Giovani del 2000



Informazione per i giovani del III millennio numero 41 Giugno 2011

Direttore: Cav. Virgilio Moreno Rafanelli

Vice Direttore: Maurizio Martini

Redattori: Alessio Lenzi, Luigi Palmieri, Massimiliano Matteoni

Collaboratori di redazione: Elisabetta Barsotti e Elena Cinelli

Redazione: Via Francesco Ferrucci 15 51100 - PISTOIA
Tel. 057322016
E-Mail: redazione@gio2000.it
Sito internet: www.gio2000.it

Tipologia: notiziario

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4971 del 26.06.2000

Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo articolista.


ELENCO RUBRICHE

In questo numero:

Comunicati
Un nuovo sito
a cura di Giuseppe Lurgio
Il premio Sele d'oro
di Giuseppe Pignata
Cultura
Sinistra
di Renzo Coletti
Filosofia, religione e dintorni
Esperienza Yoga
di Nunzia Avilio
Hobby e tempo libero
Crotone
di Sara Cacciola
Il massiccio del Sella, cuore dolomitico del popolo ladino
di Gianfranco Pepe
Istruzione
Si e' realizzata l'integrazione dei ragazzi ciechi nelle scuole?
di Antonino Cucinotta
Lettere dal cuore
A cura di Clemente Palladino
Racconti e poesia
Penna nera
di Antonella Iacoponi
Riflessioni e critiche
Oggi si puo' parlare di perdono?
di Antonino Cucinotta
Satira
Per sorridere un po'
di Giuseppe Lurgio

Comunicati

Un nuovo sito

di Giuseppe Lurgio

Gentili lettori e lettrici, vengo a voi per comunicarvi una notizia che sicuramente apprezzerete!
Infatti la gia nutrita lista di link amici che trovate da tempo sul sito di Giovani del 2000 si sta ulteriormente allungando.
L'ultimo in ordine di arrivo ma non certo per importanza e il sito creato da NICOLÒ LA FERLA.
Confesso di aver visitato vari siti e pur trobandone tanti ricchi di contenuto e abbastanza accessibili sono rimasto molto colpito da questo sito per la sua elevata accessibilità e per il ricco e svariato contenuto..
Ma a mio modesto parere naturalmente,quello che piu di tutto colpisce il navigatore e l'assoluta tranquillità di navigazione e la consapevolezza di trovarsi in un luogo amico.
Questa sensazione che ripeto potrebbe essere soggettiva e sicuramente rafforzata dalle belle musiche di sottofondo eseguite magistralmente dallo stesso NICOLÒ con la sua tastiera..

Cliccando sull'indirizzo :
www.nicofranca.it

si aprirà un grande contenitore nel quale troverete tra le altre cose tantissimi programmi adatti ai non vedenti ma che funzionano anche per chi non ha questo tipo di patologia,una sezione dedicata ai lavori a maglia. Una sezione dedicata alla salute con addirittura una piccola enciclopedia medica!
Altro punto di forza del sito e la sezione riservata dove troverete veramente l'imbarazzo della scelta tra innumerevoli film audiodescritti, commedie, cartoni animati per i piu piccini, libri e poesie in mp3 e Altre sezioni non riservate riguardano ricette di cucina,consigli su piante e fiori,consigli sulla casa,sugli animali e molto altro che poi scoprirete voi stessi!
Inoltre dal sito si accede a chi volesse farlo all'iscrizione alla lista di discussione nicofranca news,altra creazione di NICOLÒ!

Bene,scusandomi per avermi forse fatto prendere dall'entusiasmo vi saluto e vi lascio a una piacevole navigazione!

Torna all'indice

Il premio Sele d'oro

di Giuseppe Pignata

UNA PICCOLA REALTA’ CHE DA’ VITA AD UN GRANDE EVENTO:
PREMIO SELE D’ORO MEZZOGIORNO, VENTISETTESIMA EDIZIONE.

Dal 3 al 10 settembre 2011, Oliveto Citra, in provincia di Salerno, ospiterà la XXVII Edizione del Premio Sele d’Oro Mezzogiorno, manifestazione promossa in collaborazione con il Comune di Oliveto Citra, patrocinata dalla Regione Campania e supportata dall’Amministrazione provinciale di Salerno, che negli anni passati ha già avuto il privilegio di essere posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, On. Giorgio Napolitano. Nato come movimento spontaneo di riflessione sulle opportunità e i rischi connessi al processo di industrializzazione che fece seguito al Sisma del 1980, in questo lungo arco di tempo il Sele d’Oro si è sforzato di “portare la sua pietra”, offrendo il proprio, ancorché modesto, contributo d’idee e di progetti alla rinascita di un territorio così fortemente provato dagli eventi calamitosi. Guidata con lucidità e passione dal compianto Michele Tito, vera anima del Premio e presidente di Giuria fino alla sua scomparsa, la nostra manifestazione si è inoltre sforzata di essere una delle tante voci di quel Sud che non indulge alla rassegnazione, ma preferisce lavorare silenziosamente alla costruzione del proprio futuro.

Per ciò che concerne l’articolazione dei contenuti culturali, il Sele d’Oro si presenta, per tradizione, come un evento dedicato prevalentemente all’universo giovanile, al quale viene, anno dopo anno, proposto di riflettere su una nuova visione di Mezzogiorno, fondata sulla conoscenza, sulla voglia di fare, sul rispetto delle regole, sul talento. L’edizione 2011 – accanto a un fitto calendario articolato in incontri culturali, dibattiti, workshop con esperti, spettacoli musicali e teatrali – riproporrà, fra l’altro, “DEMO D’AUTORE”, concorso riservato ai giovani talenti musicali italiani nato dalla collaborazione DEMO, il popolare programma quotidiano di Radio1 RAI. Le altre sezione nelle quali si articolerà il programma della XXVII edizione del Premio sono:

* CONCORSO CULTURALE
La Giuria presieduta dal Prof. Amedeo Lepore assegnerà i riconoscimenti nelle categorie:
- Saggi
- Saggi inediti
- Giornalismo (intitolato alla memoria del Dott. Michele Tito)
- Imprenditoria giovanile
- Bona Praxis (dedicato ai progetti di sviluppo promossi nel Mezzogiorno d’Italia).

* I CAFFE’ DELLE IDEE
Incontri pubblici, nel corso dei quali giovani potranno, quotidianamente, confrontarsi in maniera libera, diretta e interattiva con i protagonisti della cultura, della politica e dell’economia.

* EXEMPLA - MUTAMENTI IN MOSTRA
Percorso espositivo aperto alla partecipazione di enti, associazioni e agenzie impegnate a vario titolo nella promozione della condizione giovanile.

* CORTI D’AUTORE
Concorso dedicato a cortometraggi in grado di “leggere” e raccontare in maniera originale e non conformistica aspetti specifici della multiforme realtà del Mezzogiorno d’Italia.

* I SEMINARI DEL SELE D’ORO
Incontri – dibattito sulle prospettive di sviluppo economico, sociale e culturale del Mezzogiorno d’Italia.

* FESTIVAL TEATRALE NAZIONALE
Abbinato al Sele d’Oro da oltre un decennio, porta da sempre in primo piano opere di autori contemporanei per lo più incentrati su tematiche di forte richiamo sociale. Anche quest’anno, in gara compagnie provenienti da varie regioni italiane e uno spettacolo fuori concorso.

Non mi resta che augurarvi buon premio, ricordandovi che per qualsiasi info potete scrivere all’indirizzo info@seledoro.it o telefonare al numero 0828 / 793632.
Grazie di cuore.

Torna all'indice

Cultura

Sinistra

di renzo Coletti

Ho passato 40 anni della mia vita, in quel territorio ideologico che si chiama Sinistra. Un territorio che esce anche dai confini parlamentari e si dichiara rivoluzionario. Il risultato è la fine di una qualsiasi ideologia di riferimento e ancora la mancanza di una reale strategia visibile e condivisibile. Essere contro in tutte le sue forme ed aspetti, come l'informazione o l'analisi politica di questa area sempre più nebulosa che definiamo sinistra, vive di linguaggio che il tempo a reso trasversale a tutti i partiti. La vera causa di sconforto e il problema più importante viene semplicemente eluso. Quando condanniamo una scelta governativa, quando ci opponiamo ad una proposta di legge, quando critichiamo un modello sociale e una morale stantia, siamo solo al primo passo di una possibile trasformazione che resterà incapace di evolversi e andrà ad aumentare un pozzo senza fine di retorica e strumentalizzazione del linguaggio a fini sconosciuti. Ieri la televisione ha intervistato un ex agente CIA che ha ammesso di aver fatto brogli elettorali e truccato le elezioni del 1948. Ha chiesto con candore, se avremmo preferito un governo guidato da Togliatti e con tutte le sue implicazioni.Se è vero, che del senno di poi son piene le fosse, è altrettanto vero che il prima il durante e il poi, sono sempreinterpretazioni di fatti distorti e volutamente falsificati. La coerenza di un processo storico, si può evidenziare in quna definizione, come nel caso della guerra partigiana, dicendo che i partigiani erano "Ribelli" poi sono divenuti "Banditi", e infine "Eroi".I tedeschi da alleati sono divenuti nemici, e gli americani, da invasori si sono trasmormati in liberatori e amici. Su questa traballante piattaforma, noi abbiamo costruito il nostro Stato, con i risultati che vediamo. Chi ha seguito l'evoluzione politico-economica del nostro Bel Paese, trova nel tira a campà , l'unica possibile strategia e proposta di vita. Giungendo alla realtà del terzo millennio, il caos è l’unica definizione attribuibile alla nostra società. Riferendomi a quanto sopra citato, ancora una volta il linguaggio si ritrova vuoto di significato e falso se non ipocrita e traditore. Tutti accettano l’idea di essere cittadini italiani governati da una Repubblica democratica e costituzionale. Tutti accettano una religione di Stato, che si chiama Cristiana e Cattolica. Tutti accettano l’espressione Capitalismo o libero mercato e qualcuno accenna ad un post-capitalismo. Ancora una volta siamo nel mondo della falsità e dell’ipocrisia e della retorica vuota di significato. Chi siamo e dove stiamo andando allora? Quale vita abbiamo deciso di scegliere per affrontare il nuovo millennio? Dove possiamo trovare una risposta a tutto questo? Come agevolare un processo con convinzione e sicurezza del suo realizzarsi? L’ottimismo della volontà da chi è rappresentato? La mente reazionaria e conservatrice per natura chi la rende sempre più coerente al suo limite? Eppure il mondo procede anche senza il nostro consenso e la nostra partecipazione. Ma sono cose possibili o illusioni ulteriori, o speranza e paura a confronto? Un tempo relativamente vicino, avrebbe tacciato questo mio dire di qualunquismo pessimista, se non di catastrofismo. In questo momento uno sguardo critico e realista all’intorno, parla molto più di mille pensieri possibili da cui pter trovare parole significanti. Un elenco dettagliato delle attuali barbarie e delle menzogne più evidenti, o dell’ipocrisia più fanatica e sadica, non farebbe che aggiungersi al coro stonato e isterico che è la nostra sinfonia per un massacro dei corpi e delle menti e la natura tutta. Teatri, cinematografi, sale di ogni tipo e misura, ogni tanto si riempono di fedeli della politica, galoppini dei sindacati, aspiranti attori di una farsa democratica e pluralista, mentre una tecnica ed una scienza sconosciuta ai più e celata nel diluvio informazionale, galoppa verso un “mezzo” che è il fine ultimo della sua parabola. Tu Cittadino del mondo, pellegrino del cyber spazio, naufrago del linguaggio, bambino per tutta la vita, e per tutta la vita animale da laboratorio su cui sperimentare il tuo addomesticamento come fossi un cane ammalato di gratitudine e fedeltà, sei sempre così, o qualche volta piangi? Ti ricordi di pestare anche i piedi? Come direbbe Buscaglione,minacci di butarti per terra e sporcarti tutto?
Torno alla mia esperienza di militante di sinistra e di estrema sinistra. Oggi ho delle idee e potrei metterle a confronto, ma soprattutto potrei affidarle a un organismo che a sua volta ne produce altre e in un dialogo serrato e alla ricerca di un bene comune, muovere i miei passi in una direzione condivisa, ma non da parole come sinistra, socialismo, comunismo, o “Altra sinistra”, ne inzaccherate di Democrazia, Pluralismo, Pace, Tolleranza, Dialogo, e tutte incastonate in un concetto di Stato sia nazionale, sia Europeo, sia mondiale. Posso lanciare questo messaggio se qualcuno mi ascolta e si propone una contro informazione non fine a se stessa, o semplicemente sente la mia necessità di un progetto di risveglio delle menti e della società tutta. Se ciò che ho detto è vero o comunque possibile, come riconoscere il nemico o il compagno di viaggio da intraprendere? La mia esperienza ancora una volta mi dice che posso essere scelto, ma in quanto ad essere io a farlo proprio non se ne parla. Mi viene alla mente una scienetta che a volte recitiamo senza volere, ovvero incontrando qualcuno che viene verso di noi, essendoci oco spazio, dopo un attimo di incertezza, si dirige verso la nostra destra e incontra noi che abbiamo optato per lo stesso lato. Quindi nel tentare di rimediare, ci si sposta entrambi e ci si ritrova ancora una volta l’uno di fronte all’altro. Purtroppo invece di approfittare per fare conoscenza, si finisce con qualche grugnito di disappnto e ognuno si allontana per la sua strada. Chi sarà stato? Aveva qualcosa da insegnarci o da condividere con noi? Avremmo forse scelto di proseguire con lui nella sua strada, o o forse lui avrebbe potuto seguire noi? La vita ci scorre accanto e noi neppure la vediamo. L’acqua del fiume non è mai la stessa che ci è
Passata accanto, ma se non supera l’argine e ci travolge, per noi è sempre uguale e la chiamiamo fiume. La vita è un fiume che scorre e invita a risalire la corrente per scoprire la sua origine, e da lì ricominciare a scendere verso il futuro incontro che sarà fine e nuovo punto di partenza verso nuovi orizzonti quanti sono quelli che riusciamo ad immaginare. Cerco una carta nautica e un orizzonte da condividere, oppormi all’attuale, non mi basta e non mi coinvolge.

Torna all'indice

Filosofia, religioni e dintorni

Esperienza yoga

di Nunzia Avilio

Cari lettori,
sono Nunzia di Napoli, amo la scrittura e mi sono cimentata a scrivere un breve articolo sullo yoga, che pratico da diversi anni: vorrei condividerlo con voi.

Yoga e dominio

Il termine yoga significa unione, unione con noi stessi (microcosmo) e con il tutto (macrocosmo).
Il dominio di noi stessi si riferisce alla nostra capacità di imparare a gestire fattori esterni che possono condizionare la nostra vita. In altre parole si può dire che diveniamo testimoni partecipi di quanto accade all'esterno.

Lo yoga lavora per ristabilire il nostro stato psicofisico e in particolare un perfetto funzionamento dei nostri canali energetici, detti anche con termine sanscrito chakra (= riuota). Il riequilibrio dei chakra può aiutarci ad alleviare diverse sofferenze sia fisiche che mentali e a prevenire numerose patologie generali.

All'inizio non è facile per il nostro corpo abituarsi a mantenere determinate posture: le nostre giunture sono in qualche modo “arruginite” ed abituate a posizioni scorrette a causa di una colonna vertebrale in posizione non corretta.
Inoltre - e questo è l'elemento più importante - impariamo a gestire la nostra mente dalla quale solitamente siamo gestiti e disorientati. Infatti, se avrete la possibilità di sperimentarlo, vedrete quante resistenze ci dà la nostra mente che vaga da tutte le parti ed è sempre affollata da pensieri che si susseguono senza tregua. Quindi, possiamo divenire noi stessi gli artefici di un nuovo modo di usare mente e corpo.

La mia esperienza personale

In commercio, come saprete, c’è tantissimo materiale cartaceo in merito. Credo che ognuno di noi dovrebbe fiutare un buon testo da seguire. Sulla base della mia esperienza posso dire che almeno nei primi anni è meglio farsi accompagnare da una buona guida in quanto volta per volta vengono spiegate non solo le posizioni e la geometria del corpo, ma i fattori sottili energetici inerenti allo yoga che non è certo solo una ginnastica, ma possiamo dire una scienza che lavora sull'unità dell'essere che non può essere scisso in tante parti.

Pur non essendo una praticante assidua (pratico circa tre volte alla settimana da diversi anni), sono riuscita a raggiungere molta elasticità del corpo, capacità di connettermi con me stessa e tranquillizzare la mia mente.
Voglio aggiungere che sia la mente che il corpo non devono essere portate sotto sforzo. Il raggiungimento di una posizione si ottiene con una dolce pratica che può essere anche di dieci minuti al giorno. Stessa cosa vale per la mente: non bisogna combattere contro l'afflusso dei pensieri, ma poco alla volta vedrete che essi scivoleranno dando posto ad uno stato di pulizia, di calma.

Mi piace dire che anche lo yoga è preghiera. Pregare non è facile, ci vuole un po’ di impegno e costanza.

Torna all'indice

Hobby e tempo libero

Crotone, progetto di vita calabrese

di Sara Cacciola Affacciata ad est sul mar Ionio, la Provincia di Crotone è una provincia della Calabria di circa 170 mila abitanti che confina a nord-ovest con la Provincia di Cosenza e a sud-ovest con la Provincia di Catanzaro. La provincia è stata costituita il 6 marzo del 1992, da una ripartizione del territorio precedentemente incluso nella provincia di Catanzaro (da cui ha avuto origine anche la Provincia di Vibo Valentia). L'Ente Provincia è stato ufficialmente costituito nel 1995, quando si sono tenute le prime elezioni per il Consiglio provinciale. Il capoluogo di provincia, Crotone, vanta un'antica tradizione magno-greca, fu patria di filosofi, matematici e personaggi illustri come Pitagora, Filolao, Alcmeone, Milone. Nella storia recente, in particolare a partire dagli Anni Venti del XX secolo, è stato il primo centro industriale della Calabria, specializzandosi prevalentemente nel campo dell'industria chimica, con gli insediamenti Montedison e Pertusola. La produzione industriale si ridimensionò notevolmente a partire dal 1993, con i cosiddetti "Fuochi dell'Enichem" che portarono alla chiusura e al conseguente smantellamento delle fabbriche, anche per presunte ragioni di forte inquinamento ambientale. Il futuro industriale della provincia è stato affidato alla realizzazione di investimenti tramite i Contratti d'area, che non hanno però raggiunto risultati paragonabili al passato. In questo settore, si fa strada l'area industriale della Valle del Tacina situata in territorio di Cutro, che ospita prevalentemente piccole e medie aziende ma candidata a diventare il polo automobilistico calabrese con la realizzazione del progetto dell'azienda De Tomaso. Per il turismo culturale e religioso, si segnalano il grande castello di Santa Severina, il castello di Carlo V di Crotone, la statua lignea del Crocifisso di Cutro, monumento nazionale, la statua dell'Ecce Homo di Mesoraca, e il Santuario della Sacra Spina di Petilia Policastro, dove vi è conservata una spina appartenuta alla corona di Gesù Cristo. Da non perdere il suggestivo borgo di Caccuri, dove si possono ammirare il castello (sec. VI-XIX -), la Chiesa di Santa Maria delle Grazie (sec. XIV), la Badia di S. Maria del Soccorso o Chiesa della Riforma (sec. XV)e la Cappella della Congrega del S. Rosario (sede di concessione dell'indulgenza plenaria dal 1679, è visibile la bolla papale di Innocenzo XI). Manifestazioni di interesse culturale sono: la partita di scacchi viventi che si tiene ogni anno a Cutro la sera del 12 agosto per celebrare una importante pagina di storia in onore del celebre concittadino Leonardo Di Bona, che fu primo campione di scacchi d'Europa e del Nuovo Mondo, e permise a Cutro di ottenere il titolo di "città" nel 1575 per concessione del re Filippo II d'Asburgo; la tradizionale gara degli asini che si tiene, sempre in agosto, a Castelsilano, un "palio di Siena" in miniatura dove si scontrano le contrade del piccolo centro; il festival dell'Aurora, organizzato a Crotone nel mese di maggio, dall'associazione "Maggio crotonese", con appuntamenti a Crotone, Caccuri e Santa Severina; il Calvario di Petilia Policastro, una manifestazione in costume per ricordare la passione di Cristo il venerdì santo. la Giornata Medievale che si tiene, in costume, sempre in agosto a Caccuri, con gli sbandieratori della città di Bisignano. La provincia è attraversata dal fiume Neto e da numerosi torrenti. Come produzioni eno-gastronomiche, si produce il prezioso e rinomato vino di Cirò, doc d'eccellenza, che costituisce la fonte primaria dell'economia del Cirotano. Ottimo ed esportato anche in molte regioni del nord Italia è il pane di Cutro, prodotto tipicamente dai fornai del luogo con la farina di grano duro: Cutro era soprannominata, per questo, il "granaio" della Calabria. Da non dimenticare Crotone come patria prospera e ricca di personalità e artisti del calibro di Gerardo Sacco,noto orafo i cui lavori possono tutt’oggi essere ammirati come pezzi unici,Rino Gaetano e Sergio Cammariere,cantautori fra i più amati dal grande pubblico,spaziando sugli antichi Pitagora,matematico,legislatore e filosofo,il lottatore Milone e l’eroe fondatore omonimo Crotone.

Torna all'indice

Il massiccio del Sella, cuore dolomitico del popolo ladino.

di Gianfranco Pepe

Il massiccio del Sella o meglio Meisules, originario nome ladino, è l'imponente parallelepipedo roccioso che chiude maestosamente la Val Gardena rinnovando nei cuori di chi loammira, nel biancore dell'inverno o nell'incendio dei tramonti rosati, meravigliose sensazioni.
Aspro e scenografico simbolo delle dolomiti, è il punto centrale e cuore pulsante delle 4 valli di lingua ladina – Gardena, Badìa, Fassa e Livinallongo - che lo circondano . Non a caso, il "Sella ronda" (giro del Sella) è famoso nel mondo sia se percorso con gli sci in inverno che in auto in estate.
I suoi imponenti contrafforti possono geograficamente essere suddivisi in 4 lati principali.

Il lato ovest, esposto verso la Val Gardena, è sicuramente quello più spettacolare, sia per le alte e compatte formazioni rocciose che lo contraddistinguono, sia per i tramonti nei quali la famosa” Enrosadira" dà il meglio di sè, avendo a disposizione una così incredibilmente vasta tavolozza dove posare i suoi fantastici colori.
Proprio a causa delle sue pareti strapiombanti, testimonianza di preistoriche barriere coralline, è questa la parte più inaccessibile al cuore stesso del massiccio. Infatti, a parte le diverse vie di roccia attrezzate sulle varie torri, l'unica via di accesso alla parte centrale è la ferrata delle Meisules, tra le più impegnative ma anche tra le più gratificanti, che dal Passo Sella si inerpica, su un ripido ed esposto ma spettacolare percorso e poi attraverso la grandiosa conca di un circo glaciale, sino al PizSelva. Da qui su sentieri di bianchissima e finissima sabbia, fondali di limpide antiche lagune, si raggiungono il rifugio Boè e le diverse vie di discesa.

Il lato est, quello rivolto verso Corvara e la Val Badìa, è molto meno scenografico se guardato dal fondovalle. Per apprezzarne in pieno la sua bellezza, bisogna raggiungere a piedi o in seggiovìa il “Vallon” dove è situato il rifugio Costner in posizione panoramicissima. E questa una splendida conca rocciosa, aperta verso est sulla Val Badìa e verso sud su Arabba e la Marmolada e chiusa a nord e a ovest da severi contrafforti. Anche se osservando i ripidi costoni rocciosi che dominano la conca può sembrare impossibile, da qui partono diversi sentieri che con differenti gradi di difficoltà raggiungono il cuore della montagna con la sua sommità: il Piz Boè a 3.150 metri di altitudine.
Anche questo lato del gruppo ha la sua ferrata. E’ quella del Piz da Lec che, con bei passaggi e in relativamente breve tempo, raggiunge i 2.800 metri della cima dell’omonimo monte, così chiamato in quanto si specchia nel piccolo lago Boè.

I lati esposti verso sud e verso nord, sono entrambi caratterizzati da ripide valli che si inerpicano scoscese e, come profonde ferite, solcano le rocce del massiccio.
Il lato sud domina la strada che unisce Canazèi ad Arabba scavalcando il tortuoso passo Pordoi.
Proprio dal passo parte una delle due valli del lato sud che, con faticosa salita su uno scosceso ghiaione, termina con la forcella Pordoi, poco sotto la funivia che con un impressionante salto giunge sulla sommità del Sass Pordoi, ed è anche per questo che questa ripida via d’accesso è relativamente poco frequentata, preferendo la comoda e spettacolare salita in funivia alla lunga e impegnativa salita a piedi.
Dal rifugio Monti pallidi, poco lontano dal bivio tra Passo Sella e Passo Pordoi, parte invece la Val Lastìes, che dapprima tra boschi e poi larga, imponente e bellissima, si insinua costeggiando i contrafforti posteriori del Piz Miara, del Piz Gralba e del Piz Selva sino al rifugio Boè in modo molto più graduale e relativamente meno faticoso.
La ferrata di questo versante, che parte a monte dell’Ossario sito tra il passo Pordoi ed Arabba, si chiama Piazzetta ed è un’impresa per pochi, essendo sicuramente tra le più tecniche non solo del gruppo del Sella ma dell’intero comprensorio dolomitico.

Il lato nord che si affaccia sulla strada tra Selva e Corvara e sul Passo gardena, è anch’esso stupendo ed estremamente scenografico. Da alcuni punti della strada che sale da Corvara al passo è possibile intravedere il caratteristico ponte sospeso, agoniato tratto terminale della ferrata Tridentina, forse la più famosa e frequentata di tutte le dolomiti. Le due valli che caratterizzano questo lato del gruppo sono la Val Setùs e la Val Mesdì.
La prima, più stretta e breve, percorrendo una ripida serpentina tracciata su un ghiaione,unisce il passo Gardena al rifugio Pisciadù ed al suo omonimo placido lago alpino.
La seconda più ampia e maestosa, paradiso per escursionisti e sci-alpinisti, si inoltra profondamente sin nel cuore della montagna sbucando proprio alle spalle del rifugio Boè a 2.600 metri, dopo l’erto faticoso appicco finale quasi sempre innevato anche in piena estate. E dopo tanta fatica, ecco orde di turisti agghindati nei modi più vari che, con un facile percorso di poco più di un’ora, sono giunti sin qui dalla funivia del Sass Pordoi.

Ed infine, come una candelina su una bella torta, si erge la cima più alta del gruppo, il piz Boè il suo panoramicissimo rifugio Capanna Piz Fassa, cuspide ultima e capolinea di molti sentieri che dalle varie zone del massiccio raggiungono la meta con diversi gradi di difficoltà.

Nonostante i gravi problemi di vista, ho avuto il privilegio di percorrere negli anni quasi tutti gli itinerari descritti, ferrate comprese, a riprova di quanto l’amore, la passione e un po’ di forza di volontà possano far superare ostacoli e asperità

Torna all'indice

Istruzione

Si č realizzata l’integrazione deragazzi ciechi nelle scuole?

di Antonino Cucinotta La legge 517 dell’agosto 1977 è stata promulgata con il preciso scopo di integrare i ragazzi ciechi nella scuola ordinaria. I promotori di tale legge sostenevano che gli istituti erano ghettizzanti in quanto i ragazzi venivano allontanati dalle loro famiglie e costretti a vivere in un ambiente a loro estraneo.
Sono passati 33 anni dall’attuazione di tale inserimento, è logico quindi chiedersi se l’integrazione dei ragazzi invalidi si è realmente attuata. La situazione ci autorizza a rispondere di “No”, poiché i ragazzi invalidi sono rimasti estranei al nuovo ambiente scolastico. E’ infatti risaputo che, salve qualche isola felice, in generale, i ragazzi minorati si trovano in una situazione molto difficile, con rifermento sia ai ciechi assoluti o quasi e sia per gli altri ragazzi con minorazioni diverse che frequentano le scuole pubbliche.
La situazione scolastica di questi elementi è così grave che già da tempo si parla della ricostituzione di scuole speciali private, alle quali i genitori, delusi dal trattamento scolastico e soprattutto dalla mancata integrazione, hanno pensato di avviare i loro figli.
È illuminante a questo riguardo, fra l’altro, l’articolo “Scuole speciali: a volte ritornano” della giornalista Maria Giovanna Faiella, riportato dal “Corriere della Sera” del 15 Aprile 2010. La documentazione riportata in tale articolo è probante. Infatti Monica di Varese dice: “ Ho provato per tre anni, ma questa scuola non fa per noi. Per questo l’anno prossimo la manderò in una scuola speciale, dove ho visto bambini sorridenti e felici di essere li”. Nello stesso articolo Laura di Vicenza, mamma di un bambino autistico, dice:” Durante la ricreazione Simone sta sempre da solo, mentre i compagni giocano per conto loro senza coinvolgerlo: è questa l’integrazione? […] Se ne trovassi una lo manderei in una scuola speciale, con insegnanti specializzati in grado di comprendere perché il bambino si prende a pugni o batte la testa”.
La giornalista Faiella mette in rilievo che Laura e Monica non sono due voci fuori dal coro, ma sono l’espressione di un disagio sempre più diffuso tra i genitori delusi da una scuola che non riesce ad accogliere e a seguire i loro bambini.
Va detto che l’ultima riforma scolastica del Ministro Gelmini, applicando il rigore economico imposto dalla crisi attuale, ha peggiorato la situazione generale delle scuole italiane e in particolare la condizione dei ragazzi affetti da handicap. Il licenziamento di migliaia e migliaia di insegnanti ha costretto gli operatori ad organizzare classi sovraffollate, con un numero di ragazzi handicappati superiore al previsto dalle leggi relative. Questi ragazzi si trovano affidati a docenti curricolari spesso impreparati e lontani dal perseguire l’integrazione prevista dalla legge. Ugualmente impreparati sono i docenti di sostegno che, in generale, non hanno una preparazione didattica specifica e che si limitano allo svolgimento di un compito puramente assistenziale quando, con ancora maggiore danno degli allievi, non sono costretti a spostarsi da una scuola all’altra.
Stante questa situazione, come si fa ad effettuare una programmazione “su misura”? Come si fa a realizzare il P.E.I. ( Piano Educativo Individualizzato) indispensabile per lo svolgimento di una programmazione veramente formativa? Non solo viene meno la possibilità di istruire adeguatamente, ma viene anche meno, soprattutto per i ciechi la possibilità di realizzare l’autonomia personale e quindi la preparazione al riscatto sociale.
Non si può non evidenziare che qui c’è un “peccato di origine”, consistente nell’aver catapultato questi ragazzi da una scuola “protetta” nella scuola ordinaria, impreparata ad accoglierli sia psicologicamente che pedagogicamente, didatticamente e socialmente. Una tale condizione, accompagnata da pregiudizi e prevenzioni di ogni specie, è la causa principale del disorientamento degli insegnanti, anche perché, in generale, privi di vocazione e di una adeguata preparazione specifica.
Non si può negare che il problema non sia di facile soluzione. Ma c’è da evidenziare che il corpo insegnante poco o nulla fa per favorire, nell’ambito delle classi, la socializzazione dei ragazzi normodotati con i loro compagni meno fortunati, condizione questa imprescindibile per la realizzazione dell’integrazione.
Come sostiene Salvatore Nocera, vicepresidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (F.I.S.H.), il ricorso alle scuole speciali ”oggi si sta di nuovo diffondendo perché i genitori non trovano nella scuola risposte adeguate per i loro figli e pensano infatti che essi possano essere meno discriminati e meglio seguiti in scuole speciali”.
Voglio anch’io rilevare che la scuola ordinaria non solo non favorisce l’integrazione sociale, ma non fornisce la cultura che è la base per la realizzazione della prima. Mi meraviglio quindi che, ciò nonostante, vi sia chi, come Beniamino Lami della C.G.I.L. scuola, possa sostenere nell’articolo della Faiella che “ Il ritorno alle scuole speciali sarebbe un rimedio peggiore del male”.
Comunque, nonostante il fallimento delle finalità prefissate, l’inserimento nella scuola normale viene considerato dagli esperti e anche dai Dirigenti associativi una scelta all’avanguardia e vincente. Di fronte al pericolo della ricostituzione delle scuole speciali, Renzo Vianello, docente di Psicologia dello Sviluppo e Disabilità Cognitive all’Università di Padova, sostiene con altri suoi colleghi psicologi, che “i genitori commetterebbero un errore gravissimo a mandare i loro figli alle (scuole) speciali”.
Non riesco a capire come questi esperti, che evidentemente non hanno contatto diretto con i bambini invalidi, e quindi possono avere solo un idea puramente teorica, sconoscono la necessità di una efficiente organizzazione per la crescita e la formazione fisica e mentale dei ragazzi handicappati che, comunque, non sono tutti uguali. Così, può essere vero che i ragazzi Down possano avere ottenuto risultati soddisfacenti rispetto ai loro compagni ricoverati in istituti. Tali ragazzi infatti posseggono un intelligenza, un’indole e una dolcezza d’animo che riesce a concentrare su di loro la benevolenza sia degli insegnanti che dei compagni normodotati. Ma non è così per la maggior parte dei ragazzi invalidi ed io continuo a sostenere con convinzione e con cognizione di causa che l’immissione degli handicappati, e in particolare dei ciechi, nelle scuole pubbliche sia stato un errore ed un danno sia dal punto di vista dell’integrazione sociale e sia dal punto di vista rieducativo e culturale. Ritengo inestimabili i vantaggi formativi che la convivenza può dare luogo. Infatti il vivere insieme consente il confronto delle altrui e delle proprie esperienze; consente di chiarire sempre più e meglio la propria condizione e le proprie aspettative di vita attraverso la consapevolezza che si acquista delle proprie potenzialità. Va tenuto presente che, vivendo insieme si da e si riceve sostegno, coraggio e fiducia in se stessi nell’intraprendere la lotta che deve portare ad una adeguata istruzione e con essa al riscatto morale e sociale.
A scanso di equivoci, è bene chiarire che, parlando del ripristino degli istituti, non mi riferisco alle vecchie istituzioni, oggi certamente non più rispondenti alle esigenze innovative dei nuovi tempi, mi riferisco invece alle nuove organizzazioni, fornite di tutte le strutture e di tutti i sussidi didattici e ricreativi , come avviene in qualche scuola speciale privata, tra cui l’ Istituto per Ciechi di Milano, dove si provvede efficacemente alla formazione, integrata dalla presenza di alunni normodotati. Nei nuovi istituti da me auspicati, non dovrebbero mancare i servizi come la logopedia, la fisioterapia, la riabilitazione in acqua, la mensa, il trasporto, le lavagne interattive e il centro estivo ludico con prolungamento dell’anno scolastico al 31 luglio, come rilevato dalla Faiella nel suo documentato articolo. Data l’importanza del problema, mi auguro che sia i Politici che le Associazioni pongano maggiore impegno per la soluzione che si riterrà opportuna.

Torna all'indice

Lettere dal cuore

a cura di Clemente Palladino

Ciao,
vi scrivo questa mail per avere un consiglio su cosa fare e come comportarmi.
Mi chiamo Anna, sono siciliana e ho 17 anni, da due anni per le ferie estive di agosto salgo all'hotel le torri di Tirrenia. l'anno scorso ho conosciuto un ragazzo veneto di due anni più grande di me e di cui però non dirò il nome. Ci siamo piaciuti subito e il giorno prima di partire verso casa abbiamo deciso di metterci assieme. Durante quest’anno ci siamo visti solo una volta a Roma lo scorso novembre ma per me sono stati giorni bellissimi e indimenticabili. ci si sentiva tutti i giorni per più di due ore la sera tramite il programma Skype ma, da gennaio, da quando lui ha trascorso il fine anno a Tirrenia con il suo solito gruppo di amici qualcosa è cambiato, ha iniziato a trovare scuse e ci si sentiva sempre più raramente su Skype. Adesso ho scoperto che quest'estate invece di venire a Tirrenia mi ha detto che andrà con i suoi amici a cattolica e che preferisce star un po’ da solo perché non è più convinto di amarmi. Secondo me lui ha un'altra ragazza ma non vuole dirmelo. Cosa mi consigliate di fare? Non ditemi di lasciarlo perché io gli voglio troppo bene, vorrei andare in veneto per parlargli ma i miei genitori non vogliono.
Vi prego, datemi qualche consiglio. Grazie. Anna

Ciao Anna,
inizio col dirti… alla tua età è facile prendere qualche imbarcata, confondendo”l’amore” dal “vero amore”. Rispetto i tuoi sentimenti che senza dubbio mi sembrano reali. D’altra parte, sei sicura che anche per lui sia stato “vero amore”? Devi sapere Anna, la risposta che cerchi è nelle 6 definizioni dell’amore che ti elenco di seguito:
L’amore appassionato nel quale l’aspetto fisico del partner è molto importante ;
L’amore per gioco, in cui niente è preso sul serio;
L’amore che cresce lentamente, che si sviluppa da un affetto o da un amicizia, in cui la somiglianza fra i partner è estremamente importante;
L’amore concreto e realistico, gli amanti pragmatici sanno cosa cercare in una relazione e formulano delle condizioni da soddisfare;
L’amore molto emotivo in genere rispetta lo stereotipo dell’amore “romantico”: i partner sono ossessionati l’uno dall’altro e si alternano tra esaltazione e disperazione;
L’amore totalmente altruistico, generoso, gli amanti non pensano a se stessi ma al loro partner, lo stile è più spirituale che fisico.
Carissima Anna, sei ancora molto giovane e hai tutta una vita davanti. Sei una persona sensibilissima e molto romantica. Se non riconosci il tuo “Lui” nella sesta definizione, il mio consiglio è di cercare il tuo “vero amore” altrove. Un bacione. Clemente

Torna all'indice

Racconti e poesie>

Penna nera

di Antonella Iacoponi

9 ottobre 2010

Dolcissima ombra amica,
hai combattuto per la pace, l’amore,
ne conservi la forza antica,

il cuore sanguina, fa rumore,
Singulti in cristallo, violente onde -,
il salice dona lacrime a chi muore,

con gocce amare, sulle tristi fronde…
Ecco: una cade sulla croce,
e qui, tra picchi aguzzi e valli profonde,

risuona con alto lamento la tua voce,
affinchè i soldati faccian ritorno
dal deserto di una guerra atroce:

fa troppo caldo durante il giorno,
la fredda notte non li può cullare,
vedono gli amici cadere lì attorno,

come birilli da annientare…
si eleva al cielo la tua ardente preghiera…
un alito di vento fa ondeggiare

la cara, preziosa penna nera,
che ancora porti con onore:
svetta sul cappello, indomabile e fiera,

sempre vivrà, nei voli del cuore.

Torna all'indice

Rivlessioni e critiche

Oggi, si puņ parlare di perdono?

di Antonino Cucinotta Parlare di perdono, oggi, in una società dominata dall’egoismo, dalla prepotenza, dallo spirito di sopraffazione e da orribili delitti, può sembrare quantomeno assurdo. In un tempo in cui quotidianamente si verificano efferatezze che abbassano gli uomini al livello delle belve, parlare di perdono può anche sembrare mancanza di sensibilità, di comprensione del dolore e del danno irreparabilmente provocato soprattutto a madri, mogli e a figli.
Eppure , nonostante queste efferatezze e crudeltà che in forma diversa si verificano quasi quotidianamente, si parla di perdono; anzi a volte , si invoca il perdono anche di fronte a casi che particolarmente colpiscono e angosciano.
Certo, non si può sostenere che la crescita dell’uomo sia caratterizzata dalla bontà. Infatti, fin dalla nascita e negli anni successivi assistiamo ad azioni che , seppur relativamente nocive, stanno comunque a manifestare quella che è la vera natura umana senza l’intervento di un attività educativa efficace e formativa. All’ attenuazione della malevolenza naturale dell’uomo , contribuiscono certamente i valori che si concretizzano nella convivenza sociale, nella necessità del reciproco aiuto e nella attuazione di un comportamento civile e vivibile. Infatti, i rapporti umani furono sempre guidati dalle virtù che nel tempo, acquistarono sempre maggiore influenza, soprattutto con l’avvento della predicazione di Gesù e del successivo Cristianesimo che proclamarono in maniera eclatante la necessità di vivere quotidianamente una gamma di virtù molto impegnative che modificarono in meglio lo spirito di convivenza sociale. Fu appunto Gesù ad affermare , fra l’altro, il dovere di amare il prossimo e , in eccesso, di amare persino in nostri nemici. Fu proclamata la carità, la pietà e la solidarietà verso chi soffre. Fu proclamato il perdono che fino a quel momento era stato totalmente sconosciuto dai popoli antichi che pur avevano raggiunto un alto livello di civiltà. Infatti in tali paesi vigeva la legge del “Taglione” , confermata dalla massima ebraica “ Occhio per occhio , dente per dente” , fondata sullo spirito di vendetta per ogni offesa ricevuta.
Il cristianesimo condannò l’odio, la vedetta, i rancori, i delitti e sostenne che gli uomini dovessero amarsi come fratelli perdonandosi i reciproci torti. Se riflettiamo su questi ultimi sentimenti , possiamo notare che essi sono così difficili a praticarsi da imporre all’uomo un comportamento al limite delle sue possibilità.
Se prescindiamo dagli insegnamenti religiosi Cristiani imperniati sul sentimento di amore anche verso i nemici, non mi pare che ci siano teorie pedagogiche e sociali che riaffermino tali principi, così impegnativi che al limite potrebbero essere considerati come un traguardo estremo non facilmente raggiungibile.
Comunque, non si può negare che la civiltà e le pratiche religiose abbiano di molto migliorato il comportamento degli uomini, il che non significa che siano venuti meno nella società umana delitti e crimini vari che magari in passato venivano ignorati per mancanza di mezzi di comunicazione rapidi di massa. Ma oggi, il progresso delle scienze e della tecnica hanno messo a disposizione della società potenti mezzi di comunicazione , quali soprattutto, la televisione e internet, così diffusi da portare in tutte le case il mondo anche con tutte le sue nefandezze ovunque si verifichino. Ciò ha consentito che i crimini più efferati avessero sempre una profonda eco, influenzando spesso negativamente i comportamenti sociali. Tale influenza negativa, nei decenni passati, si è concretizzata in episodi così efferati , così obbrobriosi, così turpi che è incredibile potessero lasciare chiunque indifferente. Soprattutto in questi casi è certamente difficile parlare di “perdono” , infatti come potrebbe una madre perdonare gli assassini che uccisero e sciolsero nell’acido il suo bambino innocente. Come si potrebbe parlare di perdono a proposito di coloro che scientemente azionarono e cinicamente rimasero ad attendere lo scoppio della bomba che doveva far saltare la macchina del seguito e dello stesso giudice Giovanni Falcone , reo soltanto di fare scrupolosamente il proprio dovere di magistrato antimafia. Come potrebbero la madre , la moglie, la sorella e gli altri parenti più intimi perdonare gli assassini del loro congiunto Paolo Borsellino e dei suoi cinque agenti di scorta? Non furono questi i soli eventi infausti di quei decenni, in cui infuriò il terrorismo. Vi furono infatti tanti altri nefasti eventi che hanno provocato lutti e dolori difficilmente estinguibili. Come non ricordare il caso Moro conclusosi con il massacro della scorta e alla fine con l’uccisione dello stesso Moro. Come non ricordare tanti altri Servitori dello Stato, il Generale Dalla Chiesa, ucciso a Palermo dalla mafia dove era stato mandato per combattere le organizzazioni malavitose. Magistrati, giornalisti, professionisti, professori, sacerdoti hanno sacrificato la loro vita per affermare i principi di vita civile e di solidarietà umana.
Ma non soli ci furono avvenimenti così degradanti nella società civile ma si denotarono anche delitti efferati anche in seno alla stesse famiglie per contrasti interni alla stesse. Un esempio illuminante è dato, fra l’altro , dalla strage di Erba dove per la malvagità di una coppia, furono sterminate delle persone innocenti, conoscenti della coppia omicida.
Pur ripudiando l’odio, il rancore e la vendetta come sistema di vita , non credo che , soprattutto in casi particolari, si possa ammettere il perdono neanche quando ci siano manifestazioni di pentimento o di ravvedimento da parte dei colpevoli. Non è giusto odiare ma per me non è neanche giusto nutrire sentimenti di perdono nei confronti di situazioni di natura belluina. È il caso della pedofilia, crimine particolarmente odioso soprattutto se commesso da religiosi , dimentichi di quanto disse Gesù che sarebbe stato meglio attaccarsi una pietra al collo e annegarsi piuttosto che scandalizzare un bambino. Non credo che gli uomini , non infinitamente misericordiosi , possano accettare le richieste di perdono in favore di questi criminali. Sarebbe meglio che chi di competenza assumesse provvedimenti particolarmente rigorosi sulla disciplina sessuale dei sacerdoti che intanto dovrebbero essere condannati e espulsi dalla Chiesa. E quanto al perdono affidarsi alla misericordia infinita del Signore .
Comunque l’uomo può essere straordinariamente magnanimo e non si può non ammirare e rispettare chi, con spirito veramente sublime , ha avuto la forza di perdonare l’uccisore di suo padre. Mi riferisco qui al figlio del professor Barchelet che ha perdonato il terrorista che senza motivazione alcuna aveva ucciso il proprio padre nell’ambito dell’università in cui insegnava.
È giusto che i giovani, cresciuti nella seconda metà del XX secolo, in un’atmosfera piuttosto ovattata e assorbiti dal consumismo, conoscano la storia crudele e cruenta di questi ultimi decenni del nostro paese, costellata da delitti e sopraffazioni innumerevoli, dovute a organizzazioni terroristiche e malavitose.

Torna all'indice

Satira

Per sorridere un po'

di Giuseppe Lurgio

Cari lettori, eccoci a una nuova puntata della rubrica di satira.
Anche in questo numero vi proporrò una piccola rassegna di barzellette che ho trovato e selezionato per voi. Buona lettura.

1)

In Paradiso due amici si incontrano:
- Ue, Pasquale.
- Ue, Nicola.
- Ue, Pasquale, come mai pure tu qua? Eppure ieri eravamo vivi tutti 'e due. Mamma mia, se sapessi perché io sono morto, di gioia, Pasquale! Mi avevano detto che mia moglie mi faceva le corna, allora: sono tornato a casa prima, ho visto mia moglie dentro al letto, però ho visto nell'armadio, non c'era nessuno; Poi sono andato nel soggiorno, non c'era nessuno; Nella cucina, non c'era nessuno; Sono andato giù in garage, non c'era nessuno; Allora dalla gioia che mia moglie non mi faceva le corna, io sono morto...
l'amico lo guarda e fa: - cretino! Se guardavi nel congelatore, a quest'ora eravamo vivi tutti e due...
2)

Una coppietta sta festeggiando il San Valentino in un ristorante molto famoso, ad un certo punto la donna guarda verso il bancone del bar e con un'espressione
molto schifata dice al suo ragazzo:
- Lo vedi quell'uomo laggiù? E' il mio ex marito, beve da quando abbiamo divorziato 3 anni fa...
Alché l'uomo scioccato risponde:
- Davvero?!? Incredibile... non avevo mai sentito di qualcuno che avesse festeggiato così a lungo...

3)

Un marito torna a casa prima del previsto e trova la moglie a letto con un barbone. Lei si difende cosi': Ma caro lui mi ha solo chiesto: Ha qualcosa che suo marito non adopera?

4)

Un bambino molto basso, è fermo davanti ad un portone. Ad un certo punto alza la testa ed inizia a saltare per arrivare ai citofoni senza riuscirvi. Un passante, che ha osservato la scena, gli si avvicina e, con gentilezza gli domanda: "Cosa desideri?" "Suonare bottone! Suonare bottone!" Il signore sta per schiacciare il primo pulsante, quando il bambino interviene: "No! No! Più su." Il signore indica il secondo pulsante e domanda: "Questo?" "No! No!
Più su, più su." Il signore indica il terzo pulsante e chiede ancora: "Allora è questo?" "No! No! Più su, più su." Il signore, pazientemente, indica il quarto pulsante e chiede ancora: "Allora è qui che vuoi suonare?" "Si! Si! Grazie! Grazie!" esulta il piccolino. "E adesso?" chiede il signore. "Adesso scappiamo!" grida il bambino, filando via di corsa.

5)

La moglie: "caro dove mi porti per i nostri 25 anni di matrimonio?"
Il marito: "a Cuba cara!!"
La moglie: "addirittura??!! e ai 50 anni cosa fai??"
Il marito: "ti vengo a prendere!!!"

6)

PIERINO.
- Senti Pierino se tu suoni il pianoforte tutti i giorni io ti regalo mille lire.
- Soltanto!
- Come soltanto? Ti sembrano poche?
- Certo i vicini me ne danno cinquemila se non suono!

7)

In clinica, il giovane papà entra in camera della giovane mamma. Il bambino nella culla è tutto nero. Di fronte alla faccia interrogativa del marito, la mamma spiega: "Comprendo la tua sorpresa, ma vedi, ho riflettuto molto e ho capito perché nostro figlio è nero: tu sai che quando ero piccola, mio padre lavorava in Costa d'Avorio, e mia madre aveva trovato una balia nera. I geni del suo latte sono passati nel mio sangue ed ecco perché nostro figlio è nero".
"Davvero? E per questo? Sei proprio sicura? Oh, cara, come ti amo!".
E il giovane papà va ad annunciare la nascita del bambino ai suoi genitori. Sua madre: "E nato? Come sono contenta! E dimmi, ti somiglia?".
"A dire la verità, è nero.... ma c'è una spiegazione. Sai che quando tua nuora era piccola, suo padre lavorava in Costa d'Avorio, e suo madre aveva trovato una balia nera. I geni del suo latte sono passati nel suo sangue ed ecco perché il bambino è nero".
"Ah, sì, capisco. E successo lo stesso a te: quando eri piccolo ti ho dato del latte di mucca, i suoi geni sono passati nel tuo sangue ed è per questo
che sei cornuto!"

8)

Un sacerdote un po' vanitoso ha un disturbo cardiaco e va in ospedale a farsi operare, sul letto operatorio chiede a Dio: "Signore ce la farò o la mia fine
è vicina?"
Dio gli dice: "No... vivrai almeno altri 40 anni!"
Appena guarito il sacerdote vanaglorioso, decide di farsi anche un trapianto di capelli, un lifting facciale, una liposuzione, di rifarsi i denti, il mento, etc. Insomma esce che è un uomo diverso.
Appena uscito dall'ospedale, però, una macchina lo mette sotto e muore.
Quando si presenta da Dio, gli chiede: "Signore, mi avevi detto che sarei vissuto altri 40 anni!" E Dio: "Ops, scusa... non ti avevo riconosciuto..."

9)

............

Un riccone ha in casa un uomo di colore a fare le pulizie domestiche.
Quando arriva Natale il riccone gli regala un orologio, e il nero tutto contento
belo
belo
padrone.

Dopo alcuni giorni il riccone entra a casa e lo vede in un angolino a piangere e gli chiede cosa a fatto,

- Padrone Padrone...orologio non funziona più - paingendo.

Allora il padrone gli dice, dai sediamoci, che adesso lo aggiusto io.
Il riccone smonta la cassa dell'orologio e dopo un po il nero vede un moscerino morto dentro alla cassa e dice:

- Ecco perchè Padrone, MORTO MACCHINISTA!!!

.....................

10)

La moglie al marito, dopo 40 anni di matrimonio: "Hai visto i nuovi vicini? Lui abbraccia e sbaciucchia la moglie tutto il giorno! Perché non fai anche
tu così?"
E lui: "Io lo farei anche, ma non la conosco ancora abbastanza!"

Torna all'indice