Giovani del 2000

Giovani del 2000

Informazione per i giovani del III millennio

ANNO XXIII numero II (81) giugno 2021

Direttore
Alessandra Delle Fave
Vice Direttore
Maurizio Martini
Capo Redattore
Mario Lorenzini
Redattori
Massimiliano Matteoni
Luigi Palmieri
Giuseppe Lurgio
Sito web
Mario Lorenzini
sede
via Leonardo Fibonacci 5, 50131
Firenze (FI)
Telefono e fax 055 580523
E-Mail redazione@gio2000.it
Sito internet www.gio2000.it
Tipologia: periodico trimestrale
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4197 del 26.06.2000

Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo articolista.

Rubriche


In questo numero:

Editoriale
Il punto della situazione di Mario Lorenzini
Cucina
YOGURT e dintorni di Giuseppe Lurgio
Cultura
160 anni di disunità d’Italia, De Amicis punto dal fato di Loreto Giovannone
SCIENZA E SCIENTISMO (dalla pellagra al covid) di Loreto Giovannone
La politica, questa sconosciuta di Stefania Doronzo
Il ritrovamento della fanciulla di epoca imperiale (aprile 1485) di Stefano Pellicanò
La cherofobia: paura irrazionale della felicità di Di SUBLIMEN
GAJA SCIENZA di Alessio Begliomini
Informatica
Aggiornamenti Microsoft inevitabili (purtroppo) con cui convivere di Mario Lorenzini
Medicina
Cibi e abbronzatura di Rossana Badaschi
Allarme Fertilità - il parere del Dott. Luigi Montano di Giuseppe Lurgio
Adiposità localizzate: eliminarle senza bisturi di Anadela Serra Visconti
COME DIFENDERCI DAL CALDO? 10 CONSIGLI PER RINFRESCARE LA PELLE, IL CORPO E LA MENTE di Anadela Serra Visconti
Novità in Farmacopea: XX parte di Stefano Pellicanò
Novità in Medicina: XX parte di Stefano Pellicanò
Novità in Sanità Pubblica: IX parte (XI) di Stefano Pellicanò
Racconti e poesia
In presenza di Antonella Iacoponi
Oltrarno, settembre 1978 di Patrizia Carlotti
I buoi di Giuseppe Furci
Una giornata emozionante di Annamaria Antonelli
Riflessioni e critiche
Il bullismo silenziato. Violenza contro i fanciulli napoletani. di Massimiliano Verde
Ministero della disabilità, è utile o… discrimina? di Mariateresa Montanaro
Congetture apocalittiche di Annalisa Conte
Sul comportamento di D.M.C. Shop Spa di Stefano Pellicanò
Sui corrieri sicuri e veloci di Mario Lorenzini
La mia esperienza di guardia giurata di Bartolomeo Pelikan
Tempo libero
Messico e Guatemala, il regno dei Maya di Gianfranco Pepe
Per sorridere un pò di Giuseppe Lurgio
Libri
Titolo: “Chronicon Umpsariense (Historia Medioevale)” di Stefano Pellicanò
Racconto “Ho vissuto la paura”
Comunicati
Aggiornamenti da “La girobussola” di Paolo e il team Girobussola

Editoriale

Il punto della situazione. Ne siamo fuori?

di Mario Lorenzini

Forse è arrivato il momento di farlo. Tirare le somme di questo lunghissimo ed estenuante anno. Siamo, in effetti, ben oltre 365 giorni dai primi casi di COVID-19. Che cosa è cambiato? Fuori e poi dentro di noi. Un tira e molla di morte e contagi. Privazioni come la libertà di spostamento, la possibilità di tenere aperte attività non ritenute essenziali o sicure, come bar, ristoranti, alberghi; e poi ancora piscine, palestre, SPA e altre ce ne sarebbero. Giunti sin qui, ognuno di noi si sarà fatto un’idea sulla gravità del problema, persistente sì o forse poco efficacemente combattuto. Un male troppo grande per essere vinto, almeno in tempi ridotti e senza conseguenze? O si poteva fare meglio? Certamente, da quando questa epidemia iniziale è stata dichiarata pandemia, le cose hanno assunto una conformazione unica perché, diciamocelo, una patologia a livello globale, non capita tutti i giorni. Ma chi, in definitiva, avrebbe potuto fare la differenza? Non di certo le persone comuni, ancora oggi incolpate di “assembrarsi” per godere di quella naturalità quotidiana come respirare a pieni polmoni in spazi aperti e intrattenersi un paio di minuti piacevolmente con altre persone. Le informazioni necessarie a combattere il virus sono giunte in ritardo o addirittura taciute. Gli interventi del governo sono stati tardivi, dispensati col contagocce. Su questi fatti inconfutabili siamo tutti concordi. Responsabilità rimpallate tra ministri e virologi. La politica e la medicina hanno creato non poca confusione. Il piano pandemico, ormai obsoleto, non ha arginato la proliferazione dell’infezione. siamo stati reclusi da misure drastiche quali il lockdown e il coprifuoco, che abbiamo dovuto, obtorto collo, subire. Abbiamo riposto la nostra fiducia negli Dei dell’Olimpo, i nostri politici ai vertici non solo dell’Italia ma anche dell’Europa, I nostri medici di famiglia e le grandi industrie farmaceutiche che stanno ora diffondendo il vaccino. C’è stata leggerezza nell’affrontare in principio questo virus. Scarse le notizie, sia agli alti vertici, sia diffuse ai comuni cittadini. Complice un piano pandemico obsoleto, che ci ha colti impreparati. Come sempre, le aspettative riposte nelle istituzioni sono state superiori a quanto ottenuto. La lenta macchina burocratica, impastata nei suoi intrallazzi di inutilità (vedi banchi a rotelle o le primule di Arcuri, ecc.) ha sprecato risorse e rallentato ogni intervento atto a debellare questo corona virus. Sorda e muta complice di questo comportamento è la verità, che si è negata finora su svariati temi. E ora a noi, i nostri contenuti. Tra gli articoli che ci mostrano evidenze storiche non note ai più, vi invito a leggere quelli di Loreto Giovannone. E non mancheranno spunti nella sezione riflessioni e critiche per confrontarsi con esperienze personali. Il nostro giornale, per fortuna, non è fatto solo di pandemia. Buona lettura.


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Cucina

YOGURT e dintorni

di Giuseppe Lurgio

Lo yogurt, ne sappiamo abbastanza? Un alimento oggi molto consumato e apprezzato ma che ha origini antichissime. Il suo nome deriva dalla parola turca yoður, letteralmente mescolare. Sulle origini dello yogurt non si hanno notizie certe. È probabile che sia nato per errore. Del latte dimenticato da un pastore in un otre di pelle e venuto a contatto con qualche fonte di calore: probabilmente è così che l'uomo ha scoperto lo yogurt. Si ritiene che siano state le popolazioni bulgare e proto-bulgare a diffonderlo. In seguito ai contatti culturali ed alle migrazioni dei popoli che già lo usavano presso di loro. L'uso dello yogurt si diffuse presto in tutto l'Occidente fra i fenici, i greci, gli egizi ed i romani. Il noto medico ellenico Galeno, vissuto nel II secolo d.C. descrive le eccezionali azioni benefiche dello yogurt sull'intestino e sul fegato. L'opera di diffusione continuò, al contempo, in Oriente: se ne trova traccia nelle novelle de Le mille e una notte, d'uso diffuso, quindi, anche fra gli Arabi. Ancora compare del latte fermentato nelle cronache dei Crociati e la leggenda vuole che Francesco I di Francia debba una prodigiosa guarigione a una cura a base di Yogurt prescrittagli da un medico ebreo di Costantinopoli. Lo yogurt incontrò un eccezionale successo anche in India: infatti negli antichi testi ayurveda, lo yogurt è citato come simbolo di alimentazione sana e ancora oggi costituisce uno dei principali alimenti della dieta locale. I Mongoli furono grandi estimatori dello yogurt, ritenendolo un alimento fondamentale per il sostentamento, la forza fisica e la bellezza del corpo. A proposito di questa passione per lo yogurt si racconta una leggenda che vede protagonisti Gengis Khan e il suo corriere. Quest'ultimo, impegnato in una lunga traversata nelle steppe, fece sosta in un villaggio. Qui un nemico gli riempì una borraccia di latte, anziché di acqua, pensando che il latte si sarebbe guastato durante il tragitto e che il corriere avrebbe patito la sete e non sarebbe riuscito ad arrivare da Gengis Khan. Tuttavia, il tranello ebbe esito opposto: il corriere, bevendo il latte ormai fermentato, ne ricavò l'energia necessaria per arrivare sano e salvo a destinazione. Ma lasciando le leggende vediamo effettivamente perché lo yogurt fa tanto bene al nostro organismo. Raccomandato anche per il corretto funzionamento dell'apparato digerente grazie alla presenza di fermenti lattici vivi e la sua base, essenzialmente acida, con importanti presenze del complesso vitaminico "B", permettono allo yogurt di svolgere una importante azione regolatrice dell'intestino. Lo yogurt è un derivato diretto del latte e, di questo, conserva la complessità e la ricchezza dei componenti, ma è di gran lunga più digeribile. Lo yogurt è ricco di sali minerali, in modo particolare di calcio, che, in forma di lattato di calcio, resta a lungo nel nostro intestino, aumentandone sensibilmente il potere di assimilazione dei cibi. Questa caratteristica rende lo yogurt particolarmente indicato per l'alimentazione dei bambini, degli anziani, dei convalescenti, e di tutte quelle persone che soffrono di problemi digestivi. Chi ha dato allo yogurt una grandissima fama è stato il microbiologo russo Ilya Ilyich Metchnikov, ricercatore dell'Istituto Pasteur, che fu il primo a studiarlo in laboratorio per cercare di scoprire il segreto della longevità delle popolazioni bulgare che ne facevano largo consumo. Fu lui il primo a isolare il Lactobacillus bulgaricus, uno dei batteri responsabili della fermentazione del latte. E lo yogurt gli valse un Premio Nobel per la Medicina nel 1908. Egli giunse alla conclusione che "gli uccelli vivono più a lungo dei mammiferi poiché questi ultimi hanno il colon". Proprio in questa parte terminale dell'intestino si sviluppano una moltitudine di batteri nocivi, che con il passare degli anni causano gravi malattie, che abbreviano drasticamente la vita dell'uomo. Secondo Metchnikov l'alimentazione normale dell'uomo "avvelena lentamente il corpo indebolendone la resistenza; questo processo di avvelenamento si verifica più rapidamente se il soggetto mangia molta carne e fa poco movimento". Forte di queste convinzioni lo studioso dichiarò che "si può tenere l'intestino sgombro da batteri nocivi ed in condizioni sane con un uso costante e regolare di yogurt o di altri tipi di latte acido"; sostenendo addirittura che una persona "che si fosse nutrita regolarmente di yogurt avrebbe potuto vivere felicemente fino e oltre 150 anni". Poi nel 1964, un'équipe di medici americani riferì di alcuni studi che associavano l'uso di latte fermentato alla prevenzione delle malattie alle coronarie, in relazione a ricerche effettuate sull'alimentazione del popolo Masai. Queste tribù, che presentavano un basso livello di colesterolo nel sangue, seguivano una dieta basata sul consumo regolare di latte fermentato. Tale preparato era ottenuto da determinati ceppi batterici cpaci di sviluppare un benefico processo di fermentazione che avrebbe condotto, secondo la teoria dei ricercatori, all'accumulo di n metabolita indicato come AMF (Anticholesteremic Milk Factor) caratterizzato da un'azione ipocolesterolemica. Oggi sappiamo che una buona quantità di "microrganismi probiotici", sono in grado, una volta ingeriti, di esercitare funzioni benefiche per l'uomo. Essi si trovano - nello yogurt, naturalmente. La materia prima e' il latte, che i fermenti lattici vivi fanno fermentare e coagulare ad una temperatura tra i 42 ed i 45 gradi. I fermenti hanno una buona influenza sulla flora batterica intestinale, impedendo la proliferazione di microrganismi dannosi come già detto prima. Per avere reali benefici, il numero dei fermenti vivi deve restare elevato. Percio', lo yogurt va mantenuto in frigorifero a quattro gradi e consumato prima della scadenza. Il valore nutrizionale dello yogurt, come per tutti i derivati del latte, e' quello dei nutrienti della materia prima di partenza. Tra questi, proteine, zuccheri (lattosio), acidi grassi, specie i piu' digeribili, calcio, fosforo ed importanti vitamine. Altra virtù: lo yogurt non ha controindicazione, in genere, per chi normalmente soffre di intolleranza al latte. I fermenti lattici, infatti, ne migliorano la digeribilita', e potenziano indirettamente le difese immunitarie. Il latte crudo, di partenza, deve avere caratteristiche particolari: anzitutto, deve essere privo di sostanze che inibiscano lo sviluppo dei fermenti lattici. Quindi, niente antibiotici ne' disinfettanti. Secondo la legge, inoltre, lo yogurt: * non può essere addizionato con latte in polvere; * non deve essere ottenuto con impiego di addensanti, gelicanti e stabilizzanti; * può essere prodotto in forma liquida e nelle tipologie: intero, parzialmente scremato, magro. Ora vediamo un pò quale yogurt scegliere. D'estate se ne fa un gran consumo anche perchè si praticano le diete, e da un po' di tempo è stato promosso come alimento probiotico (cioè che "aiuta la vita") è salutare. Nel mondo ne esistono ben 25 tipi tra cui il Kephyr del Caucaso, fatto con batteri e lieviti; il Biokis cecoslovacco, ricavato da altri acidi lattici; lo Gioddu sardo, che è uno yogurt leggermente alcoolico; il Kumiss dei Calmucchi, preparato con latte di cavalla; eccetera. Questi yogurt variano per i microrganismi impiegati o per le modalità di preparazione, ma tutti fanno bene. Ma è importante specificare che circolano anche semplici latti fermentati e sterilizzati senza i lattobacilli che contraddistinguono il vero yogurt che non sono certo dannosi ma che non assolvono ai compiti dello yogurt vero e proprio. In Italia una persona su dieci non digerisce il latte per intolleranza al lattosio, uno zucchero naturalmente presente nel latte. Le stesse persone, però, digeriscono perfettamente lo yogurt grazie a due specie di microbi presenti naturalmente nel latte chiamati Streptococcus thermophilus e Lactobacillus bulgaricus. Essi per sviluppare un potere benefico devono essere intorno a un determinato numero. In Italia non c'è una legge che ne determina il numero. ma in base ad alcune direttive del ministero della Sanità, i fermenti lattici vivi e vitali devono essere almeno cento milioni per grammo alla produzione e un milione al consumo. Secondo le normative. fino alla data di scadenza, lo yogurt dovrebbe avere dieci milioni per grammo di lattobacilli vivi. La differenza tra la quantità minima prescritta al momento della produzione e del consumo ha una ragione: più tempo passa e più i lattobacilli diminuiscono, fino a scomparire. Quindi, la prima regola per acquistare un prodotto ricco di fermenti è preferire una data di scadenza il più possibile lontana. Inoltre, si può capire dal sapore se uno yogurt contiene molti batteri vivi, sostiene l'Unione consumatori: se è notevolmente acido, significa che i lattobacilli sono di meno. Se invece il sapore è più dolce, vale il ragionamento inverso. Purtroppo, anche questa non è una regola tassativa, perché, a volte il gusto potrebbe dipendere da un diverso mix dei ceppi di lattobacilli. In Europa, le prime commercializzazioni dello yogurt avvengono dopo la Seconda Guerra Mondiale e da allora, tramite lavorazioni sempre più specifiche ed elaborate, assumerà caratteristiche in grado di rispondere alle più svariate esigenze in termini nutritivi, dietetici, curativi e di piacevolezza per il palato. Qui di seguito riporto quelle tipologie di uso più comune. * Yogurt intero bianco: è sicuramente il migliore di tutti dal punto di vista nutrizionale, anche se la risposta da parte dei consumatori non è delle migliori, in quanto si preferiscono prodotti più dolci e gustosi. A questo però si può sopperire aggiungendo allo yogurt della frutta fresca, del miele, marmellata dietetica, fruttosio. * Yogurt magro bianco: ha un tenore di grassi inferiore all'1% (di solito lo 0.1%), ma sazia meno rispetto allo yogurt intero. * Yogurt alla frutta: è generalmente addizionato con zucchero, può essere magro o intero, ed è sicuramente più gustoso, il che ne aumenta notevolmente l'appetibilità, ma anche le calorie; * Yogurt fage total: è uno yogurt greco, molto cremoso e compatto e si trova facilmente nei grossi supermercati. Quello magro, chiamato Total 0%, nonostante non contenga grassi, ha un potere saziante notevole. Lo yogurt intero o alcune varietà di yogurt magro. compreso quello greco come detto sopra. hanno un indice di sazietà assai elevato, per cui sono molto indicati per essere inseriti in diete ipocaloriche. Da evitare, invece, i tradizionali yogurt da bere o quelli magri eccessivamente liquidi che hanno un indice di sazietà piuttosto basso: sono poco calorici, ma, saziando di meno, si finisce per assumerne di più. Una piccola curiosità, quando lo yogurt è lasciato scolare del suo contenuto di siero, quello che ne risulta è un formaggio di yogurt solido e denso, che nella cucina indiana è chiamato dehin. Un'altra curiosità, lo yogurt si sta rivelando un vero e proprio toccasana per la salute del nostro corpo. Oltre a prevenire disturbi digestivi ed osteoporosi, terrebbe lontane, secondo alcuni ricercatori americani, anche la "candida" ed altre infezioni vaginali da funghi, svolgendo un'azione, sia preventiva che terapeutica. Milioni di donne sono afflitte da questi fastidiosi problemi ginecologici, ma nessun farmaco finora si è dimostrato in grado di guarirle definitivamente. Lo yogurt, invece, assunto regolarmente (250 grammi al giorno), ha raggiunto buoni risultati. Restano, comunque, ancora poco chiari i meccanismi biochimici in azione. Altra curiosità, lo yogurt usato in cosmetica. 1. Tonico per il viso. Spalmate il viso con yogurt intero, aspettate almeno quindici minuti prima di togliere la maschera, risciacquando con abbondante acqua tiepida. 2. Struccante Toglietevi il trucco con dello yogurt intero e del cotone idrofilo. Ma ora passiamo invece alla preparazione casalinga dello yogurt. Con poche accortezze si può ottenere un yogurt veramente buono e salutare con un risparmio economico non trascurabile. Vi illustrerò due modi.il primo richiede un po’ di attenzione in più riguardo la temperatura mentre il secondo e più facile e comodo ma richiede l'acquisto di un elettrodomestico chiamato proprio "yogurtiera" che tra l'altro ha un costo modestissimo che si aggira intorno alle 20 euro. Per preparare lo yogurt in casa senza la yogurtiera potete utilizzare un thermos abbastanza capiente. Fate scaldare senza farlo bollire un litro di latte, UHT, ovvero pastorizzato senza portarlo ad ebollizione; poi lasciatelo raffreddare, lentamente coperto da un panno pulito per evitare contaminazioni. Quando la temperatura ha raggiunto i quaranta - quarantacinque gradi circa (potete usare un termometro alimentare). aggiungete al latte mezzo vasetto di yogurt o i fermenti lattici comprati in farmacia, (specificate che servono per fare lo yogurt). La cosa importante e mischiare bene e con delicatezza assicurandosi che non ci sono grumi, il latte con lo yogurt Se si vuole usare latte fresco o appena munto bisogna portarlo a ebollizione per circa un minuto. poi versate il tutto nel thermos, oppure in un vasetto grande se non si ha a disposizione un thermos. Avvolgete con un panno di lana il vasetto e tenetelo vicino ad una fonte di calore costante come ad esempio un calorifero Un altro metodo consiste anche nel mettere in forno spento il vasetto con lo yogurt sempre avvolto nel panno caldo ma inserire nel forno una lampadina accesa da almeno 50 watt tramite un filo inserito in una presa di corrente all'esterno del forno. Lasciatelo così per circa 10 o 12 ore, poi fatelo raffreddare ed infine mettetelo in frigorifero. Il vostro yogurt vi durerà circa una settimana. Ricordate sempre di lasciarne da parte un mezzo vasettino come "madre" per la prossima preparazione. Le prime volte il risultato non sarà forse sorprendente perché le colonie di lactobacilli devono stabilizzarsi. ma vedrete che già al terzo tentativo noterete grandi miglioramenti! La cosa più importante in assoluto e usare la massima igiene sterilizzando ogni volta i vasetti e gli utensili che vi servono alla preparazione. Se volete dare al vostro yogurt un sapore particolare usate pure frutta come fragole frullate o banane o cacao caffè solubile o altro tipo di frutta usando queste proporzioni. Diminuire di 200 grammi il latte e aggiungere 200 grammi di frutta frullata o ben schiacciata e inoltre aggiungere circa 100 grammi di zucchero o miele. Naturalmente prima di aggiungere i suddetti ingredienti ricordarsi di lasciare un vasetto detto "madre" che servirà per la prossima volta che farete lo yogurt. Ora vedremo lo yogurt fatto in casa con la yogurtiera. Il procedimento e pressocché uguale a quello fatto senza yogurtiera ma bisogna usare dei vasettini che di solito sono già in dotazione all'utensile. Versate il composto nei vasetti e riponeteli nella yogurtiera. Coprite con il coperchio, attaccate la spina alla corrente e lasciate formare lo yogurt. Ci vorranno circa 10 O 11 ore di tempo. Ricordatevi di posizionare la yogurtiera su una superficie stabile ed immobile, il movimento potrebbe influire negativamente sullo sviluppo dei fermenti lattici. Trascorso il tempo lasciate riposare 1 ora lo yogurt nel frigorifero e poi potrete finalmente gustare il vostro yogurt! I risultati sono eccellenti specie se si usa una yogurtiera che io vi consiglio veramente specie se si è principianti. Bene. ora vi illustrerò un po’ di semplici ricette che prevedono l'uso dello yogurt. Insalata di pollo con yogurt Ingredienti per quattro persone: 400 grammi circa di petto di pollo; 125 grammi di yogurt bianco intero; un litro di brodo vegetale; 100 grammi di provola; due pomodori da insalata; un cetriolo; un finocchio; erba cipollina; un cucchiaino di senape; sale. Preparazione: Sbucciate il cetriolo ed affettatelo; tagliate a dadini di pomodori ben lavati e privati dei semi. Disponete cetriolo e pomodori in un colino cosparsi con poco sale fino e lasciateli perdere l'acqua di vegetazione. Tagliate a dadini la provola. Fate cuocere, per circa quaranta minuti, il petto di pollo nel brodo in ebollizione. Scolatelo, tagliatelo a dadini e lasciatelo raffreddare. Versate in una tazza lo yogurt ed unitevi la senape, l'erba cipollina tritata, il sale e mescolate bene, amalgamando con cura il tutto. Affettate il finocchio e mettetelo in una insalatiera; aggiungetevi il pollo ed il cetriolo con i pomodori e la provola a dadini. Condite quindi con la salsa allo yogurt, mescolate accuratamente l'insalata e servite dopo aver fatto riposare per almeno un quarto d'ora. Insalata allo yogurt Ingredienti per quattro persone: Due cespi di lattuga; un cespo di radicchio; grammi 200 di carote novelle; due finocchi; due pomodori da insalata; una mozzarella bella grande; due uova sode; un vasetto di yogurt bianco; qualche foglia di basilico; un pizzico di origano; sale e pepe bianco. Preparazione: Pulite e lavate con cura tutte le verdure, quindi tagliatele a listarelle. La mozzarella ed i finocchi, a dadini. le carote a rondelline, le uova sgusciate e i pomodori tagliati a spicchi. Disponete gli ingredienti in una capace zuppiera. Spolverizzate con il basilico tritato ed origano. Aggiustate di sale ed aromatizzate con una macinata di pepe. Condite con lo yogurt emescolate delicatamente e servite. Crostini allo yogurt Ingredienti per quattro persone: quattro fette di pane raffermo; quattro pomodori ben maturi; un vasetto di yogurt intero bianco; uno spicchio di aglio; peperoncino; maionese; sale e pepe; basilico; olio di oliva. Preparazione. Lavate i pomodori, scottateli, spellateli, tagliateli a metà e frullateli nel mixer. Aggiungete il peperoncino se lo gradite. il basilico, l'aglio e continuate a frullare. Al composto ottenuto aggiungete mischiando delicatamente lo yogurt e qualche cucchiaino di maionese regolando di sale e di pepe. Tostate ora il pane, ungetelo leggermente di olio, cospargetelo con la salsetta e servite tiepido. Tagliatelle Asparagi e YOGURT Ingredienti per quattro persone: grammi 350 di tagliatelle all'uovo, grammi 200 di asparagi; un mazzetto di rucola; un vasettino di yogurt bianco; grammi 60 di formaggio parmigiano grattugiato; sale e pepe. Preparazione. Pulite bene gli asparagi, ed eliminate la parte più dura. Tagliateli a metà e fate lessare la base (più dura) in una pentola con acqua salata quanto basta, per circa dieci minuti. Dividete le punte degli asparagi in due, per il lungo, e lessatele a parte, sempre in acqua bollente e salata, per tre o quattro minuti circa. Scolatele e tenetele in caldo. Nel frattempo, frullate le basi con la rucola, e lo yogurt, condite la crema ottenuta con una presa di sale, una macinata di pepe, aggiungete il parmigiano e mescolate bene, amalgamando con cura gli ingredienti. Fate lessare la pasta in acqua bollente e salata: scolatela al dente e conditela con la salsa. Date una buona mescolata, guarnite con le punte degli asparagi e servite subito. Riso e Yogurt al sapore di funghi porcini Ingredienti per quattro persone: grammi 400 di riso per risotti; due vasetti di yogurt bianco intero; un litro e mezzo circa di brodo vegetale al gusto di funghi porcini; grammi 30 di burro; una cipolla; prezzemolo tritato finemente; una confezione di porcini secchi. Preparazione: Fate appassire la cipolla precedentemente tritata nel tegame con il burro. Aggiungete il riso, mescolate e fatelo ben tostare. Versate poi nel tegame il brodo bollente e portatelo ad ebollizione. Aggiungete i funghi secchi precedentemente ammollati e sminuzzati finemente in pochissima acqua calda che verserete anche lei nel riso. Girate bene e mettete il coperchio al recipiente e disponetelo in forno, già preriscaldato a temperatura di 175 gradi. Lasciate cuocere per 15 minuti circa. Versate il riso in una zuppiera, aggiungete lo yogurt, il prezzemolo tritato. Date una buona mescolata e servite subito. Maccheroni allo yogurt Ingredienti per quattro persone: grammi 400 di maccheroni tipo maltagliati o penne; grammi 200 di carne di manzo tritata; una cipolla; due vasetti di yogurt bianco intero; brodo quanto basta; uno spicchio di aglio; olio; 30 grammi circa di burro; sale. Preparazione: Tritate finemente la cipolla e fatela rosolare in una casseruola con due cucchiai di olio e trenta grammi di burro, unite la carne e appena sarà rosolata spruzzatela con poco brodo e fatela cuocere a fuoco basso per mezz'ora. Sbucciate e tritate finemente lo spicchio di aglio e mescolatelo allo yogurt. Cuocete la pasta al dente, scolatela, trasferitela in una terrina e conditela con il sugo, versateci sopra lo yogurt e servite dopo aver mischiato bene gli ingredienti. Fagiolini in salsa Yogurt Ingredienti per quattro persone: grammi 450 di fagiolini surgelati o freschi; burro; una cipolla; un ciuffo di prezzemolo; uno spicchio di aglio; due cucchiai di farina bianca; un vasetto di yogurt intero; latte sale. Preparazione: Fate cuocere i fagiolini per cinque minuti in una pentola con abbondante acqua salata in ebollizione. Quindi scolateli bene. In un tegame con 50 grammi di burro, fate appassire a fiamma piuttosto dolce la cipolla affettata al velo, il prezzemolo tritato e l'aglio schiacciato. Aggiungete, mescolando, la farina e lasciatela imbiondire. Versate quindi nel tegame lo yogurt e sei cucchiai di latte. Mescolate e fate cuocere per cinque minuti. Versate infine nel recipiente i fagiolini, amalgamateli alla salsa e continuate la cottura per altri cinque minuti. Serviteli ben caldi. Zucchine in salsetta di yogurt Ingredienti per quattro persone: 700 grammi di zucchine; 120 grammi di yogurt greco; uno spicchio di aglio; un limone; un rametto di menta fresca; un rametto di maggiorana; sale; olio per friggere. Preparazione: Pelate e tritate l'aglio, pulite le foglie di menta e maggiorana, e tritatele finemente. Spremete il limone e filtrate il succo: usatelo per condire lo yogurt insieme ad un pizzico di sale, le erbe tritate e l'aglio. Coprite la salsa e fate riposare in frigorifero per una mezz'ora circa. Lavate accuratamente e spuntate le zucchine, tagliatele a rondelle e fatele friggere, in una padella con abbondante olio fumante per quattro o cinque minuti circa. Raccoglietele quindi con un mestolo bucato e fatele ben sgocciolare su carta assorbente da cucina. Salate infine le zucchine e servitele con la salsa allo yogurt, decorando con foglie di menta e maggiorana intere. Funghi imbiancati Ingredienti per quattro persone: grammi 500 di funghi champignons; grammi 150 di yogurt intero; un bicchiere di latte intero o meglio parzialmente scremato un dado da brodo; un trito di prezzemolo; olio; sale e pepe. Preparazione: Pulite con cura e delicatamente i funghi, quindi tagliateli a fettine sottilissime. Metteteli poi in pentola con lo yogurt, il dado sbriciolato, il latte ed il trito di prezzemolo. Portate il recipiente su fiamma piuttosto dolce, e dopo averr mischiato delicatamente copritelo ermeticamente e fate cuocere per 30 minuti circa. Ritirate infine dal fuoco, aggiustate di sale e lasciate raffreddare. Serviteli freddi, conditi con un filo di olio di oliva ed una generosa macinata di pepe. Pollo Yogurt e noci Ingredienti per quattro persone: grammi 500 di petti di pollo; due bicchieri di brodo di dado vegetale o di carne; grammi 50 di cipolla affettata finemente; un cucchiaino raso di fecola di patate; grammi 60 di gherigli di noci; grammi 80 di yogurt bianco intero; un cucchiaio di olio evo sale e pepe. Preparazione: In un tegame, fate stufare la cipolla con poco brodo senza farla bruciare. Aggiungete quindi la fecola, mescolate bene e stemperate con altro brodo. Aggiustate di sale, aromatizzate con una macinata di pepe, unite i gherigli di noci tritati e il cucchiaio di olio. Rimescolate bene e versate nel recipiente lo yogurt, rimescolate ancora e fate cuocere ancora per pochi istanti. Cuocete ora sulla griglia, dai due lati i petti di pollo, conditeli con la salsa allo yogurt e servite subito. Una variante più veloce ma meno saporita consiste nel cuocere i petti di pollo nel brodo di dado e dopo averli ben scolati condirli come sopra. Merluzzo allo yogurt aromatizzato Ingredienti per quattro persone: grammi 800 di filetti di merluzzo; grammi 150 di yogurt bianco compatto; una cipolla; un cucchiaio di paprika dolce; uno spicchio di aglio; mezzo cucchiaino di zenzero in polvere; un cucchiaino di semi di finocchio; un pezzetto di cannella; un mazzettino di menta tritata; olio di oliva; sale. Preparazione: Versate lo yogurt in una ciotola ed unitevi la cipolla tritata finemente, la paprica, i semi di finocchio, lo zenzero, l'aglio ridotto a fettine e la cannella frantumata grossolanamente. Mescolate bene gli ingredienti, amalgamando con cura il tutto. Versate il composto ottenuto sul pesce, irrorandolo bene e fatelo insaporire in frigorifero per quattro ore. Disponete poi il tutto in una pirofila, condite con una presa di sale ed irrorate con olio di oliva. Passate infine la pirofila in forno, già preriscaldato a temperatura di 180 gradi e fate cuocere per venti minuti. Servite il pesce cosparso di menta tagliuzzata. Salsa allo yogurt E' una salsa estiva, delicata e leggera, che può accompagnare bene ortaggi crudi, patate o carote bollite, carni o pesci lessi. Ingredienti per quattro persone: 250 grammi di yogurt intero; una manciata di capperi; prezzemolo; basilico; aglio; olio extravergine di oliva; sale marino e pepe. Preparazione: Frullate insieme il prezzemolo, l'aglio, i capperi, un filo di olio e due cucchiai di yogurt. Versate il composto ottenuto in una ciotola e, con una frusta, mescolate bene il tutto al resto dello yogurt, aggiungendo una presa di sale, una generosa macinata di pepe e basilico sminuzzato finemente a mano. Mescolate accuratamente il tutto e conservate in frigorifero per qualche ora prima di usarla. Insalata di banane allo Yoghurt Ingredienti per quattro persone: tre cespi di insalata; tre vasetti di yoghurt bianco; tre banane; grammi 100 di zucchero; un bicchierino di brandy. Preparazione: Sbucciate le banane, tagliatele a rondelle e versatele in una insalatiera. Pulite e lavate con cura l'insalata: scolatela bene, tagliuzzatela abbastanza finemente e mettetela con le banane. Versate lo yoghurt in una terrina ed unitevi lo zucchero: sbattete con una forchetta ed aggiungetevi il brandy, amalgamando con cura. Con la salsina così ottenuta, condite l'insalata e mischiate con cura. Mettete l'insalatiera in frigorifero e lasciate raffreddare per almeno un'ora prima di servire. Frutta allo yogurt Ingredienti per 4 persone: due pesche gialle; 4 albicocche; grammi 300 di lamponi; grammi80 di zucchero; il succo di mezzo limone; un vasetto di yogurt cremoso; menta fresca. Preparazione: Lavate bene le pesche e le albicocche, asciugatele con cura e tagliatele a dadini, senza sbucciarle. Raccogliete il tutto in una ciotola, cospargete con lo zucchero e irrorate con il succo del limone. Passate, velocemente, i lamponi sotto l'acqua fresca e scolateli accuratamente. Aggiungeteli alle pesche e alle albicocche, e, con molta delicatezza, mescolate, servendovi di un cucchiaio. Diluite lo yogurt con il succo formatosi nel recipiente che contiene la frutta. Suddividete, quindi, la frutta in quattro coppette e versatevi sopra lo yogurt e qualche fogliolina di menta sminuzzata. Naturalmente potete usare anche altri tipi di frutta ma usando lo stesso criterio. Frittelle allo yogurt Ingredienti per quattro persone: 125 grammi di yogurt; 80 grammi di burro; 60 grammi di zucchero; 50 grammi di uvetta; tre uova; 400 grammi di farina bianca; una bustina di lievito vanigliato; cannella in polvere; olio per friggere. Preparazione. Fate rinvenire per circa mezz'ora, l'uvetta in una ciotola con acqua tiepida. In una terrina, lavorate a crema il burro ammorbidito a temperatura ambiente con lo zucchero, poi incorporatevi le uova, una alla volta, lo yogurt, la farina setacciata con il lievito, la cannella e l'uvetta scolata e strizzata. Mescolate bene, amalgamando accuratamente gli ingredienti. Fate scaldare abbondante olio in una padella per fritti. quindi prendete con il cucchiaio un po di composto e adagiatelo nell'olio bollente. Fate dorare le frittelle da entrambi i lati, quindi scolatele con una paletta forata e riponetele su carta assorbente. Servitele ancora calde,oppure ripassate per pochi minuti in forno caldo. Macedonia di frutta allo Yogurt Ingredienti per quattro persone: una pera; una mela; una banana; una fetta di ananas sciroppata; due cucchiai di ciliege sciroppate; quattro vasetti piccoli di Yogurt; quattro cucchiai di zucchero; due cucchiai di gherigli di noce tritati finemente; il succo di mezzo limone. Preparazione: Tagliate a pezzetti la pera e la mela, a fettine la banana e a dadolini l'ananas. Riunite la frutta in una terrina ed aggiungetevi le ciliege, lo zucchero, i gherigli tritati e il succo di limone. Mescolate il tutto con cura: quindi, unitevi lo Yogurt. Rimescolate nuovamente e mettete la terrina a riposare in frigorifero per almeno un'ora. Infine; dividete la macedonia in coppette e servite. Naturalmente si possono usare anche altri tipi di frutta ma sempre rispettando la procedura sopra indicata. Biscotti di pasta frolla allo yogurt Ingredienti: 300 grammi di farina 150 grammi di zucchero 150 grammi di yogurt alla vaniglia un uovo buccia di un limone un cucchiaino di vaniglia due pizzichi di bicarbonato 80 grammi di gocce di cioccolato Preparazione: Mettete in una ciotola la farina e lo zucchero, dopo aver ben mischiato fate un buco al centro e mettete lo yogurt, l'uovo, la buccia di limone grattugiata, il bicarbonato e la vaniglia. Impastate fino ad ottenere un panetto omogeneo. Poi aggiungete le gocce di cioccolato e fatele distribuire bene nell'impasto. Con le mani leggermente inumidite, formate delle palline e posizionatele su una teglia da forno imburrata. In alternativa, stendete la frolla su un piano e ricavate dei biscotti con varie formine. Infornate a 180 gradi e cuocete per 10-15 minuti. Lasciate raffreddare e servite. Torta allo Yogurt senza pesare Questa torta non richiede l'uso di bilancia ed è pertanto adatta ad essere eseguita da persone con deficit visivo ma va bene anche per chi non ha voglia di mettersi a pesare gli ingredienti. Un altro vantaggio consiste nel fatto che si può usare anche con altri gusti di yogurt,e considerando che ce ne sono tantissimi potete variare ogni volta il sapore! Ingredienti: tre uova; uno yogurt alla banana da grammi 125; due misurini (per misurino si intende la confezione dello yogurt) di zucchero; tre misurini di farina bianca; mezzo misurino di olio di semi; una bustina di lievito (tipo PANEANGELI); burro. Preparazione: Rompete le uova in una terrina e sbattetele con cura magari aiutandovi con lo sbattitore elettrico. Sempre lavorando aggiungetevi lo yogurt, lo zucchero, la farina, l'olio ed il lievito. Amalgamate con cura il tutto. Versate il composto così ottenuto in una teglia imburrata ed infarinata e passate il tutto in forno, già preriscaldato a temperatura di 150 gradi e fate cuocere per 30 minuti circa. Torta con miele e yogurt Ingredienti: 300 grammi di farina bianca; 100 grammi di nocciole tostate; 150 grammi di burro; tre uova; 200 grammi di miele di acacia; 200 grammi di yogurt bianco intero; una bustina di lievito in polvere tipo Paneangeli; un cucchiaino di cannella in polvere; un cucchiaio di zucchero a velo vanigliato per la finitura. Preparazion: Imburrate ed infarinate leggermente una tortiera del diametro di 24 centimetri. Tritate finemente le nocciole, riducendole in polvere. In una terrina lavorate il burro in precedenza ammorbidito a temperatura ambiente, con il miele, mescolando con un cucchiaio di legno; quindi incorporatevi, uno alla volta, le uova leggermente battute con una forchetta. In un'altra terrina, setacciate la farina con il lievito e la cannella, aggiungete le nocciole tritate, mettetevi al centro il composto di burro, miele e uova e mescolate con un cucchiaio di legno, fino ad ottenere un composto omogeneo; unitevi, infine, lo yogurt, amalgamando accuratamente il tutto. Versate l'impasto così ottenuto nella tortiera preparata, distribuendolo in uno strato uniforme, e fate cuocere la torta in forno, già preriscaldato a temperatura di 180 gradi, per un'ora circa. Togliete la torta dal forno e sformatela su un piatto da portata per dolci, fatela raffreddare, quindi cospargetela con zucchero a velo. Torta fredda allo yogurt e caffè Ingredienti: 250 grammi di biscotti secchi; 100 grammi di burro; 3 vasetti di yogurt al caffè (375 grammi circa.); 150 grammi di panna fresca; 2 fogli di gelatina; 60 grammi di zucchero a velo. Preparazione: Sciogliete il burro e amalgamatelo ai biscotti che avrete sbriciolato con il mixer. Create una base, schiacciando con un cucchiaio in una teglia con cerniera apribile, e mettete in frigo 10 minuti. Mettete ad ammollare la gelatina in acqua fredda, quindi scioglietela in pochissima acqua calda e mescolatela allo yogurt. Unite anche lo zucchero, e amalgamate tutto il composto. per ultimo Montate la panna a neve fermissima e unitela delicatamente al resto degli ingredienti. Trasferite la crema ottenuta sulla base di biscotti livellandola bene, e mettete a riposare in frigo un paio d'ore prima di servirla, in modo che si solidifichi. se volete fare prima potete anche metterla in freezer. Potete preparare la torta con qualsiasi tipo di yogurt aromatizzato o alla frutta.


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Cultura

160 anni di disunità d’Italia, De Amicis punto dal fato

di Loreto Giovannone

Cento sessanta anni fa, il 17 marzo 1861 fu dichiarato il Regno d'Italia, l'Unità italiana fu una costruzione politica, raggiunta con la violenza militare, la corruzione, le cospirazioni dei moti carbonari diretti e controllati della massoneria. Unità priva dei presupposti essenziali: la coscienza unitaria e la comune identità degli stati preunitari, dei sudditi delle monarchie della penisola. Con la farsa del Plebiscito e la mancata volontà politica alla Unità nazionale dei 7 stati preunitari, mancarono la volontà popolare e buona parte del ceto borghese. Il Regno Due Sicilie, sotto la dinastia Borbone fu invaso militarmente ed annesso con la forza militare e l'imposizione di una dittatura repressiva politico-amministrativa. La farsa del plebiscito e il solo 2% degli elettori per censo sono storicamente accertati e con essi la rivoluzione assolutista borghese. Alla maggioranza degli italici fu imposto uno stato centrale e di appartenere a un'unica nazione senza la coscienza di appartenervi. Propaganda del nuovo regime dopo il 1880. Dopo 20 anni di feroce regime militare e polizia, con la fortissima crisi economica effetto della rapacità liberale, con il pauperismo e la distruzione dello stato sociale, con il fallimento delle politiche fiscali e finanziarie liberali per l'asfissiante tassazione, con l'invasione negli apparati di governo di fedelissimi funzionari e burocrazia sabauda, l'azione di conquista fu spostata alla persuasione nell'insegnamento nelle scuole, nella stampa, nelle riviste, nella letteratura, in ogni forma possibile di propaganda. Il regime Sabaudo-piemontese attuò la strategia della propaganda di regime in ogni strato sociale, in ogni forma di comunicazione. Scopo perseguito la falsa costruzione ideologica della patria-nazione degli eroici liberali risorgimentali, infine imporre alle classi popolari il mito della nazione con unica lingua e cultura. A questo scopo furono inventate e propagandate due opere: la favola massonica "le avventure di Pinocchio" di Carlo Lorenzini, il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, iscritto alla massoneria nella loggia Concordia di Montevideo. Pochi sanno che a De Amicis il destino personale e familiare gli riservasse una punizione esemplare e definitiva senz'appello. Pochi sanno che all'autore del libro "Cuore", opera spacciata per i modelli educativi fasulli di patria, famiglia, dovere, infarcita di spunti morali attorno ai risorgimentali miti artefatti e patriottici, un libro di forte ispirazione massonica dove l'assenza del cattolicesimo, cultura dominante degli italiani, viene sostituita con la religione laica della triade Patria, Chiesa, Stato. A. De Amicis, partito da giovane come scrittore propagandista militare, subito perdente con la sconfitta di Custoza, la vita reale riservò una punizione esemplare per la sua artefatta propaganda da libro "Cuore". Lo scrittore ben rappresenta la parabola dell'idealista risorgimentale che non prese mai contatto con la propria realtà, al contrario degli sbandierati ideali, famiglia, dovere, patria, De Amicis fu travolto nelle vicende familiari dall'inesorabile fallimento di continui screzi domestici con la moglie Teresa Boassi, che aveva sposato nel 1875. In casa c'erano frequenti liti furibonde e violente, è chiaro che in casa De Amicis non albergavano le oleografiche e melense figure retoriche della sua narrativa. Tra marito e moglie si scatenavano spesso delle liti accese, che contribuirono probabilmente al suicidio del figlio maggiore Furio. Questi si sparò nel novembre 1898 un colpo di pistola presso una panchina del parco del Valentino. L'altro figlio, Ugo, si allontanò dall'insopportabile clima di casa De Amicis ritirandosi nella solitudine in montagna. L'unico figlio rimasto, Ugo, avvocato, sposò Vittoria Bonifetti, non ebbero figli; morì nel 1962 e sua moglie Vittoria nel 1971. L'eredità dei De Amicis (più di due miliardi di lire nel 1984), che doveva essere destinata sia al Comune di Torino che a borse di studio per studenti poveri, sparì misteriosamente dai conti correnti sul finire degli anni sessanta affondando nelle cause legali. Ottantatre sterline d'oro, "lo sterco del diavolo", al comune di Torino - Ottantatrè sterline d'oro. All' incirca 12 milioni e mezzo. È quanto resta nella cassetta di sicurezza del Banco di Roma di Lugano del "tesoro" di Edmondo De Amicis, l'autore di "Cuore". Lo ha accertato ieri pomeriggio in Svizzera Maurizio Mancini, l'assessore legale del Comune di Torino che dello scrittore è l'erede universale. Il "giallo" dei diritti d' autore di "Cuore" finirà dunque con ogni probabilità in mano ai magistrati a cui il Comune aveva già preannunciato di voler presentare una denuncia. Sarebbero infatti scomparsi gli oltre tre miliardi di diritti d' autore depositati in Svizzera dal figlio di De Amicis, Ugo, morto nel ' 62 che a sua volta aveva lasciato erede la moglie con l'impegno di destinare alla sua morte ogni bene di famiglia al Comune di Torino per la costruzione di borse di studio per bambini poveri. Al Comune andò nel ' 69 circa mezzo miliardo, vale a dire l'intero patrimonio italiano. Ma di quello misteriosamente depositato in Svizzera neanche una lira. La vicenda è venuta alla luce nelle settimane scorse in seguito all' esposto di una erede dei parenti della moglie di Ugo De Amicis. (https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/11/22/ecco-il-tesoro-di-de-amicis-83.html) La nemesi colse De Amicis da vivo e da morto. In conclusione da questa vicenda emergono almeno tre considerazioni che conducono ad un destino ineluttabile, una nemesi che travolge inesorabilmente attraverso le alterne vicende della storia, la rivincita del fato che colpì chi s'era prestato ad oscurare la reale condizione dei minori e la tratta dei bambini del sud, nell'Italia post Unitaria. Dunque tre considerazioni: 1) Il frutto dell'influenza pesantissima della massoneria inglese nell'Unità italica sembrerebbe venuta alla luce e svelare la paga per la propaganda del regime imposto in Italia da Albione e dal monarca della Savoia. 2) Il 'tesoro' di De Amicis 83 sterline d'oro, e i diritti d'autore di oltre tre miliardi di lire nascosto nelle banche elvetiche se ne andò inesorabilmente in fumo per altre vie e beffando gli eredi possessori. 3) La parabola dei valori astratti ed ingannevoli della propaganda del Risorgimento che oscurarono e cancellarono la realtà si chiude sulla vicenda familiare di De Amicis. Il fato ristabilì l'equilibrio della falsata verità del libro Cuore che contribuì a nascondere la disumana condizione dei minori nel Risorgimento. La realtà travolse l'artefice dell'illusione e la sua paga che, come denaro maledetto, svelò l'inganno e andò in fumo. La condizione dei minori dopo l'Unità d'Italia. Le immediate vittime non riconosciute delle guerre sono i minori, con le stragi e la guerra civile al sud, il Risorgimento ha lasciato una lunga scia di crimini impuniti contro l'uomo ma soprattutto contro i minori. Le politiche liberiste post unitarie moltiplicarono e perfezionarono i crimini contro i minori. Anche se le gravissime conseguenze furono estese ben oltre 70 anni dopo il 1860 qui riportiamo due testimonianze storiche dell'immediato post unità, la prima per l'interno la seconda per l'estero. La prima testimonianza degli effetti devastanti sui minori delle politiche liberali dei padri fondatori della patria la diede il giornale fiorentino Lo Zenzero nel numero del 4 luglio 1862, l'articolo Pauperismo descrive lo sfruttamento sessuale per le vie centrali di Firenze. Vogliamo solo oggi accomunare ad una delle tante conseguenze che derivano, e che più di tutto ci sembra dover richiamare su di essa l’attenzione del governo, scongiurandolo a provvedere prontamente e seriamente perché questione di pubblica moralità. Noi vediamo per le vie di Firenze, aggirarsi oziosi, fanciulli d’ogni sesso, d’ogni età fino ha 10:12 anni: noi li vediamo nei caffè, nei pubblici luoghi. L'articolista è preoccupato della sola pubblica morale, prosegue descrivendo tutta la gravità di quanto accade ai minori per le strade del centro, spinti dalla miseria e inutilmente chiedano al loro genitori un tozzo di pane altro mezzo non abbiano per vivere che questuando per la città o trar guadagno dal piccolo commercio che sembra facciano di fiammiferi o da altro infatti noi li vediamo stendere la loro mano, ossivvero offrire in vendita i loro articoli. I cittadini fiorentini hanno due reazioni, I primi non hanno in generale, che uno sguardo di compassione (non diciamo ciò per far torto alla carità cittadina) i secondi non hanno che un rifiuto alla loro offerta. Ma è con il calare della sera che avviene il peggiore dei commerci Entrate come essi, nei pubblici luoghi, osservate per il momento una giovanetta di otto o 10 anni dal fare svelto e di cui labbri sono sfiorati di un malizioso sorriso che si avvicina ad alcuni al quale è in grado conoscere ciò che è proprio dell’uomo, ciò che è proprio alla bestia. Avvicinatevi, e voi direte facilmente ciò che egli dice, quello che essa farà perché con lui non si sarà dato nemmeno pensiero di abbassare alcun po’ con la voce, né di celare i propri atti, senza pensare che i piccoli compagni della tradita fanciulla sono lì presso che odono le di lui scellerate proposte, Che vedono come si facilmente si ottenga il poco denaro che egli le ha dato in compenso, perché soddisfi a un vizio che il pudore, la natura, vieta e ripugna di non minare. Così fra loro o testimoni o consapevoli del fatto, questi fanciulli perduti pubblicamente pronunziano sozze e riprovevoli parole, si eccitano fra loro seguirne l’esempio. La comunità fiorentina ha bambini alla prostituzione nelle strade ma per l'editorialista il problema è la voce alta e la mancanza di pudore, il vizio anzitempo di bambine tra gli 8 e 10 anni. Ma è ancora piu sorprendente il disarmante, bieco moralismo conclusivo dell'articolo. Fatte adulte quelle fanciulle, datesi al vizio anzitempo, fatto mercato del proprio onore, dipoi non hanno altra prospettiva che di aumentare il numero delle pubbliche donne, e fra esse pensando a questa loro condizione in cui le gettò solo la miseria, viveranno di una vita infelice, più trista di quelle delle altre, spintevi dal proprio fallo o da naturale istinto, e in quella vita non da donna onesta, non di donna pubblica ma di donna colpevole di una colpa generata da una corruzione giovanile non frenata in tempo, è una colpa alimentata dalla miseria in opposizione alla loro natura da cui forse ebbero altri sentimenti, quali le conseguenze? Ognora più triste. (giornale Lo Zenzero nel numero del 4 luglio 1862 nell'articolo Pauperismo) La seconda testimonianza riguarda la tratta dei minori all'estero dal meridione, è un'onta che aleggia sulla ipocrisia moralista di tutta la collettività italica a partire dall'Unità ad oggi, e mai emersa alla coscienza nazionale. L'ignavia di una non nazione che ha commerciato i minori neo-italiani in tutto il mondo, una non nazione "bacchettona" che ha accumulato nella sua storia 160 anni di infinita mancanza di etica e morale civica. "A Nuova York gli italiani vendono le loro donne ai cinesi che abitano l'attiguo quartiere" arrivò a scrivere il romanziere moralista Paul Bourget... Una accusa infamante, all'epoca: sesso con i cinesi! Il diplomatico Raniero Paulucci di Calboli, delegato italiano alla conferenza di Parigi del 1902 sulla "tratta delle bianche", s'indignò. Ma per ribattere l'accusa fin per dare all'Italia un'immagine ancora più tragica: " La gravità del male è di per se troppo palese senza bisogno di queste aggiunte. Già fin dal 1873 il New York Times, e più tardi, nel 1885, il Philadelphia Times, calcolavano a 80.000 i fanciulli italiani d'ambo i sessi appartenenti a quella categoria di girovaghi da cui escono i delinquenti e le prostitute. Le bambine "erano spinte allora nella via del vizio dai loro connazionali, dai famigerati padroni. Né le cose, a quanto pare, sono cambiate oggigiorno" (de Calboli 1902). La cifra agghiacciante di 80.000 bambini e bambine, buona parte dei quali comprati in Italia e trascinati altreoceano clandestinamente e ora sfruttati da musicanti, irovaghi e tenutarie di bordelli (Maggiolo 1999-2000) (oltre che alla grande industria, in particolare quella vetraria così come in Francia) non dovette stupire molto il pubblico americano... Tra il 1882 e il 1884 vennero pubblicati i due libri italiani di propaganda risorgimentale più conosciuti, i più stampati in altre lingue nel mondo: 1) Cuore scritto da De Amicis, un affiliato alla massoneria (Vittorio Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori. Brevi biografie di Massoni famosi, Roma-Milano, Erasmo Edizioni-Mimesis, 2005, p. 93, lo ritene iniziato alla Loggia Concordia di Montevideo, presieduta da D. Triani, presumibilmente all'Obbedienza della Gran Loggia dell'Uruguay); 2) Pinocchio, favola iniziatica, scritto da Carlo Lorenzini (un forse massone), il burattino di legno che dopo la pialla paterna del demiurgo Geppetto intraprende il percorso della iniziatica, via della luce (Pinocchio incontrerà Lucifero), per passare dal legno inanimato alla sostanza umana animata dalla lucifera illuminazione massonica. Entrambi i libri usati in funzione pedagogica, ogniuno propaganda per proprio conto, l'uno la retorica di eroi patrioti, l'altro di percorsi iniziatici dell'essere inanimato che si umanizza nello stato massonico. Entrambi hanno per obbiettivo i minori, entrambi vennero pubblicati durante la gravissima crisi economica scatenata dopo il 1880 a coprire le peggiori derive del liberismo e ad inquinare di patriottico sentimentalismo la scena della tratta dei minori, terribile realtà, terribile verità dei neo fratelli d'Italia. Ad alimentare l'ideologia del regime risorgimentale si prestarono tutti gli storici dell'epoca che costruirono la storiografia dell'Ottocento favolistica e mitologica degli eroici padri fondatori della patria-nazione per raccogliere consenso sulle generazioni dopo la feroce unificazione, cancellando tutti i valori della storia preunitaria. La costruzione di una memoria nazionale passò per la massiccia "operazioni di oblio" ordita, assistita, governata dai massoni d'apparato che agiscono per l'oblio di avvenimenti che possano mettere in discussione la legittimità del regime sabaudo. In questa attività di oblio, unita all'opera degli storici legittimanti il potere istituzionale e politico dello Stato italiano, è tutt'ora prevalente ma non più di primaria importanza avendo perso credibilità. Per perseguire il medesimo scopo della massiccia propaganda unitarista, agli inizi del '900 fu attuata in Italia l'istituzione di Società Nazionali di Storia del Risorgimento. A partire dal 1906, furono create cattedre universitarie sul Risorgimento, furono creati 40 musei del Risorgimento sparsi su tutto il territorio. Agli storici fu affidata l'attività di selezione, oblio e propaganda per legittimare un sistema di potere istituzionale. Questo inquinamento della conoscenza storica ha fatto emergere una grave e irrimediabile mancanza di etica storica con le sue gravi conseguenze sull'assetto sociale. La storia è divenuta una macchina per cancellare insieme alla verità, le identità, le culture delle popolazioni preunitarie. Rimossa la cultura classica, rimosso in parte il cattolicesimo unitamente alla verità storica degli Stati preunitari, gli storici dell'Italia unita hanno creato la coloniale inferiorità del Sud annesso e sottomesso al Piemonte, ad oggi si procede speditamente con la ridicolizzazione in negativo del sud. Con lo slogan «fare gli italiani» si fece intendere con l'inganno che il processo di unificazione fosse necessario. il Risorgimento fu un cambiamento politico elitario, che non aumentò la libertà in Italia ma favorì una elite oligarchica indebitata altre la bancarotta ma rapace e vorace nell'accaparrare ricchezze e a speculare nei bilanci dello Stato, nel finanziario. Fuori dalla storia rimase la maggioranza popolare, il ceto agrario piu basso, i contadini, gli analfabeti, lavoranti, bottegai, artigiani, la piccola borghesia imprenditoriale politicamente estromessa dalla elite liberale, i milioni di involontari italiani del Sud che mai avrebbero voluto unire le proprie ricchezze materiali con i debiti del nord subalpino, infine pauperizzati, avviati all'emigrazione estera. Il Risorgimento e l'unificazione dell'Italia vennero raccontati in forma mitologica avulsa dalla realtà con una costante e continua azione di sottrazione ed oblio della cultura preunitaria. A 160 anni l'unica verità possibile è emersa negli archivi, da ciò che rimane nell'immenso mole di documenti conservata (male) nonostante subisca sottrazioni e periodici scarti. I ricercatori indipendenti sono avversati ed odiati dagli storici di Stato perché, loro, da bassa manovalanza del potere sanno che "chi controlla il passato controlla anche il futuro". (George Orwell) Fonti: Giornale Lo Zenzero nel numero del 4 luglio 1862. Bevilacqua, Clementi, Franzina. Storia dell'emigrazione italiana, Donzelli editore, Roma 2009. John. E Zucchi. The little slaves of the harp. 1992. Carl Ipsen. Italy in the age of Pinocchio Children and Danger in the Liberal Era. Palgrave Macmillan; 1st ed. 2006.


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SCIENZA E SCIENTISMO (dalla pellagra al covid)

di Loreto Giovannone

“Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla”, affermava il politico e filosofo Edmund Burke a metà del ‘700. Eugenetica e l'uso del virus. L'annunciata riduzione della popolazione mondiale del NSSM 200 (National Security Study Memorandum desecretato dalla Casa Bianca nel 1989), presentato come pianificazione della popolazione mondiale, è già da tempo in atto non resta che ammetterlo. All'art. 34 fissa le strategie da indicare sui diritti di individui e coppie per determinare liberamente e responsabilmente il numero dei figli e vi è scritto chiaramente: Piano d'azione per la popolazione. Fermo restando l'ambigua origine del Covid il dramma in Italia è altrettanto ambiguo l'imperio del governo nel rendere obbligatorio il preparato genico che viene chiamato "vaccino" a fronte della bassa mortalità e soprattutto della curabilità all'insorgere della riconosciuta sintomatologia. L'esperimento complessivo di ingegneria sociale e politico-sanitario che il governo stà conducendo sulla popolazione italiana è chiaramente il simbolo del rinnovato patto faustiano tra il potere e pseudo virologi, pseudo esperti avidi di denaro e carriera da non accontentarsi del sapere accademico, della medicina e dello stipendio che se ne può trarre. I soggetti che il governo presenta come scienziati non sono mai d’accordo su nulla, anche il Comitato tecnico scientifico, a cui si appoggia il governo per attuare le decisioni prese all'estero, spesso è contraddittorio nella narrazione massmediatica ma devastante per le conseguenze sullo stato sociale. Due leve psicologiche usa chi impone ai massmedia la comunicazione per penetrare nell'inconscio profondo: i mezzi militari che trasportano bare evocano la paura della guerra e della morte. Il Comitato ha al suo interno immunologi, infettivologi, veterinari, ortopedici, anestesisti, un attore-igienista, un politico, quasi tutti con carriera amministrativa. Si ripresenta drammaticamente il problema etico della filosofia della scienza, problema etico che la politica al governo ha rimosso. La scienza pagata dalla politica è dominata da fideismo scientista, in nome del feticcio della sanità pubblica impone regole e censura la ricerca autonoma e libera della verità. La terapia genica imposta alle popolazioni dai colossi della finanza sanitaria mondiale è la palese continuazione dell'eugenetica, della selezione della razza teorizzata alla fine dell'800. L'essere umano non partecipa alle decisioni già prese per l'ipotetico mondo futuro ed è già diviso in due categorie, chi ha già preso le decisioni e chi le dovrà subire per inoculazione di materiale genico. Stanno creando due razze, una oligarchia superiore, autoreferenziale, depositaria della verità e in nome dello scientismo decide per tutti, si è fatta padrona dei destini dell'umanità; un'altra razza inferiore che forma la massa degli individui di una razza subalterna, resa tale dagli esperimenti in atto di modifica del DNA. Eugenetica e pseudoscienza dell'800 in Italia. Il termine "eugenetica" deriva dal greco "eu-geni" che significa "ben nato", fu coniato da Francis Galton nel suo libro Inquiries into Human Faculty and its development del 1883. Galton definì l'eugenetica come "la scienza del miglioramento della razza - non solo mediante accoppiamenti, ma la selezione per permettere alle razze o alle stirpi migliori di prevalere su quelle meno adatte di quanto avrebbero altrimenti avuto con l'evoluzione naturale". Il discorso di Galton su "razza" e "ceppi di sangue" si sviluppò nel 21° secolo con l'evoluzione della genetica, tuttavia questa citazione coglie sinteticamente tre punti chiave dell'eugenetica: il suo scopo, i mezzi per raggiungerlo e il rapporto dell'eugenetica con la scienza. Il "ceppo razziale" di Galton è la nostra specie, gli esseri umani e le sue "linee di sangue" sono persone o tipi. (Robert A. Wilson. https://eugenicsarchive.ca/discover/connections/5233ce485c2ec500000000a9) Sebbene Galton definisse l'eugenetica stessa come una scienza, fu anche un movimento sociale che prese piede in molti paesi all'inizio del XX secolo. Nell'Unità d'Italia l'ideologia detta positivismo, sposata dalla classe borghese nord centrica dominante, sancì la superiorità del nord conquistatore sul sud colonizzato. La deformazione della realtà, per volontà politica, iniziata dalle classi dirigenti post-unitarie ha invaso e condizionato le discipline della conoscenza scientifica, storica, umanistica della penisola italica. Si diede corso alla costruzione di una realtà parallela fino al punto che tutt'oggi non si ha conoscenza della verità storica dell'Unità italiana. Le numerose aberrazioni e le distorsioni pseudoscientifiche italiche, del recente passato, furono alimentate dalla diffusione delle teorie di Charles Darwin della evoluzione della specie. Si diede campo alla ideologia della razza nella forma del darwinismo sociale perché funzionale alla conquista coloniale dell'ex Regno Due Sicilie; la élite Sabauda spinse nella società le teorie criminologiche di Marco Ezechia Lombroso. Teorie che pur essendo state totalmente sconfessate, abiurate, scartate dalla maggioranza della comunità scientifica italica ed internazionale, da 160 anni sono continuamente e costantemente imposte, ripresentate, rigurgitate in ambiti e substrati di sottocultura in cui prevale l'ideologia delle mediocri classi dirigenti, la miopia pseudo scientifica, arretrata ed imbarbarita di fronte alla storia passata della medicina e del diritto. Per una parte della conoscenza scientifica fu un arretramento di secoli, favorito dalla borghesia filo-Sabauda, Lombroso e i suoi seguaci si avventurarono inevitabilmente nel dogmatismo dello psichismo e spiritismo della medium Eusapia Palladino. L'errore ontologico dei medici al servizio della ideologia. L'uso delle discipline mediche a scopo ideologico non è nuovo, ampiamente praticato nell'800 abbracciò diverse branche, addirittura fu fondata una corrente a sé, il "positivismo" sotto l'obbedienza liberale. La scienza divenne un nuovo dogma che implicava la cieca obbedienza agli uomini che in nome della modernità imposero il positivismo. Non mancarono i grandi contrasti nella comunità scientifica europea e oltre Atlantico. In Italia il maggiore esponente positivista fu Marco Ezechia Lombroso, il più arretrato nel senso della scienza medica e di conseguenza delle altre discipline affini. L'errore di fondo del positivismo, fatto discendere dalla ideologia lombrosiana, fu nel praticare le vecchie teorie della philosofia naturalis galeniche progressivamente abbandonate dalla scienza medica due secoli indietro. Dopo il postulato della reiterata esperienza di galileiana memoria e il superamento del principio della origine della vita dell'ex putri dello scienziato aretino Francesco Redi, la scienza medica praticò la reiterata esperienza. Oltre 250 anni dopo, Lombroso, partendo dall'errato e già superato principio della degenerazione, applicava in campo medico la eraclitea dottrina dei contrari opponendo alla malattia il veleno per combatterla inoltre trascurando lo studio, la vera eziologia della malattia. Lombroso applicò in tutti i settori lo stesso errato principio, estendendolo soprattutto nella antropologia criminale per cui ancora oggi viene rievocato molto spesso. La gravità intollerabile è che tutt'ora permane in certi ambienti radicati nelle accademie e nei circoli universitari la sottocultura della pseudoscienza, dello scientismo funzionale alle istituzionali stanze del potere, nonostante i macroscopici errori di metodo e le loro conseguenze in termini di vite umane. Lombroso la Pellagra e la strage dei medici ignoranti liberali. Il gravissimo errore del mediocre medico militare del regime liberale sabaudo che introdusse l'eugenetica in Italia, contribuì insieme ad altri, con i suoi errori alla morte di molte decine di migliaia all'anno di neo italiani. Decine di migliaia di malati all'anno per molti anni furono rinchiusi nei ricoveri per malati di pellagra, denominati pellagrosari, migliaia ogni anno trovarono morte certa per la cieca accettazione delle teorie lombrosiane, quando già nel 1856 il medico Filippo Lussana (bergamasco) e Carlo Frua (Piemonte, Lago Maggiore) avevano condotto sperimentazione di clinica medica nell'ospedale di Milano guarendo fino al 70% dei pellagrosi. Il loro studio completo fu pubblicato nel 1856 era diviso in tre parti eziologica, patologica e terapeutica. I liberali del Risorgimento affidarono a Lombroso un ruolo ideologico e su molti argomenti medici che instaurò un clima di feroci contrasti, di confusione, d'incertezza, di erronei giudizi ovvii ed errati. I medici validi con criteri scientifici furono osteggiati e oscurati. Fu un arretramento drammatico per la scienza medica che costò molte migliaia di morti ogni anno per almeno 60 anni. Francesco De Sanctis associato alla setta “Unità d’Italia” diretta da Luigi Settembrini, iscritto al Partito d'Azione per caldeggiare l'unificazione poi affiliato alla massoneria, dopo il 1860 volle fortemente una cattedra per Moleschott a Milano. Il 25/07/1875 Lombroso, insicuro e sottomesso, da Pavia scrive a Moleschott, pregandolo "d'un gran piacere [...] benché tremendo": Lombroso cercava la spalla dove appoggiare la sua traballante teoria del mais guasto, elemosinava a Maleschott di "collaborare nello studio dell'azione tossica del maiz guasto". Lo informa della "potente opposizione" suscitata dalla sua insensata teoria tossico-zeista sull'eziologia della pellagra, a suo dire fondata sui "pregiudizi, fomentati da quel disgraziato ingegno del Lussana". Invece Lussana che aveva fatto studi scientifici e clinici molto ben strutturati e fondati sulla osservazione della malattia e sulla reiterata esperienza della cura, con il competente collega Frua, venne appellato da Lombroso con pregiudizi... disgraziato ingegno. Proprio come oggi accade tra gli pseudovirologi del governo e i ricercatori seri e qualificati per titoli ed esperienze sul campo. Lombroso comunicava il rifiuto della Commissione dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, presieduta da Biffi, di legittimare i suoi esperimenti con l'arsenico. Lombroso sposta la competenza medica sulla sua inferiore posizione di potere "Ma la mia autorità è troppo scarsa. E quando io riprodurrò ripetuti i miei esperimenti - si perderanno nel deserto". Lombroso, rifiutato dalla Commissione dell'Istituto Lombardo di Scienze, elemosina a Maleschott: "Io vorrei che voi li ripeteste più coi sottili e fini criterii, ed amminicoli della vostra scienza che a me son quasi ignoti - interpretaste i fenomeni - ne provocaste di nuovi. Somministrerei io tutto il materiale che v'occorresse". Auspica l'adesione di Moleschott, che avrebbe dimostrato come lui non fosse "un impostore" e avrebbe sancito il trionfo della teoria tossico-zeista: "Si tratta di cosa vitale da cui dipende la salute di migliaia d'individui" ma Lombroso era un impostore in quanto pretese di imporre le sue teorie pur essendo state rifiutate dalla comunità scientifica, pur sapendo che l'arsenico è un potente veleno, vedi pag. 318 del suo libro L'uomo delinquente. Lombroso e l'arsenico, la strage degli innocenti. Ciò che sta succedendo attualmente in Italia per il Covid con la questione dei protocolli, i medicinali sbagliati, le cure posticipate a 72 ore è una brutta copia delle imposture di fine '800 nella vicenda pellagra che causò decine di migliaia di morti ogni anno per una malattia che fu protratta per oltre 50 anni dopo l'Unità italiana, macabra eredità degli eroici padri fondatori della patria e della nazione. La politica ai vertici delle istituzioni dello Stato si è spostata sul sistema autoreferenziale, autoritario, liberista esattamente come il regime risorgimentale liberale che unificò pretestuosamente l'Italia con azioni di forza militare o imbrogli plebiscitari. Azioni dettate dal nuovo regime politico di stampo massonico-liberale. Tutta la vicenda attuale è perfettamente simile a quanto accaduto a fine '800 con il più celebrato ed ignorante medico militare Lombroso, che pretese di curare i malati di pellagra per malnutrizione, con l'arsenico: Come vedi, o mio caro Cesare, io passai di molto la dose che tu usi prescrivere e che mi consigliasti in Verona. Sull'arsenico nella cura della pellagra, secondo gli esperimenti dei dottori Gemma e Tosoni; Lettere del dott. Antonio Gemma al prof. Cesare Lombroso. Annali universali di medicina Milano 1871, pag. 573 Stando alla letteratura medica, purtroppo, alcuni medici usarono l'arsenico influenzati e uniformati ai dettami errati veleniferi di Lombroso proprio come oggi per il Covid si procede per errori che costano vite umane e malattie incurabili. Una piaga terribile l'ignoranza in campo medico tutt'oggi molto diffusa, migliaia di medici sono esclusivamente dediti alle prescrizioni di farmaci e non hanno alcuna pratica ambulatoriale. Anno 1879 pellagrosi 97.179. A soli 19 anni dall'Unità d'Italia le condizioni miserevoli a cui il re della Savoia francese unito ad una famelica, rapace classe politica al potere, con il massone ministro delle finanze Quintino Sella che avendo introdotto l'asfissiante tassazione sui beni di consumo, la famosa tassa sul macinato, la tassa sul focolare, la tassa sulla ricchezza mobile, aveva prodotto nel solo anno 1879 quasi 100 mila moribondi per pellagra. ...quindi si cercò di fare il censimento dei pellagrosi nell'estate del 1879. Questa dolorosa statistica ci dà un totale di 97.179, così divisi: Piemonte 1.692, Lombardia 40.716, Veneto 20.296, Liguria 48, Emilia 18.741, Marche ed Umbria 2.127, Toscana 4.383, Lazio 76. Più a mezzogiorno di Roma non vi è pellagra... Queste notizie statistiche, le quali potrebbero subire lievi variazioni per indagini in corso, sono state raccolte per mezzo dei medici condotti, per mezzo delle direzioni degli ospedali e dei manicomi, per mezzo dei sindaci. (Ministero d'agricoltura, industria e commercio. Direzione di statistica. Annali di statistica. Serie 2a - vol. 15. Roma, Botta 1880, pag.208) Causa cattiva ed insufficiente alimentazione dopo l'Unità. La malattia della pellagra è la chiarissima indicazione del pauperismo diffuso e generalizzato indotto nelle classi subalterne dai risorgimentali padri fondatori della patria e nazione: Intorno alle cause del male molte opinioni si sono avute. Vi sono cause che si possono dire generali a tutta Italia. Cattiva ed insufficiente alimentazione; eccessivo lavoro; abitazioni malsane; scarsità di sale nei cibi; acque cattive; igiene trascurata; insolazioni. Ve ne sono alcune speciali alle regioni nelle quali si trova il morbo fatale: consumo quasi esclusivo di granturco guasto, o non bene stagionato, come sono le varieta dette agostano, agostanello, quarantino, ecc.; virus contagioso ed eredità. Il granturco, ed aggiungo il granturco guasto, influisce per la. mancanza di principii azotati e per lo intossicamento, a cui darebbero luogo lo Sporisorium maidis del Balardini od il Penicillum glaucum del Lombroso'? Di queste opinioni diverse, e di altre parecchie, si fa cenno nel lavoro di cui ho l'onore di rendere conto. Quali sono i rimedi? Si possono indicare con molta parsimonia di parole: migliorare le condizioni delle classi agrarie. (Ministero d'agricoltura, industria e commercio. Direzione di statistica. Annali di statistica. Serie 2a - vol. 15. Roma, Botta 1880, pag.208) La odierna mancanza di coscienza ci ha esposti di nuovo allo stesso pericolo del recente passato, grandi errori e immensi orrori sta spargendo il rinnovato patto faustiano della pseudoscienza al servizio del potere finanziario che ha deciso la riduzione programmata della popolazione anziana e parte della popolazione attiva. Purtroppo, in questo periodo della storia fallisce miseramente il positivo auspicio scritto sul diario di Anna Frank: “Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”.


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La politica, questa sconosciuta

di Stefania Doronzo

Mi perdonerà il direttore del giornale per l'argomento poco consono e atipico trattato in questo articolo che si discosta non poco dai temi che riempiono solitamente queste pagine, ma il periodo storico che stiamo vivendo da un anno e mezzo a questa parte ci impone di rivedere alcune nostre posizioni rispetto alla politica se davvero ci interessa dare un futuro migliore al nostro Paese. È vero infatti che se non si ha un approccio maturo su questo argomento, si rischia che le discussioni sugli orientamenti politici o sulle loro ideologie sfocino spesso in fazioni, in tifoserie e, talvolta, anche in discriminazioni di ogni specie, per cui è meglio non parlare piuttosto che informare ed informarsi, è meglio non sapere piuttosto che sapere, approfondire e magari avere qualche dubbio. Però la situazione contingente che stiamo vivendo, ci chiede, oltre agli sforzi di restrizioni della libertà e di natura economica, di fare la nostra parte di cittadini consapevoli perché l'Italia è la nostra casa ed è arrivato il momento di prendercene cura personalmente. Lo stesso Papa Francesco ha recentemente detto che in questa situazione "nessuno si salva da solo" e, volendo contestualizzare questa frase, ritengo che non si debba aspettare che i nostri rappresentanti ci salvino perché non sono onnipotenti e, a volte, piuttosto che salvare la cosa pubblica dagli scossoni che purtroppo non mancheranno mai, preferiscono prima salvare i propri interessi. Ecco perché sarebbe opportuno informarsi di politica come bene comune. Ecco perché bisogna sensibilizzare la gente su temi quali l'ambiente, la legalità, la giustizia sociale, tutte questioni che non ci devono interessare solo quando toccano la nostra persona o la nostra categoria di appartenenza. Anche se il nostro ordinamento giuridico, così come in tutte le democrazie, ci chiede con le elezioni di eleggere i rappresentanti a cui deleghiamo la gestione della "res pubblica", dobbiamo entrare nell'ottica che il nostro ruolo di cittadinanza attiva non si esaurisce solo con il voto. Capita spesso che, alla parola "politica", in molti si mostrino disinteressati su certi temi, quasi si toccasse un argomento angusto o che rappresenti un tabù, e, ne sono una dimostrazione, i dati dell'affluenza al voto da parte della popolazione ad ogni tornata elettorale. Questi ultimi, mostrano una disarmante sfiducia degli elettori nella politica e, infatti, il partito dell'astensione è l'unico che cresce in modo esponenziale al punto che si attesta intorno al 30% per ogni tipo di elezione che sia nazionale, regionale o locale. Addirittura, se gli elettori sono chiamati ad esprimersi col voto sui referendum l'astensione si aggira intorno al 50%. Questi dati dovrebbero farci riflettere sul fatto che, probabilmente, chi si astiene non avverta il luogo in cui vive come un qualcosa che gli appartiene oppure pensa che la politica è appannaggio solo di chi amministra o governa. Inoltre, non partecipare attivamente alla vita pubblica significa lasciare che siano gli altri a decidere per noi subendo le loro scelte. Ad ogni modo abbiamo un concetto sbagliato della politica per cui il disinteresse su determinate tematiche deriva non solo dal concetto distorto che si ha di essa, ma dal fatto che spesso la associamo ai politici che ci rappresentano da almeno un trentennio nei quali forse non ci identifichiamo. Seppure questo atteggiamento nei confronti di costoro fosse legittimo, è pur vero che solo noi abbiamo il potere con il voto di cambiare lo stato delle cose. La politica non dovrebbe avere né volti e né nomi, ma dovrebbe solo rappresentare lo strumento attraverso il quale chiunque, a vario titolo o in qualità di cittadino attivo, può spendersi per il bene comune come accade per le varie associazioni di volontariato a tutela dell'ambiente, del patrimonio culturale, della flora e della fauna o per le associazioni che promuovono la legalità e l'educazione civica. Accanto alle forme di cittadinanza attiva poi, ci sono coloro che, da eletti, esercitano il potere conferitogli dalla Costituzione. Essi hanno il compito di gestire la cosa pubblica perseguendo il bene comune, si tratti di nazione o di enti locali. Proprio in merito a questi ultimi va detto che chi si occupa di politica, dovrebbe agire con la diligenza del buon padre di famiglia, gestendo la cosa pubblica in modo che i cittadini possano trovare giovamento dalle scelte e dai provvedimenti emanati da chi ha l'onere di governare evitando gli sperperi. Purtroppo, però, questo giovamento non lo percepisce quasi nessuno, basti analizzare alcuni dati: la disoccupazione cresce sempre di più, il divario tra nord e sud in termini di servizi, di infrastrutture e in termini di risorse, diventa sempre più marcato, la forbice tra ricchi e poveri cresce a vista d'occhio, il disagio sociale e le diseguaglianze sociali con la pandemia stanno assumendo contorni inquietanti, i contraccolpi sull'ambiente di cui siamo i principali responsabili sono una realtà che non possiamo più ignorare. Questi appena citati sono solo alcuni temi sui quali i nostri politici sono spesso rimasti inerti per troppo tempo, anche per una incapacità della politica nello scegliere persone competenti nei luoghi deputati a svolgere tali funzioni. Capita così che il ruolo di assessore o di dirigente nelle amministrazioni comunali venga affidato non al professionista del settore, bensì al sostenitore di turno a cui bisogna offrire la "cambiale politica" da pagare per il sostegno e il ruolo offerto in campagna elettorale. O, come avviene con i cosiddetti professionisti della politica che, si adattano a qualsiasi ruolo pur di essere sempre protagonisti in spregio al concetto di competenza e servizio per il bene comune, si fa infatti fatica a pensare che il motore del loro impegno politico sia dopo tanti anni ancora il servizio alla comunità dati gli scarsi risultati. Noi cittadini, ora più che mai, non possiamo permetterci di restare ancora indifferenti dinanzi a tutto questo. Ognuno di noi potrebbe fare qualcosa cominciando da semplici azioni come quella di approfittare della normativa anticorruzione sulla trasparenza per esercitare un controllo diretto sull'operato degli amministratori sino, eventualmente, arrivare a scoprire e denunciare gli appalti non regolari o i concorsi non conformi alla legge. Non tutti, infatti, sanno che gli enti pubblici hanno l'obbligo di pubblicare sui loro portali tutti i provvedimenti e gli atti amministrativi e, pertanto, il controllo di questi atti dovrebbe spettare inizialmente ai cittadini prima che ai politici stessi. Come, oggi, tutti i partiti puntano sulla potenzialità del messaggio mediatico attraverso una immagine o una frase comunicativamente impeccabile suscitando empatia sui social, così l'opinione pubblica dovrebbe riprendersi il ruolo che le spetta esercitando la pressione necessaria sui politici influenzando le loro scelte e obbligandoli a rivedere le misure da adottare e le decisioni da prendere. Infine, se vogliamo risollevare il nostro Paese dalle macerie in cui è piombato e combattere il cancro della corruzione, del clientelismo, del familismo e della cattiva gestione della cosa pubblica dobbiamo riprendere a scuotere le coscienze, dobbiamo diventare cittadini consapevoli. La storia ci insegna che le grandi rivoluzioni sono partite sempre dal basso, dal popolo come nel caso della Presa della Bastiglia, del nostro '68 e tante altre coraggiose rivolte di cittadini liberi. A queste rivolte la politica non ha potuto che adeguarsi alla volontà popolare. Per questo, Non è forse giunto il momento per noi cittadini, di compiere una rivoluzione culturale nel nostro piccolo? Io lo faccio da sempre e continuerò a farlo, e credo che dobbiamo tutti metterci in gioco perché il periodo storico ce lo impone, Dobbiamo riscoprire l'amore per la nostra patria e bisogna rimettere il cittadino di fronte alle sue responsabilità. Se riusciremo in questa impresa il futuro del paese, che è pur semppre nelle nostre mani, sarà sicuramente più roseo.


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Il ritrovamento della fanciulla di epoca imperiale (aprile 1485)

di Stefano Pellicanò

Augurando che venga apprezzato dai Lettori la Calzone Editore autorizza la pubblicazione di una parte del IV capitolo del volume “Chronica Umpsariense” (romanzo per adulti) di prossima pubblicazione. Il volume, scitto in carattere OptimaModem 18 e in linguaggio a tratti simil-medioevale, ha ampia sinossi nella rubrica “Libri”. ***** […] Seguendo l’antica via Cassia giungemmo sic a Roma nell’aprile 1485 ove trovammo grande fermento per un accadimento che, se non fosse per la testimonianza di Roma tota, sembrerebbe incredibile. Ea accaduto che alcuni operai, appena estratto un gran blocco di marmo in una cava, ne li pressi della VI pietra miliare della via Appia improvvisamente sprofondarono in una volta a tegole, profonda dodici piedi, trovandovi un sarcofago di marmo, con un corpo di fanciulla disposto bocconi coperto da vna sostanza alta due dita, grassa e profumata. Rimossa la crosta apparve vn volto di così limpido pallore da far sembrare che la sepoltura fosse avvenuta quel die. Era vna fanciulla della Roma imperiale di straordinaria bellezza, ottimamente conservata. Il corpo venne esposto ne lo palazzo dei Conservatori, in piazza del Campidoglio. Mostrava longhi capellj neri che aderiano ancora a lo cranio, spartiti e annodati, raccolti in una reticella di seta e oro; orecchie minuscole, fronte bassa, sopraccigli neri, labra roxe, socchiuse, denti bianchi e piccoli, la lingua scarlatta sin vicino al palato; occhj di forma singolare, sub le cui palpebre si scorgea ancora la cornea, persino le narici eano ancora intacte e sì morbide da vibrare al semplice contacto di vn ditho. Guance, mento, nuca e collo sembraano palpitare. Le braccia scendeano intacte dalle spalle, sì che volendo avresti potuto muoverle; le unghie aderivano ancora saldamente alle splendide lunghe dita delle mani distese e, anche se avessi tentato, non saresti riuscito a staccarle. Petto, ventre et grembo erano invece compressi da un lato e, post l’asportazione de la crosta aromatica, si decomposero. Il dorso, i fianchi ed il deretano invece aveano conservato li loro contorni e le forme meravigliose, sic come le cosce et le gambe, che in vita aveano sicuramente presentato pregi anche maggiori de lo viso. Fu visitata da una tal massa di popolo “quasi si conce desse colà indulgenza da ogni peccato”, non ultima ragione la voce secondo cui vicino al corpo s’era trovata una lampada ancora miracolosamente accesa, che, allarmato per la sua notorietà, papa Innocenzo VIII, la fece seppellire notte tempo fuori Porta Pinciana in vn luogo segreto [Il disegno riportato, in alto, l’unico coevo, si trova alla fine di una lettera dell’umanista fiorentino Bartolone Fonte al mercante Sassetti, amico di Lorenzo il Magnific] […]. © Copyright 2021 CE Calzone Editore


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La cherofobia: paura irrazionale della felicità

di SUBLIMEN

Chi soffre di cherofobia ha paura di essere felice e questo gli impedisce di andare in cerca di esperienze che potrebbero renderlo felice. Per quanto paradossale possa sembrare, la paura della felicità è reale ed è nota con il nome di cherofobia. Si tratta di una paura irrazionale strettamente relazionata all'ansia e che ci impedisce di farci coinvolgere in attività che potrebbero renderci felici. Se riflettessimo un attimo, ci accorgeremmo di aver assistito in diverse occasioni a questo fenomeno, sia negli altri sia in noi stessi. Il termine sembra derivare dal greco???, ovvero allegria, felicità, gioia, e f?ß?a, cioè paura, spavento. Tuttavia, è difficile risalire alle origini del termine visto che il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) non riporta nessuna definizione. Chi ha paura di essere felice? Le persone che soffrono di cherofobia tendono a rifiutare le situazioni in cui l'allegria è un sentimento predominante. Questo non significa che vogliano essere infelici o tristi, anzi rifiutano la felicità perché a questo stato segue quello della tristezza, ed essere tristi non è ciò che vogliono. Che sia perché la felicità non è uno stato permanente o perché mostrarsi felici può far sentire miserabili gli altri, la persona cherofoba si rifiuta di partecipare a eventi sociali in cui potrebbe renderla felice, o qualunque altra situazione che in qualche modo possa risvegliare in lei una sensazione di benessere. Tende, inoltre, a prendere le distanze da qualsiasi cambiamento positivo per la sua vita. In sostanza, si tiene alla larga da qualunque possibilità possa portarla a stare bene, a sentirsi allegra e provare uno stato di benessere. Ecco perché alcuni dei suoi pensieri più comuni sono: "Se sono felice, succederà di certo qualcosa di brutto". "Mostrarsi felice fa male sia a me sia agli altri". "Cercare di essere felice mi fa perdere tempo ed energie". Oltre a ciò, queste persone si mettono sulla difensiva e non si lasciano convincere dalle interazioni con altri individui. Di solito sono insicure, visto che non hanno pieno controllo delle proprie emozioni. Questo accumulo di emozioni negative può sfociare nel rifiuto per ciò che è divertente, dunque nei confronti della felicità. Esempi di eventi ai quali non partecipa chi soffre di cherofobia Se conoscete una persona che soffre di cherofobia, cercate di capire che invitarla a prendere parte a eventi sociali può essere motivo di discussione o fastidio. Un chiaro esempio è dato dai compleanni. In questi eventi l'attenzione è concentrata su un'altra persona, ma ci si aspetta dai partecipanti emozioni positive o divertimento, cose delle quali la persona con cherofobia non è disposta a dimostrare. Allo stesso modo, un pranzo in famiglia sarà motivo di stress. Cene aziendali, pranzi con gli amici o altre riunioni sociali sono situazioni che vengono rifiutate. In sostanza tutti quegli eventi che ruotano intorno all'incontro di più persone. In seguito a ciò, saremmo tentati di non invitare la persona o di non partecipare a un evento in cui sarà anche lei per evitare di sentirci a disagio, preoccupati e in imbarazzo. Eppure, la soluzione è tutt'altra. Come superare la cherofobia Visto che non si tratta di un disturbo riconosciuto dal punto di vista clinico, non esiste un trattamento specifico. Ciononostante, il consiglio è rivolgersi a uno psicologo, affinché possa indicare gli esercizi più indicati per superare il problema. Innanzitutto, è importante accettare l'esistenza della fobia. Questo spesso è il passaggio più complicato del percorso terapeutico, dunque è normale che il paziente possa aver bisogno di un aiuto esterno. 1. Evitare l'isolamento I parenti e gli amici devono prestare particolare attenzione se una persona cara inizia a isolarsi in modo preoccupante. Questo potrebbe essere il primo campanello d'allarme. È importante integrare alle sedute dallo psicologo un graduale adattamento alla vita sociale, incoraggiando la persona che soffre a riavvicinarsi agli amici e agli eventi sociali che inizialmente evitava. Questo non significa voler cambiare la sua personalità: bisogna tenere conto delle preferenze sociali del paziente al fine di delineare il percorso terapeutico più adatto. La persona va accompagnata per tutto il percorso. Essere parte attiva del percorso di guarigione la aiuterà a prendere coscienza della situazione e a ottenere maggiori vantaggi. 2- Essere pazienti Cambiamenti importanti come il superamento della cherofobia non avvengono da un giorno all'altro. Sia il paziente sia le persone a lui care devono essere pazienti e accettare che si tratta di un processo lento. Proprio per questo è meglio non farsi aspettative eccessive; ciò eviterà di sentirsi profondamente frustrati. 3. Cercare aiuto In alcuni casi chi soffre di un disturbo psicologico è l'unica persona nella sua cerchia a non essere consapevole di aver bisogno di aiuto per guarire. Ciò può essere dovuto sia alla negazione del problema sia all'imbarazzo che deriva dall'esternazione. Non è in grado di fare il grande passo e chiedere l'aiuto di uno specialista. In fin dei conti, solo il professionista è in grado di gestire la situazione e dare al paziente gli strumenti per superare, passo dopo passo, il suo problema. Se siamo noi nel ruolo dei pazienti, è importante dare ascolto a chi ci consiglia di rivolgerci a un professionista. Se, invece, facciamo parte della cerchia intima della persona con la cherofobia dobbiamo assumere il ruolo di agenti protettivi. Come già detto, la pazienza è fondamentale, ma lo è anche l'azione: non possiamo limitarci a osservare da estranei il problema, perché così facendo aggraveremmo solo la situazione. Conclusioni sulla cherofobia Non dobbiamo ignorare la scelta di una persona a noi cara di astenersi ripetutamente dagli eventi e i rapporti sociali. Come tutti i disturbi psicologici, anche la cherofobia necessita di un intervento rapido e professionale. Non va tuttavia dimenticato il ruolo di amici e familiari, altrettanto fondamentale per la guarigione. Per saperne di più. https://www.psychiatry.org/psychiatrists/practice/dsm


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Filosofia

GAJA SCIENZA

di Alessio Begliomini

Dramma Cosmico Oltre il suo primo tempo, a inizio secolo, di ventura filosofico, Giovanni Papini (1881-1956) stabilì in età matura un doppio registro: quello pel proprio pubblico già avvezzo a seguirne con costante curiosità sin le minuzie (coltivate d'enciclopedica erudizione) d'analisi culturale e dei temperamenti artistico-letterari -vasto scrigno di memorie critiche e anche bassa polemica d'occasione- e i ritorni frequenti al proprio dàimon poetico; e quello vòlto con vigile discernimento, né estetico né mondano, nell'orma di spiriti di luce, che or vedremo. Nel genere del radiodramma, oggi negletto, Papini s'è espresso con vigore immaginativo ne "Il diavolo tentato" (Lucifero tentato, in vero), radiodramma in tre tempi trasmesso dalla RAI nel 1950 e di recente portato anche in scena (la ripresa è in rete). Si tratta della più pura -pietas di genuina gaja scienza- tra le "strane storie" del mirabile concerto fantastico -poi silloge eponima di prose esemplari- elaborato da chi, sin dai primordi del suo "Uomo Finito" (1912), disse di sé veridico: "io venni sol per isvegliare altrui". Nel cosmico dramma, Virgia, libera figlia di poeta assediata da Lucifero e indi sua redentrice, disvela all'angelo affranto, l'ignoto primo amore, il motivo sovrasensibile e salvifico che annovera, dall'essere umano e per spirito di donna, ogni positiva attesa al mondo, alle creature, allo stesso decaduto spirito creativo... Per tempo, Papini aveva salutato , con prospera soddisfazione, dell'amico Arturo Onofri(1885-1928) dalle ariose "Orchestrine" il trapasso alle "Trombe d'Argento", squillanti in vetta al purgatorio d'ogni precipua, anteriore ispirazione del sommo romano, poeta vocato ai tempi novi; e da sé non mancò di cogliere, operaio dell'ultima ora -il proprio corpo infermo prossimo a sparire, in pena già data qual vaticinio ad attenzione altrui nel medesimo "Uomo Finito"- la provvida armonia che si prepara, nel Cosmo, dall'opera qui cosciente di veggenti-viatori, testimoni e collaboratori di destino (o karma) dei popoli; in questo eone d'Apocalissi. Poesia come Scienza dell'Io Cosmico Arturo Onofri con "Le Trombe d'Argento" avviva il preludio al suo opus magnum nel ciclo di "Terrestrità del Sole" (1927-1935) -cui téser, sappiamo, Comi e Moscardelli: compagni e primi e persuasi editori del vasto lascito lirico inedito del poeta romano. Nel corso del XX Secolo, delle poesie anteriori al Ciclo (riedite integralmente) il vaglio dei critici è stato d'acchito e nel prosieguo più ampio rispetto a quello porto pel Ciclo stesso -e si capisce, dal loro punto di vista, ch'è poi quello in genere dell'ordinaria filologia; o estetizzante: il che comprova d'un appuntamento mancato se non di un vero e proprio scontro, col valore cosmico del ciclo stesso, dinanzi al quale il materialismo della dialettica dominante gli studi le dà interdizione o l'appaga di secche valenze denigratorie, sì come Anceschi e Antonielli nella loro ben nota e, a suo modo esemplare antologia lirica del nostro Novecento; Ciclo pel quale l'estetismo s'abbevera alla forma, dei ritmi; e sfugge l'alto movente, di pensiero in stacco dai sensi (:sovrasensibile): ch'è prova, e dà soluzione d'enimmi condivisi sì dinanzi l'aire, solitario d'Uomo, del veggente-viatore sorto ai "Suoni del Graal". Si può intendere che un tal genere di critica, di continuo inciampa ancora nei propri "scandali del pregiudizio": per ciò ch'essa non ammette -ma, invero, nucleo d'ogni genuina poesia- si possa pensare e risolvere in tessuto di Parolavita, con l'uomo; e in ciò è routine e condizione d'inerzia della superficiale cultura educativa di questo tempo, per un confronto da parte sua che protrae, in saturazione di raffinati sofismi, la trasmissione d'una conoscenza affatto inattuale: riguardo ad Onofri come ad ogni suo compagno d'autenticità. Così s'è espresso Onofri: "Non tanto è vero che tutte le cose possono essere trasportate sul piano della parola cosciente, per essere tradotte in parole; quanto è vero l'opposto, che gli aspetti e gli enti del mondo (le creature, gli oggetti, gli angeli, i demoni et cetera), non sono in sé stessi che lettere più o meno alfabetizzate del linguaggio universale, del Logos. In questo alfabeto l'Uomo esprime realmente (e solamente) l'intero essere suo, il movimento progressivo verso l'attuazione cosciente del suo proprio essere, che non è dunque un essere determinato dal mondo, ma all'opposto un articolatore, redentore e creatore del mondo. Creature e cose sono creature dell'Uomo arrestate. Ch'egli s'aggiri in movimento con piedi fisici, nella foresta fissata dei suoi propri movimenti interiori(divenuti a lui esteriori) è la prova della sua perduta coscienza unitaria di sé col mondo, ed è insieme come la misura degli ostacoli interni (cioè illusori) ch'egli deve vincere e riconoscere e voler agire, in sé, il Logos nel quale egli stesso riporterà, fuori da sé, allo stato di Logos, la natura esterna.È allora certo che nel suo principio originario (non già nel tempo ma nel principio consustanziale alle sostanze e a gli aspetti del mondo esterno), tutto è assolutamente Parola Vivente. Nel riadottare, mano a mano, come Parola Vivente quel mondo di morte che lo circonda, l'Uomo ripasce il suo Pane celeste, del quale il pane terrestre non è che immagine di simbolo, stregata nella materialità pesante". Amico d'un medesimo discernimento, ricordava già Eraclito, il savio di Efeso, che "d'ogni cosa può farsi unità e di tale unità son fatte tutte le cose; col risveglio si partecipa d'un unico mondo comune, nel sonno ciascuno si rivolge verso un mondo suo proprio". Il riconoscimento di valore, assoluto, di realtà di paragone del ciclo di "Terrestrità del Sole" -ad apice, in Italia, dal tempo iniziale di Francesco d'Assisi raccosto gli innesti ulteriori in Dolce Stil Novo, di sette secoli di nostra Gaja Scienza-, spegne credito a un intero mercato di mestiere e le sue ciance, cumulate nel tempo mortale del traffico critico secolare su caos letterale acclamato poesia: misticismo crepuscolare; nichilismo in foia ermetica :anomalia d'artifizi vocali e cerebrali, o una costante di dubbi che non si vogliono solvere in tacita ragione di sé, ceneri d'una carnevale di finzioni: ciò che presume divenire parola poetica dalla tenebra delle ordinarie disponibilità di occasioni; altre avanguardie a fine tutte di pubblicità e premiabili successi: il chiuso Novecento italiano, catafratto d'avversioni o d'oblio, già in illo tempore, per l'anteriore rivoluzione cosciente insita nel corus delle "Laudi" e più nelle "Le Faville del Maglio", dono perenne delle virtù del cuore di Gabriele D'Annunzio. Che un uomo si levi un momento, a cercare potenza più su, per uno slancio al di là dei suoi limiti usuali e la fiamma inattesa di gioja che in lui s'incendia lo avverte di quanto ancora pesa il suo sangue antico. Ma allora comincia la via senza termine. verso la vita E dunque, coraggio! Il destino dipende da noi. Noi saremo colui ch'è soltanto sé stesso! Un unico immenso cuore noi siamo: miriadi di cuori in un Uomo divino, ove prendono vita i pensieri d'amore, tessendo, in piccolo e in grande, ogni stella, ogni tremito dell'infinito Ogni volta, uno slancio oltre i limiti usuali ci porta d'un poco nell'impeto d'un volo immenso dove tocchiamo con estasi, in noi, la prima presenza dei sacri pensieri che vigono, e sono gli organi nostri e gli avvenimenti e il destino e la morte -che tèsse ciascuno, ancora a sua propria insaputa E arriviamo a scoprire chi siamo. Tu già conosci, se anche non sai pronunciarla per tua, la formula disincantante, che invecchiando di colpo le Armide e le Veneri, sappia disamorarne il tuo sangue già troppo infitto dai pascoli degli Eldoradi ridicoli d'un tempo. Purché non languisca il ritmo-potenza della tua decisione a persistere, anche più vite! E un giorno una figlia del fuoco, mediante il sorriso del tuo riconoscerla, ti allevierà il passo pesante, lungi da queste bassure, fino alle apparizioni di te, che dimorano tacite sui monti, là dove t'aspetta su piedi di benedizione e di vento, il tuo vero essere al mondo, che ben ti conosce, e che tu non conosci, perché il tuo vero te stesso ti fa tremare il mento Poi verrà forse l'ora della trasfigurazione sul monte. (Da "Le Trombe d'argento, di Arturo Onofri).


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Informatica

Aggiornamenti Microsoft inevitabili (purtroppo) con cui convivere

di Mario Lorenzini

Ogni tanto il nostro Windows riceve aggiornamenti; talvolta sono piccoli bug-fix silenti, indolori e con una qualche utilità. Altre volte incappiamo in updates piuttosto corposi che impegnano il pc per diverse decine di minuti, se bastano. E, nonostante l’interruzione del nostro lavoro, torniamo alle nostre faccende digitali in tempi ragionevoli. Altra cosa invece quando le nuove modifiche provocano dei cambiamenti che interferiscono con le nostre attività abituali. In questi casi dobbiamo perdere altro tempo per manutenere il pc. Togliere gli aggiornamenti è un’impresa impossibile dato che le novità sono sicuramente utili, si rischierebbe di non poter accedere alle potenzialità di servizi recenti, oltre che ad essere al passo con la sicurezza. Certo è che, alcune ingerenze, da parte del sistema, non ci piacciono. Ci si sente costretti ad allinearci a mode, tendenze, utilizzi comuni che non si confanno a noi. O ci sono più di intralcio che di giovamento. E allora dobbiamo metter mano a bloccare o modificare questa intromissione nel nostro amato notebook o altro dispositivo Windows. Ma veniamo al mio racconto: Circa un mese e mezzo fa ricevo una delle solite notifiche sull’imminente necessità di riavviare il pc per installare gli aggiornamenti. Questa richiesta mi giunge sul mio pc desktop che, al contrario del mio portatile, è acceso h24, salvo, appunto, un po’ di aggiustamenti da apportare di tanto in tanto. Il box di richiesta di riavvio o posticipazione dello stesso mi era già apparso più volte. E non volevo ritrovarmi nella situazione in cui il riavvio avviene di notte, con possibili e sgradite sorprese al mio risveglio. Ho salvato i documenti aperti e chiuso ogni applicazione in esecuzione. Dopodiché ho confermato il fatidico reboot. A questo punto non sto a rimarcare il numero dei riavvii o il tempo intercorso, pur se non indifferenti; diciamo che ho avuto il tempo per il bagno, uno sfizioso snack pomeridiano. Poi mi sono arreso davanti al monitor con la percentuale in crescita. All’accensione, apparentemente, nulla pareva cambiato. Beh, mi sono detto, continuiamo quello che avevo smesso di fare un’oretta fa. Stavo iniziando a creare un video col mio Magix video deluxe. Immaginatevi a questo punto la mia faccia quando, cliccando sull’icona sul desktop, un messaggio della Redmond house mi impedisce di aprire il software perché non Microsoft. Ma per quale motivo? Il programma non è un malware o craccato. È un applicativo regolarmente acquistato e detenuto. Per ovviare all’inconveniente, mi si propone di acquistare un certo certificato che permette di far “riconoscere” a Microsoft altri software non suoi. Non c’erano indicazioni se questo software avesse un prezzo o fosse gratuito. E nemmeno se, anche quello, avesse mai qualche altro effetto collaterale. Inoltre, la schermata era modale, non mi permetteva di accedere a guide online. Ho aperto il mio notebook e mi sono informato. In effetti era solo una patch gratuita, la quale consentiva l’esecuzione di software non Microsoft. Allora scarico questa patch e poi tutto torna come prima. Mi domando se a qualcuno, in casa Microsoft, non stiano saltando le sinapsi. A mio modesto parere, nemmeno a pensarci di installare come opzione un aggiornamento, anche se piccolissimo, per permettere il funzionamento di software di terze parti. È chiaro che ciò è legale, consentito. Forse dobbiamo utilizzare solo Office 365? Nessun problema, sto scrivendo proprio con quello. La dimostrazione dell’idiosincrasia dell’ultimo update sta proprio nel fatto che questo aggiornamento mi è stato richiesto, entro un paio di giorni, anche sul notebook e su un altro pc fisso in mia dotazione. Su entrambe queste macchine, il blocco di app non Microsoft non si è verificato. Evidentemente si sono resi conto in tempo della sciocchezza commessa e hanno corretto inserendo automaticamente tale patch (o rimuovendo il blocco per altre app). Altro aggiornamento, altra storiellina. E questo è accaduto pochi giorni fa. È fisiologico il download continuo ad intervalli più o meno regolari di aggiustamenti, correzioni, o aumenti della performance. Ed è comunque un fattore positivo, indica l’attenzione degli sviluppatori. E allora, confermo anche questo aggiornamento. Devo dire che qui, non c’è voluto molto. A fine tempo scandito dal cerchietto di stelline che ormai ha sostituito la clessidra a cui molti non giovanissimi si erano affezionati, ecco cosa mi compare a schermo: Completiamo la configurazione del tuo dispositivo 1) Windows Hello, per sbloccare il pc 2) Maggiore produttività con un abbonamento office 365 3) Collega il telefono al pc, per i contenuti, foto, sms, ecc. 4) Mantieni i tuoi files più sicuri con one drive 5) Lavora senza problemi su qualsiasi dispositivo 6) Migliora l’esperienza di esplorazione web, ripristina le impostazioni dei browser considerate attendibili da Microsoft Pulsanti: continua ricordamelo tra 3 giorni Avete letto bene. Manca il pulsante annulla o chiudi, ossia quello che ti consentirebbe di uscire da queste scelte senza effettuarne nemmeno una e senza l’obbligo di trovarsele di fronte a breve. Invece ho a disposizione solo due scelte, quella di continuare o quella che mi si ripresenti questa selezione tra tre giorni. Per eliminare definitivamente questo messaggio impertinente, una volta per tutte, ho deciso di continuare. Ma ho dato ad ogni opzione una risposta che non mi impegnasse ad utilizzare queste “chicche”. Analizziamo le meravigliose novità: Windows Hello È un’opzione di accesso al proprio pc alternativa alla classica accoppiata nome utente e password. Si può utilizzare un parametro biometrico personale come il riconoscimento facciale o l’impronta digitale. Nel caso non si riuscisse ad entrare con questi due metodi è possibile utilizzare un PIN. Il PIN risulta più semplice da ricordare rispetto a una password complessa. Il pin o le caratteristiche biometriche sono memorizzati sul dispositivo in locale e non diffuse su server.


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Medicina

Cibi e abbronzatura

di Rossana Badaschi

Con la speranza che la pandemia ci dia un pò di tregua e ci faccia godere almeno un pò del meraviglioso sole estivo! Naturalmente sempre nel rispetto delle norme sanitarie. Questa stagione rappresenta per molti la possibilità di godersi un periodo di vacanza e di relax al mare, in montagna, presso altre località turistiche (oppure anche a casa!), ma con il desiderio comune a molte persone di poter godere di lunghe giornate di sole e magari anche di una bella abbronzatura! Ma quali sono i cibi che dobbiamo portare in tavola per favorirla e fornire alla cute anche le sostanze necessarie per difendersi dalle aggressioni dei raggi UV? Applicare le giuste creme solari è fondamentale, ma per sfoggiare un colorito uniforme, è buona regola assumere alimenti ricchi soprattutto in acqua, sali minerali e vitamine. Proviamo a saperne di più! Il primo consiglio è quello di fare il pieno di cibi ricchi di vitamina A. Infatti, hanno il potere di stimolare la melanina, ovvero il pigmento che fa diventare la pelle scura e che quindi favorisce la “tintarella”. Ne sono validi rappresentanti la frutta e la verdura di colore giallo o rosso-arancione che sono ricchi di betacarotene (che è il precursore della vitamina A, presente nei cibi di origine vegetale). La medaglia d’oro, è risaputo, è destinata alle carote con un contenuto elevato di vitamina A(circa6800microgrammi per 100 grammi), ma troviamo questa vitamina anche in albicocche, pesche, fragole, meloni, radicchi, peperoni. Attenzione:questo nutriente è liposolubile ovvero il suo assorbimento avviene prevalentemente in presenza di grassi; ricordiamoci quindi quando consumiamo le carote di condirle, ad esempio, con l’olio extra vergine di oliva. Per un’abbronzatura duratura e sicura il secondo ingrediente fondamentale è il licopene. Anch’esso appartiene alla classe dei carotenoidi ed è un potentissimo antiossidante che aiuta la pelle a resistere a lungo all’esposizione solare e a combattere i radicali liberi prodotti a seguito dell’esposizione ai raggi UVA/UVB. Lo ritroviamo in alimenti vegetali di colore rosso, primo tra tutti il pomodoro, ma anche in altri vegetali come ad esempio angurie, fragole, ciliegie, peperoni. Anche in questo caso una piccola considerazione: la biodisponibilità del licopene aumenta con la cottura e perciò la passata di pomodoro ne risulta un’ottima fonte. Gialli, rossi o verdi, i peperoni si caratterizzano inoltre per il buon contenuto di vitamina C. Questa vitamina è importante perché ha un’azione protettiva nei confronti della foto-ossidazione dovuta ai raggi ultravioletti. Proseguendo è importante integrare tutti gli alimenti che aiutano a mantenere la pelle giovane ed elastica grazie al loro contenuto di acidi grassi essenziali omega 3 e omega 6 come ad esempio la frutta secca (noci, nocciole, mandorle, anacardi, pistacchi, ecc.), i semi oleosi (girasole, sesamo, zucca, ecc.) e il pesce azzurro (ad esempio aringhe, sardine, sgombro) ricco anche di vitamina D che, associata ad una corretta esposizione al sole, favorisce l’assorbimento di calcio contrastando quindi l’osteoporosi! Come abbiamo già sottolineato, è essenziale anche l’assunzione quotidiana di olio extravergine di oliva e olio di girasole entrambi ricchi di vitamina E che, grazie alle sue spiccate proprietà antiossidanti, combatte l’invecchiamento cellulare e stimola la rigenerazione dell’epidermide. Per preparare la pelle all’esposizione al sole, dobbiamo assicurare ogni giorno almeno 2 litri d’acqua, perché una pelle ben idratata si abbronza più in fretta, oltre a reintegrare le grosse perdite di liquidi causate dall’eccessiva sudorazione. Il vantaggio è che tutti gli alimenti che abbiamo nominato, non sono solo “amici dell’abbronzatura”, ma soddisfano anche molte altre esigenze del nostro organismo soprattutto nel periodo estivo…e non solo: nutrono, dissetano, reintegrano sali minerali e vitamine. Inoltre, ad eccezione dell’olio e dell’acqua, apportano le fibre alimentari che mantengono in efficienza l’apparato intestinale. Ora sappiamo come aiutare la nostra pelle ad affrontare la stagione più soleggiata dell’anno unendo anche il risultato di un colorito perfetto! Non ci rimane che goderci questo sole che è anche un alleato del buon umore!


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Allarme Fertilità - il parere del Dott. Luigi Montano

di Giuseppe Lurgio

L'inquinamento da smaltimento illegale di rifiuti tossici comporta dei rischi molto gravi per la salute umana e per l'ambiente naturale. A questo proposito il dott. Luigi Montano, Uro-andrologo ospedaliero dell'ASL di Salerno, coordinatore del progetto di ricerca Eco Food Fertility, nonché Presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana. durante un amichevole chiacchierata ha esposto tutti i pericoli che gli inquinanti possono avere sull'uomo e sulla sua fertilità. Il messaggio lanciato dal dott. Montano è chiaro: bisogna difendere la fertilità delle nuove generazioni messa fortemente a rischio da condizioni di stress ambientale crescente. Il tema del calo della fertilità, in particolare di quella maschile, raramente viene preso in considerazione dai media, soprattutto in questo periodo segnato dalla pandemia da Covid-19, dove il bombardamento mediatico per il nuovo virus sembra catturare tutte le attenzioni possibili ed immaginabili, col rischio di trascurare argomenti non meno importanti. Eppure, ci sono molteplici dati scientifici che attestano la correlazione tra infertilità e inquinamento. Il liquido seminale, in particolare, fungerebbe da vera e propria spia dell'intossicazione dell'uomo, da specchio della salute umana e da sentinella o indicatore di sostanze inquinanti presenti nell'essere umano. Il dottore Montano afferma che se anche gli elementi che potrebbero determinare il calo della capacità riproduttiva, considerando se, oltre a fattori biologici, potessero coesistere variabili culturali e psicologiche legate alla trasformazione della società negli ultimi decenni che da sempre maschilista e sessista ha assunto sempre più connotati 'ibridati', dove il 'maschile' è stato posto sullo stesso piano del 'femminile', e viceversa una variabile di carattere psicologico avrebbe una valenza a livello personale ma non su un'intera popolazione. La problematica dell'infertilità attanaglia sia i Paesi occidentali che quelli non sviluppati o in via di sviluppo, per esempio di diversi paesi africani (si consideri il caso della Nigeria e dell'Africa centrale dove si registrano tassi di infertilità molto alti rispetto ad altre nazioni). In questi luoghi remoti africani la presenza di aziende petrolifere, l'inquinamento da rifiuti importati da altri Paesi, lo sfruttamento intensivo delle risorse territoriali, l'uso massiccio di pesticidi, hanno avuto un impatto ambientale molto elevato; ciò ha determinato un aumento dell'infertilità nella popolazione. Anche la Cina che ha conosciuto uno sviluppo senza precedenti, negli ultimi quindici anni ha perso più del 30% della capacità riproduttiva. Dice ancora il dottore. Il liquido seminale è lo specchio più fedele di quanto l'ambiente e i cattivi stili di vita agiscano sulla salute umana. Per comprendere meglio questo aspetto, egli è ricorso al paragone delle api. In natura infatti la presenza delle api in un determinato territorio è indice di una buona qualità dell'aria e dell'ambiente. Più api ci sono in un luogo, più sta a significare che quella zona non è inquinata; meno api ci sono, più è bassa la qualità dell'aria e dell'ambiente. Discorso analogo si può fare a proposito della fertilità. Più è basso il livello di fertilità, più bisogna preoccuparsi dell'ambiente circostante e dei danni alla salute che può comportare nel corso del tempo. Uno studio delle Fiandre ha verificato proprio questa dinamica. Lo studio ha seguito per circa trent'anni una fascia di ragazzi a cui sono stati prelevati campioni da analizzare di liquido seminale. Nel momento in cui le componenti inquinanti di diossina e PCB erano preponderanti, si è verificato - per contro - un netto calo della qualità seminale in particolare della motilità degli spermatozoi. Quando c'è stata la bonifica di questi territori da metalli pesanti, diossine, è avvenuta la reazione inversa; la motilità degli spermatozoi è andata negli anni migliorando in modo significativo. Da questo si comprende che l'ambiente in primis ha un impatto sulla qualità del liquido seminale. Nel sesso maschile, verso i 14-15 anni, con la pubertà, inizia la produzione di spermatozoi; questo processo complesso e continuo è molto sensibile agli stress endogeni ed esogeni. Il liquido seminale è infatti una matrice estremamente sensibile, ha proseguito Montano e dall'analisi dello sperma si può meglio valutare non solo per esempio la presenza di sostanze tossiche, alcune di queste si bioaccumulano soprattutto nel seme rispetto per esempio al sangue, misurando così meglio lo stato di contaminazione umana, ma anche valutarne direttamente gli effetti sulle cellule spermatiche che hanno caratteristiche peculiari (numero, motilità, morfologia, integrità del DNA spermatico) facilmente misurabili, che indicano appunto il tipo e il peso dell' inquinamento che esiste in quel determinato contesto territoriale. Il dottore Montano è stato il primo al mondo ad aver messo a sistema il modello seminale per comprendere quanto sia uno strumento utile per valutare meglio e prima l'impatto ambientale sulla salute non solo riproduttiva. Il dottore e da tempo un ambientalista ed e stato molto sensibile a queste tematiche. In passato ha portato avanti con tante associazioni molte battaglie per la riqualificazione territoriale e contro lo smaltimento illegale di rifiuti tossici ed urbani nelle campagne contro impianti altamente impattanti sull'ambiente come per es. gli inceneritori. Attualmente lavora a nell'area dell'Alto Medio Sele, in provincia di Salerno, un'area magnifica dal punto di vista ambientale e paesaggistico, a bassa pressione ambientale, presso l'ospedale di Oliveto Citra. Qui è nata l'idea di avviare uno studio che ha preso a campione i liquidi seminali e il sangue di ragazzi di quest'area e dell'area della Terra dei Fuochi, visto che dall'osservazione seminale nella sua pratica clinica, notava differenze significative in termini di qualità spermatica. Ecco allora che ha ideato il progetto di Ricerca Eco Food Fertility, uno studio di biomonitoraggio umano multicentrico che oggi si sta estendendo nelle aree ambientali critiche non solo d'Italia, che sta sempre più confermando come il seme sia una ottima chiave di lettura del rapporto ambiente salute, un biomarker estremamente sensibile all’esposizione ambientale. Il primo lavoro effettuato e pubblicato nel 2016 in un confronto fra 222 maschi sani omogenei per età, indici di massa corporea e stili di vita equamente distribuiti fra l'area Nord della Provincia di Napoli e basso Casertano, Terra dei Fuochi e l'area dell'Alto Medio Sele, infatti riscontrò differenze statisticamente significative con più metalli pesanti nel sangue e soprattutto nel seme, alterazioni dell’equilibrio delle difese antiossidanti e detossificanti nel liquido seminale e non nel sangue, ridotta motilità spermatica, aumentato danno al DNA degli spermatozoi e maggiore allungamento dei telomeri spermatici e non in quelli leucocitari nei residenti della Terra dei fuochi rispetto a quelli provenienti dall'area dellAlto-Medio Sele. Questo lavoro fu pubblicato ed ebbe un grande successo e il dott. Montano vinse il premio come migliore pubblicazione dell'anno al Congresso di Urologia. Ancora - ha proseguito - in uno studio retrospettivo pubblicato a marzo 2018 furono confrontati 327 campioni di liquido seminale di maschi omogenei per età, provenienti da lavoratori dell'ILVA di Taranto, residenti di Taranto, residenti in Terra dei Fuochi e residenti in due zone a più bassa pressione ambientale, Alto medio Sele nel Salernitano e Palermo. Qui misurando i livelli di PM10, PM2.5, Benzene nelle diverse aree e confrontando tali valori con i diversi parametri seminali dei ragazzi reclutati, il parametro seminale più sensibile ai tassi di inquinamento atmosferico risultò essere il DNA spermatico. Infatti, i livelli di frammentazione eseguiti con due tecniche (SCD e Tunel test) erano significativamente maggiori di circa il 30% nei maschi provenienti da Taranto e Terra dei Fuochi rispetto a quelli di Palermo e dell'area salernitana. In seguito, sono stati compiuti altri studi come quelli sulle protamine con la prof.ssa di Biologia Molecolare, Marina Piscopo; da quest'ulteriore studio si evince che le proteine si legavano in malo modo rispetto al DNA spermatico. Da questi primi lavori pubblicati l'interesse è stato tale che poi fu finanziato dal Ministero della Salute all'ASL di Salerno con coordinatore proprio Montano, il progetto FAST (Fertilità Ambiente, Alimentazione, Stili di Vita) dove sono stati campionati ragazzi di Brescia, della Valle del Sacco nel Frusinate e della Terra dei Fuochi. Da questo studio appena pubblicato su una delle riviste più importanti al mondo di Urologia, è emersa una bassa qualità seminale complessiva nei giovani di queste aree, inoltre fra i gruppi di ragazzi nelle tre aree vi sono differenze importanti della qualità seminale, nello stesso tempo però il trial clinico randomizzato (intervento nutrizionale con un braccio di intervento ed uno di controllo) ha mostrato un positivo effetto sulla qualità seminale e sullo stato di stress ossidativo della dieta mediterranea con diversi prodotti biologici che i ragazzi del gruppo di intervento ha seguito per 4 mesi, a differenza del gruppo che invece non ha seguito l'intervento nutrizionale. Inoltre, altri dati di tipo tossicologico in fase di sottomissione hanno dimostrato differenze importanti in termini di contaminazione per PCB, PCB dioxin-like e metalli pesanti, riflettendo sostanzialmente la condizione ambientale dei luoghi di residenza. Questi lavori confermano ulteriormente come il liquido seminale sia un indicatore sensibile e precoce di Salute Ambientale e dunque un potente strumento di valutazione di impatto ambientale per la misura del rischio salute che non è solo di tipo riproduttivo, ma generale per le attuali e anche per le future generazioni in base alle recenti evidenze sugli effetti transgenerazionali (epigenetica/gametica). Ovviamente, individuare sensibili, precoci e potenzialmente predittivi indicatori di rischio salute potrebbe essere di immediata utilità per i policy makers al fine di orientare interventi di risanamento di aree che hanno criticità ambientali, dunque misure concrete di salvaguardia collettive che investono il territorio e la sua organizzazione sociale e produttiva, monitorando tali interventi attraverso la valutazione dell'indicatore seminale, oltre che programmi innovativi di prevenzione primaria partendo proprio dai biomarcatori riproduttivi. Sostiene ancora Montano che per una maggiore efficacia preventiva nei confronti delle patologie cronico-degenerative, in particolare nelle aree a > rischio ambientale, bisognerebbe oltre che rendere più rapidi gli aggiornamenti dei registri tumori, che comunque registrano un dato epidemiologico importante, ma di esito, ossia di fatto avvenuto, identificare i segni precoci di modificazione funzionale o strutturale prima che si manifesti il danno clinico monitorando proprio il seme che può dare informazioni più precoci e potenzialmente predittive di danni futuri anche di salute generale. Ad ogni modo, considerando questi dati, molto preoccupanti in questi giovani, peraltro sani, non fumatori, non esposti professionalmente, non bevitori abituali e con un normale indice di massa corporea, se non ci saranno degli interventi importanti di risanamento ambientale e quindi un cambio del paradigma dello sviluppo che ovviamente vale per tutte le aree del mondo - ha aggiunto Montano - noi andiamo in caduta libera. Peraltro, già è noto che nei Paesi occidentali negli ultimi quarant'anni si è verificato un calo vertiginoso della fertilità. Nel 1939 la concentrazione media di spermatozoi era di 113 milioni per ml; oggi è di 47 milioni per ml. Numeri allarmanti quelli enunciati che dovrebbero far ancor più riflettere sulla gravità del fenomeno. E la curva è ancor più in discesa soprattutto nei Paesi 'sfruttati' come l'Africa e il Sudamerica. Per nulla casuale da parte di Montano è stata la citazione dello scienziato svedese Olle Johansson, secondo cui considerando l'andamento del liquido seminale, se non si interrompe l'inquinamento chimico ed elettromagnetico sempre più pressante, fra cinque generazioni ci sarà l'estinzione della specie. Un'estinzione analoga già si è verificata in natura e ciò spiega come i danni ambientali ricadano, in particolar modo, sul maschio. Un lavoro del '94 attesta che i coccodrilli maschi del lago inquinato di Apopka, in Florida, erano di numero scarso; e quei pochi maschi avevano pene e testicoli piccoli e un numero esiguo di spermatozoi.. Questo spiegherebbe anche l'estinzione di diversi pesci, per cui gli inquinanti svolgerebbero - secondo Montano - un'azione soprattutto antiandrogena, ovvero che il maschio è quello colpito per primo in questa battaglia ambientale. Non è possibile che già a diciotto anni ci siano ragazzi che abbiano un liquido seminale di così bassa qualità, ha ancora sottolineato Montano, e l'OMS nel 2017 ha dichiarato l'infertilità maschile priorità assoluta. Purtroppo, da un punto di vista mediatico non c'è stata l'attenzione sperata e degna su un argomento di portata mondiale, dove è in pericolo la vita di ciascuno. Non c'è consapevolezza da parte degli organismi della salute pubblica. Si parla molto di tumori - che sono la cosiddetta 'punta dell'iceberg' - ma poco dei gameti. Difendere i gameti significa proteggere dal peggio e, dunque, da queste malattie cronico-degenerative. Un padre, che fa fatica ad avere figli, trasmetterà questa caratteristica anche alle generazioni dopo di lui oltre ad una maggiore suscettibilità a malattie nella progenie. Quindi, proteggere i gameti vuol dire proteggere le generazioni future. Gli andrologi ed i ginecologi dovrebbero essere considerati in quest'ottica i primi tutori della salute pubblica. Per ultimo Montano sposta l'attenzione sul possibile legame fra Covid-19 e l'infertilità, avendo in corso degli studi che sono in fase di pubblicazione e che mettono in relazione questo legame insieme ai fattori inquinanti come acceleratori del danno riproduttivo. L'inquinamento rappresenta pertanto un male assoluto nei nostri tempi che deve essere frenato subito, pena, la catastrofe! A questo riguardo Montano ha marcato ancor più la gravità del fenomeno con la citazione di un romanzo del 1992 intitolato I figli degli uomini della scrittrice britannica PD James, da cui è nato l'omonimo film di fantascienza nel 2006. La James immaginava la fine dell'umanità a causa dell'infertilità maschile. Sembrerebbe una citazione azzardata, a tratti anche allarmistica, di sapore apocalittico e fantascientifico ma è la cruda realtà a cui la nostra società sta andando incontro senza che si faccia ricorso a una marcata inversione di tendenza nel ridurre in modo immediato e drastico il tasso di inquinamento sul nostro pianeta, poiché rischi oggi sono più elevati che mai. Per maggiori info accedere ai seguenti links. www.ecofoodfertility.it https://youtu.be/lhiMYHSmHDY. https://www.youtube.com/watch?v=Vo5E0RBFPIg


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Adiposità localizzate: eliminarle senza bisturi

di Di Anadela Serra Visconti

[adiposità] È stata messa a punto negli USA e approvato dall'FDA, una radiofrequenza a polarità alternata che "svuota" le cellule adipose, riducendo il volume nelle classiche zone dove si accumula il grasso: addome, fianchi, cosce, braccia. Il meccanismo è semplice: l'apparecchio eroga un calore che attraversa la cute, lasciandola indenne, e raggiunge gli adipociti (le cellule di grasso), dove scioglie il grasso collassando poi la cellula. Il grasso viene poi espulso attraverso la membrana cellulare e poi eliminato con le urine, dopo aver attraversato il sistema linfatico. Attraverso questo processo le cellule adipose si riducono di volume e si finisce quindi con perdere centimetri nelle zone sottoposte all'azione della radiofrequenza. Questo è già evidente alla prima seduta, ma ovviamente il risultato sarà ottimale con più sedute, di solito sono quattro, una a settimana. Questo processo non danneggia in nessun modo le cellule adipose ma da' solo una riduzione volumetrica della zona trattata. Ad ogni trattamento il medico posizionerà i pannelli nelle zone da trattare (addome, fianchi, interno ed esterno cosce, braccia) Le sedute durano 40 minuti: 20 sulla parte anteriore e 20 sulla parte posteriore del corpo. Sono molto rilassanti, con un piacere senso di calore al corpo. Dopo ogni trattamento è consigliabile una seduta di linfodrenaggio manuale o di pressoterapia per favorire la circolazione. È importante bere 2 litri d'acqua al giorno, possibilmente fare palestra 2 volte a settimana e camminare ogni giorno per circa mezz'ora. Per ottenere i migliori risultati anche consigliabile seguire alcune semplici ma importanti regole alimentari: 1- Ridurre a tavola i grassi. Limitare i formaggi stagionati come il parmigiano, il grana, la groviera e così via, e preferire eventualmente formaggi light. 2- Diminuire i carboidrati quali pane, pasta, pizza, riso, patate legumi secchi e dolci. 3- Preferire alimenti proteici quali pesce, carne, pollo, uova , bresaola e tutti i tipi di verdure sia crudi che cotti Questo trattamento in generale è indicato per tutti, uomini e donne. Le uniche controindicazioni sono: gravidanza e allattamento, portatori di pacemaker, insufficienza renale o epatica, tumori.


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COME DIFENDERCI DAL CALDO? 10 CONSIGLI PER RINFRESCARE LA PELLE, IL CORPO E LA MENTE

di Anadela Serra Visconti

Temperature da clima tropicale che si ripetono giorno dopo giorno senza darci tregua, influiscono sulla pelle, sul benessere fisico e psicologico, alterandoli tutti e tre. Ci sono persone che questo caldo lo adorano, sembra strano ma è così: sono quelli che amerebbero vivere ai tropici o che si sono già trasferiti là. Ma per chi invece soffre e si dispera, con un tasso di disagio crescente, con debolezza nervosismo e difficoltà a vivere questo caldo sia durante la giornata che la notte, ecco qualche suggerimento. 1 - Per contrastare la disidratazione del corpo e della pelle, conseguente all'aumentata sudorazione e quindi alla perdita di liquidi, COME PRIMO PROVVEDIMENTO bevete almeno 1 litro e mezzo/ 2 litri di acqua al giorno, meglio se a temperatura ambiente e non gelata, perché se ne beve di più e non si rischiano congestioni addominali. 2 - Riducete o evitate il consumo di alcolici, birra compresa (falsamente si pensa dissetante e " innocua") che non fanno altro che far sudare e dilatare i vasi sanguigni inducendo più sensazione di calore, rossore e sudorazione. L'happy-hour perfetto? Succo di pomodoro condito (il sale fa risalire la pressione scesa per il caldo) o acqua tonica e cruditès in pinzimonio. 3- Per contrastare la debolezza fisica, preparatevi centrifugati o frullati di frutta e/o verdura per reintegrare sali minerali, quali il potassio ed il magnesio che danno forza muscolare, contenuti largamente in tutti i vegetali. L'alimentazione in questo periodo deve privilegiare frutta e verdura possibilmente cruda, con grandi insalate e macedonie di frutta. Evitate il più possibile fritture, primi piatti ultra-conditi, dolci cremosi, insaccati, salumi e formaggi grassi, che rallentano la digestione. Ottimi i sorbetti e le granite. 4- Per sentirvi sempre in forma, combattere la stanchezza e recuperare energia, ripetete docce tiepide più volte al giorno, terminando con una docciatura fredda su gambe, piedi e braccia, usando sempre un olio da bagno, piuttosto che un bagnoschiuma, troppo disidratante (usarlo solo nei "punti critici") 5 - Per riposare le gambe a fine giornata, magari prima di riuscire la sera, applicate creme o gel drenanti per gambe (a base di centella asiatica, ippocastano, rusco, mentolo) mettendo la crema prima in frigorifero: fredda vi darà più sollievo. Ottimo anche il sistema di immergere nel gel un paio di collant o calze, metterle un po' nel freezer prima di indossarle. Esistono anche in commercio spray rinfrescanti per le gambe. Tenete poi le gambe all'insù per 15 minuti, per favorire il drenaggio e lo sgonfiamento di piedi e caviglie. 6- La sera, prima di dormire, se la notte il caldo vi tormenta, applicate sulle gambe olio di mandorle dolci al quale avrete aggiunto qualche goccia di olio essenziale di menta (5 gocce) e di lavanda (5 gocce): la menta dà sensazione di freschezza e la lavanda, unita all'automassaggio, che deve partire dal piede, risalire alle caviglie, polpacci e cosce, concilia il sonno e rilassa la mente, agendo da antistress. 7 - Portatevi sempre in borsa una bottiglietta d'acqua da bere e una piccola confezione di acqua termale spray, da nebulizzare periodicamente su viso, collo e capelli, per rinfrescarvi, sia per strada che in macchina o al mare quando sentite molto caldo. 8 - Se sentite la pelle del viso sudaticcia e lucida, cambiate le vostre abituali creme per il viso: i lipidi che contengono trattengono il calore e aumentano la "perspiratio" della pelle, ovvero la sudorazione e la liquefazione del sebo superficiale: meglio usare temporaneamente soltanto sieri antirughe a base di acido ialuronico, collagene, elastina, che idratano senza ungere. Come protezione solare, scegliere quelle formulate in gel, meno grasse. 9- Per idratare il corpo, dopo bagno o doccia, preferite le emulsioni fluide (del tipo cosmetologico olio in acqua o/a) e, d'obbligo, deodoranti in crema a lunga durata che garantiscono un effetto più sicuro di quelli in spray o roll-on. Riscoprite anche l'antico borotalco profumato sul corpo, che assorbe bene il sudore e rinfresca. 10 - Se uscite, evitate le ore più calde (12- 16): indossate sempre un cappello e gli occhiali da sole. Evitate i tessuti sintetici che provocano e trattengono il sudore in modo ermetico: meglio il cotone, la canapa, il lino,abiti con forme ampie e tessiture leggere. Per strada fermatevi spesso a bere,e perché no, anche alle bellissime fontanelle di cui il nostro paese è ricco. Ci rinfrescano, sono economiche e più sane del caffè e delle bevande gassate e zuccherate. Certo che ai tavolini all'ombra dei bar, una sosta, anche per riposare e recuperare forza fa sempre piacere: allora consumate thè o infusi, caldi o freddi, possibilmente senza zucchero, u n buon centrifugato o un sorbetto alla frutta.


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Novità in Farmacopea: XX parte

di Stefano Pellicanò

A) CARDIOLOGIA a) Vazkepa® (Icosapent etile) per ridurre eventi cardiovascolari (C.V.) Gli ictus e gli attacchi cardiaci causati da malattie C.V. sono la causa più comune di decesso in U.E. con un onere economico superiore ai 210 miliardi di €/anno e si prevede che aumenterà nei prossimi decenni. L’E.M.A. (Agenzia europea per i medicinali) ha approvato Vazkepa®, a probabile meccanismo d’azione multifattoriale, il primo e unico trattamento per ridurre il rischio C.V. in pazienti adulti trattati con statine con livelli elevati di trigliceridi (=150 mg/dl) e altre caratteristiche ad alto rischio. L’autorizzazione alla sua immissione in commercio giunge dopo un decennio di ricerche sugli esiti clinici C.V. basati sull’evidenza. Nello studio di riferimento REDUCE-IT, ha raggiunto il 25% di riduzione del rischio C.V. (morte cardiovascolare, attacco cardiaco non fatale, ictus non fatale, rivascolarizzazione coronarica, angina instabile): rispettivamente del 31% per gli attacchi cardiaci, 28% per l’ictus e 20% per la morte C.V.


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Novità in Medicina: XX parte

di Stefano Pellicanò

A) EPATOLOGIA a) Epatite virale C (HCV): identificata la proteina Rtn3 per migliorarne il trattamento Ancora nel 2021 per questa patologia, che colpisce oltre 130 milioni di persone nel mondo, esistono solo farmaci antivirali, costosi e non facilmente disponibili nei Paesi in via di sviluppo (dove è più diffusa). Di norma il sistema immunitario deve riconoscere un virus per attaccarlo e prevenire l’infezione ma il virus dell’HCV si traveste facilmente e si muove, senza essere scoperto, negli esosomi [micro-vescicole rilasciate dalle cellule che normalmente funzionano nella comunicazione cellulare, nel trasporto e nello smaltimento dei rifiuti cellulari]. Ricercatori canadesi hanno scoperto che HCV interagisce con un’area chiave della proteina Rtn3, utilizzandola per inserire il loro Rna virale negli esosomi. Identificare le aree della proteina che portano alla formazione di un esosoma infettivo permette di cercare molecole che blocchino l’interazione con l’Rna virale impedendo a quest’ultimo di entrare negli esosomi e nascondersi dal sistema immunitario. La scoperta di questa interazione permetterà ulteriori studi su altri virus che utilizzano gli esosomi per eludere il rilevamento, come l’HIV, Zika e i virus dell’epatite B (fonte: Plos One,http://dx.doi.org/10.1371/journal.pone.0239153). B) GASTROENTEROLOGIA a) Sindrome dell’intestino irritabile (S.I.I.): identificato il meccanismo biologico In un intestino sano il sistema immunitario non reagisce agli alimenti. Circa il 20% della popolazione mondiale soffre della S.I.I., caratterizzata da dolore allo stomaco o grave disagio dopo aver mangiato alcuni cibi con influenza sulla loro qualità di vita. Un lavoro aveva dimostrato che il blocco dell’istamina, una componente importante del sistema immunitario, migliora la condizione delle persone con S.I.I. Ora studi clinici e di laboratorio hanno dimostrato il meccanismo che lega alcuni alimenti con l’attivazione dei mastociti [cellule che rilasciano istamina] e il conseguente disagio e dolore. Ipotizzando che un’infezione virale intestinale, mentre un particolare cibo è presente nell’intestino, potrebbe sensibilizzare il sistema immunitario verso quel cibo i ricercatori, dopo i topi, hanno iniettato nella parete intestinale di 12 pazienti con S.I.I. gli antigeni alimentari associati con il colon irritabile (glutine, grano, soia e latte di mucca) ottenendo gli stessi risultati. Nessuna reazione è invece stata registrata nei volontari sani. Questa scoperta necessita di ulteriori studi su casistiche più ampie ma appare significativa se associata a un precedente studio che ha mostrato un miglioramento durante il trattamento con antistaminici, poiché conferma che il meccanismo ha rilevanza clinica. È indubbio che conoscere il meccanismo che porta all’attivazione dei mastociti è fondamentale per nuove terapie per questi pazienti (fonte: Scientists reveal mechanism that causes irritable bowel syndrome; Nature, January 13, 2021; http://dx.doi.org/10.1038/s41586-020-03118-2).


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Novità in Sanità Pubblica: IX parte (XI)

di Stefano Pellicanò

A) Sistema Tessera Sanitaria: la periodicità diventa semestrale Con D.M. 29 gennaio 2021, il Ministero dell’Economia e delle finanze ha avallato la decisione dell’Agenzia delle Entrate (provvedimento 22 gennaio 2021) di far slittare di otto giorni il termine di trasmissione al Sistema Tessera Sanitaria dei dati relativi alle spese sanitarie 2020 ridisegnando, inoltre, il calendario delle trasmissioni per il 2021, stabilendo che la trasmissione dei dati con cadenza mensile dal 2021 viene rimandata di un anno. Infatti, per il 2021 si avrà una trasmissione semestrale, mentre la periodicità mensile scatterà dal 2022. Ulteriore conferma si ha per la tempistica per effettuare l opposizione all’utilizzo dei dati, mentre slitta di un anno il termine per la comunicazione della volontà di avvalersi della trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi giornalieri al Sistema TS. A partire dai dati relativi alle spese 2020, occorre indicare anche le modalità di pagamento delle spese sanitarie (art. 1, comma 679, L. n° 160/2019) in quanto, dal 2020, possono essere detratti in dichiarazione solo le spese pagate con strumenti tracciabili (carte di credito, bancomat, ecc.) ad esclusione delle spese sostenute per l’acquisto di medicinali e di dispositivi medici e relative a prestazioni sanitarie rese dalle strutture pubbliche e private accreditate al S.S.N. che, quindi, possono continuare ad essere pagate anche in contanti.


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Racconti e poesia

In presenza

di Antonella Iacoponi

8 giugno 2020 IN PRESENZA: due termini che, presi singolarmente, hanno lo stesso valore delle altre parole, ma insieme... wow! Insieme acquistano la forza dirompente dell'amore, dell'affetto, della dedizione verso gli altri,.. indescrivibile la gioia di rivedere mia sorella e gli stupendi nipotini! Quant'è bello essere IN PRESENZA al lavoro, ritrovare i colleghi e i superiori, come accadeva prima del prima, collaborare in perfetta armonia, avere di nuovo voglia di scambiare, con "le bimbe" degli uffici vicini, cordialità, aneddoti e sorrisi, seppure con le mascherine! Esse non possono nascondere la nostra letizia: quanto brillano gli occhi! Niente più "smart", nessuna "video call" per me, per favore! Non voglio l'ultimo modello di cellulare, è gradita soltanto l'essenza delle persone, grazie! Come d'incanto, l'assenza si fa presenza, nell'ora del risveglio, della rinascita, della vita che torna a essere vita; certo, la distanza regna ancora, vigile e altera, come un freddo blocco di marmo, senza sculture da scolpire, però, si destano dal lungo sonno le spiagge, le città, gli uffici si vestono a fiori, si accendono sbadigliando i computer.


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Oltrarno, settembre 1978

di Patrizia Carlotti

Il primo giorno in particolare non rammento, di sicuro quegli anni son rimasti nel cuore indissolubili. Anni facili, indimenticabili, spensierati e leggeri come piume... Il cielo sempre azzurro, se c'era una nuvola vi salivo sopra e assieme a lei prendevo il volo... Scoprivo orizzonti nuovi giocando, imparavo curiosando... Mi sentivo grande, sarei andata a scuola finalmente, come Tato avrei imparato a leggere e scrivere, mai più scarabocchi, imitazioni su fogli sgualciti, sporcati da pasticci colorati, e da disegni senza una forma definita... Le minuscole manine stringevano saldamente le grandi di nonna, che dedicandomi premure infinite mi accompagnava... le abitudini del mattino, la colazione fumante e profumata, la tazza genuina del latte fresco con i biscotti, Raggiante, indossavo velocemente il cappottino, la mia bella cartella di pelle scura, con la parte anteriore di pelo di cavallo a spalle e via... Memorabile strada sterrata percorsa a piedi... Il breve tratto, era ogni giorno un'immancabile appuntamento, in compagnia di nonna, la quale nello spazio di tempo che intercorreva da casa, fino a destinazione, raccontava mille storie da cui rimanevo affascinata... Attorno a me campi verdi e sconfinati, nell'aria frizzantina del mattino si potevano sentire i profumi intensi e aromatici della vendemmia e dell'erba appena tagliata... In lontananza il pastore portava al pascolo il gregge di pecore, e il suo fischio riecheggiava ovunque, trasportato da un leggero vento tiepido. ... Gli operai puntuali arrivavano e iniziavano il lavoro nella fabbrica di aratri che s'intravedeva nascosta dietro la macchia di more che rampicava il recinto che costeggiava la strada di ghiaia bianchissima... Cara scuola Oltrarno, nessuno avrebbe detto mai che ti avrebbero chiusa perchè troppo piccola con pochi bimbi... Rievoco tutt'oggi quei momenti, rendendomi conto d'aver vissuto dentro ad una favola, non esistevano schemi severi da rispettare, giocavamo tanto, la ricreazione non aveva un termine preciso,, durante la bella stagione studiavamo all'aperto, nel giardino all'ombra del salice piangente, che con le sue fronde ci riparava dal sole... In altri giorni in fila per due andavamo a spasso a conoscere le bellezze e le ricchezze della nostra campagna... Le ore trascorrevano veloci, noi bimbi ci conoscevamo tutti.... ventidue ragazzi riuniti in pluriclassi. C'era il figlio dell'operaio, del contadino, del musicista, dell'apicoltore, del vinaio e via discorrendo... Alcuni genitori del posto avevano scelto di far frequentare ai propri figli non la piccola scuola di campagna, ma una nel paese... Costoro eran convinti che s'insegnasse, s'imparasse meglio, loro opinione era che la scuola di periferia non fosse all'altezza, ma alla buona... Non era così! Quando in quarta elementare noi tutti fummo trasferiti, perché Oltrarno chiuse, avevamo una marcia in più degli altri, maggiori nozioni, anche di vita reale. La magia di quel tempo passato svanì, tutto cambiò... Cresciuti fino ad allora come fratelli, fummo divisi, per età e per classe." Le tre Marie", io, Sandra e Claudia, ci trovammo spaesate inserite in una classe con tanti bambini quanti eravamo in tutta la scuola prima di quel momento... Cara scuola Oltrarno, gli anni passavano, abbandonata e in rovina, fu un dolore immenso quando fosti demolita per costruire al posto tuo un condominio... Con te sparirono il giardino, il salice piangente che sempre attese il ritorno di noi bimbi che mai più avvenne.


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I buoi

di Giuseppe Furci

C'erano una volta due ladri, uno mingherlino, ma molto intelligente, l'altro fisicamente elefantiaco, ma parecchio stupido. Fedeli a quel detto popolare secondo il quale "Dio li fa e Dio li accoppia", andavano sempre d'amore e d'accordo, compensandosi a vicenda. L'uno metteva la testa e l'altro il braccio. Nel loro girovagare perenne, alla continua ricerca di qualcosa da rubare, un pomeriggio sono giunti nei pressi di un campo nel quale un massaro stava arando la terra con un aratro tirato da due enormi e poderosissimi buoi. Lo stupido è rimasto affascinato da quegli animali maestosi. Li ha indicati al compagno, rammaricandosi non poco che loro due non ne possedessero degli uguali. "Vuoi che li rubiamo?" ha chiesto il ladro intelligente con la tranquillità di chi sa il fatto proprio. "Come facciamo, a rubarli, se il massaro sta lavorando? -ha obbiettato lo stupido, più perplesso che mai. -Lo sai anche tu che, per un bestione come quello, sarà un giochetto da bambini, farci la festa senza pietà, se oseremo affrontarlo a viso aperto," si è affrettato a chiarire per non lasciare adito a dubbi, ben sapendo che neppure lui sarebbe riuscito a spuntarla contro il massaro. Stupido si, l'amico, ma sbruffone no, non difettando certo di realismo. "Tu devi dirmi soltanto se vuoi che gli rubiamo i buoi, -lo ha apostrofato il ladro intelligente. -Al resto penserò io." "Certo, che voglio!" ha tagliato corto lo stupido con l'entusiasmo di un bambino, ben sapendo che il compagno era dotato dell'abilità dei ladri che si rispettano. Il ladro intelligente, infatti, non aveva avuto bisogno di molto, per mettere a punto un piano semplice, quanto geniale. Gli era bastato notare un ciliegio altissimo a poca distanza da loro. "Allora nasconditi dietro quel sentiero, laggiù, e, quando il massaro tenterà di prendermi a botte, non dovrai fare altro che staccare uno dei due buoi dall'aratro e portarlo nella nostra fattoria. Io ti raggiungerò più tardi con l'altro." Il ladro stupido si è affrettato a mettersi nelle condizioni di poter assolvere al compito assegnatogli. Nel frattempo, l'altro, favorito dal proprio fisico da scricciolo, si è arrampicato in cima al ciliegio, dove il massaro, con la sua mole da elefante, non sarebbe mai potuto arrivare. Da lassù poteva dominare con lo sguardo tutta la campagna circostante. Appena notato che il compagno si trovava al sicuro, dietro il sentiero, ha cominciato a gridare ossessivamente: "Io mi meraviglio! Io mi meraviglio! Io mi meraviglio!" Solo a quel punto il massaro si è accorto della sua presenza. In precedenza, i due ladri erano troppo lontani e lui assorbito totalmente dal proprio lavoro, perché potesse notarli. Inizialmente non ci ha fatto caso, convinto che la cosa non lo riguardasse, poi, data l'insistenza del tizio, ha cominciato ad essere assalito dai dubbi. "Forse si meraviglia perché non faccio bene il mio lavoro!" ha pensato, fermando i buoi e controllando quanto aveva fatto fin lì. Preso atto con la massima soddisfazione che tutto procedeva bene, ha continuato a dedicarsi alacremente al proprio lavoro senza badare oltre allo strano individuo. "Io mi meraviglio! Io mi meraviglio! Io mi meraviglio!" continuava imperterrito il ladro, per nulla impressionato dall'atteggiamento indifferente della propria vittima sacrificale. Alla lunga, come aveva previsto il manigoldo, il massaro non poteva che stufarsi di brutto, nel sentire quel grido sempre uguale, monotono. Ha fermato l'aratro e, da quella persona previdente che era, per non correre rischi si è prima accertato che in giro non ci fosse nessun altro, all'infuori di lui e del tizio. Poi si è recato sotto l'albero brandendo minacciosamente il grosso e nodoso bastone che usava per sollecitare i buoi a lavorare, deciso a farla finita una buona volta per tutte. "Si può sapere di che cavolo ti meravigli?" "Io mi meraviglio!" "Che ti meravigli lo avrebbe capito anche il più tonto dei tonti, ascoltando la tua litania! Figurarsi io che tonto non sono! Ma di che, ti meravigli, se è lecito?" "Io mi meraviglio!" "Lo capisci, o no, l'italiano?" "Io mi meraviglio!" Di fronte a quel tira e molla senza alcun costrutto, era inevitabile che il massaro andasse sempre più su di giri, finendo per perdere completamente le staffe e per sfogare la propria rabbia con delle bastonate sempre più violente contro il tronco dell'albero. Mentre il tizio continuava imperterrito la propria litania, l'unico a rimetterci era il ciliegio, che ad ogni colpo perdeva delle schegge di corteccia. Intanto il ladro osservava il compagno mentre staccava uno dei due buoi dall'aratro e se lo portava via. Quando ha ritenuto che fosse al sicuro, ha chiesto al massaro: "Lo vuoi proprio sapere, di che mi meraviglio?" "E' da un'ora, che te lo sto chiedendo! Dimmelo e facciamola finita!" "Ebbene, io mi meraviglio di come fai, a lavorare con un bue!" Come, con un bue! Sei cieco? Non lo vedi che sono due! "Io mi meraviglio di come fai a lavorare con un bue!" ha ribadito beffardamente l'altro. Il massaro si è girato impulsivamente verso l'aratro, sebbene fosse assolutamente certo che gli animali fossero due. Si può immaginare qual'è stata, la sua sorpresa, nello scoprire che c'era realmente soltanto un bue! La sua conclusione non poteva che essere ovvia: l'altro era stato rubato. Convinto che il ladro non potesse essere andato lontano, si è lanciato istintivamente al suo inseguimento. Ha corso affannosamente per un bel po' senza incontrare anima viva. Alla fine, è stato costretto ad arrendersi, a concludere che aveva imboccato la direzione sbagliata e che non aveva la più pallida idea di quale fosse quella giusta. Il sospetto che il tizio potesse rubargli pure il secondo bue gli ha messo le ali ai piedi anche al ritorno. Di fronte all'aratro rimasto desolatamente abbandonato a se stesso, si è messo le mani nei capelli, maledicendo con tutta l'anima la propria stupidità, che lo aveva indotto ad affidare le pecore al lupo. I buoi erano l'unica fonte di sostentamento per se e per la moglie. La donna si è stupita non poco, nel vederlo rientrare a casa assai prima del tempo, con il morale a terra e da solo, normalmente lo vedeva arrivare a tarda sera con gli animali e sempre allegro. Ha avuto un bel da fare, per riuscire a farsi dire cosa gli era successo. "Non ti preoccupare, marito mio, tutto si aggiusta!" lo ha consolato, preparandogli in fretta e furia da mangiare e spedendolo a letto subito dopo. Stanchissimo, avvilito più che mai, a dispetto delle rassicurazioni della moglie, il massaro è caduto ben presto in un sonno profondo. La donna ne ha approfittato per sgattaiolare furtivamente fuori di casa con l'intenzione di recarsi da un loro compare, un uomo che conosceva tutti i ladri della zona. "Venite con me!" l'ha esortata il compare, appena messo al corrente dell'accaduto. Raggiunta un'abitazione in periferia, all'interno della quale qualcuno russava peggio di un trombone in delirio, l'uomo ha cominciato a bussare con decisione alla porta, smettendola soltanto quando il suonatore ha chiesto chi fosse. Il compare si è presentato ed ha esortato l'uomo a scendere ad aprire. "Devo parlarti di un affare inportante, veramente importante!" "Non potete ritornare domani? Adesso sono stanchissimo, che più stanco non si può, credetemi!" "No, proprio no. È ora, che devo parlarti! Come ti stavo dicendo, si tratta di una questione importantissima!" Il ladro intelligente ha fatto un sacco di rumori, perdendo un bel po' di tempo, prima di aprire. "Andiamo a fare una passeggiata in campagna!" lo ha esortato il compare prendendolo sottobraccio e trascinandolo a viva forza. "Si può sapere, cosa volete da me?" si è lamentato il tizio, opponendo inutilmente tutta la resistenza consentitagli dal suo fisico da scricciolo. "Non temere, te lo dirò fra poco! -lo ha tranquillizzato il compare. Dove sono i buoi?" gli ha chiesto quindi, appena sono giunti in aperta campagna. "Non so di che buoi parlate!" ha protestato il ladro con veemenza. " È inutile che faccia il finto tonto, amico bello! Sai benissimo che sto parlando dei buoi che tu ed il tuo degno compare avete rubato nel pomeriggio al marito della signora." L'altro ha continuato a fingere di cadere dalle nuvole, facendo perdere ben presto la pazienza al compare, che lo ha legato ad un albero ed ha cominciato a colpirlo con una verga. "La smetterò soltanto quando ti deciderai a parlare!" "Abbiate pietà di me, vi giuro che non so veramente nulla!" Il compare ha finto di non sentire ed ha continuato a colpire sempre più duro, senza lasciarsi impietosire dai lamenti sempre più veementi del tizio. "Aspettate, vi dirò tutto, proprio tutto!" ha finito per esclamare il ladro, considerato che le sue proteste cadevano nel vuoto. "Così va meglio!" ha borbottato il compare smettendo di colpirlo e rimanendo in attesa senza slegarlo. "I buoi sono nella nostra fattoria, custoditi dal mio socio!" "Mia comare ed io andremo a verificare, lasciandoti legato qui. Se dici la verità, ritorneremo e ti libereremo. Se tenti di imbrogliarci, invece, ti conviene pregare il Signore che ti faccia crepare prima del nostro ritorno, perché ti faremo patire le pene dell'inferno." "Io la dico, la verità, ve lo giuro!" Il compare non si è lasciato smontare e gli ha girato le spalle, raggiungendo la fattoria assieme alla comare. La prima persona che hanno incontrato è stato il garzone, un bambino che i ladri senza scrupoli avevano reso loro schiavo. "Dove sono, i buoi che i tuoi padroni hanno portato qui nel pomeriggio?" gli ha domandato il compare senza inutili giri di parole. "Io non so niente! Non ho visto niente!" ha risposto il bambino mettendosi sulla difensiva. "Compare, attento alle vostre spalle!" ha gridato improvvisamente la comare. Il ladro stupido si stava avvicinando furtivamente con l'agilità ed il silenzio del più esperto dei felini, a dispetto della propria mole, pronto a colpire duro con un randello da fare spavento al solo vederlo. Il compare è riuscito ad evitare il colpo per un pelo, ringraziando di cuore la donna, ed ha spedito il bestione a gambe all'aria con uno sgambetto, afferrandolo per un piede, trascinandolo presso un albero, legandolo al tronco e ponendogli la fatidica domanda: "Dove sono, i buoi che tu ed il tuo degno compagno avete rubato nel pomeriggio al mio compare?" Il ladro si è comportato alla stessa maniera del compagno, tentando disperatamente di negare che sapesse degli animali. Anche il compare si è comportato come con l'altro ladro, prendendolo selvaggiamente a botte con una verga e sentenziando che l'avrebbe smessa soltanto quando l'energumeno si fosse deciso a cantare. Alla vista delle botte, il bambino ha pensato bene di svignarsela, pur sapendo benissimo che nessuno ce l'aveva con lui. Il suo capo, come aveva fatto il compagno, ha finito inevitabilmente per cantare: "I buoi sono in quella stalla, laggiù!" Il compare ha esortato la donna ad andare a controllare, promettendo al ladro che l'avrebbe ucciso senza pietà, se non avesse detto la verità. I buoi c'erano veramente e la comare li ha portati fuori prontamente. Il compare ha regalato al ladro un'altra tremenda scarica di vergate, per fargli capire che cosa si sarebbe dovuto aspettare, se in futuro si fosse permesso di fare altri scherzi. "Vorrei divertirmi un po' anch'io, compare carissimo!" è esplosa speranzosamente la comare, ricevendo soddisfazione con sollecitudine e utilizzando a propria volta la verga con zelo e gusto. "Per questa volta finisce qui, -ha sentenziato il compare all'indirizzo dell'energumeno, al termine della punizione. -La prossima volta, se malauguratamente per te ed il tuo degno compare ci sarà una prossima volta, vi torcerò il collo senza pietà!" "Ora liberatemi, per piacere!" ha implorato il ladro. "Ci penserà più tardi il tuo compagno," ha ribattuto il compare senza lasciarsi impietosire ed allontanandosi di gran carriera assieme alla comare ed ai buoi. Hanno trovato l'altro ladro dove e come lo avevano lasciato. La scena delle vergate si è ripetuta tale e quale. Quindi, prima di abbandonarlo a se stesso, lo hanno liberato e gli hanno raccomandato di andare a liberare il suo degno compare. La donna ha salutato il proprio, di compare, rinchiudendo i buoi nella stalla e raggiungendo il marito a letto. Questi dormiva ancora profondamente e non si era accorto di niente. Quando si è svegliato, la mattina successiva, la moglie gli ha chiesto con apparente non curanza: "Non vai, a lavorare!" "Come faccio, se i buoi me li hanno rubati?" "Perché non vai a controllare nella stalla?" Inizialmente il massaro era convinto che la moglie volesse prenderlo in giro e c'è mancato un pelo che andasse in bestia. Poi, ricordando che la sua dolce metà non parlava mai a vanvera, si è deciso a mettere in pratica il suggerimento senza discutere oltre. Si può immaginare, qual è stata la sua sorpresa, nel ritrovare i suoi amatissimi e preziosi animali!


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Una giornata emozionante

di Annamaria Antonelli

"Oggi, 2 maggio 2021 sembra proprio una giornata speciale... È cominciata così... guardando una fotografia della Madonna di Viggiano, la protettrice della Basilicata o Lucania, oggi festeggiata nel Paese di Viggiano in una splendida chiesetta su di un monte... dalla quale l'emittente locale TRM ha trasmesso in diretta la Santa Messa alla Madonna del sacro monte... Mentre ascoltavo... riflettevo sulle coincidenze della giornata... Sì, perchè è il giorno 2 e a Matera per la Madonna della Bruna, protettrice di Matera, festeggiata il 2 luglio di ogni anno, ormai da un po' c'è una Novena speciale non di 9 giorni ma, 9 mesi prima della Festa ... incontri e preghiere ogni 2 del mese da ottobre a giugno... Oggi è anche la prima domenica di Maggio giorno in cui da tanti anni si festeggia la Madonna di Picciano, un Santuario a pochi km da Matera dove tanti pellegrini e fedeli si recano, all'alba e in cammino alcuni a piedi nudi per devozione per grazie chieste o ricevute, o con auto e autobus, per incontrare la Madonna, pregare e ringraziare e per ricevere la Sua Benedizione... La prima domenica di Maggio la Madonna di Picciano viene portata in processione a valle e torna al Santuario per essere posta sul suo trono che si trova nella parte laterale della chiesa, dove tutti possono vederla... Tra qualche giorno si festeggeranno le mamme e anche la Madonna del Rosario... Ma, Maggio è il mese dedicato alla Madonna... È così che riflettendo ho scritto il mio racconto... Ho pensato: "Quanta protezione oggi su di noi... Tutta in un solo giorno...!" Sì dice che l'unione fa la forza ... Sì.. ma, è la Forza della Madonna sembra che tutte abbiano unito la loro bontà per darci una Protezione più grande... Sappiamo bene che la Madonna è una sola... ma questo incrociarsi di immagini e coincidenze mi ha emozionata...! La Madonna su un monte o su un trono mai si atteggia... ma, ci abbraccia... proprio come fanno le mamme con i figli... È una riflessione la mia, diventata la bozza di un racconto che sto completando... ma, credo che un messaggio ci sia in tutte queste parole: "Ognuno di noi può sentirsi protetto e al sicuro con la Madonna e da sempre la Sua unica richiesta ai fedeli è pregare, recitare il Rosario e di avere fiducia in Lei..." Sì, la grazia che molti chiedono è la guarigione dalla pandemia... Io Le chiedo la guarigione dall'indifferenza, dall'egoismo e poi la salute, ma soprattutto le dico:"Perdonaci perchè non sappiamo ascoltare, perchè siamo distanti e non abbiamo più rispetto, ma solo interessi e abitudini... e da soli qui combiniamo guai... Perdonaci, se puoi, anche questa volta e... se puoi... regala a tutti la salute..." "Da ogni luogo, da Matera, da Picciano o da Viggiano... Madonnina tu dacci la mano... e con il cuore e con poche parole, oggi 2 Maggio questo per Te è il mio Omaggio... Nella vita non è lontano che dobbiamo cercare il coraggio è tutto racchiuso in quell'abbraccio" Dedicato alle mamme e a tutti voi...


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Riflessioni e critiche

Il bullismo silenziato. Violenza contro i fanciulli napoletani.

di Massimiliano Verde

In Italia fortunatamente esiste un’attenzione particolare verso un problema molto sentito e che sembra diffondersi sempre più, il fenomeno del bullismo. Un caso molto particolare di bullismo che definiremmo di carattere istituzionale o “pubblico”, invece assolutamente inesistente come tematica di discussione, confronto, esame o dibattito ma, sfortunatamente non meno grave – anzi proprio per questo, particolarmente virulento –riguarda la i fanciulli di lingua materna napoletana. Parliamo di lingua materna e non di dialetto in quanto il Napoletano è trasmesso come lingua materna in Napoli, senza considerare il restante territorio campano e le comunità napoletane emigrate. Incomprensibilmente nonostante questo patrimonio culturale costituisca un vanto per l’Italia nel mondo (pensiamo ad esempio alla canzone, al teatro, passando per la tradizione artistica, culinaria, filosofica magno-greca, ecc.), il Napoletano viene assolutamente tenuto fuori dal sistema scolastico nazionale ed al contrario è trasmesso e ri-prodotto dai mass media e dal sistema culturale italiano, come qualcosa di rozzo, volgare, folclorico, di corrotto e degradante, cioè direttamente o con allusioni, principalmente alla criminalità o relativo all’ignoranza, una lingua insomma parlata da analfabeti o almeno ridicoli/simpatici ignoranti. Disgraziatamente questo ha un impatto soprattutto ma non solo, sulle fasce socialmente più a rischio e marginalizzate della città di Napoli, tenute lontane da una partecipazione attiva ad un progresso culturale e linguistico dignitoso, proprio quelle cioè dove quest’eredità storico-linguistica è più forte da un lato ma degradata, anche per volontà di certa “intelligentia” cittadina, dall’altro. Ancor peggio: si assiste alla diffusione del vernacolo Napolitano attraverso una combinazione malefica di questi elementi che si offrono al pubblico (anche internazionale) nella versione, da un lato, di una presunta “identità popolare” o come una sorta di azione di “denuncia sociale” dall’altro. Quanto sopra avviene attraverso una ignobile generalizzazione di contesti sociali abbandonati dalle pubbliche istituzioni, di realtà, rappresentate senza speranza. O comunque con il peso di una macchia indelebile, colpa, vergogna, atavica e sempre latente anche in un presunto riscatto sociale che prevede in ogni caso, l’allontanamento da questa lingua e dell’eredità culturale che la sottende. Questa situazione è particolarmente grave proprio per i bambini di madrelingua napoletana specie per quelli appartenenti a situazioni di disagio che lo Stato ed un sistema sociale e culturale disgregato – abbandonato soprattutto da una silente e colpevole classe “intellettuale” – hanno lasciato a loro stessi. In Italia difatti, la preponderante e quasi sempre unilaterale e negativa rappresentazione della realtà culturale e linguistica di Napoli (e del Sud Italia, Napoli nell’immaginario collettivo italiano è l’emblema del Sud arretrato ed ignorante) prodotta o stimolata dai mass-media e dal sistema educativo, contribuisce a diffondere tra i giovani e bambini napoletani per lo più appartenenti a situazioni sociali e culturali a rischio, ma non solo, ancor più una sottocultura deviante che induce, in un pericoloso effetto domino, questa nuova generazione a cambiare in modo violento la pronuncia napoletana e l’auto rappresentazione, anche dis-valoriale di se stessi. Assistiamo così ad un duplice attacco di stampo bullistico ai diritti di questi bambini o minori, più ampiamente. Usiamo tale aggettivo per denotare una drammatica situazione provocata o quanto meno tollerata da un’azione anche pubblica moralmente e culturalmente, violenta. E pensiamo che questa caratterizzazione possa suggerire ulteriori riflessioni ed argomentazioni. In primis al bambino/minore di lingua materna napoletana, il sistema educativo e dei media italiani impone (come impone al suo nucleo familiare) un’educazione alla minorizzazione con riguardo alla sua lingua od accento, come qualcosa cioè che si deve perdere, poiché volgare, degradante, ignorante, come sopra si diceva. Naturalmente ciò include la perdita e la minus valorizzazione di tutto ciò che appartiene autenticamente a quell’eredità culturale-linguistica che è propriamente quella napoletana (e campana), un tesoro di tremila anni di civiltà che così va disperdendosi per sempre. In tal senso occorre anche evidenziare, purtroppo la messa in scena di opere cinematografiche, anche per bambini i cui caratteri (questo è il caso di opere filmiche non italiane, cartoons, ecc., doppiate in Italiano per esempio) con accento od allusioni all’accento napoletano, le cui hanno un’impronta negativa (personaggi dall’accento napoletano rappresentati come fannulloni, truffaldini, criminali, ecc.). Tale situazione è com’evidente, foriera di stereotipi, discriminazioni, conflitti e va a minare la dignità di questi minori, la costruzione del proprio futuro ed il corretto sviluppo democratico della società in cui vivono. Ciò accade anche per altre famiglie linguistiche come il Siciliano ad esempio. Per il sistema di istruzione nazionale italiano invece, semplicemente il problema non si pone in quanto il Napolitano non è meritevole di progetti educativi e d’istruzione di massa, il patrimonio linguistico napoletano, infatti, è considerato una degradazione dell’Italiano, connesso all’analfabetismo e sicuramente da evitare, a parte progetti pilota quali quelli che vedono attivi chi scrive. In Italia generazioni di fanciulli di lingua materna napoletana hanno subito infatti e subiscono quotidianamente, un’azione diretta ed indiretta e per ciò stesso, violenta, di sradicamento e cancellazione della propria identità culturale e linguistica, innanzitutto con l’imposizione educativa di un’unica lingua ufficiale, l’Italiano (accanto a lingue europee diverse) e dall’altro, da una forte marginalizzazione socio-culturale della propria identità (e dignità) linguistica declinata come abbiamo prima osservato e ripetiamo, in forme criminogene, univocamente degradate, peggio, edulcorate in nome di una “superficiale” riconquista di un’eredità culturale che invece è contraddistinta da tratti parziali, grotteschi mai pedagogici e comunque sempre riconducibili ad ambiti socialmente sottosviluppati e connessi all’arretratezza morale e sociale. E che non indaga mai cause profonde né tanto meno con verità, indipendenza e schiettezza. Mitizzazione di modelli criminogeni identificati in una supposta lingua espressiva e riconducibile alla criminalità o cancellazione per senso di vergogna, indotta, della propria intima identità culturale e linguistica. In mezzo: folklorismo e indigenismo, un vero disastro antropologico! Questa situazione va esaminata alla luce della Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale ratificata dallo Stato Italiano il 5 gennaio 1976 ed in vigore dal 4 febbraio 1976 e la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e ratificata dall’Italia il 27 maggio 1991 con la legge n. 176. La prima Carta impone agli Stati Parte d’impegnarsi a vietare ed eliminare la discriminazione razziale in tutte le sue forme garantendo il diritto di tutti, senza distinzioni di origine etnica all’uguaglianza davanti alla legge, in particolare nel godimento dei diritti sociali e culturali; ad adottare misure immediate ed efficaci, in particolare nei settori dell’insegnamento, dell’istruzione, della cultura e dell’informazione, al fine di combattere i pregiudizi che portano alla discriminazione razziale e promuovere la comprensione, la tolleranza e l’amicizia tra i gruppi etnici. Particolarmente rilevante in tal senso è l’affermazione del diritto all’uguale partecipazione alle attività culturali, diritto che è seriamente messo in discussione dallo scarso od assente accesso dei bambini di lingua materna napoletana alla conoscenza e comprensione del valore e dignità sociale, del proprio ed autentico patrimonio storico-culturale. Ciò infatti, per i motivi succitati, dovrebbe prevedere necessariamente anche una – corretta – istruzione nella e della loro lingua materna. Assistiamo di converso ad una frizione rispetto al fatto che l’espressione “discriminazione razziale” della Carta in questione stia ad indicare ogni distinzione, restrizione o preferenza che sia anche basata sull’origine etnica, che abbia lo scopo o l’effetto di distruggere o di compromettere il riconoscimento, il godimento o l’esercizio, in condizioni di parità, dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali in campo sociale e culturale o in ogni altro settore della vita pubblica. Gli atteggiamenti di politici di rango anche istituzionale e nazionale non sono da meno ed andrebbe considerati anche sotto la lente del c.d. “hate speech” o discorso d’odio o incitamento all’odio (“la camorra dato costitutivo della città di Napoli”cit. Rosy Bindi, ex Presidente della Commissione parlamentare antimafia; “Napoli, fogna da derattizzare”, cit. Roberto Calderoli, ex ministro delle riforme istituzionali) così come quelli di esponenti di punta del giornalismo italiano (“Napoli, città decomposta da migliaia di anni”, cit. Giorgio Bocca), l’esclusione degli autori del Sud (!) dei poeti e scrittori meridionali del ‘900 dai programmi ministeriali per i licei italiani, una narrazione televisiva per la cui negli ultimi trentanni ad esempio al Tg1 sólo il 9% delle notizie hanno riguardato il cosiddetto Mezzogiorno d’Italia e quasi tutte sul crimine ed il fatto che negli anni 2000 gli articoli giornalistici della stampa italiana si siano ridotti dell’80% (ed anche questi debordanti sull’esclusivo tema criminale), corroborano un sistema “pedagogico”, profondamente violento. Questa situazione, possiamo ben dire aberrante, è in palese contraddizione anche rispetto alla Convenzione sui diritti del fanciullo che invece ribadisce l’importanza delle tradizioni e dei valori culturali di ciascun popolo per la protezione e lo sviluppo armonioso del fanciullo, per la preservazione della propria identità; il diritto alla libertà di espressione (art.12), imponendo agli Stati ratificanti il dovere di inculcare al fanciullo il rispetto della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, così secondo le disposizioni dell’art.29 della medesima Convenzione. In secondo luogo, la violenza che questi bambini hanno a subire riguarda anche le loro madri. Se da un lato, infatti, questi bambini vedono leso e limitato il loro diritto a ricevere un’educazione rispettosa della loro identità culturale ed alla libera espressione della medesima, dall’altro ciò si realizza anche in una compressione o lesione, dei diritti delle donne di questa comunità, colpite da una violenza discriminante quanto a genere, autonomia e soggettività. Poiché saranno proprio loro ad istruire i propri figli al dis-valore della propria identità. Alle madri di questi bambini viene indotto da certo sistema “pedagogico” italiano anche locale, d’insegnare ai figli il “parlar bene” ovvero, a riprendere i loro figli quando questi ultimi si esprimono in Napoletano, in quanto tale lingua sarebbe ontologicamente “un male” di per se, essi stessi sono un male di per se e quindi vanno cambiati, per essere altro. Violenza subita dalle madri di questi fanciulli che si fanno attrici di un compito profondamente auto-alienante, verso loro stesse e la loro prole, il futuro della comunità con azioni ed effetti spaventosamente anti-democratici. Inoltre è davvero grossolano il racconto e la rappresentazione della donna in genere meridionale dipinta anche da certo femminismo “radical chic” come perennemente rozza, ignorante, volgare e costretta atavicamente ad un patriarcato (etnico) senza soluzione di continuità. In sostanza siamo in presenza di nuovo, di una duplice violenza istituzionale sia verso la madre (sorgente educatrice degli uomini di domani) che verso la prole. Si va quindi a cancellare la loro intima identità sin dall’infanzia, tale rimozione o degradazione/edulcorazione dell’identità verrà poi fortificata dai mass-media italiani durante il percorso di crescita. Proprio mentre la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di Discriminazione nei confronti delle Donne, impegna gli Stati parte a tutelare la funzione sociale della maternità, ovvero di progresso sociale per una comunità, che anche qui viene compressa e violata da un’azione educativa materna alla disistima della dignità sociale e culturale dei figli, quale è quella che le madri napoletane sono indotte dal sistema culturale italiano a trasmettere a quelli. Queste donne pertanto sono colpite in quanto soggetti di diritti e nel loro ruolo sociale di madri, o gli viene lasciato in eredità un abbrutimento, una degradazione linguistico-culturale, socialmente trasversale che a loro trasmetteranno ai loro figli. Osserviamo quindi una limitazione all’esercizio da parte di queste donne, di quei diritti umani e libertà fondamentali in campo sociale, culturale e civile, solennemente tutelati dalla Convenzione di cui sopra. Senza ch’esse ne abbiano coscienza, addirittura come agenti di tale (auto)limitazione. Una disgregazione in nuce della comunità sociale, culturale e linguistica napoletana e quindi di conseguenza, nazionale che si configura anche come lesiva dei diritti all’autonomia e l’autodeterminazione delle donne, elementi baluardo ed argine alla violenza morale e psicologica e, di quella partecipazione all’elaborazione e all’attuazione di politiche e alla definizione di linee guida e di norme di autoregolazione atte a prevenire la violenza contro le donne e rafforzare il rispetto della loro dignità che lo Stato Italiano dovrebbe incoraggiare nei confronti del settore privato, il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e i mass media, secondo quanto disposto dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Quanto sopra, si configura pertanto come un ambito di riflessione circa il concetto di bullismo e di violenza contro le donne che crediamo molto indicativo, costituendo il caso in esame come esemplare e purtroppo paradigmatico almeno in Occidente, relativamente ad un’intera comunità socio-culturale, quale quella napolitana e dei napoletani e campani, in quanto cittadini della nazione italiana, anche rispetto ai principi costituzionali che tutelano la sovranità, la dignità umana, l’eguaglianza, la libertà d’espressione ed il progresso democratico della nazione. Non a caso l’Accademia Napoletana, gruppo di ricerca indipendente, scientifico e culturale internazionale si pone in Italia come pioniera nello studio e denuncia di queste problematiche e tematiche che, come detto, non sono contemplate in alcun modo nel nostro Paese ma, paradossalmente invece sono all’attenzione di personalità accademiche, di giuristi, antropologi, intellettuali, attivisti per i diritti civili ed umani che da ogni parte del mondo collaborano con la medesima Accademia. Si rende noto che i contenuti dei nostri lavori sono all’attenzione anche di istituzioni quali l’UNESCO e sono stati portati all’attenzione più volte delle istituzioni italiane, purtroppo, in quest’ultimo caso, senz’alcun riscontro. Offriamo pertanto il presente articolo all’attenzione di tutti coloro che anche in Italia sono impegnati nella difesa sociale, culturale e giuridica dei minori e si battono contro ogni discriminazione, inclusa quella di genere ed auspichiamo di poter intraprendere in tal senso, offrendo il nostro contributo, una serie di iniziative, concrete e divulgative onde evidenziare e sensibilizzare la comunità e le istituzioni italiane competenti, soprattutto verso quegli ambiti sociali, ovvero emarginati, che più necessiterebbero di recuperare, nella loro pienezza e dignità, la propria identità linguistica e culturale, perché più profondamente conservatrici di un patrimonio da poter ri-attivare per se stessi e la collettività.


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Ministero della disabilità, è utile o… discrimina?

di Mariateresa Montanaro

Nel governo Draghi torna un dicastero ad hoc però senza portafoglio. Un ministero specifico, per migliorare la qualità di vita delle donne e uomini con disabilità, visto da una parte come "svolta epocale" e dall'altra invece come " rischio flop"! Non apporterebbe veri benefici al mondo della disabilità. L'agenda dei temi da affrontare è fitta e molte organizzazioni si sono sentite tradite dalle tante, forse troppe, promesse fatte negli ultimi anni. "L'accessibilità, l'eliminazione delle barriere architettoniche, le pari opportunità e l'inclusione sociale sono i grandi fari da seguire con la doverosa attenzione. Vaccini prioritari per le persone con disabilità e i loro caregiver, maggiore attenzione ai progetti di vita indipendente e potenziamento del Fondo per le non autosufficienze, sostegno attivo, cura e assistenza alle persone disabili e le loro famiglie, più risorse per il Dopo di noi, volto a garantire un futuro adeguato alle persone più fragili dopo la scomparsa dei genitori. Nessuno deve essere dimenticato come purtroppo è accaduto in diverse occasioni nella prima fase dell'emergenza sanitaria. Non bisogna creare disuguaglianze territoriali e dare pari dignità e opportunità a qualsiasi disabile a prescindere dal luogo di residenza. La pandemia ha evidenziato che esistono cittadini di serie A e di serie B! Oggi c'è una nuova emergenza, più forte delle altre, che consiste nella solitudine e nel silenzio attorno alle persone disabili e alle loro famiglie. La solitudine di chi non sa con chi parlare. Bisogna intervenire subito sugli aspetti che sono peggiorati a causa della pandemia e che riguarderanno il nuovo Ministro Erika Stefani: il sostegno scolastico, l'assistenza domiciliare, il potenziamento di servizi socio-psico-assistenziali, i Centri Diurni per disabili, le Residenze sanitarie e i progetti di Vita Indipendente. "Vogliamo vedere i risultati piuttosto che gli impegni verbali, più concretezza a esigenze e bisogni che tanti chiedono di realizzare, perché la disabilità deve entrare in ogni ministero con le sue tante e particolari sfumature. Finora non è stato prodotto quasi nulla per migliorare e aiutare le famiglie dei disabili. Purtroppo, la pandemia ha scoperchiato le tantissime fragilità sui temi come quello del diritto allo studio per tutti, assistenza domiciliare, servizi sociali. Ancora una volta sono colpiti i soggetti più deboli in un momento dove bisogna aiutarli. Bene l'attenzione per la disabilità. Ora però un piano per il rispetto e la vera inclusione. Cosa si dovrebbe fare con più urgenza? Avviare una campagna di sensibilizzazione, che abbia un grande impatto mediatico e in cui compaiano anche i disabili. È urgente, e doveroso, promuovere un'inclusione piena: attenzioni e rispetto non sono ancora scontati. In conclusione: ben venga che ci sia un Ministero, speriamo che non sia solo di facciata e che serva a risvegliare le coscienze. Vogliamo solo una vita normale, nessuna ghettizzazione. Non siamo una parte marginale della società. L'augurio è che vengano fatte rispettare le leggi già esistenti. Se si vuole veramente aiutare nei fatti e nel cambio culturale necessario, anziché creare danni enormi.


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Congetture apocalittiche

di Annalisa Conte

Confesso, la mente umana mi affascina, proprio per questo studio psicologia, ma allo stesso tempo sono convinta che sotto alcuni aspetti, per me la mente umana resterà sempre un mistero, perché non so se anche voi avete notato quante idee a dir poco bizzarre, sono riuscite a partorire alcune menti umane, da quando nel mondo si è diffuso il virus del covid19. Ci tengo a precisare una cosa: vorrei esprimere semplicemente il mio modestissimo parere, senza avere né particolari conoscenze scientifiche né tantomeno tecniche, ma considerando che ha dato la sua opinione sul Covid-19 e sul vaccino anche il criceto del mio vicino di casa, a questo punto mi sento in dovere di dire anch'io la mia. Non mi soffermo su tutto quello che è stato capace di fare questo virus al nostro pianeta, su come è stato questo 2020, sullo sterminio di massa che abbiamo subito, perché questo credo lo sappiamo tutti. Anzi mi correggo, dovremmo saperlo tutti. Io non credo di avere chissà che mente eccelsa, figuriamoci, però una cosa vi assicuro che cerco sempre di farla, cerco di essere coerente e di avere un po' di buon senso, che non guasta mai, perché credetemi, i voli pindarici che sono stati in grado di fare alcuni soggetti da quando è scoppiata questa pandemia, superano davvero traguardi che la mente umana non aveva mai raggiunto prima. Da quando questo virus ci ha colpiti ho sentito congetture apocalittiche che neanche Tolkien sarebbe mai arrivato a tanto, nonostante la sua brillante fantasia. È necessario che io faccia un esempio di quello che intendo. Sono stati diffusi video in cui si raccomandava ai genitori di non portare i figli a scuola perché se si fossero presi il raffreddore, qualcuno, e non è dato sapere chi, glieli avrebbe prelevati dalla scuola e non li avrebbero più visti. Sapete però qual è la cosa, secondo me più allarmante, non tanto Che ci sia stato un lobotomizzato in grado di partorire quest'idiozia, quello che mi sconvolge è che qualcuno gli abbia dato credito. In seguito a questo è stata scritta anche una circolare che i genitori pubblicavano sul proprio profilo Facebook per impedire che qualcuno gli prelevasse il figlio. Ma buon cielo! ma cosa stai dicendo? Ma chi è che ti viene a prelevare il figlio da scuola? E soprattutto per portarlo dove? Probabilmente nella terra di mezzo. Io me lo immagino Gandalf che inizia a urlare:" A Regazzì, ma che è sta caciara, ma non ce l'avete na casa, a senza tetto". Io mi chiedo: " ma possibile che alcune persone non abbiano un minimo di discernimento"? Questo è davvero non saper distinguere il bene dal male. Comincio a temere che sia proprio così, temo che siano in molti a non saper distinguere il bene dal male. Tutti quelli che nonostante la morte di tante persone hanno continuato a dire che il covid non esiste, tutti quelli disperati perché non potevano andarsi a fare l'aperitivo, o non potevano andare al ristorante, o non potevano andare a passeggiare. Non si capisce come mai, ad un certo punto siano diventati tutti gente di mondo, tutti dovevano andare a fare la movida... ma io dico: non sei mai uscito da Carchitti che cosa ne sai tu della movida, per carità senza nulla togliere a Carchitti che è un paesino molto pittoresco. Io non metto in dubbio che sia stato difficilissimo dover restare a casa, io ci sto da quasi un anno a casa, senza fare davvero altro che uscire a fare la spesa o andare in ospedale per i controlli, ma io mi domando se almeno una volta, tutti questi con la smania di uscire, si siano mai fermati a pensare che c'era qualcun' altro che proprio in quello stesso istante, non solo nonpoteva uscire, ma era in un letto d'ospedale, e magari anche in terapia intensiva, senza sapere se sarebbe sopravvissuto o no. Secondo me insieme al virus, si è diffusa una sorta di follia generale, come una specie di polverina che cadeva sulla testa delle persone, e quando le toccava gli faceva dire e fare cose senza alcun tipo di cognizione. La stessa polverina che forse faceva trasformare gente apparentemente normale in zombie, appena varcata la soglia di un supermercato. C'erano persone che subivano una strana mutazione, una voce nella testa diceva loro: "cibo, cibo, cibo" E li induceva a comprare qualunque cosa fosse commestibile, in quantità spropositate, neanche fosse scoppiata la guerra. La stessa polverina che è caduta sulla testa di quelli che una settimana prima cantavano alle 18:00 dai balconi, per dimostrare la propria vicinanza ai medici, angeli senza ali, ma con la mascherina e il camice, e una settimana dopo hanno aspettato gli stessi medici fuori dagli ospedali, Per prenderli a sprangate. Insomma, non credo sia necessario essere uno psichiatra per trarne evidenti segni di bipolarità collettiva. Ma io, che sono una che ci crede sempre fino in fondo, seguendo un po' di quella coerenza e di quel buon senso che non cerco mai di perdere, mi sono detta: "Adesso arriva il vaccino e passa tutto, usciamo tutti da questa pandemia e soprattutto da questa follia". Purtroppo, no non è stato così, ancora una volta le mie speranze sono state disilluse. Perché non vi ho parlato di un'altra categoria che si è diffusa durante questa brutta pandemia: I laureati su Facebook. Sì sì, non lo sapete? Ora non vi so dire bene come sia andata, non so probabilmente Zuckerberg a scelto degli esemplari eletti, si è palesato al loro cospetto e gli ha detto: "tu mio eletto , da domani sarai ufficialmente virologo, e diffonderai per il mondo tutte le cagate che leggi su Facebook". " così, il mondo si è riempito di virologi, medici, biologi, pregni di concetti assolutamente di forte disimpegno, gente che rasenta a malapena la lingua italiana, ma con lauree honoris causa in medicina , E se avevano detto la loro sul virus figuriamoci se non avessero detto la loro sul vaccino. Sono sincera io ho appreso questa notizia del vaccino con la semplicità con cui avrebbe potuto prenderla un bambino, mi spiego: ho la febbre, mi danno la medicina seppure un po' amara, ma posso tornare a giocare dopo averla presa. Macché... la frase più frequente che mi è capitato di sentire è stata la seguente: ma che ci sarà dentro a questo vaccino? No fammi capire? Ma perché in genere le case farmaceutiche dell'intero pianeta consultano te ogni volta che mettono in commercio un farmaco? Te che fumi tre pacchetti di sigarette dall'età di 10 anni. Te che hai il colesterolo che ti scodinzola per casa. Te che hai i trigliceridi così alti che quando torni a casa li saluti perché li confondi con i tuoi figli, gli stessi figli che porti a mangiare da McDonald dall'età di due anni. Te che fino a qualche anno fa andavi in discoteca e ogni fine settimana hai provato qualunque tipo di sostanza stupefacente. Te che a quasi cinquant'anni ancora ti fumi la tua sigarettina "vegana" e non con l'erba che sarebbe poco male, ma con fumo di dubbia provenienza. Insomma, tu ti preoccupi di quello che c'è nel vaccino. Io sono diabetica da trent'anni, e vivo grazie all'insulina. L'11 gennaio di 99 anni fa, pensate, la prima dose di insulina fu somministrata a un ragazzo di nome Leonard Thompson Che grazie ad essa fu salvato da morte certa. Un anno dopo fu assegnato il premio Nobel in fisiologia e medicina per l'estrazione la scoperta dell'insulina a Banting e Macleod, Che condivisero poi il premio con altri due ricercatori, Best e Collip. Ecco ammetto che a me ora riesce difficile credere che Leonard prima di farsi somministrare l'insulina disse una frase del tipo:" però ragazzi con calma, prima ditemi cosa c'è qui dentro". Cerchiamo di essere seri, per mettere in dubbio qualcosa, bisogna avere almeno una qualche competenza per farlo e fidatevi, che una laurea su Facebook non basta. Sapete quando è stato scoperto il primo vaccino? Era il lontano 1796, quando edward Jenner scoprì il vaccino contro il vaiolo. L'impatto che ha avuto la scoperta del vaccino sulla salute della popolazione è stato così importante da essere paragonata alla possibilità per la popolazione stessa di poter accedere all'acqua potabile. E così, giusto per completezza, vorrei sottolineare che il vaiolo è stato debellato. Non ho di certo intenzione di elencare tutte le malattie sconfitte con i vaccini, ma ci tengo a dire che non sono io ovviamente a sostenerlo ma che è un dato di fatto. Io non dico che bisogna accettare come pecore qualunque cosa ci propongano, però se vogliamo farci davvero un'idea, È necessario ascoltare notizie che provengano quantomeno da fonti certe. Ora sappiamo tutti che ci sono stati degli schieramenti contro i vaccini, e per carità siamo in un paese libero, ognuno è perciò libero di pensare ciò che crede. Chiaramente si sono schierati contro, i no-vax, che anche se solo per coerenza era facilmente ipotizzabile che non potessero fare altrimenti, ma quando dico che tutti hanno detto la loro, intendo proprio tutti, e fra i tanti, hanno pensato bene di opporsi Al vaccino, Anche i "terrapiattisti ". Ammetto che mi riesce difficile capire il legame fra terrapiattisti e conoscenza dei vaccini, ma vorrei soffermarmi su ciò che sostengono questi signori. Loro ritengono che ci sia un complotto alla base delle intenzioni di chi dice che la terra sia tonda, complotto sostenuto da fazioni filogovernative, a vantaggio o svantaggio di chi o cosa, lo ammetto, non mi è ancora chiaro, E giuro che ho studiato, ma tant'è. Non solo, loro sostengono anche che il sole sia soltanto un'illusione ottica, che arrivando ai confini della terra, ovviamente. Per loro piatta, uscendo dalla terra dai confini di destra, se ne rientra automaticamente da sinistra, per un evento chiamato "effetto pac-man", particolarità di un video gioco in voga negli anni 80, E sostengono ancora, che i confini della terra siano circondati da altissime montagne, e per evitare che chiunque arrivi a queste montagne, ci siano a guardia di queste ultime dei giganti chiamati appunto "guardiani della montagna". ma capite? Adesso caro terrapiattista, ma non ti sfiora l'impercettibile dubbio che di fronte a siffatte dichiarazioni, mi riesca un po' difficile darti un minimo di credito? Tu fai dichiarazioni così assurde che la metà basta, e ti abroghi il diritto di parlare dei vaccini. Ragazzi qui si tratta della vita delle persone, capite che non ci si può permettere di parlare senza averne le conoscenze adeguate, e soprattutto ascoltando le informazioni totalmente improbabili che alcuni, che non hanno un briciolo di coscienza, tentano di diffondere. Per favore, smettiamola di dire fesserie! Io non contesto il decidere nel pieno delle proprie facoltà mentali, di fare o meno il vaccino, perché ripeto ognuno è libero di pensare e fare ciò che crede, quello che io contesto e fortemente, sono le motivazioni, Che alcuni soggetti adducono, nel tentativo di convincere gli altri a fare o non fare. Non vuoi fare il vaccino? Va benissimo, non farlo, ma tienitelo per te, e soprattutto non andare in giro a dire cose che non stanno né in cielo né in terra. Chiaro, io ho la mia idea, ma prima di tutto non voglio convincere nessuno, e comunque, anche fosse, non è che Per farlo dico cose che non hanno nessun fondamento. Come se io dicessi a tutti i miei amici di sesso maschile, che devono fare il vaccino perché dopo diventeranno belli come Luca Argentero. A parte che mi sembra quasi sacrilego nei confronti di questo semi Dio considerando la sua bellezza praticamente inarrivabile, ma penso che siate d'accordo con me che sarebbe un’informazione quantomeno fuorviante. Decidere di fare o meno il vaccino deve basarsi su informazioni reali. pensate che c'è un personaggio, di cui mi rifiuto volontariamente di dire il nome perché mi repelle, che ha anche un certo seguito sui social, che ha osato dire che il vaccino rende Gay, E perciò di non farlo... ma come ti permetti, ma come osi, la gente sta morendo, e tu ti senti autorizzato a dire una tale amenità. C'è gente che sostiene che con il vaccino ci inietteranno anche un microchip, per far sì che un domani potranno controllarci tutti tramite il 5G. Ecco io credo che dopo questa, anche il piccolo e malefico corona virus si sia alzato ed abbia detto: "ma quasi quasi me ne vado da solo perché questa non la tollero neanche io, sarò un virus ma ce l'ho pure io una dignità". Insomma, stiamo parlando della nostra salute, e io non accetto che tu mi dica che se mi faccio il vaccino mi trasformo in un razzo missile con circuiti di 1000 valvole, e pretendi pure che ci creda. Sta di fatto che sono arrivate da ogni dove notizie false e tendenziose, E purtroppo neanche il nostro governo ci ha aiutato. Non che fosse semplice, perché è chiaro che ci siamo trovati ad affrontare una situazione mai verificatasi prima, e posso immaginare che non sia stato facile dover prendere delle decisioni in un periodo di piena emergenza, ma vi assicuro Che mi è davvero sfuggita la logica di alcune scelte. La politica non è di certo il mio campo, ma sono dell'idea, che in qualunque situazione, se devi parlare alla gente, e soprattutto se devi dare delle regole, queste regole dovrebbero essere, poche e facilmente applicabili, efficaci, ma soprattutto comprensibili. Non vi nego che la mia capacità di comprensione ha spesso vacillato. Perché se non sei chiaro e semplice, rischi di indurre alla libera interpretazione, e istighi molti a prendersi delle licenze poetiche. A Natale credo che il presidente conte sia stato vittima di un attacco di cubismo, che neanche Pablo Picasso, e ha iniziato a colorare le regioni come se non ci fosse un domani. E come era ipotizzabile la gente è andata parecchio in confusione. Dopo il decreto di Natale mi chiama mia sorella, che vi assicuro considero una persona con un quoziente intellettivo medio alto, e mi chiede, in preda credo ad un attacco di labirintite:" ma noi che siamo? zona verde?". A lei non bastavano quelli che già c'erano, voleva pure il verde. Non so magari è una tara familiare, visto che anche noi facciamo Conte di cognome a pensato che potesse partecipare anche lei alla scelta Dei colori. C'è una cosa che mi fa arrabbiare e mi spaventa, non chi dice cose folli di per sé, ma chi dice cose folli per nuocere agli altri, ma purtroppo mi rendo conto che la follia mista alla mancanza di coscienza è difficile da fermare. Il mio papà, che se n’è andato troppo presto, ogni volta che mi arrabbiavo con qualcuno che secondo me diceva qualcosa di assolutamente grave e incomprensibile, mi ricordava una frase di Milan Kundera, che recitava più o meno così: se incontri un matto con uno spazzolino, convinto che quello spazzolino sia un cane, e tu provi a convincerlo che quello è uno spazzolino, il matto sei tu! Io non voglio convincere nessuno, ma se cominciasse a girare troppa gente con gli spazzolini, perdonatemi l'ardire ma, probabilmente, ve lo dico, avremmo un problema…


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Sul comportamento di D.M.C. Shop Spa

di Stefano Pellicanò

Desidero mettere in guardia sul disinvolto comportamento della D.M.C. Shop Spa con sede a Rovereta (RSM), Strada dei Censiti 5/A. Nel mese di ottobre la signora R.C. veniva invogliata da pubblicità su Istagram, a richiedere un “sistema di cottura”, senza spese di invio, per 59,90 €. Ricevutolo, l’articolo era diverso da quello pubblicizzato e richiesto ed erano state incluse 5,00 € per spese di spedizione. Attenendosi alle condizioni di vendita, stabilite dalla stessa D.M.C., il reso veniva inviato il 5 novembre (pagando lee spese di spedizione), nei tempi previsti e nell’imballo originale, inviando inoltre, come richiesto, copia della fattura e della ricevuta di spedizione. A un certo punto veniva chiesto l’IBAN dove effettuare il rimborso. Da allora, a tutt’oggi aprile 2021, nessun riscontro del rimborso. Ai numerosi solleciti i vari operatori rispondono con mail “di scuse” attribuendo, a un certo punto, il mancato rimborso a responsabilità dell’Amministrazione, ben sollecita, invero, ad incassare subito quanto richiesto, senza avvertire che non sarebbe stato inviato il prodotto richiesto. Ritenendo che l’Italia e la Repubblica del Titano siano ancora Stati di Diritto, in cui nessuno si può arrogare il diritto di essere al di fuori e al di sopra della Legge, astenendomi da qualsiasi commento lascio ai Lettori di giudicare il comportamento della D.M.C. Shop S.p.a.


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Sui corrieri sicuri e veloci

di Mario Lorenzini

14 maggio scorso. Per mia curiosità apro la cassetta della posta e trovo tre buste della mia banca (la sera prima non c’era niente). Le stavo aspettando da un po’. Comunicazioni importanti che l’istituto a cui ho affidato il mio denaro mi aveva detto averle spedite in data 5/5. Vista la delicatezza dei contenuti, il tutto era stato affidato non ai normali canali delle poste italiane, piuttosto ad un servizio di poste privato, nel merito, Nexive. Ho avuto in passato pessime esperienze con questo corriere: merce non consegnata, ritardi, finte consegne senza suonare il citofono, oppure messaggi via e-mail di tentata consegna con destinatario assente quando io, il diretto interessato, mi trovavo tra le mura domestiche tutto il giorno. Dopodiché, con il codice della consegna, dovevo recarmi al loro magazzino per ritirare la giacenza che, secondo loro, avrebbero provato a consegnare. Al momento, il numero telefonico a cui facevo riferimento, non è più attivo. Credo che anche il centro di smistamento sia stato decentrato. Ecco, non appena letta la mail della mia banca che mi avvisava dell’avvenuta spedizione e che l’incaricato sarebbe stato appunto Nexive, mi sono messo le mani nei capelli. Indubbiamente questo corriere deve offrire dei servizi a prezzi concorrenziali, altrimenti non si spiega il perché della sua diffusione. In molti casi si affiancano a Poste Spa. Ciò che attendevo è giunto a me dopo 7/8 giorni lavorativi, senza che Nexive mi avvisasse, e senza farmi firmare la ricevuta, dovuta per ogni raccomandata inviata. Vorrei tanto che questo scritto fosse letto da due soggetti: 1) Nexive in primis, che dovrebbe rendersi un po’ più efficiente e onesta, come società di servizi di trasporto; i corrieri dovrebbero, non solo consegnare in tempi più brevi ma, soprattutto, accertarsi dell’effettiva ricezione da parte del destinatario, tramite firma di convalida 2) Tutte le aziende, pubbliche o private, che evitassero l’uso di questo corriere poco affidabile; almeno finché le cose non saranno cambiate Purtroppo, non tutti gli spedizionieri indicano al momento dell’invio il loro vettore. E quindi… tanti auguri.


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La mia esperienza di guardia giurata

di Bartolomeo Pelikan

Mi chiamo Bartolomeo e desidero raccontare ai lettori la mia esperienza come Guardia Particolare Giurata (GPG) con lo scopo di fare conoscere il nostro mondo. Per tanti anni ho frequentato quattro volte a settimana un Poligono di Tiro, frequentato a sua volta da tantissime GPG e solo adesso ho avuto conferma delle loro storie. Dopo un colloquio di selezione ho avuto un incarico a tempo determinato e ho toccato il cielo con un dito! Solo ora mi rendo conto della dura realtà. Avete presente quando a volte arriviamo al limite della sopportazione? Ecco, sono ormai arrivato a tale limite e non perché lavoro prevalentemente di notte col rischio, tra l’altro, della sindrome dell’inversione del ritmo sonno-veglia e senza un collega di supporto ma perché a volte durante il “giorno” chiudo gli occhi e non vedo completamente nulla. Noi GPG spesso ci sentiamo dei fantasmi; psicologicamente distrutti per le troppe ore di lavoro, impotenti e privi di ogni diritto, costretti solo a doveri che a lungo termine non siamo più in grado di sostenere. Da un mio sondaggio su Instagram (@guardiegiurate_official) i miei colleghi di tutta Italia, magari massacrati da turni disumani, per oltre 10-14 ore di seguito, chiedono un salario più dignitoso, meno ore (ma ben retribuite, NON 5,41€ all’ora), turni impostati col criterio della rotazione “mattine, pomeriggi e notti”. Qualcuno ha scritto: “Vorremmo essere trattati come in altre nazioni dell’U.E.”, altri: “Perché il sindacato non si impegna per il rinnovo del CCNL, che è fermo al 2015?”; “Siamo essenziali per il Paese come tutti gli altri lavori. Essendo armati dovremmo essere più tutelati, si rischia la vita tutti i giorni e la vita è una soltanto”. Ancora “Perché in alcuni servizi (es. aeroporti) dobbiamo essere disarmati? Non è una mancanza di fiducia verso la nostra professionalità anche se obbligati a fare visite mediche e prove al poligono, corsi cin esborso di soldi?”. Un follower ha suggerito di iniziare a chiedere ai mass media di chiamarci con la nostra qualifica e non vigilantes e di chiedere alla politica di ampliare i nostri servizi, vista anche la crisi nel settore, magari per difendere le opere dello Stato (già ci danno le ambasciate o le carceri). Una mia domanda è: “Perché noi che, tra l’altro, difendiamo, a rischio della vita, i luoghi, i blindati che portano i soldi, interveniamo su allarmi facciamo servizi anti-rapina nelle banche ancora nel 2021 siamo classificati come OPERAI?” Sono problematiche ben conosciute dalle istituzioni che però non fanno nulla per risolverle. Sapete perché una guardia ha paura di parlare? Perché ha paura di perdere il posto di lavoro, specialmente in questo periodo di crisi, soprattutto se ha famiglia. Tornando alla mia esperienza, più volte mi è capitato, mentre andavo a lavoro, di incontrare dei bambini i quali già da lontano mi salutavano e sorridevano e più mi avvicinavo verso di loro e più il loro sorriso diventava maggiore fino a quando mi fermavano e mi chiedevano se fossi della polizia. Quando, con dispiacere o soddisfazione, rispondevo di no coglievo nel loro sguardo un senso di delusione. Amareggiato anche del loro sguardo triste a distanza di qualche giorno ho riflettuto che avrei dovuto rispondere che ero una guardia giurata e che talvolta collaboro con la polizia. Sembrerebbe interessante fare dei corsi di formazione insieme ai Carabinieri o Polizia dato che spesso collaboriamo, ancora prima dell'assunzione, poiché avrebbero tanto da mostrarci/insegnarci (es. come agire di fronte a una minaccia reale, come si percepiscono alcune situazioni scomode e come eventualmente comportarsi di fronte qualcuno che oppone resistenza o non sia collaborativo). Perché non impostare un colore unico alla divisa e alle volanti, mettere i lampeggianti rossi per farci riconoscere a distanza, onde evitare di essere fermati dalle FF.OO (Forze Dell’ordine)., come spesso accade perché appunto non riconoscono l’auto, con perdita di tempo, anche se breve. Perché non dotare le volanti di telecamere per riprendere la strada, per la nostra tutela e quella degli altri? Capisco che queste idee comportano spese ma sarebbero ampiamente ripagate da una maggiore efficienza e sicurezza nello svolgimento del servizio. Infine in Italia vi sono tanti IVP (Istituto di Vigilanza Privata), alcuni di veri mascalzoni che sfruttano la gente, giocando sulla fame di lavoro. Lo Stato dovrebbe fare delle leggi a tutela della categoria e sorvegliare che siano rispettate. Prendete queste mie considerazioni come uno sfogo personale o come spunto da cui partire per cercare soluzioni e/o miglioramenti. E ricordate: in una società democratica e civilizzata non esistono lavori di serie A e di serie B, o almeno non dovrebbero.


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Tempo libero

Messico e Guatemala, il regno dei Maya

di Gianfranco Pepe

L’antica città di Teotihuacan, che secondo la leggenda sorge nel luogo dove gli dei si riunirono per progettare la creazione dell'uomo, fu una città precolombiana del Mesoamerica, situata nella Valle del Messico a circa 40 chilometri a nord della moderna Città del Messico. Oggi questo è uno dei maggiori siti archeologici mesoamericani, conosciuto per le sue imponenti piramidi e le sue pregevoli architetture. Teotihuacan, fondata intorno al 150 avanti Cristo come centro religioso, ben presto divenne la più grande e popolata città del Nuovo Mondo. Al suo apice, probabilmente avvenuto verso la metà del primo millennio dopo Cristo, fu tra i più grandi centri urbani delle Americhe precolombiane, con una popolazione stimata di oltre 150.000 abitanti, più che una città un vero e proprio stato multietnico del tempo, il centro principale di un'importante cultura che dominò l'America Centrale, esercitando un potere ed un'influenza paragonabili a quelli dell'antica Roma. Lo stile architettonico di Teotihuacan fornì un grande contributo alla cultura centroamericana in generale e, ad esempio, qui hanno avuto origine le piramidi a gradoni, che furono fondamentali nell'architettura Azteca e Maya. I Maya, che saranno la principale attrazione culturale del nostro viaggio, arrivarono nella Valle del Messico nelle loro migrazioni verso nord a causa di guerre e siccità nelle loro zone di origine, mischiandosi con le numerose altre popolazioni centroamericane presenti. Solo molto tempo dopo, provenienti dalla California settentrionale, tra il 14° e il 16° secolo giunse qui il popolo dei Mexica, che verranno solo successivamente definiti come Aztechi nella storiografia occidentale, per distinguerli dai messicani moderni. E dopo i Maya, dopo gli Aztechi e dopo gli invasori spagnoli, ecco 2 giovani turisti appena arrivati dall’Italia, io e mia moglie Frediana, che percorrono stupefatti l’imponente viale di Teotihuacan, sul quale si affacciano tutti i maggiori monumenti della città, tra i quali la maestosa Piramide del Sole, sulla quale ci arrampichiamo faticosamente per godere di un panorama straordinario su tutto il sito. La così detta "Strada dei morti", fu l’arteria principale della antica città, un ampio viale lungo circa 4 chilometri e largo 45 metri, con andamento da nord a sud. A testimonianza di quanto fossero evolute le conoscenze astronomiche di questa civiltà, la disposizione geografica di Teotihuacan è un ottimo esempio di pianificazione urbana centroamericana, con il posizionamento degli edifici che formano una rappresentazione simbolica dell'universo. Sempre lungo il grande viale, incontriamo poi l'area conosciuta come La “Cittadella”, il fulcro politico-religioso della città che, tra gli altri, comprende il Tempio del Serpente Piumato, uno degli dei più venerati dal popolo dei Maya insieme al Dio della Pioggia. Come succedeva in altre culture del tempo, qui si praticavano sacrifici umani e il sangue era un elemento essenziale e vitale per nutrire gli dei. Alcuni importanti rituali, come l'inizio di grandi progetti edili o l'incoronazione di un nuovo sovrano, richiedevano un'offerta umana e il sacrificio di un re nemico era l'offerta più pregiata. Risparmiati da questi terribili riti sacrificali, lasciamo in aereo Città del Messico puntando verso Merida, la capitale della penisola dello Yucatan, il cuore pulsante della civiltà Maya. Il nome Yucatan si narra derivi da Yectean, esclamazione che significa più o meno "non ho capito", quello che rispondeva la gente locale agli invasori spagnoli quando chiedevano il nome della loro terra! Merida ci accoglie con un tempo nuvoloso, caldo e umido e l’impatto è davvero sgradevole, anche per la differenza di altitudine con la più elevata Città del Messico. Alloggiamo in pieno centro, in un hotel molto carino, in stile coloniale e con un bel patio verdeggiante. Nel primo pomeriggio usciamo per un giro di ricognizione, ma sembriamo due zombi e ci manca il fiato. Per le strade del centro regna una grande confusione, frotte di persone e di automezzi più o meno scassati riempiono le vie e musica ad altissimo volume esce qua e là da negozi e locali. Tutto abbastanza allucinante, ma nel complesso anche molto pittoresco. La notte poi è da dimenticare, il traffico non cessa neanche per un minuto, le musiche di un adiacente piano bar e di una festa popolare poco distante si mischiano fragorosamente e per di più qualcuno tenta di introdursi nella nostra stanza fortunatamente chiusa dall’interno…ma che casino che fanno questi Maya!. Ieri presso un’agenzia locale abbiamo programmato una gita alla città Maya di Uxmal, distante da Merida un’ottantina di chilometri. Così, stranamente in buone condizioni nonostante la notte insonne, sotto un cielo nuvoloso e con un gran caldo, cominciamo ad immergerci nella lontana realtà di questo straordinario popolo. Gli antichi Maya furono una popolazione insediatasi in Mesoamerica dove svilupparono una civiltà nota per l’arte, per l'architettura, per i raffinati sistemi matematici e astronomici, e per la scrittura, l'unico sistema noto di scrittura pienamente sviluppato nelle Americhe precolombiane. La civiltà dei Maya si sviluppò in una zona che comprende in linea di massima l'odierno sudest messicano, il Guatemala e il Belize. Le prime città Maya si svilupparono tra il 750 e il 500 avanti Cristo ed esse vantavano monumentali architetture, come i grandi templi impreziositi da elaborate facciate in stucco. Intorno al 250 dopo Cristo, si fa coincidere invece l'inizio dell’epoca chiamata dagli storici “periodo classico”. Tale periodo vide i Maya fondare numerose città-stato collegate da una fitta rete commerciale, città molto potenti e spesso in conflitto tra loro. Infatti, a differenza degli Aztechi e degli Incas, i Maya non riuscirono mai, in tutta la loro storia, ad integrarsi in un singolo stato o impero. Al contrario essi furono caratterizzati da un insieme di piccoli regni, che tuttavia interagirono spesso tra loro in complesse reti di rivalità, vassallaggi e alleanze e tutto questo ci riporta con l’immaginazione alla nostra Italia, ai tempi del Rinascimento, con le lotte tra comuni nemici come Firenze e Siena. Eccoci così arrivati ad Uxmal, uno dei principali centri cerimoniali dell’epoca, fondato nel sesto secolo dopo Cristo ed eccezionalmente ben conservato, che ci colpisce per l’eleganza, la ricchezza e la bellezza delle sue architetture e delle sue decorazioni eseguite nello stile locale chiamato Puuc. In particolare restiamo impressionati da alcune costruzioni, tra le quali spicca la Piramide dell’Indovino, un tempio piramidale alto 30 metri e con una ripida scalinata in 3 rampe, così chiamato perché la leggenda racconta che fu costruito in una sola notte grazie alle magie di un nano. Di fronte alla grande piramide sorge il "Quadrilatero delle Monache", l'elemento architettonico più significativo ed elegante del sito, formato da quattro edifici disposti a quadrilatero attorno ad un ampio spiazzo centrale. La facciata orientale presenta ricche decorazioni suddivise, secondo lo stile Puuc, in fasce orizzontali nelle quali si alternano riproduzioni della maschera del Dio della Pioggia, disegni geometrici ornati a traforo ed un motivo a grata, che percorre tutta la facciata, che raffigura, in forma stilizzata, le squame di due serpenti intrecciati, con un effetto complessivo che ci lascia incantati. Tornati a Merida nel tardo pomeriggio, sembra che l’aria sia un po’ più leggera, ma la confusione regna sempre sovrana e la notte è la fotocopia di quella precedente. Lasciamo il capoluogo dello Yucatan senza troppi rimpianti e ci dirigiamo con un’altra escursione organizzata verso il nord della grande penisola, per raggiungere un altro meraviglioso sito archeologico patrimonio mondiale dell’Unesco e di grande importanza storica, la città Maya di Chichenitza. Questo fu senza dubbio il centro più importante della regione settentrionale Maya, anche perché nel corso del IX secolo dopo Cristo le popolazioni delle regioni più meridionali andarono incontro ad un grave collasso politico, segnato dall'abbandono delle città, dalla fine delle dinastie e da uno spostamento verso nord delle proprie attività. Non vi è nessuna teoria universalmente accettata che spieghi tutto ciò, ma si suppone che sia il risultato di una combinazione di cause, tra cui le frequenti guerre civili, la sovrappopolazione con il conseguente grave degrado ambientale e una tragica siccità durata circa 200 anni. Tra qualche anno avremo la fortuna di visitare l’isola di Pasqua, lontanissima da qui, sperduta nell’oceano Atlantico a 5.000 chilometri dalle coste cilene, ed è impressionante notare le somiglianze di cause che portarono alla sostanziale estinzione di questi popoli, e chissà che non saranno le stesse cause che porteranno anche alla nostra scomparsa! Infatti vi sono prove che la popolazione Maya abbia superato la capacità dell'ambiente a supportarne i fabbisogni, con l'esaurimento del potenziale agricolo, la deforestazione, la caccia eccessiva e i cambiamenti climatici. Assistiti da una brava guida, entriamo nell’area archeologica sotto un cielo gonfio di pioggia e subito restiamo impressionati dalla grandiosità e dalla bellezza dei molti edifici che la compongono. Il sito comprende numerose costruzioni, rappresentative di diversi stili architettonici, tra i quali la più imponente è sicuramente la Piramide di Kukulkan, nota anche come El Castillo, che fu costruita dalla Civiltà Maya tra l’undicesimo e il dodicesimo secolo. Si tratta di una delle più famose piramidi a gradoni precolombiane del Messico, con scalinate che corrono lungo i quattro lati fino alla sommità. A ulteriore conferma delle eccezionali conoscenze astronomiche di questa civiltà, agli equinozi di primavera e d’autunno, al calare e al sorgere del sole, gli angoli della piramide proiettano un'ombra a forma di serpente piumato lungo la scalinata nord. I Maya infatti compivano meticolose osservazioni dei corpi celesti e registravano pazientemente i dati astronomici sui movimenti del Sole, della Luna, di Venere e delle stelle. Oltre ad altri magnifici monumenti, come l’Osservatorio astronomico e il Tempio dei Guerrieri, ci soffermiamo a lungo ad ammirare la così detta Iglesia, uno dei più rappresentativi e raffinati insieme di edifici nello stile locale Pooc. La nostra curiosità però viene attratta in particolare dal campo per il “Gioco della Pelota”, il più grande campo per il gioco della palla di tutta la mesoamerica, lungo 166 metri e largo 68. Le mura che chiudono i lati lunghi sono alte 12 metri e sorreggono al centro anelli di pietra intagliata con figure di serpenti intrecciati. Dalle testimonianze dei conquistatori spagnoli, il gioco si giocava con una palla elastica pesante circa 2 chili, spesso causa di vere e proprie mutilazioni. Il gioco era molto bello da osservare per la sua spettacolarità e la sua originalità tattica. Le 2 squadre si dovevano passare la pesantissima sfera utilizzando solo cosce, spalle, bacino e testa senza mai farla cadere in terra. Se poi un giocatore faceva passare il pallone all'interno di uno stretto cerchio di pietra posto a metà del campo in una posizione sopraelevata, allora la sua squadra era dichiarata vincitrice e non di rado i giocatori della squadra sconfitta venivano sacrificati al Dio del Gioco!. Per evitare qualsiasi rischio, decidiamo di non partecipare ad alcuna partita e proseguiamo il nostro viaggio in direzione della prossima meta, la turisticissima città di Cancun, situata sulla punta estrema della penisola, dallo stampo molto poco Maya e, al contrario, molto americano. Qui, finalmente baciati da un bel sole, trascorriamo alcuni giorni di relax e di mare, senza però rinunciare ad una visita ad un altro suggestivo sito archeologico. Questa volta ci muoviamo autonomamente noleggiando un’auto, godendo di una giornata indimenticabile tra bellezze naturali e culturali. Percorriamo la costa affacciata sul Mar dei Caraibi che da Cancun porta all’antica città Maya di Tulum, fermandoci anche in una bella baia a fare snorkeling e goderci lo spettacolo di tanti variopinti pesci tropicali. Giungiamo a Tulum nel tardo pomeriggio, accolti da una magica atmosfera, in una dolcissima luce e un’assoluta tranquillità. Non ci sono turisti e il posto sembra deserto, tanto che riusciamo ad entrare senza che nessuno ci faccia il biglietto d’ingresso. Il sito archeologico si trova su un promontorio leggermente elevato e il panorama dall’alto sui resti della città, con lo sfondo di un infinito susseguirsi di spiagge di sabbia bianchissima orlate da foreste di palme fruscianti nel vento, è un’immagine che ci rimarrà per sempre nel cuore. Siamo nel novembre del 1990 e questa splendida costa solo tra qualche anno sarà devastata da una massiccia cementificazione, con la costruzione di innumerevoli villaggi turistici che cancelleranno per sempre la naturale bellezza di questo stupendo angolo di mondo. Lasciamo il Messico e un piccolo aereo della compagnia guatemalteca Areo Quetzal ci porta in Guatemala. Il Quetzal è un uccello venerato dai Maya e dagli Aztechi, ed è il simbolo del Guatemala. Tale simbologia non è casuale: la tradizione locale lo considera simbolo di libertà poiché preferisce morire di fame piuttosto che vivere prigioniero. Anche le monete dello stato portano il suo nome, in quanto le sue piume erano considerate talmente preziose da essere usate come moneta di scambio. Con le sue penne, il quetzal ha ispirato il mito del Serpente Piumato, divenendo un uccello sacro in molte culture mesoamericane. Atterriamo a Flores, la fatiscente capitale del dipartimento del Peten, un vasto territorio facente parte delle regioni meridionali del mondo dei Maya. Ci viene a prendere Francisco, un tuttofare agente di viaggio, guida turistica, tassista nonché barista, che ci porta nell’hotel migliore della cittadina e ringraziamo il Cielo di doverci dormire solo una notte! Con lui all’alba del giorno dopo raggiungiamo un altro sito dell’Unesco, un altro luogo di un fascino indescrivibile, la città Maya di Tical. Qui Francisco ci affida ad una guardia forestale del parco che ci accompagna alla scoperta di questo magico mondo che ci riserverà sorprendenti emozioni. La nostra nuova guida, non particolarmente preparata sulla storia dei Maya, è però un profondo conoscitore della foresta e ci fa percorrere nascosti sentieri alternativi lontani dagli usuali percorsi turistici. Per prima cosa coglie 2 enormi foglie che con mosse rapide e precise striscia su e giù lungo la tagliente corteccia di un albero, creando una sorta di pennacchio che utilizziamo per difenderci dalle fameliche zanzare che infestano la giungla. Le rovine della città Maya di Tical si trovano sparse in una impenetrabile foresta pluviale, fagocitate nel tempo dalla vegetazione che ancor oggi le circonda e ne costituisce parte integrante. Un insieme di bellezze artistiche, di natura selvaggia e di impenetrabile mistero che donano al luogo un’atmosfera di una sacralità davvero unica. Seguiamo nel silenzio la nostra guida tra enormi alberi di cedro e di mogano, raggiungendo una radura dove una famiglia di scimmie urlatrici, evidentemente infastidite dalla nostra presenza, ci accoglie dall’alto dei rami gettando su di noi tutto ciò che gli capita tra le zampe. Il nostro amico ci fa notare i resti pelosi di una velenosissima tarantola che ha appena mutato pelle mentre decine di enormi formiche tagliatrici di foglie vi si aggirano intorno. Pavoni, tucani dai grandi becchi e pappagalli verdi ci accompagnano lungo il cammino sino ad arrivare nella grande piazza centrale, dove sorgono numerosi templi di uno stile unico nel suo genere, particolarmente slanciati come la piramide in nove corpi a cui venne aggiunta sulla sommità una cresta decorata. Sparsi nella foresta vi sono diversi complessi architettonici, composti da stele, altari e grandi piattaforme piramidali sovrapposte, tra le quali ci muoviamo con una certa difficoltà sempre circondati dalla fittissima vegetazione. Affascinati da tanta misteriosa bellezza, lasciamo Tical e con un altro aereo raggiungiamo la capitale dello stato, Città del Guatemala. Da qui domani partiremo per un tour individuale di alcuni giorni che ci porterà a visitare i posti più interessanti del paese. Tra questi vi è il grande e bellissimo Lago Atitlan, intorno al quale, all’ombra di diversi vulcani, nel lento scorrere dei giorni fervono le attività agricole e dove, nei suoi poveri villaggi, è ancora prevalente l’antica cultura dei progenitori Maya. Poi la caratteristica città di Antigua, interamente composta da abitazioni di un solo piano, così costruite per il timore dei terremoti, garantiti periodicamente dall’ingombrante presenza del vulcano chiamato Volcan de Agua che, con i suoi 3700 metri di altitudine, incombe scenograficamente sull’abitato. Il luogo però più pittoresco è sicuramente il villaggio di Chichicastenango che, nonostante l’inevitabile contaminazione del turismo, nel suo famoso mercato racchiude ancora un genuino folclore nel quale ritrovare i discendenti del popolo Maya, genericamente definiti come Indios, ma che in realtà conservano gelosamente le loro lingue, i loro vivaci costumi tradizionali, la loro cultura e imperscrutabili schegge della loro antica religiosità. Ci troviamo ad oltre 2000 metri di altitudine, circondati da montagne, e la cittadina sembra davvero appartenere ad un’altra epoca lontana nel tempo. Qui, ogni giovedì e domenica, i mercanti dei vicini villaggi portano a vendere i propri prodotti, vestiti con i loro coloratissimi abiti. Chichicastenango è il mercato più importante del Guatemala e lo si nota passeggiando nel centro cittadino completamente invaso dalle bancarelle. Qui è possibile acquistare di tutto, dall’artigianato ai prodotti ortofrutticoli, dai fiori ai tessuti, dagli animali al vestiario. Ma è dal piano superiore del Centro Comercial Santo Tomas che riusciamo a percepire appieno il trionfo dei colori, in un insieme variopinto di confusione e di genuina allegria, mentre giovani mamme allattano i propri piccoli e bambini riposano tra i sacchi di mais. Una confraternita religiosa si fa largo tra la folla portando in processione il proprio santo, dirigendosi alla Chiesa di Santo Tomas che domina la piazza del mercato. Al suo interno si svolge un insolito rituale, una persona sta pregando davanti ad un altarino posto lungo la navata centrale della chiesa. Ha tra le mani una lista di nomi di persone defunte perché ha ricevuto l’incarico di pregare per loro da parte dei propri cari che non si sono potuti recare in chiesa. Poi, per ognuno di loro accende una candela pronunciandone il nome, gettando sull’altare petali di rosa e versando il contenuto di una bottiglia di rum. Ci separano da casa ben 19 stancanti ore di viaggio, ma sono niente rispetto a quanto intrapreso in senso contrario dai conquistatori che attraversarono l’Atlantico a bordo delle loro fragili imbarcazioni. Nel 1511, una caravella spagnola naufragò nei Caraibi e circa una dozzina di sopravvissuti approdarono sulla costa dello Yucatán, dove vennero fatti prigionieri da un signore Maya. Molte altre spedizioni spagnole esplorarono successivamente la costa dello Yucatan, impegnandosi in una serie di battaglie con gli abitanti autoctoni, ma l’ultima città Maya cadde definitivamente soltanto moltissimi anni più tardi, nel 1697. Fu così che con la violenza e la sopraffazione il vecchio mondo e quello nuovo, distanti tra loro assai di più della grandezza di un oceano, si unirono per sempre. E quando si parla di mondi diversi è veramente come se parlassimo di diversi pianeti. Queste lontane realtà infatti non si conoscevano tra loro, ignorandosi del tutto reciprocamente. Eppure, oltre lo sguardo curioso di Cristoforo Colombo, che dalle coste portoghesi scrutava l’immensità dell’oceano, una evolutissima civiltà stava prosperando, arrivando a complesse deduzioni scientifiche, a credenze religiose, costruendo edifici, piramidi e città, del tutto simili a quelle di culture sviluppatesi ai bordi del Mediterraneo, come se la mente umana, di qualsivoglia origine, arrivi prima o poi alle medesime conclusioni. Uno dei misteri più affascinanti della nostra umanità.


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Per sorridere un po

di Giuseppe Lurgio

*- Un uomo entra nel negozio di un distributore di benzina: "Assumete degli impiegati?". "No, siamo al completo. Abbiamo già tutti i lavoratori che ci servono". "Bene! Allora che ne dite di mandarne qualcuno fuori per farmi il pieno?". *- Durante un violento dibattito parlamentare, una brutta quanto velenosa deputata si scagliò contro un collega: "Se lei fosse mio marito, le darei un caffè avvelenato!". Al che, il deputato pronto: "E io, signora, se lei fosse mia moglie... lo berrei!". *- Una signora è a passeggio col figlio. Incontrano una vicina, molto giovane e prosperosa. "Pierino, dai un bacia la signora!". "No, mamma". "Pierino, è un ordine". "No, mamma, non voglio baciare la signora". "Ma insomma, perché non vuoi baciare la signora?". "Perché ci ha provato ieri papà, e si è preso due sberle!". *- Ci sono solo due categorie di persone che possono sbagliare una volta sola: paracadutisti e vergini! *- Un cow-boy è appostato da diverse ore in una gola in attesa che arrivi il suo acerrimo nemico che deve per forza passare di lì. Dopo 12 ore di attesa sotto un sole cocente pensa trà sè e sè: "Speriamo che non gli sia successo qualcosa di grave!". *- Marito e moglie stanno cenando in un ristorante di lusso quando entra una stupenda donna, bionda e sexy, che si avvicina al loro tavolo, saluta l'uomo calorosamente, gli dà un grosso bacio sulla bocca e se ne va dicendo: "Ci vediamo domani al solito posto". La moglie è scandalizzata: "Ma chi è quella?". E il marito tranquillo: "Niente, cara, è la mia amante". La moglie grida arrabbiatissima: "Porco! Voglio il divorzio!". "Non c'è problema - replica il marito - ma pensaci bene: dopo il divorzio niente cameriera, niente spese in centro, niente auto sportiva, niente gioielli e niente cene in ristoranti di lusso. Decidi pure liberamente". Mentre sta dicendo ciò entra nel ristorante un loro amico accompagnato da una bella ragazza, anch'essa vestita elegante e sexy. La moglie allora chiede: "Ma chi è quella bella ragazza insieme a Giovanni?". "È la sua amante!" replica il marito. E la moglie: "La nostra è meglio!". *- Prima di assumerla, un industriale fa qualche domanda all'aspirante segretaria: "Suppongo che lei conosca l'inglese, signorina". E la ragazza: "No, ma se me lo presenta io faccio presto a fare amicizia!...". *- Università. Esame di Fisica. Si presenta il primo studente. Il professore: "Sei in treno in uno scompartimento. Fa caldo. Che fai?". "Apro il finestrino". "Bravo! Calcola la variazione di Entropia". "Ma come? Mi servirebbe qualche dato in più...". "Non lo sai? No? Va bene, vai". Il primo viene sbattuto fuori. Arriva il secondo, poi il terzo, il quarto e il professore fa la stessa domanda con lo stesso risultato. Arriva l'ultimo studente: "Sei in treno, in uno scompartimento. Fa Caldo. Che fai?". "Mi tolgo la giacca". "Sì, ok, ma fa ancora caldo, che fai?". "Mi allento la cravatta". "Ma fa ancora caldo. Che fai?". "Mi sbottono la camicia". "Sì, ma fa ancora tanto caldo. Che fai?". "Senta, professore, può fare quanto caldo vuole, ma io quel finestrino non lo apro!". *- Un avaro sta annegando. Un tale lo vede e cerca di soccorrerlo: "Mi dia la sua mano! Mi dia la sua mano!". Ma lui niente, continua ad agitarsi. Allora il soccorritore urla: "Prenda la mia mano! Prenda la mia mano!". L'avaro la afferra e viene tratto in salvo. *- Un tizio va per la prima volta dal dentista con la moglie. "Dottore quanto vuole per un'estrazione?" chiede l'uomo. "150 euro con anestesia e 70 euro senza!". "Va bene, dottore, facciamo senza anestesia" risponde l'uomo. "Che coraggio!" gli dice il medico. "Scusi che cosa c'entro io? Adesso, cara, siediti qui. Apri bene la bocca e fai la brava!". *- L'altro giorno ho salvato una vecchietta da un maniaco; ho preso un sacco di botte". "Dal maniaco?". "No dalla vecchietta. Gridava: Fatti i fatti tuoi! Fatti i fatti tuoi!". *- Siamo su un tram a Milano molto affollato. Un signore in piedi grida: "Sono un idraulico e devo scendere fra due fermate!". Gli altri viaggiatori trattenendosi al passamano lo guardano incuriositi e un po' indispettiti! Alla fermata successiva: "Sono un idraulico e alla prossima fermata devo scendere!". Al che uno degli altri viaggiatori innervosito gli dice: "Guardi, che lei sia idraulico e che debba scendere alla prossima fermata, a noi non ce ne frega proprio niente!". E il signore con molta gentilezza: "Dovreste lasciare libero, per favore, il tubo...!". *- Disoccupato all'ufficio di collocamento: "Vorrei un lavoro". "Avremmo questa occasione: 10 mila euro al mese, più auto e autista pagati". "Ma che fa, scherza?". "Sì, ma ha cominciato prima lei!". *- "Signora - dice la nuova cameriera - in camera sua, sotto il letto, ho trovato questo anello!". "Grazie Rosi. L'avevo messo apposta per controllare la sua onestà". "È proprio quello che ho pensato anch'io, signora!".


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Libri

“Chronicon Umpsariense (Historia Medioevale)”

di Stefano Pellicanò

Titolo: “Chronicon Umpsariense (Historia Medioevale)” Autore: Stefano Pellicanò Formato: 17 x 24 Genere: Romanzo per adulti ISBN:978-88-97215-16-5 Prezzo: da definire (volume in prestampa) ***** A.D. 1490. Un anziano giullare accolto al convento di Umpsa scrive un manoscritto nel linguaggio medioevale trascritto in parte (per non appesantire la lettura), in caratteri Opti-maModem (gotico più leggibile); i nomi delle città sono quelli dell’epoca; ci sono collega-menti con episodi storici reali. Il romanzo traccia un affresco di vita coeva a volte volu-tamente prolisso su usi, costumi, pensiero, fi-losofia, architettura, alimentazione, ecc. in un crescendo coinvolgente … Tra l’altro un viaggio per tutta l’Europa durato 24 anni, un commovente e ingenuo amore infantile, due omicidi perfetti, una violenta improvvisa pas-sione tra due principesse; l’arrivo del Cattoli-cesimo in Europa; la storia di Ipazia, la storia del Natale; la storia del panettone, il ritrova-mento (reale) del corpo di una fanciulla dell’epoca romana, fatto sparire dal Papa In-nocenzo VIII con sullo sfondo la notizia della partenza di tal Cristobal Colombo alla ricerca delle Indie… in un mix e un crescendo che la-scerà stupefatto il Lettore. Un romanzo da leggere tutto d’un fiato che non può mancare in nessuna biblioteca ! © Copyright 2021 CE Calzone Editore Ai lettori di Giovani2000 che prenotano il vo-lume (calzone.editore@libero.it) verrà ricono-sciuto il 5% di sconto sul prezzo di copertina e spese postali gratuite.


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Racconto “Ho vissuto la paura”

di Laura Bucchieri

Titolo: Ho vissuto la paura Autore: Laura Bucchieri Formato: Ebook Kobo Genere: racconto beve Prezzo: 0,99€ Editore: Passerino “Ho vissuto la paura” è un racconto breve ispirato in parte alla vita dell’autrice, che narra episodi di vita vissuta dal punto di vista di una persona cieca, portando all’attenzione il tema della resilienza, attuando delle strategie per uscire dalle difficoltà. Il racconto è tratto dall’opera teatrale contemporanea “I sei colori di Parigi”, che racconta la storia di sei sopravvissuti alla strage avvenuta a Parigi nel 2015, all’interno del locale Bataclan, durante un concerto musicale. Le storie di questi personaggi sono inventate, cercando di trasporre nei fatti di vita vissuti, come fossero realmente accaduti. L’operaè nata nel 2020 da un gruppo di sei persone che, durante il primo periodo di pandemia da covid-19, tramite l’utilizzo della tecnologia trovarono l’unico modo per potersi distrarre un po’ e non pensare alle negatività che si stavano vivendo in quel momento, avvicinandosi alla scrittura creativa, attraverso un corso online ideato etenuto dallo scrittore Paolo Bozzo, appassionato sia di lettura che di scrittura, da concretizzarla con la realizzazione di alcuni libri e racconti su episodi o periodi di vita vissuta.Buona parte di questi libri sono usciti in cartaceo o in digitale. Il corso aveva l’obiettivo di dare un’infarinatura e una conoscenza di base sull’utilizzo dell’improvvisazione di racconti creativi tramite la scrittura. Al termine dello stesso, oltre all’idea dell’opera “I sei colori di Parigi” (ancora in fase di conclusione), sono stati pubblicati sempre online alcuni racconti brevi dei componenti del gruppo di scrittura creativa, contenuti nella raccolta chiamata “Scrittori in erba”, edita da Passerino Editore. Luna è un personaggio dal carattere forte, tenace nei propri obiettivi da raggiungere. Nasce e cresce in Toscana, a Firenze, prematura, con forti complicazioni agli occhi, che la rendono subito cieca totale. Fino alla maggiore età è stata seguita dalla propria famiglia e da un Istituto di riabilitazione visiva che le hanno permesso di raggiungere i propri obiettivi di autonomia personale e professionale, per potersi affermare nella società. Ha imparato l’alfabeto Braille, fondamentale all’istruzione di una persona cieca, nella lettura e scrittura di tutti giorni e in tutti gli ambiti. Ha imparato, inoltre, anche ad utilizzare le tecnologie come il computer, dotato di un lettore di schermo (sintesi vocale), che permette di capire cosa avviene in sovraimpressione, in modo da poterne gestire tutte le funzioni. Ha integrato anche un display Braille, per poter gestire pc e smartphone in autonomia tramite la lettura. Crescendo, si è appassionata alla musica, coltivandola nel tempo, anche grazie alla riabilitazione musicoterapica, dedicandosi in particolare allo studio di pianoforte e canto. Fin da piccola sognava di diventare una musicista e cantante di musica leggera. Luna ha avuto sempre la consapevolezza che tutto ciò che si era prefissata non sarebbe stato per nulla facile, sia nella vita di tutti i giorni, sia nel mondo artistico. Mondo che la spaventava, ma al contempo l’attirava a sé, affascinandola. Fin dalla tenera età Luna dimostrava una sensibilità e una maturità notevole. Infatti, a scuola, oltre all’insegnante di sostegno che la aiutava nello studio, Luna avrebbe voluto che l’accettassero per quello che era, senza curarsi della sua disabilità. Cosa che accadde solo molto tempo dopo. Nel frattempo, però Luna aveva trovato un’amichetta di nome Nuria, una bambina spagnola, che insieme ai suoi genitori era emigrata in Italia. Nuria andava a scuola ed era una sua compagna di classe! Fin dal loro primo incontro si era subito creata una simpatia. L’amicizia con Nuria durò fino all’adolescenza poi si persero di vista, poiché Nuria si trasferì In Francia per motivi di studio e lavoro. Si ritroveranno tramite i social su richiesta di Nuria, in nome della loro forte amicizia. Luna deciderà di andare a trovarla, non nell’immediato ma dopo un po’, per motivi di lavoro legati alla musica. Il progetto musicale in cui Luna verrà coinvolta si interromperà in maniera brutale dal tragico evento. Luna, prima di allora era diventata sicura di sé, grintosa e nulla la poteva fermare, andava dritta per la sua strada, quello che successe a Parigi la cambiò profondamente. Per chi volesse acquistare il racconto ecco il link. https://www.mondadoristore.it/Ho-vissuto-la-paura-Luana-Bucchieri/eai979122024358/ Ringraziamenti: Si ringraziano, per la collaborazione nella stesura del racconto: Paolo Bozzo, Fabio Franco, Francesco Mantelli, Luigi Passerino editore.


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Comunicati

Aggiornamenti da “La girobussola”

di Paolo e il team Girobussola

care amiche e cari amici, Volete venire con noi a mettere il naso al vento fuori d'Italia? Ci proviamo, per ora solo virtualmente, sabato 15 maggio alle 10 del mattino alla visita audio-tattile ad Amburgo. La nostra amica Almuth, passeggiando per la sua città ce la racconta via zoom, naturalmente in italiano. Noi la seguiamo sulle due mappe: una del centro di Amburgo, l'altra dell'Elbphilharmonie, un avveniristico edificio dedicato alla musica. L'ascolto è gratis, ma prenotatevi. Chiedeteci le mappe! entro domenica 9 maggio, Una 10€, entrambe 18. L'iban è in fondo alla mail. Parliamo adesso di giri veri, non virtuali. Per ora ripartiamo con itinerari in giornata e non temete: vi accompagniamo noi! Ecco quelli a piedi con percorsi ricchi di sorprese, eventi, racconti ed esperienze: sabato 22 maggio: Bologna paleocristiana; sabato 29 maggio: Bologna, passeggiata lungo il navile. E poi, per il festival di Itaca, quindi aperti a tutti, ciechi e non, a Bologna e dintorni (alcuni in via di definizione): Sabato-domenica 19-20 giugno: da Marzabotto in là trekking di due giorni (per camminatori abituali); sabato 26 giugno: nel pomeriggio, a scoprire la biodiversità lungo via Saragozza... e trovarla insieme alle api! Bello per tutti e facilissimo! sabato-domenica 3-4 luglio da San Benedetto val di Sambro in là: due giorni di trekking (in corso di definizione); domenica 11 luglio: su e giù da Monghidoro (da definire); sabato 17 luglio: Monzuno (bello, vario e non difficile). Stiamo pensando ad un calendario di viaggi più lunghi: le Marche, Genova e qualche idea su Ferragosto nelle città del nord-Europa. Intanto Pensateci anche voi: Stiamo sistemando i dettagli, ma siamo piuttosto avanti! Non dimenticate poi il cammino di 4 giorni a settembre tra Marzabotto e Grizzana Morandi, tra natura, arte e memoria storica. Maggiori info, se vi va, nell'incontro in diretta di mercoledì sera, 5 maggio, ore 21 via instagram sul nostro canale o quello di Viaggi e Miraggi: https://www.instagram.com/viaggiemiraggionlus/ https://www.instagram.com/la_girobussola/ E poi potete aiutarci senza nessuna fatica: dalla prossima dichiarazione dei redditi potrete dedicarci il vostro due per mille, non il cinque, il due! Vi basterà inserire il nostro codice fiscale che trovate in fondo alla mail. Per ogni info e curiosità scriveteci a info@girobussola.org oppure mandate un messaggio ai numeri 320 2519 115 (Marta), 331 9639 328 (Luigi), 333 7953 941 (Ilaria), o in voce allo 051 614 28 03 334 83 00 187 (Paolo). Buona giornata Paolo e il team Girobussola Associazione ONLUS La Girobussola Codice fiscale: 91362990375 C.c. 33000332042 IBAN IT48 U088 8302 4070 3300 0332 042 Causale: donazione


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