai già detto tu, procurargli solo tanta confusione, e non è detto che anche lui provi le stesse tue sensazioni nei tuoi confronti. Penso che se fosse diversamente, te lo avrebbe lasciato a intendere qualche volta, ma da quello che leggo, sembra proprio di no, quindi, per lui tu rappresenti una sorta di confidente, una persona saggia che è sempre pronta ad ascoltare e ha sempre un consiglio giusto per ogni situazione, non guastare questa sua opinione di te. In questo momento ha un’altra persona al suo fianco, l’unica cosa che potresti fare, è cercare di capire quali siano realmente le sue intenzioni per quanto riguarda la vita coniugale. Fargli comprendere che il matrimonio è il coronamento di un sogno e non l’inizio di un “incubo”, e che bisogna arrivare a questo passo solo se si è sicuri di volerlo al 100%, il 99% non basta.
Cara Giulia, fatto questo, capirai da sola se il tuo sogno può iniziare a essere realtà, o per te sarà la fine di un’illusione, ma, comunque vadano le cose, non avrai perso un amico…
Se ti fa piacere scrivermi, mi interesserebbe conoscere la tua decisione.
Un bacione, Clemente.

 

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Musica

Intervista ad Antonello, in arte Stiloso

a cura di Chiara Carpineto

Vorrei cominciare, raccontandovi  la storia  di Antonello Santoni  che nelle mattinate porta il suo contributo lavorativo nel' azienda sanitaria locale di Sassari  in qualità di centralinista telefonico cieco , ma abbandonati i panni da impiegato veste quelli di speaker radiofonico, in arte Stiloso.

    1. Inizio quindi la mia intervista chiedendogli se preferisce essere chiamato Antonello o Stiloso. Mi risponde, accennando un sorriso, che per quanto riguarda la vita personale vuole essere chiamato Antonello, mentre per quella artistica  desidera essere chiamato Stiloso.
  1.  
  2. Gli chiedo quindi di parlarmi del suo rapporto con la cecità.
  3. Percepisco un leggero cambio di espressione, e con  semplicità mi risponde  che l'avventura nel mondo della cecità ha avuto inizio fin dai primi anni della sua vita con un fortissimo deficit visivo dettato da una grave  miopia che man mano l'ha portato, all'età di 13 anni, alla sola  percezione di luci molto intense.
  4. Chiedo allora se la disabilità ha condizionato la sua vita, quasi non finisco di domandarglielo  che lui mi accenna un altro sorriso, dandomi l'impressione che quello che sta per dirmi gli provochi un senso di inorgoglimento. Mi risponde quindi  che ha  sempre vissuto la sua condizione visiva con molta leggerezza, quasi fosse un dispetto nei confronti della disabilità, spesso ostentata ,  provocando  nelle persone che lo circondavano il sospetto  di una grandissima presa in giro. Mi spiega che questo metodo  gli ha dato la possibilità di essere accettato e apprezzato per quelle che sono le sue  caratteristiche, ovvero un ragazzo solare, pieno di curiosità e di tanta voglia di vivere.
  5.  
  6. Passo quindi ad intervistare Antonello in quella che è la seconda parte della sua giornata, da questo momento in poi lo chiamerò Stiloso ed andrò a trattare quelle che sono le sue attività artistiche. Gli chiedo quindi qual è stato il modo con cui ha avuto la possibilità di entrare nel mondo delle radio, mi risponde che da prima rimaneva affascinato dalle trasmissioni radiofoniche dei network nazionali e successivamente da quelli locali, fu così che iniziò a maturare la voglia di essere protagonista di una trasmissione radiofonica. Mi racconta che i primi tentativi di entrare a far parte del cast di una radio locale non furono dei migliori ma con la caparbietà tipica sarda all'età di 27 anni, e un po per una buona dose di fortuna, divenne, per prima, ospite e successivamente protagonista di una trasmissione radiofonica con il nome di Stiloso dream man. Il primo ostacolo legato alla sua disabilità da superare è stato  nella tempistica, ovvero nella gestione degli interventi nella diretta radiofonica che però  fu presto superato grazie alla sua percezione delle luci intense, in sintesi collocarono una lampada alogena che si accendeva un momento prima della diretta. Il programma consisteva, principalmente, nel mandare in onda le richieste degli ascoltatori e qualora fosse necessario intrattenere  con piccole gag improvvisate.
  7.  
  8. Ritorno per un attimo a quella che è la vita  di Antonello chiedendogli qual è stato il suo percorso scolastico e come gestisce il suo quotidiano. Mi racconta che ha frequentato e conseguito la maturità magistrale e che successivamente ha tentato la strada universitaria   iscrivendosi alla facoltà di scienze dell'educazione, fermandosi però al secondo anno. Fu così che frequentò un corso triennale per il conseguimento del diploma di centralinista telefonico attestato che l’ha portato   a lavorare presso l'azienda sanitaria locale. Le sue giornate, invece, le vive all'interno della sua casa di Sorso dove, per la verità, non in completa autonomia, gestisce la cucina e le attività che una casa richiede. Dedica parte del suo tempo alle nipotine che lo vanno a trovare  e che  insieme alla sorella e al cognato vivono nell'appartamento  sovrastante  la  sua casa.
  9.  
  10. Incuriosita sempre più  dalla sua passione per la musica e per la radio ritorno a chiamarlo Stiloso e gli chiedo quali sono i suoi gusti musicali e se attualmente trasmette su qualche radio. Prima di rispondermi ha un momento di esitazione nel quale realizza chi è il suo vero artista preferito, infatti mi risponde che da sempre ha apprezzato le canzoni di Vasco Rossi, ma è anche estimatore della musica rock dei Litfiba, tant'è che uno dei suoi desideri rimane quello di conoscere e magari ospitare in una trasmissione radiofonica il leader del gruppo piero Pelù.
  11. Dopo alcuni anni di inattività artistica, mi racconta che attualmente ha esaudito  uno dei suoi desideri  e cioè la realizzazione di un sito internet, nel quale oltre a poter trovare notizie di vario genere su Antonello e "Stiloso" è  possibile ascoltare la sua  StileRadio 
  12.  
  13. Approfondisco il discorso chiedendogli di descrivermi la programmazione della sua web radio.
  14. Mi anticipa che per ascoltare StileRadio  è sufficiente  aprire il proprio browser e digitare l'indirizzo www.stiloso.net e che inoltre è possibile interagire con essa Attraverso il contatto skype stileradio.

Prosegue con la descrizione della programmazzione, ovvero il suo palinsesto,composto da stili musicali diversi presenti nei vari;    Stiloso con Stile, buongiorno domenica,  free style e speaker per una notte, quest'ultimo ideato da Stiloso per dare la possibilità ai nuovi talenti di entrare nel magico mondo della radio.

  1. Rimane per ora un altro piccolo sogno nel cassetto e cioè quello di poter ampliare il ventaglio degli  ascoltatori passando dall'attuale  situazione di tipo hobbystico ad una più professionale.
  2.  
  3. Concludo la mia chiacchierata con Antonello alias Stiloso chiedendogli di commentare il titolo di questa rubrica, NON SOLO NUMERI,  e di lanciare, se lo ritiene opportuno, un'appello riguardante la sua vita e la sua disabilità ai lettori di giovani del 2000.
  4. Innanzitutto mi ringrazia per avergli dato la possibilità di raccontarsi attraverso questa intervista.mi risponde  che il titolo di questa rubrica ben esplica  quella che è la potenzialità di ogni essere umano, ma ancora di più quella dei disabili di qualsiasi entità.Prendendo in prestito parte del testo di una canzone di Arisa mi dice che " Ognuno ha qualcosa dentro di se, si tratta di trovarla e capire dov'è ".

Vorrei mettere a disposizione dei lettori la mia piccola esperienza maturata in quasi quarant’anni di età  dicendogli che vale la pena di provarci, di crederci e di inseguire i propri sogni perché questa filosofia   non può che essere positiva e vitale.

Ringrazio Antonello Santoni per  avermi dedicato un po del suo tempo e per essere stato lo spartiacque di questa rubrica.

  1. Mi auguro sia stata, questa intervista,  di buon auspicio per tutte quelle che verranno, in fondo  ci sono molti ragazzi e ragazze che nel loro quotidiano non sono solo numeri ma uomini e donne con una vita da vivere con attitudini delle più svariate specie, che dimostrano di essere principalmente  esseri umani e non solo disabili.

  

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Normalità e handicap

Intervista a Felice Tagliaferri

a cura di Giuseppe Lurgio

Cari lettori,

Vi  comunico con piacere che lo  scultore FELICE TAGLIAFERRI ha accettato
di rispondere ad alcune domande per il nostro giornale.

Felice Tagliaferri, nato nel 1969 a Carlantino (FG), Affetto da cecità
dall'età di 14 anni, ha intrapreso un percorso artistico molto personale
che lui ha riassunto nello slogan "Dare forma ai sogni". Le sue creazioni sono infatti sculture non viste, che prima nascono nella  sua mente e poi prendono forma attraverso l'uso sapiente delle mani,
guidate da incredibili capacità tattili.
Felice si destreggia abilmente fra i più diversi materiali: per la sua
arte utilizza creta, marmo, legno o pietra.
Felice Tagliaferri aveva un sogno, quello di poter gestire una vera e  propria scuola di arti plastiche. Ora quel sogno è diventato realtà e si  chiama "Chiesa dell'Arte". La "Chiesa dell'Arte" è ospitata presso una
Chiesa sconsacrata collocata all'interno della splendida cornice di Villa
Terracini a Sala Bolognese (BO). L'Amministrazione Comunale ha messo a
disposizione dello scultore un ex edificio ecclesiastico completamente
ristrutturato e adattato allo scopo, grazie anche al contributo della
Fondazione Carisbo.
La "Chiesa dell'Arte" è anche il luogo dove sono esposte le sculture
dell'artista. All'iniziativa ha aderito anche l'Associazione Onlus "lo
Spirito di Stella" presieduta dal velista disabile Andrea Stella che ha
voluto affiancare e sostenere l'amico Tagliaferri per dare la spinta
iniziale a questa splendida iniziativa che non ha eguali al mondo.

Dal 2001 ad oggi Felice Tagliaferri ha partecipato a numerose mostre e
concorsi a livello nazionale, simposi, installazioni e sculture di piazza
in molte città italiane. Fra gli avvenimenti più importanti ricordiamo:
il terzo posto assoluto al concorso internazionale "Boni" di Cesena.
la mostra delle sue opere allestita presso i locali del Vittoriale a
Roma, in occasione della manifestazione "Cooperazione nel mondo"
inaugurata dall'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
lo spettacolo "Elegie" in cui partecipa come scultore di scena insieme
agli attori dell'Associazione Neon di Catania.
la mostra delle sue opere nella città di Treviso.
Preparazione di una statua valida come premio commissionata dallo IUTA
(International University Theatre Association) per il Premio Nobel Dario
Fo come personalità rilevante del Teatro Contemporaneo.
Mostra personale di Felice Tagliaferri, presso il Museo d'arte delle
Generazioni italiane del '900 "G.Bargellini", MAGI'900, a Pieve di Cento
(BO). La mostra è rimasta aperta dal 14 ottobre a tutto dicembre 2006 e
Felice Tagliaferri ha effettuato visite guidate al buio.
Felice è stato poi citato su diverse testate giornalistiche e su varie
tesi di laurea presso le Accademie d'Arte di Brera, di Bologna e di
Urbino.

Bene,dopo questa breve panorammica su questo straordinario artista vi
invito a visitare il suo sito per saperne di più all'indirizzo
www.chiesadellarte.it Altri contatti sono:

Chiesa dell'Arte
Via Gramsci, 315
40010 Sala Bolognese (BO)
Tel. 331.6932410
E-mail
chiesadellarte@alice.it

INTERVISTA

GIUSEPPE L..

Signor tagliaferri,,
prima di procedere con alcune domande che io le rivolgerò voglio
innanzitutto ringraziarla anche a nome dell'intera redazione di GIOVANI
del 2000, e dirle che siamo veramente onorati di ospitarla sul nostro
giornale.

FELICE T.

Grazie,il piacere e tutto mio!
E un piacere  far conoscere il mio ooperato ai lettori del vostro
giornale.

 

G. L.

Come e nata la sua passione per la scultura?.
Forse in famiglia vi era già qualcuno che coltivava questa passione,o e
scaturita in lei dal nulla?

F. T.

La passione come tutte le cose belle nasce per caso. Alla fine degli anni
novanta uno scultore bolognese e insegnante all'accademia di Brera voleva
capire quanto bisognasse vedere per scolpire. Attraverso amici mi è
giunta la richiesta di andare nello studio di Nicola Zamboni, insieme a
Nello De Angelis, ed altri amici. Per loro è stata un esperienza di vita,
per mè è stata l'esperienza che mi ha cambiato la vita!

G. L.

La sua creatività e il frutto dei ricordi di quando vedeva?
O meglio le sue opere sono per così dire,contaminate da visioni pre
disabilità?

F. T.

Le mie opere sono sicuramente l'insieme delle mie esperiennze, ma vi
assicuro che quello che vedevo prima io ho la convinzione di ricordarlo,
ma non è cosi. mi hanno commissionato una mucca, io ero convinto di
conoscerla, ma se non trascorrevo due giorni in una stalla non avrei
potuto realizzarla.

G. L.

Come ci si sente ad essere l'unico scultore non vedente al mondo?

F. T.

Molto male grazie! Purtroppo le persone non hanno voglia di investire su
se stesse. Qualcuno con attitudini artistiche l'ho trovato, ma non ha
voglia di seguirmi. Io spero di riuscire a trovare qualcuno nei prossimi
anni per far andare avanti quello che hò, e ciò che stò costruendo con
sacrificio di tempo e lotte quotidiane per abbattere barriere anche
mentali.

G. L.

La sua disabilità ha pesato sul suo successo?
Se si in che modo o misura?

F. T.

La mia disabilità è una disabilità. Il successo è successo, e quindi
bisogna tutti i giorni riimboccarsi le maniche e trovare nuovi stimoli.
Ma in questo momento della mia vita non mancano.

G. L.

Non voglio soffermarmi sui suoi successi e sulle sue iniziative perchè
sono di dominio pubblico.
Vorrei solo che lei ci parlasse delle sensazioni che le ha trasmesso il
SANTO PADRE in occasione del suo incontro con lei.
Ecco se ci parlerebbe di questo evento gliene sarei grato perchè so che
ha lasciato in lei un particolare ricordo.

F. T.

Naturalmente il giudizio del PAPA è molto forte. Lasciando stare il ruolo
di questo uomo, pensiamo solo al fatto che conosce non so quante lingue,
ha trascorso almeno una ottantina di anni sui libri e in piu è il PAPA!
Ecco questa persona ha incontrato uno dei miei lavori, poi ha incontrato
mè. Egli mi ha fatto i complimenti. dopo di che io le ho chiesto se si
fosse fatto portavoce ed avesse usato il suo ruolo al fine di rendere
accessibile al tatto tutte le sculture nei luoghi sacri. Egli mi ha
promesso che lo avrebbe fatto. Io non sò se voi avreste avuto parole per
ringraziarlo. Io l'ho abbracciato.
.

G. L.

Lei usa vari materiali.
Dal legno alla creta,poi la pietra e il marmo.
Quale preferisce particolarmente usare e perchè?
F. T.

Il marmo perchè permette lavori piu dettagliati. Poi con i suoi tempi piu
lunghi quando scolpisco è come se meditassi.

G. L.

Dalla scuola denominata CHIESA DELL'ARTE sono usciti o usciranno degli
allievi non vedenti che poi potranno riprendere e continuare cio che voi
avete così bene creato?

F. T.

Si è il mio augurio. Ma ricordiamoci che presso la Chiesa dell'Arte non
sono solo i non vedenti a fare scuola, ma tutte le persone che hanno
voglia di avvicinarsi all'arte dal punto di vista esclusivamente tattile.
Quì sono le benvenute! Quà vige la legge vietato non toccare!

G. L.

A un non vedente che vorrebbe imparare l'arte dello scolpire,lei cosa
ddirebbe in questo momento?

F. T.

Sono quà che aspetto pronto a trasferire  il mio sapere  a chi ha voglia
di impararlo!

G. L.

C'è in cantiere un opera o un progetto di una certa importanza di cui lei
ci può dare notizia in anteprima?

F. T.

StÒ realizzando le cose che mai nessuno ha toccato. questo lo devo al
fatto che prima ho visto, e quindi metto a disposizione anche dei non
vedenti  il mio sapere. Onda del mare, fiamme, nuvole o specchio, cose
che nessuno ha mai toccato, quindi è una sensazione unica, ma se la
vediamo dal punto di vista di un non vedente  questa è conoscenza. Io
penso che quando si fà qualsiasi lavoro bisogna pensare al beneficio che
possono trarre le altre persone, non si può pensare solo a se stessi.

G. L.

Oltre alla sua arte che credo le prenda tanto tempo,lei coltiva degli
hobbyes?
,Ce ne puo parlare?

F. T.

Ok, l'arte per me è un hobby, o meglio direi uno stile di vita. Io tengo
conferenze, allestisco mostre realizzo laboratori, e quando sono fermo
finalmente scolpisco!
 Ho praticato judo per 31 anni, ma ora gioco a basebool, e oltretutto ho
un cane guida ed un bambino di 11 mesi, quindi cerco di passare assieme a
loro più tempo possibile.

G. L.

Tutti noi abbiamo un sogno nel cassetto,quindi credo che anche lei ne ha
uno.Ce ne può parlare?

F. T.

Il mio sogno che è anche il mio prossimo obbiettivo è quello di
realizzare una struttura che funga da depandance per la mia scquola in
modo da accogliere persone da tutto il mondo anzichè esser sempre io a
muovermi.
È già nella mia mente, un capannone soppalcato dove sopra ci sarebbero le
stanze e sotto il laboratorio.

 

G. L.

Lasciando un attimo l'artista,ci puo raccontare i pregi e i difetti,il
carattere,il rapporto con la fede e quanto altro di FELICE TAGLIAFERRI
uomo?

F. T.

Per quanto riguarda Felice uomo dovreste chiedere a tobia, il mio cane o 
a Gabriella o ad Alberto, se lo chiedete a me sicuramente vi inganno!
Comunque credo che la vita sia una cosa meravigliosa, e le opportunità
che ci offre sono molteplici, stà a noi accorgerci del treno che stà per
partire e poi prenderlo!
Ho qualche difetto grosso.
Uno di questi è la precisione, la puntualità e la correttezza oltre alla
testardagine che non mi abbandona mai!

G. L.

Bene,a chiusura di questa chiacchierata nel ringraziarla ancora,le chiedo
un ultima cosa.
Puo lasciare un saluto particolare ai nostri lettori e magari un piccolo
commento sul nostro giornale?

Certo!GGrazie alla redazione che mi ha dato l'opportunità di farmi
conoscere a persone nuove, quello che vi ho raccontato è tutto vero, vi
invito a verificare di persona presso la chiesa dell'arte, siete i
benvenuti!
Apprezzo il vostro giornale perchè e molto vario e piacevole da leggere.
Ma sopratutto apprezzo il giornale perchè si occupa spesso di realtà poco
note al grande pubblico eppure degne di  essere portate a conoscenza
perchè frutto di impegni e sacrifici!
Un cordialissimo saluto a tutti da FELICE TAGLIAFERRI.
 

 

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Donna non vedente, madre per un’ora

a cura di Maria Sicignano

Sono una ragazza non vedente e da circa sei anni ho iniziato, insieme a mio marito un percorso, che ci dovrebbe ( il condizionale è d'obbligo) PORTARE ad adottare un bambino.
Abbiamo optato per l'adozione nazionale per ovvi motivi, a causa del mio handicap, e quindi iniziato presso il Tribunale dei minori di Salerno l'iter burocratico per ottenere il Decreto di idoneità.
Veniamo dichiarati non idonei nell'anno 2006. Il Presidente dell'Associazione UNIONE ITALIANA CIECHI - SEDE DI SALERNO - nella persona del Dr. Vincenzo Massa - chiede un incontro con il Giudice dei minori di Salerno e quest'ultimo ci tranquillizza chiedendoci di inoltrare una seconda istanza, previo effettuazione di un percorso di perfezionamento alla genitorialità presso il Piano di zona di Amalfi. Terminato l'iter ci viene rilasciato il Decreto di idoneità, ma lo stesso alla fine si rivela privo di validità poiché, si scopre, mancherebbero le relazioni degli assistenti sociali e, pertanto, veniamo invitati a rifare il corso. A nulla sono valse le richieste di chiarimenti in merito inoltrate dalla sottoscritta, nonché dal mio Avvocato e dal Presidente dell'associazione di cui faccio parte.
Finalmente veniamo dichiarati idonei a seguito di una seconda istanza.
Questo ci ha permesso di presentare domande di adozione nazionale presso tutti i Tribunali d'Italia ( Sassari - Brescia - L'Aquila), presso cui abbiamo effettuati i colloqui conoscitivi.

Finalmente in data 07.05.c.a. veniamo contattati dal Tribuanale di L'Aquila per ottenere in affido preadotivo, come per legge, una bambina. Ci chiedono, quindi, di recarci immediatamente presso la loro sede muniti di tutto l'occorrente per prendere una bambina di appena due mesi e portarla a casa ( carrozzina - vestitino, etc).

Animati da immensa gioia, dopo aver allertato i nostri familiari, ci rechiamo di buon ora presso il Tribunale dei Minori dell'Aquila, insieme a mia cognata. Ivi recatoci, veniamo accolti nella stanza del Giudice, il quale ci comunica che ci sarà data una bambina di appena due mesi, di nome Giulia, che attualmente si trova presso una casa-famiglia in un paesino di provincia. Seguono gli auguri di rito ed il Giudice ci chiede di ritornare dopo un anno insieme a Giulia, perchè avrebbe piacere di rivederla. Inizia a parlare del battesimo di Giulia e scambia anche delle opinioni con mia cognata, alla quale chiede di starci vicini naturalmente, in questa fase delicata. Premetto che il Giudice si rivolge continuamente a mia cognata chiamandola Zia.

Ci viene, quindi, consegnato il Decreto di idoneità che disponeva il collocamento provvisorio, inviata di futura adozione, della minore suindicata.

Quindi ci rechiamo presso questa casa-famiglia in località Cerchiara Giunti sul posto, mentre ci trovavamo innanzi al cancello di ingresso ci viene, però, comunicato telefonicamente che la bambina la potevamo solamente vedere ma non portarla con noi e che dovevamo ritornare in Tribunale. Presi dallo sconforto ritorniamo dal Giudice e quest'ultimo ci comunica che, purtroppo, la bambina non ci può essere affidata perché, a suo dire, a causa della mancanza di energia elettrica, non aveva potuto ben visionare il fascicolo e che dopo una attenta visione dello stesso aveva notato che il Pubblico Ministero aveva precedentemente dato parere negativo per la nostra idoneità.
Ci chiedevano la restituzione del Decreto che precedentemente ci avevano consegnato, a cui naturalmente seguiva un nostro rifiuto. Successivamente a seguito dei continui chiarimenti circa le motivazioni del diniego, il Giudice si scusava dell'accaduto ammettendo le sue colpe ed affermando che erano stati leggeri nel visionare il fascicolo intero. Ci tranquillizzava promettendoci che avrebbe sistemata la questione, atteso che il parere del P M non era comunque vincolante e ci invitava a non divulgare ai mezzi di informazione la vicenda ed a non attivare alcuna Autorità Giudiziaria, a pena di vanificare definitivamene ogni possibilità di adozione della bambina.

Il giorno seguente veniamo nuovamente contattati dal Cancelliere del medesimo Tribunale dei Minori e venivamo invitati a recarci nuovamente presso la loro sede per sistemare, a loro dire, il fascicolo.

ma purtroppo così non è stato.

Infatti recatoci nuovamente dal Giudice, lo stesso ci invitava a rifare un percorso psicologico, previa nomina di un CTU, e di attendere l'esito della Relazione peritale, quasi che fosse vincolante.

Abbiamo naturalmente declinato l'invito.

Maria Sicignano - Rocco Pascale

Per chiarimenti e contatti:

081/5159097
3407326976

 

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Racconti e poesie

Aurora

a cura di Antonella Iacoponi

L’aurora mormora fresche melodie,
con mille zufoli di uccelli,
negli occhi chiari splendono poesie:

dipinge l’alba con cera e pastelli;
indossa un bianco manto di seta
e un velo di rugiada tra i capelli,

con labbra di porpora, sorride lieta,
sul seno danza un prezioso monile;
sussurra strofe in lingua segreta,

Poi vola in alto, nel sole dorato,
e sosta sulla guglia del campanile,

per contemplare - gioiosa - il suo operato,
spargendo oovunque aromi di festa:
dona al ruscello uno sguardo incantato…

Le margherite sollevano la testa,
un’ape si posa su una rosa,
un gallo canta ondeggiando la cresta,

l’aurora si tuffa in acqua, dolce e radiosa.

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Riflessioni e critiche

Questa è l'Italia?

a cura di Stefania Doronzo

Salve, sono Stefania Doronzo, sono responsabile e presidente del comitato giovani dell'associazione “Unione Italiana per Ciechi ed Ipovedenti” della BAT sezione provinciale.
Da qualche mese  mi sto occupando di un’iniziativa che coinvolge la nostra categoria di non vedenti e che riguarda l’accessibilità agli spettacoli nei luoghi pubblici pur se organizzati da privati.
In particolare, ciò che noi contestiamo è il vuoto normativo che da sempre caratterizza questo settore. La sua conseguenza più eclatante consiste nel rendere lecita qualsiasi forma di libertà e discrezionalità da parte degli organizzatori i quali, molto spesso, optano per delle modalità di accesso del tutto personali e talvolta davvero prive di umano buon senso.
Può accadere, ad esempio, di dover pagare un solo biglietto per l’indispensabile accompagnatore, o di poter partecipare all’evento con una riduzione o, come purtroppo spesso accade, di arrendersi al pagamento del biglietto per entrambi, subendo a volte in quest’ultimo caso un trattamento diverso rispetto ad altre forme di disabilità.
Si tratta di un copione che ormai purtroppo ci è noto e stranoto.
      Un episodio emblematico è stato quello recente da parte dell’organizzazione che ha promosso il concerto del 21 luglio a Bari di Santana. In quell’occasione, di fronte alla ennesima mal celata indifferenza dell’operatore a cui mi stavo rivolgendo (al quale peraltro non veniva chiesto nient’altro che adempiere al proprio lavoro)  ho preso la decisione di informarlo nei riguardi della battaglia che sto portando avanti con tenacia e determinazione e che sta riscuotendo discreto successo in tutta Italia (ne è la prova la crescente diffusione di adesioni, a tutt’oggi più di duecento, che sta acquisendo la pagina che ho aperto appositamente in facebook per promuovere la mia iniziativa). Di rimando mi è stato risposto che quanto era stato deciso in merito era insindacabile, pertanto ho dovuto pagare il doppio biglietto a fronte del pagamento di uno singolo riservato ad altre forme di disabilità!
Una situazione ancora peggiore si verifica quando l'organizzazione non si preoccupa affatto di rendere ufficiali le sue disposizioni, portando noi non vedenti all’interno di un circolo vizioso in cui siamo costretti a barcamenarci tra la ricerca di un ufficio a cui rivolgerci e valanghe di risposte il più delle volte inconcludenti o poco chiare.

Diventa sempre più evidente, quindi, che ciò  che alimenta la nostra battaglia è il forte desiderio di ottenere una legge che sia uguale per tutti i disabili in merito alla questione dell'accessibilità agli eventi; una legge che metta la parola fine alla  perenne incertezza che oggi regna sovrana e che porta tanti di noi a scegliere la via dell’arrendevolezza perché demotivati dagli innumerevoli ostacoli di cui è disseminato il percorso decisamente più arduo verso una partecipazione attiva alla vita sociale.
Auspico altresì, in attesa di una normativa a carattere nazionale, una maggiore sensibilità da parte delle istituzioni locali, concessionarie di spazi e luoghi pubblici ad organizzatori di eventi culturali come spettacoli, concerti, manifestazioni sportive ecc…, affinchè intervengano con provvedimenti volti a circoscrivere o limitare  la sopra  lamentata discrezionalità..
Occorre ricordare a tutte le organizzazioni il fatto che disabile non è solo chi va in carrozzella, disabile non è solo chi ha capacità diverse da quelle comuni, ma disabile è un mondo da scoprire, è un mondo che può donare tanto alla società, la stessa che dovrebbe farsi portavoce dei bisogni di tutti i cittadini soprattutto dei più disagiati.
Penso dunque che sia arrivato il momento di puntare anche in questo settore alla trasparenza e a norme dignitose per noi disabili che finalmente ci permettano di avvicinarci alla cultura, perchè solo una cultura  accessibile a tutti è una cultura che ha valore.

 

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Satira

Per ridere un pò

a cura di Giuseppe Lurgio

Salve a tutti!Eccomi di nuovo quì a proporvi una nuova selezione di barzellette già lette ma sicuramente belle da rileggere!
Buona lettura e naturalmente buon divertimento!

1)

Dal dottore.

.............
Il dottore dopo aver visitato in modo completo il paziente sentenzia: "Non capisco la causa del suo disturbo; per me e' tutta colpa del bere". E il paziente: "In tal caso tornero' quando sara' sobrio".

2)

Cintura.

Pierino dice a un amico: "Sai che mio padre mi picchia con la cintura dei pantaloni? Mia madre vorrebbe difendermi, ma non ci riesce!... "E perché?" "Perché è impegnata a reggere i calzoni a papà!"

3)

Inserzione.
.........
Un pasticciere genovese mette un'inserzione per cercare una commessa per il suo negozio. Telefona una tizia e lui le chiede: "Sei novizia o esperta?".
E lei: "Diabetica". "Bene, assunta".

4)

Oroscopo.

..........
Una domenica mattina Leonardo vede il suo amico Fulgenzio, appassionato pescatore e gli chiede: "Fulgenzio, perché non sei andato a pesca quest'oggi?".
"Perché tanto non avrei preso niente". "Come fai a saperlo?". "Ho letto l'oroscopo di oggi che diceva:"Giornata fortunata per i pesci"".

5)

Preside.

7:30 di mattina, appena alzati:
- Mamma... oggi non ho proprio voglia di andare a scuola...
tutti mi insultano, mi prendono in giro, mi dicono le parolacce...
- Su, su, lo sai che devi andarci: primo perche' ci vanno tutti, secondo perche' sei il PRESIDE!

6)

Superstizione.

Un tizio conosce una ragazza e se la porta in camera. Mentre lei si spoglia, le chiede per curiosita': "Quanti anni hai?". "Tredici". "Rivestiti e vattene!".Arrabiatissima la ragazza si veste, ma prima di uscire dice: "Mai visto uno cosi' superstizioso!".

7)

Topolini.

Due topolini vanno al cinema e chiedono alla cassiera:
- C'e' tanta gente?
- Mah... quattro gatti!
Ed i topolini.... viaviaviaviavia!

8)

Tra ragazzini.
.........
Un ragazzino racconta ad un amico della sua famiglia:
-Il mio bisnonno ha combattuto contro Napoleone... mio nonno ha combattuto contro gli inglesi... mio padre ha combattuto contro gli americani e mio zio contro i Russi...
L'amico commenta:
-Sembra proprio che la tua famiglia non riesca ad andare d'accordo con nessuno!

9)

Tradimento.

Il marito rincasa e trova un uomo nudo in camera da letto. "Che cosa ci fa lei qui?" sbraita infuriato il marito. "No, guardi, le spiego. L'apparenza inganna!
- replica l'altro - Io ero a letto con la signora del piano di sopra. Il marito e' rientrato prima del previsto ed io sono fuggito dal balcone cosi' come ero. Sua moglie mi ha fatto entrare e... io mi sono trovato qui... cosi'". "Ah, quand'e' cosi'..." si calma l'uomo e fa restare a cena lo sconosciuto, gli presta un vestito, rimangono li' dopocena... Nel cuore della notte, il marito si sveglia e salta addosso alla moglie insultandola e riempendola di botte. "Ma caro, che fai?". "Che faccio? Noi abitiamo all'ultimo piano!"

10)

...........
Autolesionismo.

Due vipere si incontrano, una dice all'altra:
"Scusa, cara, ma noi sssiamo vellennosssse velenossssse??" "Sì, ssssiamo velenossssssse velenosssssse..." "Ma velenosssssse velenossssse velenossssssse che possiamo uccidere??" "Certo che possssiamo uccidere... ma perchè me lo chiedi??" "Mi sssono morsssssicata la lingua..."

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