Giovani del 2000



Informazione per i giovani del III millennio numero 38 Settembre 2010

Direttore: Cav. Virgilio Moreno Rafanelli

Vice Direttore: Maurizio Martini

Redattori: Alessio Lenzi, Luigi Palmieri, Massimiliano Matteoni

Collaboratori di redazione: Elisabetta Barsotti e Elena Cinelli

Redazione: Via Francesco Ferrucci 15 51100 - PISTOIA
Tel. 057322016
E-Mail: redazione@gio2000.it
Sito internet: www.gio2000.it

Tipologia: notiziario

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4971 del 26.06.2000

Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo articolista.


ELENCO RUBRICHE

In questo numero:

Comunicati
Un nuovo sito
di Giuseppe Lurgio
Un nuovo servizio
a cura di Luigi Palmieri
Un gemellaggio nel segno dell'integrazione
di Natale Todaro e Luigi Palmieri
Cucina
Tutti in cucina
di Elisabetta Barsotti
Cultura
Invidia ed emulazione
di Antonino Cucinotta
Hobby e tempo libero
Seychelles, tra spiagge bianche e foreste tropicali nel lento respiro delle maree
di Gianfranco Pepe
Lettere dal cuore
A cura di Clemente palladino
Racconti e poesie
Il bracciale della felicità
di Antonella Iacoponi
Riflessioni e critiche
Come sarà il ventiduesimo congresso dell’unione italiana ciechi e degli Ipovedenti?
di Antonino Cucinotta
Satira
Per ridere un po'
a cura di Giuseppe Lurgio
Spazio donna
Una storia personale
di Elena Cinelli

Comunicati

Un nuovo sito amico


di Giuseppe Lurgio

Cari lettori,
con piacere e con un po' d'orgoglio vi comunico che troverete sul sito di questo periodico un nuovo link tra i siti amici.
L'aggiunta del nuovo sito che è il seguente: www.caritasolivetocitra.it e dovuto al rapporto di collaborazione nato tra il nostro periodico e la Caritas di Oliveto Citra,paesino dicirca 5000 abitanti in provincia di Salerno
Nata come aiuto per tre o quattro persone economicamente disagiate,inpoco tempo e cresciuta tanto da diventare Caritas zonale
A tutt'oggi aiuta moralmente e materialmente piu di 100 famiglie.
Il gruppo Caritas si è costituito nella nostra parrocchia il 9 Dicembre 2006
Oggi grazie alla disponibilità del presidente Don Giuseppe Piccolo e alla tenacia e alla determinazione ad andare avanti nonostante le mille difficoltà,del direttore Antonio Rio e con l'impegno dei volontari,è il punto di riferimento zonale per le persone disagiate
dell'Alto e Medio Sele e del Tanagro servendo ben 12 comuni. Si organizzano
eventi finalizzati alla raccolta fondi. Eventi organizzati presso strutture di accoglienza anziani.
Collaborazione con altre associazioni ed Enti. Inoltre funziona un centro di ascolto affidato a psicologi e assistenti sociali,vari ambulatori CARITAS in collaborazione con medici di base e specialisti,un centro di distribuzione settimanale di alimenti, indumenti e tanto altro ancora. Inoltre troverete la
Caritas di Oliveto Citra con i suoi amici anche su Face Book. Cari amici, per maggiori informazioni e approfondimenti andate a visitare questo sito,scoprirete sicuramente qualcosa di interessante e piacevole.
I componenti del gruppo CARITAS ringraziano gli amici della redazione di Giovani del2000 ,e tutti coloro che vorranno visitare il nuovo sito.

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Un nuovo servizio


di Luigi Palmieri

Carissimi lettori,
dal prossimo numero inaugureremo una nuova rubrica (Normative e leggi utili), a cura
di Luigi Palmieri. In questo spazio troverete brevi stralci di norme e leggi utili a tutti noi. Inoltre collegandovi sul sito, potrete scaricarle per intero cliccando al link SERVIZI UTILI.
Speriamo di farvi cosa gradita con questo servizio che in parte già ofrivamo, ma che abbiamo deciso di migliorare.

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Un gemellaggio all’insegna dell’integrazione


di Natale Todaro e Luigi Palmieri

Giovedì Ventisette Maggio Duemila dieci, alle ore Diciotto, in un noto Hotel di Bagnara Calabra, si è svolta la cerimonia di presentazione del Giornale “Costa Viola on line” che è coincisa con il primo anno di vita del succitato giornale.
A tale iniziativa, che, ha visto la partecipazione di tanti cittadini ed arricchita dalla presenza di numerose autorità e rappresentanti del mondo politico, è stata invitata anche la redazione di Gio 2000, giornale fondato dall’U.I.C. della Toscana che viene pubblicato in diversi formati tra cui quello on line.
In quest’occasione, tutti ivari intervenuti, hanno fatto i complimenti alla direttrice del Giornale Costa viola Roberta Macrì ed ai suoi collaboratori tra i quali la giornalista Tina Ferrero per il lavoro svolto in un’epoca in cui l’informazione necessita di sempre maggior slancio innovativo che solo i giovani possono dare.
In rappresentanza di Giovani del Duemila, è intervenuto un collaboratore Natale Todaro, che nel ringraziare la redazione de’ la Costa Viola per l’invito, si è augurato che l’informazione sia sempre di più senza barriere così come lo è lo spirito di Giovani del Duemila che proprio da questo gemellaggio cerca di abbattere un ulteriore muro verso la piena integrazione.

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Cucina

Tutti in cucina


di Elisabetta Barsotti

Cari amici,

 

Mi spiace dirvi che, per problemi di natura tecnica, per questo numero, rimarrete a bocca asciutta!

State comunque tranquilli, il prossimo numero, raddoppieremo la dose consueta di ricette.

Alla prossima!

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Cultura

Invidia ed Emulazione


di Antonino Cucinotta

Marsilio Ficino, filosofo del XV secolo,coerentemente con il suo pensiero, considerò l’uomo un essere che “ Numquam quiescit”. Sostenne, cioè, la sua costante operosità per elevarsi sempre più al vero e al bene, quindi a Dio.
Mi sembra chiaro che si tratta di una interpretazione ottimistica dell’uomo, il quale, però, spesso impegna la sua operosità in senso negativo; tende , cioè, non al bene ma al male. L’esperienza ci dimostra che l’uomo non nutre solo passioni nobili, ma anche ignobili. Le più ignobili a me sembrano quelle a carattere sociale; quelle, cioè, che hanno come fine il male dei nostri simili.
In questo senso ritengo assai disdicevole, meschina, odiosa e nociva l’Invidia che la dottrina cristiana giustamente pone al secondo posto dei sette vizi capitali.
Purtroppo, si tratta di una passione da sempre radicata nell’animo dell’uomo che soffre per il bene altrui e gioisce per le sventure degli altri. È una passione che pervade l’animo di gran parte degli esseri umani.
Il romanziere Cristian Jacq, nel suo romanzo “Grande Ramses II” , rileva che “[…] Come giustamente scrivono i Saggi, l’invidia è una malattia mortale che nessun medico può combattere.” Essa non solo difficilmente si può guarire, ma spesso spinge ad azioni veramente ignobili, quando non addirittura al delitto.
La Storia, la Religione e la Mitologia ci offrono esempi eclatanti e calzanti in questo senso. Risale all’origine dei tempi l’uccisione per invidia di Abele da parte di suo fratello Caino che soffriva per la maggiore benevolenza divina accordata ad Abele; nella stessa Bibbia si dice che i dieci figli di Giacobbe, invidiosi del maggiore affetto del padre, vendettero il fratello Giuseppe come schiavo. La mitologia attribuisce l’invidia anche agli Dei , se è vero che la guerra di Troia fu causata dall’invidia di Giunone e Minerva nei confronti di Venere che era stata giudicata la più bella da Paride. Il cristianesimo attraverso le parole di Gesù , implicitamente condanna l’invidia con la formulazione del comandamento tanto sublime quanto difficile a praticarsi “ Ama il prossimo tuo come te stesso”.
Anche la Filosofia considera l’invidia una passione deplorevole e abietta che non fa certamente onore a chi la pratica, per cui nessun invidioso è mai disposto a confessare la sofferenza che gli provoca. A tale proposito mi piace qui citare il filosofo Baruch Spinoza che, pur vivendo in povertà, condannò l’invidia, sostenendo di non invidiare nessuno e a questo principio ispirò tutta la sua vita. In questo senso, altro esempio eclatante ci è dato dalla ineccepibile conduzione di vita del grande filosofo Emmanuel Kant , che pone a fondamento della sua concezione morale il rispetto della dignità della persona umana.
In questo rapido excursus storico-mitico non possono non citare il grande Dante, anche lui oggetto di invidia, che dimostra la sua avversione a tale passione, condannando in maniera penosa gli invidiosi sia nell’Inferno che nel Purgatorio.
Ma perché nella sua globalità la società è invidiosa?
Purtroppo, come esperienza dimostra, non sono molti gli uomini che si accontentano del proprio essere senza invidiare le condizioni degli altri considerate migliori delle proprie. Non è difficile rispondere a questa domanda se consideriamo la caducità, la fragilità e l’insaziabilità molto spesso malevola che spingono gli esseri umani alle passioni più ignobili. Il consumismo, la caduta dei valori, la proiezione all’esterno che spesso ci porta al confronto con gli altri, favoriscono certamente l’insorgere dell’ invidia.
Qualunque persona può essere oggetto di invidia. Infatti, si verifica spesso che chi ha poco guardi con occhio malevole chi possiede più di lui. Lo studente meno profittevole invidia quello più bravo, i cui risultati gli sono causa di grande sofferenza. Ma l’occhio malevolo dell’invidioso può anche essere diretto verso le persone che gli sono vicine e che vogliamo bene, come amici e fratelli.
Ma l’invidia è anche una passione sociale, vissuta con angoscia e malevolenza da tutte le categorie sociali: dalle più umili alle più elevate. Ognuno, nella propria insaziabilità trova sempre un motivo di invidia e chi più e chi meno, essendo vergognosa, tende a nascondere il suo stato di sofferenza.
Forse una formazione educativa più avvertita, non trascurata fin dall’inizio dell’infanzia, potrebbe aiutare a realizzare una maggiore padronanza di sé, in maggiore senso di responsabilità; una accettazione della propria condizione che può certamente migliorare se l’interessato, anziché lasciarsi prendere dall’invidia, si impegnasse ad emulare. L’emulazione , infatti, da taluni definita “invidia benigna”, è priva di malanimo e di ostilità. Infatti, al contrario dell’invidia, consente di adeguarsi a ciò che si desidera con bontà d’animo, apertura mentale, impegno e spirito di sacrificio proprio. L’emulazione è quindi un sentimento legittimo e lodevole che spinge l’individuo a raggiungere con le proprie forze livelli di vita migliori.
Penso che la famiglia, la scuola e ogni altro ente sociale ed educativo, compreso lo sport nelle sue diverse espressioni, dovrebbero suscitare e favorire questo sentimento emulativo che certamente dà soddisfazioni gioiose, ed è fondamentale nella realizzazione di una sana ed equilibrata personalità, utile a sé e alla società tutta.

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Hobby e tempo libero

Seychelles, tra spiagge bianche e foreste tropicali nel lento respiro delle maree.


di Gianfranco Pepe

Forse non sarà il mare delle Maldive con la straordinaria ricchezza della sua fauna marina, e probabilmente neanche quello del Mar Rosso con i suoi bellissimi coralli colorati e multiformi, ma il panorama dalla cima di una verdeggiante collina del susseguirsi di piccole isole dalla magnifica e lussureggiante vegetazione orlate da spiagge di soffice sabbia chiarissima, come tanti gioielli di giada e d'avorio incastonati nel turchese del mare, è uno spettacolo veramente dolcissimo e indimenticabile. E , più della innegabile bellezza del mare dalle intense trasparenze di azzurro, di verde e di blu, , sono proprio le isole in sè a racchiudere le maggiori suggestive sorprese.
Ben 115 isole più o meno piccole situate al largo dell’Africa poco sotto l’equatore, facenti parte di un altopiano sommerso di granito. Ed è proprio il granito, affiorando dal mare in isolate formazioni o delimitando scenograficamente le belle spiagge con grandi massi dalle forme più varie, a donare una particolare bellezza ai paesaggi.
Già nel breve trasferimento con un piccolo aereo dall'isola principale di Mahè a quella della vicina Praslin, la vista spaziava su decine di isole a perdita d'occhio dandoci una prima impressione sui panorami che avremmo goduto nel prosieguo della vacanza.
Sull’aereo i soliti quattro incalliti viaggiatori, io e Frediana, Amelia e Annarita da me rinominate “le indomabili sirene bresciane” per la loro resistenza e acquaticità non proprio caratteristica delle popolazioni pedemontane.
Un caldo, umido abbraccio al nostro arrivo ci ha accompagnato, grazie ad un impeccabile autista in guanti bianchi, attraverso una fitta foresta di palme al nostro primo lodge situato all'estremità della Cote d'Or, un esteso litorale sabbioso che già nel pomeriggio abbiamo percorso con una lunga passeggiata, assaggiando la tiepida piacevolissima temperatura dell'acqua e godendo di un dolce tramonto tra le nuvole.
Con l'aiuto di un suv alquanto sfiatato, abbiamo percorso la breve rete di strade che circondano e attraversano l'isola e la prima tappa è stata la visita della “Vallèe de Mai”, una fitta lussureggiante foresta di palme della rarissima qualità "coco de mer", con i suoi incredibili, altissimi, intricati ed enormi rami dalle gigantesche foglie che danno origine a grandi noci di cocco dalle inequivocabili fattezze femminili, in un ambiente veramente unico.
La presenza di pochi turisti ci ha permesso di entrare in un paio di lussuosi resort, e costeggiando il campo da golf dell'esclusivo Hotel Lemuria, siamo giunti nella deserta bellissima spiaggia di Anse Georgette, dove ci siamo divertiti a farci schiaffeggiare dagli impetuosi cavalloni dell'oceano indiano. E, al termine di una giornata grigia, il sole del tramonto ci ha illuminato nell'ultima tappa nella isolata spiaggia di Anse Lazio che, non solo bella e scenografica, racchiude nei suoi fondali una variegata natura sottomarina.
Il modo migliore per godere pienamente della bellezza di questo angolo di mondo è sicuramente la barca.
E con un bel fuoribordo siamo approdati nel silenzio e nella pace del primo mattino all’isola di Curieuse per ammirare l’insolito spettacolo di decine di tartarughe terrestri veramente gigantesche che si muovevano lentamente all’ombra della vegetazione, strappandoci con inaspettata forza e voracità i ramoscelli che avevamo tra le mani. Dal lato opposto dell’isola poi, ci siamo trovati nel paradiso da cartolina che tutti sogniamo, una stupenda spiaggia di sabbia bianca e polverosa circondata da sinuose palme piegate verso un acqua cristallina
. . . . che meraviglia!
Dopo un altro breve tratto di navigazione, abbiamo poi calato l’ancora nello specchio di mare antistante l’isoletta di St. Pierre, poco più che un grande agglomerato roccioso, per ammirare pinneggiando lentamente i bei fondali e i variopinti pesci tropicali.
Al quarto giorno di soggiorno, ci siamo poi trasferiti dalle dolci atmosfere di Prasline a quelle più animate dell’isola di La Digue, la terza in ordine di grandezza. In realtà qui le strade sono ben poche, più che altro costituite da alcuni lunghi tratti sterrati che uniscono le varie spiagge ed il mezzo più usato per gli spostamenti è la bicicletta. Il fulcro vitale è il minuscolo e unico villaggio di La Passe, sempre vivace con i suoi negozi e il piccolo porto con i pescatori che richiamano l’attenzione dei compratori soffiando in conchiglie che emettono inaspettate forti sonorità. Quello che non manca mai è la musica, dolci melodie accompagnate dalla fisarmonica ma ancor di più musica “reggae” sparata ad alto volume ad ogni buona occasione per fare festa e che rivela, insieme alle acconciature “rasta” portate da molti, il forte legame di questo popolo creolo con i lontani fratelli delle isole caraibiche. Si parla la Lingua creola, e poi un miscuglio di francese ed inglese derivante dalle successive dominazioni e che aiuta non poco il turista a trovare sempre un termine giusto per capire o farsi capire.
In un’atmosfera sempre molto calda ma soprattutto umida e statica, a volte abbastanza opprimente, la nostra nuova dimora in uno splendido lodge dallo stile creolo-balinese, ci accoglie in lussuosi bungalow immersi in una meravigliosa e rigogliosa foresta tropicale. Purtroppo piove e la pioggia non mancherà neppure in altre occasioni, di cui la più clamorosa sarà una colossale bagnata, sotto certi aspetti divertente e che non dimenticheremo tanto facilmente, affrontata nell’unico modo possibile, e cioè in costume da bagno, pedalando in bicicletta sotto un muro d’acqua per più di mezz’ora.
Un bellissimo sole invece ci ha fortunatamente assistito nelle numerose escursioni in barca, per tuffarsi nelle limpide acque dell’isola di Grande Seure con l’incontro ravvicinato di un simpatico e placido squaletto, nei bassi fondali di Coco Island pulsanti di vita sottomarina, tra le numerose tartarughe marine di Felicitè o semplicemente facendo il giro di La Digue per ammirare dal largo lo splendido anello di spiagge bianche che la circondano.
E poi gli innumerevoli bagni, nell’acqua sempre piacevolmente tiepida a qualsiasi ora del giorno e della sera, come nel piccolo gioiello della spiaggia di Anse Patat o nella rinomatissima, e non a torto, Anse d’Argent delimitata in modo spettacolare da grandi irregolari rocce di granito a formare romantiche insenature.
La lunghissima camminata sulla strada costiera, nella luce metallica di un pomeriggio grigio ma luminoso che ancor più faceva risaltare le sagome delle isole vicine, toccando una dopo l’altra le tante spiagge completamente inghiottite dal mare spumeggiante nell’impeto dell’alta marea. E quello delle maree, soprattutto in relazione al progressivo innalzamento del livello dei mari, sta diventando e diventerà sempre più un gravissimo problema per queste ed altre isole dell’oceano indiano per le quali le spiagge rappresentano la maggior attrattiva turistica.
Abbiamo poi ripercorso a ritroso in catamarano ed in aereo la strada che ci aveva portato quaggiù per trascorrere i nostri ultimi momenti di soggiorno nella piccola isoletta di Cherf Island a 10 minuti di barca dalla capitale Mahè. Situata ai bordi di un importante parco marino, ci avrebbe dovuto riservare le più interessanti osservazioni subacque che però il tempo non favorevole ci ha negato. Il confort della nostra dimora, la possibilità di tenersi in movimento in canoa o in pedalò, la presenza di pesci colorati nello specchio antistante il nostro lodge e comunque un po’ di relax dopo tanta attività, hanno reso gradevole anche questa parentesi.
Ed infine, prima del ritorno a casa, una breve visita nell’isola principale, con la cittadina di Victoria, l’unica del paese degna di questo nome, con un po’ di traffico “keeping left” e un bell’orologio originariamente situato nel centro di Londra a ricordare i trascorsi inglesi. E anche qui l’incantevole lussureggiante vegetazione di una natura primitiva, le panoramicissime vedute sull’arcipelago e le tante spiagge dalle rilassanti atmosfere tipiche di questi luoghi che resteranno nel ricordo di quest’altra piacevolissima vacanza.

Good bye Seychelles, . . . . .a la prochaine!

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Lettere dal cuore


A cura di Clemente Palladino


Ciao, sono una donna sposata di 28 anni, abbiamo un figlio di 7 anni. Da più di un anno ho una relazione extraconiugale con una persona single. Non credo che il mio matrimonio sia decisamente in crisi, con mio marito non litigo quasi mai ma il grande amore che c’era un tempo tra di noi, non c'è più. Mentre, con l’altro ho una relazione bellissima. Con lui, parlo di tutto, ci divertiamo un mondo quando stiamo insieme, mi trasmette tutto l’amore che sente per me. Fare sesso con lui è stupendo e devo dire che non mi sono mai pentita e non ho mai avuto rimorsi nel farlo. La mia domanda è questa, secondo te tutto questo è normale? Non soffro questa relazione, ma sono stanca di farlo in clandestinità. La mia unica paura è quella di poter far male sia a mio marito che a mio figlio che amo tantissimo. Cosa posso fare? Rinunciare a mio marito e alla mia famiglia non vorrei, e ne tantomeno vorrei rinunciare alla relazione extraconiugale. Cosa mi consigli? Grazie in anticipo per la risposta.

Cara anonima, potrei dirti: fai bene ad avere questa relazione, se questa ti rende felice e ti fa star bene con te stessa. Perché soffocare i propri sentimenti? Ma è una situazione che prima o poi dovrai affrontare con tuo marito, e prima lo fai, meglio è. Tuo figlio è ancora piccolo, ma attenta, i bambini sono i primi ad avvertire un disamore in casa, vedrai, poi da grande capirà. Per essere un’ottima mamma, hai bisogno innanzitutto di stare bene prima con te stessa. Il fatto che con tuo marito tu non litighi mai, non è sinonimo di vivere felici, ma nemmeno di infelicità. Secondo me, vi conoscete così bene che evitate qualsiasi punto di scontro. Forse, sarebbe meglio la pace dopo una litigata, che un rapporto piatto e senza sussulti. Ma di tutto questo, cosa ne pensa la persona (l’altro) che ti fa stare così bene? È disposto ad iniziare una relazione “stabile” con te? Il mio consiglio finale è questo: prova a parlare prima con tuo marito, fagli conoscere cosa non ti piace nel vostro rapporto. Penso, che se vi siete sposati è stato per Amore, se avete deciso di avere un figlio è perché volevate creare una famiglia unita, non per crearla e poi dividerla. Infine, dalle mie parti si dice: “ chi cambia la strada vecchia per la nuova, sa cosa lascia, ma non sa cosa trova!”. Un bacio e auguri.

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(Seconda lettera)

Ciao Clemente,in questa e-mail mi chiamerò Valeria, ma non e il mio vero nome per ovvi motivi che in seguito capirai.
Ho 37 anni e abito in un paesino del LAZIO. Sono ipovedente a seguito di una retinite pigmentosa, ma non e questo il problema per cui ho deciso di scriverti.
Prima di esporti il mio problema ti devo fare alcune premesse, la mia famiglia e molto all'antica con il classico padre padrone che tutto sa e tutto decide. A casa nostra si sta bene solo quando mio padre non ci sta’ e non vado oltre in quando credo di aver reso già l'idea dell'inferno in cui vivo.
Ho pochissime persone amiche e esco solo per andare al lavoro e qualche volta con mia madre. Quindi avrai senz’altro capito che il problema mio e la solitudine e la rabbia di non poter fare le cose che fanno tutte le persone come me.
Io non vivo più, mi sto spegnendo giorno per giorno, vedo la vita e gli anni che mi sfuggono dalle mani senza che io ne possa assaporare il loro gusto. A volte ho provato ad impormi, ma poi ne ho pagato conseguenze molto amare.
Ho conosciuto per mezzo del computer, che è l'unico tramite tra il mio inferno e la vita normale che vivono tutti gli altri, un ragazzo non vedente della mia età.
Lui è separato e pare molto innamorato di me. Io non credo di essere innamorata di lui, io lo considero un caro amico, ma se fossi innamorata mio padre non mi permetterebbe nel modo più assoluto nemmeno di frequentarlo. Ora dimmi tu che devo fare,continuare questa vita fatta di quasi niente e magari rassegnarmi a cadere in una depressione e poi ritrovarmi vecchia senza averci almeno provato a cambiare il mio destino, oppure fare le valigie, andarmene di casa e andare a vivere con questo ragazzo che comunque io non amo, ma chissà poi forse vivendoci insieme possa nascere anche in me l'amore per lui.
qualunque sia la tua risposta o il tuo consiglio ti ringrazio perché tu e la tua bellissima rubrica mi hanno dato modo di parlare e di aprirmi visto che non lo posso fare con altre persone,e tu sai a volte già il fatto di parlarne ti fa stare un po’ meglio. Scusandomi per lo sfogo ti saluto cordialmente, VALERIA.

Ciao Valeria, innanzitutto non devi scusarti per lo sfogo, anzi, sono io che ringrazio te per aver reso partecipe me e i nostri lettori della tua non facile situazione familiare, dando a me la possibilità attraverso la nostra rubrica di far conoscere a te il mio pensiero. Credo che un padre così o una famiglia come la tua non siano ragionevoli e neanche molto comprensivi. Quindi cerca la tua indipendenza provando a far leva con i tuoi sul fatto che fin ad ora, loro, ma soprattutto tuo padre, hanno fatto un buon lavoro con te insegnandoti i giusti valori, e i pro e i contro della vita, ma che è anche ora che ti lascino libera di provare da sola a vivere nel mondo senza essere ancora protetta. Perché hai bisogno che ti stiano accanto, ma anche che ti facciano provare se sei effettivamente capace da sola, di badare a te stessa senza sbagliare, o se appena hai un po’ di libertà cadere nella perdizione... per quanto ho potuto capire, sei anche una persona abbastanza introversa. Prova ad aprirti di più, e lascia che altre persone e nuove amicizie entrino a far parte della tua vita (a volte due teste ragionano meglio di una..), gli amici aiutano a combattere anche i rischi di depressione. Andare a vivere con una persona solo per il gusto di scappare dall’ambiente familiare, non penso sia una mossa intelligente. Se è vero, che con questa persona potresti vivere come una principessa nelle favole, è anche vero che potresti trovarti a rivivere una situazione simile a quella che hai vissuto fino ad oggi, cioè, con una persona che potrebbe decidere per te ogni tuo passo. Il mio personale consiglio per te è: continua a frequentare questo ragazzo, il quale nutre per te dei forti sentimenti (ma che non abbiamo la certezza che siano veri…), nel frattempo avrai la possibilità di conoscerlo meglio. Ma è di fondamentale importanza che tu non tralasci la possibilità di nuove amicizie. Infine, solo quando effettivamente sarai convinta di ciò che vuoi dalla vita, vedrai, troverai la forza per affrontare il mondo intero e di fare la scelta giusta per te. Un bacio, Clemente.

Per inviare le vostre lettere scrivere a: letteredalcuore@gio2000.it

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Racconti e poesie

Il bracciale della felicità


di Antonella Iacoponi

Mia cara amica,
mi hai chiesto cos’è, a mio avviso, la felicità. Ci ho pensato a lungo, e, ogni volta, l’immagine che si proponeva nitida ai miei occhi, era quella di un bracciale in caucciù, ornato da dodici pietre preziose, alcune più umili, altre rare.
La prima, in senso orario, è una luna d’argento, e rappresenta la quotidianità; essa, infatti, sorge ogni notte, invariabilmente; a volte risplende, signora del cielo, altre risulta opaca, meno visibile, come le nostre notti, sovente serene e luminose, ma talvolta tristi,ed inquiete. Bene: quando la luna riluce, la felicità brilla nei nostri cuori, ed è a quei momenti, che dobbiamo rivolgere il nostro sguardo. Si tratta di una felicità quasi nascosta, né pretenziosa, né complicata, che si annida nella serenità di aver vissuto la nostra giornata, con bontà, rispetto, correttezza verso gli altri; ciò che la Bibbia chiama il sonno del giusto.
La seconda e la terza pietra arrivano dall’antico Egitto: si tratta di un lapislazzulo, fonte di gioia e di protezione dal male, e di un occhio in oro, veicolo di sicurezza, vigore, e salute, in vista di una vita felice.
Stessa funzione ha la quarta pietra: uno scarabeo in turchese, in difesa della persona che lo porta, sia prima, sia dopo la morte; amuleto tipico della tradizione egizia, ma anche di quella fenicia, come il ciondolo successivo: un pendente in vetro, così pregiato per quei mercanti, che, stando ad un antico mito, lo avevano scoperto e diffuso, grazie ai loro viaggi per mare. Oggi, il vetro ha perduto gran parte del suo valore, inflazionato dall’uso frequentissimo e dalla sua abbondanza; per questo, simboleggia l’umiltà dei piaceri quotidiani: le cose piccole, in apparenza banali, che, in realtà, emanano sempre letizia e felicità, quali, ad esempio, leggere un buon libro, passeggiare in riva al mare, conversare con amici e familiari, e quant’altro.
Occorre, comunque, guardare avanti, come indica la prossima pietra: lo smeraldo, dal colore della speranza, della joie de vivre: la gioia dell’ottimismo, che ci consente di sorridere al futuro; la gioia delle ninfe, che, al tempo degli Achei, correvano per i boschi, insieme ai satiri; la gioia di Eros e Psiche, allorchè coronarono il loro sogno d’amore; la gioia di Demetra, ogni qualvolta la figlia tornava da lei.
Oltre alla speranza, è necessario un pizzico di fortuna; perciò, il ciondolo successivo è un piccolo coniglio di cristallo: nell’oroscopo cinese, questo animaletto è simbolo di dolcezza e fortuna. Non dimenticare mai, che l’uomo è “faber fortunae suae”: nell’antica Roma, ella era la dea del caso, del fato, sempre connotata positivamente; secondo la leggenda, si era invaghita del re Servio Tullio, - il più fortunato, appunto -, e spesso giungeva nel suo palazzo, passando dalla finestra. Fortuna e spirito di iniziativa ti aiuteranno a conseguire i tuoi scopi; tutti abbiamo diritto ad un po’, di buona sorte, ad un coniglietto di cristallo.
All’intraprendenza e al coraggio si richiama l’ottavo pendente: una stella in corniola rossa, in omaggio alla regina Ester, nome quest’ultimo, che, nella lingua assiro-babilonese, significa, - appunto -, stella. Non so se hai letto il Libro di Ester; in breve, il testo biblico la descrive come una ragazza decisa, determinata nel perseguire la salvezza del popolo ebraico. Con la grazia e l’avvenenza, ella ottiene, dapprima, l’appoggio del guardiano delle donne del re, e, poi,, fa innamorare il sovrano, che la sceglie come sua sposa; indubbiamente, la regina aiuterà i suoi correligionari. La corniola stessa è simbolo di coraggio, - anche innanzi alla morte -,, e di risolutezza: qualità che ci avvicinano alla felicità, nella misura in cui ci consentono di portare a termine quanto prefisso, realizzando i nostri sogni.
Anche il semplice fatto di sognare ci rende felici, come mostra il ciondolo vicino: una scarpetta in argento. Ricordi la fiaba del mago di Oz? La bambina sbatteva i tacchi delle scarpe d’argento per tre volte, ed immediatamente esse la conducevano ovunque desiderasse. Parimenti, è bello fantasticare ad occhi aperti, volare in ogni dove, senza sforzo alcuno, sorretti dalle ali della mente, come calzassimo qualcosa di fatato.
Ancora il cristallo, nel ciondolo successivo: un piccolissimo albero, dai cui rami pendono, come frutti eterni, i bei ricordi, - parte di un passato vicino o lontano -, che rievocano frammenti di felicità, e ce li donano di nuovo, moltiplicati all’infinito, ogni qualvolta li richiamiamo alla mente.
L’undicesima pietra è l’ambra, copiosa fonte di serenità. Pensa che qui da noi si organizzano, addirittura, corsi sui massaggi con l’ambra grezza del Mar Baltico, al fine di scacciare lo stress, e recare benessere al corpo e alla mente. L’ambra, infatti, elimina le energie negative, favorendo la concentrazione e la creatività, insomma, mi aiuta a scrivere; come sai, la scrittura e la poesia sono le mie sorgenti magiche, zampillanti di felicità; ti auguro il beneficio della stessa esperienza, è qualcosa che non si può spiegare, se non, appunto, offrendo alla carta la vena dei propri pensieri, anzi, lasciandoci guidare da essa.
L’ultima pietra, - certo non per importanza -, è il rubino, simbolo di amore ardente: anche qui può risiedere la felicità, lo spero davvero, per me e per te.
Come vedi, nel mio bracciale immaginario vivono mille sussurri dell’anima, soffici emozioni, che vanno a comporre la felicità, ognuna con una diversa sfaccettatura, e solo tu puoi decidere quella che più ti si confà.

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Riflessioni e critiche

Come sarà il ventiduesimo congresso dell’unione italiana ciechi e degli Ipovedenti?


di Antonino Cucinotta

Il 26 ottobre prossimo, a Chianciano Terme, si svolgerà il 22° congresso dell’Unione Italiana Ciechi che quest’anno coincide con il suo 90° anniversario.
Il congresso è l’organo supremo dell’Associazione che dovrà dare, fra l’altro, le direttive sul programma che l’unione dovrà svolgere nel prossimo futuro in favore dei non vedenti.
Purtroppo, tale importante evento quest’anno cade in un momento politico-economico nazionale molto difficile che non potrà non avere ripercussioni sullo svolgimento e sulle decisioni che il congresso dovrà prendere.
Domandiamoci : Come sarà questo congresso? Certo, è l’occasione per fare l’apoteosi dell’Unione Italiana Ciechi e rilevare i brillanti progressi fatti dai ciechi sulla via del riscatto morale, intellettuale, sociale e culturale. Sarà, quindi l’occasione per mettere in rilievo le grandi benemerenze che i presidenti che fin’ora l’hanno guidata, hanno acquisito per tutti i traguardi sociali raggiunti. È il caso di ricordare il diritto dei ciechi all’istruzione e al lavoro; il diritto all’assistenza e al trattamento morale e sociale su di un piede di parità con i normodotati. Quanto detto, è testimoniato dai numerosi laureati inseriti nelle scuole pubbliche come insegnanti e dai numerosi avvocati che svolgono con merito la loro professione. Ricordiamo i masso fisioterapisti che svolgono la loro meritoria professione negli ospedali, nelle cliniche private e negli studi privati , nonché le migliaia di centralinisti telefonici che assolvono il loro compito con serietà e con professionalità.
Sono anche numerosi i tanti benefici di cui i ciechi usufruiscono, che tutti conosciamo e che per tanto non è il caso di fare qui menzione.
Fra tante benemerenze, comunque, non si può negare che ci sia anche qualche situazione non del tutto positiva. A mio avviso, non posso non ricordare l’errore di chiudere gli istituti per ciechi e di abolire le scuole speciali, inserendo i ragazzi ciechi nelle scuole comuni. Purtroppo dopo oltre trent’anni di frequenza scolastica, ancora il problema dell’inserimento non è risolto ne sotto l’aspetto sociale , ne sotto l’aspetto scolastico. Infatti, salvo eccezioni, i ragazzi ciechi, anche se trattati benevolmente dagli insegnanti curricolari e di sostegno, non sono riusciti ad inserirsi nella classi, dove spesso rimangono isolati, né hanno proseguito gli studi culturalmente preparati. È questo un problema che il Congresso dovrà esaminare e prendere le decisioni che la situazione implica. È ben chiaro che, oggi, nessuno più vuole il ripristino delle scuole speciali; ma è altrettanto chiaro che la soluzione positiva del problema è urgente per consentire una adeguata rieducazione senso-percettiva soprattutto dei ciechi assoluti ed evitare che essi siano costretti, anche se laureati, ad adattarsi a svolgere le mansioni pur dignitose del centralinista telefonico.
Certamente, il Congresso dovrà anche tener presente e decidere in conseguenza che la tecnica è in continuo sviluppo ed è prevedibile che nel prossimo futuro verranno aboliti i centralini e quindi non ci sarà più lavoro per i centralinisti. È necessario aprire nuove strade di lavoro ed è necessario che gli interessati, fin da ragazzi, gradualmente, acquisiscano le nozioni culturali necessarie al positivo espletamento dei nuovi servizi, certamente più impegnativi del centralinismo. Sarebbe opportuno che i ragazzi ciechi pensassero ai concorsi pubblici anche per dirigenti, il cui successo ,naturalmente, è in buona parte legato alla preparazione.
Auguro che i congressisti partecipino con il giusto interesse ai lavori congressuali e che siano capaci di dare il loro apporto positivo alle decisioni che saranno chiamati a prendere. Mi auguro che essi abbiano senso di responsabilità e siano autonomi nella scelta dei futuri dirigenti dell’Unione i quali svolgano le loro mansioni come attori e non come comparse come, purtroppo, spesso fin’ora è avvenuto.
È questo l’augurio che io, da ottant’anni cieco assoluto e da settantaquattro iscritto all’Unione, faccio a tutti affinché la nostra Unione possa continuare ad avere sempre lo spirito che l’ha sempre animata e che i ciechi tutti si stringano ai Dirigenti in una fattiva collaborazione per meglio adempiere ai loro non facili compiti.

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Satira

Un po' di buon umore


di Giuseppe Lurgio

Cari lettori,dopo un po di tempo ecco che ritorna la rubrica di satira
Di seguito troverete una piccola raccolta di barzellette da me selezionate per voi con la speranza di regalarvi un sorriso in piu!

1)
Tra amici.
Ehm come passa il tempo,mio figlio già cammina da quattro mesi!
Santo Dio! chissà quanti chilometri avrà già percorso!

2)

Tra mariti.
Sai Tony,mia moglie e incazzata con me!
a si perchèè ?
voleva piu spazio nella sua vita!
E tu glielo hai dato?
Certo ,gli ho allargato la cucina!

3)

In famiglia.
Un carabiniere al suocero:
Hai visto? Da quando tua figlia ha sposato me non ha fatto piu cretinate!!

E vero,quella e stata proprio l'ultima!
4)
Dal dottore.
Dottore che devo fare? io non riesco a togliermi il vizio di fumare!
Ha provato con delle caramelle?
Si ,ma non si accendono!
5)
Alpinisti
Marcello e Ernesto,esperti alpinisti,decidono di scalare l'Everest.
Sono quasi in cima quando Marcello precipita giu,allora Ernesto gli grida: stai bene?
siii,gli risponde Marcello
Ma come hai fatto,sei caduto da quasi 8000 metri?
Non ho ancora toccato il fondo!
6)
Taxì
Un signore deve prendere per la prima volta il taxi,e chiede al propritario quando dovrebbe pagare
Egli gli risponde: dipende dal tempo signore!
A benissimo,ora che e nuvoloso quanto pago?
7)
Convento. Alcune suore di un convento trovarono un giorno, nel giar- dino, un pappagallo ferito. Le suore lo raccolsero e lo curarono il più amorevolmente possibile. Il pappagallo, appena rimesso, incominciò a parlare, ma, ahimè, il suo vocabolario era esclusivamente composto di parole scurrili. Le buone suore incominciarono a rieducarlo e arrivarono persino a insegnargli le preghiere. All'inizio non fu facile, il pappagallo sembrava non voles- se imparare, ma alla fine le suore riuscirono nell'impresa. Il giorno che il vescovo venne a far la visita annuale, le monache gli mostrarono il pappagallo. "Guardi, eminenza, questo pappagallo. Pensi che, quan- do l'abbiamo raccolto, diceva delle parole terribili; ora, per grazia di Dio, si è convertito. Provi lei stesso eccel- lenza! Se si tira la zampa destra, il pappagallo recita l'Ave Maria, mentre se si tira quella sinistra, recita il Pater." "E se le tiro tutte e due?" chiede il vescovo compiaciuto. Il pappagallo lo guarda da sotto in su e: "Casco per terra, cretino! ".
8)
Avaro. La stazione distava alcuni chilometri dal villaggio e il vecchio signore stava chiedendo all'autista di piazza: "Quanto vuole per portarmi alla stazione?". "Ventimila lire, signore." "E quanto per la valigia?" "Per la valigia niente, signore." "Ottimo, allora mi porti la valigia che io andrò a piedi."
9)
Anagrafe. Un genovese si avvicina allo sportello "Nascite" del- l'ufficio anagrafe. "Scusi, ehm, devo denunciare la nascita del mio bam- bino." "Bene. Riempia questo modulo e poi me lo restituisca firmato. " L'uomo compila il modulo velocemente, poi torna allo sportello: "Quanto le devo?" "Niente, niente. La denuncia dei neonati è gratis." "Ah, magnifico! Allora denuncio anche l'altro gemel- lo!"
10)
Agenda. A una fermata del tram, una graziosa signora si rivolge a un signore: "Per piacere, mi sa dire se il 29 passa di qui?". Il signore estrae di tasca una piccola agenda, la consulta e: "Mi dispiace. Il 29 sono già impegnato. Possiamo fare IL 21?

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Spazio donna

Una storia personale


di Elena Cinelli

Carissime amiche,
le vacanze sono terminate, e con loro si spenge lentamente il sole che ci ha avvolti per tutta l'estate con i suoi caldi raggi dorati. Le foglie verdi degli alberi appassiscono e a poco a poco cadono a terra, creando
un morbido tappeto naturale che saluta l'arrivo dell'autunno. Il paesaggio autunnale, un'atmosfera malinconica che ci riporta alla vita frenetica di tutti i giorni. Ricomincia il lavoro, la scuola dei figli, il tran tran quotidiano che ormai ci è familiare. Rivediamo gli amici, si commentano le foto delle vacanze appena trascorse e riaffiorano alla mente le memorie di quei giorni spensierati. Per alcune di noi l'estate può aver rappresentato l'inizio di un nuovo amore che dovrà essere messo alla prova durante il periodo invernale. Ci sono anche passioni estive molto travolgenti che durano solo poche settimane. Le tipiche "storie da ombrellone", ricordate di solito con estrema nostalgia. Da single è capitato anche a me di vivere queste esperienze, storie che ho scelto di trascrivere nei miei diari per poterle rileggere durante l'inverno. Essendo non vedente, non ho mai potuto affidarmi alla fotografia, anche se ho sempre pensato che questo sia il mezzo migliore per fermare un'immagine nel tempo. Ho creato molti album di fotografie scattate nei momenti più significativi della mia vita. Nonostante non possa vederle con i miei occhi, mi piace conservare queste immagini per poterle mostrare agli amici che magari non erano con me in quelle occasioni. La scrittura può evocare e descrivere molte emozioni che non emergono dalla fotografia, ma non sempre riesce a raccogliere tutti i dettagli presenti in un'immagine visiva. Poi ovviamente c'è la memoria che è sempre in contatto con i nostri sentimenti. Anche la mente però non ricorda le cose in modo perfetto. Spesso quando raccontiamo gli eventi che ci riguardano, creiamo delle piccole distorsioni dei fatti accaduti. È perfettamente normale in quanto l'essere umano non potrà mai astrarsi completamente dai suoi racconti, soprattutto quando parla di vicende che ha vissuto in prima persona.
A proposito di racconti... credo sia giunto il momento di svelarvi qualcosa in più su di me. Nei numeri precedenti sono stati affrontati diversi temi che ci riguardano da vicino, ma non abbiamo mai parlato di storie personali. Prima di iniziare vorrei di nuovo invitarvi a scrivermi per aprrofondimenti, curiosità, opinioni... se vi va, sarei ben felice di ascoltare anche le vostre storie. Potete contattarmi direttamente all'indirizzo mail e.cinelli@gio2000.it. Vi aspetto!
E adesso parliamo di me. Quando mi sono presentata vi ho detto che sono psicologa. Questa è soltanto la mia professione. Un lavoro al quale mi dedico con anima e cuore, perchè fin da piccola ho sempre sognato di poter dare il mio piccolo contributo per aiutare gli altri. Prima di tutto però sono una donna come tutte voi. E come donna, mi sono sentita molte volte privata della mia femminilità, anche quando ho tentato di metterla in mostra sfoggiando abiti scelti accuratamente per far risaltare le mie curve. Da ragazzina volevo a tutti i costi essere e sentirmi sexy. Controllavo la mia alimentazione per rimanere costantemente magra e utilizzavo il mio fisico per attirare i maschietti. Ragazzi che dovevano essere per forza vedenti, per dimostrare a me stessa che non ero inferiore a nessuno. Non avevo la vista, ma potevo dar loro quello che ricevevano dalle altre ragazze. Andavo in discoteca, avevo imparato a fare sfopping anche da sola, mi truccavo in mille modi diversi... I miei genitori mi avevano cresciuta con un'educazione molto rigida e puntavano a farmi raggiungere la massima indipendenza possibile. Anche io volevo essere "normale" a tutti gli effetti, forse troppo. Riuscivo quasi sempre ad individuare i ragazzi carini. Avevo dei gusti molto chiari e le amiche rimanevano colpite dalle mie descrizioni. Erano tutte storie senza importanza che finivano ancora prima di iniziare.
Poi arrivò la prima grande emozione. La travolgente cotta adolescenziale, il ragazzo che mi fece perdere la testa. E con lui ho vissuto il primo amore, la mia prima volta. Parlavamo già di sposarci, di avere dei figli. Purtroppo i suoi genitori non accettavano la mia disabilità e cercavano in tutti i modi di farci litigare. Io soffrivo moltissimo perchè non mi sentivo accettata. Ogni tanto lui mi lasciava per farli contenti, poi tornava da me e diceva che ero la donna della sua vita. Ci sono ragazzi che si incontrano al liceo e rimangono insieme per sempre. La mia storia non è andata così. Adesso mi rendo conto che non poteva durare, eravamo troppo diversi. In quel periodo però ci credevo con tutta l'anima, e fu il suo tradimento a farmi capire che cercavo altro. La mia migliore amica approfittò di una serata in cui non c'ero per portarmelo via. Quante lacrime, quante sofferenze! Ero stata presa in giro dalle due persone che amavo di più. Lui era pronto a riprovarci e ammetteva i suoi sbagli, le sue debolezze. Io avevo capito che non era l'uomo giusto per me.
Appena finito b'esame di maturità, decisi di troncare quella storia che mi stava facendo del male e mi gettai di nuovo nel turbine delle avventure di poca importanza. Pensavo che non avrei più amato nessun altro. Conoscevo tanta gente, eppure mi sentivo vuota. Mi ero iscritta a vari corsi di ballo e imparai a ballare la salsa. La musica è sempre stata la mia passione. A tre anni i miei genitori mi portarono a fare danza e questo mi aiutò molto nella postura, nella disciplina. Mi piaceva davvero tanto e da grande ricominciare a ballare mi permise di stare meglio con me stessa. È stato lì che ho ritrovato l'amore. Non scoppiò il colpo di fulmine come nella storia precedente. Era nata un'amicizia che a poco a poco si era trasformata in qualcosa di più. Un amore che mi aveva fatto lasciare tutto il resto per andare a vivere in America dove lui lavorava come ricercatore. La nostra storia è durata per dieci lunghi anni. Impegni importanti, esperienze significative, nuove responsabilità. La prima convivenza con un uomo, lontana dalla mia famiglia. Al suo fianco ho frequentato vari circoli sociali e ho stretto helazioni con persone famose nel campo della ricerca. Lui mi ha seguita durante gli anni universitari, guidandomi ad acquisire quella serietà professionale che è indispensabile nel mio mestiere. Laurea, tirocinio, esame di stato... Piccoli successi e grandi sconfitte. La ragazzina immatura e spensierata, che voleva a tutti i costi con quistare l’approvazione degli altri, aveva lasciato il posto ad una nuova donna desiderosa di essere ascoltata, di essere presa sul serio. Finalmente l'entrata nel mondo del lavoro che mi ha aperto nuovi orizzonti. L'America mi aveva dato molto, ma sentivo di dover tornare in Italia e le nostre strade si sono divise. Ero fuggita dalla mia famiglia, dovevo tornare per ricominciare in modo nuovo. Sono ripiombata nella mia vita da single con consapevolezze diverse. Sempre ottimista nonostante i fallimenti... Un pò disillusa, ma pur sempre femminile... Meno sexy, più donna. Per caso, ma esiste davvero il caso?, ho conosciuto un ragazzo non vedente. Mi corteggiava in mille modi, ma io non avevo nessuna intenzione di incontrarlo. Volevo fuggire da lui e da me stessa. Avevo paura di innamorarmi, una filosofia di tutta una vita che andava in frantumi. Un colpo di fulmine che ha stravolto totalmente la mia esistenza.
Oggi sono mamma e la mia bimba è il dono più bello che la vita potesse farmi. Le difficoltà nel crescerla sono molte e la mancanza della vista certo non aiuta. Nonostante i pregiudizi della gente, mi rendo conto che il grande amore che le doniamo ogni giorno può superare qualsiasi ostacolo. E poi è tutto così naturale: i pannolini, la pappa, il correrle dietro... Lei è la mia realizzazione più grande. La gioia più bella. Anche quando le giornate sono pesanti, quando torno dal lavoro e la stanchezza sembra prendere il sopravvento su tutto il resto, il sorriso della mia bimba mi riporta alla vita. Mi corre incontro felice di vedermi ed ogni volta è come se si aprisse un nuovo mondo, una nuova realtà che mi permette per un istante di ritornare bambina. Mamma è la parola più bella che abbia mai sentito pronunciare. . Stringere la mia piccola donna fra le braccia, proteggerla, coccolarla e accogliere con entusiasmo ogni suo piccolo progresso...La grande avventura quotidiana della vita che ci permette di crescere insieme, una continua trasformazione, la meraviglia della natura che lentamente si schiude e si prepara a diventare donna. sono sensazioni talmente belle che non potranno mai essere descritte a parole.
La nascita di mia figlia mi ha portato molte nuove consapevolezze. Finalmente sto accettando il mio handicap e non ho più bisogno di mentire a me stessa. Mi sono aperta alla vita senza più riserve, senza più pregiudizi, ed ho scoperto che le sue sorprese sono infinite. Ci sono gli ostacoli, le sfide, i momenti di disperazione... Ci si sente feriti, traditi, disillusi... e poi improvvisamente succede qualcosa che ci fa ricominciare. Si torna a vivere, a sperare, a sognare. Si crede di nuovo nella vita, ci si abbandona ad essa senza troppe aspettative. Si impara a volare, ed è allora che alcuni sogni diventano realtà.

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