Giovani del 2000



Informazione per i giovani del III millennio numero 44 Marzo 2012

Direttore: Cav. Virgilio Moreno Rafanelli

Vice Direttore: Maurizio Martini

Redattori: Massimiliano Matteoni e Luigi Palmieri

Collaboratori di redazione: Giuseppe Lurgio e Natale Todaro

Redazione: Via Francesco Ferrucci 15 51100 - PISTOIA
Tel. 057322016
E-Mail: redazione@gio2000.it
Sito internet: www.gio2000.it

Tipologia: notiziario

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4971 del 26.06.2000

Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo articolista.


ELENCO RUBRICHE

In questo numero:

Editoriale
Guardiamo al futuro
di Virgilio Moreno Rafanelli
Annunci
Una nuova lista
di Pasquale Di Mario
Comunicati
Un gradito libro
di Antonella Iacoponi
Corso di shiatsu
di Sauro Fani
Cultura
In ricordo di Fernando Santi
di Sandro Pertini
Filosofia, religione e dintorni
Tempo di quaresima
di Franco Vignali
Hobby e tempo libero
Tutti i colori dell'Africa
di Gianfranco Pepe
Musica
A proposito del festival
di Mara Fiamberti
Giovani del 2000 debutta in radio
di Luigi Palmieri
Ciao Lucio!
di Francesca D'Alò
Normalità e handicap
Intervista a Sergio Cecchet
di Giuseppe Lurgio
Campo internazionale su tecnologia e comunicazione: una tradizione ancora attuale
di Antonio Quatraro
Patologia
La cellulite
di Maria Grazia Sales
Racconti e poesia
L'utopia, il fiore
di Nunzia Avilio
Cara amica, il ruscello
di Patrizia Volumetti
Quelle perline colorate
di Anna Toni
Satira
Per rallegrare la giornata
di Marina Buffon
Sport
E ancora un’avventura
di Angelo Grazzini

Editoriale

Guardiamo al futuro

di Moreno Virgilio Rafanelli

Relativamente all’articolo di  Alessio Lenzi pubblicato sul n. 43 dicembre 2011 di Giovani del 2000, rivista edita dal Consiglio Regionale Toscano dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e di cui attualmente sono il Direttore Responsabile, vorrei svolgere alcune considerazioni e riflessioni sul tema dell’impegno dei giovani all’interno della nostra associazione; un tema particolarmente attuale date le circostanze a dir poco drammatiche in cui si muove con estrema difficoltà non solo la nostra organizzazione ma l’intero mondo della disabilità. Non è certamente addossando le responsabilità su altri il modo migliore per gettare le basi di una associazione più rispondente alle odierne gravi necessità, non è evidentemente così che si risolvono i problemi più scottanti dell’epoca che stiamo vivendo. La rivista Giovani del 2000 nacque in seguito ad un meraviglioso impegno di un gruppo di giovani che si diffuse da Pistoia in tutta la Toscana ed oltre, in un periodo particolarmente fecondo da un punto di vista associativo che va dalla fine degli anni ‘90 del secolo scorso agli inizi del 2000.  Questa rivista rispondeva ad una esigenza allora estremamente sentita dai giovani di proporsi alla vita attiva dell’Unione da un lato come manifestazione di solidarietà e dall’altro di fecondo dialogo e confronto di carattere culturale. Mi vengono alla mente illuminanti episodi di quel periodo, le interviste di due importanti personaggi quali Lino Banfi ed Umberto Broccoli, i piccanti articoli di carattere culturale e religioso, le stimolanti rubriche dell’informatica, dello sport, del tempo libero e della buona cucina. Poi gli anni sono passati, i giovani di allora così pieni di entusiasmo sono cresciuti, alcuni di loro hanno proseguito l’attività all’interno dell’associazione arrivando anche a ricoprire significativi incarichi dirigenziali; ma purtroppo questo va detto con estrema franchezza ed assumendosi ognuno la nostra parte di responsabilità, non siamo stati in grado di continuare su quella linea direzionale che riusciva a stimolare i giovani e ad avvicinarli alle attività poste in essere dalla nostra associazione insomma un necessario cambio generazionale, questo ovviamente dovuto senza dubbio anche a fattori esterni oggettivamente non sempre dipendenti dalla nostra comune volontà. Per quanto mi riguarda ho profuso le mie energie ed il mio impegno per far nascere prima e far crescere poi questa nostra rivista fin dall’inizio. Condividendo con i giovani l’entusiasmo e le finalità, non era, non poteva e non doveva certo essere mio compito né giudicare, né determinare, al di là di una condivisa linea di indirizzo, le scelte editoriali dei giovani. Da questo punto di vista ritengo del tutto ingrato il giudizio a mio parere troppo frettoloso e superficiale di attribuire l’attuale situazione di impasse in cui si ritiene si trovi la rivista ad un progressivo disimpegno da parte del Consiglio Regionale Toscano dell’Unione italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. Le ragioni evidentemente sono più profonde e meriterebbero un’analisi più accurata. Tuttavia, se vogliamo da un lato far rinascere il fervore che aveva suscitato la nostra rivista,  dall’altro come è da tutti auspicabile aumentare l’impegno associativo dei nostri giovani credo debba essere dovere primario di tutti noi non lasciarsi andare ad inutili e sterili polemiche e tutti insieme rimboccarci le maniche per ritrovare il sentiero che ci dovrà condurre fuori dal baratro. Quindi, per quanto ci riguarda dovremo continuare a lavorare sia sul terreno del confronto e del dibattito sui temi della disasbilità, sia su un confronto di idee culturali e sociali. Solo così dimostreremo nel concreto di sentirci al di là dell’impietoso giudizio dell’anagrafe tutti un po’ più giovani ed ai giovani veri dare la speranza di un futuro migliore.
Desidero rivolgere un pensiero di gratitudine a tutti coloro che in questi anni hanno curato la rivista, in particolare Maurizio Martini ed un caro saluto ed un grazie ad Alessio Lenzi che lascia la redazione, e infine un grazie a tutti i nostri lettori che hanno scelto di leggere Giovani del 2000.

torna all'indice

Annunci

Una nuova lista

di Pasquale di Mario

Carissimi lettori e lettrici di Giovani del 2000,
Sono  Pasquale Di Mario,    moderatore della lista pensieri liberi.
Utilizzo lo spazio di questo periodico per farvi     conoscere   una lista da me modestamente creata.
Ho voluto fortemente questo spazio  perchè volevo creare un’oasi tranquilla dove si potesse socializzare, scambiarsi opinioni, esprimere ciò che si vorrebbe dire  e discutere nella massima tranquillità e rispetto degli iscritti. Essendo riuscito a creare questo spazio,   mi sento onorato di invitare anche voi lettori a far parte del gruppo Pensieri liberi!
Per iscriversi è semplicissimo, basta inviare un messaggio vuoto al seguente indirizzo di posta elettronica:
pensieriliberi-subscribe@yahoogroups.com
Dopo di che vi arriverà un messaggio di yahoo al quale   voi risponderete, e dopo la mia approvazione ed  il messaggio di presentazione che è d'obbligo nella nostra lista, entrerete a far parte della famiglia di pensieri liberi dove sicuramente vi troverete a vostro agio!

Sicuro che accoglierete il mio invito in tanti, colgo l'occasione per salutare cordialmente tutti!

torna all'indice

Comunicati

Un gradito libro

di Antonella Iacoponi

Recentemente è stato pubblicato da una nostra affezionatissima lettrice, Antonella Iacoponi  un libro di poesie. E’ con grande piacere, che la redazione porta alla vostra attenzione la pubblicazione in questione.
 
 
 
   Cari amici,
 ho il piacere di informarvi che finalmente ho pubblicato il mio primo libro dal titolo: I sogni nel cassetto, presso una casa editrice on line.
Il volume comprende 71 poesie, - quelle che ho scritto fino ad ora -, ispirate dalla mia fantasia e dalle mie emozioni, che fluttuano tra la mitologia, la storia antica e quella contemporanea, passando per temi di attualità, e di denuncia sociale, senza dimenticare i tesori del cuore: l’amore, l’amicizia, la bellezza della natura…
Alcune di tali composizioni sono apparse anche in questa rivista, o in altri periodici, e molte sono state insignite di premi prestigiosi, tra cui la medaglia della Presidenza della Repubblica, nell’ambito del XXV Concorso Letterario Internazionale “Giovanni Gronchi”, 2011.
Collegandosi al sito internet www.lulu.com, è possibile acquistarlo al prezzo di e. 7.00, più le spese di spedizione.
Spero che il mio libro possa essere, per voi, un piacevole compagno.
   

torna all'indice

Corso di shiatsu

di Sauro Fani

l'Accademia Italiana Shiatsu Do, in collaborazione con il Consiglio
Regionale Toscano dell'Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti, visto il
notevole interesse dimostrato nelle passate edizioni, organizza a
Firenze, un nuovo corso introduttivo Shiatsu aperto a tutti, non
vedenti ed ipovedenti.
Lo Shiatsu, definito un po' impropriamente come massaggio, e' una
tecnica manuale di trattamento corporeo che trae
origine dall'esperienza millenaria  della medicina orientale, ma che
da svariati decenni anche in occidente, si e' inserita in un contesto
sia di benessere psicofisico che riabilitativo.
 Un trattamento shiatsu consiste in una serie di pressioni non
invasive, mantenute
perpendicolari e costanti eseguite con l'uso del pollice e del PALMO
DELLA MANO, lungo aree e punti che costituiscono "l'impalcatura
energetica" del corpo umano.

I corsi, organizzati dall'accademia Italiana Shiatsu Do, sono volti a
formare professionisti qualificati nel settore del benessere e della conservazione della salute.
In un momento in cui i tradizionali sbocchi lavorativi dei disabili della vista
risultano sempre piu' insufficienti a fornire un impiego soddisfacente, e talune
mansioni, come quella del centralinista, stanno rapidamente scomparendo perche'
desuete, l'esercizio professionale di questa disciplina puo' diventare
una valida alternativa. Altre figure professionali come fisioterapisti , psicologi,
psicoterapeuti, possono incrementare la loro professionalita' attraverso l'uso di questa tecnica di trattamento. Il lavoro proposto, sarà esclusivamente pratico, e avrà la finalità di
provare a muovere i primi passi nello shiatsu tramite l'apprendimento
di un semplice trattamento  su tutto il corpo.
Il metodo sviluppato per questi corsi, privilegia l'insegnamento
guidato verbalmente,  , in modo che l'allievo sia il piu' possibile
agevolato nella comprensione delle tecniche utilizzate.

Il corso introduttivo, di carattere esclusivamente pratico, si
svolgera' a Firenze nei giorni sabato 28 e domenica 29 aprile, ed
avra' una durata di 12 ore distribuite nell'intero week end, al solo
costo della tessera associativa dell'aCcademia (Euro 60).
Sulla base dell'interesse dimostrato dai partecipanti, verra'
organizzato successivamente il primo percorso professionale,
usufruendo di un particolare sconto del 30 per cento sul prezzo
ordinario.

Per chi proviene da fuori Firenze, l'organizzazione offre come di
consueto, l'opportunita' di pernottare gratuitamente all'interno della
scuola usufruendo dei tatami e futon a disposizione.

per iscriversi al corso, e' necessario effettuare un bonifico bancario
pari a 60 Euro, a favore di:
 Fani Sauro, IBAN: IT 32 H 05728 21513 413570112530
indicando nella causale del bonifico vostro nome e cognome e la
dicitura "corso introduttivo shiatsu".
Per ulteriori informazioni, potete contattare Sauro Fani cell.
347/3801448, email: sauro.fani@gmail.com.



Cordiali saluti

torna all'indice

Cultura

In ricordo di Fernando Santi

di Sandro Pertini

In un momento di decadenza morale, spirituale, umana, e mi fermo qui, ho deciso di pubblicare un discorso del compianto e mai dimenticato  Presidente Sandro Pertini. Discorso che ho qui nella cartella degli articoli da parecchio tempo, e che varie volte ho letto provando ogni volta forti emozioni. Dedico le parole che seguono, ai molti ruffiani e quaquaraquà. Queste parole per  lor signori,   dovrebbero risultare terribilmente luminose e illuminanti.   Ma più probabilmente se un minimo  di coscienza a costoro  è rimasta, risulteranno umilianti. Poiché, dove la decadenza trionfa, quei rari fari   di   rettitudine brillano con ancor maggior  splendore,  mettendo ancor più inluce si tanta bassezza.

 Maurizio Martini

In ricordo di Fernando Santi
discorso pronunziato alla Camera dei Deputati nella seduta del 23 ottobre 1969

Sandro Pertini :

"Onorevoli colleghi,
raccogliamoci nel ricordo di Fernando Santi.
Non debbo lasciarmi andare sull'onda della commozione, altrimenti la parola si spegnerebbe sulle labbra. Ma quanti ricordi sorgono dal fondo dell'animo mio e incontro mi vengono come antichi amici. Sono tappe di un vasto arco di tempo che va dagli anni venti ad oggi. Allora eravamo giovani entrambi e contestavamo, ma contestavamo in nome di un’alta idea.
Egli, adolescente, aveva già preso il suo posto nel partito, nella sua Parma, sorretto da una fede vigorosa, da una viva intelligenza e dalla tenace devozione alla classe operaia, di cui sin da ragazzo aveva conosciuto per esperienza personale la grama esistenza fatta di stenti, di rinunzie. Scriverà più tardi, costretto ancora ad una vita difficile: "Quella nuda povertà era cosa per me naturale. Mio padre l’aveva ereditata da suo padre e suo padre dal padre di suo padre. Di mia madre non dico. I suoi erano braccianti della bassa verso il Po, gialli di secolare polenta Sotto la scorza nera dell'aria e del sole. Fin da bambina aveva preso ad andare per i campi, quando l'estate chiama tutte le braccia o a spigolare grano o in cerca di radicchio selvatico per la cena. Le lunghe serate le passava al telaio, un telaio di legno sul quale tesseva una ruvida tela. Fu quella l'unica cosa che portò mia madre in dote. L'inverno andava a servire in città e fu li che conobbe mio padre ferroviere. Si vollero presto bene".
Fernando Santi non dimenticherà mai quell'amara esperienza. Più di tutti noi, sapeva comprendere che cosa voglia dire la miseria, un salario insufficiente alle necessità di una famiglia, l'ansia di uscire da condizioni così avvilenti e di tendere ad un riscatto che consenta ad ogni creatura umana di vivere dignitosamente.
Con quel ricordo della sua infanzia, che mai l'abbandonerà, partecipa alle lotte della rovente Parma d'oltre torrente. Ed è a fianco dei braccianti della bassa padana, a contatto con la miseria, ch'è stata la miseria sua, di suo padre e di sua madre, ch'egli si forma. Si getta nella lotta con assoluta dedizione e quale segretario della Camera del Lavoro diventa una guida sicura per la sua gente.
Ma prove più dure attendono il movimento operaio parmense. Ed ecco Fernando Santi battersi sulle barricate erette dal popolo di Parma contro le orde fasciste e dalle colonne del quotidiano Il Piccolo con la sua penna di vero scrittore.
Ormai restare a Parma per lui vorrebbe dire la morte. Va a Torino a reggere quella Camera del Lavoro e poi a Milano. La sua attività non ha tregua. Resta al suo posto liberamente scelto e affronta con sereno coraggio la violenza fascista.
Esule in patria, si fa rappresentante di commercio per portare a casa un po’ di pane e ai compagni la sua parola di propagandista clandestino.
Conosce il carcere, l'ultima volta a San Vittore nel 1943. Coopera alla ricostruzione del partito socialista, ma per sfuggire ad un nuovo arresto si rifugia nella libera Svizzera. Nel 1944 partecipa all'insurrezione ossolana e alla costituzione di quella piccola repubblica sorta per volontà e virtù di popolo, primo faro di libertà acceso nell'Italia oppressa. Rientrato a Milano nell'aprile 1945 si getta nell’insurrezione.
Il resto della sua vita di sindacalista, di parlamentare, di uomo di partito è a voi tutti noto perché io lo ricordi.
Desidero solo mettere in luce il suo modo d'intendere la politica, la sua coscienza di uomo libero, la forza della sua intelligenza. Egli si diceva "riformista"; ma soggiungeva. "Perché appunto voglio le riforme". Un giorno, in uno dei suoi discorsi, chiari e limpidi come il suo spirito, parlò dei riformisti, alla cui scuola era cresciuto: "Nobile stirpe - disse - che si è estinta senza lasciare eredi". Non è vero. Lui era l'erede di quella "nobile stirpe".
Riformista era perché voleva - ripeto - le riforme; e socialista era, ma per un socialismo dal volto umano. Per un socialismo che mai astraesse dall'uomo, dalla sua dignità e dall'esigenza insopprimibile della libertà.
Ascoltiamo ancora lui; ci sembrerà di sentirlo vicino a noi come un tempo: "Solo chi ha fame - disse un giorno - apprezza il sapore del pane, solo chi ha sete di giustizia sa dare alla giustizia il suo vero volto: giusto e umano.
"Il benessere che vogliamo conquistare per i lavoratori non è fine a se stesso. E' una condizione per una dignità più umana e sociale senza la quale l'uomo - che per noi è il fine di tutte le cose - si sente lo stesso umiliato e offeso, estraneo al consorzio civile, nemico agli altri e a se stesso".
Bramava dire che così si era fatto alla scuola dei maestri di vita come Filippo Turati, Claudio Treves, Camillo Prampolini. Ed aveva ragione di affermare questo non solo per rivendicare un privilegio, ma anche per rispondere a chi con sufficienza definiva "romantici" questi socialisti che come lui erano persuasi non potersi avere socialismo senza libertà.
"Romantici", uomini come Fernando Santi che con fermezza seppero battersi; che hanno sempre pagato di persona; che il partito hanno servito senza mai servirsene e che non consideravano la politica quale occasione propizia per ottenere poltrone e prebende, ma quale missione d'assolvere solo nell'interesse della classe lavoratrice e del paese.
Così, proprio un "romantico" come Fernando Santi rifiuta il Ministero del lavoro pur di non scendere a compromessi con la propria coscienza.
Questa sua concezione umana del socialismo lo portò ad essere comprensivo verso chi la sua fede non condivideva. Non era un fazioso e non considerò né il suo partito né se stesso depositari della verità assoluta. Non apparteneva alla categoria di chi vuole che la lotta politica sia non un fecondo e aperto confronto di idee bensì un contrasto di rancori personali. Riprendendo un brano d'un suo nobilissimo discorso, oggi quando si parla di Fernando Santi giustamente si dice: "Di lui ci potevamo fidare".
Ma di lui si potevano fidare non solo i compagni, i lavoratori, cui dedicò tutto se stesso, ma anche gli avversari. Perché' Fernando Santi ha sempre combattuto a visiera alzata, lealmente.
Ricordo quando qui, a Montecitorio, andò ad inchinarsi dinanzi alla salma di un avversario di sempre, spentosi improvvisamente mentre parlava in quest'aula. Un collega gli rimproverò quel gesto di cavalleresca pietà. Egli bruscamente - come era uso fare quando udiva affermazioni assurde -gli rispose: "Solo uomini di sincera fede possono fare quello che ho fatto io. E poi l'avversario io lo combatto quando è in piedi non quando è caduto".
Questo suo umano modo di sentire lo portava ad ascoltare quanti si battevano in nome dei principi per lui essenziali. Egli era persuaso che uomini provenienti da sponde differenti potessero incontrarsi su un comune terreno, il terreno della libertà, della giustizia sociale, della pace.
Era, quindi, contrario a steccati fra i partiti, che pur essendo animati da ideologie diverse, potevano, tuttavia, riconoscersi in codesti principi, i quali, in buona sostanza, costituiscono il porto di salvezza di questa nostra inquieta umanità.
Da qui la sua costante aspirazione del sindacato unico. Egli, che nell'azione sindacale aveva dato il meglio di sé stesso, legandosi sempre più al movimento operaio, sentiva che la forza della classe lavoratrice risiede soprattutto nella sua unità. Peraltro dinanzi ai lavoratori, al di sopra dei confini ideologici, stanno gli stessi problemi e quindi le soluzioni non possono non essere comuni.
Ascoltiamo ancora una volta la sua parola, che vivrà nel cuore dei lavoratori e di quanti si battono per il riscatto della classe lavoratrice: "Il sindacato nel suo significato storico è anzitutto un fatto di democrazia e di libertà, un fatto di civiltà, una immensa forza liberatrice".
Fernando Santi sarebbe stato il più degno a tenere a battesimo l'unità sindacale. E forse quando l'amarezza per l'irriconoscenza altrui si faceva in lui più pungente, lo confortava il pensiero di poter essere egli il segretario generale del sindacato unico. Tutti l'avrebbero accettato, perché tutti in lui si sarebbero riconosciuti.
Ecco perché a Parma uomini di partiti diversi e di diversa estrazione ideologica si trovarono così strettamente uniti intorno al suo feretro.
Onorevoli colleghi, sentiamo e sentiremo per lungo tempo la sua mancanza. Quando uomini come Fernando Santi se ne vanno per sempre, portano via con se qualche cosa di noi stessi e noi ci sentiamo più soli.
Lo faremo rivivere nel nostro ricordo: faremo rivivere l'uomo di fede dalla coscienza retta, dal forte ingegno. Scrittore nato, oratore efficacissimo, che ripugnava all'oratoria paludata, perché considerava una offesa verso i semplici non parlare in modo semplice. Ricorderemo anche la sua ironia che non risparmiava alcuno. Eppure nessuno di noi gliene voleva per questo, perché sapevamo che la sua ironia non era mossa da malanimo.
Ricorderemo la sua amarezza - che per pudore celava nell'animo suo - quando non fu più rieletto. Crudeltà spietata di uomini e di partiti che spesso si ripete.
Ricorderò, io, le visite che quasi quotidianamente gli facevo quando fu ricoverato al policlinico di Roma, colpito da male inesorabile. In quelle visite era tra noi risorta la nostra antica fraterna amicizia, libera delle scorie della politica. E dopo aver sentito dai sanitari la verità del suo male, dovevo usare violenza all'animo mio, colmo di tristezza, per entrare nella sua camera sorridendo. Parlavamo di tutto e di tutti. Un mattino non lo trovai più nella solita stanza. Era stato trasportato a Parma
Ai primi di settembre ricevetti una sua lettera: "Sono venuto a Parma per vedere di passare il punto dalla malattia alla convalescenza. Ma niente si vede ancora in questa direzione".
Il suo destino l'ha portato a morire nella sua terra, fra la sua gente.
Sino all'ultimo fu assistito dai suoi figlioli Piero e Paolo e dalla compagna di sua vita Maria. Compagna della sua vita e della sua lotta, coraggiosa, fiera del suo Nando; sempre al suo fianco a condividere sacrifici, delusioni, persecuzioni.
E senza mai lagnarsi.
Fernando Santi lasciò scritto di sua moglie Maria, da poco a lui sposata: "Quella della casa restava la pena maggiore di mia moglie. Non ci arriverò mai ad avere un abbaino tutto per noi. Per i poveri non c’è proprio fortuna. Lo diceva rassegnata senz’ombra di rimprovero".
Dolce e forte compagna di Fernando Santi, oggi, in quest’aula, ove tante volte si è levata serena e pacata la sua nobile parola, noi tutti - amici compagni avversari - lo ricordiamo con affetto e con riconoscenza.
Con riconoscenza, onorevoli colleghi, perché Fernando Santi, nato povero e morto povero, ha lasciato a noi tutti una ricchezza: il suo esempio.

 

torna all'indice

Filosofia, religione e dintorni

Tempo di quaresima

di Franco Vignali

La quaresima è tempo per i Cristiani di riflessioni e di penitenza, per poi con la santa Pasqua di resurrezione ritrovare la gioia e la speranza.
Gesù ci ha parlato facendoci capire che Dio è Amore misericordioso. Gesù è morto per noi e per liberarci dai peccati di tutti noi e strapparci dalle mani della morte spirituale e dalla condanna eterna. Chi vuole venire con Me, prenda la sua croce e mi segua, per la promessa di salvezza. Poi con la gloriosa risurrezione ha sconfitto la Morte. i primi a hscoprire che gesù era risolto sono state le donne e ciò ha un significato contro le mentalità di quei tempi, dove si pensava che la donna fosse un essere inferiore.
Oggi l'uomo cosidetto moderno sembra che abbia smarrito la verità che il Vangelo ci indica, l'essere umano ha per natura l'esigenza di domandarsi qual'è lo scopo di questa nostra esistenza e non sa dare una risposta conclusiva se non la cerca nel Vangelo, a chè serve accumolare beni qui sulla terra se poi dobbiamo lasciare tutto? gesù ci esorta ad accumulare bbeni per la vita eterna e poi gioire al cospetto di Dio.

Amatevi gli uni agli altri come Io vi ho amati queste indicazioni ci dice Gesù sono per voi l'ancora di salvezza. Gesù medico delle anime e dei corpi, tante guarigioni ha fatto gesù come quella del cieco nato, del paralitico, la risurrezione di Lazzaro eccetera. Ci ha promesso che se con umiltà e con la preghiera Dio nella sua misericordia accoglierà le nostre suppliche. I credenti fanno parte del corpo mistico della chiesa che è la comunità del popolo di dio e quindi anche se nei nostri tempi si vuole attacare in tutti i modi la Chiesa, la chiesa vivrà in eterno, le forze avverse non prevarranno mai dice il vangelo.
La chiesa ha sempreaiutato i più deboli attraverso la Caritas e il volontariato nelle parrocchie che in altri contesti sociali e i missionari cristiani nei paesi più poveri del terzo mondo creano scuole, ospedali e assistenze di vario genere.
La missionarietà è il fondamento principale della realtà ecclesiastica, richiamata anche dalla parabola del buon samaritano.
Meno male che questo attuale governo nei provedimenti riguardanti le tassazioni, ha riconosciuto che le strutture della Chiesa quelle che non fanno attività lucrative saranno escluse da dover pagare la tassa dell'imo,altrimenti avrebbero messo in seria difficoltà quelleopere caritatevoli.

Lo scenziato Antonio Zichichi afferma: le leggi fondamentali della natura, quale orme del Creatore, riconosciute da Galileo Galilei.
Nella Storia del mondo, c'è un fatto importante, decisivo per il progresso: la nascita della scienza moderna,che fu il frutto della affermazione di Dio e non della sua negazione. Questo fatto è descritto da antonio Zichichi nel convegno dal titolo: Perchè c'è bisogno della scienza nella cultura del terzo millennio. Galileo Galilei, (1564-1642) Pisano padre della scienza moderna.
La scienza moderna è nata in casa nostra e cioè nella civiltà cattolica con Galilei che volendo trovare le ormedel creatore nella realtà, scoprì che tali orme erano le stesse leggi fondamentali della natura; queste leggi sono verificabili da tutti, infatti gli esperimenti galileiani sono per la prima volta al mondo, riproducibili e controllabili. e nessuna persona ociviltà prima di Galilei aveva scoperto una sola legge fondamentale della natura. Galilei è stato il primo, per questo è il padre della scienza moderna.

 

torna all'indice

Hobby e tempo libero

Tutti i colori dell'Africa

di Gianfranco Pepe

Avevamo già da tempo un gran desiderio di organizzare un vi                   aggio quasi esclusivamente dedicato alla emozionante esperienza di immergerci nella natura selvaggia ed osservare da vicino i suoi numerosi abitanti. Pertanto questo non vuole essere un resoconto di viaggio, ma il tentativo di descrivere le sensazioni provate nel corso dei vari foto safari, chiamati in inglese “game drive”, dove la parola game sta per caccia, caccia ovviamente incruenta ma non per questo meno elettrizzante.
 E così abbiamo ricostituito il collaudato quartetto con me, mia moglie Frediana, e le nostre fedeli amiche Annarita e Cecilia. Ci siamo mossi principalmente nella zona del più grande parco nazionale del Sud Africa, il parco Kruger, sconfinando poi anche in Botzwana, paese che  è di per sè un vario e splendido paradiso naturalistico.

 La nostra prima tappa è stata la riserva privata di Motzwari, ai confini esterni sud-occidentali del parco Kruger. Il posto è bello e selvaggio e i nostri bungalow sono molto confortevoli e immersi in un’incantevole  atmosfera tranquilla e silenziosa. Il tempo è terso e soleggiato. Siamo in settembre, la fine della locale stagione invernale fresca e asciutta, anche se la primavera comincia a farsi sentire e le temperature sono parecchio più alte di quanto avessimo immaginato. E’ questa la stagione ideale per osservare gli animali, sia perché la scarsità di acqua li spinge verso le pozze ed i fiumi, sia perché la vegetazione spoglia permette di avvistarli con più facilità.
Il nostro simpatico ranger si chiama Herold e l'equipaggio del  nostro Land Rover prevede anche la presenza del cercatore di tracce, appostato sul cofano anteriore. Alle 15,30 lasciamo il campo sul nostro fuoristrada scoperto. Per molto tempo non avvistiamo niente ma, ecco che a pochi metri dal bordo della strada, tra i rami di un albero la carcassa di un facocero aspetta di essere divorata da un leopardo che probabilmente tornerà con l'oscurità. Ci muoviamo in una savana di arbusti e di alberi non molto alti e per un'altra ora e mezza non troviamo nulla, nessun animale, neppure un topolino. Giunge il primo di una lunga serie di meravigliosi tramonti di quelli che solo l'Africa ti sa donare. Arriviamo ai bordi di una diga dove ci attendono diversi ippopotami che aspettano il buio per poter uscire dall’acqua. Spegnamo il motore ed il silenzio ci avvolge dolcemente. Mentre ci beviamo una fresca birretta, ci godiamo l’emozionante  spettacolo di questi bestioni che ci mostrano le loro enormi fauci e i loro dentoni, pronunciando versacci irripetibili. Il cielo si infuoca all’orizzonte e una falce di luna ci accompagna nel prosieguo del nostro safari. Improvvisamente correnti di aria fredda ci consigliano di indossare giacche e cappelli di lana. E’ ormai quasi buio quando ci imbattiamo in un gruppo di elefanti che mangiano rumorosamente sradicando arbusti con le loro potenti proboscidi. Sono tranquilli e vicinissimi e la nostra presenza non li intimidisce minimamente. Sono i primi “big five” che incontriamo ma dopo poco ne intravediamo un altro. E’ un rinoceronte bianco del quale scorgiamo però solo l’aggraziato deretano nella semi oscurità. Lo scopo e la speranza sono quelli di trovare il leopardo sui rami di quell’albero. E lui c’è, è lì che vorrebbe mangiarsi il suo facocero ma è in difficoltà a causa di 2 iene che lo insidiano dal basso. Una scena davvero incredibile, che purtroppo nel buio non riusciamo a fotografare ma che le donne osservano a lungo con il binocolo. E così i “big five” diventano 3 e, anche se gli avvistamenti non sono stati numerosi, rientriamo verso il campo molto soddisfatti.
I così detti “big five” sono i 5 animali considerati i più pericolosi e sono il leone, il leopardo, l’elefante, il rinoceronte e il bufalo.
Il fuoco e acceso e, nella più classica delle cene africane intorno al “boma”, sotto il chiarore delle stelle ci rifocilliamo con una succulenta cenetta.

Alle 5 qualcuno bussa alle nostre finestre. Una giornata “bestiale” ci attende. Respiriamo un’atmosfera meravigliosa, nel mattino limpido e fresco. Le prime luci dell’alba che rischiarano e arrossano il cielo ci trovano già sul nostro fuoristrada illuminando i primi avvistamenti. Cimuoviamo all’interno della grande area di Zimbawati di cui la Motzwari Reserve fa parte. Il primo a salutarci è un anziano giraffone, riconoscibile dal mantello più scuro. Poi decine di dolcissimi impala, che rallegreranno sempre numerosi i nostri safari. Herold li definisce “fast food for lions”….poverini! Una famiglia di facoceri, veramente bruttini ma simpatici e poi un prolungato stupendo incontro con un nutrito branco di elefanti. Sono ben 24 e alcuni sono molto piccoli….si fa per dire!. Seguendo l’anziana  esperta matriarca, sfiorano la nostra jeep e si dirigono ordinatamente alla grande pozza d’acqua. Si abbeverano, si lavano e mangiano abbondantemente distruggendo rumorosamente piante, rami e arbusti di ogni sorta…..che delicatezza! Restiamo ad ammirarli a lungo e poi proseguiamo, ritenendoci già fortunati per questo incontro. Ma veniamo chiamati via radio da un altro fuoristrada che ha avvistato un leopardo. Lo raggiungiamo, è una femmina di 5 anni, conosciuta dai rangers e abituata alle Land Rover. E’ vicinissima e si  pavoneggia, lasciandosi ammirare in tutta la sua bellezza e la sua eleganza. Siamo ammutoliti e molto soddisfatti di un incontro così prolungato con un felino notoriamente schivo e difficile da individuare. Salutiamo la leopardessa e dopo poco ci imbattiamo in 2 diverse coppie di anziani bufali. E così mettiamo un’altra tacca sulla lista dei “big five”. La natura che oggi ci circonda è bellissima, con panorami più vari e vasti rispetto alla savana percorsa ieri e con numerosi corsi d’acqua. E assaporiamo questi momenti veramente unici scendendo dalla jeep e ristorandoci con caffè e biscotti. Ma non è ancora finita! Poco prima di rientrare al campo un ghepardo sfreccia non molto lontano. Impossibile fotografarlo….ma che fortuna stamattina!
Nel pomeriggio il caldo esagerato si fa sentire sul fuoristrada ed evidentemente lo sentono anche gli animali perché riusciamo ad incontrare solo alcuni erbivori. Un paio di Zebre, piccoli gruppi di giraffe, i soliti impala ma niente di più. Poi però ci trasferiamo in una zona molto verde, in un paesaggio vasto e panoramico, ed in un grande pianoro degradante ci aspettano tanti elefanti sparsi qua e là nella radura. Questi bestioni non ti annoiano mai perché sono condannati a mangiare in continuazione e non stanno mai fermi. Ci soffermiamo con calma ad ammirarli ed in particolare un piccolo che ciuccia dalla mamma attira la nostra attenzione. Un’altra bellissima scena. Il tramonto è imminente e così raggiungiamo un grande specchio d’acqua per prendere il solito suggestivo aperitivo. La pozza si tinge di arancione e 2 grandi iene vengono a farci visita per brindare con noi nell’incantevole silenzio dell’imbrunire.
 Sotto una falce di luna ed un mare di stelle si va a nanna presto anche stasera.

Cullati da un forte vento che spazza la savana, la notte passa tranquilla. Oggi fa decisamente più freddo, anche perché il cielo è coperto. Alle 6 si parte per l’ultimo game drive e, subito fuori dal campo, incontriamo una iena, animale tutto sommato piuttosto raccapricciante. Prendiamo questo subitaneo avvistamento come buon segno, ma in realtà per molto tempo facciamo solo sporadici incontri. Agili antilopi come Un kudù dalle imponenti corna, nyala dai mantelli striati,  un piccolo steenbock. Poi un’isolata giraffa, un paio di belle aquile ma niente di così elettrizzante. Ma, come spesso ci è successo, la fine del safari può riservare piacevolissime sorprese, regalandoci 3 bellissime scene. La prima è un nutrito gruppo di possenti bufali che riusciamo a rimirare da vicino e con molta calma. Poi alcune elegantissime giraffe che si abbeverano ed infine, ormai sulla via del ritorno, veniamo richiamati da altri rangers che hanno avvistato un leopardo. Si torna indietro a tutta birra e la nostra tenacia viene ripagata. Arrivati sul posto, lui sbuca dal bush e viene verso di noi. E’ un giovane maschio ma già splendido nella sua agile possenza. E’ vicinissimo e riusciamo a godercelo a lungo, entusiasti per questo altro magnifico ed indimenticabile incontro. Tornati al villaggio dopo ben 4 ore di caccia,  ci accoglie una ottima e abbondante colazione mentre il sole prende di nuovo il sopravvento sulle nuvole.

A mezzogiorno, non senza un pizzico di nostalgia, il nostro 4x4 guidato da Frediana si lascia alle spalle la riserva di Motzwari. Attraversiamo con la nostra auto tutta la zona a nord del grande parco nazionale pernottando nel campo di Shingwedzi ma ci rendiamo presto conto che i safari “fai da te” certamente sono molto meno entusiasmanti.
 Inizia un’altra giornata sotto il sole africano che ci accompagna anche oggi verso la nostra nuova meta: il campo di Pafuri, da cui ci separano circa 150 km che percorriamo sempre verso nord. Veniamo immediatamente pervasi dalla sensazione di essere arrivati in un vero paradiso. Immerso in una natura verdeggiante e composto da lussuose tende, il campo si snoda su passerelle e palafitte lungo la riva di un fiume. Dalla nostra tenda godiamo di un’atmosfera straordinariamente suggestiva, con vista sul fiume ed immersi in un silenzio interrotto solo dalle voci della natura. Il nostro nuovo ranger si chiama Edward, di etnia Makuleke che popola questa area del Sud Africa al confine con Mozambico e Zimbaue. Il fuoristrada ci porta in una meravigliosa zona con una natura lussureggiante. Percorriamo una lunga pista che si snoda tra la vegetazione, ed il sole che trapela tra le fronde degli alberi dona magiche sensazioni in questo che battezziamo come “giardino dell’Eden”. Lungo il percorso qua e là tra il verde molti erbivori, soprattutto antilopi come gli immancabili impala, kudu e nyala, ma anche facoceri, elefanti e bufali nonché tantissimi babbuini che, anche se non ci stanno particolarmente simpatici, assumono atteggiamenti quasi umani che fanno sorridere. Si accende un altro romantico tramonto che ci godiamo sul fiume dall’alto di un ponte. E nella luce rosata, il nostro aperitivo viene allietato da un’altra scena indimenticabile, con decine di pachidermi che fanno bagni di acqua e di polvere stagliandosi sullo sfondo del crepuscolo. Il nostro Edward mentre guida illumina la sopraggiunta oscurità con un faro di colore rosso che accende gli occhi degli animali. Così  scopriamo un bel gufo appollaiato tra i rami e un simpatico piccolo zibetto che salutano la fine di un meraviglioso pomeriggio.
 Durante la notte, solo il gracidare delle rane rompe un silenzio denso di sconosciute presenze.

 La voce dei babbuini, più simile ad un ruggito che ad un urlo di scimmia, accompagna il nostro risveglio all’alba delle 5,30. Oggi finalmente incontriamo i leoni ma sono sulla riva opposta di uncorso d’acqua. Ce ne sono diversi e ci sono anche dei cuccioli ma riusciamo ad ammirarli solo da lontano con l’aiuto del binocolo. L’ambiente è comunque bellissimo ed estremamente rilassante e, indipendentemente dai diversi avvistamenti, apprezziamo molto il fascino dei posti e le interessanti spiegazioni sulla vita degli animali.
L’uscita del pomeriggio è da annoverare tra le più gratificanti. Iniziamo con un emozionante incontro con un branco di elefanti. Circondano il nostro Land Rover, sono vicinissimi, ce ne sono di enormi ed uno in particolare sembra avere un debole per Cecilia e la guarda da pochi passi con aria rapita.  Lasciati gli amici proboscidati, ci inoltriamo in un bosco di alberi chiamati “yellow fever tree”. La luce del sole filtra tra i rami spogli e le cortecce di un colore chiarissimo che donano una magica luminosità al paesaggio, avvolgendo l’ambiente in un fascino davvero unico. Inoltre non mancano isolati giganteschi baobab, impressionanti e stupendi intrichi di tronchi e di rami, ora maestosamente spogli nell’attesa dell’estate. Giungiamo poi alla congiunzione tra i fiumi Limpopo ed Uwuwu dove ci attendono moltissimi grandi ippopotami e coccodrilli, di cui uno anche sulla nostra riva non lontano da noi. Proseguiamo ed incredibilmente sulla nostra strada ci imbattiamo in una femmina di leopardo. Un altro colpo di fortuna! Ma la splendida creatura non è sola. Chiama il piccolo e ne compaiono addirittura due. Lei con uno dei cuccioli si allontana nel bush salendo su una piccola collina ma l’altro rimane. Ha circa 8 mesi ma è già bello grosso. Ci sono lì vicino anche un paio di zebre e lui sembra volerle attaccare. Siamo tesi nell’attesa di una possibile scena di caccia ma, basta che le zebre scalpitino e soffino un po’, che il povero leopardino spaventato, con un  acuto miagolio salti velocissimo sui rami di un albero. Anche Edward non aveva mai assistito a niente del genere e ride divertito. Sulla via del ritorno, nel buio incontriamo anche 2 genette, piccoli felini maculati, ed ancora alcune zebre ed alcuni  bisonti ci salutano accompagnando il nostro camino con i loro occhi illuminati dalla luce della torcia. Anche stasera cena sotto le stelle nella solita piacevolissima atmosfera.

La luce di una nuova stupenda giornata  illumina dolcemente l’alba. Ci attende un altro game drive memorabile. Iniziamo subito prendendoci la rivincita sui leoni che non avevamo ancora incontrato da vicino. E’ un giovane maschio, già con la criniera formata. E’ un gattone fantastico e, al contrario del solito, non ozia sdraiato ma ci gira intorno lasciandosi ammirare nel modo migliore. Poco lontano però ci sono anche un grande maschio ed una femmina che lo chiamano con i loro sommessi ruggiti…..basterebbe  questo per ritenerci più che soddisfatti! Abbandonati i leoni ci dirigiamo in una zona dove si trovano diversi baobab, tra cui il più vecchio di circa 1.200 anni è li che ci aspetta per essere ammirato e fotografato. E’ davvero gigantesco e magnifico e la pace assoluta che  lo circonda, dona al posto un aria davvero solenne. Nel lungo ritorno, un altro incontro fortunato. I leopardi, così schivi e difficili da avvistare, sono stati straordinariamente generosi con noi. Eccolo lì tra i rami di un albero, forte e bello come al solito. Ciao leo, alla prossima!

Lasciamo Pafuri, che rimarrà a lungo nei nostri cuori, e ci dirigiamo verso il confine con il Botzwana dove la nostra nuova guida di nome Jacks ci sta già aspettando. Con una fatiscente teleferica attraversiamo il confine costituito dal fiume Limpopo ed in 40 minuti siamo al campo di Mashatu dove ci vengono assegnati 2 lussuosi bungalow. La pace ed il silenzio regnano sovrani anche in quest’altra remota parte del mondo. Alle 16 siamo di nuovo su un fuoristrada scoperto della Toyota, un po’ più rigido dei precedenti, pronti per una nuova avventura. La zona che visitiamo oggi pomeriggio è molto bella e diversa dalle nostre precedenti esperienze, caratterizzata dagli alberi Mashatu che danno il nome alla riserva. Andiamo subito alla ricerca dei leoni ed abbiamo la buona sorte di trovare una femmina col giovane figlio maschio dalla criniera non ancora formata. Si lasciano ammirare a lungo ed in particolare la nostra Cecilia va in brodo di giuggiole nel poter rimirare con tanta calma questi splendidi gattoni. Anche in Botzwana il leopardo fa la sua apparizione, ma in realtà riusciamo solo ad intravederne la coda tra i rami di un albero. L’aperitivo ci trova a brindare nel più suggestivo e tipico dei tramonti africani. Alle 19 le luci del lodge ci accolgono amorevolmente e la nostra cena intorno al “boma” è illuminata da una luna ormai quasi piena. 

Una nuova limpida giornata ci accompagna in un altro game drive che ci riserverà magnifiche sorprese. Il territorio che attraversiamo è stupendo e vario, tra suggestive savane, letti di fiumi asciutti e paesaggi verdeggianti caratterizzati dai bellissimi alberi locali. Iniziamo subito con una famiglia di iene, che ci danno un’impressione meno scostante del solito. Poi un altro mitico e ricordevole incontro con 2 ghepardi, probabilmente una madre ed un giovane, che giocano e si rincorrono sotto i nostri sguardi stupefatti.
...ciao micioni!  Poi avvistiamo un Eland, la più grossa tra le antilopi;  una grande mandria di gnu; ancora elefanti; coloratissimi uccelli dai piumaggi sgargianti ed un coccodrillo che aspetta senza fretta di poter divorare un povero impala che giace cadavere nell’acqua bassa. Il tutto condito da  continue emozionanti sensazioni nell’essere circondati da tanta bellezza.
L’ultima uscita, su un terreno particolarmente impervio e dissestato, mette a dura prova le nostre povere schiene. Non mancano però un paio di momenti molto suggestivi per concludere nel migliore dei modi il nostro viaggio. In una grande radura ci si presenta una scena bellissima con tanti animali diversi, zebre, kudù, gnu e giraffe, ttutti romanticamente insieme. E dopo esserci arrampicati faticosamente su una collina, con il fuoristrada che sbanda e  arranca su di una ripida pietraia, dall’alto godiamo di uno tra i più spettacolari e scenografici tramonti con il cielo che si incendia di infinite sfumature di colore.
 E questo  è sicuramente il più bell’arrivederci che l’Africa ci poteva riservare, lasciando in noi una grande nostalgia ed un altrettanto grande desiderio di ritornare.

torna all'indice

Musica

A proposito del festival

di Mara Fiamberti

Il festival di Sanremo, una volta era paragonabile ai mondiali di calcio: guai se non lo si guardava. Andando avanti con gli anni il pubblico che assisteva a questa manifestazione è variato, apparentemente meno popolare, vuoi per i diversi criteri di giudizio, vuoi perché non ci sono più solo le canzoni a riempire le serate di questa sfida. Non c’è più quindi il tifoso sfegatato che impazzisce per i propri bengalini, colpa di tutte le attrattive (cinema, sale da ballo, discoteche, pubs, e non per ultimo un fiume di canali alternativi digitali e satellitari) disponibili; i tempi sono cambiati, e per far sì che l’audience dia ancora ragione di esistere a questa gara canora, si sono rese necessarie alcune aggiunte, ad allungare la durata e la completezza del tutto: uno o più presentatori show-man, magari affiancati da un paio di modelle, ospiti comici, dello spettacolo, di una certa rilevanza; nel corso degli anni ci sono stati vari personaggi ad arricchire la cornice dell’Ariston, dal trio Lopez marchesini Solenghi a Beppe Grillo, fino ad arrivare, di recente a Roberto Benigni e adesso, Adriano Celentano.
Queste persone, possono sembrare, nel loro modo di ironizzare e attaccare qualcosa o qualcuno, irriverenti e un po’ fuori dalle righe. ne escono opinioni contrastanti, chi vorrebbe censurarli, denunciarli, chi invece condivide con loro il proprio pensiero, la loro satira.
Chi invita sul palco questi artisti sa già, in realtà che questo accadrà. Polemica, positiva o negativa significa ascolto, quello è lo scopo, e tali disquisizioni formano successivamente gli argomenti di altre trasmissioni come quella domenicale condotta da Massimo Giletti. Sappiamo anche che i compensi di queste persone non sono certo da fame, Benigni e Celentano per ultimi volano in alto per questo. Celentano ha fatto retromarcia non appena attaccato dalla critica per la sua parcella, dicendo che avrebbe donato tutto in beneficienza.
Del resto, non è stato lui a chiedere di andare lì, ed è chiaro che se lui percepisce 100, il guadagno generale della manifestazione è di 200. Inoltre il molleggiato non ha certo bisogno di soldi, tantomeno di pubblicità, voglio dire, a 74 anni suonati la carriera non la fai più, credo e lui può vantare esperienze di cantante, attore e intrattenimento…

Per quanto riguarda invece il succo di queste serate, ovvero la musica, i testi delle canzoni, le cose sono anche qui, al passo con i nostri anni: frasi più colorite, spazio a giovanissimi, con la possibilità di partecipare presentandosi anche via face book, anche se abbiamo assistito a duetti con artisti stranieri, formula già adottata in passato e che mette in luce le qualità di adattamento degli artisti.
Possiamo dire che molti giovani partecipano pur non essendo al top, e molti big vengono scartati mentre vincono brani che a noi non piacciono, c’è chi dice (o a sempre detto) che le votazioni siano pilotate…speriamo di no. Se però un artista viene “aiutato” un po’ troppo, forse sparirà in breve tempo dalla scena, il tempo, o i dischi che venderà (o non venderà!) faranno la differenza.

torna all'indice

Giovani del 2000 debutta in radio

di Luigi Palmieri

Lo scorso 7 marzo una delegazione  della nostra redazione per la prima volta nella sua storia è stata ospite di una trasmissione in radio, la radio web è Stile radio di Antonello Santoni.
Alla trasmissione hanno partecipato il sottoscritto, Massimiliano Matteoni e Giuseppe Lurgio.
In questi ultimi 3 mesi con il cambio dello staff  di redazione sono cambiati i modi e i tempi di lavoro all’interno della stessa redazione: il comitato di redazione è composto da Maurizio Martini, Massimiliano Matteoni, Luigi Palmieri, Mario Lorenzini, Giuseppe Lurgio e Natale Todaro.
L’idea di fare una trasmissione in radio è partita dalla  nostra collaboratrice di redazione Maria Chiara Carpineto che ci ha messo in condizione di andare in onda e contattare lo stesso Antonello Santoni che ringraziamo per l’opportunità concessa.
La trasmissione si è svolta con molta tranquillità; lo stesso DJ, Antonello, essendo per noi la prima volta che andavamo in trasmissione, ci ha messo a nostro agio, anche se l’emozione è stata tantissima soprattutto per me. Purtroppo i vari problemi di linea legati al mal tempo mi  hanno provocato più volte un interruzione, lasciando Giuseppe da solo, che però è stato in grado di rappresentarci più che egregiamente.
Si è parlato di come è nato il  nostro periodico, cioè dall’allora comitato giovani regionale della Toscana dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, nel lontano 1998. All’inizio per gioco, poi visto che la stessa rivista prendeva una piega positiva, siamo cresciuti, ci siamo allargati uscendo da quel piccolo gruppo di lettori e giovani che hanno dato vita a questa iniziativa.
Nel corso della trasmissione, dopo aver parlato ampiamente della rivista, tra un brano musicale e l’altro messi da Antonello, grazie anche a Massimiliano  abbiamo trascorso la serata allegramente passando da un momento serio a uno scherzoso, superando l’emozione iniziale, soprattutto per rendere la serata piacevole anche  per chi ci ascoltava in quelle due ore di diretta, esperienza più che positiva e che vogliamo ripetere quanto prima.
Sono più che e soddisfatto di aver portato la nostra rivista a livelli per noi davvero storici, anche  grazie a chi collabora insieme a me, sono entrato a far parte di questo gruppo sin dal settembre 2001, da prima come semplice lettore ed articolista, dopo poco tempo sono diventato collaboratore e referente per il sud Italia per la rivista, infine membro di redazione, dove mi hanno riconosciuto il lavoro positivo che ho svolto fino ad oggi e che continuerò a fare con impegno all’interno della redazione.
In 11 anni ho contribuito fortemente alla diffusione del giornale, portando il numero degli iscritti a oltre 1200, questo ringraziando pure coloro che hanno collaborato e che collaborano con me, in tutti questi anni; c’è da precisare che mi sono dato da fare fin dall’inizio  trascinando il giornale dai non vedenti verso i vedenti,  trasmettendo la voglia di reagire alle proprie difficoltà che si incontrano strada facendo, cercando di integrarsi al meglio in una società più umana tra disabili e normodotati.
Oltre il 60% degli abbonati sono vedenti e questo per me e per la redazione è un risultato non di poco conto, quindi motivo di orgoglio.
Dopo mesi di stop per motivi tecnici, ora il nostro sito sta funzionando e piano piano lo stiamo modificando  e  ristrutturando, rendendolo più accessibile e funzionale, inserendo anche il link audio per far sì che i lettori siano in condizione di poter ascoltare il giornale direttamente dal sito o scaricarlo in formato  mp3.
Sono rammaricato che tante cose che potevano essere fatte prima per una cosa o per l’altra non siano state fatte, a causa  di persone che non davano la loro disponibilità ad andare avanti con  costanza, rallentando il lavoro all’interno del CDR; di questo e di altri disagi ci scusiamo con i lettori. Allo stesso tempo si è più che soddisfatti perché una rivista nata dal nulla da non vedenti, è ricevuta e letta da moltissimi vedenti e non vedenti in Italia e all’estero: c’è anche il merito di aver portato  una realtà come questa rivista fondata da disabili ai vedenti, essa viene apprezzata perché libera e aperta a tutti quelli che vogliono partecipare alle nostre pubblicazioni.
Per concludere vi ringraziamo per il vostro apprezzamento

torna all'indice

Ciao Lucio!

di Francesca D'Alò

  Caro Lucio,
  Non sono mai stata una tua grande ammiratrice, forse perché il tuo gusto per la sperimentazione di sempre nuovi generi musicali o il tuo essere un po’ alternativo era troppo complicato per me che amo la musica leggera anche impegnata, ma comunque abbastanza orecchiabile senza troppi arrangiamenti o giri strumentali strani, forse semplicemente per questione di gusti.
  La tua musica non era proprio il mio genere e non conosco tutta la tua discografia né amo tutte le tue canzoni: trovo che alcune siano bellissime, ma ce ne sono altre che non mi piacciono e altre ancora che quasi m’infastidiscono.
  Nonostante questo, come amante della musica leggera italiana, riconosco quando un artista è bravo anche se magari le sue canzoni non incontrano i miei gusti. Suddivido gli artisti in tre categorie: quelli che mi piacciono e seguo, quelli che ritengo bravi e apprezzabili ma che non sono il mio genere per cui li seguo il giusto e conosco solo le loro canzoni più famose o non li seguo affatto e quelli che non amo perché non li ritengo neppure particolarmente bravi o li trovo troppo commerciali.
Tu appartieni alla seconda categoria anche per il tuo eclettismo che ti ha fatto sconfinare nella lirica e nel cinema e non solo.
Come amante della musica seguo un po’ tutti i cantanti che sono abbastanza famosi anche se poi ci sono quelli che seguo di più e quelli che seguo di meno a seconda dei miei gusti, per questo la tua morte improvvisa mi ha sconvolta e forse questo mi ha spinta a scriverti.
  E’ stata mia madre a darmi l’annuncio piombando nel mio studio e dicendomi: “E’ morto Lucio Dalla!”.
“Ma come?” ho detto io, “Stava bene fino a ieri! Ha fatto Sanremo adesso… !”.
Mia madre mi ha spiegato che era stato un infarto che ti aveva colto dopo colazione in un albergo durante una delle  prime tappe   del tour che avevi appena  iniziato.
  La morte di un uomo non lascia mai indifferenti, specialmente quando come nel tuo caso, è improvvisa e inaspettata, per questo mi ha toccata ancor di più forse, rispetto alla morte di alcuni tuoi colleghi come De André o Bertoli che ho sempre amato e seguito di più.
Ho pensato a questa vita in cui oggi ci sei, sei in forma, vai a Sanremo, e domani non ci sei più e ho confermato a me stessa l’imperativo di andare a vedere adesso i grandi cantautori e i grandi attori che hanno fatto la storia della nostra musica leggera e del nostro teatro perché quei mostri sacri  cominciano già ad avere tutti una certa età e non si sa se ricapiteranno da queste parti. Da qui a ripensare all’unica volta che ti ho visto dal vivo al concerto con De Gregori a Firenze in Piazza  Santa Croce, il passo è stato breve.
Ho ripensato alla vostra vitalità sul palco e al vostro esservi uniti di nuovo per un album e un tour a tanti anni di distanza dal vostro fortunatissimo “Banana Republic nel quale eravate accompagnati dagli ancora sconosciuti Stadio che costituivano allora la tua band e dalla collaborazione con il grande Ron per il suo album “Una città per cantare”.
  HO sorriso ripensando all’illuminazione che ebbi quella sera ascoltando per l’ennesima volta una tua canzone: finalmente avevo capito il significato della frase: “Ti hanno vista bere a una fontana che non ero io” e allora pensai a quante volte si canticchia una canzone così, senza soffermarci sul testo e sul senso delle parole.
  La sera alla radio ho ascoltato un tuo ricordo fatto da Marco Masini il quale ha raccontato che si era esibito con te in una tua canzone che non avevo mai sentito: “Latin lover” e che tu gli dicesti che era bravo e aveva talento e che subito dopo di lui venivi tu. Così ho ripensato all’ultimo Sanremo a cui non hai partecipato come protagonista, ma tu, un grande artista di fama mondiale, ti sei prestato a fare il controcanto a un giovane uscito da un talent dopo aver scritto con lui una canzone e hai pure diretto l’orchestra suscitando polemiche visto che quello non  è il tuo mestiere. HO ripensato a un altro Sanremo in cui accompagnasti una tua corista che si presentava nei giovani e quella sera in cui ogni giovane era accompagnato da un artista affermato dicesti di essere lì per fare il corista della corista e poi ti mettesti a fare un po’ lo scemo con Bonolis imitando i versi degli animali e coinvolgendo il pubblico.
Da lì, come mi accade spesso quando qualcuno muore, ho ripercorso la tua vita per quel poco che la conosco: ho ripensato alle tue canzoni, al loro impatto su di me da “L’anno che verrà” che quando ero bambina mi sembrava una canzone allegra ma con un inciso che invece ti portava a riflettere sull’importanza di continuare a sperare e sul tempo che passa, a “4/3/ 1943” che da bimba avevo ribattezzato “L’uomo che veniva dal mare” per una svista di mia madre che quando le avevo chiesto come si chiamasse quella canzone che stavano trasmettendo in tv, non conoscendone il titolo aveva improvvisato un titolo a caso riprendendo le prime parole del testo. Di quella canzone mi ero sempre chiesta come mai esistessero due versioni finché non scoprii cheaveva partecipato al festival di Sanremo e lì era stata censurata. IN quella come in altre canzoni, mi colpì già allora la trasgressività del testo e nelle mie fantasticherie di ragazzina mi chiedevo se quella non fosse davvero la tua storia visto che ci avevi messo come titolo la tua data di nascita.
E ci sarebbero tante altre canzoni.
 Sempre per restare in tema di trasgressività, “Disperato erotico stomp” che ho già citato e che mi colpì perché per la prima volta in una canzone sentivo parlare di spogliarsi, mutande, alzare la sottana e di altre cose che allora non capii e compresi solo anni dopo.
Da “Come è profondo il mare” che m’inquietava per il suo testo apocalittico rispecchiato anche dalla musica, ma che mi faceva anche riflettere perché diceva delle verità sacrosante, ad “Anna e Marco” che metteva nella storia di due ragazzi, i riferimenti tanto cari alla luna e alle stelle che sia tu che Ron usate spessissimo nelle vostre canzoni, a “Se io fossi un angelo”. GLI angeli.. altro punto di riferimento importante sia per te che per Ron con il quale hai spesso collaborato, e in fine “Piazza grande” che mi aveva colpita tanto per la musica ma anche per il testo che mi ricordava tutti gli emarginati del mondo, l’anima di uno spirito libero e la tua Bologna, e come rimasi male quando una volta cresciuta, scoprii che “Piazza Grande” si chiama in realtà piazza Maggiore!
Più tardi la collaborazione con Morandi, la splendida Caruso e la scanzonata ma nemmeno troppo, “Attenti al lupo”scritta da  Ron, e poi “Canzone” scritta con  Bersani, e “Ayrton” che ascoltai una sera in un villaggio vacanze, e “Itaca” che conobbi ancora anni dopo a casa di un’amica che me la fece ascoltare.
Ma la tua canzone che quella sera ripensando a te dopo aver ascoltato il tuo ricordo di Masini in radio , mi è venuta in mente è una di quelle che non amavo molto per la musica ma di cui mi aveva colpita il testo: si chiamava “Felicità” E ripensando a come ci hai lasciato così improvvisamente ho ripensato al ritornello:

“Ah...
felicita'...
su quale treno della notte viaggerai
lo so.....
che passerai......
ma come sempre in fretta
non ti fermi mai”

  Così voglio concludere questa mia lettera e voglio dirti ciao, come il titolo di un tuo album e di una tua canzone, non addio, perché comunque sei sempre con noi, con la tua allegria e la tua voglia di far riflettere, con la tua attenzione ai giovani e agli emarginati e la tua trasgressività che hai mostrato anche all’ultimo festival di Sanremo dove hai presentato l’ennesima canzone su un tema scottante come l’amore per una prostituta, con un testo nient’affatto tenero né edulcorato. La più bella canzone di questo festival a mio modesto parere, insieme a quella di Finardi, e non lo dico adesso perché non ci sei più, ma lo dissi subito, al primo ascolto.
Dunque Ciao Lucio, da una ragazza come tante che non ti metterà su un altare solo perché non ci sei più, ma che continuerà a sentirti accanto a lei nella bellezza delle tue canzoni.

torna all'indice

Normalità e handicap

Intervista a Sergio Cecchet

di Giuseppe Lurgio

Lettori e lettrici di Giovani del 2000, eccoci quì a farvi conoscere un altro personaggio a dir poco strabiliante!
Il termine strabiliante potrebbe risultare anche esagerato per chi non conosce il personaggio,ma basta farsi un giro sul suo sito per capire che tale termine e piu che appropriato!

Stò parlando di Sergio Cechet.
Per ovvie ragioni di spazio non potrò certo parlarvi di tutto ciò che Sergio e stato capace di fare nonostante la sua grave disabilità e a tal proposito vi invito a visitare il suo sito al seguente link:

www.sergiocechet.it
dove troverete tutta la sua storia.

Dopo una breve presentazione che riporto qui sotto Sergio risponderà ad alcune mie domande.

Sergio Cechet nasce a Fogliano Redipuglia ed è una persona perfettamente sana.Presto abbandona gli studi e decide di seguire la sua grande passione che sono gli aerei e così entra a far parte dell'Aereonautica Militare come addetto agli impianti elettrici e voli notturni.
Fin quì tutto nella norma per una persona priva di handicap fisici.
Poi il 18 8 1982 mentre fa dei lavori nella sala modellismo Sergio viene gravemente ferito da una bomba perdendo un braccio e la vista.A questo punto della sua esistenza incomincia il dramma,ovvero il passaggio da una vita autonoma e senza alcun problema di salute per poi entrare nel monndo dei disabili con tutte le conseguenze che tale situazione comporta specie in un soggetto abituato all'azione e ad attività dove e predominante la vista e l'integrità fisica. Sergio dopo un primo periedo di disperazione e sbandamento che tra l'altro sono piu che comprensibili,e stato capace di rialzarsi e di lottare con ferocia contro il suo handicap riuscendo a vincerlo alla grande.
Dopo essere stato assunto nell'ASL di Gorizia incomincia la sua rivincita.
Lasciando un attimo da parte l'aria si butta per così dire iin acqua dove si dedica all'immersione e con l'aiuto del grande Jacques Mayol conquista vari record tra cui quello mondiale di immersione con bombole categoria disabili, oltre a diventare istruttore 3 stelle nelle discipline subacquee.

Neel 2006 mette i piedi a terra per così dire, ed e teoforo a Udine per le Olimpiedi invernali.
Poi nel 1994 conquista la medaglia d'oro ai campionati italiani di slaloom gigante.
Inoltre ha partecipato alla trasmissione televisiva Il NBivio su Italia 1 condotta da Enrico Ruggeri dove ha raccontato la sua vita.
Sergio ha partecipato a varie edizioni del raduno -OFF-ROAD- tenutosi a Gradisca d'Isonzo dove ha portato personalmente le macchine alla partenza.

Mi fermo quì spendendo qualche parola di piu su una cosa a cui Sergio tiene particolarmente.
Sto parlando di Sergio pittore!
No non c'è da stupirvi,egli con tecniche particolari da lui stesso create e riuscito a creare dei quadri che emettono delle sensazioni a cui chi vede non può sottrarsi.La sua collezione attualmente composta da una quarantina di pezzi e si chiama,Gli occhi della mente e della memoria, ed e a sua volta divisa in tre categorie che sono: Serie incidente,serie marina e serie generale.
Se qualcuno e interessato ad esporre o ad acquistare o a far conoscere tali quadri Sergio e disponibilissimo e basta contattarlo al seguente numero: 0481 47 51 55.
Bene dopo questa prefazione andrò a rivolgere qui di seguito alcune domande a Sergio Cechet.

1) G.LURGIO.

Signor Cecchet innanzitutto la ringrazioa nome della redazione e dei lettori per aver accettato di rispondere ad alcune nostre domande e sopratutto per aver portato la sua testimonianza ai nostri lettori.

Cechet S.

In verità sono io che ringrazio voi per avermi ospitato e avermi dato l'opportunità di farmi conoscere.Poi mi farebbe piacere che mi dessi del tu, sai il lei lo usano spesso le persone che si danno delle arie!
E io non credo di darmene!

2) G. L.

Bene,allora ti darò del tù!

Per prima cosa ti vorrei chiedere,conoscevi il mondo dei disabili,e in particolare i non vedenti prima dell'incidente che così gravemente ti ha colpito?

C. S.

Dove io lavoravo e cioè al poligono dell'areonautica c'era un non vedente,cieco di guerra, che faceva il centralinista e spesso guardandolo camminare e fare tutte le sue cose quasi in autonomia mi chiedevo,ma come fà?.
Poi vedevo sempre passare 2 non vedenti sotto casa mia con i loro cani,quindi conoscevo tale realtà,ma non riuscivo a capire come potessero svolgere le loro azioni senza poter vedere,e ti dirò che provavo grande ammirazione per loro e per ciò che facevano.Certo non potendo immaginare che un giorno sarei diventato come loro, non e che avevo poi approfondito piu di tanto la cosa.

3) G. L.

Dopo l'incidente tu giustamente hai dovuto affrontare un periedo di smarrimento e forse oserei dire di profonda disperazione e depressione.
Poi ti sei rialzato e hai affrondato il tuo handicap mostrando a te stesso e agli altri che potevi ancora essere protagonista.
Puoi spiegarci come hai fatto a invertire la tua condizione?
Che cosa ha fatto scattare inte la molla del cambiamento?

C. S.

Bè ti dirò,nei primi giorni successivi all'incidente essendo ricoverato al nono piano dell'ospedale vedevo tutto nero estavo sotto una lampada da 3000 watt mi resi conto che avevo due possibilità.
Una arrivare alla finestra e farla finita oppure provare a continuare ad andare avanti.
Forse complice la magnifica infermiera che mi medicava,o forse il mio carattere,fatto stà che optai per la seconda ipotesi!
Uscito poi dall'ospedale continuai così come fanno in parecchi a farmi accompagnare e ad aspettare tutto dagli altri.Poi un giorno scattò in me il desiderio di farcela da solo,così mi presi il mio bravo.bastoncino e girai tutta Monfalcone!
Da allora essendoci riuscito alla grande non mi fermai piu ed ora eccomi qui!

4) G. L.

Tu che amavi il volo e quindi l'aria,come mai hai poi scelto l'acqua per battere i tanti record?
E stato un accontentarsi per il suo piu facile approccio,oppure era innata in te anche la passione per il mondo subacqueo?

C. S.

No non e stato un accontentarmi.
In effetti la passione per il mondo subacqueo era gia in me e solo che prima non l'avevo coltivata abbastanza.
Comunque volare e immergersi sono due cose diverse ma danno eguali sensazioni.

5) G. L.

Sò che spesso sei simpaticamente chiamato,Barone Rosso.
Questo appellativo e dovuto alla tua passione per gli aerei o ad altro?

C. S.
Si,mi estato dato principalmente per la mia grande passione per gli aerei e poi pure per il mio carattere combattivo e pungente che ricorda il ben piu famoso Barone Rosso.

6) G. L.

Tu sei molto apprezzato per i tuoi quadri.sono visioni precedenti all'incidente?

Si,buona parte dei miei quadri sono i miei ricordi,ma altri raccontano anche l'incidente e altri ancora sono di carattere generale.

7) G. L.

Per i nostri lettori non vedenti che volessero come te cimenttarsi nella pittura potresti molto brevemente illustrare il tuo metodo di lavoro?

C. S.

Premetto che io non uso pennelli. Basta armarsi di inventiva,io uso spugne,timbri,le mani, e tutto ciò che puo servire al caso.
A volte ho usato anche dei corpi umani sui quali si passa il colore e poi si imprime sulla tela, ogni quadro può essere dipinto con un metodo o un oggetto divverso Comunque io sono a disposizione per chi ne vuuol sapere di più,basta che mi chiami al numero 0481 47 51 55 e sarò ben lieto di fornire informazioni e consigli.

8) G. L
Puoi raccontarti brevemente?
i tuoi pregi,i difetti e il tuo rapporto con la fede?

C. S.

Bè ti dirò innanzitutto che io sono ateo.
I pregi,non sò dirli io,credo che dovrebbero dirli gli altri!
Chi mi conosce mi definisce una persona buona e altruista.
A me piace stare in mezzo alla gente e quando posso dare una mano a qualcuno che ha bisogno lo faccio volentieri e con entusiasmo.
I difetti.
Il mio difetto forse peggiore e quello di non saper ignorare.Se mi fai del male prima o poi te la dovrò far pagare!
Poi se e un difetto non lo sò però sono molto testardo!
Sarà dovuto al mio segno zodiacale,infatti io sono Leone,ma se mi metto in testa un progetto,prima o poi lo realizzo!

9) G. L.

Hai dei progetti per il futuro?puoi illustrarceli?

C. S.

Io ho due progetti a cui tengo molto.
Uno in particolare e conseguimento del brevetto di pilota ultraleggero,mentre l'altro piu facile da realizzare e quello di toccare un vero squalo.gia in precedenza ho toccato uno scqualo piccolo di circa sessanta centimetri ma ora voglio toccare un bestione di almeno un metro e mezzo!
So che molti potranno dire che pilotare un aereo da parte di un non vedente e impossibile,io invece voglio dire che ciò e possibilissimo con l'aiuto sia di un vedente che ti sorveglia e sia con strumenti adatti a noi.
Spero tanto di poter raggiungere questo obbiettivo.

10) G. L.
Bene,siamo al termine della nostra piacevole chiaccherata!
Nel salutarti ti ringrazio a nome di tutta la redazione per averci onorato della tua intervista,e ti chiedo di lasciare un tuo pensiero o un messaggio o un saluto per i nostri lettori.
grazie!

C. S.

Bene,e stato un piacere anche per me fare 4 chiacchiere con te e sopratutto farmi conoscere dai lettori che non mi conoscevano.
A chi leggerà questa intervista voglio dire che nonostante tutto la vita e bella.
Dimostrate prima a voi stessi di poter essere grandi!Fatelo per voi!
Non restate li a subire e a piangervi addosso e fate tutto ciò che desiderate e potete fare,ma fatelo!
Io non voglio insegnarvi nulla,ma ciò che stò affermando e il frutto della mia esperienza di vita che spero serva a voi da stimolo..
Bene, grazie alla redazione di Giovani del 2000 a cui vanno i miei complimenti per questo periodico che vedo in crescita e ciò mi fà veramente piacere!
Un saluto a voi e a tutti i lettori e lettrici!

torna all'indice

Campo internazionale su tecnologia e comunicazione: una tradizione ancora attuale

di Antonio Quatraro

Introduzione

La realizzazione del modello di educazione integrata, iniziata in Italia ed in Europa a partire dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso, richiede una serie di misure di accompagnamento, volte a colmare la distanza fra le opportunità offerte alla generalità degli studenti e quelle accessibili agli studenti con disabilità visiva.
Si tratta in sostanza di interventi specialistici individuali, o rivolti a gruppi di studenti, finalizzati all'apprendimento di tecniche, di strategie, di abilità che pongano l'allievo con disabilità visiva in condizione non tanto di essere competitivo, quanto di esprimere al meglio le proprie potenzialità ed aspirazioni.

La storia

Il modello di educazione integrata risale in Italia ai primi anni del Novecento, allorché, a Firenze, alcune maestre accolsero fanciulli non vedenti nella loro classe. Da allora in poi sono nati servizi individualizzati, ad integrazione dell'opera magistrale svolta dalla scuola, con la finalità di insegnare al ragazzo non vedente tutto ciò che, per diverse ragioni, non poteva rientrare nei comuni programmi scolastici.
Si parla di educazione della mano, educazione dei sensi vicarianti la vista primo fra tutti l'udito), di apprendimento delle tecniche specifiche per l'utilizzo dei sussidi di scrittura, disegno, calcolo, geografia; dell'orientamento e della mobilità.
Nel corso degli anni, parallelamente con l'evoluzione della tecnologia, tali servizi individualizzati hanno riguardato l'uso del magnetofono, della macchina dattilografica, e, più in generale l'uso dei sussidi didattici e / o di quelli per la mobilità o per le attività personali via via disponibili. In particolare, oggi è al centro dell'attenzione l'uso del computer come strumento didattico e di socializzazione.

 

 

 

L'idea ispiratrice

Nel 1993 è nata presso l'Università di Linz (Austria) l'associazione ICC (International communication camp)*, la quale si è fatta carico di organizzare campi estivi internazionali, articolati in due turni settimanali, rivolto a giovani con disabilità visiva in età 15-17 e 18-23 anni.
Da allora in poi ogni anno si svolge, in un Paese sempre diverso, un "ICC" al quale partecipano mediamente 160 fra giovani ipo e non vedenti, formatori ed organizzatori, a cui vanno ad aggiungersi un numero variabile di volontari reperiti in loco.
L'obiettivo principale dell'ICC è quello di dare la migliore preparazone possibile ai giovani, in vista dell'università, una preparazione non solo addestrativa, ma anche e soprattutto di tipo tecnico-scientifico, culturale e umano.
Le attività programmate seguono due filoni: a) apprendimento formale; b) apprendimento non formale.
Le prime si svolgono in forma di veri e propri laboratori interattivi, e riguardano l'uso delle tecnologie con particolare riferimento alle applicazioni finalizzate allo studio di materie specifiche (matematica, chimica, studi musicali), oppure a perfezionare la conoscenza e l'uso di applicativi comuni (word, excell, powerpoint) (vedi elenco delle attività).
Sempre nelle attività formali rientrano laboratori incentrati sulla tematica dell'orientamento e mobilità, sul linguaggio del corpo, oppure laboratori finalizzati a dare una prima conoscenza di alcune tecniche legate al benessere.
Poi ogni anno il Paese ospitante inserisce alcuni laboratori, in relazione alle risorse disponibili. Quest'anno ad esempio, abbiamo offerto un laboratorio sulla firma, uno sulla prevenzione della cecità, uno sull'importanza del cane guida, e due laboratori incentrati su due programmi prodotti in Italia: LAMBDA (per la matematica) e Braille Music Editor (per gli studi musicali).
La scoperta del territorio, che è la parte più rilevante delle attività non formali,  è incentrata sulla conoscenza della città in cui si svolge il campo e su visite a siti naturali o culturali di particolare significato e fruibili da persone con disabilità visiva.


 

Il campo 2011 nella prospettiva Europea

Nel 2011 è stata l'Italia ad ospitare il campo, dal 9 al 16 luglio a Firenze e dal 17 al 24 a Ferrara.
La seconda settimana rientra nel progetto europeo "Technology for social inclusion" IT-11-83-2011-R1, finanziato nell'ambito del programma "Gioventù in azione".

Ferrara

17 - 24 Luglio 2011

 

I partecipanti

Sono stati  66 giovani in età 18-23 anni, provenienti da:
Austria
Bulgaria
Francia
Slovenia
Germania
Olanda
Slovacchia
Svizzera
Ungheria
E naturalmente Italia
più docenti e volontari


Programma di massima delle attività

 

b)   attività informali, programmate per le ore serali.
Le prime hanno toccato diverse tematiche, tutte comunque inquadrabili nell'obiettivo generale di migliorare il livello di autonomia dei giovani partecipanti, in vista degli studi superiori, o in vista del loro collocamento lavorativo.
È opportuno precisare qui che Il concetto di autonomie, nel caso di soggetti non vedenti, comprende diversi aspetti, solo apparentemente distanti fra loro:

L'elenco delle attività formali riportato di seguito può dare una idea dell'approccio educativo e didattico alle tematiche sopra indicate.

Attività non formali

Il principale obiettivo consiste nell'offrire ai giovani partecipanti l'opportunità di scoprire i valori sociali, artistici e culturali della città di Ferrara e dei suoi dintorni, in un contesto non formale, dando spazio quindi anche all'improvvisazione e alla creatività dei giovani stessi.

Metodologia

Anche se può sembrare paradossale, organizzare un momento di svago per soggetti non vedenti presenta una complessità maggiore rispetto alla organizzazione di attività didattiche strictu sensu.
Ciò dipende dalla varietà di stimoli e dalla loro imprevedibilità, circostanza questa tipica dei momenti di vacanza e di svago. Si rende necessaria quindi una organizzazione particolarmente complessa, in quanto da un lato si deve evitare la irregimentazione, e d'altro lato occorre fare in maniera che i giovani ipo e non vedenti colgano tutti i possibili stimoli ambientali, sia attraverso esperienze dirette (sonorità, odori, sapori), sia gli aspetti che richiedono una attività esplorativa strutturata (percorsi, caratteristiche tattili degli arredi urbani, degli oggetti reperibili lungo un percorso di scoperta libera, ecc.).

 

 

In questi casi il ruolo degli accompagnatori diventa fondamentale, in quanto essi da un lato debbono  descrivere gli elementi visivi del paesaggio o dell'ambiente umano, dall'altro lato debbono facilitare l'esperienza diretta, in quanto essa conferisce concretezza ai ricordi ed integra le spiegazioni verbali.
L'accompagnatore quindi, oltre a conoscere le tecniche di base dell'accompagnamento, è stato formato alla mediazione, e pertanto possiede le competenze necessarie per selezionare i luoghi, le situazioni, i contesti più idonei, in maniera tale da trasformare una passeggiata di tipo "narrativo", in una scoperta del territorio partecipata ed interattiva. L'interazione con l'accompagnatore diventa anche qui di importanza centrale.
L'accompagnatore quindi ad esempio si soffermerà davanti ad un negozio o una bancarella con oggetti o odori, o sapori tipici, chiedendo il permesso di toccare ciò che si può toccare, oppure farà una piccola deviazione dal corso principale, per ascoltare la sonorità tipica di un vicolo, di un androne, di una piazzetta. Potrà soffermarsi per consentire al non vedente di esplorare con il tatto un particolare di un palazzo (struttura del muro perimetrale, contrafforti, anche il battente di un portone, incoraggiando il ragionamento e l'immaginazione, che da un dettaglio ci aiutano a ricostruire una cultura, un'epoca.
Ad esempio: sulle mura Estensi, fermarsi ad ascoltare  le voci della città sottostante.
Tutto ciò richiede un rapporto numerico molto elevato fra accompagnatori e non vedenti (ottimale sarebbe 1/1, difficilmente realizzabile.)

Contenuti

Esse si incentrano sull'incontro con il territorio, con i suoi valori sociali, culturali ed umani.
In questo ambito il rapporto con "Città del ragazzo", con la locale sezione dell'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, con altre associazioni di volontariato, come Scouts, con la comunità locale, opportunamente sensibilizzata anche attraverso una piccola campagna di stampa, ha costituito il terreno favorevole per arricchire anche le serate dei partecipanti.
Le attività informali sono state coordinate dal dott. Lino Silieri della cooperativa  FALCO, che fa parte del consorzio CAMELOT. La cooperativa Falco ha una esperienza pluriennale nella realizzazione di attività educative e culturali nel settore dei non vedenti.
L'ostello della Gioventù (Student's Hotel Estense)  ha ospitato i giovani, facilitando le visite in città, vista la sua collocazione centrale.
Il programma delle attività non formali ha lasciato spazio anche alla libera scoperta della città, attraverso alcune iniziative specifiche, fra cui citiamo:

Infine, ultima solo in ordine di tempo, la festa di arrivederci, organizzata dagli stessi partecipanti, aperta al pubblico, nel cortile dell'ostello della Gioventù.


Attività formali

“Città del ragazzo" è una istituzione dove l'accoglienza è di casa, ha consentito lo svolgimento delle attività formali, mettendo a disposizione 16 aule, dove sono state collocate 45 stazioni di lavoro attrezzate per ipo e non vedenti.

Elenco delle principali attività formali proposte

Title

Titolo

Subtitle

Breve spiegazione

intercultural communication

Comunicazione interculturale

come together and let's talk about our countries and share information

Incontriamoci e condividiamo le informazioni sul Paese e sulla cultura di provenienza

stop typing with fingers and reading with eyes

Basta pigiare i tasti con le dita; basta leggere con gli occhi!

let's make computer talk and read for you

Sarà il PC a leggere per noi!

Funky Face- & Body-Painting

Tante facce tanti visi

 

Trucchi e travestimenti!

Experiencing communication

Praticare la comunicazione

get in contact with other people and with yourself

Incontriamo gli altri e incontriamo noi stessi

Yoga

Yoga

Communication with your Body and Mind

La comunicazione con il corpo e con la mente

Classical massage for beginners

I primi passi nel massaggio classico

Basics of classical back massage

Le basi del massaggio classico

Japanese Workshop

Laboratori di Giapponese

Try to write your name in Japanese characters

Proviamo a scrivere il nostro nome in caratteri giapponesi

Radio Show - Part 1

Radio show (I parte)

Recording and editing your own radio programs

Come produrre in proprio un programma radiofonico

Photography and Photo editing

Lavorare con la macchina fotografica

Using Microsoft Photo Premium 10

Il pacchetto Microsoft Photo premium 10

Balabolka text to audio

Balakolka: il software da testo a audio

Reading, converting, splitting and translating files into a useful format

Leggere, convertire, suddividere un file  usando un formato accessibile

How to make multimedia presentation in Power Point

Presentazioni multimediali con powerpoint

 

 

 

Ballroom Dancing - Basic Steps

 

I primi passi di danza

basic steps

 

Cominciamo dall'inizio

Ballroom Dancing - Part 2

 

Danza (Parte 2)

If you want this workshop, you have to take Ballroom Dancing - Basic Steps, too!

Richiesta la frequenza al workshop di base

 

 

Studying in Europe

 

 

Studiare in Europa

 

 

How to find information and how to get funding?

 

 

Come reperire le informazioni utili e dove trovare i finanziamenti

Write your own application

Costruisci da solo la domanda

How to write your covering letter and how to structure your CV?

Come si fa una lettera di accompagnamento? Come si fa un curriculum?

Creating a blog

Creare un blog

Using online application as Worpress or Overblog

Workpress, Overblog, e simili applicativi online

let's make some experiments

 

Facciamo qualche esperimento pratico

 

Presentation introduction and explanation of some basic physical effects by easy and interesting experiments.

 

Presentazione, introduzione, spiegazione  di alcuni fenomeni fisici attraverso esperimenti divertenti ed interessanti

Introduction to Autohotkey

 

Introduzione al programma  autohotkey

 

Using Autohotkey to define hotkeys, expand abbreviations, remap keys, manage windows and create games

 

Usare autohotkey per creare scorciatoie, espandere abbreviazioni, mappare la tastiera gestire windows e creare nuovi giochi

Wildcards and macros in Microsoft Word

Caratteri jolly e macro in Microsoft word

Advanced searching, recording of frequent tasks

Ricerche avanzate e macro

SkipLink

 

Skiplink

 

A special internet service to make surfing for visually impaired people much easier

 

Un software particolare che facilita la vita ai non vedenti nella navigazione su internet

Free stuff is cooler!

 

Gratis conviene!

 

Download and try the free-of-charge access software before you pay for one!

 

Scarica il software che ti interessa prima di acquistarlo!

Self-image and self-esteem

 

Immagine di sé e autostima

 

What is self-image? What does it has to do with self-esteem? Join us and you will know :)

 

Cosa è l'immagine di sé? Cosa c'entra con l'autostima? Venite e lo saprete!

Guide dogs pro and contra

 

Il cane guida: i pro e i contro

 

Considering the possibilities for humans and canine co-operation in different countries

 

La cooperazione fra l'uomo e il cane nei vari Paesi

 

 

Drawing on Your Canvas

 

 

Disegna sul canovaccio

 

 

Simple graphic programming with Ruby/SDL

 

 

Programmazione di base con Ruby/SDL

 

Introduction to Sound Forge

 

Sound Forge: introduzione

 

How to become an audio blacksmith

 

Come si diventa un mastro del suono digitale??

Journey inside the box

Un viaggio all'interno della scatola nera

See what is inside of your computer

Guarda cosa c'è nel tuo computer!

Force-feedback experience (VET4VIP)

 

L'esperienza con il mouse forcefeedback (Vet4vip)

 

Using a force-feedback joystick to control a language learning program and to play a tricky game.

 

Un mouse a riscontro tattile per studiare le lingue e per creare nuovi giochi

Challenge Box

L'angolo della scommessa

Volunteering Opportunities through EVS

EVS e le opportunità per fare volontariato in Europa.

Travelling through Europe

Viaggiare per l'Europa

Let's explore the possibilities of going and being abroad!

Come si fa per viaggiare e soggiornare all'estero?

Gazzetta del campo

La gazzetta del campo

Camp's newspaper

Il giornale del campo

Speech Recognition

Riconoscimento dela voce

Speak to me but don't touch me

Parlami, ma non mi toccare

Presentation Skills

come costruire una presentazione

 

 

CMS – Content Management Systems

CMS (Content managment system)

Build your own website in 3 Hours.

Fatti il tuo sito in sole 3 ore

Touch the future!

Il futuro nelle tue mani

iPhone and iPad for the blind!

iPhone e iPad per i ciechi

Microsoft Windows behind the scenes

Dietro le quinte di Microsoft Windows

Get out the most of windows!

Ricava il massimo da Windows

Label your environment

Marcare l'ambiente circostante

Using RFID - radio freqency identification to find your belongings

Usa la tecnologia delle radiofrequenze per ritrovare i tuoi oggetti personali

Digital Chillout Zone

Relax digitale

The subject you want to work on is up to you!

tocca a te scegliere cosa vuoi fare

As free as a blind – Twitter the easy, accessible way

 

Libero come un cieco: twitter facile e accessibile!

 

A workshop concerning accessing Twitter, one of the most popular social network novadays by blind computer users

 

Un laboratorio su twitter: come usare questo social network così amichevole anche per chi non vede

 

 

Feeling good!

 

 

Sentirsi bene

 

 

Wellness & relaxation

 

 

Benessere e relax

Music studies no longer out of reach!

 

Gli studi musicali finalmente a portata di mano

 

Braille music editor, a breakthrough in music literacy. No longer helpless in your music studies. Fully independent like everybody else!

 

Braille Music Editor: una nuova frontiera per gli studi musicali. Ora puoi fare in piena autonomia tutto quello che fanno i tuoi compagni!

Sonar

 

Sonar

 

Accessible computer music for visually impaired

 

Musica digitale accessibile per i non vedenti

LAMBDA system in action

Il sistema Lambda in azione

doing mathematics with Braille and speech

Fare matematica con il Braille e con la voce sintetizzata

Books with words and images

Libro con parole ed immagini

how is it possible?

Come è possibile?

Guide dog

Il cane guida

Freedom and independence!

Libertà e indipendenza

Radio Show - Part 2

 

Radio Show (II parte)

 

If you want this workshop, you need to take Radio Show Part 1, too!

 

Se vuoi scegliere questo laboratorio, devi aver frequentato il primo!

PHP for beginners

 

PHP per principianti

 

The basics of a powerful web-programming language

 

Le basi di un potente  linguaggio di programmazione

Yoga and relaxation

Yoga e relax

Basics of yoga and relaxation techniques

Le basi dello Yoga e delle tecniche di rilassamento

Your signature, your identity

La tua firma è la tua identità

Learning to correctly sign a document without seeing

Imparare a firmare un documento ufficiale anche senza vedere

Taking a quick note anywhere?

 

Prendere appunti dovunque

 

It might be a problem! What about using a Notetaker?

 

Potrebbe essere un problema: perché non usare un notetaker?

Prevention of blindness - testimonials

 

 
Prevenzione della cecità - noi testimonials

 

Preventing blindness can be promoted through our cooperation

 

 
Anche noi giovani disabili visivi possiamo essere testimonials nelle campagne di prevenzione della cecità portando la nostra storia personale e l’esempio vivente

 


 

TESTIMONIANZE

"Nonostante il caldo di Ferrara, ho conosciuto un mondo nuovo, fatto di voci, di persone simpatiche, di odori nuovi. Ho trovato amici che non dimenticherò mai" (B.J. Germania)

"Le sculture di Bulgari sono vive come persone in carne ed ossa, le porterò dentro di me per molto tempo" (G.S. Austria)

"Dopo questo campo mi sento più sicuro per affrontare l'Università nel mio Paese" (Z.P. Slovenia)

"Chi ha detto che non vedere significa buio? Qui ho trovato la mia strada". (M.C. Francia)

"Finalmente potrò andare al conservatorio da sola. Ho scoperto che anche senza la vista si può fare". (L.L. Olanda)

"Mi pare di essere in un paese estero tutto speciale: odori nuovi, persone nuove, però mi sento ancora a casa mia" (M.R. Italia)

"L'Europa è un po' più piccola dopo questo campo. Mi è venuta tanta voglia di conoscerla " (B.D. Slovacchia)

"A me piace tanto la radio. Quando torno nel mio paese voglio iniziare una nuova attività proprio con la radio"! (H.D. Ungheria)

"E' la vacanza più istruttiva mai fatta in via mia (L.M. Svizzera)

“ Non avrei mai pensato di poter essere utile nel campo della prevenzione della cecità” ( H.P. Bulgaria)

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Conclusione

Può sembrare superfluo ricordarlo, ma descrivere e documentare una esperienza pur breve, ma così intensa per tutti coloro che vi hanno preso parte, non è facile. Per questo la documentazione scritta e le immagini contenute nel DVD, possono dare solo una idea sommaria del fervore e dello spirito che ha animato il campo internazionale di Ferrara.
L'auspicio è che sia le immagini che i brevi scritti di testimonianza, ma soprattutto il passaparola fra i giovani servano a tener viva la curiosità di cogliere almeno una volta nella vita questa irripetibile occasione di crescita culturale, sociale ed umana. Al campo internazionale si può partecipare come studenti, come formatori (se vi sono le capacità), oppure come volontari. La vera sostanza del campo di Ferrara infatti non sono stati i computers con i loro giochi di prestigio, e neppure le attività in esterno, ma le persone che vi hanno preso parte, ed i rapporti che si sono stabiliti in quella torrida settimana di luglio.
Per il sottoscritto, che ha avuto il compito di coordinare l'organizzazione, è stata una esperienza profondamente umana, che mi ha arricchito e mi ha riportato agli anni della giovinezza, che, alla fine, sono quelli che lasciano di più il segno.


Ringraziamenti

 

Questo Campo internazione è stato reso possibile anche grazie alla generosità ed alla sensibilità di:

 

torna all'indice

Patologia

La cellulite

di Maria Grazia Sales

la cellulite è più correttamente chiamata liposclerosi ed interessa circa la metà della popolazione, e nel 95% dei casi colpisce le donne e il 5% gli uomini. Il termine cellulite è un termine improprio in quanto in medicina, il suffisso "ite" sta ad indicare un processo detegenerativo del pannicolo adiposo sotto cutaneo e delle strutture anatomiche in esso contenute. Il termine medico ritenuto più idoneo è pannicolopatiaedematofibrosclerotica
pannicolo indica che il problema è situato a livello del pannicolo adiposo sottocutaneo
edemato informa che prima a livello dell'ipoderma e poi nel derma, dove si trova il sistema sanguigno e linfatico v'è una situazione di edema ristagno di liquidi probabilmente dovuto a cattiva circolazione
fibrosclerotica segnala che stanno avvenendo fenomeni di organizzazione fibrosa come se dovessero delimitare l'edema
 Cellulite estetica 
modifica

La cellulite estetica si può dividere in tre fasi di crescita
Edematosa Crea un edema cioè accumulo di liquidi ed è presente nel tessuto adiposo soprattutto intorno alle caviglie ai polpacci alle cosce e alle braccia
Fibrosa Forma una fibrosi cioè aumenta il tessuto connettivo che indurisce quello adiposo È caratterizzato da piccoli noduli e dalla cute a buccia d’
arancia
 
Sclerotica Forma una sclerosi così che il tessuto diventa duro e nascono noduli di grandi dimensioni Molto dolente
Esistono diversi tipi di cellulite
 La cellulite compatta 
modifica

Colpisce soprattutto i soggetti in buona forma fisica con una muscolatura tonica poco mobile la zona più interessata è spesso dolente e sulla cute compaiono delle smagliature si localizza sulle ginocchia cosce e sui glutei
È la forma più comune è dura tende l'epidermide strato più superficiale della pelle al massimo si presenta soda sotto le dita è aderente ai piani sottostanti e non si modifica in rapporto alla posizione del soggetto Raramente dolorosa al tatto o spontaneamente si accompagna quasi sempre a segni di affaticamento venoso o linfatico di ritorno degli arti inferiori Si notano facilità all'ematoma ed alle smagliature espressione quest'ultima di un disagio delle fibre elastiche del derma secondo strato della pelle
 La cellulite molle 
modifica

Colpisce persone di mezza età che hanno tessuto ipotonico o in soggetti che variano di peso La cellulite molle è costituita da infiltrati mobili con presenza di noduli sclerotizzati si localizza all’interno delle cosce e delle braccia
 La cellulite edematosa 
modifica

È caratterizzata dalla presenza di una componente idrica ristagno liquido dei glutei e del bacino conferiscono ai tessuti un aspetto gonfio e spugnoso
È molto dolente al tatto e spesso anche spontaneamente È sempre associata ad una cattiva circolazione venosa e linfatica degli arti inferiori inizialmente compare solo un senso di pesantezza e di tensione alle gambe ed ai piedi col passare degli anni si possono aggiungere segni più marcati di insufficienza venosa fino ad avere la presenza di gonfiori tali che la digitopressione lascia un incavo persistente sulla pelle.
Questa forma costituisce lo stadio finale della degenerazione ed è caratterizzata da tessuto spugnoso,
 cascante in posizione eretta ed oscillante durante la deambulazione. Alla palpazione il tessuto muscolare è praticamente inconsistente. La terapia è estremamente difficile ed inizialmente deludente. Gli esercizi ginnici mirati giocano un ruolo fondamentale. Colpisce prevalentemente la parte bassa delle gambe i piedi e le caviglie dando origine alle cosiddette gambe a colonna
 Cause della cellulite 
modifica

Molte sono le cause che danno origine alla cellulite spesso dipendente da vari fattori che si sommano fra loro È causata da un’alterazione del microcircolo Alcuni fattori non sono causati da noi e quindi non sono eliminabili Questi li definiamo primari ad es. il sesso la razza
 o la familiarità). Gli altri fattori che sono collegati all’andamento della nostra vita li definiamo secondari Sono collegati a patologie particolari o all'assunzione di farmaci Infine esistono fattori aggravanti dovuti al nostro stile di vita che sicuramente potrebbero essere controllati adottando uno stile di vita diverso
ad es. cattiva alimentazione o sedentarietà
 Fattori primari 
modifica
 
L'essere donna bianca
1
 è favorevole alla formazione di cellulite poiché nella donna prevale l'azione degli
estrogeni
 sui recettori specifici
Il problema comincia con l'adolescenza periodo in cui vi è una vera e propria tempesta ormonale che segna il passaggio dall'infanzia all'età adulta
 Fattori secondari 
modifica

I fattori secondari sono causati da due aspetti
Il ciclo mestruale infatti l’aspetto a buccia d’arancia nel periodo pre mestruale si accentua
Durante la gravidanza quando aumenta il livello degli estrogeni ormoni femminili a causa di questo abbiamo fattori positivi e fattori negativi questi sono
aumento dell'appetito
miglioramento dell’umore
ristagno dei liquidi
aggravamento della circolazione sanguigna
Di norma la cellulite aumenta dopo la menopausa, in assenza di trattamento ormonale sostitutivo
 Fattori aggravanti 
modifica

Vi sono molti fattori aggravanti della cellulite come
Vita sedentaria o dimagrimento eccessivamente rapido il tessuto muscolare cede e quindi si aggrava la situazione visiva della cellulite Per avere meno problemi di cellulite bisogna essere sempre in movimento il moto infatti aiuta a mantenere efficiente muscolatura circolazione e metabolismo aiutando a bruciare i grassi e a prevenire la stasi circolatoria
Causa un’alimentazione sbagliata cioè troppo piena di calorie e di cibi ricchi di grassi e di sale si    forma un accumulo di adipe localizzato ritenzione dei liquidi
Postura sbagliata e con gambe accavallate contribuisce ad aggravare la circolazione sanguigna e quindi la cellulite perché comprime i vasi
Troppo tempo in piedi immobili causa una cattiva circolazione sanguigna perché il sangue fa fatica a risalire dagli arti inferiori con conseguente stasi circolatoria
L’abbigliamento troppo stretto causa cattiva circolazione perché comprime i vasi
Scarpe troppo strette o con tacco troppo alto ostacolano il ritorno venoso e linfatico e impediscono il corretto funzionamento dell'importantissima pompa venosa
Stress e fumo sono altri fattori che aggravano lo stato della cellulite perché Lo stress aumenta il livello degli ormoni dello stress e invece il fumo ha un’azione vasocostrittrice e aumenta i radicali liberi che peggiorano il microcircolo e aiutano ad accelerare l’invecchiamento cutaneo
Essere in sovrappeso quindi chili di troppo causano la cellulite
 Prevenzione e rimedi 
modifica

Diversi accorgimenti possono aiutare a prevenire la cellulite Alcune attenzioni nell'alimentazione un'attività fisica costante, l'uso di abiti confortevoli e non troppo stretti scarpe con tacchi non eccessivamente alti e modificazioni della postura sono i rimedi più facili da attuare per prevenire questo fastidioso disturbo della pelle
 Possibili rimedi 
modifica
 
Termoinfiltrazioni terapia farmacologica non chiurgica che grazie a delle piccole iniezioni agisce nel tessuto connettivo sottocutaneo
Fare sport su una pelle elastica la cellulite si vede meno
Curare la salute della pelle
Eliminare fumo ed alcool
Bere molta acqua.
Mangiare molta verdura e frutta
Utilizzo di integratori e cosmetici naturali
Seguire una dieta equilibrata senza però perdere troppo velocemente i chili in eccesso
Linfodrenaggio: massaggio che serve a riattivare la circolazione linfatica sfruttando movimenti manuali lenti utilizzando una pressione molto bassa max 40mmHg.. Attraverso tali manovre viene riattivato il sistema linfatico superficiale e quindi viene veicolato lo smaltimento delle tossine dell'organismo.  
Ionoforesi
: è una corrente continua che passa da un polo all’altro (polo positivo – polo negativo aiutando così l’assorbimento dei principi attivi delle sostanze Si applica sulla zona dove è presente l’inestetismo. 
Pressoterapia
 è utilizzata soprattutto su pazienti che oltre a manifestare inestetismi dovuti alla cellulite presentano edema e gonfiori Si effettua inserendo le gambe in speciali gambali che gonfiandosi e sgonfiandosi ritmicamente drenano i liquidi riattivano la circolazione ed hanno un’azione rilassante
Ginnastica passiva viene effettuata tramite uno stimolatore elettrico Questo macchinario serve per contrarre involontariamente il muscolo rendendolo più tonico quindi migliorando l’aspetto visivo della cellulite. Inoltre riattiva la circolazione  
Mesoterapia
 trattamento di esclusiva pertinenza medica, che consiste in iniezioni locali intradermiche o sottocutanee con aghi e iniettori speciali di piccole dosi diluite di farmaci anestetici vasodilatatori vitamine ecc.

torna all'indice

Racconti e poesia

L'utopia, il fiore

di Nunzia Avilio

Introduzione di Giuseppe  Lurgio

Cari lettori,
in questo numero  vi proponiamo   due poesie composte da una nostra amica, (Nunzia Avilio).
Se  pur brevi,    questi testi  sono davvero profondi ed espressivi, tanto da essere stati premiati per ben due volte dall'Unione Italiana Ciechi di Reggio Emilia.

L'utopia

di Nunzia Avilio

L'azzurro di maggio
nei miei occhi
che guardano lontano
oltre ogni confine.
Ti aspettavo
nell'alba senza luce.
in un sogno che prende forma
al di là dei limiti.
Ti aspettavo,
Ti aspettavo per prenderti per mano
e camminare piano
lungo il fiume.

Il fiore

Amore,
amore mio
al tramonto ti aspetterò
vicino al Mare.
Amore,
amore mio,
ti prenderò le mani,
ascolterò il tuo silenzio.
Amore,
amore mio,
io sono stanca,
voglio l'altra parte di me,
adesso.
Amore,
io sono stanca, percorriamo i boschi
e le foreste, saliamo sugli alberi,
io voglio volare.
Corriamo verso il Mare,
stanotte,
posiamo i nostri corpi,
la terra ci accoglierà.
Amore,
amore mio,
io sono stanca,
io sono terra e fuoco,
acqua e vento,
ma sono anche un fiore.

torna all'indice

Cara amica, il ruscello

di Patrizia Bolumetti

Cara amica.

Sai,
il vento soffiava forte, i capelli erano mossi e i rami tremavano; così il mio cuore batteva lento, era sofferente e al pianto si cullava lento..
una danza lenta e vertiginosa mi faceva volteggiare perdendo l'equilibrio.
Ma tu cara amica
Mia eri li,
al mio fianco,
quando vacillavo sfinita,
la tua mano era li
pronta a sorreggere il mio pianto.
Cara amica,
le notti passate insieme per dimenticare il male e il giorno passato per ritornare a vivere serena.
Ricorderò.
la tua voce dolce ma a tratti dura che colorava a piccoli tratti il nero giorno, le parole come goccie di ruggiada scivolavano lente ma sicure fino a raggiungere il mio cuore che consolazione cercava..
era amore,
amore di quell'amica che per sempre resterà perché ha ascoltato paziente il lamento ed oggi raccoglie il sorriso.
a te cara amica

Ruscello.

scende la sera,
le finestre si chiudono, l'aria e gelida ormai.
in lontananza il lento
ma vivace ruscello scorre.
odo il suo viaggio.
senza paure o tormenti discendi,
bagnando prati,
specchiando gli ultimi fiori profumati.
sfiori, dolcemente quelle pietre che immobili vorrebbero frenare il tuo cammino.
ma tu sei li,
forte e continui il scivolare via.
Così scivola il tempo via,
lontano da me,
dai miei occhi;
dal mio cuore che,
ancora vorrebbe toccare con la leggerezza di una piuma il tuo, freddo è lontano cuore.
ma la notte
buia e silenziosa
non ti farà udire il mio
chiamarti.
cercarti come
il bene più prezioso
perchè altri rumori riempiono il tuo vivere

allora, resto in silenzio a contemplare il suono delicato di chi forte scivola lontano

torna all'indice

Quelle perline colorate

di Anna Toni

Rientrando in casa trovo mia figlia ed una sua amica che sedute al tavolo di cucina lavorano chiacchierando. Adoperaano minuscole perline colorate per confezionare roselline da riunire in piccoli bouquèe, piantine fiorite e alberelli di Natale. da due mesi impiegano il loro tempo libero per creare quei piccoli capolavori che insieme ad altri nostri manufatti saranno venduti il giorno di S Lucia.
     Lavorano senza guardare chè gli occhi non sarebbero di grande aiuto. Nei loro verbali d’accertamento della commissione medico-legale è scritto, come nel mio, “ccieco parziale con un residuo visivo non superiore a un ventesimo”. Lavorano  senza guardare, ma sono veloci e precise. Mi piacerebbe imparare,e forse ne sarei capace,  ma non credo che raggiungerei mai il loro grado di perfezione perché da piccola  non ho coltivato molto la  manualità fine, a quei tempi a noi bambine si insegnava soltanto a lavorare a maglia e all’h’uncinetto.
        Resto per un poco ad osservarle, ma quelle perline colorate risvegliano in me un ricordo, uno di quei ricordi dolorosi che sembrano sopiti sotto un cumulo di fatti ed avvenimenti, ma che in realtà dormono con un occhio solo e sono sempre lì in agguato. Basta un niente: un luogo, un discorso, una circostanza, un oggetto perché balzino fuori ad avvelinarmi lo spirito e a guastarmi l’umore.
     Quando uno di questi ricordi mi assale vorrei scacciarlo e pensare ad altro, ma non ci riesco, mi avvolge come in una  ragnatela trascinandomi indietro nel tempo a rivivere quell’esperienza   a provare ancora lo stesso dolore. Come ora, le perline colorate, l’asilo, l’antipatica e presuntuosa signorina maestrelli, tutto mi torna in mente sin nei minimi particolari come se il fatto stesse accadendo proprio adesso, e dire che ne son passati di anni.
Quando ero piccola i genitori di bambini con gravi problemi di vista come me si dividevano più o meno in due categorìe. C’erano quelli che davano per scontato che i loro figli non si sarebbero mai inseriti tra le persone così dette normali e finivano con l’avvolgerli in un alone iperprotettivo impedendo loro così di partecipare pienamente alla vita e quelli che, come i miei, non sapendo come regolarsi procedevano per esperimenti.
     Con l’avvicinarsi del mio quinto  compleanno, mio padre e mia madre, dopo lunga riflessione, dopo tanti ma e se, decisero di provare a mandarmi all’asilo. Ne visitarono diversi prima di trovare quello che parve loro il più adatto. Era un asilo piccolo gestito dalle suore, ospitava circa una ventina di bambini e vi operava un’insegnante davvero eccezionale, suor Sofìa.
     La suora non si sgomentò all’idèa di accogliere tra i suoi piccoli ospiti una bambina come me e non avendo alcuna esperienza in materia di disabilità visive si lasciò guidare dal buon senso: non scelse  mai attività da cui potessi rimanere esclusa e mitrattò sempre come tutti gli altri. Purtroppo però, proprio all’inizio di quell’anno scolastico a suor Sofìa era stata assegnata una nuova collaboratrice,  la signorina Maestrelli. Era una ragazzetta al suo primo incarico, saputella e piuttosto arrogante, che con i suoi atteggiamenti non solo si  rese antipatica alla maggior parte di noi, ma riuscì addirittura a farsi mandar via dopo soli tre mesi e con lei le coseandarono tutt’altro che bene.
La prima metà della mattinata era dedicata ai giochi organizzati per i quali venivamo divisi in due gruppi e condotti in aule diverse. Io di solito stavo con la suora e mi divertivo un mondo, ma se per caso capitavo nel gruppo della signorina eran dolori, perché quella pretendeva quasi sempre cherestassi ferma al suo fianco e se qualche bambino incuriosito  domandava la ragione rispondeva invariabilmente:
     “Lei non può fare questo gioco perchè non ci vede.”
Io non protestavo né piangevo, ingoiavo in silenzio la pillola amara, ma in quei momenti se avessi potuto l’avrei uccisa.
     Nel pomeriggio, dopo averci lasciato scorrazzare per un po’ in giardino per farci digerire il pranzo, suor Sofìa ci metteva in fila per due e ci conduceva nell’aula dedicata alle  attività individuali che servivano per stimolare la fantasìa. Era una stanza verdolina con tanti tavolinetti quadrati accostati l’uno all’altro in modo da formare delle file; lì ci veniva dato del materiale con cui ciascuno di noi poteva giocare per conto suo, sotto l’occhio vigile della signorina, mentre la suora , alla cattedra, ci leggeva una fiaba.
     Il materiale non si poteva scegliere, era uguale per tutti e variava digiorno in giorno. C’erano: mattoncini di legno con cui potevamo costruire casette, torri, e tutto quanto ci veniva in mente, pasta per modellare in cinque colori diversi, fogli ed acquerelli per dipingere, cartoncini con disegni di piante ed animali da colorare con le matite. Ma c’era anche il giorno in cui ad ogni bambino veniva consegnato un bicchierino pieno  di minuscole perline colorate, proprio come quelle che in questo momento stanno adoperando le ragazze, e un cartoncino nero traforato, inserendo le perline nei fori si poteva ottenere qualsiasi disegno, bastava solo sbrigliare la fantasìa.
     Alla distribuzione del materiale era preposta la signorina Maestrelli. Questa mi dava i mattoncini di legno, la pasta per modellare, gli acquerelli e i cartoncini da colorare, ma non mi dava mai le perline, nella sua stupidità era convinta che non vedessi i fori del cartoncino. Così ero costretta  a restarmene seduta con le mani in mano ad ascoltare la fiaba e ad accumulare dolore e rabbia per quell’esclusione di cui non comprendevo il motivo. E pensare che se madamigella “So tutto io” prima di prendere da sola l’iniziativa si fosse  degnata di parlarne con la suora questa le avrebbe detto che sbagliava perché due giorni prima che aprisse l’asilo  aveva voluto trascorrere qualche ora con me e mi aveva fatto provare tutti i giochi.
       Un pomeriggio, mancavano pochi giorni alle vacanze di Natale,  la signorina Maestrelli, dopo aver distribuito  le perline e i cartoncini, uscì dalla stanza con uno scatolone sotto il braccio. Quel giorno suor Sofìa non avrebbe letto perché aveva affidato alla sua giovane assistente l’incarico di decorare le aule quindi toccava a lei sorvegliarci durante il gioco.
     “Oggi la fiaba ve la racconto.”  Annunciò e simise a narrare la storia di un principe trasformato in un uccello azzurro perché si era rifiutato di sposare una principessa cattiva e raccontando passeggiava tra i banchi osservando i lavori dei bambini. Quando giunse vicino a me vedendo che sul mio banco non c’era nulla chiese:
     “Non ti piacciono le perline?”
     “Si,” risposi, “mi piacciono molto.”
     “allora perché non le hai prese?”
     “Pe…pe….” Cominciai, ma le parole mi si erano fermate in gola mentre le labbra tremavano e il petto era scosso dai singhiozzi di  un pianto che non voleva uscire. Fu Serenella che sedeva al mio fianco a parlare per me:
     “La signorina Maestrelli non glie le dà mai.” Esordì
     “Come sarebbe a dire mai? Forse oggi si è dimenticata.”
     “No,” ribattè candidamente la bambina, “non glie le da mai, proprio mai.”
In quel momento qualcosa cedette dentro di me e scoppiai in lacrime; la suora me le asciugò col suo fazzolettone bianco stringendomi forte al petto:
     “Non piangere,” mormorava, “te le porto io le perline” E posatomi un lieve bacio sulla frangetta svelta svelta andò all’armadio per tornare subito con un bicchierino pieno di perline e un cartoncino traforato; pooi, impettita e a passo di marcia come un generale, si diresse alla porta:  
     “Suor Celestina!” chiamò. Suor Celestina arrivò subito, era un’insegnante delle elementari e, poichè quel pomeriggio non aveva compiti da correggere né lezioni particolari da preparare, era scesa per dare una mano con le decorazioni.
     “Le dispiace dare un’occhiata ai  bambini?” le chiese la consorella “Ho una faccenda urgen te da sbrigare.” E uscì richiudendosi la porta alle spalle.
     “Ora la sgrida!” Sussurrò Serenella ridacchiando sorniona.
     “Ora la sgrida, ora la sgrida.” Canticchiai mentalmente con maligna soddisfazione cominciando a comporre il mio disegno.
La signorina Maestrelli, con la sua presunzione di sapere tutto solo perché aveva in mano un diploma, aveva già chreato a suor Sofìa parecchi problemi e l’incidente delle perline dovette essere la classica goccia che fa traboccare il vaso: rimase con noi per quell’ultima settimana, ma quando rientrammo dopo le vacanze al suo posto c’era un’altra ragazza: la signorina Antonini. Anch’io però sarei rimasta ancora per poco all’asilo perché verso la metà di febbraio fui ricoverata all’ospedale per una serie di interventi agli occhi.  durante la mia lunga degenza suor Sofìa mi inviò, tramite mio padre, diverse letterine; la prima era accompagnata da un disegno e da una scatola avvolta in una carta fiorita. Il disegno raffigurava la nostra aula verdolina con i bambini seduti a giocare mentre la suora alla cattedra leggeva una fiaba. Nella scatola c’erano: un sacchetto ancora sigillato di perline colorate, un bicchierino rosa e un cartoncino nero traforato.

torna all'indice

Satira

Per ravvivare la giornata

di Marina Buffon

Un gruppo di uomini e' nello spogliatoio di un club di golf.
Un cellulare su una panca squilla e uno dei membri del club risponde
attivando il vivavoce.
Tutti gli altri si fermano ad ascoltare.
LUI: "Pronto?"
LEI: "Tesoro, sono io. Sei al club?"
LUI: "Si"
LEI: "Sono al centro commerciale e ho trovato una giacca di pelle
carinissima
a soli 1000 Euro. Sei d'accordo se la prendo?"
LUI: "Certo, comprala se proprio ti piace tanto"
LEI: "Sono passata prima all'autosalone della Mercedes e il gestore mi
ha
mostrato la collezione del 2010. C'e' un modello che mi piace
veramente..."
LUI: "Quanto?"
LEI: "90.000 Euro"
LUI: "OK, ma per quel prezzo voglio anche tutti gli optional"
LEI: "Fantastico! Ah!... ancora una cosa... la casa che volevo l'anno
scorso
e' di nuovo in vendita. Chiedono 950.000 Euro"
LUI: "Va bene, ma fagli un'offerta di 900.000. Probabilmente
accetteranno.
Altrimenti gli daremo anche gli altri 50.000, per quel prezzo mi pare
comunque
un bell'affare."
LEI: "OK. Ci vediamo più tardi! Ti amo da impazzire!!"
LUI: "Ciao, anch'io ti amo tanto"
L'uomo riattacca.
Gli altri lo fissano increduli, senza parole...
Lui sorride e chiede: "Qualcuno sa di chi e' questo cellulare?"

Vigili urbani

I vigili urbani di Napoli, per incoraggiare l`utilizzo delle cinture, hanno deciso di dare un premio di 5.000 euro al primo automobilista che ogni mattina passa davanti a una pattuglia con la cintura allacciata. Il primo giorno il premio va a una macchina che sta uscendo dal porto. I vigili la fermano e si congratulano con l`automobilista. 
Uno dei vigili gli chiede cosa pensa di fare con i soldi vinti. 
- Beh... - dice l`automobilista - Penso che andrò a scuola guida per prendere la patente! 
Lo interrompe la donna vicino a lui: 
- Non statelo a sentire... sragiona sempre quando è ubriaco... 
Sul sedile posteriore un uomo che stava dormendo si sveglia, vede la scena e grida: 
- Lo sapevo che non saremmo mai passati con una macchina rubata! 
Improvvisamente, si sente un colpo dal baule, e due voci con accento africano chiedono: 
- Allora, siamo fuori dal porto?

 

PARABOLA  DELLA VITA

 

Il primo giorno Dio creò la Mucca e disse:
- Dovrai  andare nei campi con il contadino soffrire tutto il giorno sotto
il sole   figliare   in continuazione e farti spremere tutto il latte
possibile.. Ti concedo un' aspettativa di  vita di 60 anni.
La  Mucca rispose:
- Una vita così disgraziata me la vuoi far vivere per 60 anni?  Guarda 20
vanno benissimo tieniti pure gli  altri 40!

E così fu.
Il  secondo giorno Dio creò la Scimmia e disse:
- Dovrai divertire  la gente fare il pagliaccio ed assumere le espressioni
più idiote per farla ridere.. Vivrai 20 anni.
La scimmia obiettò:
- 20  anni a fare il cretino? Mi associo alla mucca e te ne restituisco
10!

E così fu.

Il  terzo giorno Dio creò il Cane e  disse:
- Dovrai sedere tutto il giorno  dietro l' ingresso della casa dell' uomo
abbaiando a  chiunque si  avvicini. Ti assegno un' aspettativa di vita di
20 anni.
Il  Cane replicò:
- 20 anni a rompermi le palle e a romperle agli  altri? Guarda 10 sono più
più che sufficienti tieniti pure gli altri!

E così fu.

Infine Dio creò  l'Uomo e disse:
- Tu non lavorerai  non farai altro che mangiare dormire scopare e
divertirti come un matto. Ti assegno 20 anni di vita!
L'Uomo implorante:
-  Come 20 anni?!? solo 20 anni di questo Bengodi? Senti ho saputo  che la
Mucca  ti ha restituito 40 anni il Cane 10 e la Scimmia altri 10 sommati ai
miei 20 farebbero  80: dalli tutti a me!!!

E così fu.

Ecco perché per i  primi 20 anni della nostra vita non facciamo altro che
mangiare  dormire giocare scopare godercela e non fare un cazzo; per i
successivi 40 lavoriamo come bestie per mantenere la famiglia; per  gli
ulteriori 10 facciamo i cretini per far divertire i nipotini e  gli ultimi
10 li passiamo rompendo le palle a tutti

 

Nome appropriato 
E' un ladro di auto. Lo chiamano Epifania, perché tutte le Fiesta le porta via.
(Ottovolante)

File alla posta 
Un uomo entra nell'Ufficio postale e inizia a fare una lunghissima fila allo sportello.
Mentre è in fila però sorge un piccolo problema: deve espellere dell'aria!
Allora l'uomo escogita una soluzione per non farsi notare: si avvicina al vetro che separa gli sportelli e inizia a strusciarvi il dito per fare rumore e camuffare il rumore che fa l'uscita del peto. Lo fa una, due, tre volte... A un certo punto il signore dietro a lui dice:
"A Giotto... per il rumore hai risolto, ma per la puzza come 'a mettemo?"
(grazie a Sabry)

Specchio, specchio... 
Due carabinieri guardano uno specchio e uno dice all'altro: "Salutiamo i colleghi!"
(grazie a Sabry)
Usura 
In una famiglia scozzese, il padre dice al figlio: "Vai dal vicino e fatti prestare il martello perché dobbiamo piantare questo chiodo per appendere il quadro della mamma".
Il ragazzo va dal vicino e dopo pochi minuti torna a casa senza martello: "Papà, non me lo ha voluto dare perché dice che glielo consumiamo".
"Brutto spilorcio", dice il padre, "Va bè, vai giù in cantina e prendi il nostro!"

Paese che vai 
Ah, come mi piace la vita nel sud Italia! Se vai a Napoli e chiedi a un passante che ore sono, ci passi la giornata! A un certo punto lui cercherà perfino di venderti un orologio. Alla fine tu lo compri e solo quando se n'è andato ti accorgi che l'orologio era il tuo.
(Lucio Gardin)

Consulenza 
Una coppia abbastanza attempata sta attraversando un periodo di crisi. Finalmente decidono di andare insieme da un consulente matrimoniale.
La moglie spiega all'esperto che suo marito la trascura troppo, il marito ribatte, ma il consulente alla fine decide che è lei ad avere ragione e dice: "Ora vi do la cura per il vostro problema: signora, si sieda qui accanto a me sul divano!"
La donna si siede, lui le mette un braccio intorno al collo e poi le dà un bacio sulla guancia.
Poi, si rivolge al marito: "Ecco, vede, sua moglie ha bisogno di questo trattamento tre volte la settimana: se la sente?"
L'uomo ci pensa e poi dice: "Dottore, il lunedì e il mercoledì gliela posso portare, ma il venerdì sono impegnato con il calcetto!"

torna all'indice

Sport

E' ancora un'avventura

di Angelo Grazzini

Cari lettori e lettrici!

Pratico sport da una trentina di anni, podismo, ciclismo in tandem e sci di fondo, devo dire che riesco a rimanere giovane dentro grazie ad una attività che mi ha permesso di non sentirmi mai una persona sconfitta dalla vita.
Non sto qui a raccontarvi le mie numerosissime esperienze sportive, rischierei di tediare i poco interessati, ma vorrei invitarvi semplicemente a leggere l’articolo qui sotto, cheh ho  scritto dopo aver fatto con altri amici tre giorni di tracking sui monti del Cuneese.

E’ ancora una avventura, ancora emozioni, ancora insieme.

Non posso che definirle grandi emozioni, quelle che io ho provato in quei tre giorni insieme agli amici con i quali ho condiviso i sentieri di quelle montagne, quei posti che quasi quasi hai timore anche di profanare, tanto sonoincantevoli, misteriosi, quasi sacri.
È ancora vivissimo il ricordo che, sono sicuro, porterò con me per moltissimo tempo, il ritmo dei miei passi lungo quei sentieri, la limpidezza dell’acqua che scroscia dai ruscelli che scendono quelle valli, il muggito delle mucche che placide girano i loro pascoli.
Più in alto avverto sul viso il soffio del vento che attraversa la valle, o il richiamo di allarme delle marmotte che avvertono a loro stesse la presenza di qualcuno di cui forse è meglio non fidarsi.
È già passato un po di tempo? Si, e mi rendo conto che provo ancora emozioni al pensiero di quello che è stato, di quanto ho condiviso con gli amici Cuneesi, si, quelli che con noi hanno fatto centinaia di km in tandem in giro per L’italia, quelli che, sotto la spinta di Fiore con noi hanno intrapreso questa nuova coraggiosa avventura, la sfida che hanno lanciato a loro stessi, quella di accompagnare per questa escursione un gruppo di non vedenti, oppure ciechi? Ma la sostanza non cambia, siamo comunque persone con le difficoltà della nostra disabilità, quella disabilità che insieme a loro ha un peso diverso, quella disabilità che diventa una sfida continua, perché è quella che devi sconfiggere per viverla.
E partiamo, allora! da Pian delle Gorre, quota 1000 metri, dove lasciamo le auto con parte dei nostri bagagli, perché pare d’obbligo portare nei nostri zaini solo lo stretto necessario, che poi ti accorgi che stretto necessario non è, c’è sempre qualcosa di troppo sulla nostra schiena, o qualcosa che manca e, qui pago l’esperienza che non ho ancora, questa per me è la seconda volta che mi avventuro in un tracking.
Iniziamo a salire, dimenticavo, davanti a me c’è niente pop o di meno che Fiorenzo, con lo zaino attrezzato, ha applicato una sorta di maniglia in corda, quella che sarà il mio punto di riferimento per tutta la camminata, quella che in qualche occasione risulterà la mia ancora di salvezza, quella che mi dirà se salire o scendere su un masso o su e giù per un sentiero particolarmente sconnesso.
Siamo ancora tutti insieme, tutti tranquilli, felici e ignari, Cosa ci ha preparato Fiore? Un percorso agevole? Adatto a noi? Nooo! Niente affatto, mi permetterò alla fine di definirlo un percorso coraggioso, ma forse non sono una fonte atendibile, ripeto, vista la mia scarsissima esperienza in materia di escursioni in montagna, ma mi consolo verificando che anche altri hanno le mie stesse difficoltà nel procedere su e giù per queisentieri.
Tutto sommato il primo giorno va decisamente bene, non una lunghissima camminata, nessun infortunio, le nostre caviglie sono anchora integre, non siamo ancora stremati per la fatica e per lo stress provocato dalle difficoltà del nostro avanzare fino ai 2000 metri del rifugio Garelli, dove arriviamo per rifocillarci e pernottare.
Frugale pasto, poi visita al giardino botanico dove un preparatissimo Bruno ci racconta tutto delle sue piante.
La cena, quindi a letto, 2 grandi camerate che dividono noi uomini dalle donne, con il mio pensiero che per un attimo tristemente incontra i lontani giorni in cui la stessa tipologia di camere ospitavano noi bambini nei giorni del collegio.
Eccoci al secondo giorno, che si annuncia con qualche difficoltà in più, una camminata che risulterà più lunga ed impegnativa, che ci porterà alla quota 2650 metri del passo della Croce.
Qui il nostro meritato ristoro, un paio di panini, un po’ di frutta, acqua e, la mia conoscenza diretta con la croce del passo, che accidentalmente ho la sfortuna di provare sulla mia fronte, lasciando un po’ di me sulla Croce del passo suddetto.
Niente di particolare, solo un po’ di apprensione per Fiore, per gli altri che sollecitamente si prodigano con disinfettante e cerotti, prima di, una volta verificato che di fatto ho la testa dura, il tutto si possa ricordare con qualche sana risata e qualche simpatico sfottò.
Eccoci alla ripartenza, un passaggio niente affatto agevole, ma chi me l’ha fatto fa! Un bel po’ di rocce che mi tolgono quel po’ di tranquillità che mi era rimasta, che mi consigliano di procedere accovacciato per affrontare più agevolmente questo impervio passaggio.
Quindi attraverso altre rocce e altri impegnativi sentieri, arriviamo ai 2000 metri del rifugio Don Barbero, dove troviamo già qualcuno che, imboccando prudentemente un sentiero più corto, ci ha preceduto per anticipare l’agoniato riposo.
Ottima e abbondante la cena, simili a quelle dell’altro rifugio le camere che ci accolgono per il meritato sonno ristoratore, che poi risulterà non troppo ristoratore per i più che non hanno potuto godere di una buona dormita, sarà la quota? vai a capire perché.
Il terzo giorno è quello che ci riporterà a Pian delle Gorre, ripercorrendo di fatto, in una sola tappa, la distanza dei 2 giorni precedenti.
Questa camminata, risulterà, almeno per me, la più faticosa e stressante, anche dal punto di vista mentale, per la massima attenzione che devo porre camminando giù per la lunga discesa che sollecita non poco le articolazioni di tutti noi e, Fiore, anche qui veramente sei stato grande!

Il ritorno a Pian delle Gorre, dove scarichiamo tutta la nostra tensione, non può essere che una grande festa, strette di mano, abbracci e pacche sulle spalle con i relativi complimenti per tutti noi che siamo riusciti in quella che, dal mio punto di vista, è stata decisamente una bella impresa.

Mi auguro di aver trasmesso quanto basta affinchè qualcuno si possa avvicinare all’attività sportiva, e che abbia colto da queste esperienze di vita tutto ciò che lo sport è in grado di dare. Non solo benefici psicofisici, ma molto molto di più, basti solo la bellezza di stare con gli altri, di sentirsi veramente insieme quando si condivide una avventura all’aria aperta, insomma, per sentirsi vivi ed integrati.

torna all'indice